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venerdì 9 marzo 2012

La Santa Sede denuncia gli ostacoli alla libertà religiosa dei cristiani

Il 5 marzo scorso la Sala Stampa Vaticana pubblica un articolo che riporta le dichiarazioni di Mons. Silvano Tomasi, Osservatore permanente della Città del Vaticano presso il Consiglio dei Diritti dell'Uomo dell'ONU. Segue il testo, che ricalca l'"ottimismo" tutto conciliare sulle religioni che tutte indiscriminatamente "contribuiscono alla sviluppo della civiltà", attribuendo non ai ben noti fondamentalismi, ma alla povertà e al sottosviluppo gli episodi di intolleranza. Resta poi da stabilire a QUALE civiltà ci si riferisce.

Il 70% della popolazione mondiale vive in paesi con gravi limitazioni della libertà religiosa


Città del Vaticano, 6 marzo 2012 (VIS). "Gli attacchi terroristici contro i cristiani in Africa, in Medio Oriente e in Asia sono aumentati del 309% dal 2003 al 2010. Circa il 70% della popolazione mondiale vive in Paesi con gravi limitazioni alla fede e alla pratica religiosa, e sono le minoranze religiose a pagare il prezzo più alto", ha affermato l'Arcivescovo Silvano Maria Tomasi, C.S., Osservatore Permanente della Santa Sede presso l'Ufficio delle Nazioni Unite ed Istituzioni Specializzate a Ginevra, nel suo intervento - il 1° marzo scorso - alla XIX sessione ordinaria del Consiglio dei Diritti Umani.

"In generale - ha ricordato l'Arcivescovo Tomasi - le crescenti restrizioni poste alla religione riguardano 2,2 miliardi di persone. Gli individui colpiti o hanno perso la protezione della loro società oppure hanno sperimentato ingiuste restrizioni imposte dal governo, oppure sono diventati vittima della violenza dovuta a un fanatismo impulsivo".

Fra le cause di questo fenomeno, l'Arcivescovo Tomasi ha citato "la mutevole situazione politica, percezioni errate del ruolo della religione, il vantaggio personale, e le sottili ambiguità nell’intendere il secolarismo". Nelle circostanze attuali, è urgente che la comunità internazionale si impegni ulteriormente "al fine di assicurare la protezione delle persone nell'esercizio della libertà di religione e della pratica religiosa" in modo da contribuire come cittadini al pieno diritto alla vita sociale e al progresso del proprio Paese.

L'Osservatore della Santa Sede ha ribadito che gli Stati devono assicurare a tutti i cittadini il diritto a godere della libertà di religione individualmente e comunitariamente. La libertà di religione non è un diritto derivato o concesso bensì "un diritto fondamentale e inalienabile della persona umana. (...) Il compito del Governo non è quello di definire la religione (...) bensì di conferire alle comunità di fede una personalità giuridica, affinché possa operare pacificamente all'interno di una struttura legale".

"Il rispetto della libertà religiosa di tutti i cittadini può essere a rischio laddove è riconosciuto il concetto di 'religione di Stato', specialmente quando questo diventa la fonte del trattamento ingiusto degli altri, che appartengano a una fede diversa, o che non abbiano nessuna fede".

Sostenere tolleranza reciproca tra i cittadini di religione diversa

Al di là delle considerazioni istituzionali - ha affermato l'Arcivescovo -, il problema fondamentale relativo alla promozione e alla tutela dei diritti umani nell’ambito della libertà religiosa è l’intolleranza, che ogni anno porta alla violenza e all’uccisione di tante persone innocenti solo per le loro convinzioni religiose. La responsabilità realistica e collettiva, pertanto, è quella di sostenere la tolleranza reciproca e il rispetto dei diritti umani, nonché una maggiore uguaglianza tra i cittadini di religione diversa, al fine di realizzare una democrazia sana, in cui vengano riconosciuti il ruolo pubblico della religione e la distinzione tra la sfera religiosa e quella temporale. (...) Al fine di raggiungere questo auspicabile obiettivo, occorre però superare una cultura che sminuisce la persona umana e che cerca di eliminare la religione dalla vita pubblica".

"Le religioni non sono una minaccia, bensì una risorsa. Contribuiscono allo sviluppo delle civiltà, e questo è un bene per tutti. Le loro libertà e attività vanno protette, affinché la collaborazione tra le fedi religiose e le società possa favorire il bene comune. (...) Il sistema educativo e i media hanno un ruolo importante, escludendo il pregiudizio e l’odio dai libri di testo, dai notiziari e dai giornali, e diffondendo informazioni accurate e corrette su tutti i gruppi che compongono la società".

"La mancanza di educazione e d’informazione, che facilita la manipolazione delle persone per trarne vantaggi politici, è però troppo spesso legata al sottosviluppo, alla povertà, all’impossibilità di partecipare in modo effettivo alla gestione della società. Una maggiore giustizia sociale offre un terreno fertile per l’attuazione di tutti i diritti umani. Le religioni sono comunità basate su convinzioni e la loro libertà garantisce un contributo di valori morali, senza i quali non è possibile la libertà di tutti. Per questa ragione, la comunità internazionale ha la responsabilità urgente e benefica di contrastare la tendenza alla crescente violenza contro i gruppi religiosi e l’ingannevole neutralità, che di fatto mira a neutralizzare la religione".

Ripreso da Observatoire de la christianophobie

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Per Marco e per rendere più fluida ed efficace la nostra comunicazione:

Perdonami se ho cancellato il tuo thread di ieri, ma lo riproporremo diversamente:
1. Intanto dovremo scegliere un argomento per volta, perché è già difficile promuovere la discussione su uno solo.
2. di solito è bene pubblicare senza commenti soltanto le cose con le quali si è perfettamente in sintonia o di particolare autorevolezza
3. nel pubblicare dovremo indicare i punti chiave e su quelli indirizzare la discussione, non trascurando di esplicitare cosa ne pensiamo noi.

Ti ringrazio per l'impegno. Ho salvato tutto il contenuto e vedremo insieme il da farsi.
Ti scrivo appena possibile.

Marco Marchesini ha detto...

Nessun problema cara Mic.
Ho avuto dubbi anche io se pubblicare gli articoli. Volevo solo confrontare i miei pareri con quelli di tutti voi del blog.
Forse avrei dovuto mettere i link e spiegare la mia posizione in testa all'intervento così come è stato fatto con questo thread.
Puoi scrivermi alla mia email.

Per questo thread posso dire che il dovere della Chiesa è missionario ed evangelizzatrice, non è assolutamente quello di insegnare alle altre persone ad essere bravi religiosi nella loro religione. Se no si insegna il sincretismo in cui tutte le religioni possono ritrovarsi in un vago concetto di bontà non meglio precisato. La Chiesa non insegna ai musulmani a fare i bravi musulmani non fondamentalisti, ma deve insegnarli ad abbandonare la loro falsa religione e ad abbracciare l'unica vera.

Marco Marchesini

Dante Pastorelli ha detto...

Caro Marco, quella evangelizzazione ( al fine della conversione) è stata rigettata da tempo e sono stati beatificati coloro che proprio sostenevano che bisogna insegnar ai buddisti d'esser migliori buddisti, ai musulmani d'esser migliori musulmani: in soldoni ad esser più perfettamente infedeli e nemici di Cristo.

Anonimo ha detto...

Puoi scrivermi alla mia email.

lo farò presto, caro Marco :)

Marco Marchesini ha detto...

Quelli allora non erano da beatificare se hanno insegnato questo. E' un errore grave, un tradimento del mandato della Chiesa di portare tutti gli uomini alla vera religione.

Mic,
puoi scrivermi a
marchesini82
yahoo.it o gmail.com
come preferisci.

Un saluto.
Marco Marchesini

Eruanten ha detto...

La povertà, il sottosviluppo e l'intolleranza sono gli unici demoni di una chiesa terrena. Tristezza.