Ecco la smentita, nonché la versione esatta dei fatti secondo don De Cacqueray, per tutti i «fabbricatori» di opinioni: qui l'originale.
Guarda caso, erano esattamente le mie considerazioni, opposte a chi ne sottolineava, su MiL con evidente spirito di avversione e di parzialità preconcetta (per usare degli eufemismi) : «Quest'intervista alquanto fumosa di Fellay riceve quindi dal responsabile della Francia il suo vero significato e tutte le ambiguità del suo discorso bifronte sono levate: il diavolo non fa i coperchi e Fellay aveva dimenticato il suo collega francese...».
Ed ecco la smentita da parte del diretto interessato:
Guarda caso, erano esattamente le mie considerazioni, opposte a chi ne sottolineava, su MiL con evidente spirito di avversione e di parzialità preconcetta (per usare degli eufemismi) : «Quest'intervista alquanto fumosa di Fellay riceve quindi dal responsabile della Francia il suo vero significato e tutte le ambiguità del suo discorso bifronte sono levate: il diavolo non fa i coperchi e Fellay aveva dimenticato il suo collega francese...».
Ed ecco la smentita da parte del diretto interessato:
L'agenzia Apic ha utilizzato il mio editoriale di Fideliter n.208 per opporlo all'intervista del 16 luglio del nostro superiore generale.
Eppure è da più di un mese che il testo è stato redatto, son circa tre settimane che è stato ricevuto dai nostri abbonati, dal 9 luglio è stato pubblicato sul sito Tradinews.
Questo testo non aveva altro scopo che far seguito all'incontro del 13 giugno di Mons. Fellay col Cardinal Levada. Al momento di questa intervista, in affetti, il nostro Superiore Generale aveva espresso al precedente prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede la nostra impossibilità di sottometterci alle nuove esigenze dottrinali che ci chiedeva. Da qui, ci si poteva porre la questione di sapere se questo rifiuto poteva costarci nuove sanzioni? Ecco il contesto preciso nel quale è stato scritto questo editoriale.
L'interpretazione che ne dà l'agenzia di stampa cade dunque nel falso. La dichiarazione finale del nostro capitolo, che sarà presto pubblicata, darà le conclusioni dottrinali che sono state quelle di tutti i partecipanti al capitolo, non se ne dispiacciano tutti i fabbricatori di opinioni.
Don Régis de Cacqueray, Superiore del Distretto di Francia della FSSPX
Un po' di sano buon senso anche da parte di don De Cacqueray! Miracoloso questo capitolo generale! Sono proprio contento... duro colpo ai "cugini" che sono sempre più senza sponde... non gli rimane che Williamson, ma conoscendolo, difficilmente li vorrà alle proprie dipendenze!
RispondiEliminaConosciamo molto bene la storieta dell'ermeneutica della rottura fino alla chiusura del Concilio Vaticano II e anche mons. Guido Pozzo sostiene la tesi di una rapina che è stato fatta del contenuto del Concilio. Adesso abbiamo l'esempio di Don Regis Cacqueray contro coloro che volevano rubare il contenuto di suo editoriale e anche fare di questo una ermeneutica della rottura: quello che ho scritto e volevo fare capire, era questo e questo e questo, l'agenzia Apic fa un cattivo uso delle mie parole, che io non accetto e per questo faccio questo chiariamento.
RispondiEliminaSe tutti i vescovi del mondo aveva fatto con il Concilio (quello che Don Régis fa con suo editoriale), sicuramente non avremmo avuto questo disastro che abbiamo oggi. Il punto è che Don Regis Cacqueray conosce molto bene quelo che ha scritto e che cosa vuoi dire con il suo editoriale, per questo può fare la diffesa di lui, a differenza del Concilio, che a quanto pare nessuno sa quello che ha detto e insegnato...
C'era una cricca al Concilio che conosceva bene certi "cavalli di troia" che avrebbero cambiato da li a breve la stessa fisionomia della Chiesa. Il resto dei Padri, invece ha firmato perchè c'era il Papa che "garantiva"... che garanzia!!!
RispondiEliminaInfatti almeno per me la difficoltà più grande è come dei Padri ortodossi abbiano potuto firmare quei testi del Concilio con sentenze molto discutibili per usare un eufemismo.
RispondiEliminaMarco Marchesini
Sì, tanti Padri, anche la maggior parte dei membri del Coetus Internationalis Patrum, firmarono confidando nel Papa garante, basti pensare a mons. Carli, a i cardinali Larraona e Ottaviani ecc.
RispondiEliminaMolti dovettero ricredersi e ben presto o furono dimessi o si dimisero perché considerarono inutile la contrapposizione. Soltanto Lefebvre e de Castro Mayer imperterriti continuarono la battaglia.
In ogni caso, se questo prete chiacchierasse di meno male non farebbe.
RispondiEliminaÉ un vero mistero che tanti Padri ortodossi hanno firmato i documenti del Concilio. Forse possiamo trovare una risposta, tra ciò che veniva insegnato oralmente e ciò che è stato registrato per scritto. Perchè non sappiamo nulla circa l'insegnamento orale del Concilio e penso che la registrazione scritta, è una fonte molto riduttiva della conoscenza (come si vede nel protestantesimo).
RispondiEliminaAll meno Don Lefebvre e Don Mayer, da quello che so e che ho letto proprio dell'Arcivescovo, né lui né Don Mayer hanno firmato Gaudium et spes e Dignitatis Humanae.
Don Sigaud (vescovo della mia città) secondo hanno me detto, "il cuore del Coetus Internationalis Patrum", è stato uno che ha cambiato de posizione. Qui in Brasile, è stato il principale vescovo nella lotta contra il comunismo (ha scritto un "Catechismo contra il comunismo) e era il principale avversario del vescovo rosso Don Helder Camara. Poi nel corso del tempo, è diventato isolato e non si sa con certezza, ma semplicemente cambiando posizione, un peccato.
Dom Proenca Sigaud, a quanto ho letto negli scritti di mons. Lefebvre, non cambiò affatto posizione. Semplicemente, stanco delle lotte, si ritirò a vita privata dimettendosi. Come molti altri.
RispondiEliminaDel resto anche Lefebvre sino al
'70 si adeguò accettando il messale del '65. I guai cominciarono quando
cominciò ad organizzare un seminario tradizionalista e negli anni seguenti.