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giovedì 4 luglio 2013

Ciò che di più bello c'è al mondo.

Vocogno, 30 giugno 2013 - Da una delle oasi benedette: don Stefano Coggiola a don Alberto Secci in occasione del suo XXV di Sacerdozio.

Nella festa di Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù, quest'anno vi è per noi tutti un motivo particolare per esprimere la gratitudine al Signore e alla Vergine Maria: il XXV di sacerdozio di don Alberto.

 Carissimo don Alberto, permettimi di rivolgerti alcune parole partendo dalla frase che hai scelto per l'immaginetta di questo tuo anniversario, immaginetta che distribuirai al termine della Messa ai cari fedeli qui presenti:  “...questo piccolo resto disprezzato possedeva un tesoro: la messa cattolica che è ciò che di più bello c'è al mondo”. Sono commoventi e drammatiche parole prese da un libro che ti sconvolse anni fa, “La Riforma liturgica Anglicana” di M. Davies: dalla Riforma della Messa – si legge in quest'opera - entrò l'eresia nella Chiesa d'Inghilterra nel XVI secolo. Una straordinaria attualità; un testo, quello di Davies, che ti fu di grande aiuto, testo fondamentale, chiarissimo: l'ambiguità del rito porta all'eresia di fatto. Non è forse quello che è successo e che è sotto gli occhi di tutti, don Alberto? Non è forse per questo motivo che oggi tu, insieme a ciascuno di noi, sei grato al Signore per averti permesso di vivere la Tradizione della Chiesa?

 Venticinque anni fa nella Collegiata di Domodossola celebravi la tua prima Santa Messa. L'allora arciprete, don Mauro Botta, rivolgendoti un saluto lesse l'atto di Battesimo e le note marginali, in esso riportate, riguardanti la tua Cresima, l'ordinazione diaconale e quella sacerdotale.

 Così diceva: “ [...] Era l'anno del Signore 1963. Il 26 del mese di gennaio nella parrocchia dei Santi Gervasio e Protasio, presso la cappella dell'Ospedale, è stato presentato alla Chiesa un fanciullo nato il 19 del mese di gennaio alle ore 18.15 figlio di Secci Francesco e di Carboni Anna cui si ministrò il Battesimo da don Giuseppe Pirazzi e si impose il nome Alberto... Le note marginali dicono: Secci Alberto cresimato a Sagliano Micca da mons. Vittorio Piola il 21.10.1973; ordinato diacono il 24.10.1987; ordinato sacerdote il 25.6.1988 da mons. Aldo Del Monte nella Cattedrale di Novara. [...]”.

 Un'anagrafe ecclesiale scarna sì, ma essenziale, dei doni di grazia che il Signore ti ha fatto e delle date precise in cui ti ha prediletto: dal dono della fede nel giorno del Battesimo a quello del Sacerdozio cattolico.

 Nel biellese, lo sappiamo bene, hai trascorso gli anni dell'infanzia in una buona parrocchia, guidata da un vecchio buon parroco con una fortissima devozione alla Madonna, lì sicuramente ci fu, e tu lo sai bene, il primo germe della vocazione: il servizio all'altare, il mese di maggio, il santuario di Oropa... accanto alla fedeltà della tua mamma al suo compito quotidiano, alla Messa, al senso del dovere e dell'ordine del papà e a tante altre cose che segnarono positivamente la tua infanzia cattolica.

 Un'intensa e agguerrita militanza cattolica, la preghiera, il rosario, la Messa quotidiana, l'amore alla Chiesa e alla sua storia, la lettura dei grandi autori spirituali ti portarono all'evidenza della vocazione Sacerdotale: Cristo è tutto, la Chiesa è il suo Corpo: come non dare la vita per questo?

 Alle date che abbiamo ascoltato poco fa mi permetto, non senza commozione, di aggiungere quella del 10 luglio 2007, un martedì, giorno a partire dal quale hai iniziato a celebrare esclusivamente la Santa Messa di sempre. Tu stesso hai raccontato con semplicità quella decisione a chi ti domandò come avvenne l'incontro con la santa Messa tradizionale e cosa ti portò, nonostante le difficoltà, ad abbracciare in esclusiva questo rito:  “[La Messa tradizionale] È come se ci fosse sempre stata. Ricordo di non aver mai sopportato un certo modo di celebrare, di aver avvertito il ridicolo di molte liturgie, questo da sempre. Era come sapere che si era in un momento confuso, di guado drammatico, ma che si sarebbe tornati a casa. Tutto in chiesa ti parlava della liturgia antica, solo lei mancava, e si aspettava. Da vicario parrocchiale e più ancora da parroco feci tutto quello che al momento mi sembrava possibile: altare ad orientem, canto gregoriano con i fedeli, comunione in bocca, uso costante dell'abito talare, incontri di dottrina per gli adulti, catechismo tradizionale per i bambini. Ma non bastava, c'era il cuore della Messa in questione, ma come fare, ero già “inquisito” da anni per quel poco che avevo fatto! Nel 2005 introdussi nella Messa di Paolo VI prima l'offertorio poi il canone della Messa di sempre. Aspettai con pazienza il più volte annunciato Motu Proprio, che sembrava non arrivare mai, e il 10 luglio 2007 iniziai, era un martedì, a celebrare solo la Messa di sempre. Devo dire che il colpo finale lo diede mio fratello: in una gita in montagna il giorno prima mi disse “non so cosa stai aspettando”... era il segno che dovevo iniziare”.

 La ricorrenza del tuo XXV di sacerdozio, allora, carissimo don Alberto, è giusto che sia un mettere al centro la santa Messa di sempre, la sua unicità, la sua bellezza e, mettere al centro la santa Messa tradizionale significa mettere al centro Gesù Cristo, la sua Passione e la sua Morte redentrici.

 Non possiamo leggere senza emozione ciò che dice il concilio di Trento sul rito tradizionale della Messa: « E poiché le cose sante devono essere trattate santamente, e questo è il sacrificio più santo, la chiesa cattolica, perché esso potesse essere offerto e ricevuto degnamente e con riverenza, ha stabilito da molti secoli il sacro canone, talmente puro da ogni errore, da non contenere niente, che non profumi estremamente di santità e di pietà, e non innalzi a Dio la mente di quelli che lo offrono, formato com’è dalle parole stesse del Signore, da quanto hanno trasmesso gli apostoli e istituito piamente anche i santi pontefici ».

 È con questa certezza che possiamo affermare della Messa tradizionale che essa è “...ciò che di più bello c'è al mondo”! Quando cadrà sotto i nostri occhi l'immaginetta del tuo anniversario, immaginetta che conserverò gelosamente nel breviario, e che, sicuramente, verrà conservata dai fedeli nel messalino, rileggendo queste dolci parole, tornerò e torneremo con la mente e il cuore all'importante compito che la provvidenza ci ha assegnato: conservare la santa Messa, conservare, nonostante la nostra piccolezza, la santa Tradizione della Chiesa.

 Caro don Alberto rimani forte nella fede, fedele al vero sacrificio della Messa, al vero e santo sacerdozio di Nostro Signore, per il trionfo e la gloria di Gesù in cielo e in terra. Si degni Dio, per intercessione di Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù, di accordarti la grazia della fedeltà al sacerdozio che hai ricevuto e che desideri fortemente esercitare per l’onore di Dio, il trionfo della Chiesa e la salvezza delle anime.

6 commenti:

  1. Una straordinaria attualità; un testo, quello di Davies, che ti fu di grande aiuto, testo fondamentale, chiarissimo: l'ambiguità del rito porta all'eresia di fatto...


    Parole chiare che sono il sunto di 50 anni di crisi liturgica.

    Da dedicare a tutti quelli che vanno al rito ambiguo perché ... tanto é valido.

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  2. Vocogno è una delle oasi benedette!

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  3. Non è comodissimo da raggiungere ma per chi abita nel nord-ovest io suggerisco di andare a Vocogno una volta ogni tanto, la domenica o in una festa comandata. Io con mia moglie abbiamo fatto questo pellegrinaggio un paio di volte recentemente e ne siamo ritornati edificati e spiritualmente rinforzati. Ritorneremo. Allo stesso modo invito a partecipare al pellegrinaggio ad Oropa il 5 ottobre prossimo, organizzato sempre da questi due meravigliosi sacerdoti, Don Alberto e Don Stefano Preghiamo per loro, perché la fortezza non venga mai loro meno, e preghiamo perché il Signore ce ne conceda altri.

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  4. scusate il quasi off topic ma volevo farvi leggere le parole di riccardo muti:
    “La storia della musica deve molto alla Chiesa e non mi riferisco solo al periodo gregoriano che è strepitoso, ma anche ai giorni nostri. Ora io non capisco le Chiese, tra l'altro quasi tutte fornite di organi strepitosi, dove invece si suonano le canzonette.

    Probabilmente questo è stato apprezzato all'inizio come un modo di avvicinare i giovani, ma è un modo semplicistico e senza rispetto del livello di intelligenza delle persone.

    Perché allora mettere quattro-cinque ragazzi di buona volontà a strimpellare delle chitarre o degli strumenti a plettro con testi che non commento?”.

    “E poi -ha continuato Muti- se si sente l'Ave Verum di Mozart in Chiesa, sicuramente anche la persona più semplice, più lontana dalla musica può essere trasportata in una dimensione spirituale. Ma se sente invece canzonette è come stare in un altro posto”.

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  5. Don Alberto e don Stefano sono due frutti maturi del lavoro iniziato tanti anni fa da Mons. Lefèbvre. Amicizia e stima reciproca unisce i sacerdoti novaresi alla Fraternità Sacerdotale S. Pio X, fin dalla prima ora della loro "ribellione", prima che venissero mandati in esilio da uno zelante vescovo che non voleva turbare le anime dei semplici con la messa e la dottrina cattoliche.
    La presenza regolare dei sacerdoti e fedeli della Fraternità al pellegrinaggio di Oropa e anche la presenza di due sacerdoti lefebvriani (mi si passi il termine solo apparentemente spregiativo, mentre in realtà è un dolce omaggio al venerato fondatore) alla celebrazione in oggetto, non fa che confermare, da un lato, la fattiva collaborazione tra le due realtà e, dall'altro, sfata la "leggenda nera" che vuole la Fraternità arroccata in una sorta di "torre d'avorio" da cui guarda impassibile lo sfascio della Chiesa. Come è normale nell'ambiente, i sacerdoti usciti da Écône svolgono il loro apostolato in silenzio e semplicità, aiutando e consigliando anche i tanti sacerdoti "moderni" che, a fronte del loro disagio nella chiesa ex cattolica disfacentesi, si rivolgono ai priorati per consiglio e direzione.
    Ad multos annos, don Alberto!

    T.B.

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  6. Conosco diversi sacerdoti che da tutta Italia fanno riferimento al Priorato di Albano.

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