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sabato 31 agosto 2013

Un'altra risposta a padre Augé sulla convivenza di due forme rituali

Avevo già preparato la mia risposta a Matias Augé pubblicata nell'articolo precedente, quando ho ricevuto questo scritto di un nostro lettore. È una replica asciutta ed efficace, che sono felice di pubblicare. Vuol dire che, su questo blog, si hanno molti argomenti e spero che siano utili per tutti.

Nel 1983 il cardinal Ratzinger, nel libro-intervista Rapporto sulla fede che diede un discreto scossone all'avanzante moderatismo ecclesiale post-sessantottardo, ammise a chiare lettere: «L'esperienza ha mostrato come il ripiegamento sull'unica categoria del “comprensibile a tutti” non ha reso le liturgie davvero più comprensibili, più aperte, ma solo più povere».

Paolo VI, nelle prime pagine dell'Ordo Missae pubblicato nel 1969, afferma che l'idea che le formule del messale romano dovessero essere «restaurate ed arricchite» proveniva dal "movimento liturgico" sorto agli inizi del Novecento, senza però accennare alle deviazioni di tale movimento, implicitamente condannate da Pio XII nel 1947 nell'enciclica Mediator Dei.

A scatenare le voglie di rinnovamento dei fautori del movimento liturgico era stata la pubblicazione, nei primi anni del '900, di un gran numero di testi antichi: le monumentali Patrologie del Migne, la Didaché, la Tradizione Apostolica... ed infatti, come al solito, le vie dell'inferno sono sempre lastricate di buone intenzioni. La saggezza popolare ha sempre guardato con diffidenza ogni improvvisa e irrefrenabile voglia di rivoluzionare qualcosa allo scopo di "migliorarlo", "arricchirlo", "restaurarlo", renderlo "adatto ai tempi odierni": e ciò vale ancor più per il delicato campo della liturgia.

Convivenza tra le due forme del Rito Romano. Confutazione del pensiero di padre Augé

Apprendiamo da MiL che padre Augé, noto liturgista allievo di Bugnini, ha pubblicato di recente sul suo blog un articolo sulla convivenza tra le due forme del Rito Romano. Ciò avviene dopo 6 anni di attuazione e applicazione del Summorum Ponticum, del quale è notoriamente un oppositore, ed in relazione al recente "caso" dei Francescani dell'Immacolata, che ha riproposto la questione in termini inaspettati di evidente abuso di potere, proprio per la violazione del Summorum che il Decreto del Congregazione per gli Istituti di Vita consacrata ha posto in essere.[1]

Augé si pone lo stesso interrogativo che ci poniamo noi:
« Alla luce di questi eventi e dopo sei anni e passa dalla pubblicazione del Motu proprio Summorum Pontificum, viene spontanea una domanda: la situazione attuale del rito romano con due forme rituali, ordinaria e straordinaria, è destinata a consolidarsi o è una situazione temporanea in attesa del ritorno ad una sola forma rituale? »
e perviene alla conclusione sulla impossibilità della coesistenza - che per il momento non può che essere da noi accettata e subìta, pur con tutti i distinguo del caso - posta peraltro la validità se non la liceità di un NO correttamente celebrato. Appare scontato, date le premesse e l'estrazione del liturgista, che egli prefiguri la soluzione, semplicemente raccapricciante, di un rito "ibrido".

Se tocchi la Messa crolla il papato

La luce mensile che ci viene da "Radicati nella fede", voce di Sacerdoti secondo il cuore di Dio. Pubblico di seguito l'editoriale dell'ultimo numero [n° 8, agosto 2013] 

Gran parte del cattolicesimo cosiddetto “conservatore” sta commettendo un errore gravissimo: per salvare ciò che resta della presenza cattolica nel mondo, per rendere più forte la missione della Chiesa nella società secolarizzata, per tentare un sussulto di orgoglio cattolico di fronte alla stanchezza dilagante di molti settori ecclesiali, sta puntando tutto sul Papa. Inoltre gestisce questa attenzione sul Papa esattamente come fanno giornali, televisione e siti internet, che esaltano la figura umana del pontefice sottolineando con orgoglio l'attenzione popolare sulla sua persona. Si comportano esattamente come fa il mondo senza fede o non preoccupato della fede, che parla dei raduni oceanici intorno al vicario di Cristo, dei suoi gesti eclatanti, delle scelte controcorrente che sembra fare.

 No, non è dal Papa che occorre partire, per salvare la vita cattolica tra di noi, non è proprio dal Papa, bensì dalla Santa Messa, dalla Santa Eucarestia.

venerdì 30 agosto 2013

Giovanni Turco. Positivismo giuridico e positivismo teologico

Non si può continuare a governare la Chiesa con la prassi ateoretica e con la creatività giuridica che sfociano nell'arbitrio e nell'anomia. Se le voci di studiosi e teologi non bastano, parlino anche giuristi, canonisti, filosofi del diritto come in questo caso.

Giovanni Turco insegna attualmente Lineamenti di Filosofia del diritto pubblico, presso l’Università degli Studi di Udine. È socio corrispondente della Pontificia Accademia di San Tommaso d’Aquino, ed è presidente della sezione di Napoli della Società Internazionale Tommaso d’Aquino (SITA). È collaboratore di molte riviste scientifiche e autore dei volumi: I valori e la filosofia. Saggio sull’assiologia di Nicola Petruzzellis (L.E.R, Napoli-Roma 1992), Della politica come scienza etica (Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 2012), La politica come agatofilia (Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 2012).

Le recenti vicende dei Francescani dell’Immacolata hanno suscitato una serie di riflessioni di carattere teologico, filosofico, storico e giuridico che vanno al di là del caso specifico e che riguardano la grave crisi oggi interna alla Chiesa. Il contributo del prof. Giovanni Turco, contribuisce in maniera esemplare a chiarire alcuni punti cruciali del dibattito in corso.
Positivismo giuridico e positivismo teologico

1. Sembrerebbe che il commissariamento dei Francescani dell’Immacolata sia una questione interna ad un ordine religioso. Sicché ad essa sarebbero da riservare solo considerazioni puramente fattuali. Come il numero dei dissenzienti rispetto alle indicazioni del Fondatore e Superiore generale. Come l’autorevolezza o il ruolo interno di quanti hanno sollecitato la “visita canonica”. Come le successive reazioni al Decreto di commissariamento. O al più avrebbero interesse riflessioni sulla procedura, sugli antefatti e sugli esiti del provvedimento.

Firenze, Ognissanti: ristabilita la Santa Messa

Sono felice di annunciare, su indicazione del Coordinamento Toscano - che ringrazio di cuore - che la richiesta formulata dai Frati francescani dell'Immacolata di Firenze per il ristabilimento della S. Messa in rito antico è stata accolta dal commissario apostolico p. Fidenzio Volpi.

Le celebrazioni ripartiranno
nella Chiesa di S. Salvatore in Ognissanti, 
da domenica prossima, primo settembre, alle ore 12

e avranno la stessa cadenza prevista in precedenza, ossia

Domenica e festivi, ore 12
Feriali, ore 8

Insieme al Coordinamento esprimiamo la nostra gioia per il risultato e continuiamo ad assicurare le nostre preghiere a sostegno del fecondo apostolato dei padri francescani.

La chiesa di S. Salvatore è a poche centinaia di metri a piedi dalla stazione ferroviaria di Firenze Santa Maria Novella.

Considerazioni sul biritualismo e sul Novus Ordo

Pubblico una riflessione sulla questione del biritualismo, ricevuta da un nostro collaboratore, che ringrazio di cuore perché ci consente ulteriori approfondimenti, attraverso diversi spunti che vale la pena di discutere.


Il termine biritualismo identifica un problema.

Anzi: uno strano problema introdotto nella Chiesa Cattolica con la riforma liturgica del 1969 ("Novus Ordo Missae"), entrata in vigore come "obbligatoria".

Evitamo slogan istintivi ed andiamo per ordine:
  1. due "forme" dello stesso rito?
  2. problematica nascita del Novus Ordo
  3. schizofrenia del biritualismo
1. Anzitutto affermiamo che il termine "biritualismo" è corretto. Abbiamo a che fare con due riti: quello impropriamente detto "tridentino" e quello impropriamente detto "in italiano" entrato in vigore dal 1969. Più esattamente: il Vetus Ordo Missae ed il Novus Ordo Missae.

"Forma 1"
dello stesso rito
"Forma 2"
dello stesso rito

Alcuni sedicenti ratzingeriani preferirebbero parlare di "biformismo", volendo prendere alla lettera l'affermazione di papa Benedetto XVI secondo cui il Vetus Ordo ed il Novus Ordo sarebbero due "forme" dello stesso rito. Tale affermazione, contraddetta dalla storia del Novus Ordo, va invece considerata solo nell'ottica di rasserenare gli animi dei vescovi ribelli che vedono come fumo negli occhi qualsiasi cosa abbia a che fare col Vetus Ordo.

giovedì 29 agosto 2013

Rino Cammilleri. Il papa de noantri

Su segnalazione di un lettore, volentieri pubblico.

Compito primario del Vicario di Cristo è convertire la gente,
non essere simpatico a tutti i costi

di Rino Cammilleri
Gesto da Papa?
L'ultimo di luglio mandai questa "risposta" a un articolo di Feltri sul «Giornale». Ma la condanna di Berlusconi ne impedì la pubblicazione per mancanza di spazio.
Caro Vittorio,
hai fatto bene, il 31 u.s., a elogiare lo stile semplice e alla mano del nuovo papa. In effetti, la tua simpatia è condivisa da un sacco di gente del Terzo Millennio. Tuttavia, la tua tirata sui «papi di prima» mi ricorda quella canzone di Luigi Tenco che faceva: «Signor curato, hai detto che la chiesa è la casa dei poveri, però l'hai rivestita di tende d'oro e marmi colorati; come fa il povero a sentirsi come a casa sua?». Nella sua demagogia marxistico-sessantottina il cantautore suicida avrebbe voluto che il povero trovasse pure in chiesa lo squallore di casa sua, così da dover tenere il muso sempre chino nel brago senza mai portarlo alzare al cielo, a quello splendore che attende nell'Altra Vita gli sfortunati di Questa e di cui lo sfarzo delle chiese era figura (segno, promessa, speranza).

Altro gesto da Papa?
Ma tu, pur non credente come ti dichiari, sei indenne dal qualunquismo materialista Anni Settanta, perciò lo sai bene che la Regina d'Inghilterra si presenta, tutt'oggi, al Parlamento con la corona (e che corona!) in testa, lo scettro, lo strascico e i paggi. E gli inglesi, che non sono certo baluba, sanno perfettamente distinguere tra l'ottantenne Elizabeth Windsor e il Capo del Commonwealth nonché della Chiesa d'Inghilterra.

Tu dirai che stiamo parlando di un regno millenario che è stato anche l'impero più vasto della storia. Sarebbe facile rispondere che la Chiesa Cattolica è bi-millenaria, e che il suo Capo è anche Pontefice, cioè ha ereditato la carica suprema che fu dell'Imperatore Romano, il che ci porta indietro di un ulteriore millennio. Ma se non ti piacciono i re e le monarchie, va a vedere nella capitale americana (una repubblica che ha solo due secoli) l'enorme affresco non a caso intitolato «Apoteosi di George Washington», opera dell'italiano Brumidi e ricoprente la volta del Capitol (i.e. Campidoglio, perché gli americani ci invidiarono fin da subito Roma e la sua storia), in cui il primo presidente statunitense (che non era neppure nobile, però vestiva come un sovrano europeo e portava una dentiera fatta coi denti di schiavi negri) è raffigurato mentre sale nell'Empireo circondato da tutte le divinità dell'Olimpo.

mercoledì 28 agosto 2013

FI. Messaggio del Commissario apostolico. Un punto inevitabile di svolta

Si può leggere sul sito dei Francescani dell'Immacolata il testo integrale del Messaggio del Commissario Apostolico, datato 31 agosto, in occasione delle professioni perpetue. Riproduco di seguito la parte conclusiva che è quella davvero corrosiva.
C'è ben poco da commentare. Oltre ad essere, nell'ultima parte, capzioso, il messaggio fa allusioni esplicite alla peculiarità dell'istituto ed è evidente l'intenzione di cambiarne i connotati.
Credo che gli unici a dover parlare, a questo punto, siano i diretti interessati. Dovranno affrontare un percorso ad ostacoli tutto in salita; ma la scelta spetta a loro. È evidente che, se ubbidiscono fino in fondo, perderanno la loro identità che è anche il loro carisma.
Noi non possiamo far altro che accompagnarli con la nostra preghiera; ma le parole che abbiamo sentito rivolgere a loro le vedremmo piuttosto appropriate per altre realtà ecclesiali che stanno inquinando la Chiesa invece di edificarla.
Sdegno e sofferenza ci sono compagni in questo momento. Ma affidiamo tutto al Signore e alla Vergine protettrice dell'Ordine e confidiamo che col loro aiuto il buon grano possa essere separato dalla pula. E la pula non sono solo i dissidenti, ma anche gli inquisitori: loro sì ideologicamente autoreferenziali...

Siria. «Un intervento militare significherebbe una guerra mondiale»

Riprendo dalla Redazione di tempi.it, 26 agosto.
Ora che l'America sembra decisa a intervenire e le cose si complicano, anche la stampa di regime comincia ad esprimere dubbi, con analisi e considerazioni traversali che mettono in guardia su motivazioni ritenute non ragionevoli: da Repubblica al Giornale passando per il Corriere della Sera. Stupisce il cambiamento di atteggiamento, finora orientato più sull'emotività che sulla realtà dei fatti, il dramma della popolazione e i rischi connessi. Non possiamo eludere la notizia che ha una sua gravità densa di rischi ed incognite ancor più serie e preoccupanti. Da inserire nella nostra preghiera.

«Se ci fosse un intervento militare, questo vorrebbe dire – per il mio sentire – una guerra mondiale». Lo ha detto alla Radio Vaticana Antoine Audo, vescovo di Aleppo dei Caldei e presidente di Caritas Siria. Audo avrebbe dovuto partecipare nei giorni scorsi al Meeting di Rimini e in un’intervista a Tempi aveva anticipato quali sarebbero state le sue parole all’incontro finale della kermesse («Le potenze lavorino per la pace invece di schierarsi»). Poi Audo ha fatto sapere agli organizzatori di non poter essere presente a Rimini, al cui dibattito ha invece partecipato Antranig Ayvazian, capo spirituale degli armeni cattolici dell’Alta Mesopotamia, Siria del Nord.

Rieti 18 ottobre. Le Perle della Buona Teologia

A cura del Centro Culturale Tomas Tyn
Presso l'Auditorium Terenzio Varrone di Rieti
il 18 ottobre prossimo alle 15,30

si terrà il Convegno: Le 'Perle' della Buona Teologia

Una bella squadra di amanti della Tradizione! Sono lieta di esserci anch'io.
Inserisco direttamente un'immagine del manifesto, scaricabile da qui in formato pdf.
Vi faccio notare, con molta gioia, che tra i partecipanti ci sarà anche padre Serafino Lanzetta FI, che ne ha dato conferma ieri. 

martedì 27 agosto 2013

“Sentire cum Ecclesia”: un momento di riflessione, un punto di incontro.

Su segnalazione del CNSP - [vedi o scarica da qui bozza Lettera inviata ai Coordinatori]:


In seguito alla vicenda del commissariamento dei Frati Francescani dell’Immacolata, il Coordinamento Nazionale del Summorum Pontificum si è attivato presso i suoi aderenti per monitorare la situazione di quei coetus fidelium che potessero in qualche modo risentire della vicenda.

La Congregazione dei Francescani dell’Immacolata da anni assicura la regolarità della celebrazione nella forma straordinaria a molti fedeli. Un meritevole apostolato fondamentale per la vita spirituale ed ecclesiale di quanti hanno fatto la loro scelta liturgica secondo le opzioni proposte dal Magistero benedettiano.

Il dilemma del 'biritualismo'

Molti tradizionalisti stigmatizzano il biritualismo. Il problema è stato ultimamente focalizzato dal "caso" dei Francescani dell'Immacolata e ci si ripropone il dilemma che sta creando divisione nella Chiesa di oggi sulla scelta, che per alcuni si impone, per altri invece è solo coesistenza (peraltro sancita dal Summorum) delle due 'forme' del rito romano. Uso la formulazione di Benedetto XVI, anche se sono consapevole delle differenze anche sostanziali che il cambiamento - anzi lo stravolgimento - della 'forma' rischia di compromettere nella sostanza del rito. È qui il punto. Innanzitutto non dovrebbe essere ammissibile che una cosa seria come la Liturgia, se male interpretata e celebrata, rischi di essere veicolo di sviamento dalla retta fede. Ma dobbiamo prendere le mosse dalla realtà così com'è, nostro malgrado.

Il tradizionalismo, se si attacca al dogmatismo (che non è fedeltà al dogma, ma davvero fissismo e cristallizzazione sterili) diventa farisaismo. E noi dobbiamo saper riconoscere e distinguere, oggi, tra due inganni: ciò che è farisaico e ciò che è menzognero, per riscoprire ciò ch'è Vivo e Vero come il Signore, per poter correggere e riparare l’errore che imbratta il corpo mistico di Cristo.

È un interrogativo che ho da tanto tempo e stamattina ho trovato una risposta che cercherò di dare partendo da un'esperienza.

lunedì 26 agosto 2013

Come vengono perseguitati i Francescani dell'Immacolata

Aggiornamento: Risposte alle domande del questionario cui sono stati sottoposti i Francescani dell'Immacolata.
Ancora da Esistenzialmente periferico, ripreso anche da Una Fides, a completamento del suo ottimo lavoro riportato negli articoli precedenti:


A chi mi chiama "esagerato" vorrei far notare quanto sono viscide le domande poste ai Francescani dell'Immacolata a dicembre scorso (nota: grazie alle proteste di una minoranza di ribelli, è stato ugualmente avviato a luglio 2013 il commissariamento):

Rispondiamo alle domandine:

8. Ritieni che l’introduzione definitiva della forma extraordinaria nell’Istituto è un bene?
La "forma extraordinaria" (cioè la Messa "Tridentina") non è mai stata abolita (lo ha messo nero su bianco perfino Benedetto XVI): dunque è liturgia di tutta la Chiesa. Al punto che i sacerdoti, per celebrarla, non devono chiedere nessun permesso ai superiori.

Questa domanda dunque insinua che la liturgia della Chiesa Cattolica "non sarebbe un bene" per un istituto cattolico.
- Aiuta la comunione tra i membri?
Questa domanda insinua che la liturgia della Chiesa (quella celebrata da padre Pio, don Bosco, sant'Alfonso e tutti gli altri, e mai abolita) "non aiuterebbe" la comunione tra i membri di un istituto.
- Risponde alle esigenze dell’evangelizzazione?
Questa domanda insinua che l'evangelizzazione sarebbe un mestiere e che la liturgia "tridentina" sarebbe uno strumento non adatto alle esigenze di chi fa quel mestiere.

Andateglielo a dire a padre Pio. Oppure chiedetevi di che razza di "evangelizzazione" si parla, visto che non può essere sostenuta dalla liturgia "mai abolita". Oppure chiedetevi se l'Eucarestia, "fonte e culmine" della vita della Chiesa, sarebbe uno strumento non adatto all'evangelizzazione.
- Risponde alle esigenze di spiritualità dell’uomo contemporaneo?
Questa domanda insinua che la Chiesa sarebbe un supermarket religioso che deve a tutti i costi inseguire le richieste della clientela e della moda.
- Risponde ai desideri del Superiore Generale?
Questa domanda insinua che la liturgia di tutta la Chiesa potrebbe essere contraria ai desideri del Superiore Generale. Ma allora in tal caso sarebbe il Superiore Generale a sbagliare: si vuole forse ottenere che i frati si lamentino del Superiore?
Nel caso specifico è una domanda retorica: notoriamente il Superiore Generale p. Manelli era favorevole alla liturgia tridentina.
- È richiesta dal Concilio Vaticano II?
Questa domanda insinua che ciò che non sarebbe esplicitamente "richiesto" dal Vaticano II, sarebbe da proibire.

Si può facilmente obiettare che il Vaticano II non ha "richiesto" di "girare gli altari" verso il popolo, né di imporre la "comunione sulle mani", eccetera, eppure tali cose vengono strenuamente difese in nome del Vaticano II. Dunque, per rispondere a quella domanda, occorre prima risolvere l'ambiguità di cosa abbia esattamente "richiesto" il Vaticano II, e quale livello di obbligatorietà abbia un concilio "pastorale".
- Risponde alla “mens” del Santo Padre?
Questa domanda, posta a dicembre 2012 (con Benedetto XVI felicemente regnante), insinua che il Santo Padre Benedetto XVI, nel promulgare il motu proprio Summorum Pontificum per liberalizzare la liturgia "tridentina", non rispondeva alla "mens" del Santo Padre Benedetto XVI.
 9. Ritieni che l’introduzione della forma extraordinaria nell’Istituto sia voluta dal Papa? Dal Superiore Generale? Dal Consiglio Generale? Dal Capitolo della tua Comunità?
Sono tutte autorità alle quali il frate è tenuto a ubbidire.

Questa domanda insinua dunque che il frate potrebbe ritenere di agire diversamente da quanto "voluto" dalle autorità. Si vogliono forse indurre i frati a lamentarsi dei superiori?
10. Ritieni che l’introduzione della forma extraordinaria nell’Istituto soddisfi la tua spiritualità?
Questa domanda insinua che lo scopo della liturgia della Chiesa sarebbe il "soddisfare" dei gusti personali. Come se Nostro Signore, istituendo l'Eucarestia, avesse detto «fate come vi pare, in memoria di Me».
11. Se dovessi scegliere tu tra le due forme (Ordinaria e extraordinaria), per tutti i membri dell’Istituto, quale e perché sceglieresti?
Questa domanda tenta di capire le percentuali di favorevoli e contrari esigendo però di conoscere i motivi di coscienza ("per tutti i membri", "perché sceglieresti"), motivi che solo il direttore spirituale e confessore è tenuto a sapere.
12. Qual è secondo te l’Organo di Governo preposto dalle Costituzioni dei F.I. per l’introduzione della forma extraordinaria nell’Istituto?
Questa domanda serve per delegittimare chi non desse la risposta che al momento opportuno si riterrà "giusta".
13. Il Superiore Generale unitamente al Consiglio Generale, con la «Normativa liturgica per il Vetus Ordo» del 21 novembre 2011, allegata al presente questionario, secondo te hanno agito andando al di là delle decisioni del Capitolo Generale del 2008 e creando qualche malcontento nell’Istituto, o hanno attuato nell’Istituto quanto previsto e dal Motu proprio Summorum Pontificum?
Questa domanda esige che il singolo frate e la singola suora, oltre a conoscere il Motu Proprio, siano sufficientemente documentati sulle motivazioni di coloro ai quali devono ubbidienza.

Vien da chiedersi come mai sia stata allegata la "Normativa" anziché il Motu Proprio stesso...
14. Se il Superiore Generale e il Consiglio Generale, con la «Normativa liturgica per il Vetus Ordo» del 21 novembre 2011 fossero andati al di là di quanto stabilito nel Capitolo Generale del 2008 quale dovrebbe essere secondo te l’atteggiamento dei membri dell’Istituto? 
- obbedire ciecamente, perché...
- disubbidire, perché...
- ritenere la Normativa non vincolante, perché...
- chiedere la convocazione di un Capitolo Generale straordinario, perché...

Questa domanda serve per poter delegittimare chi risponde. Infatti:
- "obbedire ciecamente" non va bene, nemmeno se sono religiosi
- "disubbidire" non va bene, proprio perché sono religiosi
- "ritenere non vincolante" non va bene, perché i religiosi devono ubbidire (e non in base alle proprie "ritenute" opinioni)
- "chiedere la convocazione" non va bene, perché dà l'idea che un singolo frate con la luna di traverso esiga di convocare "Capitoli Generali straordinari" di tutto l'Istituto.

Insomma, ogni risposta suggerita è sbagliata.

È evidente la malafede delle autorità ecclesiastiche che hanno compilato il questionario.

Comincia ora ad affacciarsi la domanda scottante: è stato così che fecero «sbroccare» Lefebvre?

Vogliono esasperare di proposito la situazione allo scopo di affibbiare l'etichetta di "ribelli" a chi non si vaticansecondizza?
NB. Una delle domande che più bruciano è la 11: se tu dovessi scegliere per "tutti" i membri dell'Istituto, quale "forma" sceglieresti?

Chi entra in un ordine religioso - a maggior ragione quando francescano - fa i voti di povertà, castità e obbedienza. Obbedienza: cioè, ciò che comandano i superiori, vale anche per lui, ciò che scelgono i superiori, vale anche per lui, l'opinione dei superiori conta più della sua.

E aggiungiamo pure che tutto questo lo libera dalla responsabilità di fare delle scelte che investano sé stesso e/o gli altri confratelli. L'unico caso in cui è tenuto a dissentire è qualora i Superiori promuovano qualcosa di oggettivamente peccaminoso.

Insomma, se l'ubbidienza religiosa non gli sta bene, allora la porta è quella: hai fatto voto di ubbidienza, rinunciando a tutte le tue "scelte", hai messo nelle mani dei Superiori (e di coloro che troverai come Superiori) la tua anima. (per questo, la prima implicazione del voto di ubbidienza è che i Superiori hanno una responsabilità gravissima davanti a Dio).

Detto questo, torniamo alla domanda 11: tu quale Messa sceglieresti per "tutti"?

A che serve questa domanda?

Un religioso risponderebbe che ciò che va bene per i Superiori, va bene anche per lui. Ha fatto voto di ubbidienza davanti a Dio: a che servirebbe mai manifestare un'opinione diversa da ciò che gli chiedono i Superiori?

Serve forse a fare una statistica sulle formalmente "non rilevanti" opinioni di chi ha liberamente scelto di fare voto di ubbidienza? E per cosa verrebbe usata quella statistica? La verità discende da Dio, non dalle opinioni degli uomini. L'autorità discende da Dio, non dalle opinioni degli uomini. E nel primo referendum storicamente documentato, Barabba venne assolto e Nostro Signore condannato...

Insomma, la sola domanda numero 11 dimostra non solo che il redattore non capiva niente di voto di ubbidienza, ma addirittura non sapeva dove comincia l'autorità.
Dovrebbe ricominciare dal primo anno di Catechismo.
Eppure è vescovo, o forse addirittura cardinale...

Mattia Rossi. Sul "canto" del celebrante...

Torniamo alla musica sacra e al gregoriano, cui abbiamo dedicato molti interessanti articoli che ci donano tesori di arte e spiritualità da non lasciar seppellire come di fatto sta accadendo nel nuovo corso ecclesiale. Di seguito pubblico una riflessione di Mattia Rossi che ci dà ulteriori approfondimenti che possono ben rispondere all'osservazione di un lettore emersa nella precedente discussione, riguardante i sacerdoti i quali nec rubricant nec cantant per difetto, purtroppo, di formazione.
Colgo l'occasione per inserire un dato interessante esplicitato nella nota, ricordando come lo stesso Discorso della Montagna sia - al pari, mi risulta, dei testi ebraici più antichi del Pentateuco - costruito sulla cantillazione.(1)
Approfitto anche per respingere uno dei più frequenti pregiudizi che i profani o i modernisti sono soliti tirar fuori sull'argomento: che si tratti, cioè, di un aspetto talmente aulico della Tradizione cristiana che in realtà probabilmente non è mai stato veramente apprezzato in tutte le sfumature che lo rendono aulico [e magari solo per questo da ritenersi sorpassato, con l'allineamento al ribasso che va per la maggiore], da quelli che di solito si definiscono "semplici fedeli".
L'errore non sta nel fatto di considerare che si tratta di arte e spiritualità somme, ma nel credere che i "semplici fedeli" per avervi accesso debbano comprenderle con l'intelletto e conoscerne tutti i dettami tecnici. Nella Bellezza, e nell'Armonia (quindi nella buona musica, specie se è sacra), semplicemente ci si "immerge" e si gusta. È lo spirito e la psiche che ne traggono giovamento, a prescindere dal fatto di possederne la tecnica.
Lo stesso vale per il Rito. I fedeli cattolici, non celebrano, è il Signore (il Sacerdote in sua vece) che celebra: i fedeli assistono, partecipano, vi si immergono, si uniscono, accolgono, ringraziano, impetrano, lodano e adorano. Il resto lo fa il Signore... Il mistero non può essere compreso tutto e subito, ma gradualmente e ha bisogno dei sacri silenzi ma anche della sacre armonie. Il chiasso fa uscire da sé, lascia nella periferia, in superficie...

Mattia Rossi. Sul "canto" del celebrante

Non è mio compito indagare (e nemmeno la sede) sulla veridicità delle affermazioni di quanti assicurano che la riforma liturgica fu dettata dal desiderio di restituire la liturgia agli antichi usi dei primi secoli o, addirittura, dell’età apostolica. Mi limito solamente a notare come, a parità di “usi primitivi”, non si segua anche la norma delle prime comunità secondo cui il celebrante canta il rito e non lo recita. Quanto questo “uso primitivo” (questo, sì, provato!) sia “in uso” tra i sacerdoti credo stia sotto gli occhi di quanti frequentano le nostre messe domenicali.

Musica e culto rituale, da un punto di vista storico, furono da sempre connesse: nell’antichità anche i culti pagani erano cantati (da qui il termine ‘incantesimo’, ovvero ‘in-canto’) e il cristianesimo, e prima ancora l’ebraismo, videro nel canto il miglior metodo per sacralizzare il rito. Questo fu chiarissimo sin da subito: da san Paolo ai primi Padri della Chiesa. Perché, allora, chi spaccia un’indiscutibile “dogmaticità” (che non esiste) del Vaticano II in tema di liturgia (lingua, orientamento della celebrazione, architettura sacra, per esempio) non la osserva anche in tema di musica sacra?

Il principio-guida è, in semplici parole, che non si canta nella messa, ma si deve cantare la messa. Musicam Sacram pone, come ricordava un lettore, “al primo posto” le parti «spettanti al sacerdote ed ai ministri, cui deve rispondere il popolo o che devono essere cantate dal sacerdote insieme con il popolo» (I, 7), come, ad esempio, il saluto del celebrante, le orazioni, il prefazio con il dialogo, le formule di congedo, etc.

La prassi, però – inutile dirlo –, non è questa: si attribuisce al Vaticano II una priorità (il canto dell’assemblea) che, in realtà, questi vuole solamente in seguito all’adempimento del primo obbligo, il canto del celebrante. È solamente se il sacerdote, l’alter Christus, canta che tutti noi “formati al suo divino insegnamento, osiamo dire”.

Da un punto di vista musicale, le parti proprie del celebrante fanno parte dei cosiddetti recitativi: quei testi, cioè, che vengono proclamati su una sola nota (corda di recita) dalla quale ci si discosta con leggere inflessioni in corrispondenza dei segni di punteggiatura. Essi sono, storicamente, le parti più antiche del repertorio gregoriano: a prova di ciò vige il fatto che esse sono le forme musicalmente più semplici e in esse, proprio perché sono le prime a essere nate, vi è l’embrione di quello che sarà il gregoriano. Il loro abituale impiego liturgico è dimostrato dal fatto che, essendo le parti che più di tutte venivano cantate, proprio per la loro ‘ordinarietà’ non si sentì il bisogno di scriverle.

Una interessante particolarità, che non deve assolutamente sfuggire ai nostri occhi, è come quasi ogni recitativo preveda due possibili forme: una semplice e una solenne. Questo significa che il canto non era visto come un qualcosa in più, ma sostanzialmente diverso, dalla quotidianità del parlato: il canto era elemento strutturale della liturgia sempre, non solo nella festività; la liturgia era canto. Questo è il primario compito del canto liturgico che il Vaticano II, nell’Istruzione sopracitata, richiede espressamente prima ancora di qualsiasi supposta partecipazione assembleare. Ma da quest’orecchio, i preti, non ci sentono proprio… peccato.
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1. La cantillazione secondo lo studioso Giacomo Baroffio:
a) un fatto puramente fisico esigito dalla necessità di far pervenire il messaggio divino a una cerchia vasta di uditori presenti in uno spazio ampio. La semplice pronuncia parlata in casi del genere non permette a un discorso di raggiungere lunghe distanze. Il gridare ad alta voce distorce i suoni e rende incomprensibile il messaggio. Di qui la scoperta di un tono di voce che canta il parlato su una corda di recita ricca di armonici che permettono alla voce stessa di correre e raggiungere un vasto uditorio.
b) un fatto di rilevanza spirituale: ogni proclamazione è sempre anche un’interpretazione di quanto viene annunciato. Il tono della voce, il mutare del timbro, la fluidità o gravità nella pronuncia, il tono sommesso o forte sono tutte componenti che a livello istintivo, in modo intuitivo e quasi sempre al di là di un processo razionale voluto coscientemente, rivelano ciò che è realmente percepito quale nucleo centrale del discorso che si pronuncia o della parola che si legge.
Quest’ultima è forse la ragione principale per cui i nostri padri nella vita liturgica di Israele [di cui siamo eredi e che è stato conservato nel gregoriano] hanno elaborato un sistema di proclamazione della Parola di Dio - la cantillazione - che è costituito da una serie di segmenti musicali con particolari caratteristiche atte a permettere di identificare le grandi sezioni del pensiero e del discorso con cui tale pensiero viene espresso. Ci sono pertanto formule di intonazione che evidenziano l’inizio di ciascun periodo, formule di cadenza che esprimono la conclusione intermedia o definitiva del discorso e altre strutture musicali tutte elaborate al fine di rendere comprensibile la Parola nel suo dispiegarsi verbale. In tale modo essa è sottratta alla proclamazione-interpretazione di chi la pronuncia; in tale modo essa è libera di dire se stessa a quanti l’ascoltano nella fede senza condizionamenti dei mediatori (i lettori, i salmisti).

Voi mi chiamate 'Maestro e Signore'...

Registriamo l'ultima bergogliata, con alcune osservazioni. Sintetizzo il contenuto che segue da Le Forum Catolique: il link porta ad uno dei messaggi da cui è possibile risalire a tutta la serie. In ogni caso rilevo come nei blog e Forum stranieri sono in molti a non essere affetti dalla bergoglite diffusa dai media e a fare le nostre stesse osservazioni.

Corriere del Veneto 22 agosto - Padova - «Pronto chi parla?» «Sono Papa Francesco, diamoci del tu». È rimasto senza parole per qualche secondo Stefano Cabizza studente 19enne di ingegneria di Padova: aveva consegnato a Castel Gandolfo una lettera al Santo Padre e qualche giorno dopo ha ricevuto da Papa Bergoglio una telefonata direttamente a casa. Non è la prima volta che il Papa sudamericano chiama qualche fedele al telefono ma, come indica il Gazzettino, grande è stata la gioia dello studente per la conversazione con Bergoglio.
«Non potevo crederci - ha riferito il giovane - abbiamo riso e scherzato per circa otto minuti. Mi ha chiamato verso le 17 dopo non avermi trovato in casa una prima volta. Mi ha detto che tra Gesù e gli Apostoli ci si dava del tu e mi ha chiesto di pregare molto per Santo Stefano e anche per lui. Mi ha impartito la benedizione ed ho sentito crescere una gran forza. Certo è stato il giorno più bello della mia vita». (Ansa)
Quando Pietro in Marco 9:5 si rivolge a Gesù, lo chiama Rabbi ("maestro mio"). Siamo lontani dal registro della familiarità, davvero scoraggiante, imposta da questo papa.
Maria Maddalena lo chiama: Rabbuni (Gv 20:16) che significa "maestro mio" e non è meno rispettoso e onorifico dell'equivalente Rabbi
La differenza tra i due termini è che rabbi è essenzialmente ebreo, e rabbuni aramaico.
Il greco originale e la Vulgata interpretano semplicemente con διδάσκαλε/maestro, dove il vocativo è sufficiente per dare la nozione del suffisso pronominale  -i ("mio" maestro).

"Voi mi chiamate 'Maestro e Signore', e dite bene, perché veramente lo sono." (Gv 13) Legato, guarda caso, alla Lavanda dei piedi, rito iniziatico relativo alla istituzione del Sacerdozio che prosegue quello di Cristo Signore, Unico e Sommo Sacerdote, che ha superato e sostituito quello di Aronne...

Si può concepire familiarità tra gli apostoli, ma non tra gli apostoli (o i discepoli) e Cristo Signore. Di familiarità si tratta, ma è una familiarità rispettosa, che riconosce il ruolo. Dunque il Papa non ha alcun motivo di riferirsi in quei termini anticonvenzionali, ma di fatto banalizzanti, al rapporto Cristo-discepoli. 

Non sarebbe una cattiva idea scrivergli in termini confidenziali, simpatici e familiari, per chiedergli di concederci per ogni diocesi una parrocchia personale per il Rito "straordinario". 

domenica 25 agosto 2013

Francescani dell'Immacolata. L'inascoltato appello del 29 maggio

Riportiamo una nostra veloce traduzione dell'appello dei membri del Consiglio Generale dei Francescani dell'Immacolata (per ora trapelato solo in lingua inglese), appello evidentemente caduto nel vuoto.
Il seguente documento è la prova evidente del lavoro inaffidabile e malizioso fatto dal Visitatore e sostenuto da pochi frati ribelli. Dimostra che la Visita è consistita solo in un ben pianificato questionario centrato principalmente sulla Messa "tridentina" e sul presunto "abuso di potere" del Superiore Generale. 
All'appello non c'è stata altra risposta che il decreto di commissariamento dell'Istituto dei Francescani dell'Immacolata.

Il nostro intento è, Deo adiuvante, unicamente quello di far luce sulla verità dei fatti e, smascherate le vere intenzioni degli inquisitori, veder ripristinati i giusti diritti dei sacerdoti FI e dei fedeli loro affidati.

Ave Maria!

Alla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica.
Oggetto: osservazioni riguardanti la Visita Apostolica ai Frati Francescani dell'Immacolata, Visita guidata da mons. Vito Todisco
Sono passati parecchi mesi da quando mons. Vito Angelo Todisco ha cominciato la Visita Apostolica al nostro Istituto, dopo il decreto di questa Congregazione (datato 5 luglio 2012). È ormai maturo il tempo per esprimere le nostre considerazioni negative riguardanti la suddetta Visita che abbiamo accettato in spirito di francescano ossequio all'Autorità Ecclesiastica.

Gli aspetti negativi di maggior rilievo vengono qui indicati nei seguenti punti:
  1. la formazione del Visitatore si è dimostrata inadeguata a comprendere i veri problemi dell'Istituto per parecchie ragioni: non è un religioso, non è un esperto di liturgia, non è un esperto di diritto amministrativo. Per di più è amico di vecchia data di alcuni dei frati "critici", condividendo con loro da molto tempo le critiche al Fondatore, implicando così che il suo giudizio difficilmente potrebbe essere super partes;
  2. la decisione di procedere SOLO attraverso un questionario scritto, evitando del tutto la visita alle comunità e persino dei seminari, contrariamente ai nostri inviti;
  3. il contenuto del questionario che, al di là dell'intenzione di suggerire una "tendenziosa" versione della situazione dell'Istituto, era pieno di domande non facilmente comprensibili alla maggioranza dei nostri fratelli;
  4. la proibizione ai superiori di spiegare il significato di quelle domande ai fratelli meno istruiti, allo scopo di evitare "qualsiasi interferenza" (cfr. la lettera del Visitatore Apostolico del 12 novembre), ha definitivamente favorito su di loro l'interferenza dei frati "critici", influenzando negativamente le loro risposte.
Da tutte queste prove è chiaro che la Visita Apostolica non è stata finora in grado di raggiungere gli obiettivi indicati nel decreto di nomina del Visitatore Apostolico, che ha ricevuto il compito ad inquirendum et referendum "anzitutto a proposito dello stato delle comunità visitate e della vita di comunione fraterna... la formazione dei giovani religiosi e dei candidati al sacerdozio...". Tutto ciò non è stato raggiunto in primis perché è sempre mancata la conoscenza della situazione reale delle nostre comunità, anzitutto dei seminari. I risultati del questionario, da soli, senza verificare che ciò vi è scritto corrisponde davvero alle convinzioni di ogni frate, sono inaffidabili per le suddette ragioni.

La nostra sola chiara prospettiva è di arrivare al prossimo Capitolo Generale, previsto per giugno 2014, allo scopo di risolvere fraternamente i problemi della situazione attuale, in riverente ascolto del nostro Santo Padre Francesco.

Roma, 29 maggio 2013

Firmato dai membri del Consiglio Generale insieme col Procuratore.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]

sabato 24 agosto 2013

Guerra contro la liturgia tridentina: un altro interessante capitolo

Lo scorso 1° dicembre 2012 il visitatore apostolico mons. Vito Angelo Todisco ha fatto inviare a tutti i Francescani dell'Immacolata che abbiano fatto la "professione solenne" (cioè la consacrazione definitiva nell'Istituto) una lettera e un questionario.

Va da sé che richiedendo «opinioni» - spesso alquanto "tecniche" - non è importante la risposta della "maggioranza" ma il vero obiettivo di chi ha scritto le domande.

Inserisco un commento quanto mai centrato della lettrice Luisa:
Dove vuole arrivare il questionario per i FFI, chi vuole intimidire e come vuole farlo, chi e "che cosa" è preso di mira, salta agli occhi immediatamente, senza aver bisogno di essere specialisti in quel campo.
Non so quanti frati saranno stati in grado di resistere a quella manovra intimidatoria e manipolatrice dove chi ha in mano il potere e la clava fa intervenire e sfrutta perfino il Papa e la sua mens.
Comunque chi (intendo un cattolico tradizionale), dopo aver letto il questionario, pretende ancora oggi che non è la Santa Messa Antica ad essere oggetto del decreto preso contro i FFI, è o di una massima ingenuità o manca di onestà intellettuale o, ancora, fa parte di coloro che scelgono di non alzare un dito, di non dire una parola, sapendo in che mani è il potere, sapendo che quel potere, compreso quello sui FFI, non è loro amico, non è amico dei cattolici tradizionali, non è amico della Santa Messa Antica.
Ma è giusto tacere?
È giusto sempre e comunque strisciare contro i muri, il bavaglio sulla bocca e sulla mente?
Far prova di prudenza e intelligenza implica necessariamente diventare vili ?
Lasciare la paura (ed esserne consapevole) prendere le redini e riuscire a zittire la voce della coscienza che spinge ad agire, seppur con la dovuta prudenza e intelligenza, è degna di un figlio di Dio, della sua libertà, dono di Dio, è segno di responsabilità, di maturità, o può essere espressione di una riprovevole codardia?
Alla nostra attenzione vengono dunque le sconcertanti domande dalla 8 alla 14 (in cui si chiede di rispondere sì o no e di motivare la risposta), che delineano con chiarezza il vero obiettivo della persecuzione dei Francescani dell'Immacolata ed il recente "commissariamento".

Leggiamole insieme evidenziando in neretto alcune parole importanti su cui riflettere.

8. Ritieni che l’introduzione definitiva della forma extraordinaria nell’Istituto è un bene?

- Aiuta la comunione tra i membri?

- Risponde alle esigenze dell’evangelizzazione?

- Risponde alle esigenze di spiritualità dell’uomo contemporaneo?

- Risponde ai desideri del Superiore Generale?

- È richiesta dal Concilio Vaticano II?

- Risponde alla “mens” del Santo Padre?

9. Ritieni che l’introduzione della forma extraordinaria nell’Istituto sia voluta dal Papa?

- Dal Superiore Generale?

- Dal Consiglio Generale?

- Dal Capitolo della tua Comunità?

10. Ritieni che l’introduzione della forma extraordinaria nell’Istituto soddisfi la tua spiritualità?

11. Se dovessi scegliere tu tra le due forme (Ordinaria e extraordinaria), per tutti i membri dell’Istituto, quale e perché sceglieresti?

12. Qual è secondo te l’Organo di Governo preposto dalle Costituzioni dei F.I.per l’introduzione della forma extraordinaria nell’Istituto?

13. Il Superiore Generale unitamente al Consiglio Generale, con la «Normativa liturgica per il Vetus Ordo» del 21 novembre 2011, allegata al presente questionario, secondo te hanno agito andando al di là delle decisioni del Capitolo Generale del 2008 e creando qualche malcontento nell’Istituto, o hanno attuato nell’Istituto quanto previsto e dal Motu proprio Summorum Pontificum?

14. Se il Superiore Generale e il Consiglio Generale, con la «Normativa liturgica per il Vetus Ordo» del 21 novembre 2011 fossero andati al di là di quanto stabilito nel Capitolo Generale del 2008 quale dovrebbe essere secondo te l’atteggiamento dei membri dell’Istituto?
- obbedire ciecamente, perché...
- disubbidire, perché...
- ritenere la Normativa non vincolante, perché...
- chiedere la convocazione di un Capitolo Generale straordinario, perché...

A margine vorrei far notare che il questionario è del dicembre 2012 mentre il prevedibile commissariamento è del luglio 2013.

Le «opinioni» della maggioranza assoluta dei Frati non sono state prese in considerazione. Lo scopo, infatti, è sempre stato quello di colpire la Messa "tridentina" esasperando gli animi (come l'assurda pretesa di portare l'Istituto del Buon Pastore al "biritualismo") oppure facendo leva su una sicura ubbidienza (padre Manelli e i Francescani dell'Immacolata non si sarebbero mai sognati di disubbidire).

Si tratta di una vera e propria guerra contro la liturgia "tridentina", non di episodi isolati e scollegati tra loro.

Inoltre, senza giocare all'agente segreto, è opportuno precisare che:

  • la scelta di un blog in hosting in USA rende la vita molto difficile per chi volesse capire da dove è trapelato il documento
  • il documento è trapelato solo adesso ("dopo" i provvedimenti contro i FFI), dunque siamo di fronte non ad un fraticello ribelle ma a qualcuno che in coscienza è probabilmente convinto di non poter più tacere. Si prepara (speriamo) un autunno caldo...
  • non è detto che il documento esista solo in lingua italiana; non è da escludere che la "talpa" abbia usato la lingua inglese più per camuffarsi che per portare l'argomento all'attenzione internazionale
  • le domande sono evidentemente capziose e contengono già le risposte desiderate: gli americani le chiamerebbero "lead-in questions"; il contrapporre la Messa Tridentina al Concilio, alla mens del Papa, eccetera, è un modo per intimidire i frati e le suore che in buona fede avevano accettato la Messa Tridentina verificandone di persona i benefici spirituali e senza andare a preoccuparsi di "mens", di motu proprio e di legalismi vari.
  • intendo dire che il timore dei nemici della Messa Tridentina è il fatto che ci si può onestamente legare a quella liturgia solo frequentandola senza dover imparare il latino e senza dover conoscere tutti i documenti, provvedimenti, motu proprio, permessi e tutto il resto. Per questo i Farisei del nostro tempo hanno creato quel questionario in modo da spaventare le anime semplici.

bluff di don Morselli

Stavo per dire la mia per aprire il dibattito sul subdolo e viscido articolo apparso su MiL con chiusura ai commenti a firma di don Morselli. E mi imbatto in questa riuscita e sentita puntualizzazione di Esistenzialmente periferico, che sostituisco alla mia.
Dunque questo è il nostro antidoto, con i commenti liberi, all'articolo di Mil con i commenti chiusi.

Per i pii lettori che non hanno nessun vizio: nel gioco del poker il bluff è il tentare di far credere agli interlocutori di avere in mano ottime carte, inducendoli a ritirarsi senza verificare.

Esaminiamo dunque il bluff di don Morselli pubblicato oggi sul disperato blog Messainlatino:
Nel suo zuccheroso intervento si notano:
  1. lo spacciare Lefebvre per un totale pessimista disubbidiente (quando in realtà l'unico vero problema è quello delle ordinazioni illecite del 1988)
  2. il confondere la sacrosanta ubbidienza col patetico servilismo (quando in realtà solo i dogmi di fede esigono adesione incondizionata)
  3. il calunniare De Mattei e tutti coloro che si auguravano che l'Istituto dei Francescani dell'Immacolata resistesse ad un provvedimento oggettivamente ingiusto ("lex dubia non obligat"; la calunnia consiste nel dipingerli come promozione della disubbidienza)
  4. il fingere di non sapere che tale "resistenza" sarebbe stata dipinta dai giornali come "disubbidienza" (cioè esattamente la stessa calunnia)
  5. il disonesto dedurre una "intrinseca bontà" del Concilio Vaticano II, dal solo fatto che i Francescani dell'Immacolata ubbidiscono ad un ordine ingiusto (insomma, il Concilio è un idolo: se le cose vanno bene, è merito del Concilio; se le cose vanno male, vanno male perché qualcuno non recepisce il Concilio)
  6. il furbesco spacciare l'ermeneutica della continuità non come una possibile chiave di lettura, ma come l'unica possibile chiave di lettura (contraddicendo in ciò perfino Benedetto XVI, autore di tale teoria ermeneutica)
  7. l'astuto gioco di parole sul "colpo da maestro" per azzerare preventivamente le possibili obiezioni ("tu dunque critichi la Madonna che ha fatto tutto questo?") e lo sfoggiare qualche versetto in latino per sembrare più "tradizionale" dei "tradizionalisti".
È da tempo che mi diletto ad osservare l'espansione di questo "terzo partito": oltre ai "progressisti" ed ai "tradizionalisti", spuntano fuori i "conservatori", hegelianamente convinti di essere la sacra perfetta sintesi dei primi due, risultando in fin dei conti solo degli strenui difensori del progressismo moderato.

Ma in medio stat non virtus, sed mediocritas: a fare una media tra la verità e l'errore, si ottiene solo un errore travestito elegantemente. A fare la media tra l'acqua di rubinetto e l'acqua di fognatura, non si ottiene l'acquavite e neppure l'acquaragia.

Si possono a buon diritto chiamare "conservatori" perché la loro idea fondamentale è che tutto quel che c'è deve per forza andar bene (anche gli errori), tutto quel che si è fatto in passato è giustificabile (anche gli errori), qualunque rotta che sia vagamente assimilabile al "tornare indietro" o al "correre avanti" è un eccesso, e qualche piccola critica è ammessa purché sia ininfluente sullo status quo.

Ecco perché vogliono "conservare" il Vaticano II senza se e senza ma, ecco perché vogliono ridurre la Messa tridentina ad un hobby approvato ma ben circoscritto, eccetera.

Le loro astuzie dialettiche, i loro sorridenti bluff, i loro metodi furbeschi, rivelano che il loro obiettivo ultimo non è la verità (il che conferma che sono progressisti travestiti). E cioè che per loro, in contraddizione col Magistero Pontificio, non vale il principio della Caritas in Veritate (la carità può sussistere solo nella verità) ma il principio della Veritas in Caritate - cioè il buonismo.

Ed infatti sono irrecuperabilmente buonisti tutti i loro esponenti, persino quando si scagliano contro il buonismo stesso.

E perciò - al pari dei progressisti - pensano che una posizione "politica" possa supplire a un problema "teologico" (per questo hanno trasformato in dogma, anzi, in idolo, l'ermeneutica della continuità, ossia il comando di sforzarsi di "vedere in continuità" ciò che in continuità non appare per niente).

In breve sintesi:
  • tradizionista: tradidi quod accepi - trasmetto ciò che ho ricevuto
  • progressista: tradidi quod hodie accepi - trasmetto ciò che oggi ho ricevuto, perché tutto ciò che c'era fino a ieri è da gettare via
  • conservatore: tradidi quod commode accepi - trasmetto ciò che avevo comodamente ricevuto, minimizzando o banalizzando ciò che non mi è utile per farmi apparire "al di sopra delle parti" e virtuosamente "nel mezzo".

A. Levi di Gualdo. I cattolici conoscono il vero Cristo o la sua patetica caricatura cattoprogressista?

Su cortese segnalazione di don Ariel Stefano Levi di Gualdo, riprendo questa sua omelia pubblicata da La Strega cacciatrice (le eresie), molto centrata sulla realtà ecclesiale di oggi.

Esistono ancora sacerdoti che, anche con 40 gradi
di caldo, indossano la talare, l'amitto, il camice,
il cingolo, la pianeta o la casula
Come tutte le estati, il padre Ariel si è recato in Sicilia, una terra che da sempre ama molto, anche perché fu proprio soggiornando a Siracusa, svariati anni fa, che percorrendo le orme dell’Apostolo Paolo (che in seguito a una tempesta sbarcò in questa antica città (Cfr. At 2, 14-21). Scoprì e accolse la vocazione al sacerdozio, svolgendo poi la sua formazione a Roma dove da sempre vive.

Durante i suoi soggiorni in Sicilia presta servizio in alcune chiese parrocchiali. In questo periodo celebra la Santa Messa della domenica al Santuario della Madonna delle Lacrime di Siracusa.

Ogni tanto, per risollevarmi un po’, il caro Padre mi manda i testi delle sue omelie. Gli ho chiesto se potevo pubblicare nella rubrica della Strega cacciatrice quella fatta sul Vangelo della scorsa domenica (13 agosto 2013).

venerdì 23 agosto 2013

Desistenza dell'autorità e liquefazione dei dogmi

Il recente dibattito ha portato alla luce alcuni aspetti della crisi attuale nella Chiesa e mi ha indotta ad alcune riflessioni già espresse in precedenza, che penso utile riportare nella sintesi che segue, che diventa un po' il 'punto nave' della situazione. Tutte cose già dette, nell'analisi di problemi puntuali, ma qui assemblate perché hanno una evidente correlazione che aiuta a chiarir meglio il quadro generale.
Si partiva dalla domanda espressa da un lettore: « È stata dogmata anche la teologia? No. Il dogma può essere letto in base ad una visione teologica, che è diverso. Il dogma mica cambia. Ovvio che mi si può dire che nella sostanza il dogma cambia, eppure in realtà rimanendo immutabile nella sostanza prima, il dogma può fornire nuove "visioni" dovute da una mutata teologia che lo legge e interpreta. A questo punto sorge la domanda: ma chi stabilisce la teologia? Cioè chi ha l'autorità di leggere il dogma?»

Desistenza dell'autorità e liquefazione dei dogmi

Ai teologi spetta il compito di "studio", sviluppo ed espressione di concetti e principi, esplicitandoli e rendendoli chiari. Ma spetta al munus dogmatico dei pastori vagliare ed inserire nel Magistero e rendere operanti i risultati di questi studi. C'è dunque bisogno della 'sapiente' valutazione e validazione autorevole dei pastori, per "dogmatizzare" e dunque applicare le visioni teologiche, ma ciò può essere operato solo in armonia con la Tradizione, altrimenti si abbandona la Via Maestra per avventurose esperienze che portano altrove.[1]

L'unico soggetto-Chiesa

Il problema è che nel concilio, col pretesto della 'pastorale', ha prevalso l'applicazione sulla validazione e hanno avuto via libera, tra le altre, le innovazioni della cosiddetta Nouvelle Théologie. Insieme all'altro pretesto che la validazione oggi si pone arbitrariamente nella cosiddetta «“ermeneutica della riforma, del rinnovamento nella continuità dell'unico soggetto-Chiesa». È la sottile argomentazione di Benedetto XVI (famoso discorso del 22 dicembre 2005). Ma l'“unico soggetto-chiesa”, elemento soggettivo e mutevole col divenire dei tempi, viene sganciato dall'“oggetto-rivelazione” immutato e immutabile, da esplorare e esplicitare ma non da sovvertire: da esprimere nove (in modo nuovo) non nova (cose nuove), come di fatto ci stanno imponendo...
Ed è questo il grande dilemma e la causa del disorientamento e della confusione in cui siamo.

giovedì 22 agosto 2013

Nuova Parrocchia personale FSSP a Sydney

Apprendiamo da Rorate Caeli:

Dal sito web dei Redentoristi Transalpini (Figli del Santissimo Redentore), le immagini del giorno della erezione canonica della parrocchia personale a Sydney, in Australia:
Nella festa dell'Assunzione della Madonna della Fraternità Sacerdotale San Pietro (FSSP) la loro Chiesa già dedicata al Cuore materno di Maria, a Sydney in Australia, è stata costituita come parrocchia personale dal card George Pell, arcivescovo di Sydney. È stato nominato parroco P. Duncan Wong. Essendo una parrocchia personale della FSSP è dedicata esclusivamente alla celebrazione della Messa Tradizionale
La prima Messa solenne nella neo eretta parrocchia è stata celebrata dal parroco, con don Wong. P. Damonn Sypher FSSP come diacono, e Daniel Mould FSSP come suddiacono.
La Parrocchia personale del Cuore materno di Maria è stato istituita dall'Arcivescovo di Sydney, Sua Eminenza il Cardinale Pell, uno degli otto membri del Consiglio superiore cardinalizio consultivo nominato dal Papa Francesco.

P. Serafino Lanzetta FI. Principi non negoziabili

Principi non negoziabili.

Principi non opinioni

La riflessione cattolica sui principi non negoziabili – definiti tali e in modo lungimirante da Benedetto XVI – rischia oggi, nel panorama della modernità liquida, di essere fraintesa, quando non anche di presentarsi, all’interno dello stesso mondo credente, a più voci ma per lo più contraddittorie. Dignità inviolabile della vita, matrimonio tra uomo e donna, procreazione, educazione dei figli da parte della famiglia, libertà religiosa come incoercibilità della coscienza nella scelta della verità, sono principi che promanano dalla legge naturale e perciò sono i fondamenti dello stesso agire morale.

Oggi si cerca una via di dialogo perché non si scada in una sorta d’intolleranza morale, non si rischi di creare un muro cristallizzandosi su un bene che non è dogmatico ma razionale, come quello della morale naturale, precludendosi perciò la via del confronto sereno con i non credenti. Urgerebbe la necessità di trovare un’impostazione più condivisibile sui valori non negoziabili che, mentre non rinunci al patrimonio morale, non impedisca la valorizzazione di un dato centrale particolarmente sensibile che è la libertà di coscienza, ultimamente declinata come libertà di avvalersi di tutti i diritti dell’uomo, anche di quelli che diritti non sono.

mercoledì 21 agosto 2013

Giovedì 22 agosto. Roma, San Nicola in Carcere

Giovedì, 22 agosto alle ore  11:00
La Santa Chiesa celebra la Festa del Cuore Immacolato di Maria Santissima

Nella Basilica di San Nicola in Carcere verrà celebrata una Santa Messa solenne, usus antiquior, in Onore della Vergine Santa, preceduta dal santo Rosario, ore 10,30. Seguirà l'atto di consacrazione al Cuore Immacolato di Maria

Basilica di San Nicola in Carcere 
Via del teatro Marcello 46 Roma

Vai alla Mappa, nella quale trovi anche il link per le indicazioni

Alcune immagini dell'evento:


Francescani dell'Immacolata a Firenze: prime notizie negative da Ognissanti

Riprendo la notizia sotto riportata dal Bollettino del 19 agosto 2013 inviato dal Coordinamento Toscano Benedetto XVI per l'applicazione del Summorum Pontificum, ricordando che Ognissanti è da molti anni un Centro di eccellenza, non solo per la pastorale degna e partecipata da molti fedeli, ma anche per le attività formative e apologetiche di Padre Serafino Lanzetta. Nella colonna di destra del blog potete trovare suoi interessantissimi interventi.
Attendiamo e ci auguriamo, in unione di preghiera con i Francescani dell'Immacolata e con tutti i fedeli ora privi delle celebrazioni del Rito Romano antiquior non solo ad Ognissanti, che le autorità ecclesiastiche non restino sorde all'appello del Coordinamento Nazionale Summorum Pontificum, che si è fatto voce di tanti fedeli, per la libera applicazione delle disposizioni pontificie stabilite dal motu proprio suddetto.
Alcuni precedenti: [1] - [2] - [3]

Con profondo dispiacere dobbiamo dare la notizia della sospensione della S. Messa festiva celebrata dai frati francescani dell'Immacolata secondo il Messale del 1962 ogni domenica a San Salvatore in Ognissanti a Firenze, alle ore 12.

Stando alle notizie in nostro possesso, si è in attesa di un permesso dell'autorità a ciò preposta, che auspichiamo possa giungere quanto prima, sia in considerazione delle esigenze spirituali dei fedeli che frequentano la parrocchia, sia in relazione alle numerose altre attività promosse con dedizione e con successo nella medesima chiesa (tra cui anche i ritiri spirituali del Coordinamento, oltre che importanti iniziative apologetiche, nel corso delle quali venivano officiate SS. Messe in applicazione del motu proprio Summorum Pontificum). Come già anticipato nel precedente comunicato, il Coordinamento si augura che presto sia garantita una libera applicazione delle disposizioni pontificie per quanto riguarda le SS. Messe celebrate in pubblico.
.....................................
Comunicato precedente
Il Coordinamento toscano, appresa con stupore la notizia del commissariamento dell’ordine dei Francescani dell’Immacolata - avvenuto con decreto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e ratificato dal Sommo Pontefice Francesco - manifesta la propria vicinanza all’Ordine e assicura le sue preghiere affinché esso, chiarito ogni problema, possa ritornare a quella libertà d’azione che ha finora consentito il raggiungimento di ottimi frutti spirituali in termini di conversioni, apostolato e vocazioni.
Il Coordinamento esprime inoltre una viva preoccupazione per i gruppi e i singoli fedeli che in Toscana, realtà in cui esso opera e che guarda da vicino, beneficiano dell’assistenza e delle celebrazioni dei Frati Francescani dell’Immacolata. In particolare, ci si augura che le celebrazioni in rito antico possano continuare con regolarità nella Chiesa di Ognissanti a Firenze e che allo stesso modo possano svolgersi senza alcuna restrizione presso di essa le attività formative e apologetiche che in questi anni sono state svolte a cura e per iniziativa del padre Serafino Lanzetta. A lui e ai suoi confratelli va la gratitudine dei gruppi legati al Coordinamento per l’aiuto e la collaborazione prestati in questi anni. Si assicurano le preghiere di tutti alla Vergine Immacolata per una felice soluzione della vicenda.

martedì 20 agosto 2013

Mattia Rossi. Riflessioni essenziali sul gregoriano

Quello dell’oblio del canto gregoriano dal Novus OrdoCome cantare i canti del Signore in terra straniera?», Sal 136, è ormai, realtà!) è un problema oggettivo che, date alcune velate e sottaciute ambiguità, deve essere inquadrato con l’ausilio di qualche nozione tecnica.

Innanzitutto il canto gregoriano non è solamente canto. La vera natura del canto gregoriano è esegetica prima ancora che musicale: la totale consustanzialità tra parola e neuma, la dipendenza dell’andamento musicale-ritmico dal senso esegetico che di quel testo si vuol dare, gli espedienti retorici, dei quali la composizione gregoriana si serve, sottolineano, per mezzo del fenomeno sonoro, un preciso significato che, in definitiva, corrisponde ad una precisa interpretazione scritturale. Questo è il senso di quel bagaglio di segni (i neumi) che accompagnano i testi nei manoscritti. Se vogliamo, il gregoriano è lectio divina in musica: è per questo che la Chiesa l’ha sempre additato come “proprio”. È il canto della Chiesa perché della Chiesa è l’interpretazione delle Scritture.