Pagine fisse in evidenza

giovedì 13 marzo 2014

Bergoglio e le relazioni ecumeniche

Una proposta di discussione tratta dalla cronaca recente.

Il 7 marzo scorso è stata ricevuta in Vaticano la delegazione del Consiglio Ecumenico delle Chiese (Wcc), guidata dal segretario generale, il rev. Olav Fykse Tveit e composta di diversi rappresentanti, ai quali il papa ha rivolto ringraziamenti per il servizio che rendono «alla causa dell’unità tra i credenti in Cristo».

Il papa ha esortato ad andare avanti «con fiducia verso l’unità». Perché le divisioni tra cristiani restano un «pesante ostacolo» alla testimonianza del Vangelo nel mondo e «non vanno accettate con rassegnazione, come fossero semplicemente una componente inevitabile dell’esperienza storica della Chiesa. Se i cristiani ignorano la chiamata all’unità rivolta loro dal Signore, essi rischiano di ignorare il Signore stesso e la salvezza da Lui offerta attraverso il suo Corpo, la Chiesa». [quale Chiesa? vediamo di seguito]

Egli richiama dunque il Concilio Vaticano II, perché è a partire da esso che si sono sviluppate le relazioni tra la Chiesa Cattolica e il Consiglio Ecumenico delle Chiese, in modo che, «superando le incomprensioni reciproche», si instaurasse «una sincera collaborazione ecumenica» e «un crescente ‘scambio di doni’ [1]tra le diverse comunità». Oggi «La via verso la comunione piena e visibile è un cammino che risulta ancora oggi arduo e in salita. Lo Spirito però ci invita a non aver timore, ad andare avanti con fiducia, a non accontentarci dei progressi che pure abbiamo potuto sperimentare in questi decenni».

Il papa ricorda che un cammino in cui è fondamentale la preghiera, esprimendosi nei seguenti termini: «Solo con spirito di preghiera umile e insistente si potrà avere la necessaria lungimiranza, il discernimento e le motivazioni per offrire il nostro servizio alla famiglia umana, in tutte le sue debolezze e le sue necessità, sia spirituali che materiali». Con l'auspicio finale che «sia possibile individuare il modo più efficace per progredire insieme su questa strada».

Ecco, siamo al dunque. Ciò che è cambiato - e non dovrebbe né potrebbe - è esattamente questo ed è un cambiamento dottrinale travestito da pastorale. Infatti secondo l'attuale concetto di ecumenismo la Chiesa di Roma non è più il fondamento e il centro dell’unità cristiana. E la vita storica della Chiesa, persona collettiva di Cristo, converge intorno a più centri (le varie confessioni cristiane) il cui centro più profondo sussiste al fuori di ciascuna di esse; infatti il cambiamento implica che i separati non devono muovere verso il centro immobile che è la Chiesa guidata da Pietro (la conversione comune sostituita al famoso reditus di coloro che si sono separati). Perché l'unità non è più considerata già nella storia - e precisamente nella Chiesa di Roma - e, conseguentemente, non viene più affermato che essa escluda a priori qualunque pluralismo paritario.

La variazione nella dottrina consiste dunque nel fatto che l’unione di tutte le Chiese si faccia, anziché nella Chiesa cattolica, nella cosiddetta Chiesa di Cristo e per un moto di convergenza di tutte le confessioni verso un centro che è fuori di ciascuna. In definitiva frutto di strategie umane e non della grazia. Da una variazione del genere del concetto di unione dei cristiani consegue inevitabilmente anche la variazione nel concetto di missione: le religioni non cristiane devono entrare nell’unità religiosa dell’umanità e, esattamente come per i fratelli separati, ciò avviene non già per effetto della loro conversione al Cristianesimo, ma è già presente nei loro intrinseci valori che basta approfondire, ritrovando così quella più profonda verità che soggiacerebbe a tutte le religioni.

Quel denominatore comune dei reciproci doni, messo sempre in campo con non sufficienti espliciti distinguo', rischia di allinearci al protestantesimo liberale, che tanto ha influenzato e influenza la società occidentale, riducendo il cristianesimo ad una sorta di umanitarismo filantropico-buonistico, che lascia sullo sfondo, ma molto sullo sfondo, la forza dirompente e tutta la potenza morale e spirituale che viene da Cristo Signore.

Anche la disattenzione alla Liturgia, non dimentichiamolo, va proprio in questo senso. Del resto non è proprio la Liturgia la fonte e il culmine della nostra fede?

E, facciamo attenzione, ché c'è di più. Se questa variazione fa perdere al Cattolicesimo il proprio carattere di preminenza e di esclusività, ne è conseguenza, seria e non eludibile, il venir meno della «riaffermazione della trascendenza del Cristianesimo il cui principio, che è [il] Cristo, è un principio teandrico vicariato storicamente dal ministero di Pietro». (Romano Amerio, Iota unum. Studio delle variazioni della Chiesa cattolica nel secolo XX, Lindau 2009, pag. 491)
______________________________
1. Evangelii Gaudium : «E se realmente crediamo nella libera e generosa azione dello Spirito (echi gioachimiti, pentecostalisti), quante cose possiamo imparare gli uni dagli altri! Non si tratta solamente di ricevere informazioni sugli altri per conoscerli meglio, ma di raccogliere quello che lo Spirito ha seminato in loro come un dono anche per noi ».
Benedetto XVI nella citazione che segue si esprime in altri termini, che risultano condivisibili:
«Dio “vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità” (1 Tm 2,4), e quella verità è nient’altro che Gesù Cristo, l’eterno Figlio del Padre, che ha riconciliato tutte le cose mediante la potenza della sua croce [...] Fedeli alla volontà del Signore, espressa in questo versetto della Prima Lettera di san Paolo a Timoteo, riconosciamo che la Chiesa è chiamata ad essere inclusiva, ma mai a scapito della verità cristiana. Qui si colloca il dilemma che sta davanti a tutti coloro che sono genuinamente impegnati nel cammino ecumenico» (Discorso al Lambeth Palace del 17 settembre 2010)
Il discorso è condivisibile perché inclusiva, con la condizione posta, non è inclusivista; ma con due presupposti:
- se si scioglie il dilemma tutto post-conciliare, evidenziato sopra, della identificazione come unica Chiesa di Cristo nella Catholica, nel senso agostiniano del termine, e
- se si ha una percezione chiara e distinta di cosa s'intende per verità cristiana, cioè qualcosa di già dato e da custodire fedelmente per inverarlo nella storia individuale e collettiva, oppure qualcosa che si evolve nel tempo. Non più custodita nel Depositum bimillenario, ma sempre ulteriormente da cercare insieme.
È un'esigenza ermeneutica dalla quale non possiamo sottrarci, proprio per effetto di questi discorsi fluidi, non più rigorosamente definitori. In Ratzinger non tanto per lo stile, ma per le distorsioni di significato subìte dai termini per effetto della ecclesiologia di questi ultimi anni o per l'uso abile e sottile di un termine che può risultare ambiguo, come in questo caso inclusiva, se scelto allo scopo di eludere il noto assioma “extra ecclesia nulla salus", che in definitiva determina l'esatta natura della mediazione ecclesiologica e sacramentale. 

68 commenti:

  1. Il Conc. Vat. II operò una distinzione tra la relazione della Chiesa Cattolica con le chiese Ortodosse e le chiese della riforma.

    La relazione con le chiese ortodosse è contenuta nel Decreto sulle chiese orientali cattoliche (Orientalium Ecclesiarum), mentre la relazione con le assemblee riformate si basa (o si dovebbe basare) più che altro sulla Lumen gentium e sul Decreto sull'ecumenismo Unitatis Redintegratio.

    Secondo l'insegnamento ufficiale, la Chiesa Cattolica è in pratica Gesù Cristo reso disponibile, attingibile "quasi altera Christi persona" come si legge nella Mistici Corporis.
    Paolo VI nella costituzione De Ecclesia affermò che nulla cambiava nella dottrina tradizionale.

    In realtà non è così, i doc. succitati hanno cambiato parecchie cose;
    la prassi successiva cambiò di più e ora siamo di fronte ad un nuovo ulteriore cambiamento.

    Nella Costituzione Dogmatica sulla Chiesa, il Conc. Vat. II parla sia del mistero della Chiesa, e della Chiesa come popolo di Dio (ai cap 1 e 2).
    Continua con la spiegazione della gerarchia (cap 3) in cui si parla anche dell'infallibilità del papa e del ruolo delle altre "chiese":

    voglio ricordare a tutt'oggi come le chiese con cui si cerca tanto ecumenismo approvazione e alleanza non riconoscono nemmeno l'esistenza possibile di una carica papale, perchè da subito non accettano il primato petrino, interpretando "tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa" come riflessivo (Gesù pietra angolare, che parla di sè e basta).

    Non è che in questo, ora in modo particolare, si stia dando loro una discreta mano?

    RispondiElimina
  2. Se la Chiesa Cattolica non coincide con quella voluta ed amata da Cristo, ma quest'ultima è di là da venire, attraverso un percorso tutto umano fatto di relazioni, di sforzi, di desideri, questo configura uno scenario, un processo evolutivo, che va a sovrapporsi con quello pensato da Theillard de Chardin con il suo Cristo cosmico, punto di arrivo della storia, sovrapposizione che mi pare assuma le vesti della identità vera e propria. Una visione molto affine al procedere dialettico tesi-antitesi-sintesi che muove il mondo (nella sua accezione di regno delle tenebre).

    Negare che la Chiesa voluta da Cristo sia quella Cattolica Romana va nella direzioni di negare l'onnipotenza divina, va nella direzioni di pretendere per il naturale il soprannaturale come necessità intrinseca al primo, significa ancora negare l'unicità della Sposa, o meglio l'assenza della Sposa di Cristo che si manifesterà solo alla fine dei tempi, ed intanto porre Cristo in attesa della sua Sposa.

    Significa poi essere tutti salvi, a prescindere perché, se è in gioco questo processo evolutivo, la Verità non è disponibile in nessun punto e quindi non è possibile abbracciarla per essere salvi, quindi o nessuno si salva o tutti si salvano. Ma se tutti si salvano sfuma l'opera salvifica di Cristo, la sua necessità e quindi Cristo stesso viene sminuito e visto come uomo, il più grande certo, ma uomo e basta.
    E' quindi un percorso evolutivo ma verso l'autodistruzione.
    Come si vede, la Verità richiede l'adesione totale perché è totale Essa stessa, è il Tutto fuori della quale non vi è nulla ("fuori di me non c'è nulla dice il Signore). Escluderne un pezzettino, anche piccolo apparentemente significa escluderla tutta.

    RispondiElimina
  3. Non è che in questo, ora in modo particolare, si stia dando loro una discreta mano?

    Esattamente quello che sottolineavo qui:

    Facciamo attenzione, ché c'è di più. Se questa variazione fa perdere al Cattolicesimo il proprio carattere di preminenza e di esclusività, ne è conseguenza, seria e non eludibile, il venir meno della «riaffermazione della trascendenza del Cristianesimo il cui principio, che è [il] Cristo, è un principio teandrico vicariato storicamente dal ministero di Pietro». (Romano Amerio, Iota unum. Studio delle variazioni della Chiesa cattolica nel secolo XX, Lindau 2009, pag. 491)

    RispondiElimina
  4. Aggiungo
    Se ancora nei doc. del Conc. vat II permane in parte il concetto che la Chiesa Cattolica-Roma è l'unica vera chiesa, oggi ci si è spinti altrove, come mette in evidenza l'art. di Mic, verso una sorta di pluricentrismo mundano.

    Prima la sola vera Chiesa Cattolica e Apostolica "sussiste nella Chiesa Cattolica, la quale è governata dal successore di Pietro e dai vescovi in unione con questo successore" (Lumen gentium 8)

    "Questa chiesa, i fedeli, in quanto uniti dallo SS (cfr. Gv 2,20-27) non sbagliano in materia di fede (Lumen Gentium, 12), ma aderisce alle verità di fede sotto la guida di una sacra autorità docente; per cui chi rifiuta di entrare o rimanere nella CC non può essere salvato" (Lumen Gentium 14)

    Il vat II a un certo punto comunque non disconosce al 100% le altre "assemblee":
    posseggono -dice- molte delle qualità della vera chiesa, poi tutti coloro che sono giustificati per fede (lessico protestante) attraverso il Battesimo (amministrato dove e da chi?) sono fratelli in Cristo (Unitatis Redintegratio 3), che tutti i talenti di edificazione per la Chiesa esistono anche al di fuori della CC, che i "fratelli separati" compiono anche molte delle azioni sacre e lo SS è all'opera in queste comunità.

    Tuttavia,
    come persone singole e assemblee "non godono di quella unità che Cristo ha voluto dispensare...attestata dalla sacra Scrittura, dalla veneranda Tradizione....e solo attraverso la CC di Cristo, strumento generale di salvezza, si può ottenere la pienezza dei mezzi necessari alla salute eterna. In realtà....il Signore ha affidato solo al Collegio Apostolico, di cui Pietro è capo, tutti i beni della Nuova Alleanza, per costituire un solo corpo di Cristo sulla terra..al quale devono essere pienamente incorporati tutti quelli che, in qualche modo, appartengono al popolo di Dio." (Unitatis Redintegratio 3)

    si crede ancora? non mi pare

    RispondiElimina
  5. Infatti Mic, ho letto sì il breve da Amerio, ed è' la chiave, portavo un po' di doc. per arrivare al punto.

    Infatti ciò che viene meno è proprio l'idea che Cristo, principio teandrico, NON E' PIU' vicariato storicamente dal ministero di Pietro...
    ma come "sparso in giro"
    in una sorta di pluricentrismo "creativo" (pur contro ogni Scrittura e Tradizione)

    RispondiElimina
  6. in una sorta di pluricentrismo "creativo" (pur contro ogni Scrittura e Tradizione)

    Infatti, Josh, e nessuno che conti dice nulla!

    RispondiElimina
  7. Come non condividere il commento di Marco P. ?

    RispondiElimina
  8. semplicemente grazie, Mic.
    E d anche a Josh e Marco.
    Desidero solo aggiungere che il protestantesimo liberale, dal quale molti si sono staccati per ritornare con la conversione alla Santa Chiesa Cattolica, e', se non moribondo, molto, molto ammalato. Basta osservare da un lato il numero sempre piu' ridotto di fedeli, dall'altro la crescita dei pentecostalismi, che non sono liberali.
    I musulmani aumentano, e non han cambiato una virgola del loro credo, gli Ebrei ortodossi sono gli unici con prospettive di futuro.
    Infine una nota positiva: ho letto di un importante pastore protestante che si e' convertito al Cattolicesimo in Svezia. Ma mi chiedo: a quale cattolicesimo?
    Rosa

    RispondiElimina
  9. È la stessa cosa che mi chiedo io a proposito del "reditus" degli anglicani ai quali tra l'altro è stata lasciata la loro tradizione liturgica, riformata sì, ma sempre meno imbastardita del NO...

    RispondiElimina
  10. D'accordo anche con Marco P, naturalmente.

    Poi,
    dal testo dell'art.
    "Evangelii Gaudium :

    «E se realmente crediamo nella libera e generosa azione dello Spirito (echi gioachimiti, pentecostalisti), quante cose possiamo imparare gli uni dagli altri! Non si tratta solamente di ricevere informazioni sugli altri per conoscerli meglio, ma di raccogliere quello che lo Spirito ha seminato in loro come un dono anche per noi »

    chiaro che in queste parole c'è sia l'eco gioachimita (con questo divenire delle età) sia il pentecostalismo evangelicale, di cui si dice addirittura che "quello che loro hanno lo dovremmo avere anche noi, magari mutuandolo da loro." (niente meno)

    Questo SS.: se talvolta in passato nelle devozioni non è sempre stato celebrato appieno dalla pratica, o non a tutti è stata data piena consapevolezza,
    oggi mi pare spesso nominato ma molto travisato.

    Non dimentichiamo (non sto ora a ripetere tutta la dimostrazione) giorni fa con Rosa, Marco confrontavamo stralci di pentecostalismo e di ortodossia cattolica, biblica, tradizionale;

    ma insomma, dire che dobbiamo andare a prenderci lo SS. dai pentecostali protestanti, e credere come loro che si manifesti SOLO presso di loro (...) con il segno iniziale di lingue incomprensibili,
    invece che con le complete informazioni che già abbiamo in TUTTO il NT e Tradizione, è il colmo.

    comunque i passaggi sono nei commenti verso metà-fine di qs. discussione

    http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2014/02/una-meditazione-sul-sacrificio-della.html

    RispondiElimina
  11. La Chiesa romana ha iniziato un processo di protestantizzazione già dal IV-V secolo, sfiorando la rivoluzione intorno al 1000 e continuando su questa strada senza rimpianti e reticenze sino a Lutero.
    "Protestantizzarsi” è usato nel senso del desiderio di cambiare, di progredire, ma soprattutto di semplificare, diminuire, alleggerire, ripensare, rimodellare. I Romani hanno semplificato e abbreviato dall’inizio ciò che hanno preso dall’Oriente: digiuni, quaresime, preghiere lunghe, prostrazioni, ma anche canoni e punizioni penitenziali, fino all’idea di indulgenze. È proverbiale la brevità latina in toto, dall’espressione ai fatti. Dopo il mille, cominciano ad esagerare: le indulgenze diventano un ossessione, ritirano il calice, il vino, razionalizzano i sacramenti, (cresima, comunione, unzione), il matrimonio sempre più formalizzato. Tutto questo è Roma, non i franchi o le province. Roma lotta contro i riti non romani, più complicati, più ricchi, più vicini all’oriente (ambrosiano, gallicano, mozarabico, inglese, ecc.). Semplifica, riduce, per poter controllare.

    Con Lutero si verifica un fenomeno di spartiacque. Fino a lui la protestantizzazione si sviluppò in parallelo allo sviluppo del primato e dell’infallibilità papale, corollario della centralizzazione del potere nelle mani del pontefice, con artifizi dogmatici. L’esagerazione dell’applicazione del Primato venne effettuata in parallelo alla protestantizzazione. Da qui la “cattolicizzazione” formale dell’incipiente protestantizzazione. Lutero ruppe con la Papalità, perciò la protestantizzazione divenne evidente, ufficiale e accelerata. L’esagerazione della “riforma” fu un gesto simmetrico alla passata “papalizzazione" ed ora in rapporto inversamente proporzionale. Infatti, l’esagerazione papalista portò alla rottura luterano-calvinista. Tolta la “Papalità” dalla nuova chiesa, la protestantizzazione non ebbe più limitazioni e conobbe un’accelerazione comparabile solo al Comunismo, nel movimento politico socialista.

    Oggi dopo il Vaticano II la Chiesa ha ripreso in toto il processo di protestantizzazione liberamente, allegramente, senza le inibizioni medioevali attraverso un processo capeggiato dal Centro: il Papa stesso, più dei Papi dal IV-V al XVI esimo secolo è il primo dei protestanti. Si tratta evidentemente di un protestantesimo, che mantiene ancora un caposaldo pienamente cattolico: il Primato e l’infallibilita ̀ papale, usate non più per lottare contro l’Oriente o contro i Protestanti, ma per annichilire il vecchio cattolicesimo.

    RispondiElimina
  12. Ottimo articolo e condivisibile il commento di Marco P. m
    "Theillard de Chardin con il suo Cristo cosmico".. così caro a certi correnti "esoteriche"

    http://www.saluzzo.chiesacattolica.it/gris/chi_siamo/gris_saluzzo/cristo_newage.html

    http://web.tiscali.it/gris.milano/testi/maitreya.html

    "Al momento consta di 349 membri (!) di tutte le principali tradizioni cristiane, in gran parte protestanti, anglicane e ortodosse. La Chiesa cattolica partecipa come "osservatrice", mentre è membro a pieno titolo della commissione "Fede e costituzione".
    http://it.wikipedia.org/wiki/Consiglio_Ecumenico_delle_Chiese

    quindi una certa distinzione almeno negli intendimenti iniziali c'era...

    Non manca comunque nessuna delle Chiese Protestanti: ci sono infatti Anglicani, Luterani, Battisti, Riformati, Mennoniti, Quaccheri, Chiese dei Fratelli, Presbiteriani, Episcopaliani, Metodisti, Valdesi, Chiese Pentecostali..

    Sul protestantesimo (e specialmente di certe correnti dello stesso) ci sarebbe molto da analizzare... ad es,
    - La religione americana
    http://www.identitaeuropea.it/?p=281
    - Errori del pentecostalismo
    http://www.fedeecultura.it/file/pentecostalismo.pdf
    - movimento Pentecostale controllato dalla Chiesa d'Inghilterra
    http://www.movisol.org/milizia.htm

    Di sicuro questo non è il tempo per permettersi ingenuità "ecumeniche", certi dati vanno tenuti, comunque, ben presenti.
    http://www.informarexresistere.fr/2011/01/22/new-age-new-order-lera-dellacquario-e-il-nuovo-ordine-mondiale/

    RispondiElimina
  13. come ha scritto qualcun altro molto emglio di me, ma purtroppo non ricordo chi, quidni non posso citarlo, "siamo al supermarket delal religion": vi si entra ed ognuno, secondo al propria indoel, intelligenza, cultura, può scegliere, PERCHE' TANTO SONO TUTTE UGUALI. SOno una donna, un po' femminista e voglio impeganrmie nelal religione ? divento "pastora";sono una sentimentalona, che ama tanto gli animali e le piante, e la natura ? buddismo o "new age"; sono una radicale arrabbiata, brutta come la morte, che tutti schifano ? m'iscrivo in uan comunità protestante aperta agli LGBT; sono marxista, ma Stalin mi fa orrore ? vado alla S. Egidio... Potrei continuare
    Rosa
    PS: ho usato i termini al femminile, ma gli uomini sono uguali.

    RispondiElimina
  14. «Si può oggettivamente credere che in questa stagione si sia già aperto il Vaticano III. Si respira la stessa aria di riflessione sul rapporto con il mondo, sulla necessità di alcune riforme e di taluni aggiornamenti pur nel rispetto della dottrina tradizionale della Chiesa, di cinquantanni fa. È lo stesso clima. Oggi, con i mezzi che abbiamo, non c’è bisogno forse di convocare 2500 padri conciliari come nel Vaticano II».

    Dixit Ignazio Ingrao di "Panorama", che rilascia un'intervista pubblicata su "Francesco Anno primo" di un certo Barbadillo.

    Lui vorrà la Chiesa povera per i poveri, ma intanto i giornalisti, o forse meglio giornalai, stan facendo i soldi a palate.
    Rosa

    RispondiElimina
  15. Mi complimento con MIC che ha voluto postare il commento di Anacleto, un commento che non tutti accetteranno di buon grado, evidentemente, ma che mostra in modo impietoso che certi "segni" problematici (la tendenza a ridurre tutto) erano presenti ben prima del Concilio Vaticano II e che quest'ultimo non ha fatto che accellerare certi processi introducendo novità in rottura.
    Quando io dico ad alcuni che il problema è ben "prima" del Concilio Vaticano II, intendo qualcosa di molto simile a quanto espresso da Anacleto.
    Una rivoluzione (quella del Vaticano II) non si sarebbe mai innestata se non fosse stato preparato un terreno di coltura che, almeno per certe questioni, ha richiesto secoli.
    La razionalizzazione della teologia (in alcuni secoli divenuta razionalismo) è stata uno degli elementi che ha preparato alla "mancanza di mistero" della liturgia "voluta" dal Concilio Vaticano II, o meglio da un suo certo spirito.
    Se il popolo cattolico non fosse stato abituato a tagli, riformine e riformette, visioni quasi magiche e non mistiche e simboliche dell'evento liturgico, il capovolgimento successivo al vat.II non sarebbe avvenuto. Certo non bisogna dire che tutto il cattolicesimo del passato fosse di tendenza razionalista o di poca profondità, sarebbe un errore! Ma la corrente razionalista, avversa alla tensione mistica, contraria alla simbolica liturgica, contraria alla ricchezza della liturgia, non ha fatto che rafforzarsi nel tempo per poi esplodere recentemente. Nulla nasce dal nulla!
    Ragionare in termini "prima del 1962 tutto era bene, dopo tutto era male" è molto dicotomico e pauperizzante. Di più: è senz'altro almeno una mezza bugia!

    RispondiElimina
  16. Consapevoli delle cause anche remote delle recenti trasformazioni, alla scuola di mons. Gherardini e non solo, non abbiamo mai banalizzato le nostre valutazioni sul prima e dopo il '62.
    Abbiamo tuttavia messo in evidenza come il Vaticano II sia stato il cavallo di Troia per introdurre ambiguità e elementi rivoluzionari, ben identificati, mascherati da "aggiornamento" e col pretesto della "pastorale", applicati con graduale sovversiva efficacia, silenziando inesorabilmente ogni voce di dissenso.
    Oggi la "resistenza" si fa sempre più consapevole, pur nelle difficoltà che appaiono umanamente insormontabili. Ma il Signore provvede e provvederà.

    RispondiElimina
  17. Interessante l'ermeneutica da applicare all'affermazione di Benedetto XVI.
    Peccato che quel principio inclusivista escluda solo la tradizione.
    E' dunque cambiata la verità cristiana?

    RispondiElimina
  18. in realtà Gesù stesso ha dato questo avviso alla mistica M.G. Jahenny (1870 circa) contro la religione mondialista:
    "[...] ne vedo entrare molti in questa religione che farà tremare la terra [...] Vedo entrarvi anche dei vescovi. Li vedo camminare, a testa alta, nel cuore non hanno alcun pensiero per Me e per le altre anime che piangono nella desolazione. Vedendo questi vescovi, molti, molti e al loro seguito tutto il gregge, l’intero gregge, e senza esitazione si precipitano nella dannazione e nell’inferno, il Mio Cuore è ferito a morte come al tempo della Mia Passione...
    Il mio dolore è più grande poiché allora era motivo di salvezza delle anime, di tutte le anime... oggi ne vedo più della metà perdersi... Ne restano così poche che, se ve ne dicessi il numero, il vostri cuori sarebbero inconsolabili [...]

    Questa religione abbraccia tutti... si estenderà ovunque! Diventerà oggetto d’onore per la maggior parte del mio popolo! I bambini non avranno l’onore di assaporare le delizie della Fede della Chiesa. Tutta la gioventù sarà ingannata [...] Perderò, per la terra, molti sacerdoti, i più fedeli moriranno nella Fede – piuttosto che entrare in questa infame religione."

    "La Chiesa resterà vacante per lunghi mesi."
    Pregate, pregate, convertitevi e fate penitenza. Non vi addormentate come i miei discepoli nell’orto degli ulivi, perché Io sono molto vicino. La collera del Padre verso il genere umano è molto grande. Se la preghiera del Rosario e l’offerta del Prezioso Sangue non fossero così gradite al padre, vi sarebbe già sulla terra una miseria senza nome.

    http://profezie3m.altervista.org/ptm_profx_jahenny.htm

    (so già che questo testo sarà censurato, non importa, moltissimi continueranno a chiudere occhi e orecchie di fronte ad avvisi di Nostro Signore, che credo non parli mai per scherzo, visto che tutto si sta avverando. Si tratta di rifiutare o guardare in faccia la realtà, e scegliere di conseguenza dove stare)

    RispondiElimina
  19. Pietro C. avrà anche ragione di dire che la sovversione liturgica aveva un suo lungo retroterra di passaggi graduali, ma senza il cv2 essa non sarebbe esplosa

    RispondiElimina
  20. Qui conversus dixit Petro: "Vade post me, Satana: scandalum est mihi, quia non sapis ea, quae Dei sunt, sed ea, quae hominum".

    E Gesù rivoltosi a Pietro disse: "Lungi da me, Satana: tu mi sei di scandalo, perchè non ragioni secondo Dio, ma secondo gli uomini"

    (Mt XVI, 23)

    RispondiElimina
  21. Sì, anonimo (13 marzo 2014 23:07), credo proprio che è cambiata la verità cristiana o meglio che i chierici di oggi vendano una verità differente da quella eterna.
    Ma anche qui la pauperizzazione è stata progressiva nel tempo, non solo di questi ultimi 50 anni...

    RispondiElimina
  22. Molto interessante i commenti di Anacleto e Pietro C. Il loro punto di vista mi sembra si colleghi al tema della "gnosi spuria" nella Chiesa trattato, per esempio, da Ennio Innocenti e Julio Mienvielle. Oggi, come ieri, si trovano nella Chiesa tanti (tantissimi) che insegnano filosofia e teologia mischiate con gnosticismo che non sempre appare evidente. Mi sembra che il problema viene da lì, ciò che nel Conc. Vat. II ebbe la sua manifestazione.

    RispondiElimina
  23. L'unico ecumenismo, che ha un senso e potrebbe riportare la Chiesa Romana sulla "retta via" è quello nei confronti della Chiesa cattolica ortodossa.
    Per fare questo bisogna togliere ogni pregiudizio e studiare bene la storia della Chiesa e gli avvenimenti nei due secoli a cavallo dell'anno 1000.
    La posizione ortodossa è molto più prudente (fonte:
    http://spazioinwind.libero.it/sanmassimo_decaita/testi/confronti/99%20differenze.html )

    Le aspirazioni ecumeniche cattolico-romane ripropongono regolarmente le soluzioni di unione con l'Oriente che furono tentate con i Concili di Lione (1274) e di Ferrara-Firenze (1438-39). Le formule di questi ultimi (ritenuti Concili Ecumenici dal Cattolicesimo romano) furono vigorosamente respinte dall'ecumene ortodosso, e la loro rivisitazione in chiave contemporanea sembra portare a scontati risultati negativi.
    Il problema con le formule di unione di Lione e Firenze è che queste costituiscono una non-soluzione, dal punto di vista dell'unità di fede. Le loro conclusioni - che entrambe le parti possono mantenere le rispettive differenze dottrinali e rituali in una reciproca legittimazione - sono per l'Ortodossia una rinuncia alla professione di una fede unica.
    Una proposta più interessante per gli ortodossi sembra quella di lavorare per un'unione sulla base del Concilio di Costantinopoli dell'879-880, tenuto sotto il Papa Giovanni VIII e il Patriarca Fozio. Questo concilio, che rovesciò le decisioni del concilio "ignaziano" o "anti-foziano" dell'869 (ritenuto oggi dai cattolici romani l'Ottavo Concilio Ecumenico), resta l'ultimo concilio in cui si testimoniò la comune fede ortodossa dell'Occidente e dell'Oriente. Esso riconobbe Roma e Costantinopoli come supreme nella propria sfera, senza alcuna "giurisdizione romana" su Costantinopoli. Ripudiò unanimemente il "Filioque" e portò alla completa reintegrazione del Fozio nel suo ruolo patriarcale.
    Questo concilio presenta dei problemi agli occhi degli apologeti romani. L'Occidente considerò questo concilio, se non come ecumenico, per lo meno come un sinodo autorevole approvato da Roma. L'Oriente lo vide come ecumenico, poiché vi concorsero tutti i criteri presenti nei concili precedenti: convocazione imperiale e presenza di tutti e cinque i patriarcati maggiori. Gli atti di questo concilio seguono sempre gli atti degli altri Sette nelle collezioni ortodosse di diritto canonico.
    Per due secoli, il concilio dell'869-870 espresse la fede comune di Roma e dell'Oriente. Non fu che con la Riforma gregoriana che le cose cambiarono di nuovo in Occidente. Il concilio "ignaziano" fu riconosciuto come il vero Ottavo Concilio Ecumenico. Nessuna giustificazione fu mai addotta da Roma per spiegare questa soluzione di continuità. Ovviamente, anche le tavole d'argento con il Credo comune (senza Filioque), appese da Leone III a Roma in San Pietro, caddero dalla loro sede, e con loro cadde simbolicamente la fede comune dell'Oriente e dell'Occidente cristiano.
    Purtroppo, l'esito finale del concilio dell'869-870, con il mutamento di riconoscimento dopo due secoli di accettazione, non rassicura troppo l'Oriente sulle pretese romane di stabilità dottrinale.
    ______

    La stabilità dottrinale e, di conseguenza la stabilità della liturgia, che gli occidentali considerano come un difetto, sono quelle che hanno permesso agli ortodossi di superare le più grandi avversità: dalla crisi iconoclasta sotto Leone l'Isaurico al saccheggio di Costantinopoli da parte dei crociati, dalla caduta dell'Impero Romano d'Oriente fino alla tragedia del comunismo.

    RispondiElimina
  24. Credo che Epiphanio abbia colto nel segno. Sarà interessante approfondire appena posso.

    RispondiElimina
  25. Magari l'avete già letto; articolo di Socci su Libero di ieri:

    http://www.antoniosocci.com/2014/03/il-drammatico-bivio-di-bergoglio-vogliono-spingerlo-alla-demolizione-della-chiesa-ma-io-penso/

    Anche sul fronte normalista incomincia ad affiorare qualche dubbio che qualcosa di gravissimo stia accadendo e che tutto non sia così "normale" come si vuol far credere.
    Miles

    RispondiElimina
  26. Al di là della possibile soluzione dei problemi con l'ortodossia, il nodo da sciogliere riguarda il modernismo (ora postmodernismo), incuneatosi nella Chiesa, già serpeggiante in tutte le epoche, ma ora purtroppo signoreggiante ai vertici.

    Cito don Curzio Nitoglia in uno studio che pubblicherò.
    ....
    Dio, tramite la Rivelazione, ha trasmesso all'umanità, fin dal primo uomo, la Verità sui misteri della sua vita intima (cf. Somma Teologica, II-II, q. 2, a. 7). Però la Rivelazione orale primordiale comunicata da Dio ad Adamo fu deformata e falsificata dalla ribellione e dalla malizia dell'uomo. «Purtroppo dalla tradizione orale giudaica (...), sotto l'istigazione dello spirito del male, prese origine una tradizione spuria, quella gnostico cabalistica (...). Si parte da un “dio” indeterminato... contenente in sé i contrari (...male e bene...) che diviene mondo ed uomo. L'uomo, nella concezione gnostico-cabalistica, sarebbe il culmine del processo emanativo dell'universo» (J. Meinvielle, Influsso dello gnosticismo ebraico in ambiente cristiano, Sacra Fraternitas Aurigarum, Roma 1988, p. 14). Per la Tradizione vera (cattolica), l'uomo, con un atto di Fede o di sicuro assenso dell'intelletto all'insegnamento di Dio, può conoscere i misteri che Dio ha voluto rivelare, mentre, per la falsa tradizione gnostico-cabalistica, l'uomo non si conforma e non aderisce alla realtà ma la elabora e mondo e “dio” sono la stessa cosa (il Panteismo).

    Intanto, sul blog, si può consultare questo

    http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2014/02/viva-il-papa.html

    RispondiElimina
  27. Il Modernismo classico (Tyrrel, Loisy, Buonaiuti) è stato condannato da S. Pio X (Enciclica Pascendi, 1907). Il Neo-modernismo o la Nouvelle théologie (Congar, Chenu, de Lubac, Daniélou) è stato condannato da Pio XII (Enciclica Humani generis, 1950), ma sùbito dopo (1959) approvato da Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Infine l’Ultra-modernismo (Rahner, Küng, Schillebeeckx, Martini, Boff, Metz, Gutierrez) oggi con Francesco I cerca di annichilare, mediante il primato della praxis a-theologica, senza alcuna preoccupazione teologica neppure solamente pastorale, le ultime vestigia scampate allo tsunami del pastorale Vaticano II e del post-concilio di Wojtyla e di Ratzinger. Non si deve parlare più teologicamente e poi applicare i princìpi ai casi pratici, ma solo agire in maniera sacramentariamente accogliente verso tutti anche verso chi non vuol credere, né osservare la Legge naturale e divina. Questo è il dramma-Bergoglio!

    Paolo VI ha teorizzato, Giovanni Paolo II ha messo in pratica nell’universo orbe e Francesco I ha portato al parossismo la prassi annichilatrice della teologia dogmatica ed anche pastorale. Si può fare un’analogia (cioè somiglianza/dissomigliante, in cui la dissomiglianza supera la somiglianza) con Marx, Lenin e Stalin riguardo al Socialismo scientifico: teorizzato dal primo, applicato dal secondo e portato alle conclusioni più estreme ed aberranti dal terzo.

    Oltre la filosofia idealista e soggettivista della modernità vi è il nichilismo e il precipitare nell’abisso del nulla ove tutto affonda: «ex nihilo nihil fit»; così dopo il neo-modernismo vi è l’ultra-modernismo che sprofonda nel mare del nulla e nell’a-teologismo. Ora dopo il nulla vi è solo il nulla. Quindi, siccome la Chiesa durerà sino alla fine del mondo, possiamo cominciare a sperar di riveder le stelle.

    Questo modo di sragionare ultra-modernisticamente ha «vinto» la battaglia presente. Il mondo, la scuola, la famiglia, persino gli uomini di Chiesa (col Concilio Vaticano II e il Vaticano III pratico-pratico di Francesco I) hanno respirato a pieni polmoni questa nube tossica chiamata modernità, post-modernità e strutturalismo. Umanamente parlando la lotta è ìmpari. Infatti l’individuo è stato corrotto sin nelle profondità dell’anima passando attraverso i sensi (musica, droga, apatia). Quindi solo Dio potrà tirarci fuori dal «pozzo dell’abisso» (Apoc., IX, 1) in cui siamo stati precipitati e che già Gregorio XVI nell’Enciclica Mirari vos (1832) vedeva in procinto di spalancarsi per l’errore del Liberalismo, dal cui «abisso» sarebbero usciti ogni sorta di orrori, rivoluzioni e depravazioni.

    RispondiElimina
  28. ---segue

    «La dialettica che agita il mondo è tra la Chiesa e la Sinagoga farisaico/talmudica. Cristo vince la Sinagoga. L'èra dei martiri dei primi secoli del cristianesimo, quando la Sinagoga aizzava il mondo pagano perché si avventasse contro i cristiani, è servita ad irrigare la semente cristiana, che vigorosa splende con la Chiesa dei Padri e dei Dottori, tanto al di sopra della Sinagoga ristrettasi oramai alla vita dei ghetti. Ma nell'èra moderna la Sinagoga si vendica di tale emarginazione e la càbala penetra nella cristianità e la secolarizza. Attualmente ci troviamo di fronte a quest’ultimo fenomeno. Con la tattica dell'«amicizia» e del «dialogo giudeo-cristiano», la Sinagoga sembra prevalere sulla Chiesa. Nel tempo, gli uomini (e con essi la Storia) sono mossi e da Dio e da Satana, e da Cristo e dall'Anticristo, e dalla Chiesa e dalla Sinagoga. Quest'intreccio è presente in ogni individuo, sia santo sia peccatore. Ogni atto libero di ciascun uomo in definitiva cerca Cristo o l'Anticristo. Il progressismo vuole che il mondo cammini verso una città felice, verso una terza età di felicità e pace! La teologia della Storia di S. Agostino e di S. Tommaso, invece, ha visto chiaro che, dopo l'Avvento di Cristo, non accadrà altro che possa modificare il corso ordinario degli eventi. Non c'è bisogno di molta sagacia per vedere che da cinque secoli il mondo sta progredendo nel conformarsi alla tradizione cabalistica. Il mondo dell'Anticristo avanza velocemente. Tutto concorre all' unificazione totalitaria e globalizzatrice del «figlio della perdizione». Ecco il successo del progressismo: il cristianesimo si sta secolarizzando o ateizzando. Come si debbano adempiere, in questa «età cabalistica», le promesse dell'aiuto dello Spirito divino alla Chiesa e come si debba verificare il «Portae inferi non praevalebunt» è troppo superiore alla mente umana. La Chiesa iniziò la sua storia come un seme minuscolo che poi diventò albero frondoso; ebbene essa può anche ridurre la sua espansione e restringersi ad una realtà molto modesta. Sappiamo che il «mysterium iniquitatis» è già all'opera; ma non conosciamo i limiti del suo potere. S. Paolo chiama ‘Apostasia universale’ questa defezione della Fede, che coinciderà con la manifestazione dell'«uomo dell'iniquità, del figlio della perdizione». Apostasia universale appare la secolarizzazione o ateizzazione totale della vita pubblica e privata che è in corso nel mondo attuale. L'unica alternativa all'Anticristo sarà Cristo: Cristo lo annullerà «con il soffio della sua bocca» e così compirà l'atto finale di liberazione della Storia. Ma non è promessa la salvezza delle masse. Cristo salverà, invece, la sua Chiesa» (J. Meinvielle, Dalla càbala al progressismo, Roma, SFA, 1989, pagg. 349-353).


    Sembra di essere arrivati al redde rationem! Il mondo moderno e contemporaneo stanno presentando agli uomini di Chiesa, che si erano illusi di poter dialogare con loro, il conto ed è salato, molto salato.

    Delle due l’una: o «gettandoti a terra mi adorerai e ti darò tutti i beni di questo mondo» (Lc., IV, 7) oppure ti metterò in Croce. Ma per il cristiano la Croce (dal latino cruciari, essere tormentato) è la via regale per il Paradiso (Imitazione di Cristo, lib. II, cap. 12). Speriamo e preghiamo che i nostri Pastori, smarriti come gli Apostoli il Giovedì Santo, quando fuggirono tutti «collegialmente» lasciando solo Gesù nelle mani del Sinedrio, possano riscattarsi come S. Pietro che dopo aver rinnegato tre volte Gesù «pianse amaramente» e poi morì crocifisso a testa in giù sul monte Vaticano, ove riposano le sue ossa, il quale è il Gòlgota della Nuova ed Eterna Alleanza.

    RispondiElimina
  29. Ecco perché in tutte le nostre analisi arriviamo a comprendere che in ultima ratio la questione si pone tra chi ancora crede nel peccato originale e quindi nella Redenzione e chi, invece, per effetto della nuova visione di conio gnostico spurio arriva a dire che il Signore è morto solo per una grande solidarietà.

    Ecco perché non si parla più di "espiazione", ecco perché nella liturgia è stata praticamente diluito (con la conseguenza di cancellarlo) il Santo Sacrificio, non più Azione di Cristo ma narrazione-rappresentazione dell'Assemblea col suo presidente non più rivolto verso Dio...

    Ecco da dove nasce l'antropocentrismo conciliare e post, il falso ecumenismo (compresa la confusione delle Alleanze), le religioni tutte sullo stesso piano, il linguaggio fluido e non definitorio, la Verità non più immutabile ma in divenire e dunque la "tradizione vivente" in senso storicista e la nuova ecclesiologia che ha veicolato tutto questo nel post-concilio...

    RispondiElimina
  30. Don Curzio Nitoglia:

    Sappiamo che il “mysterium iniquitatis” è già all'opera; ma non conosciamo i limiti del suo potere. Tuttavia non è difficile ammettere che la “Chiesa della pubblicità” che si fregia del nome cattolico possa essere vinta dal nemico e mutarsi in Chiesa gnostica. È possibile che si abbiano due Chiese: la “Chiesa della pubblicità”, magnificata dalla propaganda (con vescovi, sacerdoti e teologi pubblicizzati...; la “Chiesa del silenzio”... con sacerdoti e vescovi fedeli... sparsi come “pusillus grex” per tutta la terra. (...) Il Signore ha detto: “Quando verrà il Figlio dell'uomo, troverà Egli la Fede sulla terra?”. S. Paolo chiama Apostasia universale questa defezione della Fede, che coinciderà con la manifestazione dell'“uomo dell'iniquità, del figlio della perdizione”.
    Apostasia universale appare la secolarizzazione o ateizzazione totale della vita pubblica e privata che è in corso nel mondo attuale. L'unica alternativa all'Anticristo sarà Cristo: Cristo lo annullerà “con il soffio della sua bocca” e così compirà l'atto finale di liberazione della Storia. ma non è promessa la salvezza delle masse. cristo salverà, invece, la sua chiesa, “pusillus grex”...» (J. Meinvielle, op. cit., pagg. 349 - 353). ([ii]). San Pio X nel “Giuramento anti-modernista” o ‘motu proprio’ Sacrorum Antistitum del 1° settembre 1910 ha definito il modernismo come “setta segreta” (“clandestinum foedus”). Lo stesso carattere di segretezza o nascondimento che caratterizza la càbala, lo ritroviamo nel modernismo classico condannato da S. Pio X nel 1907-1910 e nel neo-modernismo condannato nel 1950 da Po XII.

    RispondiElimina
  31. Ringrazio anche Pietro C., di cui apprezzo molto gli scritti su Traditio Liturgica :)

    RispondiElimina
  32. Ci sono scritti illuminanti di Siri sul modernismo in "Getsemani". Peccato ch'è un testo ormai introvabile. Mentre autori come Amerio, Gherardini, Lanzetta, De Mattei, Gnocchi & Palmaro, Nitoglia, nel suo piccolo e fanalino di coda la sottoscritta, ecc. sono silenziati.

    Bisogna raccoglierne il testimone.

    RispondiElimina
  33. Anacleto,

    è chiaro che sei un eretico, perchè in negando le definizioni dei Concilii Ecumenici che insegnanon con l'autorità infallibile, hai perso la Fede Cattolica...

    l'espressione dogmatiche di Leone e di Ferrara sono perfettamente teologiche e rette, trattate dagli scritti dei Padri e Dottori della Chiesa...


    Romano

    RispondiElimina
  34. (Mic, per favore, pubblica questo commento non quello identico in cui compare per esteso il mio nome e cognome, grazie!)

    Leggo su "La Repubblica" di oggi un articolo di prima pagina (che continua a p. 32) riguardo a Bergoglio: se fallisse fallirebbe la Chiesa!
    L'articolista propugna l'idea che il riformismo bergogliano sia l'unica via per rivitalizzare il Cattolicesimo ma ha dei nemici nella curia stessa. Bergoglio sarebbe fautore di una "spiritualità" in grado di dar vita al Cattolicesimo. Se tutto questo venisse meno verrebbe meno il ruolo del Cattolicesimo in Occidente.
    Mi chiedo: non si rende conto, l'articolista, che Bergoglio è già fallito, proprio perché la sua "spiritualità" non è la spiritualità della Chiesa ma un buonismo che scusa tutto, perfino l'agnostico a patto che sia coerente con la sua coscienza? È questo tipo di "Cristianesimo" che ha fallito prima di iniziare. La Chiesa in quanto tale - ossia in quanto dispensatrice della Grazia - non fallisce essendo sempre efficace. Ma per essere sperimentalmente efficace è necessario che il singolo passi per il pentimento. Ed è qui il punctum dolens: nessuno vuole più pentirsi, neppure Bergoglio pare chiederlo più. Sì questa "Chiesa" ha fallito ma, si badi bene, non è la Chiesa del Nuovo Testamento, voluta da Gesù Cristo. Questo l'articolista e tutti quelli che si mettono alla sua stregua non lo sanno e non vogliono saperlo!!

    RispondiElimina
  35. (Mic, per favore, pubblica questo commento non quello identico in cui compare per esteso il mio nome e cognome, grazie!)

    Leggo su "La Repubblica" di oggi un articolo di prima pagina (che continua a p. 32) riguardo a Bergoglio: se fallisse fallirebbe la Chiesa!
    L'articolista propugna l'idea che il riformismo bergogliano sia l'unica via per rivitalizzare il Cattolicesimo ma ha dei nemici nella curia stessa. Bergoglio sarebbe fautore di una "spiritualità" in grado di dar vita al Cattolicesimo. Se tutto questo venisse meno verrebbe meno il ruolo del Cattolicesimo in Occidente.
    Mi chiedo: non si rende conto, l'articolista, che Bergoglio è già fallito, proprio perché la sua "spiritualità" non è la spiritualità della Chiesa ma un buonismo che scusa tutto, perfino l'agnostico a patto che sia coerente con la sua coscienza? È questo tipo di "Cristianesimo" che ha fallito prima di iniziare. La Chiesa in quanto tale - ossia in quanto dispensatrice della Grazia - non fallisce essendo sempre efficace. Ma per essere sperimentalmente efficace è necessario che il singolo passi per il pentimento. Ed è qui il punctum dolens: nessuno vuole più pentirsi, neppure Bergoglio pare chiederlo più. Sì questa "Chiesa" ha fallito ma, si badi bene, non è la Chiesa del Nuovo Testamento, voluta da Gesù Cristo. Questo l'articolista e tutti quelli che si mettono alla sua stregua non lo sanno e non vogliono saperlo!!

    RispondiElimina
  36. In sintesi, dal web14 marzo, 2014 10:49

    Gli ortodossi, che criticano la presunta mutevolezza occidentale con la contrapposizione autorità-tradizione cadono in un inganno prospettico. Sono i primi ad invocare l' “autorità della tradizione" ma la vera contrapposizione tra l’Occidente d.o.c. e l’Oriente dell’ortodossia è quella tra autorità (loro) e logica (noi). Non che a loro manchi in senso della logica e a noi quello dell’autorità, ma qui stiamo parlando dei tratti caratterizzanti. Qualcuno potrebbe osservare che esiste anche una “logica della tradizione” e che essa è implicita anche nella declinazione orientale del Cristianesimo. E’ vero. Ma nel Cristianesimo orientale è appunto implicita. Noi, in Occidente, l’abbiamo invece esplicitata da secoli. Un nome solo, quello che tra i tanti esemplifica meglio il concetto: Tommaso d’Aquino. Butteranno anche lui dalla finestra gli amici ortodossi? Anche in questo caso, ci avvertano per tempo.

    RispondiElimina
  37. Mic, apprezzo molto la Sua analisi dettagliata.

    L'Anonimo (Romano) delle 10.00 mi definisce "eretico": faccio notare che ho solo riportato la posizione ortodossa.

    Rimango convinto, che la radice di tutti i mali sta nei cambiamenti unilaterali apportati da Roma alla liturgia ed alla teologia sotto l'influsso (e le minacce) dei Franchi, che per gli Orientali furono altrettanto scioccanti, quanto per Mons. Lefèbvre furono quelli del CVII. Risultato: chi rimase fedele alla Tradizione fu scomunicato.

    Per riunire la Chiesa, ciò che vuol dire rappacificare la Liturgia, il Culto, risolvere la vera Inter-comunione eucaristica, il vero Ecumenismo, non sincretista, non formale, non impressionistico, ci vorrebbe sì l'aggiornamento dovuto dell'Oriente agli ultimi Concilî, ma non è possibile questo, senza l'aggiornamento dell'Occidente ai vecchi Concili dimenticati e alla riformulazione della mentalità, più che della Teologia, nello spirito dei primi 7 Concili, senza il vuoto essenziale fra il IV e l'VIII. Implicitamente i Concili dal VIII al Vaticano II si trasfigurerebbero, non nella teoria, bensì nell'impatto, che hanno dato alla realtà.

    Il male, curato alla radice e non solo nei sintomi, sparirebbe e con esso anche il modernismo e tutte le tendenze "protestanteggianti".

    Piccolo pensiero finale: la guerra contro la Russia, ove la Chiesa ha di nuovo il posto che le spetta, pensate sia dovuta solo a motivi geo strategici o economici?

    RispondiElimina
  38. Sì questa "Chiesa" ha fallito ma, si badi bene, non è la Chiesa del Nuovo Testamento, voluta da Gesù Cristo. Questo l'articolista e tutti quelli che si mettono alla sua stregua non lo sanno e non vogliono saperlo!!

    La nostra fiducia è nella Chiesa, non in “questa” Chiesa, che è un concetto estremamente limitativo che purtroppo è arrivata ad escludere la Chiesa “quella”, che è del passato, rinnegandone la Tradizione (nel suo senso proprio, non storicista).
    La nostra fiducia senza limite è nella Chiesa, Sposa di Cristo, nella sua essenza perenne; la stessa fiducia che riserviamo al Papato, come istituzione stabilita da Cristo e nella persona del Papa quando parla e agisce da Pietro e non da Simone e che del resto, in molti casi oggi è criticabile perché non impegna l'infallibilità. In questo caso si tratta di fiducia - estensibile alla Gerarchia - necessariamente vigile e che non esime dalla valutazione di atti e parole non oggetto di magistero infallibile, straordinario o ordinario che sia.
    Il papa attuale ci dà molti, direi troppi "indizi" che ce lo fanno riconoscere fuori dal solco tracciato dai papi della Chiesa perenne.
    E lo fa attraverso ormai evidenti interpretazioni evoluzionistica del dogma, di cui abbiamo anche individuato le radici e le cause prossime e remote.
    E sappiamo quanto invece sia importante riconoscere che non appartiene al dogma una evoluzione sostanziale ed intrinseca (evoluzione oggettiva). E' possibile tuttavia uno sviluppo nella comprensione, nella conoscenza, nell'approfondimento (evoluzione soggettiva), che riguarda i singoli, ma non la Chiesa nella sua essenza.
    Questo "pseudo-magistero liquido", ormai affidato alle interviste e dunque gestito mediaticamente invece che dalle Sedi proprie, oltre che sconcertante è foriero di confusione e quanto mai distruttivo.

    Ma la Chiesa perenne è Una e Santa e viva nel Suo Signore e nelle oasi di fedeltà conosciute e sconosciute che ancora persistono e custodiscono la fedeltà. Esse non possono perire perché dove c'è Lui c'è la Via la Verità la Vita...

    RispondiElimina
  39. In ogni caso, Pietro C., quel che citi di Repubblica forse è anche un discorso strategico, di duplice lettura, come assist o come minaccia, a quello che si presenta e si sta manifestando come il "papa del cambiamento", ma nel senso voluto dal mondo...

    RispondiElimina
  40. Penso che se iniziano le sterili polemiche non ne veniamo affatto fuori!
    Bisogna assolutamente ritenere quanto di positivo Anacleto afferma: aver accentuato la razionalità nella fede (cosa che affascinava nel Medioevo) ha determinato (pur senza volerlo) un razionalismo teologico. Dal razionalismo Tommaso d'Acquino si distanzia, ovviamente, ma i discepoli, si sa, non hanno la grandezza dei maestri e vogliono pure superarli. Morale della favola: la teologia è divenuta "spremitura di meningi", più che esercizio dettato dalla pietà. È questo che in buona sostanza critica il mondo Orientale!
    Nel desiderio di riforme su riforme (di cui Lutero non è stato che uno stadio), aperto dalla razionalizzazione eccessiva del dato di fede, la prima vittima è stata proprio la liturgia!
    Ecco una delle radici della crisi ecclesiale e liturgica dell'Occidente!
    Io credo che rifiutare questo approccio continuando a insistere "prima 1962 tutto bene, dopo tutto male" è segno di ristrettezza mentale e, temo, spirituale!
    Certi mali pesanti iniziano sempre con un semplice e "inoffensivo" raffreddore...

    RispondiElimina
  41. cvII qualcosa è andato sicuramente storto (e influenze rahner etc sono deleterie)ma bisogna tenere presente che la prima missione della Chiesa è portare le anime a Dio e parlare con questo mondo (dopo l'800 e le due guerre mondiali del 900 etc), questo non è cosa semplice. Come portare la voce di Roma cattolica al mondo? Non credo, comunque, che GXXIII, PVI, GPII e BXVI avessero una concezione diversa della Chiesa e di Cristo rispetto ai pontefici precedenti.
    Se ci sarà frattura-scisma sarà con la chiesa precedente che comprende tutto il magistero compreso quello dei Pontefici post concilio... e sarà un tradimento in piena regola, non l'ingenuità di seguire correnti dottrinali sbagliate o dubbie..
    speriamo di non arrivarci.

    RispondiElimina
  42. e sarà un tradimento in piena regola, non l'ingenuità di seguire correnti dottrinali sbagliate o dubbie..

    Il problema è che il tradimento sarebbe solo il punto culminante di una china alla quale i pontefici post-conciliari hanno contribuito, se non altro con la desistenza dal condannare l'errore.

    RispondiElimina
  43. Tutti gli "ismi, sono contro la verità, caro Pietro. Lo stesso "devozionismo che non è devozione....
    Credo che tutte le generazioni devono fare i conti con le degenerazioni della propria epoca.
    Effettivament, nella nostra, sembrano venuti al pettine molti nodi e molte reazioni giustificate si sono trasformate nell'assolutizzazione contraria (avrei molti esempi ma purtroppo non ne ho il tempo).
    Mi limito all'eccesso di giuridismo che porta all'anticonformismo invece che ad una ricerca sapiente e saporosa ma ben orientata che aiuta a maturare e non a incartarsi o irrigidirsi.
    Credo che oltre al razionalismo che riconosco anch'io - o forse ne è conseguenza - c'è la rimozione del padre e dell'autorità, le cui nefaste conseguenze stanno oltrepassando il luvello di guardia.

    RispondiElimina
  44. Quello che lasciamo nell'ombra, dandolo per scontato ma non lo è affatto, è che il teologare occidentale (soprattutto oggi) si è ridotto ad una disquisizione sulle ombre proiettate nella caverna di platoniana memoria.
    Si è perso il contatto vero con la vita divina (e/o semplicemente non vi si crede più). Di conseguenza tutto il deviare del passato (cercare una originalità puramente intellettuale, via via sempre più estrema) oggi si sconta in un colpo solo assieme alla perdita di contatto con la Vita nella grazia.
    Questo è il punto più importante che giustamente viene rimproverato dall'Oriente bizantino. Ed è esattamente per questo che quando nel monte Athos venne un discepolo di Enzo Bianchi (se non lui stesso!) con tanto di corda di preghiera per recitare la preghiera del cuore, un monaco gli disse bruscamente: "A che serve a te quella corda? A nulla! La preghiera non è che una trivella che 'estrae" dal cuore la grazia divina, ma il tuo cuore non ha quella grazia. Che ti serve, dunque?".
    Poste queste critiche monastiche nella spiegazione che ho appena fornito si possono ben capire (anche se non tutti le accetteranno). Altrimenti sembra una "cattiveria" gratuita, cosa che anche per me non è affatto!
    Ben vengano le utili provocazioni. Ma la Chiesa conciliare è fin troppo sicura e sufficiente di se stessa. Non capirà!

    RispondiElimina
  45. Poste queste critiche monastiche nella spiegazione che ho appena fornito si possono ben capire (anche se non tutti le accetteranno). Altrimenti sembra una "cattiveria" gratuita, cosa che anche per me non è affatto!
    Ben vengano le utili provocazioni. Ma la Chiesa conciliare è fin troppo sicura e sufficiente di se stessa. Non capirà!


    Effettivamente non capisce. Credo che la cecità spirituale sia grande.
    - A proposto di Enzo Bianchi, sono andata a propormi nella mia ex facoltà per parlare ai seminaristi del Rito Antiquior (era appena uscito il Summorum). Quando mi hanno chiamata ad una riunione preliminare, c'erano Enzo Bianchi, più un filosofo e uno psichiatra modernisti. Sono loro chiamati a formare i futuri sacerdoti...
    - Abbiamo cercato il dialogo e il confronto, con la chiesa del dialogo, che dialoga con tutti, e veniamo completamente ignorati.
    - Abbiamo cercato di far valere i diritti dei fedeli alla luce di una legge universale come il Summorum: assordante silenzio.
    - Abbiamo scoperto che c'è una motivazione. Il Papa in persona ha detto ai vescovi cechi che si tratta di una moda e come tale "E, per il fatto che è una moda, è una questione cui non dare molto peso".
    - Cercano in tutti i modi di silenziarci.
    - Ci hanno sbattuto in faccia i cancelli della nostra Casa: la Basilica Papale di Santa Maria Maggiore.
    - Cercano di ghettizzarci non potendo bloccarci del tutto, ma non lo permetteremo per quanto ci sarà possibile, promuovendo incontri formativi perché le celebrazioni non possono bastare, come non basta parlare sul web, occorre agire concretamente sul territorio d'intesa con i nostri sacerdoti, perché la nostra Messa e la sua dottrina e teologia devono essere promosse e conosciute, altrimenti saranno a rischio.

    Con l'aiuto del Signore.

    RispondiElimina
  46. Quello che lasciamo nell'ombra, dandolo per scontato ma non lo è affatto, è che il teologare occidentale (soprattutto oggi) si è ridotto ad una disquisizione sulle ombre proiettate nella caverna di platoniana memoria.

    C'è un teologare tradizionale di tutto rispetto: penso a mons. Gherardini, padre Lanzetta, Radaelli, ecc.
    ma sono silenziati in tutti i modi, se non fosse per i convegni e le giornate di studio che si spera di portare avanti... Ma in quelle occasioni purtroppo il confronto, che sarebbe indispensabile, viene a mancare: sono due mondi che non comunicano, perché mancano i presupposti comuni (linguaggio e paradigmi) su cui imbastire ogni possibile autentica comunicazione.
    E lo iato generazionale più passa il tempo più diventa incolmabile.

    Oggi siamo a questo punto, un punto morto, senza riuscire intravedere un situazione umanamente possibile, anche perché la situazione si sta evolvendo con ingravescente rapidità e con spinte sovversive persino inedite.

    RispondiElimina
  47. Si è perso il contatto vero con la vita divina (e/o semplicemente non vi si crede più). Di conseguenza tutto il deviare del passato (cercare una originalità puramente intellettuale, via via sempre più estrema) oggi si sconta in un colpo solo assieme alla perdita di contatto con la Vita nella grazia.

    Se continua questa temperie ora l'approccio, da puramente intellettuale è passato all'eccesso opposto, puramente pragmatico con echi gioachimiti e dunque la ragione messa sempre più in un canto invece di integrarsi coniugando Logos e Amore: l'Amore senza Logos, senza Verità diventa buonismo o umanitarismo che non attinge alla Sorgente.

    RispondiElimina
  48. Quello che non capiscono i preti moderni è che non è in gioco un semplice rito ma la sostanza stessa del Cristianesimo intesa come rapporto con la grazia.
    Quello che semplicemente io non capisco è l'opposizione di un Enzo Bianchi a questo mondo quando, tanto per far un esempio, lo stesso patriarca russo si era complimentato con papa Benedetto per la reintroduzione della liturgia latina antica nel Cattolicesimo.
    Come può un Enzo Bianchi (tanto per fare solo un nome) disprezzare la tradizione latina (pur con i suoi possibili difetti) e amare qualla orientale? Come può farlo dal momento che entrambe provengono dalla stessa fonte? Come può farlo quando un patriarca orientale, al contrario di lui, apprezza le tradizioni antiche latine?
    Sono cose che non capisco e che probabilmente indicano che l'amore per l'Oriente di Enzo è più formale che sostanziale... Non si può dire molto altro!

    RispondiElimina
  49. Come può farlo quando un patriarca orientale, al contrario di lui, apprezza le tradizioni antiche latine?

    Un patriarca orientale apprezza le tradizione antiche latine così come un latino apprezza le ricchezze della liturgia e della spiritualità orientali perché chi conosce l'aria delle Altezze è capace di respirare con tutti e due i polmoni.

    RispondiElimina
  50. Oh certo Mic, ma dunque non si può che non tirare le debite conclusioni: chi disprezza le tradizioni antiche latine (di cui la "messa tridentina" a suo modo è latrice) e dice di amare le tradizioni orientali, quanto de facto ha capito delle orientali? Non si corre il rischio di essere dei semplici "specchietti per le allodole", come potrebbe essere il caso per Bose? Non sono domande ingenue! Allora in che direzione potrebbe mai spingere un movimento come Bose? Non ho molti dubbi: verso il protestantesimo (mascherato da ortodossia)!

    RispondiElimina
  51. Ti confesso, Pietro, che è la stessa domanda che mi sono fatta io, nel leggere l’intervento tenuto dall’allora Cardinale Joseph Ratzinger, durante una Conferenza svoltasi presso l’Abbazia benedettina di “Notre Dame de Fontgombault”, in Francia (22-24 luglio 2001).

    Il testo è denso e va soppesato bene, per cogliere, nell'andamento ellittico e complesso, sottile e sapiente, del pensiero di Ratzinger, le 'aperture' che lui va ad estrarre col bisturi e ad inserire in un nuovo mosaico, per coglierne il succo e le conseguenze.

    Ci sto studiando su, perché c'è molto da imparare a da decifrare.
    Lo puoi leggere qui per intero

    http://www.internetica.it/neocatecumenali/Ratzinger-liturgia.htm

    Ti trascrivo ciò che mi ha davvero stupita e colpita :

    Trento non si ingannò, si appoggiò sul solido fondamento della Tradizione della Chiesa. Rimane un criterio affidabile. Ma noi possiamo e dobbiamo comprenderlo in un modo più profondo, attingendo alle ricchezze della testimonianza biblica e della fede della Chiesa di tutti i tempi. Vi sono autentici segni di speranza di questa comprensione rinnovata e approfondita di Trento possa, in particolare tramite la mediazione delle Chiese di Oriente, essere resa accessibile ai cristiani protestanti.

    Mi ha molto colpito proprio quel riferimento ai riti Orientali e soprattutto la fissa dell'accesibilità per i protestanti...
    Ma col nostro Rito Latino - che lui stesso ha detto non abrogato ma che non ha più celebrato almeno da Papa - non è che abbiamo abbandonato proprio tutto quello che c'era da imparare e da vivere? Abbiamo però abbandonato quello che ci separava dai protestanti: il Sacrificio espiatorio, Azione del Signore, senza il quale noln c'è risurrezione.

    Bontà sua che Trento rimane un criterio affidabile. Ma quell'andare ancora alla ricerca nella testimonianza biblica e nei riti orientali, e poi questa fissa dell'accessibilità ai protestanti. Ma chi viene prima il Signore o l'unità fatta dagli uomini e non da lui?

    E il "nuovo movimento liturgico" è portatore di queste cose, oltre che dell'antropocentrismo tuttora imperante!

    RispondiElimina
  52. In più, Pietro, non escludo che lo sviluppo organico della liturgia possa prevedere ulteriore comprensione e approfondimenti, ma un vero "sviluppo organico", l'unico possibile, non può abbandonarne il nucleo centrale. E, non dimentichiamo che può nascere solo da una fede viva. Chi ne è davvero portatore, oggi?

    Ci sono molti approfondimenti e considerazioni da fare sul discorso "espiatorio", desumibili anche da altri testi ratzingeriani e con altre sottolineature. Perché non è possibile che solo perché esso non è più compreso non sia più valido. A meno che non si appartenga a quelle correnti spurie che non ammettono il peccato originale.

    RispondiElimina
  53. Mi rendo conto, Mic, che il discorso va per le lunghe poiché è di suo pieno di variabili e gravido di conseguenze.
    Tuttavia il discorso che sto facendo nel blog "traditio liturgica", cerca di essere chiaro: il fondamento della liturgia cristiana è la tradizione. Tradizione da cosa e da chi? Tradizione dalla Rivelazione e dai santi che l'hanno ricevuta. Solo una persona santificata (come giustamente dice l'Oriente) è in grado di comprendere in profondità i segni simbolici della liturgia, poiché non li comprende tanto con la mente quanto con il cuore, profondità dello spirito umano.
    Questo insistere troppo sul “fides et ratio” può essere pericoloso poiché la fides presuppone in effetti tutto un universo che supera e di molto la ratio!
    Per questo nella liturgia non è la “ratio” ad essere il cardine ma il “pneuma”!

    Ed è pure per questo che il termine "riformatore liturgico" non esiste in Oriente poiché sia la liturgia sia la Chiesa non possono riformarsi avendo fondamenta date loro dal Signore che sono intangibili.

    Ma nel corso del tempo gli adattamenti liturgici (si pensi al passaggio dalla anafora di san Basilio a quella del Crisostomo) si sono mossi sempre non toccando il mondo simbolico della liturgia. Un santo comprende che il simbolo è una finestra per l'infinito perché vi si è specchiato e ha intravvisto qualcosa della gloria divina.

    Un uomo laureato in liturgia che pasticcia con i testi, no!
    Quello che mancano oggi sono proprio gli uomini di Dio. E' con gli uomini di Dio che si "risale alla fonte" e si comprende perché i riti latini e quelli orientali hanno un padre comune: l'esperienza di grazia nello Spirito. Un uomo di Dio non disprezzerà mai le antiche tradizioni latine e tanto meno quelle greche!

    Ogni adattamento e tattica dettata dal cervello (= “Ci avviciniamo ai protestanti per la mediazione degli Ortodossi”) è quanto meno ridicolo e disprezza (senza rendersi conto) il dono dello Spirito che è la tradizione.

    A quel punto, lo Spirito svanisce dalle liturgie occidentali come sta di fatto avvenendo, e con esso l'apertura all'infinito e alla grazia. La conseguenza è ovvia con la trasformazione della liturgia occidentale in circo e i preti in clowns.

    RispondiElimina
  54. Mic, se mi è concesso esprimere un parere da inesperto e pure ignorante ché non ho seguito i tuoi studi, ma in compenso ho letto un mare di libri di vari teologi, Ratzinger in primis che è quello più accessibile, dopo Guardini, gli altri sono un po' difficilotti per chi non ha una cultura religiosa al di sopra della media, ho letto il pezzo da cui hai estratto il concetto, ora ti dico e chiedo scusa per la pochezza del ragionamento, l'idea che mi sono fatto io leggendo e rileggendo e meditando, Ratzinger è da prima del vat2 che aveva un'idea della cc che secondo lui avrebbe cessato di esistere annientandosi da sola, sarebbe diventata ininfluente, avrebbe abbandonato chiese e palazzi, apparati e paramenti, per riunirsi in piccoli gruppi di fedeli 'creativi' che magari in incognito, perché perseguitati, avrebbero creato delle piccolissime cellule dove si sarebbe conservato il nocciolo della Chiesa, come i primi gruppi di cristiani agli inizi, (spero in cuor mio senza subire lo stesso genere di persecuzioni), sono cose che lui scriveva alla metà degli anni '50 e che poi ha sviluppato nel corso del tempo; in me comincia a farsi strada l'idea che lui sapesse o prevedesse in qualche modo che il tempo è giunto, troppi indizi ha lasciato nel suo pontificato, L'Aquila, gli accenni a Leone XIII, quelli di Fatima e qualcosa anche nel discorso ad Erfurt, dopo quello splendido ed epocale al Bundestag, bisogna leggere e rileggere fra le righe perché Ratzinger è sì chiaro e comprensibile, ma pieno, anzi ricchissimo di sfumature difficili da cogliere ad una prima lettura. Per quel che concerne bianchi che gira per seminari come una trottola, parla solo e sempre lui, senza contraddittori, monologhi sul nulla religioso sincretista e nulla più .Mi scuso per il lungo, grazie per l'attenzione. Lupus et Agnus.

    RispondiElimina
  55. Pietro,
    sono perfettamente d'accordo.
    Quando parlo di "sviluppo" organico intendo quel processo che nel corso dei secoli ha reso il Messale Gregoriano-Tridentino quello che è.

    Uso consapevolmente il termine "riforma" per riferirmi al rito riformato di Paolo VI, con tutto ciò che significa...

    Sono convinta che a monte ci sia stata una crisi nella comprensione del Rito che è una crisi di fede (dovuta anche all'eccesso di razionalismo di cui hai parlato, ma non solo).
    Ho scritto altrove che la tanto decantata actuosa participatio non è un'invenzione del concilio e non è soltanto un "fare"... ed è solo la "veste nuziale", cioè la fede viva che la rende possibile.
    Per questo, non era necessario cambiare il rito, per renderlo accessibile (!?) con la pretesa di rendere accessibile il mistero! Era ed è però sempre necessario formare (iniziare bisognerebbe dir meglio) sacerdoti e fedeli. Ed è la ricoperta e trasmissione necessaria ad ogni generazione di credenti.
    Noi abbiamo ricevuto un testimone inestimabile: è questo che dobbiamo non tenere per noi nella speranza che ci sia chi lo raccoglie...

    Hai ragione c'è molto da dire (da custodire, da fare e da pregare).
    Verrà fuori strada facendo con l'aiuto del Signore.

    Mi spiace che vado di corsa e non posso dir altro come vorrei.
    Ma ti sento in sintonia e condivido molte delle cose che dici.

    RispondiElimina
  56. Lupus, ricordo il discorso delle "piccole comunitá creative". E il richiamo al monachesimo (a Les Bernardins) che ha salvato l'occidente dalla barbarie innestando la civiltà attraverso la ricerca di Dio: trovando e vivendo in Dio i monaci costruivano l'uomo e l'umano (quello autentico in Cristo) e, nel prendersi cura dell'ambiente e trasformandolo imparavano e tessevano un tessuto prezioso di conoscenze e realizzazioni intrise di Bellezza. Dobbiamo sempre a loro se gli autori classici non sono stati dimenticati e hanno continuato ad alimentare il pensiero.
    Chi saranno gli amanuensi, i monaci del nostro tempo?

    RispondiElimina
  57. È vero che molte delle sfumature di Ratzinger si colgono solo alle letture successive...

    RispondiElimina
  58. Scrisse Mic il 14.3.alle 23:51:
    C'è un teologare tradizionale di tutto rispetto: penso a mons. Gherardini, padre Lanzetta, Radaelli, ecc., ma sono silenziati in tutti i modi, se non fosse per i convegni e le giornate di studio che si spera di portar avanti.
    Beh, proprio non del tutto silenziati. Sarà l'eccezione che conferma la regola, ma il 20 marzo p.v. vi sarà a Mestre alle 17:30 presso il Centro Rosa Settembrini, Via Carducci 32, un incontro della serie 'L'editoria culturale in Veneto', promosso dalla Regione Veneto. Chi è in zona è cordialmente invitato; nella prima parte Paolo Nardi presenterà alcuni romanzi di Hugh Benson da lui curati, nella seconda io parlerò di 'Tu, il mio piccolo Io. Dina Bélanger e il suo carisma. Una ricostruzione storica', di mons. Brunero Gherardini.
    E ben vengano i convegni e le giornate di studio; quello non è mai lavoro perduto.

    RispondiElimina
  59. Più che amanuensi penso che con l'aria che tira dovremo fare come in Fahrenheit 451, sceglierci un libro ed impararlo a memoria, perché la dittatura avanza spietata, visto in Turchia, in Cina ed altri paesi oscurano internet e i controlli sono sempre più stretti.....volevo aggiungere che ascoltando di striscio radiomaria senza fare in tempo a cambiare frequenza, ho sentito le parole del direttorio pardon direttore che ha usato parole non proprio misericordiose e franceschiane nei confronti di determinate persone....che livello di bassezza e di sconfortante cortigianeria, ne sono profondamente disgustato e sì che il 13 credevo di averlo scampato. Lupus et Agnus.

    RispondiElimina
  60. Per Luciana Cuppo.
    Se ci fa avere maggiori dettagli, possiamo pubblicare la notizia per dare maggiore visibilità all'evento.

    RispondiElimina
  61. @mic: "Chi saranno [...] i monaci del nostro tempo?"


    A tal proposito mi pare interessante che cosa ne pensa ad esempio Daniela Bovolenta. Nel mio infinitesimale piccolo anche io ho più di qualche idea al riguardo, simile alla sua e qua e là la stiamo da anni già mettendo in pratica con mia moglie, in un certo senso, anche se desidereremmo vedere "più cuore" e sentirci tutti più comunità vera in Cristo, ma credo che qualcosa possa accadere di tutto questo:


    3) che cosa ha a che fare la spiritualità monastica con la famiglia?

    “La spiritualità benedettina ha plasmato l’Europa dopo il difficile momento della dissoluzione dell’Impero Romano: non l’ha fatto tramite un programma di “rinascita civile”, come si direbbe oggi, ma mettendo Dio al primo posto. Dalla ricerca di Dio, nasce la separazione dal mondo della vita monastica, l’organizzazione in comunità oranti, il lavoro non solo come fonte di sussistenza, ma come strumento di santificazione, lo studio, la liturgia. I MONASTERI erano e rimangono isole di civiltà, di delicatezza spirituale, di esercizio di obbedienza e umiltà personale, di attenzione a ogni membro della comunità. Mi sembra chiaro che QUESTI VALORI POSSONO ESSERE UTILMENTE TRASFERITI IN QUELLA PICCOLA COMUNITA’ CHE E’ LA FAMIGLIA, IN QUANTO “CHIESA DOMESTICA”.

    http://famigliefelici.blogspot.it/2012/01/intervista-daniela-bovolenta.html


    Da un suo articolo "IL SEME DEL FUTURO"
    “[…]Nel suo libro Il monachesimo interiorizzato, Pavel Evdokimov ripercorre in modo interessante la storia del monachesimo, che parte dall’aspirazione all’unione con Dio di alcuni individui per sfociare nella fioritura di vocazioni monastiche nel deserto egiziano, i padri del deserto, prima, e nella nascita del primo monachesimo cenobitico, in seguito, grazie soprattutto alle regole di san Pacomio e san Basilio. Evdokimov, però, indica una terza fase del monachesimo, per quanto presente in nuce sin dai suoi inizi: il monachesimo interiorizzato, UN MONACHESIMO DEL CUORE DIFFUSO TRA I LAICI, in cui non è l’abito monastico a salvare, ma l’atteggiamento di costante unione a Dio. NE PARLA COME DI UN MONACHESIMO DELLE FAMIGLIE. Lo stesso, a suo modo, che sta cercando di proporre don Massimo Lapponi, autore di San Benedetto e la vita familiare. Una lettura originale della regola benedettina.”

    http://costanzamiriano.com/2013/12/05/il-seme-del-futuro/

    RispondiElimina
  62. @Lupus et Agnus,
    anche a me avevano molto colpito quelle "profetiche" espressioni ratzingeriane e riporterei, sempre se mi è permesso, qualcosa tratto appunto da un suo libro del '70 e poi ripubblicato. Mi sembrano importanti le affermazioni che ho messo in maiuscolo, perchè anche io mi sto facendo e mi sono fatto alcune idee in proposito, insieme a mia moglie, e sono felice di vedere che in parte collimano con quanto scriveva l'allora cardinale. Nessuno sa come andrà a finire, come il Signore vorrà disporre, ma è bene tener conto di queste parole..poi, chi vivrà, vedrà, è chiaro. A noi sta non farci trovare addormentati quando sarà l'eventuale momento.


    JOSEPH RATZINGER:

    “[Questa Chiesa]Oltre che perdere degli aderenti numericamente, perderà anche molti dei suoi privilegi nella società.

    Come PICCOLA COMUNITA' solleciterà molto più fortemente l'iniziativa dei suoi singoli membri. Certamente essa conoscerà anche NUOVE FORME DI MINISTERO e ORDINERA’ SACERDOTI DEI CRISTIANI PROVATI, CHE ESERCITANO UNA PROFESSIONE: in molte delle comunità più piccole e in gruppi sociali omogenei LA CURA D’ANIME SARA’ NORMALMENTE ESERCITATA IN QUESTO MODO. Ma accanto a queste forme sarà indispensabile la figura principale del prete, che esercita il ministero come lo ha fatto finora.

    Ma io sono anche certissimo di ciò che rimarrà alla fine: non la chiesa del culto politico, ma la chiesa della fede.
    Certo essa non sarà mai più la forza dominante della società, nella misura in cui lo era fino a poco tempo fa. Ma la chiesa conoscerà una nuova fioritura e apparirà agli uomini come la patria, che ad essi dà vita e speranza oltre la morte»

    (Fede e futuro (1970), Queriniana 2005)

    RispondiElimina
  63. 1 sola fede, il futuro è nelle mani di Dio, sta a noi stare svegli (per me non è un problema, soffro d'insonnia!)e non farci abbindolare dai falsi profeti...un'ultima cosa forse un'inezia, un particolare che mi ha colpito, il fotografo del celeberrimo fulmine sul cupolone ha dichiarato di avere atteso per 3/4 d'ora prima che si manifestasse, cioè alle 20 spaccate dell'infausto giorno.....forse qualcosa in più di una coincidenza. Lupus et Agnus.

    RispondiElimina
  64. 1 sola fede, grazie ai tuoi commenti 15 marzo
    16:53 e 17:15

    credo le stesse cose....:)

    RispondiElimina
  65. Grazie per l'ospitalità ed ecco ulteriori dettagli:

    L'incontro 'Santi e briganti. I libri di Hugh Benson e la biografia di Dina Bélanger', proposto dal Centre Leonard Boyle nel quadro della serie 'L'editoria culturale in Veneto' promossa dalla Regione Veneto, Assessorato alla Cultura, avrà luogo il 20 marzo.v. alle 17:30 presso il Centro Regionale di Cultura Veneta Paola di Rosa Settembrini, Via Carducci 32, Mestre-Venezia.
    Paolo Nardi, curatore di tre romanzi di Hugh Benson, presenterà queste opere di narrativa storica ambientate nell'Inghilterra di Elisabetta I e straordinariamente attuali, specie per i giovani. Per saperne di più: http://speloncalibro.blogspot.it.
    Luciana Cuppo presenterà 'Tu, il mio piccolo Io', biografia di Dina Bélanger, la giovane pianista canadese che, fattasi suora, ebbe straordinarie esperienze mistiche raccolte in un diario scritto per obbedienza ai superiori. Il libro di Brunero Gherardini risponde alla curiosità di quanti, sempre più numerosi, si interessano a manifestazioni del soprannaturale, che vengono qui sottoposte ad una rigorosa critica storica e teologica. Per saperne di più: http://www.centreleonardboyle.com/PiccoloIo.html.
    Grazie e se occorre altro, sono qui.

    RispondiElimina
  66. @Lupus et Agnus, @Josh...

    senz'altro il futuro è nelle mani di Dio, ma io penso che alcune indicazioni, visti i segni che questi tempi così cattivi ci stanno dando, siano realmente profetiche...non lo so, ho questo sentire nel cuore, e vedo che anche tu Josh pensi questo...chissà che il Signore in tempi magari non proprio biblici molti di noi non li faccia stare anche "fisicamente" vicini, che magari abbia stabilito di radunarci, che so, proprio a partire da alcuni luoghi, in particolare per costituire nuclei di ricostruzione comunitaria ad esempio (e non a caso) proprio nella città dove san Pietro e san Paolo dettero la loro testimonianza di martirio, dove si trovano sepolti i primi martiri, le prime famiglie martirizzate...

    Insomma, penso molte cose, alcune delle quali è chiaro che me le tengo per il momento per me, ma non sottovalutiamo mai l'azione dello Spirito Santo, che soffia soffia suggerisce raduna e crea...per questo Lupus ti dicevo di non farci trovare addormentati...

    RispondiElimina
  67. "nuclei di ricostruzione comunitaria"

    cfr.
    Isaia 58,12

    "La tua gente riedificherà le antiche rovine,
    ricostruirai le fondamenta di epoche lontane.
    Ti chiameranno riparatore di brecce,
    restauratore di case in rovina per abitarvi."

    sul "dove" non so....prima, certo, a partire dai propri ambiti quotidiani come sempre....poi ci dirà.

    Una sola fede "non sottovalutiamo mai l'azione dello Spirito Santo, che soffia soffia suggerisce raduna e crea..."

    d'accordo al 100% :)

    RispondiElimina
  68. @Josh, che dirti..oggi ci intrecciamo coi "quote"...evidentemente la sintonia è qualcosa che stabilisce lo Spirito Santo e il filo non lo tessiamo certo noi quaggiù...

    Citi un passo a me carissimo, per i motivi che immagini, ma ti devo dire che ultimamente mi "ritrovo" spesso a leggere i libri di Esdra, Neemia, Zaccaria, Aggeo con le parole e le gesta dei relativi protagonisti, inclusi ovviamente Zorobabele e Giosuè (ovviamente il Giosuè del libro di Zaccaria)....

    con quelle parole-chiave che li tengono uniti strettamente:

    RICOSTRUZIONE

    RESTAURAZIONE

    ...chissà perchè... ;)

    RispondiElimina

I commenti vengono pubblicati solo dopo l'approvazione di uno dei moderatori del blog.