Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 9 agosto 2014

In guardia dalle assolutizzazioni che danneggiano le anime.

Già pubblicato, ma da riproporre: Repetita iuvant per tutti, lettori abituali e chi si affacciasse ora. 
Il testo integrale, di Don Curzio Nitoglia, può esser letto qui.

Il Neo-Donatismo

Una sorta di “Neo Montanismo Donatismo” sta nascendo ai giorni nostri, riguardo ad una questione disputata tra “Neo e Vetero Tradizionalisti” quanto al problema dell’assistenza alla Messa tradizionale. Infatti vi sono coloro che, come in Corinto, ai tempi di san Paolo (I Cor., I, 12), alcuni cristiani dicevano: “io sono di Cefa, io di Apollo ed io di Paolo”, così ora dicono: “io vado alla Messa di don Cajo, io di don Tizio ed io di don Petronio”, oppure: “io vado alla Messa di tale Istituto, io a quella di tal altro ed io di un altro ancora”.

Ma San Paolo corresse già un errore simile a questo (attorno al 55) scrivendo: “pertanto vi esorto a pensare tutti allo stesso modo, perché non vi siano in mezzo a voi scissioni” (I, 10). Anzi l’Apostolo di fronte ai partiti creatisi a Corinto (I, 12) affermò sdegnato: “ ed io sono di Cristo! Cristo è stato forse diviso? Forse Paolo è stato crocifisso per voi? O siete stati battezzati nel nome di Paolo?” (I, 12-13).

SAN TOMMASO D’AQUINO nel Commento alla Prima Lettera ai Corinzi (cap. 1, lez. II, n. 24, 25, 28, 29 e 34) scrive: «(n. 24) Il motivo della contesa riguarda il fatto che ciascun fedele si denomina non da Cristo che ha istituito il Battesimo, ma dal Ministro dal quale è stato battezzato (Paolo, Apollo, Cefa) […]. (n. 25) Essi dicono così perché credono che dal miglior Ministro sia conferito il miglior Battesimo, come se i meriti del Ministro operino efficacemente sui battezzati. […]. (n. 28) Quando San Paolo dice: “ed io sono di Cristo” solamente costui dice bene, perché solo la virtù di Cristo opera nel Battesimo di Cristo (Gv., I, 33). Ecco perché solo i battezzati nel Sacramento istituito da Cristo sono chiamati Cristiani, invece coloro che son battezzati da Paolo non son detti “Paolini”. […]. (n. 29) Non è il Ministro che dà l’efficacia al Battesimo, ma si è battezzati in Cristo. Voi dividete Cristo poiché credete che sia migliore il Battesimo che viene conferito dal miglior Ministro. Invece è Cristo che conferisce l’efficacia al Battesimo ed è il Ministro principale del Sacramento, mentre il Sacerdote è il Ministro secondario. Così facendo dividete la potenza o l’efficacia di Cristo dall’effetto del Battesimo, secondo la differenza dei Ministri. Mentre l’efficacia del Battesimo non dipende dai meriti del Ministro secondario, ma solo dall’efficacia oggettiva conferitagli dalla divina Istituzione. […]. (n. 34) Perciò chi attribuisce la Grazia al Ministro secondario divide Cristo in tante persone quanti sono i Ministri secondari». Il problema, sollevato attualmente, dell’assistenza alla Messa tradizionale celebrata da tale o tal’altro Ministro, da questo o da quell’Istituto è analogo (“simile e dissimile”), non identico alla questione montanista/donatista dei Sacramenti conferiti dai Ministri buoni o cattivi moralmente (qui c’è una dissomiglianza tra i due problemi).

Mentre nella questione disputata attualmente tra “Neo e Vetero Tradizionalisti” si tratta di Ministri certi o incerti dottrinalmente (e qui c’è una certa somiglianza tra i due problemi soprattutto quanto al giudicare – come aventi Autorità – chi ha la pienezza della dottrina cattolica e quanto all’obbligare quale Rito debba essere seguito.

Infatti non è il Ministro o l’Istituto al quale appartiene il Ministro, che conferisce efficacia al Sacrificio della Messa o ai Sacramenti in genere, ma la divina Istituzione che rende il Rito oggettivamente confezionato soprannaturalmente efficace o conferente la Grazia santificante (qui c’è la somiglianza, non l’identità, tra i due problemi).

Quanto alla dottrina dogmatica solo il giudizio canonico e giuridico della Gerarchia sulla eterodossia grave del Ministro o del suo Istituto può stabilire quale Ministro o Istituto debba essere “evitando”. Non è il singolo sacerdote o un singolo Ordine che può portare una tale decisione vincolante. Al massimo si può consigliare o sconsigliare, facendo attenzione a non commettere un abuso di autorità, cadendo nel soggettivismo democraticista, secondo cui l’Autorità viene al singolo individuo dal basso.

Inoltre bisogna fare attenzione a non privare i fedeli della Messa tradizionale là ove ve ne è solo una dei due schieramenti (solo “vetero” o solo “neo Tradizionalisti”). Siamo Sacerdoti e non negozianti: se Cajo va a fare le compere al negozio di Cesare arreca danno al negozio di Tizio; invece se Sempronio va a Messa da don Antonio non arreca danno a don Petronio. Perciò il negoziante Tizio può desiderare che si vada a far spesa da lui e non da Cesare, ma don Petronio non ha nulla da perdere se un fedele si salva l’anima andando a Messa da don Antonio. Così i Domenicani non si turbano più di tanto se un fedele va a Messa dai Gesuiti, pur seguendo una scuola teologica assi diversa dalla loro.

In tempi catastrofici come questi (dal punto di vista dogmatico, morale, politico ed economico), bisogna fare il possibile per aiutare i fedeli ad avere i Sacramenti ed il Rito tradizionale, per vivere in grazia di Dio e salvarsi l’anima, e non impedire loro di frequentarli. È facile per il Sacerdote tradizionalista dire: “fate così o colà, andate qui e non là”, perché lui ha la Messa tradizionale quotidianamente assicurata. Ma quanto ad un fedele che vive in una metropoli, in cui vi è una sola Messa tradizionale celebrata da un solo Istituto, sarebbe gravemente imprudente proibirgli di frequentarlo, poiché si ritiene, soggettivisticamente e dal basso, che l’unico Istituto totalmente buono sia il nostro.

Attualmente, grosso modo, ci sono tre partiti: 1°) i “Neo-Tradizionalisti” che, rivendicando la piena regolarità del loro stato canonico, dicono: “si può assistere solo alla Messa celebrata in piena comunione con il Vescovo del luogo”. Ma, in questo caso, sorge – praticamente e conseguentemente – il problema dogmatico dell’accettazione della continuità del Concilio Vaticano II con la Tradizione apostolica ed il Magistero tradizionale e costante della Chiesa ed inoltre  il problema della piena ortodossia del Novus Ordo Missae.  Però tali problemi dogmatici (la cui soluzione positiva o accettazione è richiesta dai Vescovi e dall’attuale Pontefice per concedere ed ottenere l’incardinazione) sono superiori e più importanti di quello canonico (che pur ha il suo peso e non va disprezzato) della piena comunione con il Vescovo del luogo (“sine Episcopo nihil faciatis”, diceva SANT’IGNAZIO D’ANTIOCHIA, Philadeph., VII, 1) Infatti, se per essere in accordo con il Vescovo, debbo favorire l’errore nella Fede, allora “bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli Uomini” (Atti, V, 29).

Poi ci sono 2°) i “Vetero-Tradizionalisti” che, rivendicando la “primogenitura” dottrinale sulla critica alla Nuova Messa ed al Concilio Vaticano II, dicono: “solo il tale Istituto, che sin dall’inizio ha denunciato le novità del Concilio Vaticano II, possiede la pienezza della dottrina cattolica. Quindi si deve andare solo alla Messa celebrata dai suoi Ministri”. Ora, come recita il proverbio, «ogni Sacerdote nell’omelia può dire almeno tre “eresie” materiali». Inoltre ogni Ordine o Istituto ha i suoi lati d’ombra o sfumature dottrinali. Per esempio i Domenicani, i Francescani e i Gesuiti seguono tre dottrine teologiche assai diverse tra di loro (Tomismo, Scotismo, Suarezismo). Ma sarebbe un abuso di potere, oltre che una mancanza di buon senso, se i Gesuiti (o i Domenicani o i Francescani) dicessero: “si può andare solo alla Messa celebrata dalla ‘Compagnia di Gesù’ (o dall’ ‘Ordine dei Predicatori’ o dai ‘Frati Minori’)”.

Solo la Chiesa gerarchica può emettere una sentenza che vieti l’assistenza alla Messa celebrata da un Ministro o da un Ordine religioso (perché oggettivamente e gravemente eterodossi. Non dimentichiamo mai che l’ultimo giudizio vincolante spetta alla ‘Prima Sede’, la quale per volontà di Cristo si trova in Roma e specificatamente sul Colle Vaticano dove venne martirizzato e sepolto San Pietro sul quale soltanto poggia la Chiesa (volenti o nolenti, piacenti o spiacenti), alla quale sola è stata promessa l’indefettibilità, la perennità sino alla fine del mondo, l’infallibilità a certe determinate condizioni. Nessun Istituto può arrogarsi tali prerogative, neppure nella situazione di crisi nella Chiesa a partire dal Concilio Vaticano II. Se lo facesse si trasformerebbe in una setta prendendo la parte (l’Istituto) per il tutto (la Chiesa).

La confusione dottrinale nella quale si naviga oggi non ha risparmiato nessuno e non si può veder chiaro a mezzanotte; umanamente parlando non si vede nessun “Francesco che ripari la Chiesa di Cristo”. Il Pastore è stato colpito ed il gregge è stato disperso. Nessun Istituto o Ordine può presumere di possedere la piena ed integra Verità dogmatica, morale e liturgica a scapito di tutti gli altri, che ne sarebbero totalmente o abbondantemente privi. Purtroppo anche nel Vertice della Chiesa si è “infiltrato il fumo di Satana”, come ha riconosciuto lo stesso Paolo VI. Quindi non ci si deve meravigliare dei nei di questo o quell’Istituto “vetero” o “neo-Tradizionale”. Non facciamo come il fariseo che salì a pregare al Tempio assieme al pubblicano ed iniziò a condannare tutti tranne se stesso, ma fu disapprovato da Dio. (Lc., XVIII, 9-14).

Qualcuno, infine, 3°) solleva il problema della validità della consacrazione nel Novus Ordo Missae. Ma tale problema non sussiste, poiché la sostanza della forma del Sacramento è rimasta e quindi se il Ministro, che celebra la Messa tradizionale, prende le ostie consacrate nel rito del Novus Ordo Missae per distribuire la Comunione ai fedeli, prende delle particole validamente consacrate, che hanno subìto quanto alla forma della Consacrazione una mutazione integrante, ma non essenziale.

Certamente il nuovo Rito della Messa – oggettivamente -  favorisce l’errore e l’eresia, ma non invalida in sé la presenza reale di Gesù nell’Ostia consacrata (cfr. S. TOMMASO D’AQUINO, S. Th., III, q. 78, a. 3. Sempre seguendo questa “terza pista” si arriva a considerare invalide le nuove Ordinazioni sacerdotali, le nuove Consacrazioni episcopali, i nuovi Sacramenti, lasciando i fedeli in balìa del “mondo, del demonio e della carne”. Si arriva a dire che le confessioni dei nuovi Sacerdoti sono invalide e si costringono i fedeli a restare senza assoluzione anche per lungo tempo … e così via. Si rischia, perciò, di fare come  “i Farisei, che impongono agli altri dei pesi gravi e difficili da portare, ma loro non li spostano neppure con un dito” (Mt., XXIII, 4;Lc., XI, 46).

Non è quindi corretto e neppure lecito arrogarsi dal basso soggettivisticamente, l’Autorità (che viene da Dio) di dire, obbligando, che non si può assistere alla Messa tradizionale di tale Ministro o di tale Istituto, poiché solo i Ministri di un solo Istituto sarebbero atti a celebrare in maniera perfetta, in quanto porgono oltre alla Messa anche l’integra dottrina tradizionale. Lutero ha introdotto il soggettivismo nel Cristianesimo, ha eliminato la Gerarchia, presumendo che il suo fosse l’unico vero Cristianesimo, ma ha prodotto un cataclisma. “Da piccoli fiocchi di neve nasce una valanga”, dice il proverbio. Seguendo questa via si sa da dove si comincia e non si sa dove si arriva.

Prima di emettere sentenze definitive con conseguenze talmente devastanti per le anime dei fedeli, e per di più senza averne l’autorità, si rifletta che la “salus animarum” e non il nostro interesse di campanile. Parafrasando il Vangelo si può dire: “cosa giova al Sacerdote se conquista tutti i fedeli del mondo e poi perde le loro anime?” (cfr Mt., XVI, 26). Non siamo così disumani da togliere agli uomini la suprema possibilità di salvarsi l’anima; non emettiamo leggi contrarie al bene supremo, ma aiutiamo le anime a salvarsi anche presso altri Sacerdoti o altri Istituti.
  d. Curzio Nitoglia

22 commenti:

mauro ha detto...

Vorrei avere questo problema.
Nella mia diocesi il VO non c'e'.

mic ha detto...

Importante la precisazione sulla Messa NO, che non elude il problema, ma sconfessa affermazioni assolutiste.

Anonimo ha detto...

Buongiorno anche Lisa da Isola Sacra ha scoperto il Vostro meraviglioso Blog.

VIVA BENEDETTO XVI

bernardino ha detto...

Lisa,
non è giusto così; possiamo anche dire viva B.XVI, ma il Papato tutto rappresenta l'unità della Chiesa, poi può esserci un Roncalli che lo chiamiamo Papa buono od un Ratzingher troppo serioso oppure un Bergoglio troppo giocherellone; ma tutti sono papi e sono la Chiesa, poi può esserci uno più o meno simpatico, ma quello è l'uomo; quando si è imposto il nome pontificio è il Papa e solo il Papa e dobbiamo rispetto. Dunque non viva l'uno o viva l'altro, chiunque nominiamo è sempre il Papa Vicario di Cristo e successore di Pietro.
Per le altre cose si può riprendere il discorso in altro modo.
Comunque ti ammiro che hai riscoperto una cosa importante per dialogare sulla Chiesa, questo blog. Grazie.

mic ha detto...

Sì il suo Summorum è un miracolo della Provvidenza!

Anonimo Pisano ha detto...

Non assolutizziamo nemmeno le tesi di don Nitoglia.
Gli faremmo torto.

E.P. ha detto...

L'elemento disturbatore che si firma sig. Bianchi ignora il fatto che sono più persone (tra cui il sottoscritto) a bloccare i commenti tesi solo a infastidire.

Lo chiamo "disturbatore" perché le argomentazioni (favorevoli o contrarie) sono sempre benvenute; le accuse generiche ad personam e le affermazioni apodittiche no, e ancor meno le polemiche sterili, gli insulti anonimi, le minacce... Nessuno è obbligato a leggere questo blog, che fin da titolo e sottotitolo è chiaramente una raccolta di spunti di riflessione. In casa mia non sono tenuto a dare ospitalità a chi mi dia l'impressione di avere cattive intenzioni.

Coloro che si stracciano le vesti per le così dette "liti nella Chiesa" sono tipicamente degli ignoranti che credono che la pace nella Chiesa consista nell'appiattimento (lo testimoniano nelle messe parrocchiali: «[pace] nel mare ai pesci», non mancano di cantare liturgicamente i "normalisti" la domenica).

Anonimo ha detto...

Don Nitoglia,

La ringrazio per le sue affermazioni...è una problemma universale, ormai....

Mi pare la fondazione della problemma anche risede nella mancanza di formazione intelletuale dei fideli, che capiscono la Chiesa universale tramite il far parte della mia parrochia...

Tanti fideli non vano alla Messa perchè sono in litigi con il prete, anche se c'è un'altra chiesa 100m distante!

Ma l'unità a quale ci siamo chiamati è con Cristo e quindi con la Chiesa universale cattolica, il Corpo Mistico di Cristo...

Il dire che "non devo adorare il Signore tra la folle dei imperfetti" è anche l'errori dei Giansenisti. I gran Santi come San Giovanni di Ars lottava contra quest'errore, indicando che siamo tutti peccatori, ed è superbia di dire tale cosa...

Non è infrequente che gli errori di una epoca rimane per tanti secoli dopo qui e là...

Ci vuole una predicazione forte e costante e una formazione sincera e diretta, indirizzata agli errori alle radici delle deviazioni...

per i Tradizionalisti, trovo frequente che pensano cha il mere atto di aderire alla Messa Tradizionale li fa immune di tutti gli errori del passato: non è così...

e la frequenza che i laici tradizionalisti criticano gli errori dei modernisti, non gli aiuta sempre a riconoscere i loro propri errori e peccati..

Romano

AICI ha detto...

'Coloro che si stracciano le vesti per le così dette "liti...'
Io a dire il vero ultimamente x vedere un pò di sana bagarre ecclesiologica debbo andare al centro anziani parrocchiale durante le partite di burraco!

Anonimo ha detto...

Ancora una volta, a distanza di pochi giorni, questo Blog si distingue nel riaffermare la Verità del comune " sentire cum Ecclesia". Pare che gli spiriti più ispirati stiano seguento questa impostazione.
L'Autore ha scritto " i “Neo-Tradizionalisti” che, rivendicando la piena regolarità del loro stato canonico, dicono: “si può assistere solo alla Messa celebrata in piena comunione con il Vescovo del luogo”. Ma, in questo caso, sorge – praticamente e conseguentemente – il problema dogmatico dell’accettazione della continuità del Concilio Vaticano II con la Tradizione " si deve discutere sulla presenza del soleo della luna ? Il Concilio c'è stato e al momento non giova a nessuno fomentare critiche o immetere dubbi. Tutto sarà fatto, ad opera della Provvidenza, a tempo opportuno ( sennò ci ritroviamo tutti nella stessa condizione dei poveri francescani dell'Immacolata ). Occorre intronizzare a tutti i costi la forma cosiddetta straordinaria del rito latino, orrorre insistere in tutti i modi opportuni e inopportuni perchè questo diritto venga rispettato. Poi vedremo come il Signore , una volta lodato con le espressioni cultuali della Tradizione, farà scendere fiumi d'acqua viva sulla Chiesa. Bisogna aumentare la missionarietà nostra e dei nostri gruppi rifuggendo come la peste ogni colorazione politica e /o ideologica.

Anonimo ha detto...

Per gran parte dei cattolici il problema è molto relativo, visto che si trovano nella situazione indicata dal Sig. Mauro. In tante diocesi non vengono celebrate S. Messe V. O. (es. Sardegna). E quando lo sono, sono poche, lontane, ad orari spesso scomodi. Giorgio

Gavino ha detto...

Anche perchè molti sacerdoti sardi (e non solo) disposti a celebrarle sono stati spediti a Roma dal rispettivo vescovo...

il maccabeo ha detto...

Si, forse quello del "conflitto di coscienza" evocato da Don Curzio é piú un problema di Roma, o di Milano, dove vi sono tante opportunitá di seguire il VO celebrato da diversi istituti e singoli sacerdoti.
In ogni caso, conoscendo anche solo un po' il caro Don Curzio, al quale non si puó addebitare alcuna tendenza al compromesso, mi viene di congtratularlo doppiamente per il suo equilibrio e saggezza.
Grazie anche a Mic per il bello spunto ri-offertoci.

Anonimo ha detto...

"sono stati spediti a Roma dal rispettivo vescovo..."

???

mic ha detto...

Che io sappia, sono stati spediti a Roma dal rispettivo vescovo a "risciacquare i loro panni" alla Gregoriana et similia...

Anonimo ha detto...

Viva Benedetto XVI Viva il Summorum!
Neri

Anonimo ha detto...

O.t.
Interessante articolo di Riscossa Cristiana sulla massoneria dietro il commissariamento dei FFI.

Cattolico ha detto...

empo fa lessi un articolo, su questo sito, che enunciava le caratteristiche dell’attuale fase del pensiero modernista; antiautoritarismo autoritario; anticlericalismo clericale; antieconomicismo economicista. Ora, le prime due le capisco facilmente, la terza, invece, mi rimane oscura. Per cortesia, qualcuno più ferrato di me in materia me la potrebbe spiegare brevemente e comprensibilmente per un cristiano “piccolo piccolo” ? (sicuramente non un “cristiano adulto”). Grazie di cuore.

Anonimo ha detto...

Don Curzio sostiene di difendere Mons. Williamson, il quale però ha scritto "I cattolici che desiderano mantenere la fede, possono assistere ad una Messa tridentina celebrata da un sacerdote che fa parte della Chiesa conciliare, per esempio, appartenente all’Istituto Cristo Re o alla Fraternità San Pietro? La risposta dev’essere che, di regola, un cattolico non può assistere a tale Messa, anche se si tratta di una Messa tridentina e anche se è degnamente celebrata.
Quale può essere la giustificazione per una tale norma apparentemente rigida?

La ragione fondamentale è che la Fede cattolica è più importante della Messa.
Se, non per colpa mia, non posso assistere alla Messa anche per lungo tempo, ma mantengo la fede, posso ancora salvare la mia anima; se invece perdo la fede, ma in qualche modo continuo ad assistere alla Messa, non potrò salvare la mia anima (“Senza la fede è impossibile piacere a Dio” – Eb. XI, 6). Cosicché io assisto alla Messa per vivere la mia fede e, conoscendo l’interdipendenza di fede e culto, io assisto alla vera Messa per conservare la vera fede.
Non mantengo la fede allo scopo di assistere alla Messa.

Ne consegue che se la celebrazione di una Messa tridentina è accompagnata da circostanze che rischiano di minare la mia fede, a seconda della gravità del rischio non posso assistere a tale Messa. È per questo che, nonostante le Messe celebrate dai preti ortodossi scismatici possano essere valide, la Chiesa, quand’era sana, usava proibire ai cattolici di assistervi sotto pena di peccato grave, perché, visto che il credo e il culto sono interdipendenti, il culto non cattolico minaccia la fede dei cattolici. Ora, nel corso dei secoli l’Ortodossia ha causato un danno enorme alla Chiesa cattolica, ma questo è paragonabile alla devastazione operata nella Chiesa, in sole poche decine di anni, dal conciliarismo? Se dunque ai cattolici è stato vietato di assistere alla Messa accompagnata dalle circostanze ortodosse, non è normale che la Chiesa sana proibisca l’assistenza alla Messa tridentina accompagnata dalle circostanze conciliari?

Ma cosa s’intende per circostanze conciliari?
La risposta che s’impone è: ogni circostanza che, in un tempo più o meno lungo, finisce col farmi pensare che il Concilio Vaticano II non sia stato un immane disastro per la Chiesa. Tale circostanza potrebbe consistere, per esempio, in un simpatico sacerdote che crede che non ci sia alcun problema nel celebrare o la nuova o la vecchia Messa, e che predica e agisce come se il Concilio non presentasse alcun serio problema. Il conciliarismo è così pericoloso perché può essere praticato in modo da sembrare cattolico, tale che io possa perdere la fede senza – o quasi senza – rendermene conto."

Posizione logica, identica a quella della FSSPX e a suo tempo di Mons. Lefebvre.

mic ha detto...

Don Curzio è, come sempre chiaro e limpido. Non ha senso mettersi a fare equazioni che tirano in ballo altre posizioni, che non sono le sue né le nostre.
Una fede robusta non teme contaminazioni (il binomio di "realismo" e "Soprannaturale" ( non mi interessa da chi viene) secondo me ha una sua validità.
In un tempo e in luoghi di deserto spirituale non ha senso arroccarsi, ma pregare e andare avanti. Il resto lo fa il Signore.

Anonimo ha detto...

ha senso, cara mic, considerare gli argomenti di Mons. Williamson sull'argomento, identici a quelli di un uomo di fede ed esperienza quale era Mons. Lefebvre. Forse valgono più di quelli portati da don Curzio, o almeno meritano che tu li prenda in considerazione.
Definire poi la chiarezza nella manifestazione di ciò che si crede "arroccarsi", mi pare perlomeno un artificio retorico.

mic ha detto...

Forse non è retorica, condividendo nel merito i principi affermati da mons. Williamson e mons Lefebre che sono quelli di sempre, pensare che la chiarezza nella manifestazione della fede non passi necessariamente da un formalismo spinto.