Il teologo svizzero Hans Küng, nella sua lunga vicenda umana e intellettuale, non ha mai dismesso il suo “abito di scena”, che è quello del “cattivo maestro” in polemica con il magistero autentico della Chiesa cattolica. I suoi temi prediletti sono quelli che ieri venivano riproposti dall’arcivescovo di Milano, cardinale Carlo Maria Martini, e oggi vengono volgarizzati dalla letteratura pseudo-profetica di Enzo Bianchi. Sono la riforma della Chiesa, l’abolizione del primato pontificio, una “nuova” morale indirizzata ad attuare la “rivoluzione sessuale” sessantottina — di stampo freudiano-marxista —, la concessione del sacerdozio alle donne, l’eutanasia. Ultimamente Küng, ammalato di Parkinson, è giunto ad annunciare l’intenzione di ricorrere egli stesso al suicidio assistito, a imitazione del cardinal Martini.
La carriera di Küng inizia negli anni Sessanta con interventi significativi nella fase preparatoria del Concilio. Con l’andar del tempo, le sue posizioni di aperta contestazione hanno trovato sempre più spazio sui giornali, con articoli o con interviste mirate su questo o su quel tema, conquistando cosi una significativa notorietà non solo dentro i circoli teologici, ma anche presso il grande pubblico. Uno degli snodi della sua battaglia polemica e stata ed è la virulenta contestazione dell’enciclica Humanae Vitae di Paolo VI: l’ideale sacramentale — e perciò certamente divino, ma proprio per questo misterioso — della famiglia e della procreazione cristiane viene ridotto da Küng a restaurazione medievale, fino ad accusare il documento paolino e le successive affermazioni dei pontefici sul tema, «la causa principale della diffusione dell’Aids nel mondo».
La polemica di Küng, negli anni, ha investito innanzitutto il pontificato di san Giovanni Paolo II [vedere qui, qui, qui] e poi di Benedetto XVI [vedere qui, qui] il primo considerato reazionario, il secondo addirittura scismatico. Ma è sul beato Paolo VI, il papa che portò a compimento il Vaticano II, che infierì la polemica del teologo svizzero, che non poteva tollerare la sua genuina intuizione riformatrice del Concilio, alla quale opponeva una chiave di lettura fuorviante — perché storicistica e umanistica — che faceva leva sul «concilio dei mass media», come acutamente ebbe poi a dire Benedetto XVI.
Küng rappresenta l’inventore degli schemi concettuali che reggono le tante proposte rivoluzionarie avanzate in questi mesi da teologi ed esponenti dell’episcopato mondiale in occasione del Sinodo straordinario sulla famiglia indetto da Papa Francesco. Sarà dunque istruttivo tracciare un profilo dottrinale dell’ecclesiologia del teologo svizzero. L’ecclesiologia di Hans Küng merita infatti di essere ben conosciuta perché oggi essa non ha un peso teologico marginale, anzi costituisce proprio l’ideologia filosofico-religiosa dominante in ambito cattolico. Le categorie concettuali e le fonti letterarie principali sono quelle della Riforma luterana e della filosofia religiosa di matrice luterana, rappresentata nell’Ottocento dal sistema idealistico di Georg Friedrich Hegel e nel Novecento dalla «dogmatica ecclesiale» — die Kirchliche Dogmatik — di Karl Barth. I capisaldi di questa ideologia filosofico-religiosa sono rappresentati dallo storicismo e dalla dialettica immanentistica. La Chiesa cattolica viene così interpretata come un momento storico della dialettica dello Spirito — inteso, questo, non tanto come lo Agion Pneuma del dogma cattolico quanto piuttosto come «der Geist» di Hegel —, la quale mira a uno svolgimento nel prossimo futuro che vedrà, come prima tappa, l’abbattimento delle barriere dottrinali tra cattolici e protestanti — con la piena accettazione della concezione luterana della «giustificazione per sola grazia» — e la costituzione di una sola “Chiesa di Cristo” (ecumenismo). Infine, come seconda e definitiva tappa, la costituzione di una “Chiesa universale” su base esclusivamente etico-politica (la «Weltethik»). Tale ideologia pervade oggi, come sottofondo ben identificabile a un’attenta analisi concettuale, la maggior parte delle proposte, dottrinali o pastorali, dei teologi cattolici più in vista, a cominciare da Karl Rahner, che lo stesso Hans Küng considera un maestro e un modello nell’adottare in teologia la dialettica di Hegel (1).
Questi teologi cattolici, molti dei quali divennero vescovi, esercitarono una ben documentata influenza sui lavori del Vaticano II, per poi assumere il ruolo (arbitrario) degli unici interpreti autorevoli del Concilio nel successivo cinquantennio, fino ad arrivare, oggi, alla preparazione e allo svolgimento dei lavori del duplice Sinodo sulle possibili modifiche della prassi pastorale in relazione ai problemi delle famiglie.
Figura di spicco di questa corrente teologica è il cardinale Walter Kasper, sostenuto da gran parte dell’episcopato tedesco e in Italia da altri teologi divenuti cardinali come Dionigi Tettamanzi e Gianfranco Ravasi. La sua tesi più caratteristica, in linea con le proposte teologico-morali di Hans Küng, è la necessità di accelerare il processo di riforma della Chiesa con un più deciso adattamento alla coscienza morale degli «uomini del nostro tempo» e l’allineamento con la prassi delle comunità ecclesiali protestanti e ortodosse. Nel suoi discorsi il Leitmotiv è la necessità di de-dogmatizzare la Chiesa cattolica, cominciando da una nuova pastorale della famiglia separata e indipendente dalla dottrina sui sacramenti, provvisoriamente non abolita ma tenuta in disparte (2). In Italia, l’ideologia ecclesiologica di Hans Küng, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto “ecumenico”, è divulgata e incessantemente riproposta da Enzo Bianchi, “priore” della comunità di Bose, molto ascoltato dalla maggioranza dei vescovi e anche presso la Santa Sede (3).
Note:
1. Cfr Hans Küng, Menschwerdung Gottes. Eine Einfürung in Hegels theologisches Denken als Prolegomena zu einer künftigen Christologie, Verlag Herder, Freiburg – Basel – Wien 1970, p. 643: «Nella teologia cattolica più recente è stato Karl Rahner ad aprire nuovi orizzoni […]. Lo spirito insigne che aleggia sullo sfondo di questo approfondimento […] altri non è se non Hegel, anche se non mancano nemmeno influssi heideggeriani. I suoi sporadici tentativi di distanziarsi da Hegel in argomenti secondari non fanno che confermare questo fatto» (traduzione mia).
2. Vedi Antonio Livi, in La Nuova Bussola Quotidiana, 10 ottobre 2014.3. Vedi Antonio Livi, in La Nuova Bussola Quotidiana, 10 febbraio 2012.
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Fonte: L'isola di Patmos [qui]
Ho conosciuto mons. Antonio Livi alla fine degli anni '90.
RispondiEliminaHo avuto modo di ascoltarlo più volte.
Sebbene egli non lo dica, mons. Livi ha collaborato in modo determinante alla stesura della lettera enciclica Fides et Ratio.
Mai sentito un oratore tanto brillante ed erudito.
Può fare tanto del bene alla causa del 'piccolo resto' (cattolico).
Bella l'intervista odierna di mons. Ruini su "Il Corriere".
dal post
RispondiEliminasarà inumano, ma dovete considerare il danno fatto da costoro su milioni di anime
dal post ".....Ultimamente Küng.....è giunto ad annunciare l’intenzione di ricorrere egli stesso al suicidio assistito, a imitazione del cardinal Martini."
vedi che ogni tanto ci sono buone notizie.
"...ricevendo in se stessi la mercede del proprio traviamento."
Ma è sul beato (?) Paolo VI, il papa che portò a compimento il Vaticano II, che infierì la polemica del teologo svizzero, che non poteva tollerare la sua genuina intuizione riformatrice del Concilio (?), alla quale opponeva una chiave di lettura fuorviante — perché storicistica e umanistica — che faceva leva sul «concilio dei mass media», come acutamente ebbe poi a dire Benedetto XVI.
RispondiEliminaCome mai ciò che è stata applicata è proprio l'attitudine (pesudo)storicistica? Non è che, magari inconsapevolmente, ma Montini e Kung "giocavano" a fare il"poliziotto buono" e quello "cattivo", il socialdemocratico ed il bolscevico, il girondino ed il giacobino, ma, in definitiva, lavoravano allo stesso progetto? Più vado avanti, più me ne convinco. Coloro che cercano di minimizzare la responsabilità dei Papi del Post-Concilio (fatta salva la loro eventuale buona fede, ma ciò è affare tra loro e Dio, che ne diminuisce le responsabilità, ma non ne fa delle figure degne dell'Altare)portano la battaglia fuori strada.
Anch'io conosco e ho ascoltato mons. Livi e ho avuto occasione di apprezzarne la sapienza di studioso docente. Per grazia di Dio abbiamo ancora maestri come lui, ma penso anche a mons Gherardini ed altri, che orientano i nostri approfondimenti.
RispondiEliminaPiuttosto non potrò fare a meno di riprendere una discussione con mons. Cavalcoli, insigne e dotto studioso anche lui, ma che -ho notato in una presentazione presente sul nuovo sito - non ha cambiato di una virgola i suoi pregiudizi sui "lefebvriani" (considerandoli in contrapposizione ai modernisti ma altrettanto all'indice), che non rinnegano affatto tutto il concilio, ma solo gli elementi di rottura introdotti dall'applicazione di quei punti controversi che molti studiosi (tra cui mons. Gherardini hanno individuato). Così come sono ben chiari a tutti coloro che amano la tradizione, compresa la sottoscritta, e che hanno individuato le potenzialità nefaste di fatto entrate attraverso la pastorale dei novatori. Non si può continuare ad affermare una continuità solo proclamata e dimostrata di fatto inesistente proprio su quei punti, che poi sono quelli che hanno prodotto la crisi che stiamo subendo fino a condizionare le derive del sinodo..
Come dimostrato da mons. Schneider il concilio può esser letto in continuità. Tuttavia ciò non è stato e non è fatto. E solo l'autorità di un papa può "ripareggiare" la verità rispetto alle "variazioni" che già hanno agito e continuano a dispiegare i loro effetti.
Chiudere gli occhi su questo significa non centrare la diagnosi e illudersi sui possibili rimedi e soprattutto su chi non li attua, ma fa il contrario.
Ho già (non solo io) discusso con lui a questo riguardo (appena sarò al PC inserisco i link) ma è il solito dialogo tra sordi. Lui ha la sua autorevolezza, io le mie convinzioni peraltro ragionate e non isolate.
Mic, in lina di massima Cavalcoli arriva a sottoscrivere perplessità su molte cose...tipo noi, (beh su Rahner poi:-))
RispondiEliminama alla fine della fiera tende sempre a chiosare che nonostante indegnità gravissime che lui stesso trova nei bachi del Concilio, i teologi scomunicati da Pio XII e rimessi su da G XXIII etc, pur consapevole di tutto,
non può,
non riesce a credere che le decisioni finali del Vat. II siano avvenute senza le benedizioni dello SS.
Ed è lì che poi non si va avanti o da nessuna parte....
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350907
RispondiEliminaMagister. Porta girevole per l'omosessualità.
"Non si può continuare ad affermare una continuità solo proclamata e dimostrata di fatto inesistente proprio su quei punti, che poi sono quelli che hanno prodotto la crisi che stiamo subendo fino a condizionare le derive del sinodo."
RispondiEliminaCONDIVIDO AL 100% !!!
No , Iosh , non è una buona notizia :queste persone , al di là dell'indignazione sacrosanta per gli enormi danni da loro apportati ,alla fine ispirano una immensa pena .Chissà che le nostre povere preghiere siano la goccia che manca alla loro conversione...che , se per miracolo ci fosse e fosse pubblica , farebbe anche un gran bene a tutti
RispondiEliminaLe argomentazioni di p Cavalcoli , per quel che ne so (ad es. in sue dispute in rete con De Mattei )per quanto generose perchè mette in gioco la sua credibilità di studioso,non mi convincono affatto . Io sono invece convinta , sulla scorta di Radaelli che mi pare rigoroso e logico , che il Vat II sia inficiato alla radice dalla sua forma pastorale , inadeguata . Le verità , che pur ci sono , erano già parte del patrimonio dottrinale , ma il loro miscuglio con gli errori aggrava il danno .
RispondiEliminaCara murmex. Concordo con la diagnosi di Radaelli, ma non considero insanabili le pecche. Ma bisognerebbe fare una marcia indietro dall'assolutizzazione della pastorale che oltrepassa i dogmi; cosa che appare improbabile ora come ora con questa gerarchia...
RispondiEliminaDella "buona notizia" di Josh, penso andasse colta l'ironia :)
...pregiudizi sui "lefebvriani" (considerandoli in contrapposizione ai modernisti ma altrettanto all'indice...
RispondiEliminaquesto pregiudizio, ben duro a morire, e condiviso da milioni di cattolici (colti e incolti) basato su una presunta contrapposizione tra due ipotetici estremi = tradizionalisti e modernisti,( dimenticando che i seguaci della tradizione rappresentano il cattolicesimo perenne, cioè fedeltà alla Verità eterna nella sua rivelazione data in Gesù Cristo, quindi UMILE obbedienza al Verbo di Dio, mentre i modernisti sono devianti da quella Dottrina perenne per vizio intellettuale umano, cioè superbia autosufficienza che manipola il Verbo e il Vangelo )
dimostra quanto sia profonda e sottile la maledizione che grava sulle intelligenze dell'orbe cattolico, da più di un secolo e che si può ben chiamare
HEGELISMO.
Ne sono affetti grandi e piccini, giovani e vecchi, clero e laici, e per lo più non se ne avvedono: non capiscono che NON può esistere una via di mezzo tra Verità ed errore, qualunque sia la intenzione di conciliare di tali "armonizzatori" del vecchio col n uovo.
Un oggetto-contenuto dottrinale della Fede o è vero o è falso.
Non esiste la via di mezzo, quella ad es. dichiarata in quel deplorevole discorso del 2012 (>accordisti FSSPX) che asseriva la Tradizione dovesse essere riiletta "alla luce" del conciliov2! (per cosiddetta reciprocità....)
Un fantasma continuerà a vagare sull'Occidente ex-cattolico: iòl suo nome è Hegel.
Solo la Madre di Dio vittoriosa su tutte le eresie lo spazzerà via dalle coscienze (ma non prima della religione NWO, che sarà estremo frutto e compimento del "cerchiamo ciò che ci unisce"!
cfr. infatti:
L'ecumenismo è il nemico dell'Immacolata.
n
il loro miscuglio con gli errori aggrava il danno .
RispondiElimina22 ottobre 2014 10:09
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appunto per ciò che dicevo circa il vizio mentale-spirituale dell'HEGELISMO, che affligge da un secolo l'Occidente cattolico, insegnando a conciliare-MIXARE Verità con errori (= diavolo e acquasanta per capirci...)
Ultimamente Küng, ammalato di Parkinson, è giunto ad annunciare l’intenzione di ricorrere egli stesso al suicidio assistito, a imitazione del cardinal Martini.
RispondiEliminaSentite,
a parte il fatto che mi auguro, riguardo Martini, che le cose non siano andate proprio in quel modo. Ovvero che il "suicidio" sia stata la conseguenza, prevedibile ma non espressamente e ufficialmente voluta dell'uso di farmaci finalizzati ad altro. A PARTE il fatto che il meno adatto a pontificare contro il suicidio sono io, che, per molto meno che non il Parkinson, ne avverto e subisco il velenoso "fascino". Intendiamoci: non lo ho mai tentato, ma la tentazione di dare poco valore alla mia vita mi assale spesso. Pregate che l'Angelo Custode, i santi patroni e le anime dei miei cari in purgatorio vigilino sempre su di me. Ripeto: dopo aver fatto di questi doverosi distinguo mi domando e dico: ma i vari Martini e Kung e soprattutto i loro discepoli, possibile che sono tanto ottusi da non capire che una "fede", una visione del mondo, tanto più che si paluda di panni teologici o (presunti tali) che non offre spunti cui attingere per affrontare la sofferenza, anzi che "civetta" con la morte, (per non dire, con un termine desueto, ma che rende in pieno e subito tutto, che "FORNICA"con la morte)quasi dubitasse che NON c'è altro dopo, è una fede non buona? Che non può certo venire da Dio e men che meno condurvi?
Un concilio dei mass media oggi arrivato a compimento con un papa dei mass media. Entrambi genitivi di possesso, ma solo il secondo di proprietà privata.
RispondiEliminaCara Mic, vorrei condividere il tuo ottimismo, ma, purtroppo, non ci riesco. Dopo aver assistito, in silenzio, a questo terrificante Sinodo, non riesco proprio a convincermi che ci siano "pecche" che possano essere sanate. E per me è impossibile fare un passo indietro dall'assolutizzazione della pastorale per il semplice motivo che il Concilio stesso ha assolutizzato la pastorale incominciando a devastare la dottrina. Senza affrontare il tema dei decreti sulla nuova concezione dell'ecumenismo è sufficiente ricordare come cambiando un termine si è cambiato tutto il dogma sulla Chiesa. La Chiesa di Cristo non è più la Chiesa cattolica ma "sussiste" nella Chiesa cattolica. Improvvisamente, grazie a questo geniale cambiamento di termine (geniale per i novatori, ovviamente!) la Chiesa di Cristo la troviamo anche nelle altre confessioni cristiane, o addirittura (seguendo giustamente il ragionamento del "sussiste") nelle altre religioni dove, secondo il Concilio, non possono mancare semi di santità. Certo poi ci si arrampica sui vetri per dire che la pienezza della Chiesa di Cristo ce l'ha soltanto la Chiesa cattolica, ma intanto il dado è tratto per una nuova concezione della dogmatica e della morale. Giustamente si è detto che Kasper è stato pienamente coerente con il Concilio affermando a livello morale lo stesso concetto dei semi di santità che sussistono anche nei conviventi, divorziati risposati e omosessuali. Forse sono l'unico sacerdote diocesano che fa una critica così serrata al Concilio, ma ho una impostazione nettamente aristotelica, cioè io parto sempre dagli effetti per arrivare alle cause e mai il contrario. Ora, sarò un sempliciotto a livello filosofico e concettuale, ma se dopo il Concilio di Trento negli anni e nei secoli successivi ci sono stati enormi frutti di santità nella Chiesa e nella società,e anche una grande ricrescita delle vocazioni sacerdotali, per me è ovvio che il concilio di Trento è un albero buono. Ma se dopo il Concilio Vaticano II, dopo appena 50 anni, i frutti sono quelli che vediamo (una Sodoma e Gomorra esaltata dalla Chiesa stessa) e il disastro è totale in tutti i campi: teologico, pastorale, morale, vocazionale ecc. ecc. nessuno, soprattutto dopo il Sinodo, mi potrà convincere che il problema principale è riscontrabile in un'esagerata pastorale. In fin dei conti la pastorale che vediamo è esattamente la pastorale voluta dal Concilio, cioè sganciata dalla dottrina della Chiesa. (continua)
RispondiEliminaSolo che agli inizi degli anni 70 non se ne accorgeva molto perché era molto più soft questo approccio visto che la stragrande maggioranza dei parroci era ancora stata formata secondo il concetto che la pastorale segue sempre la dottrina e non ne può essere disgiunta. Il Sinodo ha fatto esplodere forse leggermente in anticipo quello che i novatori sanno che accadrà e che tu cara Mic ha evidenziato nell'articolo ricordando il pensiero di Kung e cioè che lo sforzo che la Chiesa sta facendo, tra alti e bassi, tra tira e molla, tra passi avanti e qualcuno indietro, dal concilio ad oggi è quello di arrivare proprio ad una “Chiesa universale” su base esclusivamente etico-politica che si adatti sempre più alla coscienza morale degli «uomini del nostro tempo». Ma questi semi erano già ben presenti e ben piantati nel Concilio. Ecco, perché ritengo sia impossibile fare dei passi indietro. E' la fonte che è avvelenata. E' un giudizio durissimo? Sicuramente! Ma visto i frutti del Sinodo non riesco a convincermi altrimenti, a meno che si affermi che il Sinodo è stato solo pervaso da una improvvisa follia collettiva. Faccio notare inoltre che si è messo al voto, anche se camuffato sotto il pretesto di votare una semplice Relatio, la dottrina stessa sull'unicità e sacralità del matrimonio, sui sacramenti stessi, e sulla morale bimillenaria della Chiesa sulla omosessualità, castità e via dicendo. Se avesse superato il quorum dei 2/3 e fosse passata la vergognosa Relatio di Erdo (e di Bergoglio) ci troveremmo di fatto cambiata una intera dottrina attraverso un voto maggioritario. Insomma, una Chiesa che non valuta e giudica più dalla sua Tradizione (dottrina)e tanto meno dal Vangelo, così continuamente sbandierato dai novatori ma in effetti usato solo a livello ideologico e pro domo sua. Ci troviamo chiaramente di fronte a una Chiesa che parte solo e soltanto dalla situazione contingente degli uomini per approvarne ormai ogni aberrazione con la scusa di andare incontro a tutte le porcherie che gli uomini fanno. E' la nuova chiesa, ma è la nuova chiesa voluta fortemente dal concilio e qui, mi addolora molto ammetterlo, i novatori sono molto coerenti, perché mettono in pratica esattamente i dettami del concilio. Se solo adesso i frutti marci sono così evidenti e perché c'era bisogno di tempo perché venissero fuori. Come Gnocchi, ma lo avevo già accennato, ora spero in qualche cardinale o vescovo con gli attributi (due o tre Sant'Atanasio, insomma). Ma se mai venissero fuori prima o poi dovranno affrontare anche loro la causa di tutto questo disastro, vale a dire il Concilio, perché una malattia non si cura soltanto combattendo gli effetti, ma occorre arrivare a ciò che li ha provocati e penso che la medicina non potrà essere indolore. Mi rendo conto di essere stato un po' estremista, ma dopo il Sinodo, faccio fatica a ragionare in termini di continuità o eccessi pastorali. sia chiaro Mic, non è assolutamente una critica sul tuo punto di vista. Prendila solo come uno spunto di una ulteriore riflessione sulla nostra amata Chiesa. Don Marco
RispondiElimina@n
RispondiEliminaè talmente vero che in breve per un disaccordo su Hegel ho perso un'amicizia decennale.
E proprio a riguardo di quell'insanabile aporia tra Si Si NO No di Gesù Cristo (principio di non contraddizione) e quella specie di perversa media matematica con l'errore che è la Concordia Oppositorum di tesi-antitesi-sintesi, che si risolve in un mercanteggiare tra bene e male, vero e falso....
caldo e freddo (...)
Graxie don Marco. Sintesi lucida e realista.
RispondiEliminaL'unica possibile per un cattolico.
La "resistenza" si fa dura, ma non c'è altro da fare, con l'aiuto della preghiera e della grazia.
Anche io la ringrazio, don Marco. Spero di incontrare molti sacerdoti come lei, sul mio cammino e su quello della mia famiglia: so che è difficile, ma forse, proprio per via della piega terrificante di questi ultimi tempi, molti presbiteri si sveglieranno dal torpore.
RispondiEliminahumilitas
EVVIVA DON MARCO !!!
RispondiEliminaAh, avercene come lui!
Forse e' la prima volta che su questo blog un religioso( non FSSPX) parla del CVII cosi chiaramente. E seguendo ilmetodi di ragionamento aristotelico " dagli effetti alle cause".
Da medico dico che e' il metodo migliore. Tutte le volte che, per stanchezza, superficialità, antipatia nei confronti del malato ( capita, sono un essere umano peccatore) non l' ho seguito, ho sbagliato. A volte il Signore m' ha aiutato a correggere in tempo l' errore, a
volte, purtoppo, il tempo non c'e' stato.
Rr
A proposito di Martini:
RispondiEliminaavete idea, o forse voi si, ma aRoma in Vaticano no, di quanto male alle anime semplici faccia leggere un suo libro?
Io lo vedo con mia cognata, che ha un' intelligenza nella media, una laurea in scienze politiche, ha lavorato uan vita in banca, non e' sposata, ha ricevuto un' educazione cattolica preCVII...Temo che fra un po' diventera' protestante. Io non ci discuto più per amor di quieto vivere, lo ammetto, pero' sono sinceramente preoccupata per la sua anima.
Anzi, qualcuno potrebbe suggerirmi un buon libro sicuramente cattolico da regalarle per Natale, cosi da controbilanciare l' influenza nefasta di Martini ?
Rr
Ringrazio anch'io don Marco per il santo coraggio della Verità.
RispondiEliminaAnch'io mi auguro di incontrare un sacerdote come lui (cosa impossibile nella mia disastrata diocesi governata da un innominabile vip del sinodo, in primissima linea a promuovere le innovazioni perniciose, presentando il male sotto forma di "nuovo bene"....).
Aggiungo che spesso sul web i miei commenti sono stati biasimati e censurati proprio per questa semplice causa:
volevo risalire alle cause prime del fenomeno apostasia crescente e mettevo il dito sulla piaga di nome "conciliov2". Lì si troncavano di colpo tutte le cortesi accoglienze iniziali e i miei post venivano "accolti" (talora sgarbatamente) nei vari cestini o caselle spam destinati ai disturbatori delle grandi manovre della chiesa2, a cui i gestori di blog erano -più o meno velatamente- prosternati, nel loro fittizio sdegno per varie vicende dolorose o sconcertanti tipo persecuzione FFi e simili.
La causa prima della malattia : è questo che catalizza da anni l'attenzione mia come di chiunque cerchi sinceramente la Verità, convinto che vale molto più a risanare le anime confuse o deviate e il Corpo Mistico ferito, una dolorosa e amara verità di fatti (come un disinfettante che brucia sulle piaghe infette) più che una zuccherosa menzogna che voglia fare da foglia di fico ai disastri passati e incombenti, prolungando oltremodo il grande inganno che trascina le anime ad apostasia.
@murmex:
RispondiEliminala sola idea che terminasse lo stillicidio Kung-iano da tutti i giornali, spesso tv, mi aveva galvanizzato per un attimo.
E la scelta tragica del suicidio assistito è un'altra cattiva testimonianza di fede.
Non si vuole nè portare, nè ormai nemmeno sentire nominare la croce.
ma hai ragione, preghiamo per tutti gli eretici. Magari avvenisse una loro conversione pubblica. Ma la vedo lontana, devo dire...dopo aver predicato storto per tutta la vita, dopo aver profuso tante energie nella distruzione della fede....
Rr, mi sa che in Vaticano lo sappiano benissimo del danno che fanno gli scritti di Martini tuttora (nessun inferno, salvezza per tutti, Gesù che non salva più ma si trasforma in politica sociale), e siano sulla stessa linea del piano in corso, di svuotamento della salvezza e della Croce.
RispondiEliminalibri per tua cognata...uhm, qualcosa in grado come di farle fare la strada a ritroso rispetto alle sirene perniciose che ha ascoltato in ultimo:
_Mons. Gherardini "Quale accordo tra Cristo e beliar?"
_Don Curzio Nitoglia "Le forze occulte della sovversione"
_Mons. Antonio Livi "vera e falsa teologia"
_"MEDITAZIONI SULLA PASSIONE DI GESU' CRISTO" di Sant'Alfonso M. De' Liguori
_Compendio della vita di Gesu' Cristo di Blaise Pascal
Grazie, Josh, sempre illuminante.
RispondiEliminaKung e' semplicemente patetico, ridicolo, affetto da un lato ad un narcisismo stucchevole ( ci vorrebbe il parere dello psichiatra diagnosta di qualche giorno fa) dall' altro da un' invidia e rancore per chi ha fatto " carriera", diventando da " semplice" professore di Teologia, Capo dell Chiesa e Vicario di Cristo. Ora emerito, ma pur sempre e per sempre Vicario.
Quando mori Martini, ero a Monaco di Baviera per una breve vacanza. Dissi a mio marito: - Menomale che siamo qui, dove nessuno ne parla ( nella cattolica Monaco, manco sapevano chi fosse, il " grande" ante-papa !!! Il nostro solito provincialismo...). Sai che palle sorbirci tutti i TG ed i GR, locali e nazionali ?- ed aggiunsi: - Mmeno male che e' morto, ha finito di nuocere-
Purtroppo, dall' oltretomba, ha " abdicato" BXVI ed "
eletto" PF.
Rr
Mi permetto di suggerire, tra i libri, uno che è stato fondamentale per la mia conversione al Tradizionalismo e poi per quella di mia moglie:
RispondiEliminaWalter Martin (nom de plume di Mons. Giuseppe Pace Salesiano *13-XII-1911 + 01- XI-2000)"Pio XIV". Recentemente ristampato con titolo differente (ma il testo corrisponde all'edizione in un volume unico del 1979, nell'1983 ci fu una nuova edizione in due volumi).
davvero Martini ha fatto ricorso al suicidio assistito? Oppure ha rinunciato a terapie ormai inefficaci? Ve lo chiedo perché quando morì non seguii la vicenda della sua scomparsa e dei funerali in quanto lo consideravo da tempo un anglicano
RispondiEliminaHa fatto ricorso, Martini, ad una quantità sempre crescente di antidolorifici e sedativi.
RispondiEliminaMi auguro che la morte sia stata una conseguenza, prevedibile, ma esplicitamente e direttamente voluta.
RispondiEliminaERRATA CORRIGE
uN REFUSO. Se preferite un "laSPus Tastierae". Mi è rimasta nella tastiera la particella *NON* Pertanto il mio precedente testo dell 09'08, va letto:
Ha fatto ricorso, Martini, ad una quantità sempre crescente di antidolorifici e sedativi.
Mi auguro che la morte sia stata una conseguenza, prevedibile, ma *NON* esplicitamente e direttamente voluta.
23 ottobre 2014 09:08
Diciamo che anche nel caso della morte, qualcuno del suo entourage ha strizzato l' occhio a laici radicali, alla Scalfari, facendo intendere che si fosse "eutanasiato". Da un pdv medico, se si imbottisce un paziente di morfina, antinfimmatori varii, cortisone, ansiolitici, antidepressivi maggiori, non lo si può più ritenere completamente " compos sui", qualsiasi cosa richieda. D' altro canto e' pero' corretto, e tanto più di fronte ad una persona intelligente, spiegargli che il sovradosaggio di certi farmaci comporta un annebbiamento dei riflessi respiratori e quindi una difficoltà sempre maggiore di respirare
RispondiEliminaadeguatamente. I centri nervosi che controllano il respiro si " assopiscono" , e cosi si rischia di non svegliarsi mai più.
Il medico sa, il malato sa, la famiglia sa. Poi, se il malato insiste col chiedere a tutti i costi altra morfina...
Rr