Giorgio Carbone su la Bussola quotidiana [qui] smentisce Andrea Tornielli, Gianni Gennari e i loro sofismi che stravolgono Pio XI per giustificare Kasper. Così conclude il suo articolo:
«...Se Pio XI avesse condannato l’uso dei “metodi naturali”, Paolo VI non avrebbe potuto dichiararli leciti nell’Humanae Vitae. La tradizione dottrinale della Chiesa è una realtà vivente e come tutti i viventi nel suo sviluppo non compie salti di qualità, ma conservando la propria identità sostanziale ci aiuta a vivere nella storia la fedeltà a Cristo Signore e Maestro».Di seguito riporto, dalla stessa fonte, il testo di analoga smentita di Renzo Puccetti [qui], citato anche da Carbone per un interessante saggio: I veleni della contraccezione (Edizioni Studio Domenicano, 2012), che ricostruisce con perizia gli antefatti e anche le conseguenze sociali e ecclesiali.
Sulla contraccezione nessun cambiamento
Nel recente articolo apparso su Vatican Insider a firma del vaticanista Andrea Tornielli "Sinodo, riforme e «teologia credente»", l'autore ha commentato le parole di papa Francesco sul Sinodo straordinario sulla famiglia da poco conclusosi attingendo al pensiero di Gianni Gennari, secondo il quale sarebbe assai azzardato dogmatizzare la dottrina della Chiesa in materia di sessualità e matrimonio. Papa Pio XII avrebbe infatti cambiato la dottrina di Pio XI ammettendo i metodi naturali di regolazione della fertilità e Papa San Giovanni Paolo II avrebbe superato quanto insegnato dal Concilio di Trento e dal magistero di Pio XII circa la valenza della verginità e del matrimonio. Lascio che altri, ben più competenti di me, rispondano ad una lettura che mi pare alquanto fuorviante su questo secondo punto. Mi limiterò a svolgere qualche riflessione riguardo al primo aspetto, quello sulla contraccezione, su cui credo di potere dare un qualche contributo. Stupisce che uno studioso capace di coniugare la conoscenza teoretica teologico-morale in materia sessuale ad un certo bagaglio esperenziale, sia così disattento nella ricostruzione storica, così da favorire la diffusione di paragoni quantomeno arditi.
Nell'enciclica di Pio XI Casti connubii del 31 dicembre 1930 il Papa rispose a stretto giro agli anglicani che nello stesso anno ruppero la dottrina cristiana sulla contraccezione. Il Papa in quel suo insegnamento contrappose le pratiche che viziano l'atto naturale alla «onesta continenza» permessa anche nel matrimonio, quando mutualmente accettata dai coniugi. Quando Papa Pacelli si rivolse alle ostetriche il 21 ottobre 1951 accolse e ribadì espressamente la dottrina di Casti Connubii: «Il nostro Predecessore Pio XI di felice memoria nella sua Enciclica Casti Connubii del 31 dicembre 1930 proclamò di nuovo solennemente la legge fondamentale dell’atto e dei rapporti coniugali: che ogni attentato dei coniugi nel compimento dell’atto coniugale o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali, attentato avente per scopo di privarlo della forza ad esso inerente e di impedire la procreazione di una nuova vita, è immorale; e che nessuna «indicazione» o necessità può mutare un’azione intrinsecamente immorale in un atto morale e lecito».
In quel discorso Pio XII, nell'ammettere i metodi di regolazione naturale della fertilità, in realtà non introdusse alcun mutamento di dottrina dal momento che l'impiego dei metodi naturali finalizzato ad una paternità responsabile in niente si differenzia dalla continenza periodica approvata da Pio XI nel 1930, ribadita dal vescovo Francis Noll nel 1938, anticipata dal vescovo Curley nel 1923, dalla Sacra Penitenzeria in una risposta al vescovo di Amiens nel 1853 e nei decreti del 1880 e del 1932. La medesima dottrina ha nei teologi domenicani Domingo De Soto e Pedro De Ledesma (XVI secolo) e in Piero da Palude (XIV secolo) esponenti che la ammettevano rispettivamente in caso di prole numerosa e povertà.
Che Papa Pio XII avesse contraddetto la dottrina precedente non è peraltro un'idea originale di Gennari, ma accomuna il mondo dei teologi favorevoli alla liceità della contraccezione. Negli anni che precedettero l'enciclica Humanae vitae del beato papa Paolo VI, il canonico belga Pierre De Locht se ne faceva promotore; successivamente egli sarebbe passato a sostenere la legalizzazione dell'aborto, l'ordinazione degli uomini sposati e delle donne e contestare la dichiarazione Dominus Jesus. In quegli anni anche il decreto conciliare sulla libertà religiosa veniva assunto come esempio di cambiamento della dottrina per giustificare la possibilità di mutare l'insegnamento sulla contraccezione. È uno schema di gioco già visto: secondo la descrizione del cardinale Ratzinger si pronuncia aggiornamento, ma si scrive adattamento.
E quanto sostenuto nell'articolo in questione sembra proprio l'aver imboccato la strada di un promettente vento di adattamento teologico che spinge le particole consacrate dal calice verso le bocche risposate. Ad un'iniziale cautela nel presentarlo come semplice sviluppo di una dottrina invariata, parrebbe ora fare seguito un certo cambio di rotta rappresentato dall'annuncio che in ambito di sessualità e di matrimonio negare la possibilità di mutamento della dottrina in vista del prossimo sinodo sarebbe una sorta d'imprudente chiusura.
Apprezzo la sincerità. Come si potesse dare la comunione ai divorziati risposati e al contempo affermare che si è rimasti fedeli al giudizio di Gesù sul ripudio del coniuge, al Suo comando all'adultera, al significato dell'assoluzione dai peccati e all'ammonimento di San Paolo a non mangiare indegnamente del Corpo del Signore, era divenuto un rebus per me insolubile. Certo, avrei sempre potuto cedere alla tentazione di cavarmela considerandolo uno sviluppo vitale con cui lo Spirito Santo ci introduce alla verità tutta intera in analogia alla proclamazione del dogma dell'Assunta, ma devo confessare che il solo pensarlo mi farebbe sentire non molto diverso da un cameriere che servisse del vomito chiamandolo un aggiornamento dell'insalata russa.
A poco a poco però la bruma sembra dissolversi. Venerdì 17 ottobre il cardinale Marx ha dichiarato: «Dire che la dottrina non cambierà mai è una visione restrittiva delle cose». L'affermazione è talmente significativa da essere già inclusa nel profilo Wikipedia dell'autore. Confesso di non essere appassionato dalla questione attorno ai nomi, sviluppo anziché mutamento della dottrina. Il fatto rimane: ciò che era male, domani lo si chiamerebbe bene e ciò che si diceva vero cesserebbe di esserlo.
Non stiamo parlando di quisquilie, ma di un principio che è costato uno scisma e la testa di tanti martiri, a partire da quel Giovanni Battista che forse oggi qualcuno considererebbe pastoralmente assai insensibile e incapace di cogliere il buono in ogni situazione con quella sua ostinata e pubblica accusa rivolta al compagno di una signora semplicemente vittima di un naufragio matrimoniale. Se in materia di sessualità, come sostiene Gennari, non vi è alcunché di dogmaticamente certo, parrebbe doversi ammettere, almeno in via teorica, che ogni insegnamento morale potrebbe essere rivisto, compresa la condanna per chi scandalizza i più piccoli. E perché poi ci si dovrebbe limitare all'ambito della morale? Non potrebbe un domani subire la medesima rielaborazione teologica lo stesso primato conferito a Pietro? Attraverso un approccio nominalistico ogni contraddizione della dottrina potrebbe essere dichiarata un semplice sviluppo. E tuttavia i fatti rimarrebbero.
Timori ingiustificati? Ho fiducia che sia così. Carenza di fede nello Spirito Santo? Spero di no. Mi conforta che nel decidere sulla contraccezione un pontefice dichiarato beato dalla Chiesa, che avrebbe ricevuto gloria e onori se solo si fosse piegato a quanto il mondo gli chiedeva e buona parte di episcopato e laicato gli suggeriva, nel decidere abbia espresso ben prima e meglio di me considerazioni analoghe. Rivolgendosi all'amico Jean Guitton il beato Paolo VI disse: «Un'attenuazione della legge avrebbe per effetto di rimettere in questione la morale, e soprattutto di dimostrare la fallibilità della Chiesa, [...] tutto l’edificio della morale verrebbe dissolto, e dopo l’edificio della morale verrebbe scosso l’edificio della fede». Sfido chiunque a sostenere che Paolo VI non avesse fiducia nello Spirito Santo, ma è proprio resistendo alle istanze del mondo e rimanendo fedele alle parole del Signore che egli dimostrò la vera fede nello Spirito che guida la Chiesa. Il beato Paolo VI sapeva che tutto si tiene, tout se tient.
Renzo Puccetti
18-12-2014
18-12-2014
Chapeau al dr. Renzo,Puccetti del quale, da tempo, sono un ammiratore per il suo argomentare rigorosamente scientifico.
RispondiElimina
RispondiEliminaSocci 16/12/2014
SCIVOLONE ?
IL 12 dicembre Andrea Tornielli su Vatican Insider ha scritto:
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Intervenendo con un articolo dedicato all'«Humanae vitae» di Paolo VI e alla regolazione delle nascite, tema ricordato nei documenti sinodali ma meno dibattuto rispetto ad altri, Gianni Gennari ricordava quale sia stato l'approfondimento e lo sviluppo della dottrina. Nella Chiesa, scrive lo studioso, «fino al 1951 anche il solo pensiero di usare i metodi detti naturali era considerato colpa grave, peccato mortale. Nel 1931 la “Casti Connubii” di Pio XI era decisiva e netta: nessun metodo, e per nessuna ragione, anche quelli detti naturali!… Negli anni successivi ci fu anche nella Chiesa discussione accesa sui progestinici e dintorni e nel 1951, quando volle commemorare il ventesimo anniversario della “Casti Connubii”, Pio XII aveva intenzione di ripetere la condanna totale di qualsiasi metodo». Fu decisivo, per fargli cambiare idea, nel celebre discorso alle ostetriche nel novembre 1951 che ammise i metodi naturali - ricorda ancora Gennari - l’intervento personale e ripetuto del gesuita Padre Virginio Rotondi.Quella decisione di Pio XII che apriva ai «metodi naturali» fu una «grande novità», e il mondo della «Scuola teologica romana» rimase sorpreso e sconcertato.
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Ma davvero - come scrive Gennari e come Tornielli rilancia - la "Casti Connubii" di Pio XI proibiva qualunque metodo "anche quelli detti naturali" per la regolamentazione delle nascite?
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Ecco cosa dice in realtà la Casti connubii:
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"E ben sa altresì la santa Chiesa che non di rado uno dei coniugi soffre piuttosto il peccato, che esserne causa, quando, per ragione veramente grave, permette la perversione dell’ordine dovuto, alla quale pure non consente, e di cui quindi non è colpevole, purché memore, anche in tal caso, delle leggi della carità, non trascuri di dissuadere il coniuge dal peccato e allontanarlo da esso. Né si può dire che operino contro l’ordine di natura quei coniugi che usano del loro diritto nel modo debito e naturale, anche se per cause naturali, sia di tempo, sia di altre difettose circostanze, non ne possa nascere una nuova vita. Infatti, sia nello stesso matrimonio, sia nell’uso del diritto matrimoniale, sono contenuti anche fini secondari, come il mutuo aiuto e l’affetto vicendevole da fomentare e la quiete della concupiscenza, fini che ai coniugi non è proibito di volere, purché sia sempre rispettata la natura intrinseca dell’atto e, per conseguenza, la sua subordinazione al fine principale".
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Conclusione: a me pare evidente che Pio XI dice l'opposto di quanto gli è stato attribuito.....
Siamo di fronte una setta Kasperiana che per promuovere la loro ideologia cambia la dottrina e la storia della chiesa!
RispondiEliminaCome i vescovi di Inghilterra che oggi ha nominato cattolici "donatiste" per il reato di rigettare i peccatori impenitenti che avvincano per la comunione
http://www.catholicherald.co.uk/news/2014/12/22/bishops-release-synod-reflection-documents/
Osservatore
Carissima Mic, io sono sempre stato rispettoso dei diritti dei "Padroni di casa", circa l'aprire o meno la porta di casa loro a chi gli sembra, però, NON HO MAI chiesto pubblicate questo che scrivo. Mi sono sempre rimesso, ripeto, alla scelta del "Padrone di casa". Mi sembra di pessimo gusto pretendere di comandare in casa d'altri. PREMESSO ciò, le note seguenti, per favore, siano pubblicate, perché temo che stiamo per prendere scivoloni
RispondiEliminaAmici,
per favore, cerchiamo di ricordarci una cosa. I buoi che portavano l'arca dell'Alleanza andavano sempre dritto, senza svoltare, né a destra, né a sinistra. Noi ne dobbiamo seguire l'esempio. Ebbene, questo articolo, temo che "svolti". Pio XI (e dopo di lui Pio XII) non condanna(no) i metodi dell'astinenza periodica, MA NEPPURE LI APPROVA(no). Sottomettono la liceità del loro uso all'esistenza di determinate cause GRAVI. Cause la cui ESISTENZA & GRAVITà è sottoposta al giudizio del Confessore. Montini si è messo sotto i piedi tutto il magistero precedente, (incluso lo stesso Vat.II) in tanti punti e campi, si doveva far scrupolo in questo?
Scusate: ma Gianni Gennari e' cattolico? A me pareva di no...
RispondiEliminaSu Tornielli ho gia' scritto: s'e' ingoiato il verbo " grembiulino" hook, line and sinker, come dicono gli anglosassoni
Rr
Goebbels:
RispondiElimina"Ripetete 100, 1000 volte una bugia e diventerà realtà"
Orwell:
"La menzogna diventa verità e passa alla Storia"
Ecco il "gioco" dei lacchè di Bergoglio.
Fuori tema: uno spunto di riflessione che può tornare utile:
RispondiEliminahttp://traditioliturgica.blogspot.it/2014/12/equilibri-e-squilibri-nella-vita.html
Colgo l'occasione per porgere i miei più calorosi auguri di Buon Natale.
Attenzione: Che i "conservatori" (ormai neppure più alla "Cirio" c'è molto da conservare) della Bussola non abbiano le idee chiare, è normale, che chi si batte per la Tradizione, su un punto tanto importante, deve cercare di far chiarezza. Il testo che segue è lungo, pertanto lo divido in più messaggi.
RispondiEliminapianificazione familiare
RispondiEliminaData: Mar 15 Lug 2003 21:43
Presso l'Università del Sacro Cuore esiste un "Centro Studi e ricerche sulla regolazione naturale della fertilità" che, negli anni '80 e '90 era diretto dalla suora"sessuologa" (io già trovo strano che una suora che, per definizione, ha rinunciato ad avere esperienze dirette in tal campo poi possa
occuparsene) Anna Cappella. L'agenzia ADISTA N° 27 del 31 dicembre 1990 ha
dato notizia della
presentazione del volumetto, scritto dalla suora medesima "Secondo natura",
studiato per divulgare
in modo accessibile a tutti il metodo di contraccezione naturale "Billings".
In tale volumetto si
legge: "L'Università cattolica, nell'ambito del suo impegno per la famiglia,
da anni ha dato vita al
Centro Studi e ricerche sulla regolazione naturale della fertilità e
sostiene le attività da esso
promosse". In che direzione vadano tali impegni, però, è fin troppo chiaro,
dalla presentazione dello
stesso Billings : " LA CRESCENTE ACCETTAZIONE DELLA PIANIFICAZIONE NATURALE
DELLA FAMIGLIA (in grassetto nel testo originale) ha creato in
questi ultimi anni
una forte richiesta di informazione, cui va dato risposta da parte di persone competenti in tale
campo".
La questione è che la PIANIFICAZIONE, sia pur "NATURALE", della famiglia,
presa così, "sic
&t simpliciter" non si concilia con il pensiero della Chiesa, che ha sempre
benedetto la famiglia
numerosa. Pertanto, l'impegno dell'Università, se non è accompagnato dal
chiarimento che, per
poter solo pensare ad una pianificazione familiare, sono necessari motivi
GRAVI, indipendenti
dalla volontà dei coniugi e da valutarsi sotto la guida del direttore
spirituale, è da considerarsi
contro la dottrina della Chiesa.
Il 29 ottobre 1951, nel suo celebre
RispondiEliminadiscorso alle ostetriche, Pio XII le
mise in guardia, raccomandando loro di non "lasciarsi trascinare ad una propaganda né giusta, né
conveniente dei cosiddetti metodi naturali". Concetto ripreso, poi il 20 gennaio 1958, ricevendo la
giunta esecutiva della Federazione nazionale delle associazioni delle
famiglie numerose. Dopo
averle definite "le più benedette, predilette dalla Chiesa e stimate quali preziosissimi tesori, segno
della sanità fisica e morale dei popoli" aggiunse: " Tra le aberrazioni più dannose della moderna società paganeggiante deve contarsi l'opinione di taluni che osano definire la fecondità dei
matrimoni una malattia sociale, da cui le nazioni che ne sono colpite
dovrebbero sforzarsi di guarire
con ogni mezzo. Di qui la PROPAGANDA DEL COSIDETTO CONTROLLO RAZIONALE DELLE NASCITE, PROMOSSA DA PERSONE ED ENTI, TALVOlTA AUTOREVOLI PER ALTRI TITOLI, MA, IN QUESTO, PURTROPPO, RIPROVEVOLI". E contrappose loro la testimonianza dei genitori di famiglie numerose che, accettando con gioia e riconoscenza quegli
inestimabili doni di Dio che sono i figli, nel NUMERO che a Lui piace, attestano con i fatti che la sanità fisica e morale della famiglia e della società si tutela solo con l'obbedienza GENEROSA alle leggi della natura e, quindi, del Creatore. Tali espressioni di Pio XII nascono direttamente dalla
dottrina della Chiesa in materia. Il succo è che il controllo delle nascite è un problema di scopi, più che di metodi. Il matrimonio conferisce certi diritti perché impone certi doveri. In primis verso Dio e l'altro coniuge, ma anche verso la società. " Il popolo, lo Stato, la
Chiesa stessa dipendono, per la
loro esistenza, nell'ordine stabilito da Dio, dal matrimonio fecondo" (Pio
XII, dal citato discorso del
29- X- 1951). Ne consegue che i figli nono sono né un accessorio, né, tanto meno, un incidente di
percorso e neppure una conseguenza accidentale, ma lo scopo stesso del matrimonio.
Scopo, cui, per sottrarvisi lecitamente, è necessario che esistano motivi gravi,
RispondiEliminaindipendenti dalla volontà dei
coniugi, anche se il mezzo usato è in se stesso lecito. Tali motivi gravi possono essere di natura
medica o socio-economica. Per indicazione di natura medica, però si deve intendere un grave
pericolo per la salute della madre, non ordinariamente connesso con la maternità in sé, diagnosticato da un medico che unisca alla competenza scientifica anche delle qualifiche di probità morale.
L'indicazione di natura socio-economica, consiste in una situazione reale,
attuale, di fatto, che
obblighi gli sposi a constatare che le loro forze economiche sono impari a sostenere altri figli. In tal caso, anche se cessa l'obbligo, la Chiesa ha sempre invitato ad avere
fiducia nella Provvidenza che
"Non nega i mezzi per vivere a chi chiama alla vita" (Pio XII, 20 gennaio
1958).
Perciò, la
RispondiEliminapropaganda indiscriminata ed incondizionata dei metodi naturali, così come è
fatta dall'Università
del Sacro Cuore è contraria alla mente della Chiesa. Tali gravi motivi, oggi
più che mai, sono da
ritenersi eccezionali. Non si danno tutti i giorni, invece, tutti i giorni
capitano casi di coniugi che
considerano il "bene della prole" (Sant'Agostino, citato da Pio XI nella
Casti Connubii) un peso da
evitare, se possibile con la benedizione della Chiesa che, invece, non ci
può essere. Nell'attività del
citato centro, c'è di peggio. Non solo il Magistero qui riportato è
ignorato, ma, altresì, si specifica,
nel volumetto opera della nostra suora "sessuologa" , tra i vantaggi del
metodo, al quarto posto, che,
per una coscienza cattolica, non esistono obiezioni morali al suo uso". È
falso. È lecito usare dei
metodi naturali solo sé sussistono e finché sussistono i gravi motivi di cui
sopra. Se tali motivi non
ci sono, o non ci sono più, sottrarsi alla procreazione è peccato a monte
del metodo usato, ***FOSSE PURE L'ASTINENZA ASSOLUTA E NON PERIODICA ****, se adottata a tale scopo e non come scelta di vita
EROICA di non consumare
le nozze, come fecero Sant'Enrico e Santa Cunegonda. Scelta, e qui apro una
parentesi un po' OT,
che se è stata permessa da Dio, sia per la loro santificazione personale,
sia per distogliere il popolo
cristiano dalla (pseudo)vetero-testamentaria e paganeggiante "idolatria del
sangue", forse ha impedito la nascita di una dinastia che poteva
rendere servigi alla Chiesa,
almeno quanto la stirpe di San Luigi IX (i Borbone, per chi non lo sapesse).
In definitiva, il padre e maestro di tutte le tesi denataliste è il
RispondiEliminadiavolo che è geloso dell'uomo,
perché sa che è chiamato, almeno potenzialmente, a ciò cui lui ha
rinunziato, pertanto cerca, non
solo di impedire che gli uomini, osservando le leggi di DIO, passino dalla potenza all'atto, ma, alla radice, cerca di spingere a non far nascere proprio, di modo che non possano
giungere neppure alla
potenza. Subito dopo, da buoni secondi, vengono i ricchi banchieri
occidentali ed i loro lacchè
comunisti, che non vogliono dividere le risorse, ragionando "meno siamo, a
meno dobbiamo
rendere conto e più mangiamo". La Chiesa ha sempre difeso la dignità umana
contro costoro.
L'appoggio alle famiglie numerose ha sempre fatto parte di tale difesa.
Oggi, invece, sembra che, in
pratica, molti ecclesiastici hanno cambiato fronte. La seguente esperienza è
emblematica. In
occasione di uno dei suoi cento viaggi, Karol Woytila è stato anche nelle
isole Mauritius. Il
quotidiano "Il Tempo" del 16 dicembre 1989, a pagina 9, scriveva : "Durante
la tappa a Mauritius,
crocevia di diverse culture, il Papa esalta la famiglia". Questo era il
titolo, però, più sotto, nel testo,
si leggeva : " l'alto concetto della morale cristiana, difesa dalla Chiesa,
è stato riconosciuto ed
accettato da molte persone appartenenti ad altre tradizioni spirituali. Un
chiaro accenno a quanto ha
svolto un locale istituto "Azione Familiare", aiutando le coppie a vivere la
REGOLAZIONE
DELLE NASCITE IN MODO RESPONSABILE. E sta il risultato più straordinario di
quest'ISOLA MIRACOLO. Forse, un caso unico al mondo. Grazie all'opera di
informazione ed
educazione della cattolica "Azione Familiare", NELL'ISOLA è IN PRATICA
RISOLTO IL
PROBLEMA DEMOGRAFICO, SI è PASSATI DA 5,5 BAMBINI PER COPPIA (1962) A 2,2
(1987) E Ciò ATTRAVERSO IL SOLO IMPIEGO DEI METODI NATURALI RACCOMANDATI
DALLA CHIESA. Fatto non meno sorprendente, tra le coppie che aderiscono
all'Associazione, il 45%
è di religione induista o animista". Così il testo (ovviamente il MAIUSCOLO
è opera mia).
Nell'isola miracolo il demonio ha ottenuto lo scopo. Da 5,5 a 2,2 nati per
coppia. Quanti uomini,
testimoni della bontà di DIO, potenziali beati in meno, e con la benedizione
(almeno apparente)
della Chiesa. Questo è il Cristo che portiamo agli indù ed agli animisti?
Questa non è kasperiana, è una setta e basta, Gennari è un prete spretato.
RispondiEliminaC'è qualcosa di gesuitismo nell'uso sistematico dei "metodi naturali", ma è anche vero che ci sono spesso motivi gravi per il loro uso.
RispondiEliminaUna precisione dovuta:
RispondiEliminal'uso di metodi naturali in se stessi non è immorale, ma si possano usare per motivo vizioso e allora l'uso di essi è immorale...
Quindi, quando si propone l'uso dell'atto coniugale per piacere, anche se questo è concepito come l'amore umano, con i metodi naturali per evitare la concezione di vita nuova, è ovvio che si fa un peccato mortale, perché si pone un fine vizioso (la lussuria) inveche del Fine dell'uomo che è Iddio e la Sua Volontà che l'umanità si cresce in numero e in carità sopranaturale, tutti due di quali richiedono in diversi modi la virtù di un amore abbondante e vivificante aperta a vita nuova...
Quindi, quelli che leggono Humanae vitae in modo contrario alla questa verità anche sono in errori gravi pure come sostentatori dell'enciclica...
Romano
Luís Luiz ha detto...
RispondiEliminaC'è qualcosa di gesuitismo nell'uso sistematico dei "metodi naturali", ma è anche vero che ci sono spesso motivi gravi per il loro uso.
La soluzione è semplice, ed è quella che la Chiesa ha sempre prospettato e proposto (anzi imposto). L'esistenza e la gravità dei motivi va fatta decidere dalla figura "TERZA", esterna alla coppia, del direttore spirituale. Direttore spirituale che dovrebbe essere qualche cosa di più di un "semplice" confessore abituale. Dovrebbe essere scelto il direttore spirituale, tra i preti di "Specchiata dottrina e santa vita". Sono elementi aMBEDUE fondamentali. BEATO CHI LI TROVA, I preti di "Specchiata dottrina e santa vita". E fra poco chi trova i preti punto e basta.