Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 24 marzo 2015

Vuoi il fumo o l'aria pura?

Don Giorgio Ghio su Il Giudizio cattolico. Riprendiamo per diffondere ciò che è condivisibile e nutriente per tutti.

Io sono come un otre esposto al fumo, ma non dimentico i tuoi insegnamenti (Sal 118, 79).

Quando si dice che una cosa è come fumo negli occhi, si intende di solito, semplicemente, qualcosa di fastidioso e irritante. Il fumo può tuttavia avere effetti più gravi: se respirato, può provocare un’intossicazione. Nella società e nella Chiesa attuali il fumo delle chiacchiere ideologiche appesta ormai l’atmosfera da decenni: è naturale che tanti ne siano rimasti intossicati. Chi vi resiste, come afferma la divina Parola, è come un otre esposto al fumo: soffre profondamente, ma al tempo stesso lotta per non lasciarsi intossicare o, eventualmente, per disintossicarsi. La stessa Parola di Dio ci prescrive il tipo di terapia necessaria a questo fine: non dimenticare i Suoi insegnamenti, che sono immutabili e, di conseguenza, sempre validi, capaci di resistere a qualsiasi tentativo di “aggiornarli” in ragione delle “mutate condizioni” della società.

Il fumo di certe chiacchiere, in effetti, non è affatto qualcosa di innocuo: è anzi una realtà estremamente nociva che infantilizza le persone impedendone la crescita morale, le castra a livello psichico bloccandone lo sviluppo umano e le sterilizza sul piano della vita soprannaturale, ovvero nella ricerca della santità. Chi ci è nato e vissuto dentro può riportarne perfino dei danni cerebrali: è incapace di ragionare correttamente, libero dagli schemi indeformabili della “formazione” ricevuta. Questi sono d’altronde gli effetti di un indottrinamento forzato di cui non hanno consapevolezza alcuna; un lettore notava sconfortato che, con la maggior parte dei ministri sacri, chi si azzarda ad avanzare qualche perplessità su certi aspetti dell’ultimo Concilio e della “riforma” che ne è seguita, è subito investito da un fiume di parole (un «tormentone che sembra imparato a memoria») e poi inesorabilmente ostracizzato…

È proprio così, caro amico: chi sia stato in seminario o in una facoltà teologica conservando un minimo di indipendenza di giudizio conosce bene quel tormentone, quella versione della realtà e della storia che nella Chiesa è stata imposta come l’unica visione legittima e per ciò stesso indiscutibile, neanche fossimo in un regime totalitario. Quando poi, con uno studio più accurato (e soprattutto più libero di spaziare nelle fonti), uno si accorge di essere stato sistematicamente manipolato con una presentazione selettiva – e per di più deformata e tendenziosa – di dati e testi, dopo il primo, istintivo moto di ribellione si rende conto con profonda gratitudine di aver finalmente cominciato a respirare a pieni polmoni un’aria pura… È una delle esperienze più gratificanti per chi ami appassionatamente la verità; è una grazia inestimabile dello Spirito Santo. A questo punto, certo, bisogna rimboccarsi le maniche per ricuperare la virilità soffocata, rimettere in moto il processo di maturazione e riscoprire la vita di grazia; ma il più, grazie a Dio (in senso vero e proprio), è fatto.

Non si creda che ci piaccia la polemica sterile, fine a se stessa: dal nuovo punto di osservazione, semplicemente, la propaganda di partito si riconosce subito e, per quanto possa essere irritante, non fa più la minima presa. Che il supremo Pastore si scomodi, a cinquant’anni esatti di distanza, jour pour jour, per visitare la parrocchia romana dove il Papa dell’epoca celebrò la prima Messa in italiano, ormai ci fa solo sorridere: è un atto di pura propaganda perfettamente omogeneo a tutto il resto. Quello di allora fu un tipico gesto rivoluzionario promosso da individui che, con il Concilio ancora in corso, lo avevano già interpretato nel senso da loro voluto e avevano già iniziato ad applicare – sempre a modo loro – la Costituzione liturgica, non a caso la prima ad essere promulgata. Ciò che rattrista maggiormente è che il sommo Pontefice li abbia docilmente seguiti…

Quello, tuttavia, era soltanto il preludio di una rivoluzione ben peggiore: una Messa – culmine e fonte di tutta la vita cristiana, come ci hanno ripetuto fino alla nausea – non solo tradotta nella lingua parlata, fatto che già da solo la trasforma in non più che pio trattenimento (e, in breve tempo, trattenimento tout court), ma pure rifatta a tavolino come un cadavere sezionato di cui poi si riappiccichino i pezzi a piacimento e imposta all’orbe universo in luogo di quel corpo vivente che era cresciuto e maturato per due millenni. Come se non bastasse, nel passaggio dal testo tipico latino a quello nelle lingue volgari si sono moltiplicate ulteriori manipolazioni e falsificazioni, finanche nel cuore stesso del santo Sacrificio, cioè nella formula di consacrazione: rendere pro multis con per tutti non è una traduzione, sono due espressioni diverse; è un fatto carico di ripercussioni sulla fede del Popolo di Dio, ma gli ideologi del post-concilio ci hanno inculcato che il loro significato sarebbe identico; si sarebbe trattato anche lì di una semplice interpretazione…

A questo punto la gran parte dei fedeli, ora che potevano finalmente capire le parole della Messa (come se non fossero mai esistiti i messalini bilingui, che i nostri nonni conoscevano a menadito), ha pensato bene di non andarci più: una volta “capito” il gioco, evidentemente, non valeva più la pena di giocarlo. Dal canto loro i giovani ministri, non provando alcuna attrattiva per lo scialbo rito rifilato loro dall’alto, hanno provato a renderlo più interessante con la propria creatività e inventiva, oppure si sono risolti a limitarsi a “timbrare il cartellino” dei propri doveri d’ufficio per potersi poi dedicare ai loro veri interessi, magari del tutto profani – nel migliore dei casi – o decisamente illeciti e contrari al loro stato – nel peggiore. Chi potrebbe del resto appassionarsi ad un’attività costruita sull’inammissibile ipocrisia del tacito assunto: “Sappiamo tutti perfettamente che non funziona, ma dobbiamo farlo ugualmente”?

Ormai nemmeno quei pochi fedeli che, nonostante tutto, continuano a venire in chiesa sono persuasi da quel che dicono i preti, visto che proprio loro si smentiscono di continuo con i propri stessi comportamenti. Prendiamo per esempio un’affermazione classica del tormentone ideologico post-conciliare: «Il Concilio ha restituito la Bibbia al Popolo di Dio». Poi, per proclamare la Parola sacra nell’assemblea liturgica, ut aiunt, prendono l’ultimo arrivato e lo mandano sul pulpito a leggere un testo che il malcapitato non ha mai visto prima, zeppo di nomi e termini assolutamente sconosciuti: cosa capirà l’assemblea liturgica della divina Scrittura, pur proclamata nella sua lingua nativa, a parte la figuraccia di quel poveretto? O, forse, per restituire la Bibbia al popolo si intende che ognuno se la legga e se la interpreti per conto e a modo suo, come i protestanti? Proprio per evitare che persone impreparate mettessero a rischio la propria e l’altrui fede, si erano saggiamente poste delle limitazioni alla lettura dell’Antico Testamento, all’epoca in cui si aveva a cuore la salvezza eterna di quanti Cristo ha redento con il Suo sangue.

Altro esempio per quelli che sono convinti di andare avanti, ma in realtà sono rimasti indietro e regrediscono sempre di più, dato che l’unico reale progresso, nella Chiesa, consiste nel ritornare alle radici: non si è mai parlato tanto dello Spirito (che un tempo si chiamava Spirito Santo); il fatto è che poi si pecca abitualmente contro di lui impugnando la verità conosciuta o, più semplicemente, ignorandola completamente, specie in ambito morale. Eppure basterebbe aprire un catechismo – meglio quello di san Pio X, piuttosto che quello tedesco od olandese – per conoscere le verità della fede (il che, sia detto per inciso, è ancora necessario alla nostra salvezza). All’epoca della Rete, qualsiasi testo è facilmente reperibile: non cerchiamo scuse, per le chat e per il gossip abbiamo sempre tempo… Poi non lamentiamoci, almeno, se ci sentiamo soffocare nell’anima: l’aria pura c’è e sappiamo dove trovarla. Fine del quaresimale.

P.S.: scusate, qualcuno sa dirmi che fine ha fatto il divin Sacrificio? Finanche nelle omelie del Vescovo di Roma, è totalmente assente… Si direbbe che, nella nuova Messa, sia rimasta soltanto la Parola – o piuttosto le parole: perfino lì, ancora fumo!

15 commenti:

Luisa ha detto...

Grazie a Béatrice segnalo questo blog di un sacerdote:

http://lascuredielia.blogspot.it/2015/03/ridere-per-nonpiangere-lo-confesso.html

ikaro ha detto...

Tutto estremamente condivisibile...purtroppo :-(

Anonimo ha detto...

"Quando ...uno studio ..accurato ...uno si accorge di essere stato sistematicamente manipolato .. dopo il primo, istintivo moto di ribellione si rende conto con profonda gratitudine di aver finalmente cominciato a respirare a pieni polmoni un’aria pura… È una delle esperienze più gratificanti per chi ami appassionatamente la verità; è una grazia inestimabile dello Spirito Santo".

Per me è stato uno squarcio che mi ha aperto il cielo. Quel fumo insensato (conciliare, ho scoperto poi) mi aveva precluso la fede. E la Verità che con perseveranza ho cercato e che mi ha portato alla vera Chiesa alla vera dottrina alla vera Vita, a quel Logos che finalmente la mia mente riconosceva come Risposta piena ed esauriente al mio bisogno di Verità, una verità che non contrasta con la ragione, ma è ad essa coerente, pur oltrepassandola, ha soddisfatto la mia fame. Non ho trovato il benessere, ma la croce santa (per la consapevolezza della passione della nostra amata Chiesa, per la solitudine umana in cui sono precipitata perché mi toccava vedere ciò che gli altri non vedevano e parlare in una lingua che gli altri non potevano comprendere) e la grazia di portarla con serenità. E la gioia autentica, profonda.

@ Luisa
grazie della segnalazione :)

Anna

mic ha detto...

Grazie anche a te Anna,
ho approfondito un po' e mi commuove questa presentazione, che riporto, certa di non violare nulla perché è pubblica e ci dà la misura della situazione

Per grazia di Dio, sono sacerdote dal 1995 e dottore in teologia da quest’anno; mi sono formato e ho servito la Chiesa in Italia e all’estero. Ho anche studiato da compositore e direttore di coro nella grande tradizione della musica sacra cattolica. Anche se preferirei così, non mi presento con il mio vero nome per ragioni di necessità superiore: per poter continuare ad esercitare il mio ministero; per non correre il rischio di pormi formalmente fuori della comunione ecclesiastica; per non scandalizzare quanti mi conoscono e non hanno gli elementi per condividere le mie valutazioni circa la situazione attuale. Quando sarò moralmente e spiritualmente certo che il Signore vuole che io esca allo scoperto, sarò ben felice di farlo; non ho alcun timore di difendere le mie affermazioni. A dispetto di quanto si potrebbe credere, non provengo da un ambiente tradizionalista: piuttosto il contrario. Vent’anni di esperienza pastorale, tuttavia, mi hanno aperto gli occhi sia sui gravi limiti della formazione ricevuta, sia sulle reali condizioni del Popolo di Dio.
Interessi

Ho scelto lo pseudonimo di Elia perché è il nome del profeta che ha denunciato l’infedeltà religiosa di Israele e si è battuto con coraggio contro i falsi profeti. Ho cominciato a scrivere semplicemente perché non mi sono più potuto trattenere, conformemente a due passi della Sacra Scrittura che da trent’anni ripeto nella preghiera liturgica e che, al momento fissato dalla Provvidenza, si sono adempiuti nella mia esistenza: «Per molto tempo ho taciuto, ho fatto silenzio, mi sono contenuto; ora griderò come una partoriente, mi affannerò e sbufferò insieme» (Is 42, 14); «Per amore di Sion non tacerò, per amore di Gerusalemme non mi darò pace, finché non sorga come stella la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come lampada» (Is 62, 1). Nonostante qualsiasi apparenza contraria, ciò che grida nei miei scritti non è un risentimento personale, ma un amore viscerale per la santa Chiesa di Cristo e un dolore ad esso proporzionato per i mali che la affliggono. Non penso di essere una “voce fuori del coro”; mi sono invece reso conto che tante altre persone – soprattutto fedeli laici – percepiscono la realtà come me e ne soffrono altrettanto, resistendo alla menzogna con un’eroica fedeltà al Vangelo. Sono quindi convinto che occorra riunire e armonizzare le voci disperse in un “coro alternativo” che contribuisca a mantenere accesa la lampada della verità e del bene autentico. A tutti loro rivolgo quest’altra parola sacra, che san Paolo applica al proprio apostolato: «Così ci ha ordinato il Signore: Io ti ho posto come luce per le genti, perché tu porti la salvezza sino all’estremità della terra» (At 13, 47; cf. Is 49, 6).

Anonimo ha detto...

Papa Francesco ha terminato l'enciclica sul'ambiente.
Ai giornalisti che lo interpellavano sul documento, papa Francesco aveva raccontato nel dettaglio lo stato dell'arte: «Ho avuto la prima bozza dal card. Turkson - aveva detto - con l'aiuto di alcuni ho fatto preparare questo, e ho lavorato, poi con l'aiuto di alcuni teologi» abbiamo fatto un terzo passaggio, «l'ho inviato alla Congregazione per la dottrina della fede e alla seconda sezione della Segreteria di Stato e al teologo della casa pontificia, perché studiassero bene

che non dicessi troppe stupidaggini».

Che, forse, segue anche lui questo blog?

enoch ha detto...

, ciò che grida nei miei scritti non è un risentimento personale, ma un amore viscerale per la santa Chiesa di Cristo e un dolore ad esso proporzionato per i mali
....
speriamo ora che questo coraggioso sacerdote non venga disprezzato anche da fratelli di fede tradizionali ma "moderatisti del giusto mezzo" che lo imbavaglino accusandolo di lanciare proclami e pesanti geremiadi,di danneggiare la causa della Tradizione con le sue grida dolenti, nonchè di essere "fanatico integralista" mentre nell'attuale delicato momento occorre -a detta di questi hegeliani irriducibili- non polarizzarsi, non arroccarsi su posizioni intransigenti ed estreme, bensì unire le forze per non dar cattiva immagine ai nemici e attestarsi su una posizione "equilibrata" disposta al compromesso (attenuare o smorzare la Verità in nome dell'"unione" dei diversamente cattolici) ecc.ecc....
speriamo che per amore di Sion e di NSGC continui a gridare nel deserto, anche uscendo allo scoperto come preannuncia (il vero martyrion), che si tenga ben saldo e fedele a quella parola di Gesù quando ci avvisa: "Sono venuto a portare non la pace ma una spada"!

RIC ha detto...

Nuova, lunga intervista dell'instancabile cardinale Burke (qui in francese)


http://leblogdejeannesmits.blogspot.ca/2015/03/exclusif-un-entretien-inedit-avec-le.html

Luisa ha detto...


"Per me è stato uno squarcio che mi ha aperto il cielo. Quel fumo insensato (conciliare, ho scoperto poi) mi aveva precluso la fede. E la Verità che con perseveranza ho cercato e che mi ha portato alla vera Chiesa alla vera dottrina alla vera Vita, a quel Logos che finalmente la mia mente riconosceva come Risposta piena ed esauriente al mio bisogno di Verità, una verità che non contrasta con la ragione, ma è ad essa coerente, pur oltrepassandola, ha soddisfatto la mia fame. Non ho trovato il benessere, ma la croce santa (per la consapevolezza della passione della nostra amata Chiesa, per la solitudine umana in cui sono precipitata perché mi toccava vedere ciò che gli altri non vedevano e parlare in una lingua che gli altri non potevano comprendere) e la grazia di portarla con serenità. E la gioia autentica, profonda."

Cara Anna, queste tue parole mi hanno profondamente commossa.
Purtroppo nella mia solitudine non ho ancora trovato la serenità.
Dopo essere stata a lungo lontana da quel fumo tossico, sono ritornata a casa, ho respirato l`aria pura che mi portava l`incontro con un padre spirituale il cui insegnamento e la cui presenza nutrivano cuore e ragione, sto parlando di Benedetto XVI, andavo a Roma il più sovente possible per poter pregare con lui e ascoltarlo di viva voce, sentivo una gioia profonda ma poi tornavo a casa e trovavo il deserto, arido e gelido, ritrovavo quel fumo tossico dal quale ero scappata, e mi trovavo nell`assoluta incapacità di condividere la gioia profonda del mio ritorno, Benedetto XVI non era persona grata.
Lo erano ancor meno le mie domande su quel che non potevo non vedere, porre quelle domande significava essere messa al bando.
Perfino il sacerdote che mi accompagnava nel mio cammino si è irrigidito, cambiando espressione, e mi ha quasi insultata perchè condividevo il mio sconforto nel vedere cone era trattata la Santa Messa dai bricoleurs della domenica, come era stata abbandonata al loro arbitrio.
Rifiuto rigido e assoluto di ascoltarmi, gli facevo perdere il suo tempo.
Mi sono ritrovata sola, impossibile condividere domande, dubbi e perplessità, mi trovavo di fronte come minimo il silenzio "gêné" di chi sa ma si è auto-incerottato e come reazione comune l`incomprensione, il rifiuto di entrare nel merito di quel che tentavo di spiegare.
Ma resta pur sempre presente il bisogno di una guida spirituale ma come si fa a a trovarla se sei obbligata di censurare le tue domande, i tuoi dubbi, se diventi persona non grata e degna di attenzione se appena esprimi dubbi sulla realtà dei meravigliosi frutti del "Concilio"?

Luisa ha detto...

E intanto Kasper continua la sua battaglia:

http://www.lastampa.it/2015/03/24/blogs/san-pietro-e-dintorni/sinodo-kasper-battaglia-in-corso-4GVDMjmAeQgYmFd8LvnWJO/pagina.html

Luisa ha detto...

E qui invece parla il card. Burke, che non teme di menzionare le manipolazioni avvenute durante il Sinodo, ricorda che gli interventi dei membri del Sinodo non sono stati pubblicati e che la relatio post disceptationem, così come pubblicata, non corrispondeva, in realtà non aveva niente da che vedere con ciò che era stato presentato:

http://leblogdejeannesmits.blogspot.fr/2015/03/exclusif-un-entretien-inedit-avec-le.html

Qui in inglese:

https://www.lifesitenews.com/news/exclusive-interview-cardinal-burke-says-confusion-spreading-among-catholics

Mi limito a riportare la sua risposta a questa domanda:

"— Comment le mieux rester fidèles à l’Eglise et au pape en ces temps troublés ?"

— "En nous attachant de la manière la plus claire à ce que l’Eglise a toujours enseigné et pratiqué : voilà notre ancre. Notre foi ne nous attache pas à des individus, notre foi est en Jésus-Christ. Lui seul est notre rédemption, et Il est vivant pour nous dans l’Eglise à travers son enseignement, ses sacrements et sa discipline.
Je dis volontiers à ceux, nombreux, qui sont en contact avec moi et qui se trouvent désorientés, inquiets et décontenancés : non, nous devons rester calmes, et nous devons rester pleins d’espérance en parvenant à goûter de manière de plus en plus profonde la vérité de notre foi, et nous devons nous y attacher. C’est cela qui ne change pas, et c’est cela qui à la fin, vaincra.
Le Christ a dit à saint Pierre lorsque celui-ci a confessé sa foi : « Les portes de l’enfer ne prévaudront pas » contre l’Eglise. Nous savons que cela est vrai, et nous devons souffrir, en attendant, pour la vérité, mais nous devons avoir confiance : Notre Seigneur remportera la victoire, à la fin."




enoch ha detto...

, ciò che grida nei miei scritti non è un risentimento personale, ma un amore viscerale per la santa Chiesa di Cristo e un dolore ad esso proporzionato per i mali
....
speriamo ora che questo coraggioso sacerdote non venga disprezzato anche da fratelli di fede tradizionali ma "moderatisti del giusto mezzo" che lo imbavaglino accusandolo di lanciare proclami e pesanti geremiadi,di danneggiare la causa della Tradizione con le sue grida dolenti, nonchè di essere "fanatico integralista" mentre nell'attuale delicato momento occorre -a detta di questi hegeliani irriducibili- non polarizzarsi, non arroccarsi su posizioni intransigenti ed estreme, bensì unire le forze per non dar cattiva immagine ai nemici e attestarsi su una posizione "equilibrata" disposta al compromesso (attenuare o smorzare la Verità in nome dell'"unione" dei diversamente cattolici) ecc.ecc....
speriamo che per amore di Sion e di NSGC continui a gridare nel deserto, anche uscendo allo scoperto come preannuncia (il vero martyrion), che si tenga ben saldo e fedele a quella parola di Gesù quando ci avvisa: "Sono venuto a portare non la pace ma una spada"!

mic ha detto...

Enoch.
lei è evidentemente una degli aderenti alla fabbrica inesausta di quelli che chiamo proclami e geremiadi, ai quali non esita di aggiungere anatemi. Ora io mi chiedo:
1. non si è ancora accorta che qui si denuncia - eccome! fino ad essere anatemizzati a nostra volta dai corifei di regime - fornendo tutte le ragioni del nostro sconcerto, evidenziando e mettendo in guardia sui punti essenziali e ineludibili (se li toccassimo tutti saremmo sommersi) che deviano dalla retta fede perché la mutilano o la deformano?
2. e non ha ancora capito che dopo la denuncia, che contiene e ammette anche le grida dolenti, c'è bisogno poi di trovare il giusto equilibrio riaffermativo della verità e propositivo?
Lei arriva a dire che è un equilibrio hegeliano. In cosa lo sarebbe? E, se fosse, cos'è che la induce a continuare a leggere scrivere e recriminare qua su?
3. Tornando al sacerdote (anonimo per forza maggiore, a differenza di chi scrive qui e anche a differenza sua), non crede che lanciare anatemi a trarre certe conclusioni appartenga più a lui che a semplici fedeli come noi, che pure la nostra parte di impegno e responsabilità mi pare che ce la prendiamo?
Una volta riconosciuto, rifiutato e denunciato l'inganno, smettiamola di lamentarci e pensiamo alla nostra personale conversione, dando più spazio alla preghiera e più attenzione alla quotidiana ineludibile fedeltà: chi è fedele nel poco lo è anche nel molto.

Luisa ha detto...


"Una volta riconosciuto, rifiutato e denunciato l'inganno, smettiamola di lamentarci e pensiamo alla nostra personale conversione, dando più spazio alla preghiera e più attenzione alla quotidiana ineludibile fedeltà: chi è fedele nel poco lo è anche nel molto."

Parole sagge, cara mic, purtroppo l`inganno, palese o mascherato sotto diverse forme, non cessa di esserci propinato, non passa settinana se non giorno senza dover prender nota di affermazioni, gesti, interventi, che cozzano contro l`insegnamento immutabile di N.S.G.C. e ingannano i fedeli strumentalizzando il loro pensiero debole, la loro ignoranza seminata e alimentata volutamente da decenni.
Purtroppo siamo in una situazione in cui non basta denunciare e rifiutare l`inganno una volta per tutte, purtroppo non si può abbassare la vigilanza, poi che ognuno reagisca come può e sa farlo, anche se si dà la priorità al presentare sempre e ancora i pilastri della nostra Fede, ad essere assertivi e propositivi, resta pur la triste e amara evidenza che ogni tanto risulta molto difficile tacere, e che forse non è giusto farlo.
Che poi anche la denuncia più accorata debba partire da un`anima non solo assetata di verità ma in preghiera con lo sguardo rivolto a Cristo è una verità che fai bene ad evidenziare.

Luisa ha detto...

Ad esempio come reagire a chi, con un` invidiabile sicumera afferma che :

- il CVII è opera dell`azione dello Spirito Santo,

-che la Chiesa postconciliare è in perfetta continuità con quella precedente il "Concilio".

-che la messa riformata è la vera messa tradizionale, la vera e sola messa di sempre, che la messa riformata ( quella uscita dal Consilium) non ha tradito la tradizione liturgica,

-che per essere in buon cattolico si deve accettare le dottrine del Vaticano II ?

Come reagire quando la realtà ci dice il contrario, quando tutto quel che vediamo ci parla di ROTTURA, di ribellione, di disprezzo per la Tradizione e per la vita e la storia della Chiesa ante-CVII, quando, a meno di essere ciechi, non si può ignorare la crisi della fede, del sacerdozio, della Liturgia, quando il legame fra il crollo della Fede e l`arbitraria manipolazione della Liturgia è evidente?
Che cosa ci domandano quei saccenti professori?
Di far finta di non vedere? Di non sapere?
Ci domandano di mandare in vacanza cervello e coscienza?
Vorrebbero che accettassimo senza reagire quella specie di contratto-ricatto: o ti sottometti e taci o non sei un buon cattolico e sei contro il papa?
Io non ci sto.

Anonimo ha detto...

Avete tralasciato 2 cose di fondamentale importanza per capire e spiegare il caso: la mancanza di fede da parte delle gerarchie, sia alte che basse, salvo eccezioni e l'indifferenza, più che l'ignoranza, delle masse, per le quali ormai tutto è relativo ed in ultima analisi irrilevante.....oggi si fanno battesimi e prime comunioni per tradizione, non per fede, e spesso i genitori non sono nemmeno sposati, né in comune, né in chiesa.