Grati a Giuseppe Fallica che ci segnala il suo testo ripreso di seguito. È importante tener desta l'attenzione e approfondire nei termini giusti. Per dirla con Paolo Pasqualucci: possiamo (e dobbiamo) ancora combattere e vender cara la pelle, in tutti i sensi: sia in vista del Sinodo che per tutte le altre sfide che stanno mettendo a dura prova la Chiesa e la società.
Abbiamo già pubblicato [qui] un intervento di Giuseppe Fallica, in difesa della verità, nel novero del dibattito innescato dalle esegesi di conio rabbinico di p. Innocenzo Gargano, seguite da diverse repliche a sostegno o dissenzienti, pubblicate da Sandro Magister.
Abbiamo già pubblicato [qui] un intervento di Giuseppe Fallica, in difesa della verità, nel novero del dibattito innescato dalle esegesi di conio rabbinico di p. Innocenzo Gargano, seguite da diverse repliche a sostegno o dissenzienti, pubblicate da Sandro Magister.
Chi sostiene l'integrità della dottrina è davvero un legalista e moralista con un cuore di pietra? Un novello fariseo che non ama il prossimo? Un costruttore di muri, anziché di ponti? Un ostacolo al dialogo e all'accoglienza?
Che all'interno della Chiesa ci sia oggi una profonda spaccatura, solo in apparenza pastorale, è un dato di fatto di cui è prova il confronto emerso nell'ultimo anno intorno alle questioni discusse al Sinodo sulla famiglia.
Appare evidente infatti come oggi si fronteggino due visioni molto diverse, diremmo opposte, in merito al rapporto con la modernità e all'esercizio della missione apostolica mediante la pastorale, con un coinvolgimento della stessa dottrina. Qualcuno a volte banalizza la situazione parlando di semplice opposizione tra destra e sinistra (vedi articolo su La Nuova Bussola Quotidiana: con la inquietante soluzione del "in medio stat virtus" come se tra il dogma e l'eresia la soluzione fosse nel mezzo), ma la verità è che c'è in atto una contrapposizione dottrinale che trova espressione persino nell'analisi della contingenza storica.
Ciò che dovrebbe essere evidente per tutti, cioè l'attuale crisi della Chiesa (con la diminuzione esponenziale per le vocazioni religiose, i matrimoni in Chiesa, la pratica religiosa, la scristianizzazione dell'Occidente) accompagnata dal dilagare del peccato e delle persecuzioni religiose, questa evidenza, dicevamo, per una fetta del clero è poco più che un luogo comune. L'ultra-progressista infatti, ammette solo la "primavera della Chiesa", per cui ciò che può apparire critico, per lui non lo è. Un ottimismo "a prescindere", che non si fonda (come sarebbe giusto) sulla promessa evangelica del "non praevalebunt", ma su una concezione teologica di stampo protestante secondo cui tutti sono già salvati mediante il sacrificio di Cristo (a prescindere dalla conversione, dal pentimento e dal proposito di rinuncia al peccato), in quanto tutti manifestano nell'anima una scintilla del divino.
L' adesione al peccato non è altro che una innocua (e parziale) deficienza di bene, secondo il noto concetto rahneriano del "cristiano anonimo". In base a questa visione non ha senso parlare di peccato dilagante, di crisi della Chiesa, di apostasia e abbandono generale della fede. Questo linguaggio per l'ultra-progressista risulta incomprensibile perché per lui sono tutti destinati al paradiso, anche se le chiese si svuotano. Dal suo punto di vista nei confronti di chi vive in una situazione oggettiva di peccato è sufficiente essere dialoganti e accoglienti senza turbare la coscienza altrui con scomodi richiami alla conversione. Infatti, se il bene eterno non è un problema, la corretta prospettiva a cui guardare è (per l'ultra-progressista) solo il bene su questa terra, e poco importa se il Catechismo della Chiesa cattolica ci obbliga ad accogliere come verità di fede l'esistenza dell'Inferno (CCC n. 1035), il concetto di Grazia (n. 1089), il sacramento della Confessione, per ottenere il perdono dei peccati gravi (n. 1497), la consapevolezza che chi muore nell'impenitenza finale va in inferno (n. 1864). Poco importa se "agli occhi della fede, nessun male è più grave del peccato, e niente ha conseguenze peggiori per gli stessi peccatori, per la Chiesa e per il mondo intero" (n. 1488); se "Il cammino di ritorno a Dio, chiamato conversione e pentimento, implica un dolore e una repulsione per i peccati commessi, e il fermo proposito di non peccare più in avvenire. La conversione riguarda dunque il passato e il futuro; essa si nutre della speranza nella misericordia divina" (n. 1490).
L'ultra-progressista risponderà con la sua (eretica) visione storicistica della dottrina, che si evolve e si adatta ai tempi, in quanto a lui poco importa se il nucleo dogmatico della dottrina è sovrastorico e come tale perenne e irreformabile.
Ma è proprio nel concetto di accoglienza, abbinato a quello di misericordia, che questa divisione all'interno della Chiesa assume un aspetto grottesco e sconcertante. L'ultra-progressista dichiara di avere a cuore l'accoglienza per il peccatore e lo fa con l'enfasi di chi vuol denunciare un problema a cui intende finalmente porre rimedio. Ecco allora lo slogan di abbattere le barriere, di "costruire ponti e non muri". Ma quali sarebbero queste barriere e chi sarebbe il costruttore di questi muri? Sappiamo tutti che la Chiesa ha sempre accolto i peccatori con misericordia, in particolare nel luogo a tal scopo deputato, cioè il confessionale. Le interminabili ore trascorse da innumerevoli santi sacerdoti ad ascoltare i penitenti sono la prova che la Chiesa ha sempre accolto i peccatori per dispensare ciò di cui essi hanno più bisogno: il perdono sacramentale. Ma l'ultra-progressista non è soddisfatto di ciò. Per lui la confessione non è indispensabile, come abbiamo visto, perché lui crede che l'uomo si salvi a prescindere. Desidera invece che il peccatore sia accolto in Chiesa senza doversi sentire tale. Che sia accolto senza che qualcuno gli ricordi i comandamenti e la necessità della conversione per la salvezza dell' anima. Altrimenti, dice l'ultra-progressista, non si sta accogliendo con misericordia quel povero peccatore, ma lo si sta discriminando. Ecco allora la proposta di concedere la comunione per i divorziati risposati, pure in assenza del proposito di abbandonare la situazione di adulterio, oppure di vivere col convivente come fratello e sorella. E non serve a nulla fargli notare l'incoerenza di chi, in nome della misericordia, vuol costruire ponti per coloro che peccano contro il sesto comandamento (adulteri, conviventi, omosessuali...), ma non mostra altrettanta sensibilità (eufemismo) per le altre categorie di peccatori (corrotti, mafiosi...).
L'ultra-progressista ha molto poca misericordia anche nei confronti di coloro che si oppongono alla comunione per I divorziati risposati, in nome del dogma della indissolubilità matrimoniale e del fatto che per ricevere l'Eucaristia occorra essere in grazia di Dio (altrimenti si commette sacrilegio: CCC n.1385). Costoro vengono inesorabilmente bollati come novelli farisei senza cuore, legalisti e moralisti ipocriti, colpevoli di una maniacale attenzione per le regole, senza un briciolo di misericordia. Ma sono vere queste accuse? Proviamo ad analizzare questi slogan ideologici chiedendoci, in base al Catechismo, se mostra maggior misericordia e maggior amore per il prossimo chi accoglie i peccatori raccomandando loro la fedeltà alla dottrina e istruendoli sulle verità più scomode (per esempio: esistenza dell' inferno, peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio, ecc.), oppure chi li accoglie senza l'annuncio degli aspetti più scomodi della dottrina. In merito, il Catechismo maggiore ci insegna che il più grande atto di carità, segno di sincero amore per il prossimo, lo si manifesta nel desiderio di aiutare gli altri a salvarsi l'anima.
E tra le opere di misericordia (!) spirituale ci sono i punti di cui stiamo dibattendo in questa sede:
- ammonire i peccatori,
- istruire gli ignoranti.
Ne consegue che la vera ipocrisia, il cuore duro, l'egoismo, sta in coloro che nascondono ai peccatori la verità salvifica e i mezzi perché essi possano conseguire l'eterna salvezza. Ne consegue ancora che Il vero amore, la vera misericordia, sta in chi invita, te e me peccatore, alla conversione. Non il contrario, perché altrimenti il più grande amore, la più grande misericordia, l'avrebbe nei nostri confronti Satana, dal momento che è proprio lui a suggerirci di fare ciò che vogliamo senza curarci dei comandamenti di Dio.
Giuseppe Fallica
"Chi sostiene l'integrità della dottrina è davvero un legalista e moralista con un cuore di Pietra? Un novello fariseo che non ama il prossimo? Un costruttore di muri, anziché di ponti? Un ostacolo al dialogo e all'accoglienza?
RispondiEliminaLa risposta sarebbe sì se dovessimo far nostra l`opinione di chi è "alla guida" della Chiesa, Jorge Bergoglio che dall`inizio martella la sua ideologia, il suo disprezzo per chi cerca e ha bisogno delle certezze che porta la retta dottrina, per chi la difende e la promuove, per loro solo derisione, caricature grottesche, etichette offensive.
Nella nuova chiesa che "il Concilio" ha liberato dalla prigione e dall`isolamento in cui era rinchiusa da secoli e che ha visto "abbattute le muraglie che per troppo tempo l`avevano rinchiusa in una cittadella privilegiata" ( Bergoglio dixit nella Bolla di indizione del Giubileo), Bergoglio non è il primo ad avere quei pensieri e sentimenti, la novità è che oggi è dal soglio di Pietro che piombano quei giudizi senza appello.
A proposito di ultra-progressisti e della loro crociata per sovvertire la dottrina e protestantizzare la Chiesa, segnalo ancora i due articoli di mons. Livi:
" L’Eucarestia secondo Kaspera
Qui la seconda parte:
http://disputationes-theologicae.blogspot.it/2015/08/leucarestia-secondo-kasper.html
http://www.lastampa.it/2015/08/25/italia/politica/unioni-civili-scambio-ceigoverno-SKOizfZxGPO5hiylUOWxAM/pagina.html
RispondiEliminaNella nuova chiesa che "il Concilio" ha liberato dalla prigione e dall`isolamento in cui era rinchiusa da secoli e che ha visto "abbattute le muraglie che per troppo tempo l`avevano rinchiusa in una cittadella privilegiata" ( Bergoglio dixit nella Bolla di indizione del **Giubileo**).
RispondiEliminaRiflette un po'. Un "giubileo" indetto con questo spirito e queste intenzioni, può mai essere cosa buona?
Checchè ne dica anche la FSSPX, nel mio piccolo, cercherò, se sarò ancora al mondo, di non avere nulla a che fare, con tale "giubileo".
RispondiEliminaQualche postilla a quest'eccellente analisi.
1. La contrapposizione dottrinale attuale nell'ambito della Gerarchia riproduce di fatto quella che si era creata al Concilio: neomodernisti contro "conservatori" ossia difensori della retta dottrina della Chiesa: deposito della fede contro errori nella fede, piu' o meno mascherati. La battaglia e' ricominciata. E anche oggi, come allora, il Papa, con gesti, atteggiamenti, dichiarazioni ambigue, o (nel caso di Bergoglio) addirittura scioccanti, sembra pencolare dalla parte dei neomodernisti o "ultraprogressisti" che dir si voglia. Si spera e si prega affinche' il prossimo Sinodo sulla famiglia sia il momento della verita', per tutti, Pontefice incluso.
2. L'accusa di "fariseismo" ai difensori della fede e della pastorale tradizionale della Chiesa e' palesemente assurda. Allora era "fariseo" anche Nostro Signore quando ha detto all'adultera pentita : "Va' e non piu' peccare". Essendosi essa pentita l'ha assolta dal suo grave peccato pero' ammonendola a non piu' peccare ossia a cambiar vita. Per esser accolti nel Regno dei Cieli non dobbiamo diventare "l'uomo nuovo" di cui a Gv 3, 7 : "Bisogna che voi siate generati di nuovo"? La necessita' di una nostra totale "rigenerazione" morale, con la conversione a Cristo, ai suoi insegnamenti, mutando vita e modo di pensare, non dimostra gia' la totale assurdita' della tesi stralunata di Rahner sui "cristiani anonimi"? Se L'Incarnazione del Verbo ci avesse gia' salvato, facendoci anonimamente tutti cristiani, per qual motivo il Signore avrebbe detto che dobbiamo "rigenerarci" in Lui e diventare un uomo e una donna del tutto "nuovi"? Se siamo gia' stati salvati senza saperlo, la fede dovrebbe allora prescindere del tutto dall'apporto del nostro intelletto, scadendo appunto a mero "sentimento individuale del divino", alla maniera dei modernisti. Un sentimento di autogiustificazione di se stessi, al dunque, che sfocia nel peggior narcisismo e crede di assolversi dandosi la forma di un sentimento di simpatia e accoglienza verso tutta l'umanita', con tutti i suoi peccati, cosi' com'e' ovviamente.
3. L'accoglienza non cristiana del peccatore, non cristiana perche' prodotta dalla falsa misericordia che non mira a redimere dal peccato ma ad accettare il peccatore senza che si penta e converta, non e' poi a fondamento anche dell'indiscriminata "accoglienza" attuata dalla Chiesa attuale nei confronti dei cosiddetti "migranti", quasi tutti mussulmani per giunta? Accoglienza che non solo non vuol tener conto del rapporto tra mezzi materiali e compiti, delle effettive capacita' di accoglienza, ma che rinuncia anche a convertire alla vera fede i "migranti". Se sapessero che sulle nostre coste li aspettano i preti con la croce in mano per tentare di convertirli alla vera fede, molti di loro nemmeno verrebbero. PP
Se già non l`avessimo capito basterebbe leggere con attenzione la Bolla di indizione del Giubileo, la sua data di indizione e il motivo di quella scelta sono già molto indicativi, per avere una idea molto chiara di come Bergoglio interpreta e applica la misericordia versus la giustizia divine, e il Vangelo in generale.
RispondiEliminahttps://w2.vatican.va/content/francesco/it/bulls/documents/papa-francesco_bolla_20150411_misericordiae-vultus.html
Due cose:
RispondiElimina1) una concezione teologica di stampo protestante secondo cui tutti sono già salvati mediante il sacrificio di Cristo (a prescindere dalla conversione, dal pentimento e dal proposito di rinuncia al peccato), in quanto tutti manifestano nell'anima una scintilla del divino.
Stampo protestante? Ma dove nelle grandi fonti protestanti (Lutero, Calvino, Wesley ecc) si può trovare qualcosa di simile? Lo stampo è massonico, e protestante solo nel senso del liberalismo protestante ultramassonico del secolo XIX e XX. In questo senso si potrebbe anche dire (e in Brasile qualche evangelico lo dice) di "stampo cattolico", perchè credono che il cattolicesimo sia il bergoglismo ultramassonico.
2) Credo che Mons. Athanasius Schneider ha ragione quando dice che c'è una ossessione sul Concilio Vaticano II, a destra e a sinistra. Se si vuole trovare le radici del bergoglismo si deve andare al Vangelo, nei commenti di Giuda contro il profumo di Maria Maddalena, o al pelagianismo, al nestorianismo, all'arianismo, al gesuitismo molinista dei casuisti, alla dottrina del Sillone ecc., tutte eresie che vogliono dissolvere nell'acqua tepida e sporca di una falsa misericordia la Fede della Chiesa. Il bergoglismo è un male omnipresente nella storia della Chiesa, non è stato inventato durante il Concilio.
Credo che Mons. Athanasius Schneider ha ragione quando dice che c'è una ossessione sul Concilio Vaticano II, a destra e a sinistra. Se si vuole trovare le radici del bergoglismo si deve andare al Vangelo, nei commenti di Giuda contro il profumo di Maria Maddalena, o al pelagianismo, al nestorianismo, all'arianismo, al gesuitismo molinista dei casuisti,
RispondiEliminaDa parte di chi ama e difende la Tradizione non c'è un'ossessione per il concilio. C'è la realistica constatazione che molte 'distorsioni' (da radici antiche e più recenti) sono passate attraverso esso e applicate dai novatori al potere. E dunque la situazione odierna non è che l'evolversi sempre più de-formante di questo dato di fatto.
Sappiamo bene che il concilio, senza quelle ambiguità e quei bachi inseriti da chi sapeva cosa faceva e dove voleva arrivare, potrebbe essere letto in continuità. Tuttavia quei 'bachi' ci sono e continuano ad essere nefastamente operanti e finché non ci sarà qualcuno che prenderà atto delle radici del problema (è su questo che si insiste) e "ripareggerà" la situazione (un papa giusto può farlo) non si potrà venir fuori da una crisi che ha raggiunto livelli ormai intollerabili.
Abbiamo l'esempio più sublime di cosa faccia e sia chi sostiene integralmente la dottrina della Chiesa: la Madonna, che non rinnega mai suo figlio, che protegge la vera dottrina senza compromessi e nel contempo è la creatura più umile, pietosa, caritatevole che sia mai esistita. Come si può dire che chi segue la dottrina sia duro di cuore? Ma conoscono Maria? Conoscono Gesù? Sanno che Dio è amore e questo Amore ci ha donato 10 comandamenti e la sua Chiesa per non perderci? Ma a che Dio credono? Che Madonna pregano, se non credono più che la vera dottrina è la strada per il Paradiso e dunque il suo insegnamento e la sua applicazione i mezzi più grandi di carità?
RispondiEliminaPiù che la chiesa del concilio a me pare la chiesa del conciliabolo, tante discussioni poi o si fa come dice il capo o marsch!!!!Giubileo farlocco, come i numeri che sparano, 33 mln. di pellegrini in un anno attesi a Roma.......ma mi facci il piacere.....
RispondiEliminaIl bergoglismo non è altro che modernismo, lo stesso condannato da San Pio X nel suo insegnamento infallibile di Papa vero. Nulla di nuovo sotto il sole, solo la cloaca finale, sintesi di ogni eresia già condannata in 2000 anni. Ma ciò che in un colpo solo non si è riusciti a fare, si è riusciti in modo soft, prima un poco in modo non troppo appariscente e poi... ora in modo secco. Ma è un piatto vecchio di 50 anni. Complimenti a chi se non altro nel male non si nasconde più, complimenti amari però.
RispondiEliminaDottoressa, pensa che tutti si contentino del generico BACHI?
RispondiEliminaBachi inseriti nel concili-abolo " da chi sapeva cosa faceva e dove voleva arrivare "
Bachi. "nefastamente operanti" che hanno prodotto " una crisi che ha raggiunto livelli ormai intollerabili".
Chiamiamoli per nome questi.....Bachi. !!Altrimenti la ggente può non capire.No?
Trizz
Trizz,
RispondiEliminaquelli che Romano Amerio chiama "anfibologie" e "circiterismi" qui li ho chiamati sommariamente 'bachi' (a volte 'fessure' che ora sono diventate una voragine!).
Questo è un strumento e anche un 'luogo' di divulgazione, oltre che di confronto. L'importante è intendersi sull'essenziale.
Nel mio libro sulla "Chiesa a la sua continuità. Istanza dogmatica..." li chiamo punti controversi e ho sviluppato il discorso in due capitoli e sottocapitoli, con quel che segue e precede.
E, siccome si tratta di ambiguità e di vere e proprie innovazioni "travestite", mescolate con verità, non sono sempre immediatamente riconoscibili da chi non approfondisce le cause, oltre a individuare gli effetti della crisi che stiamo vivendo... Ed è fin troppo noto che è col pretesto della 'pastoralità' che hanno agito de facto non intaccando il de jure con Magistero infallibile.
Il problema è che a questo punto li Magistero liquido e mediatico che ci sommerge sta assumendo un ruolo ancor più incisivamente de-formante.
Bisogna trovare nuovi metodi di contestazione, adeguati al cambiamento indotto dal "nuovo linguaggio" sfuggente, approssimativo, storicista... conclamatamente modernista infine...
RispondiElimina
RispondiElimina@ La "sottile eresia critologica di Kasper e...Renzi".
1. Uno degli slogan degli ultraprogressisti per il prossimo Sinodo della Famiglia e' quello secondo il quale la dottrina non si tocca, nessuno vuole discutere l'indissolubilita' del matrimonio, pero' occorre applicare la "misericordia" alle situazioni "nuove" che si sono create, e quindi una prassi aggiornata a queste situazioni, studiando cosiddetti "percorsi pastorali" nuovi per i divorziati risposati, gli uniti civilmente, le coppie di fatto etc. Kasper e Maradiaga sono stati i portavoce di questa impostazione.
Ora, la "prassi " da loro suggerita, lo vedono tutti, e' in aperta contraddizione con la dottrina e quindi la tocca eccome: dare dei riconoscimenti (forse addirittura la Comunione) ai divorziati risposati implica una implicita accettazione dell'adulterio e del concubinaggio, e' una forma di riconoscimento del peccato come tale. Piu' evidente negazione e violazione della dottrina insegnata da Nostro Signore non si potrebbe immaginare! Evidente anche se surrettizia nelle sue forme, si capisce.
2. Il card. Mueller, pur senza far nomi, ha alcuni mesi fa bollato questa impostazione (prassi nuova rispettosa a parole, che nei fatti contraddice nettamente la dottrina) come "sottile eresia cristologica" da parte di chi la professa. La fonte era Magister, mi sembra. Mi sono chiesto, perche' "eresia cristologica"? Il cardinale non specificava. Data la fonte dell'accusa, penso valga la pena di approfondire. Mi rivolgo pertanto, per quello che conta la mia opinione, ai piu' competenti in materia affinche' vogliano approfondire questo punto, prima del famoso Sinodo. L'accusa e' pesante e grave ma sicuramente giusta.
Mi sento di dire questo, da semplice fedele: le eresie cristologiche non sono state quelle che hanno negato o la natura divina o quella umana di Cristo, con tutte le loro sottospecie e varianti? Ma qui? Un'interpretazione delle parole del card. Mueller puo' esser la seguente: contraddire l'insegnamento di Nostro Signore sull'indissolubilita' del matrimonio con una prassi informata alle note "aperture", non equivale a negare l'eternita' del suo insegnamento, come se non provenisse dal Verbo Incarnato? In tal caso, equivale di fatto a negare al Cristo la natura divina che gli spetta. E siamo all'eresia cristologica, perche' si riduce l'insegnamento del Verbo a quello di un qualsiasi predicatore, modificabile secondo le esigenze dei tempi.
3. E vengo a Renzi. Mons. Bagnasco ha manifestato l'opposizione della CEI ai suoi infami progetti di unioni civili etc. E Renzi cosa ha detto: "Ho rispetto per la Chiesa, ma noi andiamo avanti". Se avesse davvero rispetto della Chiesa, avrebbe detto: "mi fermo e non se ne fa piu' niente". Il fatto che voglia andare avanti su un progetto in netta antitesi con la dottrina della Chiesa, dimostra che questo "rispetto" e' falso, che non c'e' per niente, che a lui Renzi non frega assolutamente niente della Chiesa e della sua dottrina. Ora, l'atteggiamento di Renzi in cosa differisce da quello di Kasper e Maradiaga? In nulla, a mio avviso. Anche lui, dunque, con tutti e due i piedi nella "sottile eresia cristologica" che sta imperversando nella parte deviata del clero e nei fedeli sciagurati che da essa si sono lasciati sedurre. PP
Scrive PP, qui sopra: "L'accoglienza non cristiana del peccatore, non cristiana perche' prodotta dalla falsa misericordia che non mira a redimere dal peccato ma ad accettare il peccatore senza che si penta e converta, non e' poi a fondamento anche dell'indiscriminata "accoglienza" attuata dalla Chiesa attuale nei confronti dei cosiddetti "migranti", quasi tutti mussulmani per giunta? Accoglienza che non solo non vuol tener conto del rapporto tra mezzi materiali e compiti, delle effettive capacita' di accoglienza, ma che rinuncia anche a convertire alla vera fede i "migranti". Se sapessero che sulle nostre coste li aspettano i preti con la croce in mano per tentare di convertirli alla vera fede, molti di loro nemmeno verrebbero. PP"
RispondiEliminaL'analogia è perfettamente condivisibile, perché i due errori hanno la medesima origine: una presunta "carità", che Carità non è, perché completamente disgiunta dalla verità e dalla giustizia. Sia in un caso che nell'altro.
E le origini dell'errore sono sempre le solite: il nefasto modernismo ("somma di tutte le eresie"), e la sua concretizzazione dottrinale, cioè il concilio, di cui il post-concilio è stato la coerente e conseguente attuazione.
Cara Mic delle 15:09
RispondiEliminala "contestazione" deve partire necessariamente proprio dal "nuovo linguaggio" modernista che poi, guarda caso, usa le stesse tecniche sofisticate elaborate dalla sinistra e dal mondialismo. Questo "nuovo linguaggio" dobbiamo rifiutarlo, svelarlo, denunciarlo. I nostri avversari sanno benissimo come corrompere, attraverso il linguaggio, il significato vero delle parole e da questo il concetto comune che le sottintende e poi il valore e i valori che dovrebbe informarle. Il quasi completo dominio dei media li facilita. E' un fenomeno di "dislocazione semantica" che va capito, denunciato e combattuto.
Gli esempi sono innumerevoli: da "razzismo" a "xenofobia", ad esempio. Poi l'invenzione di nuove parole: da "gay" a "omofobia". Ancora, la "distorsione semantica" di termini quali "carità" e "misericordia". Nel linguaggio ecclesiale, l'uso di termini astrusi e distorti (e poi si lamentavano del comprensibilissimo latino ecclesiatico) come "kerigma" e "paressia".
Le parole non sono né innocue, né neutre. Sono armi. Alla base della tua condivisibilissima ricerca di: "nuovi metodi di contestazione, adeguati al cambiamento indotto dal "nuovo linguaggio" sfuggente, approssimativo, storicista... conclamatamente modernista", credo che la consapevolezza di quanto ho esposto sopra possa servire. Mi auguro.
credo che la consapevolezza di quanto ho esposto sopra possa servire. Mi auguro.
RispondiEliminaMe lo auguro anch'io. E' quello che vorremmo da guide sane e non allineate, che non siano "cani muti e sentinelle addormentate"... (Isaia)
"Un solo peccato è oggi severamente punito:il rispetto attento delle tradizioni dei nostri padri. Per questo motivo i buoni sono scacciati dal loro posti e portati nel deserto"
RispondiEliminaS. Basilio Magno , Ep. 243
Ottima l'analisi di Fallica, anche se non esaustiva.
RispondiEliminaLa situazione ecclesiale è molto più complessa e variegata,frutto dell'azione del maligno (divide et impera) non sono solo due gli schieramenti in campo. Vescovi, teologi e cardinali possono essere raggruppati in diverse categorie: progressisti, modernisti, laicisti, aperturisti, conservatori, moderati, tradizionalisti, intransigenti, con posizioni, sfumature e declinazioni difficilmente conciliabili senza l'intervento dello Spirito.
segnalo
RispondiEliminahttp://www.riscossacristiana.it/verso-il-secondo-sinodo-sulla-famiglia-cinque-posizioni-a-confronto-su-due-fronti-di-guido-vignelli/
... Orbene, con sorpresa dei soliti ingenui ottimisti, la Santa Sede non solo non ha condannato quelle arroganti pretese progressiste, ma anzi le ha tenute in debita considerazione e ne ha accolte alcune sia nelle conclusioni del primo Sinodo, sia nel testo preparatorio del secondo....
RispondiEliminaQuesto parziale successo progressista dimostra, da una parte, che la Santa Sede è disposta a ricevere opinioni e correzioni, e che dall’altra, se ci s’impone, si ottengono risultati. Ma allora, perché i cattolici fedeli non avrebbero diritto di alzare la voce come hanno fatto quelli progressisti? Come mai la tanto strombazzata parresìa (franchezza) sarebbe concessa ai progressisti, anche se arroganti ed eretici, mentre sarebbe vietata ai conservatori, anche se rispettosi e ortodossi? Qui si evidenzia lo sconcertante paradosso, per cui tali cattolici conservatori avversano più le “esagerazioni” o le “imprudenze” degl’intransigenti che le eresie e le efferatezze dei progressisti. Ciò avvicina pericolosamente la posizione conservatrice a quella moderata e quindi rischia di favorire quella progressista...
... Infine, quinta posizione: quella dei cattolici intransigenti (In questo termine intendiamo includere quelli detti reazionari e tradizionalisti). Essi non si limitano a proporre riservatamente timide proposte, ma osano diffondere pubblicamente libri e dossier chiarificatori, denunciare le insidie laiciste e le manovre progressiste, chiedere correzioni alle autorità ecclesiastiche, protestare per il loro cedimento alle pretese mondane ed eretizzanti, sia pure usando un linguaggio rispettoso e senza pretendere di dar lezioni. Valga come esempio il famoso libro dei 5 cardinali (Permanere nella verità di Cristo), oggi seguìto da due altri libri appena usciti .... Altre analoghe iniziative sono state organizzate da associazioni, sia laiche che ecclesiastiche, le quali non possono certo essere accusate di essere “tradizionaliste di tendenza scismatica”.
Questa strategia sembra essere la sola efficace, dunque la sola davvero “prudente”, il solo modo di “far bene il bene”, di fermare oggi la sovversione ecclesiale nella prospettiva di sconfiggerla domani. Ciò è dimostrato proprio dalle recenti vicende post-sinodali. Infatti, supportata da quei 5 cardinali di cui dicevo sopra, l’azione intransigente è riuscita ad arginare l’offensiva progressista, limitandone i danni nei testi finali approvati dal primo Sinodo. Ma soprattutto è riuscita a sollevare un dibattito che, lungo la fase preparatoria del secondo Sinodo, sta incoraggiando le speranze dei buoni, scuotendo la pusillanimità dei timidi, allarmando l’ottimismo dei moderati e realizzando una tacita alleanza tra tutti coloro che non sono disposti a mercanteggiare la verità evangelica per ottenere consensi o vantaggi ecclesiali.
Ciò ha costretto i progressisti a correggere la loro strategia moderando i toni e riducendo le pretese, cercando un “dialogo” con gli oppositori, tentando di coinvolgerli in un compromesso che accontenti tutti, forse sperando nella mediazione di certi cattolici moderati o conservatori. E’ proprio ciò che bisogna evitare ad ogni costo. Un finale documento sinodale che risultasse dottrinalmente ambiguo o che “pastoralmente” liberalizzasse divorzi e secondi matrimoni, servirebbe solo a indebolire verità e beni morali, sacramentali e disciplinari già compromessi da decenni di relativismo e permissivismo ecclesiale. Piuttosto che produrre un tale risultato, è meglio che il Sinodo si concluda con un fallimento, facendo emergere uno scisma sommerso che solo in tal modo può essere contrastato e curato: uno scisma che, allora lo si capirà meglio, non è quello tradizionalista ma quello progressista.
http://www.corrispondenzaromana.it/sinodo-ampio-il-fronte-di-chi-e-fedele-alla-dottrina-cattolica/
RispondiEliminaIn questi giorni ho ascoltato qualche frammento del Meeting di Rimini...bè direi che qualsiasi cosa che potesse essere fatta per conservare la Chiesa, la Fede di sempre è oramai completamente superata dai fatti o dal fatto compiuto. A parte le lodi sperticate e le sviolinate a Renzi, governo, PD, ONU, America, UE e quant'altro di politicamente potente c'è in circolazione c'è ormai la totale, completa, assoluta omologazione tra la chiesa cattolica e i suddetti soggetti e i loro dogmi fondanti. Per tacere poi del superamento di fatto dell'"ecumenismo" che è diventato mero scioglimento del cattolicesimo nelle altre religioni che hanno carattere ben più saldo. In pratica siamo fuori tempo massimo per qualsiasi cosa.
RispondiEliminaDetto questo non so se avete la mia medesima percezione, confermata dalle trasmissioni che ho ascoltato, cioè che per gli attuali reggenti e reggicoda della chiesa cattolica se non si aderisce a quanto sopra non si nè cristiani nè cattolici. In pratica ci hanno buttati fuori.
Miles
PS: confesso di aver dovuto a tratti spegnere la radio tante erano le compiaciute adulazioni grondanti di saliva che venivano tributate ai potenti regnanti sovrani di cui sopra...
Gentile dottoressa Guarini delle 12.07,
RispondiEliminainnanzi tutto voglio dire che ciò che esce con il mio scritto è dettato da dolore e non da spirito di polemica con chicchessia.
Lei è una "laica" come me,a prescindere dalle rispettive qualità umane e professionali. Quindi ,come "fedeli laiche" siamo ambedue state ingannate da coloro che:
1- "sapendo cosa facevano e dove volevano arrivare" , "con il pretesto della pastoralità hanno agito de facto non intaccando il de jure" producendo " un magistero liquido de-formante che ci sommerge".
2- Riconoscendo ciò sopra (ho riportato Sue parole), come si può lamentare che : " il concilio senza quei bachi che sono vere e proprie innovazioni travestite mescolate con verità POTREBBE essere letto in continuità? Cosa significa POTREBBE?
PUO' o NON PUO'?
Non lasciamoci sedurre da quei pochi cardinali e vescovi sedicenti tradizionali paludati con manti scarlatti che hanno comincato a celebrare Vetus Ordo e a dire che il matrimonio è indissolubile e etero. Troppo tardi!
Codesti cardinali e vescovi COME NON POTEVANO "riconoscere le innovazioni travestite"?
Per fare UN SOLO ESEMPIO: erano nati o ancora no al tempo delle giornate di Assisi o meglio dei trionfi ecumenici di Assisi? Comunque,nati o non nati,codesti cardinali e vescovi - quindi chiesa docente,mica pinco-pallini- si sono documentati sullo svolgimento del "concilio". Esistono fior di libri al riguardo...
In seguito a quanto fin qui detto,si può concludere -o no - che invece di un concilio è stato un colpo di mano ? Un 1789 nella chiesa a detta di un cardinale prtecipantevi?
Ma un 1789 nella Chiesa Cattolica Aposolica Romana non può esservi.O vi è Tradizione o vi è Rivoluzione. Ergo....
Trizz
Ma il Meeting di Rimini è ancora un luogo di ispirazione cattolica?
RispondiEliminaUn luogo in cui in principio liberamente i cattolici dovrebbero poter esprimersi anche sui temi che li preoccupano da vicino, perchè toccano la loro vita, la loro famiglia, i loro figli?
O è diventato un luogo (a meno che lo sia da sempre) in cui bisogna essere politicamente e socialmente corretti, un luogo in cui non bisogna affrontare di petto coloro che stanno sovvertendo anche in Italia lo statuto della famiglia, introducendo nelle scuole teorie e materiale funzionali alla manipolazione delle coscienze anche dei più giovani?
Avevo già letto letto che il Meeting ha zittito padre Carbone colpevole di aver affrontato il tema del gender durante gli incontri nel suo stand-libreria, oggi leggo il resoconto dell`intervento di Renzi , gli sono state poste alcune domande, ebbene non c`è stata una sola domanda sui temi che toccano gli Italiani, non una domanda sulla scuola, sulla famiglia, temi evitati con cura dagli organizzatori del Meeting.
È deprecabile che in un ambito cattolico, quando un`occasione in oro si presenta, e la presenza di Renzi lo era, si scelga il silenzio codardo per evitare problemi e polemiche, come se la famiglia e l`educazione non fossero temi basilari e essenziali da difendere in ogni occasione, anche se per farlo si deve affrontare con coraggio quelle lobby che vogliono imporre il loro potere a tutta la società.
RispondiElimina@ "Ci hanno buttato fuori"
Chi ci ha "buttato fuori", i "falsi fratelli " che corrono dietro alle corruzione del Secolo con la lingua penzoloni, i papi, cardinali, vescovi, preti che vanno a "pregare" nelle moschee, nelle sinagoghe, nei templi valdesi, e chi piu' ne ha piu' ne metta? Che si sperticano in elogi ad ogni falsa religione e invitano i cattolici a "scoprirne i valori"? Ricordiamoci sempre di quello che disse S. Atanasio, due volte scomunicato nella sua lotta contro l'arianesimo infame, che alla fine fu sconfitto: "Loro hanno le chiese, noi abbiamo la fede".
Si trovo' ad un certo punto ad essere il capo spirituale di una minoranza all'interno della Chiesa visibile, pero' alla fine il Signore ha dato a lui e ai fedeli che non avevano ceduto la palma della vittoria. Bisogna, certamente, sempre esser pronti al peggio, in termini umani, ma non e' dubbio che alla fine i traditori della fede non prevarranno. PP
Non lasciamoci sedurre da quei pochi cardinali e vescovi sedicenti tradizionali paludati con manti scarlatti che hanno comincato a celebrare Vetus Ordo e a dire che il matrimonio è indissolubile e etero. Troppo tardi!
RispondiEliminaCodesti cardinali e vescovi COME NON POTEVANO "riconoscere le innovazioni travestite"?
Chi le dà la certezza che non le riconoscano? Io non ce l'ho.
Quanto al "siamo state ingannate", non sono d'accordo. Se fossimo state ingannate non staremmo qui a discutere e a riaffermare la retta fede.
Se il concilio non POTESSE essere letto in continuità, come affermato (per dire i due primi nomi che mi vengono in mente) da mons. Gherardini e mons. Schneider, pensa che tanti Padri conciliari (come Siri ad esempio) avrebbero apposto le loro firme? Lo stesso mons. Lefebvre ha disapprovato alcuni documenti (quelli che contengono i 'bachi' più nefasti) non tutto il concilio.
Del resto, se Romano Amerio, Gherardini, Schneider, Lanzetta e altri parlano di possibile lettura in continuità di "ripareggiamento" della verità, previa individuazione e correzione dei 'bachi', da parte di un Papa ovviamente, chi siamo noi per dire che il concilio NON PUO' essere letto in continuità, anche se di fatto è stato applicato in chiave di rottura?
Sarà difficile e non so a che prezzo sanare la situazione. Ma siccome il Signore non abbandona la Sua Chiesa, dobbiamo continuare a pregare a sperare e a resistere attivamente con la nostra testimonianza ed anche denuncia, se occorre. Questo è il nostro posto nella Chiesa, senza zelo amaro e velleità anatemizzanti che non ci competono.
Per chi ha la stoffa dell'apologeta, solidi argomenti ed anche una posizione di guida, il discorso ovviamente cambia.
Cara Luisa,
RispondiEliminasono anni che CL mostra di aver perso il legame con l'intuizione originaria che ha spinto tanti, specialmente giovani, ad aderire agli insegnamenti di don Giussani. E c'è, ab origine, quell'accentuazione del sentimento sulla ragione, che favorisce l'incontro col Signore, ma poi non sempre porta ad approfondirlo in maniera trasformante l'intera vita, così come accade senz'alcun dubbio ad opera della Grazia. Ora si sono pedissequamente "allineati" anche loro, non so, perché non ne ho esperienza diretta, quanto per limiti intrinseci o per becero calcolo...
http://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/513-crescente-debolezza-della-cei-cattolici-sconcertati.html
RispondiEliminaOttimo articolo. Altrettanto interessanti i commenti.
RispondiElimina