Carissima Maria,
Nei giorni scorsi avevamo letto delle ormai note tristi vicissitudini di monsignor Huonder, assurdamente e pretestuosamente accusato da una lobby gay, la PinkCross, di fomentare l’uccisione di tutti gli omosessuali, poiché durante una conferenza di 50 minuti (Vortrag in Fulda vom 2. August 2015) tra l’altro riportava una citazione biblica dal libro del Levitico (20:13) sulla triste sorte dei sodomiti.
Ecco qui, qui, qui, qui e qui qualche link che ricorda i fatti dal loro inizio fino agli sviluppi più recenti.
Così nei nostri rosari abbiamo pregato per questo vescovo coraggioso, il quale, invece di accodarsi a quel diffuso conformismo ecclesiale complice dell’imperante malcostume sociale, non si sottrae dall’affermare la Verità di Gesù Cristo tutta intera e senza sconti ma opportunamente coniugata alla cura pastorale e misericordiosa del peccatore, sempre e comunque chiamato al sincero pentimento.
Siccome le nostre domeniche estive le stiamo dedicando a visitare qua e là le Messe Tridentine, ci siamo detti: perché non fare una puntatina verso nord, nella sua diocesi?
Uno sguardo a Wikkimissa e scopriamo che nella seconda domenica del mese alle 8.45 a Coira (Chur è il nome originale) c’è la Messa Summorum Pontificum.
Ecco qui, qui, qui, qui e qui qualche link che ricorda i fatti dal loro inizio fino agli sviluppi più recenti.
Così nei nostri rosari abbiamo pregato per questo vescovo coraggioso, il quale, invece di accodarsi a quel diffuso conformismo ecclesiale complice dell’imperante malcostume sociale, non si sottrae dall’affermare la Verità di Gesù Cristo tutta intera e senza sconti ma opportunamente coniugata alla cura pastorale e misericordiosa del peccatore, sempre e comunque chiamato al sincero pentimento.
Siccome le nostre domeniche estive le stiamo dedicando a visitare qua e là le Messe Tridentine, ci siamo detti: perché non fare una puntatina verso nord, nella sua diocesi?
Uno sguardo a Wikkimissa e scopriamo che nella seconda domenica del mese alle 8.45 a Coira (Chur è il nome originale) c’è la Messa Summorum Pontificum.
Che combinazione provvidenziale! Da cogliere assolutamente al volo. Per sicurezza dapprima chiediamo una conferma via mail alla Curia, perché, si sa, quanto appare su questo benemerito sito riportante le Messe Tridentine nel mondo intero, non sempre è aggiornato. Dopo neanche una mezz’oretta arriva una risposta affermativa: efficienza elvetica!
Giunti nel capoluogo del canton Grigioni (Graubünden) un’impeccabile triade di campane sta annunciando l’imminente inizio della celebrazione. Fin da questo primo istante spicca una differenza sostanziale rispetto alle altre Messe dove avevamo peregrinato finora, le quali erano officiate in chiesette secondarie o addirittura periferiche. Qui invece siamo esattamente al centro, proprio nella cattedra del Vescovo: uno dei rarissimi Ordinari a cui la legge universale per la Chiesa del Summorum Pontificum non ha provocato ulcere gastrointestinali o sdegnoso disinteresse.
Ciò che ci colpisce è la magnificenza dell’ambiente sacro nella sua parte antica: le sei candele accese ci chiamano lassù, presso lo splendido altare maggiore tradizionale, tutto dorato e finemente decorato, per raggiungere il quale bisogna salire sullo jubé, con le sue gradinate simmetriche situate ai lati dell’irrilevante mensa postconciliare. Quassù vi è un ampio spazio vuoto davanti all’altare: i fedeli in fervente attesa sono inginocchiati nei nobili scranni laterali in legno scuro finemente intarsiato, che un tempo erano destinati ai canonici della curia.
Al tintinnare della campanella il suono dell’organo accompagna l’incedere del celebrante. Oltre al grandioso strumento sovrastante l’entrata principale, ve n’è uno più piccolo anche qui sopra, perfettamente inserito nell’ambiente architettonico, la cui sonorità, in quanto a pregio, non ha nulla da invidiare al primo. Colpisce la cura con cui il valente costruttore svizzero ha armonizzato i registri infondendo al suono quella morbida gravità timbrica che esalta la gravità sacrale del rito.
Il celebrante inizia con le preghiere ai piedi dell’altare. La sua voce è chiara, la dizione perfetta. Non sta farfugliando qualcosa di indistinto e incomprensibile come talora altrove capita purtroppo di sentire. Le parole sono scandite in modo che risalti il contenuto della preghiera e dal trasparente rispetto della sintassi si percepisce che sta realmente pensando a ciò che dice.
Insomma qui emerge la cura del particolare, che si avverte non come finalizzata a se stessa, ma al rispetto del Mistero sublime che viene celebrato. Anche i due ministranti adolescenti palesano una devota amorevole accuratezza ed una coordinazione esemplare nei gesti.
L’unico neo riscontrato riguarda la scarsa partecipazione canora del popolo. Non eravamo in tanti, è vero, solo una ventina di persone. Tuttavia siamo rimasti straniti, in quanto solitamente nei paesi nordici ci si aspetta una preparazione vocale più qualificata.
Al termine della celebrazione sul sagrato riusciamo a fraternizzare in tedesco con qualche fedele e così domandiamo: “Chi era il celebrante? C’è la possibilità di incontrarlo?” Risposta: “Ma come? non lo conoscete? È il nostro vescovo!” Potrai immaginare la nostra sorpresa e gioia. Il vescovo in persona che celebra la Messa Summorum nella sua Diocesi!
Grazie ad una gentilissima signora dopo un paio di minuti potevamo salutarlo personalmente e tributargli il nostro sostegno orante nonché i nostri ringraziamenti per la sua testimonianza quale ferma guida del popolo fedele alla Tradizione Cattolica.
Una chiesa purtroppo a due corsie parallele, si diceva già nei due viaggi precedenti.
Anche in questo caso il contrasto è stridente. Infatti tutt’intorno a questa minuscola isola di cattolicesimo imperversa una tempesta rivoluzionaria che non dà tregua, a cominciare dal suo interno.
Anche stavolta è impossibile non riscontrare un divario che ormai sembra incolmabile. Infatti è noto che la Conferenza Episcopale Svizzera, nel presentare i risultati della consultazione popolare sul sinodo, si espone come convinta interprete delle istanze di quella maggioranza che ancora si fregia dell’appellativo “cattolico”, ma che in realtà è legata a doppio filo al mondo protestante che la circonda, la attrae e la influenza; ma da parte sua è legata ad esso dal falso ecumenismo conciliare e dalla conciliare ottimistica apertura al mondo, che, col pretesto di una supposta apertura verso il peccatore, in pratica si traduce in un’apertura al peccato in quanto tale.
Se da una parte qui abbiamo una rarità di vescovo, fedele senza tentennamenti alla Parola di Dio e alla retta dottrina bimillenaria della Chiesa, d’altra parte ecco il presidente della CES (mons. Büchel, vescovo di Sankt Gallen) che, alludendo al suo confratello nell’episcopato, in controcanto stona con dichiarazioni del tipo:
Il dente dolente è oltre la frontiera nord, laddove la Chiesa elvetica condivide varie affinità: oltre ad uno dei quattro idiomi, la riforma protestante, le redditizie tasse ecclesiastiche, le velleità di autonomia ecclesiale, il divorzio tra dottrina e pastorale, la sostituzione dell’autentico culto dovuto a Dio con un edulcorato culto dell’uomo adorno di simbologie divine.
Tra le montagne grigionesi invece abbiamo conosciuto un vero apostolo, saldo come una roccia, per il quale “lex orandi” si coniuga con “lex credendi” e conseguentemente con “lex vivendi”.
Volentieri diciamo: grazie monsignor Huonder. Siamo con Lei.
Un caro saluto dai tuoi affezionati corrispondenti pellegrini della Messa Tridentina.
Giunti nel capoluogo del canton Grigioni (Graubünden) un’impeccabile triade di campane sta annunciando l’imminente inizio della celebrazione. Fin da questo primo istante spicca una differenza sostanziale rispetto alle altre Messe dove avevamo peregrinato finora, le quali erano officiate in chiesette secondarie o addirittura periferiche. Qui invece siamo esattamente al centro, proprio nella cattedra del Vescovo: uno dei rarissimi Ordinari a cui la legge universale per la Chiesa del Summorum Pontificum non ha provocato ulcere gastrointestinali o sdegnoso disinteresse.
Ciò che ci colpisce è la magnificenza dell’ambiente sacro nella sua parte antica: le sei candele accese ci chiamano lassù, presso lo splendido altare maggiore tradizionale, tutto dorato e finemente decorato, per raggiungere il quale bisogna salire sullo jubé, con le sue gradinate simmetriche situate ai lati dell’irrilevante mensa postconciliare. Quassù vi è un ampio spazio vuoto davanti all’altare: i fedeli in fervente attesa sono inginocchiati nei nobili scranni laterali in legno scuro finemente intarsiato, che un tempo erano destinati ai canonici della curia.
Al tintinnare della campanella il suono dell’organo accompagna l’incedere del celebrante. Oltre al grandioso strumento sovrastante l’entrata principale, ve n’è uno più piccolo anche qui sopra, perfettamente inserito nell’ambiente architettonico, la cui sonorità, in quanto a pregio, non ha nulla da invidiare al primo. Colpisce la cura con cui il valente costruttore svizzero ha armonizzato i registri infondendo al suono quella morbida gravità timbrica che esalta la gravità sacrale del rito.
Il celebrante inizia con le preghiere ai piedi dell’altare. La sua voce è chiara, la dizione perfetta. Non sta farfugliando qualcosa di indistinto e incomprensibile come talora altrove capita purtroppo di sentire. Le parole sono scandite in modo che risalti il contenuto della preghiera e dal trasparente rispetto della sintassi si percepisce che sta realmente pensando a ciò che dice.
Insomma qui emerge la cura del particolare, che si avverte non come finalizzata a se stessa, ma al rispetto del Mistero sublime che viene celebrato. Anche i due ministranti adolescenti palesano una devota amorevole accuratezza ed una coordinazione esemplare nei gesti.
L’unico neo riscontrato riguarda la scarsa partecipazione canora del popolo. Non eravamo in tanti, è vero, solo una ventina di persone. Tuttavia siamo rimasti straniti, in quanto solitamente nei paesi nordici ci si aspetta una preparazione vocale più qualificata.
Al termine della celebrazione sul sagrato riusciamo a fraternizzare in tedesco con qualche fedele e così domandiamo: “Chi era il celebrante? C’è la possibilità di incontrarlo?” Risposta: “Ma come? non lo conoscete? È il nostro vescovo!” Potrai immaginare la nostra sorpresa e gioia. Il vescovo in persona che celebra la Messa Summorum nella sua Diocesi!
Grazie ad una gentilissima signora dopo un paio di minuti potevamo salutarlo personalmente e tributargli il nostro sostegno orante nonché i nostri ringraziamenti per la sua testimonianza quale ferma guida del popolo fedele alla Tradizione Cattolica.
Una chiesa purtroppo a due corsie parallele, si diceva già nei due viaggi precedenti.
Anche in questo caso il contrasto è stridente. Infatti tutt’intorno a questa minuscola isola di cattolicesimo imperversa una tempesta rivoluzionaria che non dà tregua, a cominciare dal suo interno.
Anche stavolta è impossibile non riscontrare un divario che ormai sembra incolmabile. Infatti è noto che la Conferenza Episcopale Svizzera, nel presentare i risultati della consultazione popolare sul sinodo, si espone come convinta interprete delle istanze di quella maggioranza che ancora si fregia dell’appellativo “cattolico”, ma che in realtà è legata a doppio filo al mondo protestante che la circonda, la attrae e la influenza; ma da parte sua è legata ad esso dal falso ecumenismo conciliare e dalla conciliare ottimistica apertura al mondo, che, col pretesto di una supposta apertura verso il peccatore, in pratica si traduce in un’apertura al peccato in quanto tale.
Se da una parte qui abbiamo una rarità di vescovo, fedele senza tentennamenti alla Parola di Dio e alla retta dottrina bimillenaria della Chiesa, d’altra parte ecco il presidente della CES (mons. Büchel, vescovo di Sankt Gallen) che, alludendo al suo confratello nell’episcopato, in controcanto stona con dichiarazioni del tipo:
- “Une conduite sexuelle responsable est plus importante pour le bien de la personne que son orientation homo ou hétéro”.
- “Nos connaissances actuelles sur l’homosexualité en tant qu’investissement affectif et orientation sexuelle non librement choisie étaient inconnues à l’époque biblique”.
- “Un chemin dans lequel ils peuvent intégrer leur forme particulière de relations et leur sexualité en tant que don de Dieu dans leur vie”
Il dente dolente è oltre la frontiera nord, laddove la Chiesa elvetica condivide varie affinità: oltre ad uno dei quattro idiomi, la riforma protestante, le redditizie tasse ecclesiastiche, le velleità di autonomia ecclesiale, il divorzio tra dottrina e pastorale, la sostituzione dell’autentico culto dovuto a Dio con un edulcorato culto dell’uomo adorno di simbologie divine.
Tra le montagne grigionesi invece abbiamo conosciuto un vero apostolo, saldo come una roccia, per il quale “lex orandi” si coniuga con “lex credendi” e conseguentemente con “lex vivendi”.
Volentieri diciamo: grazie monsignor Huonder. Siamo con Lei.
Un caro saluto dai tuoi affezionati corrispondenti pellegrini della Messa Tridentina.
Marius dimostra una partecipazione sempre più attiva e consapevole. Grazie!
RispondiEliminaComplimenti a Marius per l'articolata cronaca di questa esperienza.
RispondiEliminaOnore e gloria in Cielo per Mons. Huonder, e per i presenti: forse pochi, ma eletti, fortificati dall'esempio edificante del loro Buon Pastore. intrepido discepolo che predilige portare la Croce, e per questo abbandonato e reietto, piuttosto che cedere alle lusinghe del mondo ...
Purtroppo, o forse no, due corsie parallele non son fatte per incontrarsi, ognuna continua la sua strada, al limite si possono costruire ponti o sottopassaggi, ma le due corsie non si incroceranno mai e il fossato che le separa si fa sempre più vertiginoso.
RispondiEliminaPurtroppo ancora, una delle due vie è nettamente più frequentata, è su quella via che circola e va "in avanti" la stragrande maggioranza dei "cattolici", con i loro "pastori" e poco importa che molti siano cattivi pastori e falsi maestri, che tanti siano palesamente eretici, su quella via si sentono perfettamente a loro agio, mai come ora gonfiano i muscoli.
Sulla via meno frequentata i pastori che accompagnano quel piccolo gregge, e che sanno traversare i ponti, sono bersagli di attacchi che vengono dall`interno della chiesa e dall`esterno, mons. Huonder, il card, Burke, e altri, pagano caro il prezzo della loro fedeltà alla Dottrina della Chiesa.
Il pastore universale del gregge dovrebbe essere al di sopra e al di fuori di quella divisione, dovrebbe essere fattore di unità malgrado le differenze, purtroppo ancora così non è, misericordia, simpatia, attenzione vanno sempre e comunque in un solo senso.
Chi si trova sulla via oramai di nicchia si sente non solo male amato, se non non amato del tutto dal suo pastore, ma giudicato perchè fedele all`insegnamento della Chiesa che non è nato con il CVII, si sente bollato al ferro rosso con caricature sprezzanti, ma non per questo cambierà rotta, sopporta, va in avanti e prega fiducioso, perchè sa che la Chiesa è di Cristo.
Dalle foto sembra purtroppo che la partecipazione sia scarsissima
RispondiEliminaAnonimo 12,27
RispondiEliminaSpecie all'inizio, non è importante tanto la 'quantità' dei partecipanti. E del resto non c'è neppure da aspettarsela, tanto si cerca di far cadere nell'oblio, di non far conoscere, la Messa Antiquior!
Ma nel corso del tempo i frutti si vedono. E le presenze lievitano. Eccome! Lo dico per esperienza personale, allargata ad altre testimonianze...
Ieri mattina sono stato alla messa VO nella cappella di San Sebastiano a Garmisch, sulle Alpi Bavaresi, dove sono stato in vacanza alcuni giorni. Una ventina i fedeli presenti, ma una celebrazione molto partecipata da tutti anche nei canti. In Germania, a differenza che da noi, la messa tridentina è molto diffusa e anche molto più conosciuta dal popolo. La FSSP è presente non solo nelle città, ma anche nei paesi minori, dove i centri di messa sono veramente tanti.
RispondiEliminaComunque, ho notato una notevole partecipazione di popolo anche nelle altre chiese cittadine, veramente piene di gente. Non ho avuto l'impressione che in Germania la chiesa cattolica stia crollando, tutt'altro. Almeno nella Baviera rurale.
Nel luogo in cui mi trovo, per qualche giorno, non c`è una Messa VO, per accompagnare alcune persone ho tentato di andare alla Messa riformata, ho tenuto cinque minuti e sono uscita, impossibile per me di restare e assistere a quello spettacolo, uno scempio atroce ma assolutamente normale per le mie conoscenze, per loro quella è la messa, sono io ad essere strana e simpaticamente retro.
RispondiEliminaNon ho nemmeno perso tempo a discutere, sono in un altro mondo, su quella corsia che non è la mia.
Ieri, giorno dell'Assunta, ero fuori e non potevo raggiungere il mio gruppo a Sant'Anna al Laterano.
RispondiEliminaHo sofferto come Luisa, in una celebrazione presso una Chiesa a portata di mano, anche se sono rimasta al solo scopo di ricevere il Signore Sacramentato, cercando di ritrovare nella concentrazione adorante nei vari momenti (terribilmente slegati) e nonostante i tagli nefandi, lo spirito del Santo Sacrificio (terribilmente diluito se non nascosto). Sì, più passa il tempo e più è una sofferenza...
Purtroppo anche i centri della FSSPX, gli altri centri VO, come pure la Parrocchia personale della Trinità dei pellegrini, in una città vasta come Roma non sono così agevolmente raggiungibili da ogni zona in cui ci di può trovare.
RispondiEliminaAnche se riconosco è già tanto che ci sono...
Quante volte cara Maria, al mio rientro nel gregge..., ho voluto resistere malgrado lo scempio al quale assistevo, chiudevo gli occhi ma non potevo turarmi le orecchie e difficilmente potevo evitare lo "scambio della pace", arrivavo alla Comunione talmente "innervosita" che non mi sentivo degna di ricevere il Signore, vedevo tutti i banchi svuotarsi ed io restavo sola, pregando il Signore, poi non ce l`ho più fatta, salvo ad andare alla prima Messa del mattino, semplice e senza animazione, ma poi ho saputo dell`esistenza di una Messa VO nella mia città e da allora, salvo rarissime eccezioni come matrimoni o funerali( altrettante occasioni di sofferenza) non ho più assistito alla messa riformata.
RispondiEliminaMa devo essere un caso un pò speciale, perchè sono convinta che avrei potuto accettare una riforma fedele alla Sacrosanctum Concilium, una riforma che per certo NON prevedeva tutto quel che è uscito dal Consilium poi imposto con violenza ovunque, in particolare dalle mie parti. Mi sono sentita subito straniera, incompresa e rigettata in quella che era la mia casa, quella è la porta o ti adegui o te ne vai, me ne sono andata.
RispondiElimina@ Ma e' giusto dire "Messa Tridentina" per l'Ordo Vetus?
E' un termine consacrato dall'uso. Tuttavia non rischia di dare una falsa immagine della Messa di Rito Antico? Non e'una Messa "nuova", elaborata in seguito al Concilio di Trento ma la Messa il cui canone risale addirittura al Beato Pietro, secondo hanno sempre sostenuto i Papi, gia' fissata nelle sue forme ai tempi di papa Gelasio I (m. nel 496 AD). Mons. Gamber, l'illustre liturgista, ha dimostrato che san Pio V non la impose affatto a tutti, era gia' ampiamente diffusa nell'orbe cattolico ad opera dei Francescani; il papa lascio' sussistere tutti i riti che vantassero almeno 200 anni di antichita' (come quello ambrosiano). Sul punto dell'antichita' plurisecolare del VO, vedi anche: M. Guarini, "La questione liturgica", Solfanelli, 2015, pp. 58-60. PP
Cari Marius,Ettore,Maria,Luisa.
RispondiEliminaDopo aver respirato per qualche anno la Messa Cattolica 1.0 ogni tentativo di partecipazione al rito Riformato anche a me produce inevitabimente angoscia e sofferenza. Nel rito cattolico di sempre il sacrificio porta all'adorazione e al ringraziamento. Nel rito riformato tagli, inserimenti di esternazioni di gruppo distraggono dal fatto soprannaturale ed inducono all'autosufficienza di gruppo attorno al conduttore. Tutto sembra costruito e fatto apposta per distrarti. Sono due riti, due Credo, due Chiese diverse. Nel migliore dei casi, anche quando il sacerdote ce la mette tutta per celebrare bene si tratta di un "rito disturbato". Non la pensavo così due o tre anni fa.
Più che 2 corsie parallele , una corsia si è staccata per raggiungere quella luterana
RispondiEliminaOggi all`Angelus Bergoglio ha detto:
RispondiElimina"A volte si sente, riguardo alla santa Messa, questa obiezione: “Ma a cosa serve la Messa? Io vado in chiesa quando me la sento, o prego meglio in solitudine”. Ma l’Eucaristia non è una preghiera privata o una bella esperienza spirituale, non è una semplice commemorazione di ciò che Gesù ha fatto nell’Ultima Cena. Noi diciamo, per capire bene, che l’Eucaristia è “memoriale”, ossia un gesto che attualizza e rende presente l’evento della morte e risurrezione di Gesù: il pane è realmente il suo Corpo donato per noi, il vino è realmente il suo Sangue versato per noi.
L’Eucaristia è Gesù stesso che si dona interamente a noi."
http://w2.vatican.va/content/francesco/it/angelus/2015/documents/papa-
francesco_angelus_20150816.html
Ci si può domandare allora: se le persone avessero veramente e profondamente quella consapevolezza, quella di essere in presenza del Signore, realmente e non simbolicamente presente, come può essere che, al momento della Consacrazione, superbamente restino in piedi e trovino anche degli argomenti per farlo, come mai le loro ginocchia non si piegano spontaneamente per porsi in adorazione, come può essere che la Messa sia diventata una cena comunitaria, centrata sull`assemblea e non su Cristo e il Suo Sacrificio, dove ad un certo momento ci si mette in fila( o si resta seduti cme nel cnc) per ricevere la Comunione, e dove l`altare luogo del Calvario è diventato una tavola con sopra tutto e di più?
Se ci fosse realmente la consapevolezza della presenza di Dio, diventerebbero impossibili tiutte le invenzioni- manipolazioni arbitrarie, le animazioni fantasiose e indegne.
Perche' in molti pastori la fede ha ceduto il passo alla routine ?
RispondiEliminaDevo dire però che personalmente mi succede anche di non sentirmi a mio agio nemmeno nella "corsia tradizionale o tradizionalista", quando vedo certi eccessi, certi"ismi", come, ed è solo l`ultimo esempio, quando leggo su un sito tradi( a meno che sia sedevacantista)un articolo che si rivolge alle "vedove di Ratzinger" ( che finezza, che rispetto, chapeau!) a proposito di un libro scritto da chi avrebbe spulciato l`immensa opera teologica di Joseph Ratzinger, che si svolge su più di 50 anni, alla ricerca di quel che voleva trovare per corroborare la sua tesi e cioè che Joseph Ratzinger-Benedetto XVI è un pericolosissimo eretico e modernista.
RispondiEliminaLeggere certe cose mi fa sentire quasi il bisogno se non l`obbligo di essere un elettrone libero fuori da obbedienze a "cappelle" i cui membri si tirano nelle gambe e si considerano soli detentori della verità.
Luisa, concordo al cento per cento
RispondiEliminaJohn
Mons. Ratzinger è modernista, forse meno scalmanato di altri con maggior buon senso (forse) certo è modernista perchè non ricusa l'ecumenismo in stile modernista, non ricusa le giornate d'Assisi,
RispondiEliminae non condanna il CVII nemmeno nelle parti più fuorvianti. Dunque non è certo un sostenitore della tradizione o comunque della Verità tutta intera. Con questo non si cerca di condannarlo, perchè in foro interno solo Dio sa le cause di tale devianza che potrebbero essere la filosofia inculcatagli in seminario, o il poco coraggio, o errate convinzioni, sta di fatto che ha contribuito a portare la Chiesa dove oggi è con a capo un Papa che la sta liberamente smantellando a suo pèiacimento. Diciamo che l'ignoranza in certi casi e a certe altezze non è contemplabile e non è mai priva di colpa, pertanto possiamo al massimo calare un velo pietoso, ma certo non si può dire che abbia fatto il suo dovere, almeno non fino in fondo.
Cara Luisa,
RispondiEliminail libro a cui accenni polemicamente è il seguente: Carlo Di Pietro, Joseph Aloisius Ratzinger. L’altra teologia del “papa emerito”, Edizioni Radio Spada. Non l'ho letto ancora, anche se intendo acquistarlo. Quindi, non posso parlarne né bene, né male. Ho letto anch'io la recensione comparsa sul sito dell'editore (http://radiospada.org/2015/08/quando-le-vedove-di-ratzinger-si-asciugheranno-le-lacrime-una-recensione-allultimo-libro-di-carlo-di-pietro/) a cura di Luca Fumagalli. Interessante, anche perché alcune affermazioni, in tempi diversi e a moltissimi ignote, del "Pontefice Emerito" citate dall'recensore, che riprende l'autore, sono decisamente inquietanti, anche se, ovviamente, isolate e decontestualizzate. La tesi dell'autore è che Ratzinger fosse tutt'altro che un "conservatore". Non avendo letto il libro, mi astengo, doverosamente, da ogni giudizio, anche se questa tesi, sia pure espressa in modo più disorganico, non è affatto nuova. Fermo restando, naturalmente, che il confronto tra il "Papa Emerito" e Bergoglio è impietoso. A sfavore, ovviamente, di quest'ultimo.
Perché non leggiamo il libro e poi, ma solo poi, ne parliamo sine ira et studio?
Chi ha avuto contatti con Benedetto XVI (sacerdoti o laici) riferisce che il Papa era tutt'altro che modernista e che desiderava realmente cercare di imprimere una svolta tradizionale alla Chiesa. Purtroppo è stato stoppato prima che ci riuscisse.
RispondiEliminaNon intendevo affatto fare la pub per quel libro e ancor meno ho l`intenzione di comperarlo, l`ho solo preso ad esempio del tipo di pensiero (tradizionalista in questo caso) che mi fa stare al di fuori di certe cappelle, non so che farmene di un libro "contro Ratzinger", quel che ho letto nella recensione mi basta per capire che l`autore è partito con un evidente partito preso alla ricerca della conferma delle sue convinzioni e cioè che Benedetto XI è un pericoloso eretico, il peggiore e il puù pericoloso dei modernisti, non è il primo e non sarà l`ultimo che ha la pretesa e la superbia di pretendere di "smontare la teologia di Ratzinger", di poter rinchiudere l`immensa opera teologica di Joseph Ratzinger - Benedetto XVI nei limiti angusti del proprio pensiero, l`autore in questione si è spinto molto lontano e mai come in questo caso l`espressione "il troppo storpia" è perfettamente adeguata.
RispondiEliminaSe poi anche questo post, come altri, finirà in una requisitoria contro Benedetto XVI , liberi di farlo, io mi asterrò, quel che dovevo dire l`ho hià detto più di una volta.
Non ripartiamo con la ormai vecchia solfa BXVI si, BXVI no. Se a Luisa non piace l' articolo citato, scriva a quel sito esternando le sue critiche. Al titolo, che richiama un' infelice frase di quella serpe in seno di Tornielli ( per non chiamarlo venduto) ed al contenuto. Che e' una recensione di un libro che, se non e' stato letto, e' più difficile da criticare, come giustamente osserva Silente.
RispondiEliminaComunque e' una cosa che riguarda un altro blog, non questo, quindi sarebbe meglio non tirarlo in ballo qui.
Rr
Dalle foto sembra purtroppo che la partecipazione sia scarsissima
RispondiEliminaEh sì, proprio così, solo una quindicina di persone.
E se non ci fossimo stati noi tre (mia moglie, io e la persona che ci accompagnava) sarebbero stati solo una dozzina!
Un piccolo resto.
E il Vescovo celebrava per questo piccolo resto.
Questa è una cosa veramente grande.
C'è stato anche uno scambio di indirizzi, ripromettendosi di scambiarsi reciprocamente le informazioni ed anche la visita in una qualche occasione propizia.
Anche questa è una piccola grande cosa.
Grazie Marius per il bel resoconto!
RispondiEliminaIl vescovo Huonder è veramente un bene prezioso per la disastrosa Chiesa elvetica. So che si batte da anni per ricondurre all'obbedienza certe parrocchie anche del Nidwaldo, sottoposte alla sua autorità (anche se territorialmente un po' fuori mano), ove ho di persona constatato abusi assurdi; ve ne racconto uno giusto perché è veramente allucinante: il sacerdote, dopo la consacrazione, piazza (sì, "piazza"!) un'Ostia in mano a lettori, chierichetti e chiunque si trovi nel presbiterio e poi aspetta a comunicarsi (avete letto bene) insieme a tutti costoro, che si tengono il Signore in mano per un minutino buono e poi, quando sono tutti pronti, contemporaneamente si autocomunicano.
e avanti così, comprese intere parrocchie che da vent'anni non assistono a una Messa se non quella volta all'anno o due che c'è un prete in più in circolazione: ogni domenica che Dio manda in terra, dispongono solo di una Liturgia della Parol presieduta dal diacono permanente. interrogati alcuni parrocchiani, non sanno più che differenza c'è tra quella roba di emergenza (da Africa profonda in condizione pazzesche, ma NON nel cuore dell'Eurpoa!!,) e una Messa...
Che Dio ci (e li) aiuti.
Da stare male.
OT: ho recuperato un link interessante da un articolo sulla nuova bussola quotidiana, parla di apparizioni sudamericane di secoli fa in merito al disgraziato periodo ecclesiale che siamo chiamati a vivere:
http://www.lamadredellachiesa.it/nostra-signora-del-buon-successo-regina-del-cielo-e-della-terra-le-profezie-si-stanno-avverando/
Adesso non ne ho modo, ma sarebbe bene approfondire il tema.
Un caro saluto estivo a tutti,
humilitas
A proposito di rette parallele, in Germania un pastore evangelico luterano ha rifiutato il battesimo di 2 bambini perché i genitori si sono cancellati dalla chiesa, i.e. non pagano la kirchensstauer.....allora niente sacramenti, dura lex sed lex, quindi non solo i cattolici lo fanno...... i bambini verranno battezzati, è stato specificato poi, quando almeno 1 dei genitori rientrerà nella chiesa, pagando la debita tassa (ed arretrati).Che schifo!
RispondiEliminahttp://gloria.tv/media/nHtybQVA5sh
RispondiEliminaConfronto impietoso .
Cara Mic,
RispondiEliminaGuarda un brano del testo "La Tradizione come principio proprio della teologia cattolica" del cardinale Müller:
"Ciò che il Santo Padre nel 2005 definì “ermeneutica della riforma nella continuità”, è senza dubbio un’espressione specifica della comprensione cattolica della Tradizione". http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/muller/rc_con_cfaith_doc_20150614_tradizione-principio-teologia-cattolica_it.html
Adesso con Müller l'ermeneutica della riforma nella continuità è diventata questo: un'espressione specifica della comprensione cattolica della Tradizione! Lo so che lei studia la questione, per questo, volevo leggere il tuo commento al testo di Müller.
Nel testo appare il nome di Kasper in una cosa importante, vede:
"l nome collettivo “Römische Schule” [scuola romana], coniato da H. Schauf, ma affermatosi in seguito solo grazie alla dissertazione di Walter Kasper, rimanda al dibattito generale nato nellʼOttocento intorno al termine “Tradizione”. Lʼaccento posto da J. H. Newman e la scuola di Tubinga, rappresentata da noti personaggi come J. S. Drey e J. A. Möhler, ha indubbiamente evidenziato la vivacità della Tradizione, in un tentativo di cogliere la sfida lanciata dallʼIlluminismo e dare anche una risposta alla spiegazione storica che esso dà della Tradizione stessa. La scuola romana invece, rappresentata da G. Perrone, C. Schrader e C. Passaglia, va intesa come un movimento contrapposto al pensiero che si sta allontanando dallʼorigine storica. Anche la teologia romana, però, come dimostra lo studio di Kasper, era aperta a proposte, in modo che non si avessero semplicemente due concetti della Tradizione. Cfr. W. Kasper, Die Lehre von der Tradition in der Römischen Schule (WKGS vol. 8), Friburgo – Basilea – Vienna 2011".
Che me dice? Sarà affidabile questo?