L'intervento che segue di Stefano Fontana: Secondo Seminario Mario Palmaro - Comitato Verità e Vita, 4 settembre 2015, Castelletto di Brenzone (Vr)
VITA, FAMIGLIA E SOCIETÀ
TRA BIOETICA E DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA
La per-versione costituzionalizzataTRA BIOETICA E DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA
Cosa sta avvenendo? A mio avviso si sta compiendo una completa istituzionalizzazione della perversione. Non do a questo termine un significato primariamente morale, anche se il suo fine ultimo è certamente morale, di pervertimento della coscienza umana oltre che dei costumi. Vi assegno un significato primario di tipo metafisico. La perversione è il rifiuto della versione corretta delle cose, il rifiuto del loro ordine e del loro senso e la celebrazione del loro dis-ordine e del loro contro-senso.
La perversione morale è sempre esistita. Ma oggi si assiste ad un fatto radicalmente nuovo. Come racconta Dostoevski ne I Démoni, la perversione deve diventare un diritto, il “diritto al disonore”. La perversione viene così programmata, elargita, esigita, rimborsata fiscalmente.
Ma non è finita lì. La nota sentenza della Corte suprema degli Stati Uniti che ha obbligato gli Stati dell’Unione a riconoscere per legge il matrimonio omosessuale ha non solo contraddetto i principi non negoziabili , ma ha dichiarato non negoziabili i principi opposti a quelli della legge naturale. Non solo si può non attenersi alla legge naturale, ma si deve. Diventa illecito attenervisi. Dopo quella sentenza gli Stati americani sono obbligati a istituzionalizzare la per-versione. Oggi simo davanti a questo salto di qualità.
In Francia La legge Taubira ha riconosciuto i matrimoni omosessuali, ma i suoi sostenitori dicono che loro obiettivo ultimo è farne un principio costituzionale. La perversione costituzionalizzata.
Anche per l’aborto è così. Che siamo passati dai “casi eccezionali” all’aborto di massa non fa più notizia, ma si vuole che il diritto all’aborto entri nel dettato costituzionale affinché da quel momento tutti debbano collaborarvi. Dall’aborto come eccezione all’aborto come diritto. Punto e basta. Non deve essere più chi abortisce che si deve giustificare davanti alla legge, ma chi vorrebbe impedirlo.
Il gender è già un fatto ampiamente istituzionalizzato che procede automaticamente per la collusione sistemica tra pubblica amministrazione, ordini professionali, associazionismo LGBT, gruppi economici, media di sistema. È in atto una macchina. Ma lo scopo ultimo sarà anche qui la sua costituzionalizzazione. Si arriverà a sostituire l’articolo 29 della Costituzione prevedendo una famiglia asessuata, la cui definizione sessuale sarà lasciata ai soggetti interessati. La filiazione di desiderio e non più genealogica a quel punto sarà pienamente normale e tutti dovranno – dovranno! - collaborarvi. La sentenza della Consulta italiana sul diritto all’eterologa già prefigura tutto ciò.
Arriveremo, vi chiederete, anche a costituzionalizzare l’incesto? Anche a costituzionalizzare il commercio dei bambini e l’utero in affitto? Questo non lo so. Mi limito a far mio quanto scritto da Michel Pinton su Liberté Politique: «Guardiamoci bene dal pensare che, per quanto forte essa sia già, la nuova religione sia arrivata alla fine del suo sviluppo. Alcune conseguenze del suo dogma centrale si sono mostrate trent’anni dopo la sua nascita, come l’uguaglianza di tutte le forme di sessualità. Molte altre sono ancora sconosciute» .
La radicalità della disputa
Se il quadro che ho descritto è, almeno sommariamente, realista, la questione della vita e della famiglia assume oggi delle caratteristiche assolutamente radicali. Il nostro compito è di rapportarci con questa radicalità, collocando la disputa al suo giusto livello.
Tale radicalità ha le seguenti caratteristiche principali.
La lotta è religiosa
Innanzitutto bisogna capire che si tratta di una minaccia che ha la stessa assolutezza di una nuova religione. Non ne coglieremmo realmente la portata pensando che sia solo una minaccia politica, culturale o etica. Si tratta di una nuova fede religiosa, che ha la stessa assolutezza della fede cattolica. Non ci sono argomenti razionali né osservazioni di fatto da portare per approvare il matrimonio omosessuale. È una fede, il cui dogma principale è che il corpo è uno strumento a disposizione dello spirito e delle sue bizzarrie. Questa religione ha avuto inizio con la contraccezione chimica per poi dispiegarsi fino all’aborto, all’eutanasia, al gender, alla gestazione per procura.
Per sovvertire un ordine delle cose occorre istituire un nuovo ordine. Per farlo occorre una assolutezza di tipo religioso. La lotta è da religione a religione. L’obiettivo da colpire ed eliminare è la religione cattolica. L’assolutezza religiosa del marxismo oggi è sostituita e radicalizzata dall’assolutezza religiosa di questo nuovo costruttivismo antropologico. Però l’obiettivo è lo stesso: corrompere la base naturale della religione cattolica per far sparire la religione cattolica. Scriveva Marx nella IV tesi su Feuerbach: «dopo che si è scoperto che la famiglia terrena è il segreto della sacra famiglia, è la prima che deve essere criticata teoricamente e sovvertita nella pratica».
La secolarizzazione è sempre secolarismo
Che l’avversario abbia l’assolutezza di una religione significa che in questa lotta non si faranno prigionieri. È una lotta all’ultimo sangue. Adopero queste espressioni truculente per esprimere che il conflitto andrà fino in fondo e che la nuova religione non si arresterà a mezza strada. E infatti, finora, non si è mai fermata. Il demone della secolarizzazione è mai sazio. La Sdi lui voracità non ha limiti. Sulla secolarizzazione ci siamo sbagliati. Qualcuno ha pensato che essa si potesse fermare allo stadio di secolarizzazione religiosa, ma poi è diventata secolarizzazione etica e poi ancora molto peggio. Sulla secolarizzazione ci siamo illusi. Pensate, per esempio, che Jacques Maritan pensava possibile una “fede democratica secolare” , animata dal cristianesimo non come confessione religiosa ma come produttore di civiltà, a carattere universale nella quale si potessero riconoscere uomini di diversa religione o filosofia di vita. A qualche decennio di distanza la secolarizzazione si è incaricata di ridicolizzare questa illusione. Maritain portava ad esempio la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo dell’ONU, quell’ONU che ora è il principale pericolo per i diritti dell’uomo. Non esiste una secolarizzazione moderata, una laicità aperta, la secolarizzazione è sempre secolarismo e come tale non si sazia se non quando ha eliminato la religione .
Leone XIII, nell’enciclica Divinum arcanum sapientiae sul matrimonio cristiano rivendicava alla Chiesa l’originarietà e l’unicità della giurisdizione sul matrimonio. Il matrimonio doveva essere solo religioso. Poi gli Stati introdussero il matrimonio civile. Sana laicità, si poteva dire. Il matrimonio, infatti, è anche di ordine naturale. La cosa si sarebbe fermata lì. Ma non si è fermata lì perché l’ordine naturale non regge senza l’ordine soprannaturale (almeno dopo il peccato originale) e Leone XIII lo sapeva benissimo. Infatti poi gli Stati hanno introdotto il divorzio, poi il divorzio breve, poi le convivenze di fatto, quindi quelle tra omosessuali ed ora le famiglie di cinque persone. Sganciato il primo tappo, quello religioso, sono in seguito saltati tutti gli altri. Con buona pace di Taylor , che pensa possibile una laicità moderata, di Sarkozy, che pensava possibile una laicità aperta, la laicità non può non essere laicismo, come aveva ben previsto Padre Cornelio Fabro.
Si procede per principi
La terza caratteristica è che essendo una religione essa procede per principi. Se ripercorriamo le tappe dell’azione dei fautori della contraccezione, poi dei fautori del divorzio e poi dei fautori dell’aborto e quindi dei fautori del gender possiamo vedere che la lotta è sempre stata tra fautori dei principi (loro) e fautori del contenimento (noi). Simone Veil riteneva che l’aborto in Francia riguardasse solo casi eccezionali, che secondo lei, come lei stessa ha poi dichiarato, significava il pericolo di morte della madre. Ma poi l’aborto è stata un’altra cosa. Lionel Jospin, approvando i PaCs, riteneva, così come aveva dichiarato lui stesso, ridare slancio al matrimonio. Ma dai PaCs si è passati al matrimonio per tutti del governo Hollande. In Italia c’è ancora qualcuno che pensa che la legge Cirinnà riguarda i diritti dei gay, invece riguarda la filiazione omosessuale tramite l’eterologa e l’utero in affitto. La Cirinnà, si dice, non riguarda l’articolo 29, non ha niente a che fare con la famiglia, che rimane un punto di riferimento unico, ma con l’articolo 2, le aggregazioni sociali intermedie. E c’è qualcuno, come di recente l’onorevole Lupi, che ci crede. Loro non si cono mai accontentati delle tappe intermedie, perché procedono per principi. E procedono per principi perché rappresentano una religione.
Tre percorsi doverosi
Oggi dobbiamo partire da qui. Abbiamo davanti una per-versione, questa perversione viene costituzionalizzata e quindi verrà punita la normalità, trattandosi di una ri-plasmazione dell’umano essa non può non chiamare in causa il religioso, nella forma dell’anti-religione. Qualsiasi approccio che non parta da qui è inadeguato. Ma oggi l’approccio degli uomini di Chiesa cattolici non parte da qui ed è quindi profondamente inadeguato. Se non ci collochiamo sullo stesso terreno di battaglia perderemo senz’altro.
La lotta a livello costituzionale
La prima cosa da fare è allora accettare di fare della questione una questione costituzionale. La battaglia deve farsi a livello di costituzione. In Italia la sentenza sull’eterologa ha messo in evidenza proprio questo. Come lottare contro l’eterologa se non ha livello costituzionale, dopo che la Corte ha sentenziato che il diritto all’eterologa è costituzionale? La repubblica Ceca, la Croazia hanno iniziato questa battaglia costituzionale. Prima lo faremo anche noi e meglio sarà. Tanto gli altri lo faranno senz’altro. Non si accontenteranno di vedere approvare leggi nonostante la costituzione, vorranno modificare la costituzione. Anche in America Latina avviene così.
L’intera dogmatica cattolica
Se l’attacco è religioso, non possiamo usare solo le armi del diritto naturale o della morale naturale. Non sarebbe un livello adeguato. Come cattolici dobbiamo recuperare tutta la forza e la ricchezza della dogmatica cattolica, per goderne le ripercussioni anche a livello sociale e politico. Qui il compito è immane, perché gran parte della Chiesa ha storicizzato i dogmi, facendoli dipendere dalle condizioni sociali. Gran parte della Chiesa sostiene che dobbiamo guardare ai segni dei tempi piuttosto che ai dogmi della fede. Da gran parte delle cattedre di teologia si insegna che Dio si rivela nel mondo e non nella Chiesa.
Solo in questo modo potremo recuperare la convinzione che la fede è conoscenza e non solo esperienza e che dalla fede risulta una visione d’insieme della società, un bene comune, e non solo atteggiamenti individuali di accompagnamento, accoglienza e misericordia senza verità. Se prendiamo il caso della legge sulla “Buona Scuola” vediamo come i cattolici si siano dimostrati sguarniti, appagati nelle loro esigenze dall’immissione in ruolo di alcuni precari, incapaci anche solo di pensare di avere qualcosa da dire in quanto cattolici su una tale questione.
Uscire dallo Stato
L’attacco, come abbiamo visto, è anche istituzionale. Se dovesse venire approvato il disegno di legge Fedeli, bisognerà fare obiezione di coscienza alla scuola come istituzione. Se la per-versione diventa istituzione, l’obiezione di coscienza va fatta non solo nei confronti della singola per-versione ma della istituzione che la fa propria e la moltiplica. Lo stesso si dica dell’amministrazione statale in quanto tale e delle istituzioni europee. Ci chiamino pure populisti. Dobbiamo prepararci ad un nuovo Non Expedit, a cui forse nessun Papa ci richiamerà più, ma a cui dovremmo spontaneamente attenerci se lo Stato dovesse far propria in toto – come sembra destinato ad essere – questa nuova religione anti-cattolica.
Stefano Fontana
Articolo di esemplare chiarezza e coraggio.
RispondiEliminaNe riprendo il passaggio -a mio modesto avviso- più importante:
... "come cattolici dobbiamo recuperare tutta la forza e la ricchezza della dogmatica cattolica, per goderne le ripercussioni anche a livello sociale e politico. Qui il compito è immane, perché gran parte della Chiesa ha storicizzato i dogmi, facendoli dipendere dalle condizioni sociali. Gran parte della Chiesa sostiene che dobbiamo guardare ai segni dei tempi piuttosto che ai dogmi della fede. Da gran parte delle cattedre di teologia si insegna che Dio si rivela nel mondo e non nella Chiesa. Solo in questo modo potremo recuperare la convinzione che la fede è conoscenza e non solo esperienza e che dalla fede risulta una visione d’insieme della società, un bene comune, e non solo atteggiamenti individuali di accompagnamento, accoglienza e misericordia senza verità"...
Qui sta il punto, l'ora esatta del venerdì santo in cui viviamo.
Il gallo non ha ancora cantato per la seconda volta.
Pietro sta negando. Al dogma rivelato si preferisce il "sondaggio", manipolando il voto.
Temo che accadrà anche tutto il resto, in rapida successione. Molto rapida.
Erode riceverà da Gesù un silenzio inquietante.
Giuda si impiccherà, Pilato se ne laverà le mani, la folla urlerà crucifige.
Qualche Cireneo, più o meno casualmente, sosterrà un po' il peso della croce, una pia donna porgerà un sudario lungo la via crucis.
Resteranno Maria e Giovanni sotto la croce.
Infine verrà il buio, il velo del tempio verrà strappato, dall'alto in basso.
Seguiranno penosi "balletti" tra le autorità del mondo per far vigilare la pietra, caso mai i seguaci del morto avessero cercato di togliere "l'impostore" dal sepolcro.
Ma Dio aveva altri progetti!
Sinceramente: non vedo molte altre vie di uscita, ma mi basta e mi avanza questa!
Ma complimenti a Stefano Fontana, quasi come "un evangelista" nel descrivere la scena.
L'ideologia sa deformare ogni virtù, compresa la misericordia.
RispondiEliminaLa misericordia innanzitutto è di Dio: ma un'errata visione di Dio va insieme a una falsa dottrina e provoca una prassi "coerente" a questo equivoco.
La misericordia è il cuore di Dio, il suo modo di leggere la storia e di agire nella storia.
Ma per comprendere come è Dio è necessario vedere Dio (Israele: l'uomo che vede Dio) e ascoltarLo (shema Israel). Per vedere Dio serve la "purezza del cuore" dell'uomo.
Serve "povertà di spirito", l'umiltà del timor di Dio che contraddistingue la serva del Signore, colei che tutte le generazioni chiameranno beata, perchè -per quel motivo- grandi cose ha fatto in lei l'Onnipotente: la Sua misericordia si stende su quelli che lo temono. Soccorrendo l'uomo che vede Dio, Israele suo servo.
Disperdendo invece i superbi che nel loro cuore hanno ben altri pensieri.
Oggi il problema è che la misericordia pare servire a coprire il peccato.
Il problema è che si annuncia la misericordia di Dio senza elevare la mente dell'uomo a guardare all'eterno e alla santità, la casa del Padre. Non c'è una progressione dalla terra al Cielo, ma una visione terra-terra, per cui il Padre ti corre incontro ad abbracciarti e non in quanto pentito, ma solo perchè hai citofonato e vieni a mangiare meglio di dove ti eri cacciato. Ti parlano di "uscire" proprio mentre il movimento giusto è il rientro in casa, avendo capito che aveva ragione il Padre che avevi già considerato morto, facendoti dare la parte di eredità che sei andato a sperperare! Certo, anche quel figlio restato in casa viveva da servo, unicamente secondo la legge, senza capire di avere un Padre e non un codice!
Il mondo oggi, con questo surrogato ideologico misericordia servito in salsa ecclesiale secolaristica, è privato -pur con tutte le buone intenzioni- dell'orizzonte stesso a cui guardare per vedere Dio! La misericordia di Dio diviene il suggello di ciò che vuole l'uomo, perversioni incluse. Può essere, questa misericordia ripiegata sull'orizzonte storico, utile e benemerita, ma non guarda più verso il Cielo, da dove giunge.
La carità è di Dio. La misericordia è la pietà di Dio verso l'uomo che si è smarrito, peccando, contro la volontà di Dio, per la quale Gesù ci ha insegnato a pregare il Padre.
Dunque non può essere il peccato (la perversione!) ciò che viene ammesso dalla misericordia! Dio non si contraddice, mentre è il diavolo che non sa mettere i coperchi sulle proprie pentole in cui cuoce la sua malizia.
La misericordia di Dio apre al peccatore la via del ritorno alla volontà di Dio, non alla sua trasgressione! In matematica 1+Infinito=Infinito. Il vantaggio, se l'uomo fa la volontà di Dio, è tutto per l'uomo, non per Dio! Il Padre ci accoglie a nostro vantaggio, non perchè noi facciamo un favore a Lui!
Ma senza pentimento, del peccatore che ritorna, o di chi ha visioni legalistiche di Dio, non c'è Padre e non c'è festa. Solo l'ennesimo litigio. L'ennesimo inferno.
La misericordia non è un pannicello caldo della tolleranza, non ammette la perversione, ma ha a cuore la sorte (eterna!) del peccatore pentito. Certo la legge può aiutare, ma dipende dal cuore puro, cioè dall'essere timorati di Dio e puri di cuore, capaci di vedere Dio, per essere soccorsi. L'ospedale da campo altrimenti è finto, come una scena di un film: voi che siete convinti di vedere siete colpevoli, non accettate che io vi guarisca, volete solo un the caldo per poi andare avanti come prima... Non vedete me, ma i vostri interessi.
Farisei ipocriti.
Molto acuto l'articolo e molto bello e pregnante il commento di tralcio. La ricostruzione sul modello del Venerdì Santo è na delle cose più sagge e al tempo stesso profondamente inquietanti che abbia letto ultimamente.
RispondiEliminaCe n'è, da pensare... e da pregare.
humiltas
Il certificato di morte è questa intervista del cardinale Elvis in spagnolo, dove presenta la sua autobiografia e spiega i cambiamenti irreversibili della chiesa bergogliana. Per stomachi molto forti.
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=mybzRuScmVY
Molto al di sotto dell'immoralità secolare. Mi fa ricordare l'ultimo uomo di Nietzsche. Le fosse delle Marianne della morale.
Riporterò questo articolo in alto, rendendolo visibile in apertura, perché non resti sommerso dalla cronaca incalzante e rimanga in primo piano, tenendo desta l'attenzione e la riflessione su argomenti basilari.
RispondiElimina
RispondiElimina@ Eccellente articolo, diagnosi lucidissima
Solo alcune osservazioni. 1. la perversione imperante in Occidente mira sicuramente alla distruzione della religione cattolica. Mira pero' anche alla distruzione di tutte le altre, incluse le cristiane non cattoliche. L'opposizione alla pratica della teoria del Gender in USA sembra esser venuta piu' da certi settori del protestantesimo (dal c.d. Bible Belt) che dal cattolicesimo attuale. Incidentalmente: il voto della Suprema Corte USA che ha imposto il matrimonio omo e' stato preso a maggioranza 5 a 4,nella maggioranza c'erano due donne, progressiste e femministe ovviamente, in omaggio alle "quota rosa". Il decreto Cirinna' e' di una donna e il 30% dei parlamentari sono femmine, da noi (vedi divorzio breve). Effetti nefasti del c.d. partito trasversale delle donne, che invece di migliorare la situazione gia' pessima per colpa dei maschi progressisti e decadenti l'ha peggiorata alquanto. Con cio':
2. Giustissima l'idea della battaglia costituzionale. Ma se non cambia qualcosa nel Paese?
Voglio dire: se non c'e' una forza politica anche piccola che si faccia portatrice delle esigenze di riscatto morale e religioso? Il "non expedit" lumeggia certamente all'orizzonte. Significa pero' anche l'accettazione di una sconfitta. Prima di arrivarci, non bisognerebbe combattere?
3. Sulla decadenza del pensiero laico e sul secolarismo, sulla "eclissi dei valori tradizionali" Augusto Del Noce a suo tempo ha scritto pagine fondamentali, che, unitamente ai suoi saggi sulla irreligiosita' e l'ateismo, dovrebbero forse esser rilette oggi. Credo che i chierici le abbiano ignorate del tutto. Del resto egli affrontava il tema dell'ateismo e della crisi irrevesibile del pensiero moderno proprio durante il Concilio Vaticano II e quindi in controtendenza evidente e impopolare rispetto all'ottimismo pazzesco imperversante tra i teologi e tanti preti.
4. Sulla "perversione" come sistema di vita e di educazione, un esperto in materia, il marchese De Sade scrisse un libello, tradotto in italiano ("Francesi, ancora uno sforzo!"), peer esser liberi, si capisce, per liberarsi della religione etc., nel quale prevedeva e si augurava l'avvento di una legislazione ed educazione al contrario: le fanciulle sarebber state educate nei bordelli; i derubati sarebbero stati condannati al posto dei ladri, e cosi' via; tutto sarebbe stato capovolto, in nome della liberta' (cito a memoria). PP
In linea teorica l'assunto che la perversione che sta prendendo piede in occidente miri alla distruzione di tutte le religioni è giusto. Ma, all'atto pratico, premesso che la forte valenza identitaria nonché teocratica dell'islam lo preservi da certe suggestioni, come si spiega il recente atteggiamento della laicità francese (sorvolando sulle esternazioni della nostra massima Autorità religiosa riguardo alle religioni e specificamente all'islam) promuova provvedimenti legislativi che penalizzano esclusivamente i cristiani?
RispondiEliminaMentre nel frattempo le seconde e perfino terze generazioni di immigrati sono più fortemente radicate nella propria identità religiosa?
...laicità francese...promuova provvedimenti legislativi che penalizzano esclusivamente i cristiani?...
RispondiEliminaI musulmani in Francia contano per 2,000.000 di voti che sembrano poco, ma è la differenza che ha fatto vincere Hollande su Sarkozy nel 2012 (ricordiamoci che col maggioritario al ballottaggio basta 1 voto in più, ed hai vinto).
Inoltre l'Islam in Francia è sostenuto economicamente e politicamente dal Qatar ed altri paesi, che comprano ed investono massicciamente in quel paese. Quindi la "laicità francese ", buona parte della quale è formata da intellettuali, poiitici, opinion makers, o massoni o ebrei o entrambi, ha tutto l'interesse a blandire l'Islam, mentre demonizza il Cristianesimo ed in particolare il cattolicesimo.
Sono stupidi, o intelligenti, ma troppo ideologizzati, figli del mitico '68, prevenuti, collusi e compromessi sotto ogni punto di vista, teorico e pratico, morale e materiale, ognuno pensando a quanti voti prenderà, quanti soldi riceverà per la sua campagna elettorale, quali e quanti lavori potrò ottenere, quante trasmissioni televisive o film potrà fare o libri pubblicare, ecc.
La laicità, o come dicono sul Salon beige l'allaicità, è solo una foglia di fico per coprire le proprie vergogne.
RR
Paolo,
RispondiEliminaTra De Sade e oggi c'è una differenza: alla sua epoca i bordelli erano luoghi appartati, rappresentavano una marginalità, oggi sono a cielo aperto e quasi rappresentano la regola. La conseguenza è che influenzano comunque ed è più difficoltoso, se non impresa titanica, educare fornendo antidoti.