Ulteriore passo avanti verso il riconoscimento canonico della Fraternità Sacerdotale San Pio X da parte della Santa Sede, nella forma di una prelatura costituita ad hoc sul modello di quella dell'Opus Dei, quindi con ampi margini di autonomia.
La notizia, diffusa da Il Foglio, confermata anche da Vatican Insider : Iacopo Scaramuzzi ne scrive con equilibrio [qui]. Ho aggiunto, di seguito, ampi stralci dell'intervista rilasciata da mons. Fellay il 4 marzo scorso.
Il Papa ha incontrato sabato in Vaticano il superiore dei lefebvriani, monsignor Bernard Fellay. A dare la notizia è stato il quotidiano Il Foglio, secondo il quale il colloquio «è stato positivo». La Sala stampa della Santa Sede conferma, per bocca del vicedirettore, Greg Burke, che «l’incontro c’è stato».
Fondata da monsignor Marcel Lefebvre nel 1970, in rottura con le conclusioni del Concilio Vaticano II, la Fraternità sacerdotale San Pio X, di orientamento conservatore, incorse nella scomunica latae sententiae, nonostante i tentativi per una riconciliazione portati avanti dall’allora cardinale Joseph Ratzinger, quando, nel 1988, Lefebvre consacrò quattro vescovi a Econe, tra di essi l’attuale superiore Bernard Fellay. A gennaio del 2009 Benedetto XVI revocò la scomunica, una vicenda passata alle cronache, in particolare, per le dichiarazioni antisemite di uno dei quattro presuli, il britannico Richard Williamson, nel frattempo allontanatosi dalla Fraternità. In vista di restaurare la piena comunione con i lefebvriani e la Chiesa cattolica si avviò a quel punto un negoziato tra Santa Sede ed Econe, che ruotò attorno a un «preambolo dottrinale» di sostanziale accettazione del Concilio Vaticano II e del magistero successivo, che il Vaticano, per mezzo della Pontificia Commissione Ecclesia dei e della Congregazione per la Dottrina della Fede, sottopose ai lefebvriani, senza ricevere una risposta soddisfacente.
Con la rinuncia al pontificato di Benedetto XVI e l’elezione di Francesco, la vicenda non ha sinora registrato svolte rilevanti. La Fraternità San Pio X non ha lesinato critiche al Pontefice, su questioni come l’ecumenismo, il dialogo interreligioso, o le aperture avvenute al doppio Sinodo sulla famiglia, a conclusione del quale proprio venerdì prossimo il Vaticano pubblicherà la esortazione apostolica conclusiva del Papa.
Non sono mancati, come rileva Matteo Matzuzzi su Il Foglio, segnali di appeasement. In occasione del Giubileo della misericordia, il Papa ha concesso ai cattolici la facoltà di confessarsi anche presso sacerdoti lefebvriani: «Un’ultima considerazione – scriveva Francesco nella lettera dello scorso primo settembre con la quale ha concesso l’indulgenza per l’Anno santo – è rivolta a quei fedeli che per diversi motivi si sentono di frequentare le chiese officiate dai sacerdoti della Fraternità San Pio X. Questo Anno giubilare della Misericordia non esclude nessuno. Da diverse parti, alcuni confratelli Vescovi mi hanno riferito della loro buona fede e pratica sacramentale, unita però al disagio di vivere una condizione pastoralmente difficile. Confido che nel prossimo futuro si possano trovare le soluzioni per recuperare la piena comunione con i sacerdoti e i superiori della Fraternità. Nel frattempo, mosso dall’esigenza di corrispondere al bene di questi fedeli, per mia propria disposizione stabilisco che quanti durante l’Anno Santo della Misericordia si accosteranno per celebrare il Sacramento della Riconciliazione presso i sacerdoti della Fraternità San Pio X, riceveranno validamente e lecitamente l’assoluzione dei loro peccati».
In una recente intervista pubblicata sul sito della fraternità, Fellay faceva un’apertura di credito al Pontefice argentino: «Non mi stupirebbe che ci considerasse come una di queste periferie alle quali dona palesemente la sua preferenza». Fellay aveva brevemente salutato il Papa a casa Santa Marta, riferì il sito Rorate Caeli, a fine 2013. Ora, sabato scorso, l’incontro. Si tratta, sostiene Il Foglio riprendendo un’ipotesi ampiamente circolata negli ultimi anni del pontificato di Benedetto XVI, di un ulteriore passo verso il riconoscimento canonico della Fraternità da parte della Santa Sede nella forma di una prelatura costituita ad hoc sul modello di quella dell’Opus Dei.
Con la rinuncia al pontificato di Benedetto XVI e l’elezione di Francesco, la vicenda non ha sinora registrato svolte rilevanti. La Fraternità San Pio X non ha lesinato critiche al Pontefice, su questioni come l’ecumenismo, il dialogo interreligioso, o le aperture avvenute al doppio Sinodo sulla famiglia, a conclusione del quale proprio venerdì prossimo il Vaticano pubblicherà la esortazione apostolica conclusiva del Papa.
Non sono mancati, come rileva Matteo Matzuzzi su Il Foglio, segnali di appeasement. In occasione del Giubileo della misericordia, il Papa ha concesso ai cattolici la facoltà di confessarsi anche presso sacerdoti lefebvriani: «Un’ultima considerazione – scriveva Francesco nella lettera dello scorso primo settembre con la quale ha concesso l’indulgenza per l’Anno santo – è rivolta a quei fedeli che per diversi motivi si sentono di frequentare le chiese officiate dai sacerdoti della Fraternità San Pio X. Questo Anno giubilare della Misericordia non esclude nessuno. Da diverse parti, alcuni confratelli Vescovi mi hanno riferito della loro buona fede e pratica sacramentale, unita però al disagio di vivere una condizione pastoralmente difficile. Confido che nel prossimo futuro si possano trovare le soluzioni per recuperare la piena comunione con i sacerdoti e i superiori della Fraternità. Nel frattempo, mosso dall’esigenza di corrispondere al bene di questi fedeli, per mia propria disposizione stabilisco che quanti durante l’Anno Santo della Misericordia si accosteranno per celebrare il Sacramento della Riconciliazione presso i sacerdoti della Fraternità San Pio X, riceveranno validamente e lecitamente l’assoluzione dei loro peccati».
In una recente intervista pubblicata sul sito della fraternità, Fellay faceva un’apertura di credito al Pontefice argentino: «Non mi stupirebbe che ci considerasse come una di queste periferie alle quali dona palesemente la sua preferenza». Fellay aveva brevemente salutato il Papa a casa Santa Marta, riferì il sito Rorate Caeli, a fine 2013. Ora, sabato scorso, l’incontro. Si tratta, sostiene Il Foglio riprendendo un’ipotesi ampiamente circolata negli ultimi anni del pontificato di Benedetto XVI, di un ulteriore passo verso il riconoscimento canonico della Fraternità da parte della Santa Sede nella forma di una prelatura costituita ad hoc sul modello di quella dell’Opus Dei.
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Cenni su una recente intervista rilasciata da Mons. Fellay
Il 4 marzo scorso, dopo settimane di voci a proposito di un eventuale riconoscimento canonico della Fraternità San Pio X da parte di Roma, è stata diffusa attraverso Dici (l'agenzia di comunicazione della Fraternità San Pio X) una lunga intervista di mons. Fellay della quale riportiamo alcuni stralci. Testo integrale qui.
[...] Se già Benedetto XVI e ora Papa Francesco non avessero uno sguardo particolare sulla Fraternità, diverso da questa prospettiva ecumenica di cui ho parlato, penso che non ci sarebbe niente. Anzi, penso piuttosto che saremmo già di nuovo sotto i colpi delle pene, delle censure, della scomunica, della dichiarazione di scisma, che manifesterebbero chiaramente la volontà di eliminare un gruppo che dà fastidio. Allora perché Benedetto XVI, perché adesso Papa Francesco sono così benevoli verso la Fraternità? Penso che l'uno e l'altro non abbiano necessariamente la stessa prospettiva. Per quanto riguarda Benedetto XVI, credo che ciò derivasse dal suo lato conservatore, il suo amore per la liturgia antica, il suo rispetto per la disciplina anteriore nella Chiesa. Ho potuto constatare che molti, dico molti sacerdoti, e anche gruppi che avevano problemi con i modernisti nella Chiesa, e che avevano fatto ricorso a lui quando era ancora cardinale, hanno trovato in lui - dapprima come cardinale, in seguito come Papa - uno sguardo benevolo, una volontà di protezione, di aiutarli almeno quanto potesse.
Con Papa Francesco non si vede questo attaccamento né alla liturgia, né alla disciplina antica, si potrebbe anche dire che è proprio il contrario, manifestato tramite molte affermazioni contrarie, ed è questo che rende ancora più difficile, più complicata la comprensione di tale benevolenza. Penso che ci siano almeno diverse spiegazioni possibili, ma confesso di non avere l'ultima parola in questione. Una delle spiegazioni è lo sguardo di Papa Francesco su tutto ciò che è messo ai margini, ciò che chiama le "periferie esistenziali”. Non mi stupirebbe che ci considerasse come una di queste periferie alle quali dona palesemente la sua preferenza. E in quella prospettiva, usa l'espressione “compiere un percorso" con la gente in periferia, sperando che si arriverà a migliorare le cose. Dunque non è una volontà ferma di risolvere subito: un percorso va dove va… ma, alla fine, è abbastanza calmo, tranquillo, senza troppo sapere ciò che potrà risultare. Probabilmente, è questa una delle ragioni più profonde.
Un'altra spiegazione potrebbe provenire dal fatto che Papa Francesco pronuncia un'accusa abbastanza costante contro la Chiesa costituita, la parola inglese è establishment - si dice a volte anche da noi - Un rimprovero fatto alla Chiesa di essere autocompiaciuta, compiaciuta di se stessa, una Chiesa che non cerca più la pecora smarrita, quella che è nelle difficoltà, a tutti livelli, che sia per la povertà, o anche per un dolore fisico… Si vede con Papa Francesco che questa preoccupazione non è solamente, malgrado le apparenze, una preoccupazione materiale… Si vede bene che per lui, quando dice ‘povertà’, include anche la povertà spirituale, la povertà delle anime che sono nel peccato, dal quale bisognerà che escano, che bisognerà ricondurre a Dio. Anche se ciò non è sempre espresso in maniera chiara, si trovano un certo numero di espressioni che lo indicano. E in quella prospettiva egli vede nella Fraternità una società molto attiva - soprattutto quando la si paragona alla situazione dell’establishment -, molto attiva vuol dire che cerca, che va a cercare le anime, che ha questa preoccupazione del bene spirituale delle anime e che è pronta a rimboccarsi le maniche per questo compito.
Egli conosce Mons. Lefèbvre, ha letto due volte la biografia scritta da Mons Tissier de Mallerais, e questo mostra, senza alcun dubbio un interesse; penso che gli sia piaciuta. La stessa cosa si può dire riguardo ai contatti che ha potuto avere in Argentina con i nostri confratelli, nei quali ha visto spontaneità e anche franchezza, perché non gli è stato assolutamente nascosto niente. Certo, si cercava di ottenere qualche cosa per l'Argentina dove eravamo in difficoltà con lo Stato per quanto riguarda i permessi di soggiorno, ma non si è nascosto niente, non si è cercato di tergiversare, e penso che ciò gli piaccia. Può darsi che sia questo lato umano della Fraternità che lo attira, si vede che il Papa è molto umano, dà molto peso a queste cose, e questo potrebbe spiegare una certa benevolenza nei nostri confronti. Ancora una volta non ho l'ultima parola su questa questione e certamente dietro a tutto ciò c'è la Divina Provvidenza. La Divina Provvidenza che opera per mettere dei buoni pensieri in un Papa che, su molti punti, ci spaventa enormemente, e non solamente noi; si può dire che tutti quelli che sono più o meno conservatori nella Chiesa sono sbigottiti da ciò che succede, da ciò che dice e, malgrado ciò, la Divina Provvidenza si adopera per farci passare attraverso questi scogli in un modo molto sorprendente. Molto sorprendente, perché è chiaro che Papa Francesco vuole lasciarci vivere e sopravvivere. Ha perfino detto, a chi lo vuole sentire, che non farebbe mai del male alla Fraternità. Ha anche detto che noi siamo cattolici. Ha rifiutato di condannarci per scisma, dicendo: ‘non sono scismatici, sono cattolici’, anche se dopo ha usato un termine un po' enigmatico, cioè che noi siamo in cammino verso la piena comunione. Questo termine ‘piena comunione’... sarebbe proprio bello una volta avere una definizione chiara, perché si vede che non corrisponde a niente di preciso. È un sentimento… è un non si sa troppo bene cosa. Anche molto recentemente, in un'intervista a Mons. Pozzo a nostro riguardo, egli riprende una citazione che attribuisce al Papa stesso - si può dunque prenderla come una posizione ufficiale - che ha confermato all’Ecclesia Dei che noi siamo cattolici in cammino verso la piena comunione. Mons. Pozzo precisa come questa piena comunione si può realizzare: con l'accettazione della forma canonica, che è una cosa abbastanza sconvolgente, una forma canonica risolverebbe tutti i problemi di comunione!
Un po' più avanti, nella stessa intervista, dirà che questa piena comunione consiste nell'accettare i grandi principi cattolici, cioè i tre livelli di unità nella Chiesa, che sono la fede, i sacramenti e il governo. E parlando della fede, egli parla qui piuttosto del magistero. Ma noi non abbiamo mai messo in discussione alcuno di questi tre elementi. E dunque non abbiamo mai messo in discussione la nostra piena comunione, ma l'aggettivo "piena” lo spazziamo via, dicendo semplicemente: "siamo in comunione secondo il termine classico utilizzato nella Chiesa; siamo cattolici; se siamo cattolici siamo in comunione, perché la rottura della comunione è precisamente lo scisma".
[...]
La prima cosa che ci hanno detto, tutti (era una parola d'ordine o un loro sentimento particolare? Non lo so, ma è un fatto), tutti hanno detto: "queste discussioni si svolgono tra cattolici; questo non ha niente a che vedere con delle discussioni ecumeniche; siamo tra cattolici". Quindi, dall'inizio, si spazzano via tutte queste idee come: "non siete completamente dentro la Chiesa, siete a metà, siete fuori - Dio sa dove! - scismatici…” No! Noi discutiamo tra cattolici. È il primo punto che è molto interessante, molto importante. Malgrado quello che, in certe istanze, si dice ancora a Roma oggi.
Il secondo punto, - penso ancora più importante -, è che le questioni affrontate in queste discussioni sono le questioni classiche sulle quali si inciampa. Che si tratti della libertà religiosa, della collegialità, dell’ecumenismo, della nuova Messa, o anche dei nuovi riti dei sacramenti… Beh! Tutti ci hanno detto che queste discussioni avevano per oggetto delle questioni aperte. Penso che sia una riflessione fondamentale. Fino a qui hanno sempre insistito per dire: dovete accettare il Concilio. È difficile rendere esattamente la portata reale di questa espressione "accettare il Concilio". Cosa vuol dire? Perché è un fatto che i documenti del Concilio sono totalmente diseguali, e che la loro accettazione si fa secondo un criterio graduale, secondo una scala di obblighi. Se un testo è un testo di fede c'è un obbligo puro e semplice. Ma quelli che, in un modo completamente sbagliato, pretendono che questo Concilio è infallibile, costoro obbligano a una sottomissione totale a tutto il Concilio. Allora se "accettare il Concilio" vuol dire questo, diciamo che non accettiamo il Concilio. Perché, precisamente, noi neghiamo il suo valore infallibile. Se ci sono certi passaggi del Concilio che ripetono quello che la Chiesa ha detto altre volte, e in un modo infallibile, è evidente che questi passaggi sono e restano infallibili. E noi li accettiamo, non c'è nessun problema. È per questo che quando si dice "accettare il Concilio" bisogna ben distinguere cosa si intende. Nonostante questo, anche con questa distinzione, fino ad ora si è sentita da parte di Roma un'insistenza: ‘dovete accettare questi punti, fanno parte dell'insegnamento della Chiesa e dunque dovete accettarli’. E si è sentito fino ad oggi - non soltanto da Roma, ma anche dalla grande maggioranza dei vescovi - questa ammonizione, questo grande rimprovero che ci fanno: ‘non accettate il Concilio’.
Ed ecco che, tutto d'un tratto, su questi punti che sono i punti di inciampo, gli inviati di Roma ci dicono che si tratta di questioni aperte. Una questione aperta è una questione su cui si può discutere. E quest'obbligo di adesione è fortemente attenuato e anche, forse, del tutto eliminato. Penso che sia un punto fondamentale. Bisognerà poi vedere in seguito se ciò si confermerà, se veramente si potrà discutere liberamente, diciamo onestamente, con tutto il rispetto che bisogna avere verso l'Autorità, per non aggravare ancora di più la situazione attuale della Chiesa che è talmente confusa, precisamente sulla fede, su quello che bisogna credere, e là noi chiediamo questa chiarezza, questa chiarificazione, alle Autorità. Noi la chiediamo da molto tempo. Diciamo: ‘ci sono dei punti ambigui in questo concilio e non sta a noi chiarirli. Noi possiamo esporre il problema, ma chi ha l'autorità per chiarirli è proprio Roma’. Non di meno, ancora una volta, il fatto che questi vescovi ci dicono che sono delle questioni aperte è per me fondamentale.
[...]
Prima di tutto la salvezza. La salvezza per noi, per ciascuna delle anime che si avvicinano alla Fraternità, che vogliono affidarsi ad essa, ai suoi sacerdoti, in seguito chiediamo la fedeltà per la Fraternità. Fedeltà alla Chiesa. Fedeltà a tutto questo tesoro della Chiesa che - Dio sa perché, Dio sa come - si ritrova nelle nostre mani, il patrimonio straordinario che è il tesoro della Chiesa, che non ci appartiene e per il quale non abbiamo che un solo desiderio, che ritrovi il suo posto, il suo posto vero nella Chiesa.
Chiediamo il trionfo della Santa Vergine. Ella stessa l'ha annunciato. Direi che si fa attendere, siamo perfino, può darsi, un po' impazienti, soprattutto vedendo tutto quello che succede, che sembra in contraddizione, ma non è una contraddizione, è semplicemente uno sviluppo che Dio permette; un gioco spaventoso, terribile: la mancanza di corrispondenza della libertà umana, perfino tra i cristiani, a quello che chiede il Cielo, questa volontà, a Fatima, del Cielo - cioè di Dio - di introdurre la devozione al Cuore Immacolato di Maria nei cuori dei cristiani, e che fa così fatica a imporsi. Non è così difficile, è così bello, così consolante! Si vede questo grande combattimento tra il demonio e Dio, il campo di battaglia sono le anime, le anime che Dio ha voluto libere, e che Egli vuole vincere, ma non con la forza. Avrebbe potuto imporre la sua maestà in una maniera tale che gli uomini sarebbero prostrati a terra, ed è quello che succederà alla fine del mondo, ma sarà troppo tardi allora; è adesso che bisogna combattere questa battaglia.
Dunque chiedete a Dio di concedere delle grazie di conversione per anime che collaborino a questo progetto. Gli si chiedono in questo modo molte cose; gli si chiede che la Chiesa ritrovi tutto quel patrimonio che costituisce la sua missione: salvare le anime. La prima cosa, la sola che conta per la Chiesa è di salvare le anime!
[...] Se già Benedetto XVI e ora Papa Francesco non avessero uno sguardo particolare sulla Fraternità, diverso da questa prospettiva ecumenica di cui ho parlato, penso che non ci sarebbe niente. Anzi, penso piuttosto che saremmo già di nuovo sotto i colpi delle pene, delle censure, della scomunica, della dichiarazione di scisma, che manifesterebbero chiaramente la volontà di eliminare un gruppo che dà fastidio. Allora perché Benedetto XVI, perché adesso Papa Francesco sono così benevoli verso la Fraternità? Penso che l'uno e l'altro non abbiano necessariamente la stessa prospettiva. Per quanto riguarda Benedetto XVI, credo che ciò derivasse dal suo lato conservatore, il suo amore per la liturgia antica, il suo rispetto per la disciplina anteriore nella Chiesa. Ho potuto constatare che molti, dico molti sacerdoti, e anche gruppi che avevano problemi con i modernisti nella Chiesa, e che avevano fatto ricorso a lui quando era ancora cardinale, hanno trovato in lui - dapprima come cardinale, in seguito come Papa - uno sguardo benevolo, una volontà di protezione, di aiutarli almeno quanto potesse.
Con Papa Francesco non si vede questo attaccamento né alla liturgia, né alla disciplina antica, si potrebbe anche dire che è proprio il contrario, manifestato tramite molte affermazioni contrarie, ed è questo che rende ancora più difficile, più complicata la comprensione di tale benevolenza. Penso che ci siano almeno diverse spiegazioni possibili, ma confesso di non avere l'ultima parola in questione. Una delle spiegazioni è lo sguardo di Papa Francesco su tutto ciò che è messo ai margini, ciò che chiama le "periferie esistenziali”. Non mi stupirebbe che ci considerasse come una di queste periferie alle quali dona palesemente la sua preferenza. E in quella prospettiva, usa l'espressione “compiere un percorso" con la gente in periferia, sperando che si arriverà a migliorare le cose. Dunque non è una volontà ferma di risolvere subito: un percorso va dove va… ma, alla fine, è abbastanza calmo, tranquillo, senza troppo sapere ciò che potrà risultare. Probabilmente, è questa una delle ragioni più profonde.
Un'altra spiegazione potrebbe provenire dal fatto che Papa Francesco pronuncia un'accusa abbastanza costante contro la Chiesa costituita, la parola inglese è establishment - si dice a volte anche da noi - Un rimprovero fatto alla Chiesa di essere autocompiaciuta, compiaciuta di se stessa, una Chiesa che non cerca più la pecora smarrita, quella che è nelle difficoltà, a tutti livelli, che sia per la povertà, o anche per un dolore fisico… Si vede con Papa Francesco che questa preoccupazione non è solamente, malgrado le apparenze, una preoccupazione materiale… Si vede bene che per lui, quando dice ‘povertà’, include anche la povertà spirituale, la povertà delle anime che sono nel peccato, dal quale bisognerà che escano, che bisognerà ricondurre a Dio. Anche se ciò non è sempre espresso in maniera chiara, si trovano un certo numero di espressioni che lo indicano. E in quella prospettiva egli vede nella Fraternità una società molto attiva - soprattutto quando la si paragona alla situazione dell’establishment -, molto attiva vuol dire che cerca, che va a cercare le anime, che ha questa preoccupazione del bene spirituale delle anime e che è pronta a rimboccarsi le maniche per questo compito.
Egli conosce Mons. Lefèbvre, ha letto due volte la biografia scritta da Mons Tissier de Mallerais, e questo mostra, senza alcun dubbio un interesse; penso che gli sia piaciuta. La stessa cosa si può dire riguardo ai contatti che ha potuto avere in Argentina con i nostri confratelli, nei quali ha visto spontaneità e anche franchezza, perché non gli è stato assolutamente nascosto niente. Certo, si cercava di ottenere qualche cosa per l'Argentina dove eravamo in difficoltà con lo Stato per quanto riguarda i permessi di soggiorno, ma non si è nascosto niente, non si è cercato di tergiversare, e penso che ciò gli piaccia. Può darsi che sia questo lato umano della Fraternità che lo attira, si vede che il Papa è molto umano, dà molto peso a queste cose, e questo potrebbe spiegare una certa benevolenza nei nostri confronti. Ancora una volta non ho l'ultima parola su questa questione e certamente dietro a tutto ciò c'è la Divina Provvidenza. La Divina Provvidenza che opera per mettere dei buoni pensieri in un Papa che, su molti punti, ci spaventa enormemente, e non solamente noi; si può dire che tutti quelli che sono più o meno conservatori nella Chiesa sono sbigottiti da ciò che succede, da ciò che dice e, malgrado ciò, la Divina Provvidenza si adopera per farci passare attraverso questi scogli in un modo molto sorprendente. Molto sorprendente, perché è chiaro che Papa Francesco vuole lasciarci vivere e sopravvivere. Ha perfino detto, a chi lo vuole sentire, che non farebbe mai del male alla Fraternità. Ha anche detto che noi siamo cattolici. Ha rifiutato di condannarci per scisma, dicendo: ‘non sono scismatici, sono cattolici’, anche se dopo ha usato un termine un po' enigmatico, cioè che noi siamo in cammino verso la piena comunione. Questo termine ‘piena comunione’... sarebbe proprio bello una volta avere una definizione chiara, perché si vede che non corrisponde a niente di preciso. È un sentimento… è un non si sa troppo bene cosa. Anche molto recentemente, in un'intervista a Mons. Pozzo a nostro riguardo, egli riprende una citazione che attribuisce al Papa stesso - si può dunque prenderla come una posizione ufficiale - che ha confermato all’Ecclesia Dei che noi siamo cattolici in cammino verso la piena comunione. Mons. Pozzo precisa come questa piena comunione si può realizzare: con l'accettazione della forma canonica, che è una cosa abbastanza sconvolgente, una forma canonica risolverebbe tutti i problemi di comunione!
Un po' più avanti, nella stessa intervista, dirà che questa piena comunione consiste nell'accettare i grandi principi cattolici, cioè i tre livelli di unità nella Chiesa, che sono la fede, i sacramenti e il governo. E parlando della fede, egli parla qui piuttosto del magistero. Ma noi non abbiamo mai messo in discussione alcuno di questi tre elementi. E dunque non abbiamo mai messo in discussione la nostra piena comunione, ma l'aggettivo "piena” lo spazziamo via, dicendo semplicemente: "siamo in comunione secondo il termine classico utilizzato nella Chiesa; siamo cattolici; se siamo cattolici siamo in comunione, perché la rottura della comunione è precisamente lo scisma".
[...]
La prima cosa che ci hanno detto, tutti (era una parola d'ordine o un loro sentimento particolare? Non lo so, ma è un fatto), tutti hanno detto: "queste discussioni si svolgono tra cattolici; questo non ha niente a che vedere con delle discussioni ecumeniche; siamo tra cattolici". Quindi, dall'inizio, si spazzano via tutte queste idee come: "non siete completamente dentro la Chiesa, siete a metà, siete fuori - Dio sa dove! - scismatici…” No! Noi discutiamo tra cattolici. È il primo punto che è molto interessante, molto importante. Malgrado quello che, in certe istanze, si dice ancora a Roma oggi.
Il secondo punto, - penso ancora più importante -, è che le questioni affrontate in queste discussioni sono le questioni classiche sulle quali si inciampa. Che si tratti della libertà religiosa, della collegialità, dell’ecumenismo, della nuova Messa, o anche dei nuovi riti dei sacramenti… Beh! Tutti ci hanno detto che queste discussioni avevano per oggetto delle questioni aperte. Penso che sia una riflessione fondamentale. Fino a qui hanno sempre insistito per dire: dovete accettare il Concilio. È difficile rendere esattamente la portata reale di questa espressione "accettare il Concilio". Cosa vuol dire? Perché è un fatto che i documenti del Concilio sono totalmente diseguali, e che la loro accettazione si fa secondo un criterio graduale, secondo una scala di obblighi. Se un testo è un testo di fede c'è un obbligo puro e semplice. Ma quelli che, in un modo completamente sbagliato, pretendono che questo Concilio è infallibile, costoro obbligano a una sottomissione totale a tutto il Concilio. Allora se "accettare il Concilio" vuol dire questo, diciamo che non accettiamo il Concilio. Perché, precisamente, noi neghiamo il suo valore infallibile. Se ci sono certi passaggi del Concilio che ripetono quello che la Chiesa ha detto altre volte, e in un modo infallibile, è evidente che questi passaggi sono e restano infallibili. E noi li accettiamo, non c'è nessun problema. È per questo che quando si dice "accettare il Concilio" bisogna ben distinguere cosa si intende. Nonostante questo, anche con questa distinzione, fino ad ora si è sentita da parte di Roma un'insistenza: ‘dovete accettare questi punti, fanno parte dell'insegnamento della Chiesa e dunque dovete accettarli’. E si è sentito fino ad oggi - non soltanto da Roma, ma anche dalla grande maggioranza dei vescovi - questa ammonizione, questo grande rimprovero che ci fanno: ‘non accettate il Concilio’.
Ed ecco che, tutto d'un tratto, su questi punti che sono i punti di inciampo, gli inviati di Roma ci dicono che si tratta di questioni aperte. Una questione aperta è una questione su cui si può discutere. E quest'obbligo di adesione è fortemente attenuato e anche, forse, del tutto eliminato. Penso che sia un punto fondamentale. Bisognerà poi vedere in seguito se ciò si confermerà, se veramente si potrà discutere liberamente, diciamo onestamente, con tutto il rispetto che bisogna avere verso l'Autorità, per non aggravare ancora di più la situazione attuale della Chiesa che è talmente confusa, precisamente sulla fede, su quello che bisogna credere, e là noi chiediamo questa chiarezza, questa chiarificazione, alle Autorità. Noi la chiediamo da molto tempo. Diciamo: ‘ci sono dei punti ambigui in questo concilio e non sta a noi chiarirli. Noi possiamo esporre il problema, ma chi ha l'autorità per chiarirli è proprio Roma’. Non di meno, ancora una volta, il fatto che questi vescovi ci dicono che sono delle questioni aperte è per me fondamentale.
[...]
Prima di tutto la salvezza. La salvezza per noi, per ciascuna delle anime che si avvicinano alla Fraternità, che vogliono affidarsi ad essa, ai suoi sacerdoti, in seguito chiediamo la fedeltà per la Fraternità. Fedeltà alla Chiesa. Fedeltà a tutto questo tesoro della Chiesa che - Dio sa perché, Dio sa come - si ritrova nelle nostre mani, il patrimonio straordinario che è il tesoro della Chiesa, che non ci appartiene e per il quale non abbiamo che un solo desiderio, che ritrovi il suo posto, il suo posto vero nella Chiesa.
Chiediamo il trionfo della Santa Vergine. Ella stessa l'ha annunciato. Direi che si fa attendere, siamo perfino, può darsi, un po' impazienti, soprattutto vedendo tutto quello che succede, che sembra in contraddizione, ma non è una contraddizione, è semplicemente uno sviluppo che Dio permette; un gioco spaventoso, terribile: la mancanza di corrispondenza della libertà umana, perfino tra i cristiani, a quello che chiede il Cielo, questa volontà, a Fatima, del Cielo - cioè di Dio - di introdurre la devozione al Cuore Immacolato di Maria nei cuori dei cristiani, e che fa così fatica a imporsi. Non è così difficile, è così bello, così consolante! Si vede questo grande combattimento tra il demonio e Dio, il campo di battaglia sono le anime, le anime che Dio ha voluto libere, e che Egli vuole vincere, ma non con la forza. Avrebbe potuto imporre la sua maestà in una maniera tale che gli uomini sarebbero prostrati a terra, ed è quello che succederà alla fine del mondo, ma sarà troppo tardi allora; è adesso che bisogna combattere questa battaglia.
Dunque chiedete a Dio di concedere delle grazie di conversione per anime che collaborino a questo progetto. Gli si chiedono in questo modo molte cose; gli si chiede che la Chiesa ritrovi tutto quel patrimonio che costituisce la sua missione: salvare le anime. La prima cosa, la sola che conta per la Chiesa è di salvare le anime!
OT Dopo la liberazione di Damasco
RispondiEliminaLa rinascita di Damasco: “Europa non ci hai difeso”
La comunità cristiana è invece da tempo tornata fra le braccia del raiss. Nel quartiere di Bah al-Sharqui, lungo la Via Recta percorsa da San Paolo, ci sono tutte le confessioni del mondo, dai maroniti agli armeni, dai cattolici francescani ai greco ortodossi. I cristiani di Damasco sono i più arrabbiati con l’Europa. Si sentono traditi. «Prima avete appoggiato i ribelli islamisti, ora accogliete più volentieri i profughi musulmani che quelli cristiani» accusa il monaco Mousa Houri, uno dei consiglieri del Patriarca Ignatius. «Ma noi cristiani di Damasco non scapperemo mai - conclude lisciando la barba nel suo ufficio alla Cattedrale Mariamita - questa è la nostra terra, non ne abbiamo altra». Il terrore islamista contro i cristiani, con decine di chiese distrutte in tutta la Siria, ha compattato le diverse comunità. Gli ortodossi, compreso Mousa Houri, amano Papa Francesco e apprezzano il fatto che il nunzio cattolico, monsignor Pier Mario Zenari, non abbia mai lasciato Damasco, neppure quando i razzi colpivano i quartieri centrali.
http://www.lastampa.it/2016/04/04/esteri/la-rinascita-di-damasco-europa-non-ci-hai-difeso-BHuDxat2nxVPh6hIiZHctO/pagina.html
Oggi ricordiamo l'Annunciazione. Normalmente cade il 25 marzo, ma quest'anno coincideva con il Venerdì Santo.
RispondiEliminaV/. Angelus Domini nuntiavit Mariæ,
R/. Et concepit de Spiritu Sancto.
Ave Maria, gratia plena, Dominus tecum.
Benedicta tu in mulieribus, et benedictus fructus ventris tui, Jesus.
Sancta Maria, Mater Dei, ora pro nobis peccatoribus,
nunc et in hora mortis nostræ. Amen.
V/. "Ecce Ancilla Domini."
R/. "Fiat mihi secundum Verbum tuum."
Ave Maria, gratia plena...
V/. Et Verbum caro factum est.
R/. Et habitavit in nobis.
Ave Maria, gratia plena...
V/. Ora pro nobis, Sancta Dei Genitrix.
R/. Ut digni efficiamur promissionibus Christi.
Oremus:
Gratiam tuam quæsumus, Domine, mentibus nostris infunde; ut qui, angelo nuntiante,
Christi Filii tui Incarnationem cognovimus, per passionem eius et crucem,
ad resurrectionis gloriam perducamur.
Per eundem Christum Dominum nostrum. Amen.
3 Gloria Patri
Gloria Patri
et Filio et Spiritui Sancto,
sicut erat in principio,
et nunc et semper et in saecula saeculorum.
Amen.
Requiem aeternam
Requiem aeternam dona eis, Domine,
et lux perpetua luceat eis.
Requiescant in pace.
Amen.
La notizia che hai postato cara Mic mi riempie di gioia!
RispondiEliminaStiamo tutti soffrendo quotidianamente a causa del progressivo ( e pare) inesorabile scardinamento della devozione e della cultura cattolica.
Siamo già entrati, anche nei piccoli centri, nel "post cristiano" senza che Colui che deve confermarci nella fede e troppi Suoi fratelli Vescovi stiano facendo nulla per staccarci dagli artigli diabolici del mondo scristianizzato.
"Quanta mala patimur pro Ecclesia Sancta Dei"!
Abbiamo bisogno di una boccata d'ossigeno per riprendere le forze.
Simpatici o antipatici i Sacerdoti della FSSPX sono pieni di santo zelo apostolico e missionario e si sottopongono a un ritmo di impegni pastorali che ha dell'incredibile!
E' nostro dovere di fedeli legati alla liturgia antica, che fu salvata dall'oblìo proprio e quasi unicamente grazie alla FSSPX, sostenere questo cammino di unità perfetta nella disciplina canonica il Superiore e tutti i membri della Fraternità.
I Rosari che la Fraternità raccomanda di recitare saranno le preziose gemme per la fioritura dell'albero della Tradizione Cattolica.
Condivido Andrea.
RispondiEliminaSottolineo questo passaggio:
"Diciamo: ‘ci sono dei punti ambigui in questo concilio e non sta a noi chiarirli. Noi possiamo esporre il problema, ma chi ha l'autorità per chiarirli è proprio Roma’. Non di meno, ancora una volta, il fatto che questi vescovi ci dicono che sono delle questioni aperte è per me fondamentale."
E' esattamente il fulcro del problema, che sottolineavo anche ieri. Se si può dire che si tratta di "questioni aperte" ci conforta ma direi che ci conferma, anche.
Nel diritto della Chiesa Cattolica, la figura giuridica della prelatura personale è stata prevista dal Concilio Vaticano II. Il decreto conciliare “Presbyterorum ordinis, (del dicembre 1965) stabiliva che per “l’attuazione di peculiari iniziative pastorali in favore di diversi gruppi sociali in certe regioni o nazioni o addirittura in tutto il mondo”, si potessero costituire in futuro, fra altre istituzioni, “peculiari diocesi e prelature personali”. Le prelature personali sono istituzioni rette da un Pastore; oltre al prelato vi è un presbiterio, composto di sacerdoti secolari, e vi sono i fedeli laici, sia uomini che donne.
RispondiEliminaPertanto, le prelature personali sono istituzioni che fanno parte della struttura gerarchica della Chiesa, sono cioè una delle forme di auto-organizzazione che la Chiesa si dà per raggiungere le finalità che Cristo le ha assegnato, e presentano la peculiarità che i loro fedeli continuano a far parte anche delle chiese locali o delle diocesi dove hanno il domicilio. Per tali caratteristiche, fra le altre, le prelature personali si differenziano dagli istituti religiosi e di vita consacrata in generale, e dai movimenti e dalle associazioni di fedeli. Il Diritto canonico prevede che ogni prelatura personale sia retta dal diritto generale della Chiesa e da statuti propri. La Santa Sede riconoscerebbe alla Fraternità San Pio X questa peculiarità, reintegrandola, a tutti gli effetti, nella comunione con la Chiesa di Roma.
http://www.interris.it/2016/04/04/90292/cronache/papa/in-vaticano-lincontro-con-i-lefebvriani-si-va-verso-il-modello-opus-dei.html
hr da dato stamattina la notizia mettendo il link nel post precedente, mi permetto di riportare qui il mio commento.
RispondiEliminaPur avendo dovuto in seguito cedere IN PARTE alle pressioni, e probabilmente minacce se non ricatti dei nemici viscerali della Tradizione e della Messa tradizionale, il dono che Benedetto XVI ha fatto alla Chiesa, facendo del Summorum Pontificunm una legge universale della Chiesa, permette oggi che stiano diffondendosi a macchia d`olio, anche se non necessariamente in Italia..., quelle oasi dove possono rifugiarsi i fedeli alla ricerca di una Liturgia sacra, di un insegnamento cattolico che non considera che la Chiesa è nata o rinata con il CVII, e di santi sacerdoti,
oggi, leggendo che un accordo fra Roma e la FSSPX si sta profilando all`orizzonte, pur con i miei dubbi e le mie riserve=inquietudini, mi domando se il "rientro" della FSSPX non potrebbe costituire anche lui il "rifugio", il luogo non chiuso ma aperto dove vivere, testimoniare, trasmettere e condividere la propria fede in coerenza con la propria coscienza per quei cattolici di nicchia, fiammelle vive e guardiani del fuoco, disorientati in una chiesa in stato di protestantizzazione avanzata.
Ricordo che nel 2012 mons. Fellay era a Roma per firmare l'accordo. Fu l'impennata dell'ultimo minuto di Levada a far naufragare il tutto, non sappiamo - ma possiamo intuirlo - con quale rammarico da parte di Benedetto XVI che voleva sanare la frattura dell'88 della quale aveva riconosciuto una parte di responsabilità alla Curia dichiarando che non era stato fatto tutto il possibile per evitarla. E non lo credo così ostinatamente attaccato ad una formula che era stata già oltrepassata dalle trattative.
RispondiEliminaE' un caso in cui il polso ferreo del papa regnante, che alla fine fa sempre di testa sua, si volgerebbe provvidenzialmente a favore della tradizione...
Grazie dello spunto di riflessione carissima Mic!
RispondiEliminaSe penso che i Francescani dell'Immacolata stanno effettivamente assai dietro nella scaletta delle preferenze e delle simpatie papali alla Fraternità Sacerdotale SPX ... mi viene il mal di testa per cercare di comprendere il perchè!
Ma è così e peggio sarà per i poveri fraticelli dell'Immacolata alle prese con incontri-riunioni, riunioni e incontri prima del capitolo generale... che speriamo non sia impostato nello stesso modo e nello stesso stile dell'udienza che ebbero con il Papa.
Chi vuol intendere intenda.
http://vaticanocattolico.com/intervista-fellay-fsspx-tim-sebastian/#.Vt1K1LfSlhE
RispondiEliminaSia Lodato Gesù Cristo
Mi ricordo di quel 13 giugno 2012 ( se non vado errata) quando Mons. Fellay era a Roma in principio per concludere l`accordo, anche se aveva ricevuto messaggi contradditori sembrava fiducioso e poi boom, chi decisamente NON VOLEVA quell`accordo ( mi ricordo i vari commenti, quello stizzito del card. Ricard, non dimentico il ruolo tutto salvo chiaro giocato da Tornielli con i suoi scoop ) era riuscito non so con quali "argomenti" a far naufragare il tutto, come dice mic.
RispondiEliminaPapa Benedetto era già stato colpito, ferito, dalle reazioni, alcune ignobili, dopo il ritiro delle scomuniche ai vescovi della FSSPX, mi ricordo la sua lettera ai vescovi, la sua volontà di sanare-ricucire quella ferita è stata costante e continua, purtroppo il suo carattere mite si è scontrato con l`aggressività minacciosa dei nemici della FSSPX.
Bene. La Fraternità, già spaccata in due, ora si spaccherà in tre, forse quattro fazioni. Non basta farsi fotografare sorridente con una immagine di S. Pio X per continuare degnamente l'opera di Mons. Lefebvre. Siete dei democristiani.
RispondiEliminaSe penso che i Francescani dell'Immacolata stanno effettivamente assai dietro nella scaletta delle preferenze e delle simpatie papali alla Fraternità Sacerdotale SPX ... mi viene il mal di testa per cercare di comprendere il perchè!
RispondiEliminaQuesto è un "mysterium iniquitatis" duro da comprendere. Soprattutto se pensi che, ancora oggi, una morte illustre non è servita a por fine a diatribe e persecuzioni di ogni genere. Chi scrive ne sa qualcosa.
Credo che la differenza tra il caso FI e la FSSPX sia il fatto che quest'ultima è conosciuta direttamente dal Papa e non per interposte persone...
Assolutamente grottesco e vergognoso. Siamo arrivati al fondo del pozzo. Misereatur nostri omnipotens Deus.
RispondiEliminaGesù disse: “Se rimanete nella mia parola, siete realmente miei discepoli, e conoscerete la verità, e la verità vi renderà liberi” (Giovanni 8:31, 32).
RispondiEliminaSe anche non è di gradimento, conviene sempre dare spazio al contraddittorio, sempre per far trionfare la verità.
http://vaticanocattolico.com/intervista-fellay-fsspx-tim-sebastian/#.Vt1K1LfSlhE
http://vaticanocattolico.com/fsspx/#.VwJ_ordJlhE
Sia Lodato Gesù Cristo
Gigi,
RispondiEliminaognuno ha diritto di avere la sua idea. Purtroppo le spaccature sono all'ordine del giorno in tutti i contesti. Non credo che le decisioni importanti debbano esser prese sotto il rischio o ricatto che sia delle possibili spaccature. Ciò che conta è la salus animarum nella Verità. E, se non c'è da scendere a compromessi, non vedo ragioni per rifiutare gli spazi che si aprono nella 'pastorale' tradizionale in tutto l'Orbe cattolico, proprio a beneficio delle anime tanto assetate quanto disorientate. Per non parlare di quelle che non sanno neanche di esserlo...
E, sempre a Gigi, ricordo le due parole d'ordine che da sempre sono anche le mie:
RispondiElimina1) realismo : è assurdo pensare che al punto in cui siamo si debba aspettare la conversione della Chiesa post-moderna come conditio sine qua non per un riconoscimento canonico (nel nostro caso significa continuare a fare del nostro meglio senza contrapporci ma continuando a "resistere") e
2) fiducia nel Soprannaturale: niente e nessuno può 'contaminare' chi rimane nel Signore, custodendo la fedeltà.
Certo i rischi restano sempre; ma devono servire ad aumentare la Fiducia la Speranza e l'impegno nella Carità, con la Verità come faro e fondamento.
Lei ripete sempre le solite chiacchiere, prese pari pari dalla lettera di Fellay ai tre vescovi.
RispondiEliminaMa le faccio una domanda: secondo lei Tissier ad es. condivide la medesima fede di papa Francesco? Non svicoli: questo è il punto. Le convergenze parallele lasciamole ai politicanti, sopratutto dopo aver visto che fine hanno fatto (senza tener conto della fine dei FI).
Si tratta di capire se verranno fatte richieste che comportino compromessi, con conseguente "tradimento" dell'opera di Mons. Lefebvre, oppure se la FSSPX potrà diventare il "rifugio" di cui parlava Luisa. Non ci resta che attendere, ma con questa gerarchia comprendo bene le preoccupazioni di Gigi.
RispondiEliminaSperiamo in NSGC
P.S: qualche giorno fa ho segnalato un paio di Link su Ratzinger che non sono stati pubblicati. Potrei sapere perché?
Purtroppo la Fraternità attuale al cui vertice vi è Mons Fellay non segue più l'ispirazione di Mons Lefebvre per cui rappresenta già un "Tradizionalimo annacquato".
RispondiEliminaIl bello è che il blog critica ogni minuto Bergoglio, e poi è favorevole ad un accordo!
RispondiEliminaPurtroppo la Fraternità attuale al cui vertice vi è Mons Fellay non segue più l'ispirazione di Mons Lefebvre per cui rappresenta già un "Tradizionalimo annacquato".
RispondiEliminaUn'affermazione del genere andrebbe supportata da esempi. Io non appartengo alla Fraternità, ma conosco le opere di mons. Lefebvre e conosco molti suoi sacerdoti, dai quali ho sempre ricevuto insegnamenti e consigli evangelici autentici, confessioni che mi porto stampate nel cuore, Sante Messe esemplari che per celebrarle percorrono sempre kilometri, con grande sacrificio e dedizione, sempre sorridenti e sereni, sia quando vengono a Roma o vanno in tutta Italia da Albano o dagli altri Priorati. Ben vengano dunque con la Prelatura e, se questo è tradizionalismo annacquato, ce ne fosse!!!
Le contraddizioni in cui lei cade sono talmente evidenti che la butta sul sentimentale. I sacerdoti di Albano, tranne uno, sono TUTTI contrari all'accordo. Dica anche questo. Così anche quelli di Montalenghe e Rimini. Non mi faccia dire l'altro, ma almeno non ci prenda in giro.
RispondiEliminaMa le faccio una domanda: secondo lei Tissier ad es. condivide la medesima fede di papa Francesco? Non svicoli:
RispondiEliminaNemmeno io condivido la stessa fede di papa Francesco, se proprio vuol saperlo. E con questo? Non vado mica da un'altra parte. Il mio posto è qui, su un fronte e una trincea particolari.
Mons. Tissier saprà qual è il suo, nella Chiesa di Cristo Signore, per quanto malata possa apparire quella visibile... Credo che tra non molto lo sapremo. E che il Signore ci illumini e ci sostenga tutti!
Quei concetti di Fellay, che mi accusa di ripetere, ricordo di averli già pensati e detti. E li ripeto perché ne sono personalmente convinta. Ci sono altre cose che non mi convincono; c'è il grande rammarico per la lacerazione già avvenuta. Ma solo il Signore sa. Ognuno di noi sta cercando di fare del suo meglio. Il resto si vedrà.
Lasciamo stare le chiacchiere, Gigi, e preghiamo di più cercando di aderire sempre di più alla volontà del Signore.
RispondiEliminaLe contraddizioni in cui lei cade sono talmente evidenti che la butta sul sentimentale. I sacerdoti di Albano, tranne uno, sono TUTTI contrari all'accordo. Dica anche questo. Così anche quelli di Montalenghe e Rimini. Non mi faccia dire l'altro, ma almeno non ci prenda in giro.
RispondiEliminaGigi, conosco anche altri che non sono d'accordo. Alla fine, però, spero che non abbandoneranno il fronte su cui sono chiamati. Poi posso sbagliarmi. Ma quando parlo con persone che usano i suoi toni, e se questa è la sua tradizione, francamente non so cosa pensare.
Di certo viviamo un momento che più buio non si potrebbe. Ma io non voglio lasciarmi prendere né da scoramenti né da irrigidimenti.
Nel fallimento degli accordi precedenti, a quanto ricordo, molto ha influito la divisione e la fuga di comunicazioni interne prodotta dal "fuoco amico" rappresentato da persone come Gigi.
RispondiEliminaA questo punto vuol dire che meritiamo anche quest'ultima prova e questa ulteriore povertà. Sa il Signore fino a quando...
Il bello è che il blog critica ogni minuto Bergoglio, e poi è favorevole ad un accordo!
RispondiEliminaLa Chiesa non è di Bergoglio ma è di Cristo.
Non so se ci saranno altre divisioni. Di certo l'unico fronte che non si divide MAI e che ha SEMPRE una compattezza ed univocità totale è quello dei catto-progressisti e dei loro potenti e straricchi sodali laici. Senza contare che ormai anche i normalisti sono tutt'uno con i suddetti catto-progressisti e seguono compattamente la stessa ed unica linea senza tentennamenti nè defezioni.
RispondiEliminaMiles
Non ci resta che attendere, ma con questa gerarchia comprendo bene le preoccupazioni di Gigi.
RispondiEliminaSperiamo in NSGC
Le preoccupazioni le comprendo anch'io. Ma, poiché arrivo alla sua stessa conclusione, non comprendo gli irrigidimenti.
P.S: qualche giorno fa ho segnalato un paio di Link su Ratzinger che non sono stati pubblicati. Potrei sapere perché?
Perché tendo ad evitare che si perda il focus della discussione per innescare il processo a Ratzinger, sul quale di volta in volta abbiamo già detto quanto c'era da dire: luci ed ombre, comprese le ambiguità.
Cerchiamo di essere incisivi come possiamo su questo presente, che con Ratzinger ancora Papa non sarebbe comunque lo stesso (un argomento per tutti: i principi non negoziabili), per poter guardare avanti.
Parlo di "Tradizionalismo annacuquato" perchè, per esempio, riguardo al CVII Mons Fellay ha affermato più volte che tale Concilio và bene al 90%....solo alcuni punti dottrinali sono discutibili: Il che è come aver "calato le Braghe" sul Concilio in vista di una "riconciliazione" con Roma. Il vero spirito del fondatore Mons Lefebvre lo ha mantenuto Mons Williamson e chi con esso si è diviso dalla Fraternità seguendolo.
RispondiEliminaInfatti non condivido la rigidità di Gigi, solo le preoccupazioni.
RispondiEliminaGrazie per il chiarimento, così si evitano inutili fraintendimenti.
Basterebbero le voci che si stanno esprimendo su questo blog per mostrare l`opposizione di parte della Fraternità ad OGNI anche solo possibilità d`accordo con la Santa Sede, sono CONTRO e basta, tutto finisce lì, un`opposione viscerale e speculare a quella di chi non vuole l`accordo ma si trova sul fronte progressista.
RispondiEliminaMons. Fellay sa già che rischia di perdere, o perderà, quei "neinsager" a prescindere, ma sono convinta che NON cederà a nessun compromesso, egli è consapevole delle divisioni interne, dei timori e dubbi dei suoi fedeli, non si è battuto fino ad ora in difesa della Tradizione, della retta Dottrina, della Liturgia e del Sacerdozio per rinunciarci abboccando a promesse vaghe e foriere di insicurezza sul futuro della Fraternità di cui è il Superiore.
Parlo di "Tradizionalismo annacuquato" perchè, per esempio, riguardo al CVII Mons Fellay ha affermato più volte che tale Concilio và bene al 90%....solo alcuni punti dottrinali sono discutibili: Il che è come aver "calato le Braghe"
RispondiEliminaMa anche mons. Lefebvre se non sbaglio non mette in discussione l'intero concilio, ma solo quei punti controversi che sono gli stessi individuati e discussi da molti studiosi e anche da noi nel nostro piccolo. La Chiesa non può tornare pre-conciliare. Ha, però, bisogno che venga ripareggiata autorevolmente la verità. Ma chi la insegna più la verità se chi la custodisce rimane nelle retrovie? I fedeli non mancano, ma c'è anche il resto del mondo.
E' vero anche che è un certo "spirito del concilio" che va contrastato. Ma non penso si possa farlo contrapponendosi. Bisogna essere lievito nella pasta....
Questo è quel che penso, ma non pretendo di essere nel giusto e affido tutto al Signore.
Credo che dovremmo tutti tacere e pregare che tutto proceda secondo la volontà di Dio e non secondo la nostra.
Sono troppo ignorante in materia per poter comprendere a fondo ragioni e torti o pregi e difetti delle varie posizioni.
RispondiEliminaLa mia sensazione però è che il demonio sia riuscito a dividere una fetta di Chiesa dove finora era riuscito di meno ad annacquare la fede, la liturgia e il dogma.
I distinguo, colpevolmente capaci di bloccare tutto il bene di una soluzione dignitosa per i "lefevriani" al tempo di Benedetto XVI, sembrano venuti meno proprio nella stagione in cui lo stile della Chiesa di Francesco toglie senso persino alla gioia di un riavvicinamento (infatti si pone la domanda: a che cosa?).
Mic ha due indicatori di guida: il realismo e la fiducia nel soprannaturale.
Sicuramente in questo momento servono entrambi.
Con realismo osservo che si sta dividendo un gruppo assai più utile alla Chiesa se unito.
Osservo anche che ai FFI è stato riservato un trattamento differente, proprio a riprova (a mio avviso) che a fondo certe aperture riescono più a frammentare che ad "accogliere"...
Probabilmente questo "diversivo comunicativo" riuscirà a confondere proprio alla vigilia della pubblicazione dell'esortazione post-sinodale che -fosse solo per il numero di pagine- riuscirà -nell'ingorgo di indicazioni contraddittorie- a far trovare ad ognuno quella che gli aggrada... sarebbe servita una posizione chiara, ma è già stata depotenziata.
Resta quindi ancora la carta dell'intervento dello Spirito santo, perchè ognuno discerna per il meglio. Comunque sarà doloroso: verrà meno il magistero, verrà meno il sentirsi pienamente in casa, rimarrà (per chi potrà) la comunione con il Signore ma nella versione più "faticosa", della solitudine e della privazione delle consolazioni che la Sposa di Cristo normalmente dà ai suoi figli, pascendone il gregge. Ma non sono più "tempi normali".
Per quanto anche a questo si possa essere chiamati, non nascondiamoci che è brutto.
Un papato tutto sorprese. Su questo non c'era già da tempo alcun dubbio. Tutto avviene comunque nell'incertezza del forse sì, forse no, non so, fate voi! Non è questo un comportarsi propriamente gesuitico? Correggetemi se sbaglio. Attenzione, in medicina esiste il macrofago, la cui funzione principale è la fagocitosi, cioè la capacità di inglobare nel loro citoplasma particelle estranee, compresi i microrganismi, e di distruggerli. Non so più cosa pensare. Molto semplicemente dico che fidarsi è bene, non fidarsi è meglio! Infatti, il timore di essere raggirati da tanta paradossale "benevolenza" si comprende da queste affermazioni dell'intervista: "Ciò richiede anche degli atti dove si manifesti una buona volontà che non sia quella di distruggerci. Ora c'è sempre un po' quell'idea tra noi, che si è sparsa in maniera abbastanza rapida: "Se ci vogliono, è per soffocarci, ed eventualmente distruggerci, assorbirci completamente, disintegrarci". Questa non è un'integrazione, è una disintegrazione! Evidentemente, fintanto che c'è questa idea, non ci si può aspettare niente."
RispondiEliminaSpesso situazioni impossibili in tempi normali accadono in tempi peculiari.
RispondiEliminaOgnuno può trovare esempi sia nella storia della Chiesa, sia in quella dell'Italia.
Cari amici, di Papa Bergoglio non si può attendere niente di chiaro, certo, quindi, buono. Lui sa bene quello che vuole e Mons. Fellay è utile. Nostro Signore può dare la Sua grazia, ma questa suppone un individuo ben disposto.
RispondiEliminaSant'Agostino affermava che non è possibile essere d'accordo con lui (inteso come Verità Cattolica) su 9 punti dottrinali ed in disaccordo su un solo punto: il solo punto di disaccordo invalida tutto. Avere un punto di disaccordo oppure 10 punti di disaccordo non fanno differenza: tutto viene invalidato ed è sostanzialmente ciò che affermava anche Mons Lefebvre benchè avvesse chiaramente indicato i punti del CVII in contrasto con la Tradizione Cattolica, ma i soli punti dottrinali eterodossi rendono "inservibile" anche il resto perchè non è possibile "mescolare" Verità e falsità. Verità e Carità Cattolica imporrebbero di dire chiaramente (come hanno fatto Mons Williamson e chi si è staccato da Mons Fellay) che l'intero CVII và rigettato per il motivo suesposto.
RispondiEliminaQui il comuncioato di DICI:
RispondiEliminahttp://www.dici.org/actualites/fraternite-saint-pie-x-le-pape-francois-a-recu-mgr-fellay-le-vendredi-1er-avril-2016/
Leggo:
"Le pape François avait souhaité une rencontre privée et informelle, sans le caractère officiel d’une audience.
Elle a duré 40 minutes, et s’est déroulée dans un climat cordial. A l’issue de l’entretien, il a été décidé que les échanges en cours se poursuivraient. Il n’a pas été directement question du statut canonique de la Fraternité, le pape François et Mgr Fellay considérant qu’il faut poursuivre ces échanges sans précipitation."
Nessuna precipitazione dunque, scambi che si proseguiranno, spero lontani dai riflettori che non penso siano benevoli, come dice mic: "dovremmo tutti tacere e pregare che tutto proceda secondo la volontà di Dio e non secondo la nostra."
Leggo sopra che NON si torna al pre-concilio. Quindi Gesù e gli Apostoli che sono preconcilio non vanno bene. Allora ci si accontenti di quel che passa il convento post.concilio, Bergoglio è il postconcilio.Amen
RispondiEliminaIn effetti gianlub afferma una cosa interessante.
RispondiEliminaFaccio un esempio, prendendo una ventina di verità cattoliche.
-credo in Dio creatore del cielo e della terra
-credo in Dio Uno e Trino
-credo in Gesù, Verbo incarnato, vero Dio e vero uomo
-credo che Gesù è stato crocifisso, è morto ed è risorto
-credo che Gesù sulla croce, dicendo "Dio Mio perchè mi hai abbandonato", pregava il Salmo.
-credo che è asceso al cielo e che lo vedremo tornare di là, come fu visto salirvi.
-credo la remissione dei peccati
-credo la resurrezione della carne
-prego il Padre Nostro
-credo la comunione dei santi
-leggo regolarmente la Parola di Dio
-non credo al peccato originale
-ritengo l'evoluzionismo compatibile con la fede
-ritengo che molte cose scritte sulla Bibbia siano mitiche e simboliche
-credo la transignificazione e non la transustanziazione
-credo Gesù risorto "nella fede dei suoi discepoli"
-credo che Gesù sulla croce visse l'abbandono di Dio e disperò...
-non credo che Gesù sia l'unico salvatore dell'umanità
-non ritengo Maria santissima sempre vergine
-ritengo che l'inferno non esista e se c'è è vuoto
-credo che la grazia di Dio non mi trasformi, ma copra la miseria dei miei peccati
Se io trovassi una persona che crede le prime 11 righe, sarei in comunione.
Con una persona che afferma le altre 10 sarei in disaccordo.
Nella logica moderna "sono più le cose che uniscono di quelle che dividono".
Nella logica di Gesù la comunione si fa PRIMA CON LUI e (poi) "tra-noi", sulla verità: le cose che non sono condivise vanno discusse (disputate) e uno ha ragione, l'altro no. Liberissimi di restare della propria idea, ma non di dire, beh, "non fa niente"... sono "sciocchezze". Veniamo prima noi...
La Chiesa non si divide tra "rigoristi" e "misericordiosi", bensì tra chi dice le cose come stanno e chi non le dice così, trovando più "utile" dirne altre...
Se uno non è dentro l'ovile è "normale" che non sappia qualcosa. L'annuncio e la missione servono per questo. Ma chi è dentro non può propagare la confusione, seminandola al di fuori, così che non si scelga l'annuncio del Vangelo, ma l'annunciatore più "adeguato" alle idee del "cliente". Sa un po' di mercanti del tempio... Gesù si arrabbiava.
La FSSXP sotto Mgr. Lefebvre era un faro nella notte post-conciliare. Spero che non sia vero, ma se Mgr. Fellay firma la pace con Jorge Bergoglio, questo faro non porterà più luce. Sarà la morte della FSSPX, e certo non una morte eroica. La noche oscura de la Iglesia. Pobre Iñigo, pauvre Marcel.
RispondiEliminaE la tempistica? Nella stessa settimana dell'"Amoris laetitia". Ancora una meravigliosa coincidenza in questo pontificato delle meraviglie probabilistiche. Bergoglio, con la promessa di un giocattolo a buon mercato, può ormai distruggere la Chiesa tranquillamente per ancora alcuni mesi. Il silenzio dei "difensori della Tradizione" è sicuro. E con le confessioni valide, naturalmente. Che bello.
RispondiElimina
RispondiEliminaTutte le critiche a mons. Fellay sono inutili, aria fritta dal momento che non si conosce il contenuto delle effettive proposte del Vaticano nei confronti della FSSPX. Ma dove sono queste proposte? Non ci sono. Che cosa si critica, quello che ancora non c'e'?
Se ci sara' una proposta concreta (prelatura tipo Opus Dei etc.) di sicuro mons. Fellay, come ha fatto la volta precedente, ne mettera' a conoscenza i membri della Fraternita' e discuteranno tra di loro il da farsi. Per il momento non c'e' niente, solo questa apertura unilaterale del Papa nei confronti della Fraternita', questa sua pubblica benevolenza nei loro confronti.
Di fronte a questi unilaterali gesti di benevolenza del Papa, cosa dovrebbe fare mons. Fellay, rispondere a calci sui denti, per cosi' dire? Cerchiamo di stare calmi. La situazione e' ancora del tutto fluida. Mons. Fellay ha dimostrato in passato di procedere sempre con estrema cautela. parvus
Leggo sopra che NON si torna al pre-concilio. Quindi Gesù e gli Apostoli che sono preconcilio non vanno bene. Allora ci si accontenti di quel che passa il convento post.concilio, Bergoglio è il postconcilio.Amen
RispondiEliminaMa che pizza quando vogliono farti dire quello che nemmeno pensi!
Il concilio c'è stato e la storia non torna indietro. Non tornare al pre-concilio, significa guardare avanti e correggere quel che c'è da correggere.
Tralcio:
RispondiEliminaNella logica di Gesù la comunione si fa PRIMA CON LUI e (poi) "tra-noi", sulla verità: le cose che non sono condivise vanno discusse (disputate) e uno ha ragione, l'altro no. Liberissimi di restare della propria idea, ma non di dire, beh, "non fa niente"... sono "sciocchezze". Veniamo prima noi...
La Chiesa non si divide tra "rigoristi" e "misericordiosi", bensì tra chi dice le cose come stanno e chi non le dice così, trovando più "utile" dirne altre...
Se uno non è dentro l'ovile è "normale" che non sappia qualcosa. L'annuncio e la missione servono per questo. Ma chi è dentro non può propagare la confusione, seminandola al di fuori, così che non si scelga l'annuncio del Vangelo, ma l'annunciatore più "adeguato" alle idee del "cliente". Sa un po' di mercanti del tempio... Gesù si arrabbiava.
Quoto.
E penso che mons. Fellay sia ben lontano dal dire "non fa niente". Il fatto che affermi, e ci tenga a sottolinearlo, che le questioni in discussione restano aperte lo dimostra.
Il rischio è che, una volta varcato il Rubicone, ci sia chi non lascia più la libertà di agire prefigurata. Ma non è detto che ci si debba adeguare, costi quel che costi...
Poi sa solo il Signore ciò che potrà accadere.
Parvus:
RispondiEliminaDi fronte a questi unilaterali gesti di benevolenza del Papa, cosa dovrebbe fare mons. Fellay, rispondere a calci sui denti, per cosi' dire? Cerchiamo di stare calmi. La situazione e' ancora del tutto fluida. Mons. Fellay ha dimostrato in passato di procedere sempre con estrema cautela.
E' quel che penso anch'io. Ed è la ragione per cui in genere sono restia a tirare in ballo la FSSPX. Penso infatti che il polverone che si alza ogni volta possa fare più male che bene.
, cosa dovrebbe fare mons. Fellay, rispondere a calci sui denti, per cosi' dire?
RispondiEliminaA qualcuno che vuole palesemente, sistematicamente, metodicamente distruggere la Chiesa si deve dire NO; qualsiasi altra risposta non viene da Dio. L'abbiamo imparato da Nostro Signore Gesu Cristo, nostro Dio e nostro Salvatore.
Che questa offerta di Bergoglio sia solo un tentativo di dividere e tacere i cattolici nel momento decisivo in cui si vuole distruggere quel poco che resta della morale sessuale cattolica è così ovvio che onestamente mi fa vergognare dover dirlo su questo blog.
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RispondiEliminaquante chiacchiere solo per un semplice incontro....
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RispondiEliminaDomanda da avvocato del Diavolo: quanti soldi ha la Fraternità? Di che patrimonio immobile e mobile dispone? Con gli FFI alla fine era una sporca questione di soldi. Magari anche con la Fraternità: La incamerano e la sfruttano per ripianare casse che, soprattutto in molte diocesi non italiane, sono vuote ( v. USA).
RispondiEliminaRr
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RispondiElimina
RispondiElimina@ Qui si "tromboneggia" impunemente contro mons. Fellay
Sarebbe un "degenerato" e un "traditore"? Ragazzi, diamoci una calmata. Ricordatevi di quello che dice L'Epistola di S. Giacomo sulla lingua che uccide piu' della spada...Ma dov'e' la "degenerazione" della Fraternita', dove il "tradimento"? Solo per aver accettato un colloquio chiestogli dal Papa ed averlo svolto in un clima di cordialita'? Intanto ricordiamoci che Bergoglio, nonostante le sue manchevolezze dottrinali e pastorali anche gravi, e' sempre il Papa. Se il Papa ti invita in udienza privata, tu, vescovo, non ci vai? E dove avrebbe tradito mons. Fellay l'eredita' di mons. Lefebvre?
Quante volte mons. Lefebvre non e' andato a Roma a parlare con il Papa? Si e' mai rifiutato? E non solo con il Papa, con tutti gli esponenti dell'alta Gerarchia, a cominciare dall'allora card. Ratzinger.
La politica di mons. Lefebvre e' sempre stata quella di discutere con Roma, chiedere, negoziare, esser sempre presente, mai rinchiudersi nel ghetto...Sana e razionale politica. Mons. Fellay ha sempre fatto lo stesso. Mons. Lefebvre non ha mai celebrato la Messa NO ne' mai ceduto sul piano dottrinale. Idem per mons. Fellay. Mi si dimostri il contrario, testi alla mano, prego.
Circa il Concilio, mons. Fellay ha lo stesso atteggiamento di mons. Lefebvre, il quale non ha mia rifiutato il Concilio in blocco. Ha detto: in cio' che e' conforme alla Tradizione della Chiesa noi seguiamo il Concilio, nelle sue parti ambigue lo discutiamo, in quelle dottrinalmente erronee lo respingiamo. parvus
Ne ho fin sopra i capelli di tutte queste storie più grandi di noi. Punto e passiamo ad altro.
RispondiEliminaIntanto, silenzio e preghiera.
Un'ultimissima parola per Epiphanio che non avevo ancora letto.
RispondiEliminaFiducia nel Soprannaturale, non significa necessariamente abbassare la guardia e disimpegno. Significa non dare per scontato nulla...
Sono costretta a riportare il post di Rosa tagliando l'ultima frase. È un'affermazione che lasciamo a chi dovesse responsabilmente tenerne conto, qualora fosse esatta.
RispondiEliminaPiccola notazione a margine: Levada è ampiamente citato nel "malefico" libro di cui ho parlato alcuni gg fa come uno dei gerarchi della Chiesa USA che sapevano del marcio, ma hanno taciuto, e non hanno mosso un dito. E per questo, per il suo silenzio, sarebbe stato ricompensato. Uno degli esponenti piu recenti dell'"americanismo", eterodossia, se non eresia, a suo tempo condannata.
Sul CVII: se è stato indetto per annullare il Sillabo ( Maradiaga dixit, e non solo lui) , sarebbe da rigettare "in toto" proprio per questa sua volontà iniziale, fondante.
Il CVIi dice cose giuste, quelle "vecchi" del Magistero e Tradizione millenari, di sempre, e cose "nuove" sbagliate che, o all'inizio, o nel corso degli anni, causa lo"spirito del concili" sono diventati preponderanti. Altro che 10% solo. Forse Monsignor Fellay non se ne rnde conto o, quando dice-se poi l'ha detta - quella crase, pensa ai testi, non alle apllicazioni pratiche. Esempi ce ne sono a decine.
Non paragonerei la situazione FsSPX con i FFI, che hanno pesantemente attaccato la Massoneria, ed in casa sua(Toscana). l'FSSPX no, nel senso che ovviamente ricorda quanto afferma la Chiesa da secoli, ma non ne fa oggetto di studio e convegni che, proprio perché svoltisi nell'ambito della "piena comunione", finiscono per avere piu audience e pubblicità.
Rr
Gianlub ha scritto:
RispondiElimina"Parlo di "Tradizionalismo annacuquato" perchè, per esempio, riguardo al CVII Mons Fellay ha affermato più volte che tale Concilio và bene al 90%....solo alcuni punti dottrinali sono discutibili: Il che è come aver "calato le Braghe" sul Concilio in vista di una "riconciliazione" con Roma. Il vero spirito del fondatore Mons Lefebvre lo ha mantenuto Mons Williamson e chi con esso si è diviso dalla Fraternità seguendolo."
Questo che ha scritto non è corretto.
E' stato proprio Mons.Lefebvre che ha affermato questo, sostenendo che "quantitativamente" i documenti del Concilio sono in sè accettabili. Il problema riguarda alcuni di essi e alcune affermazioni contenute qua e là, che hanno aperto il varco...la crisi veniente ha poi aperto il varco facendolo diventare lo squarcio da cui è fuggita tutta la dottrina e la disciplina....
Il pensiero di Mons.Lefebvre non era "fissista"!
Giorgio
l'FSSPX no, nel senso che ovviamente ricorda quanto afferma la Chiesa da secoli, **ma non ne fa oggetto di studio e convegni** .
RispondiEliminaGli studi e convegni che la FSSPX organizza a Rimini, ormai da quasi un quarto di secolo, nascono proprio caratterizzati come convegni ANTI-MASSONICI.
Beh almeno questo post ha messo in luce le diverse "anime" di un certo tradizionalismo che si oppone ad ogni accordo con Roma, alcuni sono convinti di essere i soli a possedere la verità tutta, e vediamo spuntare il sedevacantismo, altri sono certi e fieri di essere i soli ad essere fedeli a Mons. Lefebvre, lettera e spirito, sono i discepoli di Williamson, coloro che fieramente fanno della resistenza ( a proposito don Nitoglia è citato come membro e rappresentante per l`Italia di questa resistenza) hanno i loro vescovi, i soli veri vescovi cattolici ..., e accusano la FSSPX, i suoi vescovi e membri di essere dei traditori, i distruttori dell`opera di Mons. Lefebvre ecc. ecc.
RispondiEliminaBeh, a me da fastidio il solo fatto di vedere Mons. Lefebvre come "preso in ostaggio" a profitto di lotte interne e molto umane, certe letture mi danno solo voglia di voltar pagina.
Sottoscrivo il commento di parvus delle 23:06.
A quelli che si sentono più tradizionalisti di Gesù, vorrei ricordare, che non sarebbero nemmeno in grado di fare un terzo delle penitenze e digiuni che la Chiesa pre conciliare richiedeva ad esempio per la Quaresima. Perciò probabilmente mic ha ragione nel dire che bisogna togliere il marcio e andare avanti. Si al Magistero infallibile, alla Messa di sempre, ai buoni sacramenti, alla sana dottrina, ma con spirito umile, perchè il fine è amare e servire Dio e salvarci, consapevoli che sempre ci saranno da portare delle croci, anche quando la Chiesa tornerà a risplendere, perchè la nostra natura e debole, e il più delle volte desideriamo dimostrare eroismo in grandi cose, quando invece ci viene chiesto di portare il nostro noioso, quotidiano, sfiancante, poco eroico fardello (dovere di stato) e spesso siamo sconfitti proprio nelle piccolissime cose quotidiane, perchè invece di combattere li dove siamo, stiamo a cercare battaglie grandiose, che non ci competono.
RispondiElimina
RispondiElimina@ Su "studi e convegni" organizzati dalla FSSPX - una precisazione
I convegni organizzati a Rimini sono solo una parte dell'attivita' "convegnistica" organizzata dalla FSSPX e non la piu' importante. A partire dal 1994 essa ha organizzato, assieme al periodico "si' si' no no" e poi dal 2009 da sola (Institut Universitaire St Pie X, DICI, Courrier de Rome) diversi convegni di studio sulla crisi della Chiesa, sugli aspetti controversi del Concilio, il tutto visto alla luce della Tradizione della Chiesa. Gli Atti di questi Convegni (una dozzina circa) sono stati pubblicati sempre in francese, tranne che in un caso (Atti del IV Congresso teologico di "si si no no", Roma, 2000, ed. Ichthys, Albano Laziale). Ci sono state anche giornate di studio (Simposi) sul Concilio e la crisi della Chiesa tenute a parte, a Parigi, dal 2002 al 2005, che hanno prodotto ben 4 volumi di Atti. Si tratta di un ampio materiale, risultato di studi seri e approfonditi. Ad esso vanno aggiunti gli articoli teologici del Padre Gleize apparsi sul "Courrier de Rome", mensile della Fraternita', ora diventato solo elettronico, per ragioni di spesa.
Tutta questa attivita' piu' che ventennale di studio, ricerca e critica sul Concilio e la situazione della Chiesa, e' perfettamente nota alla Gerarchia, vertici inclusi. PP
Condivido Luisa. C'è un certo tradizionalismo che si oppone ad ogni accordo con Roma, anche se non riguardasse alcuna questione dottrinale.
RispondiEliminaDi più, e questa penso sia la grande preoccupazione di alcuni responsabili della FSSPX, c'è gente che pensa che la situazione attuale della fraternità sia normale. La situazione in cui si dibatte la fraternità non è normale. È legittima poiché fa appello ad una situazione di necessità, ma proprio per questo non si può ritenere una situazione normale. E questo aspetto è molto più vivo e preoccupante ora, dopo vari decenni, che non ai tempi di Mons Lefèvbre.
Molti fedeli della fraternità (e tradizionalisti in genere) potrebbero infatti facilmente adagiarsi e cullarsi nella loro "tranquilla" situazione ritenendo che quella in cui loro vivono sia la vera Chiesa cattolica. No, la Chiesa cattolica è anche questa loro realtà, ma non solo (purtroppo o per fortuna).
Io ritengo che mons. Fellay sia cosciente di questo atteggiamento e voglia aiutare i suoi, e di conseguenza la Chiesa in generale, a capire questo piccolo dettaglio di portata fondamentale.
La Chiesa nei momenti di grande difficoltà è sempre cresciuta grazie alla testimonianza, spesso dimostrata col sangue, di molti suoi fedeli. Anche la Chiesa odierna potrà solo trarre beneficio dalla generosa testimonianza dei suoi fedeli, anche di coloro che pur di testimoniare la loro appartenenza alla Chiesa e a Cristo rinunciano a spazi di relativa tranquillità, per cercare di far risuonare la voce della Verità anche laddove é stata silenziata. Certo non è facile, umanamente parlando.
Spesso però il nostro eccessivo tatticismo nasconde una certa sfiducia nei confronti del soprannaturale e della Provvidenza. Questo non è certamente cattolico.
Segnalazione articolo:
RispondiEliminahttp://www.maurizioblondet.it/lettera-aperta-papa-francesco-pinchus-feinstein/
Condivido Luisa e Viandante. Secondo me Mons. Fellay sa quel che fa. Bisogna rimettersi alla sua autorità ed al suo realismo sovrannaturale, lasciando perdere i purismi. Grazie Mic per il lavoro che fai.
RispondiEliminaCredo che il problema sia: la Fraternità potrà restare così com'è? Oppure, fra qualche mese cominceranno a girare visitatori ricattatori e snaturatori? Insomma vi sarà un riconoscimento unilaterale oppure vi sarà bisogno di una firma di Mons. Felley. Se c'è bisogno di una firma, qualunque essa sia, attenzione!
RispondiEliminaCredo comunque che l'uscita di Muller ed ora questa della sala stampa vaticana, una cosa certa la stabiliscano. Entro l'anno Bergoglio torna in Argentina, per restarci e dedicarsi a costruire impianti di compostaggio.Laudato si. Contentino, su promessa a progressisti bilanciato da contentino a cattolicesimo romano. Gestione ordinaria prima della perdita di tutti i poteri temporanei di giurisdizione accordati. Potremmo essere alla fine della presa in giro, forse ci toccherà perfino far finta di averci creduto. C'entra poco con la Verità ma in qualche caso "dicono" sia necessario. In fondo forse avere un asteroide buono su cui sedersi al momento dell'espolosone della nuova chiesa neoprotestante al di fuori di movimenti e ordini che, pur formalmente interni, di cattolico non hanno più nulla potrebbe non essere cosa nagativa. Intanto Papa BXVI invece che progettare salvifiche discariche continua a leggere e studiare.......
Se quella di filippo 13:51 è ironia, chissene...
RispondiEliminaHo passato gli ultimi commenti tra quelli commestibili.
Comunque ora i commenti sono chiusi. Punto e basta.