Riprendiamo dal Blog di Aldo Maria Valli, da un articolo da lui recentemente pubblicato, il contenuto di tre Lettere che un teologo italiano ha inviato di recente a papa Francesco, assieme a un’attestazione di stima e di affetto filiale. Ottimo compendio delle puntualizzazioni relative alle maggiori inquietudini suscitate da detti e fatti del Papa regnante.
[...] I tre messaggi sono stati inviati a Santa Marta, residenza del papa, tra la fine di giugno e l’inizio di questo mese di luglio. Ha fatto da tramite un religioso amico del teologo, un uomo di Chiesa che Francesco apprezza e che ha la possibilità di incontrare spesso il pontefice, a cadenza fissa, parlando con lui di tutto in modo aperto.
Sono in grado qui di riportare i contenuti delle tre lettere inviate al papa. Proponendoli ai lettori del mio blog non li sposo totalmente (per esempio, ho più di una perplessità circa ciò che il mittente sostiene a proposito di uso legittimo della forza). Non di meno giudico il contributo del teologo di grande importanza sia sotto il profilo delle questioni affrontate, perché aiuta il dibattito su questo pontificato a uscire da una certa indeterminatezza, sia sotto il profilo della strategia, perché fa capire che, pur in presenza di sensibilità diverse, c’è sempre la possibilità di collaborare con sincerità per il bene della Chiesa, a salvaguardia della fede e soprattutto per la gloria di Dio.
Sedici proposte
Sarebbe bene che il Papa parlasse di alcuni contenuti di fede, a integrazione dei temi che egli già sta trattando nella sua predicazione.
- Bisogna tornare a suscitare nei fedeli il santo timor di Dio, che serve a distoglierci dal peccato ricordando le sue conseguenze, senza abbandonare la confidenza.
- Ma questa confidenza dev’essere motivata dall’osservanza dei comandamenti e dalle opere buone, anche se è vero che queste a loro volta sono effetto della grazia. Dio ci giustifica, ma noi abbiamo il dovere di essere giusti. Dio ci salva solo se osserviamo i suoi comandamenti (Mt 19,17). E’ vero che noi possiamo convertirci a Lui, se Egli si converte a noi; ma vale anche l’inverso: Egli si converte a noi, se noi ci convertiamo a Lui, come dice il Concilio di Trento. Non possiamo infatti presumere di salvarci senza meriti.
- Occorre quindi ricordare che Dio, nel suo sapiente giudizio, non usa sempre nei nostri confronti la misericordia, ma anche la severità. Egli perdona il peccato del peccatore pentito, ma castiga il peccatore ribelle, affinché rifletta e si converta.
- Non bisogna credere che un Dio che castiga sarebbe un Dio crudele senza misericordia. Dio castiga paternamente, per il nostro bene e non usa la misericordia full-time, in modo indiscriminato, ma con saggezza e discernimento, solo a tempo e a luogo, sempre a fin di bene. Se Dio non fa misericordia, manifesta la sua bontà nella giustizia. E se non fa misericordia è solo perché l’uomo nel suo orgoglio la rifiuta.
- Occorre ricordare le conseguenze del peccato originale. Il permanere della malizia degli uomini giustifica in certi casi l’uso della forza e della coercizione. Le operazioni belliche non sono quindi sempre effetto dell’odio e della violenza, ma possono essere giustificate anche nel nome della giustizia o della libertà, e quindi nel nome di Dio, vindice degli oppressi. Dio non vuole la violenza, ma la vittoria sui suoi nemici. Egli farà giustizia nella vita futura dei delitti restati impuniti in questa vita.
- L’ostilità della natura nei nostri confronti è una delle conseguenze del peccato originale e può essere anche castigo salutare dei nostri peccati. Se così non fosse, si cadrebbe nell’errore di ammettere una natura cattiva indipendente da Dio, il che non ha senso.
- Occorre ricordare il senso cristiano della sofferenza. Cristo con la sua Croce ha trasformato in mezzo di riparazione e di salvezza il castigo del peccato: «Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di Lui»
(Is 53,5). «Satisfecit pro nobis», come dice il Concilio di Trento. La santa messa è appunto l’attualizzazione incruenta di questo Sacrificio redentore. La sofferenza degli innocenti dev’essere associata alla Croce del Signore. - Il peccato mortale causa la perdita della grazia, che dev’essere riacquistata col pentimento e le opere della penitenza. Non può essere in grazia né fruire della divina misericordia chi si trova in peccato mortale e non vuole uscire da questo stato.
- Occorre ricordare che il peccato mortale non espiato merita l’inferno. Occorre dire anche che l’esistenza di dannati nell’inferno ci avverte che non dobbiamo prendere alla leggera il peccato con la scusa che Dio perdona, ma ricordarci della nostra parte di responsabilità nell’opera della nostra salvezza. Se infatti Dio vuole tutti salvi e dà a tutti i mezzi per salvarsi, tuttavia non si salva chi non corrisponde liberamente all’opera della grazia.
- La legge morale naturale e la legge divina evangelica sono norme oggettive, universali, immutabili, ed indispensabili, benché possano essere sempre meglio conosciute nel corso della storia. Non ammettono eccezioni, ma devono essere sempre applicate in modi diversi a seconda delle situazioni e dei vari casi. Per esempio, la norma divina dell’indissolubilità del matrimonio. Invece il Papa, in forza del potere delle chiavi, può mutare la legge ecclesiastica, per esempio, quella riguardante la proibizione della Comunione ai divorziati risposati.
- Bisogna ricordare l’importanza del dogma come interpretazione infallibile ed assolutamente vera, fatta dalla Chiesa, della Parola di Dio, morale o teoretica, contenuta nella Scrittura e nella Tradizione, e per conseguenza occorre ricordare il nostro dovere di riconoscere e respingere le eresie, secondo gli avvertimenti della Chiesa.
- Il buon pastore ha comprensione e pietà per le debolezze umane, ma dev’essere esigente e severo contro la malizia, l’arroganza e l’empietà. Egli propone con chiarezza la norma morale nella sua elevatezza ed assolutezza, senza sconti, ma poi deve aiutare il prossimo con pazienza, fermezza e dolcezza nella graduale realizzazione del fine da raggiungere. Nessuno è tenuto all’impossibile, ma deve fare tutto quello che può chiedendo aiuto a Dio. Occorre evitare la rigidezza nella pastorale, ma essere duttili e flessibili, senza cadere nel permissivismo. Occorre invece essere fermi e ben fondati nella fedeltà alla legge di Dio, così da costruire sulla roccia.
- L’opera più grande di Dio per l’uomo non è la misericordia, ma la glorificazione dell’uomo come figlio di Dio. In paradiso Dio non esercita più la misericordia, dato che non ci sono più miserie da togliere. E lo stesso dicasi dei beati. Il Papa dovrebbe parlare di più della vita eterna e del fine ultimo dell’uomo. La sua pastorale è troppo racchiusa nei doveri di questo mondo.
- Il vertice della nostra carità non è la misericordia, ma la contemplazione del mistero trinitario. In paradiso non c’è più bisogno della misericordia, ma tutta la nostra vita si riassume nella beata visione di Dio. Il nostro problema fondamentale non è il problema della salvezza, ma vedere Dio.
- Dio non è necessitato dalla sua essenza divina a far misericordia, come se il suo esercizio completasse la sua essenza, ma agisce per un liberissimo atto – «liberrimo consilio» dice il Concilio Vaticano I
– di amore gratuito. Dio è perfetto e felice anche senza il mondo. Siamo noi che non possiamo neppure esistere senza di Lui. Gesù Cristo certamente è Dio. Ma la natura umana di Cristo non completa la natura divina, non le è necessaria, ma si aggiunge ad essa rimanendole distinta, in quanto assunta dal Verbo in unità di Persona. - Occorre ricordare il primato del cattolicesimo sulle altre religioni e che solo nella Chiesa c’è salvezza, come insegna il Concilio di Firenze, benché l’appartenenza alla Chiesa possa essere inconscia.
Questi dunque i sedici punti al centro della prima lettera. E qui ecco il testo della seconda, inviata qualche giorno dopo.
Altri nodi centrali
Nel caso che il Santo Padre si degnasse di considerare benevolmente le mie proposte, mi permetterei di aggiungerne altre, che vorrebbero cogliere i nodi centrali della questione della predicazione del Papa e ai quali potrebbero ridursi le proposte precedenti.
Il nodo numero uno, principio di tutti gli altri, secondo me, è il rapporto del Papa con i luterani e quindi la questione dell’ecumenismo. La coscienza delle verità di fede, che abbiamo in comune con loro, è ormai chiara. Tuttavia occorre fare un passo ulteriore.
Il Papa, da padre buono, che vuole attorno a sé e con sé tutti i suoi figli, dovrebbe adesso, con coraggio e decisione, sulle orme di grandi santi come san Leone Magno, san Gregorio VII, sant’Ignazio di Loyola, san Domenico di Guzman, san Giovanni di Colonia, il beato Marco d’Aviano, san Pietro Canisio, san Roberto Bellarmino, san Francesco di Sales, porsi alla ricerca della pecorella smarrita e alla guida della seconda fase di quanto l’«Unitatis redintegratio» prescrive a noi cattolici: aiutare i fratelli separati ad entrare nella piena comunione col Romano Pontefice, togliendo quegli «ostacoli» e quelle «carenze», cioè quelle eresie già a suo tempo segnalate da Leone X e dal Concilio di Trento, che appunto impediscono a questi fratelli di essere in piena comunione con noi.
L’Europa potrà ritrovare le sue radici cristiane e tornare a svolgere la sua missione evangelizzatrice irradiante da Roma, solo quando essa, con i suoi «due polmoni», come disse Papa san Giovanni Paolo II, tornerà ad essere unita attorno al Romano Pontefice. L’Europa fa bene ad accogliere l’immigrazione islamica, me deve operare per la conversione a Cristo degli islamici.
Se il Papa non dà il via a questa seconda fase dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso, i luterani in particolare penseranno di essere a posto, e così i cattolici si sentiranno attratti dall’etica luterana, meno esigente e prona a questo mondo. La Chiesa, invece di allargare i suoi confini, li restringerà.
Per imboccare questa via, il Santo Padre dovrebbe chiarire che i modernisti, e soprattutto Karl Rahner, hanno frainteso in senso lassista e relativista il vero significato dell’ecumenismo e più in generale delle dottrine del Concilio, come già aveva fatto notare Papa Benedetto XVI, affermando che il vero progresso non sta nella rottura ma nella continuità. Il Concilio non ha mutato i dogmi della fede, ma ce li ha fatti capire meglio. La fedeltà deve sposarsi col rinnovamento.
D’altra parte, il Santo Padre dovrebbe riconoscere ai lefebvriani di aver ragione nel sostenere che è dovere del Successore di Pietro insegnare infallibilmente e conservare fedelmente il deposito della fede e difenderlo dall’eresia, ma nel contempo dovrebbe ricordar loro che, come ha detto Papa Benedetto XVI, per essere in piena comunione con la Chiesa essi devono accettare le dottrine del Concilio, il quale conferma l’immutabile verità della fede, rendendola meglio comprensibile e meglio predicabile al mondo moderno.
Se il Concilio ha qualcosa di discutibile, come lo stesso Papa Benedetto ammise rivolgendosi ai lefebvriani, ciò riguarda una certa tendenza buonista della sua pastorale, un certo pacifismo utopista, che sembra supporre – come crede Rahner – che tutti siano orientati a Dio, tutti siano in buona fede e di buona volontà; il che non è purtroppo vero, dato che tutti risentiamo delle conseguenze del peccato originale e ci sono anche i «figli del diavolo» (I Gv 3,10).
La Chiesa, pertanto, fa bene ad aprirsi al dialogo con tutti, ma non può promettere misericordia e salvezza a chi non pratica la misericordia. Essa pertanto, mentre non deve cessare di predicare che a tutti è aperto l’ingresso nel regno dei cieli, deve recuperare una giusta severità con i prepotenti, gli ipocriti, i superbi, fedifraghi, gli impostori e gli empi, individuati con sapiente discernimento, senza per questo cadere negli eccessi del passato.
Senza cessare di predicare l’amore disinteressato, la Chiesa deve tornare ad incutere nei peccatori induriti – nei «corrotti», come dice il Papa – un salutare timor di Dio, che distoglie dal peccato e induce ad osservare le sue sante leggi. Pur alimentando in tutti la speranza, la Chiesa non deve temere di tornare a minacciare l’inferno, come ha fatto Nostro Signore, ai ribelli e agli impenitenti. Deve tornare a dire che, se tutti possono salvarsi, non tutti di fatto si salvano.
Certi nemici ostinati ed arroganti della verità, della giustizia e della pace non possono essere fermati col dialogo, ma solo con la severità. Né la Chiesa deve temere di promuovere, all’occorrenza, lo stesso uso della forza, proprio in nome di Dio, per farsi vindice degli oppressi e degli umiliati. Si ricordi del «Magnificat».
Dio non vuole la morte di nessuno, ma non tollera l’ingiustizia ed è il supremo Vindice di tutti i torti e di tutti gli scandali. Altrimenti gli oppressori continueranno a farsi beffe di Dio e ad essere oppressori e gli oppressi continueranno ad essere oppressi, tentati alla disperazione e a bestemmiare Dio.
Inoltre, il Papa ha da Cristo il supremo compito di favorire e promuovere all’interno della Chiesa l’unità, la concordia e la pace in un legittimo pluralismo. Una Chiesa che sia lacerata da discordie non può dare una testimonianza credibile del Vangelo. Occorre pertanto a mio giudizio che il Santo Padre si impegni maggiormente in questo nobilissimo compito di pacificazione, per il quale lo Spirito Santo gli ha donato un carisma speciale.
Inoltre il Papa nella Chiesa è il supremo moderatore nell’amministrazione della giustizia tra parti avverse, per cui al Papa si richiede una suprema imparzialità nel giudicare le controversie e un esemplare equilibrio nel risolverle. Pensiamo per esempio al contrasto fra i lefebvriani e i modernisti, che è sotto gli occhi di tutti da cinquant’anni. Ebbene, ormai da molti episodi risulta, purtroppo, che il Papa è troppo severo con i primi e troppo indulgente con i secondi.
È urgente, quindi, e quanto mai auspicabile, una convergenza nella verità e nella carità tra lefebvriani e modernisti attorno all’unico Padre e Pastore, i primi rinunciando alla polemica amara e offensiva, i secondi all’adulazione e alla falsificazione modernista della Parola di Dio. Gli uni e gli altri sono fatti per completarsi reciprocamente e fraternamente nell’unica verità e nella carità: i primi con l’apporto della tradizione, i secondi con quello del progresso, secondo la formula aurea «progresso nella continuità».
È bella e incoraggiante la lode che spesso il Santo Padre fa dei martiri. Bisogna però che Egli sia più chiaro nel ricordare che la loro perseveranza, resistenza e fortezza nascono dalla fedeltà assoluta all’immutabile verità e dalla radicazione irremovibile su quella roccia e su quel valore non negoziabile che è Cristo.
Se il cristiano è luce del mondo, tra tutti deve esserlo in un modo eminente il Vicario di Cristo. Bisogna pertanto che Egli, nella sua opera di promozione umana, indichi più chiaramente a tutta l’umanità e alle religioni il fine ultimo dell’uomo, che è quello di esser chiamato alla figliolanza divina in Cristo e alla visione beatifica.
La Beata Vergine Maria, Regina degli Apostoli, sostenga il Vicario del suo Figlio nella lotta vittoriosa contro le potenze del male.
Sulla comunicazione del papa
E infine ecco il testo della terza lettera, nella quale il teologo, rivolto all’amico religioso chiamato a fare da tramite, si dedica al modo in cui il papa si esprime.
Carissimo Padre,
approfittando della sua bontà e se non chiedo troppo, vorrei aggiungere altre proposte oltre a quelle che Le ho già fatto giungere.
- Sarebbe bene che il Santo Padre limitasse i suoi interventi pubblici improvvisati o a braccio su temi che possono toccare la fede e la morale, specie in occasione di interviste. Ciò per due motivi:
- Limitare il rischio di usare un linguaggio impreciso o improprio, che può prestarsi all’equivoco o alla strumentalizzazione da parte dei media;
- limitare l’espressione, come dottore privato, di idee estemporanee od opinioni non sufficientemente ponderate o fondate, che possono essere prese come pronunciamenti del magistero pontificio, col rischio inverso che il magistero possa esser preso con leggerezza.
- Il Santo Padre o chi per lui, per esempio la Congregazione per la Dottrina della fede o teologi fedeli, qualificati ed esperti, dovrebbe vigilare maggiormente sulla purezza dottrinale, che dev’essere irreprensibile, integerrima ed esemplare, espressa da membri del collegio cardinalizio o dell’episcopato o da ufficiali della Santa Sede, che dovessero mancare in questa delicatissima materia, affinché il popolo di Dio non ne soffra scandalo e non rischi di essere allontanato dalla retta via della verità e della morale evangelica. Se il pastore è colpito, il gregge si disperde (cf Zc 13,7).
- Il Santo Padre dovrebbe intrattenere un maggior dialogo col popolo di Dio, mancando il quale ne può risentire il prestigio del magistero pontificio e la saldezza della fede nei fedeli:
- rispondendo a rispettose richieste di chiarimento, osservazioni od obiezioni legittime, in materia grave e provenienti da membri qualificati. Se non lo fa, può dare l’impressione che le critiche abbiano colto nel segno;
- chiarendo equivoci, o dissipando malintesi sorti da interpretazioni false o tendenziose di larga risonanza di suoi pronunciamenti in materia grave, provenienti dai media o da ambienti seri e qualificati. Astenendosi dal far ciò, c’è il rischio che le dette interpretazioni appaiano valide;
- Suggerimenti circa le attività ecumeniche del Papa.
- Fa bene a promuovere l’ecumenismo della carità. Tuttavia l’«Unitatis redintegratio» fa comprendere chiaramente che il problema di fondo è quello della verità: i fratelli separati, per non restare separati, devono correggere i loro errori. La carità e l’unità si fondano sulla verità. Dal falso nasce il peccato e la divisione. Occorre evitare chiusure e rigidezze, saper cogliere le sfumature, essere accondiscendenti e flessibili. Ma non c’è una via di mezzo tra il vero e il falso (Mt 5,37; Ap 3,15);
- far capire ai fratelli separati che la coesistenza pacifica e la collaborazione reciproca di cristiani di diverse confessioni sono sì ottima cosa, ma senza dar l’impressione che tale diversità possa essere omologata alla normale diversità-reciprocità intraecclesiale che intercorre, per esempio tra Gesuiti e Domenicani.
- ricordare che esistono diversi gradi di comunione con la Chiesa e che chi non è in piena comunione deve raggiungerla. Nessuno deve stare sulla soglia e tutti sono invitati al banchetto, purché tutti abbiano l’abito di nozze (Mt 22, 1-14).
- ricordare altresì che Cristo ha affidato a Pietro il compito di procurare l’unità del suo gregge nella verità e di chiamare a sé le pecore disperse. Altrimenti c’è il rischio che si diffonda l’indifferentismo.
Ecco, queste le tre lettere che il teologo ha consegnato all’amico religioso e quest’ultimo ha portato a Santa Marta, sottoponendole all’attenzione del papa. Il teologo mi ha chiesto di mantenere assoluta riservatezza sul nome del religioso. Mi ha lasciato libero, invece, di decidere se svelare o meno la sua identità. Al momento ho preferito non svelarla, perché penso che in questo modo il dibattito sulle proposte inviate al papa potrà svilupparsi più liberamente. Lo spero.
Aldo Maria Valli
"...Ne scriveva già Mons. Lefebvre a Mons. de Proença Sigaud nel 1969: "Si condannano gli effetti e si sostiene la causa. Roma si è chiusa in una contraddizione da cui non si vuole uscire perché svelerebbe delle responsabilità scandalose nello svolgimento del Concilio". Speriamo che un giorno o l'altro qualcuno esca da questa contraddizione!..."
RispondiEliminaL’attacco obliquo di El Papa a Burke, via Trump e Bannon
RispondiEliminaMaurizio Blondet 16 luglio 2017 1
Invece il Papa, in forza del potere delle chiavi, può mutare la *legge ecclesiastica*, per esempio, quella riguardante la proibizione della Comunione ai divorziati risposati.
RispondiElimina??????!!!!!?????!!!???
Condivido in pieno i dubbi sul punto segnalato da "no comment?"...
EliminaMa che vuol dire: "Invece il Papa, in forza del potere delle chiavi, può mutare la *legge ecclesiastica*, per esempio, quella riguardante la proibizione della Comunione ai divorziati risposati'.
???????????????????????????
No! No. Non ci siamo proprio per niente! Aridaje co' sta storia! Non possono accedere alla comunione e confessione se non alla condizioni già chiarite dal papa san Giovanni Paolo II . Punto!
Joseph1903
1P5, Cardinal Schönborn: “All the [Dubia] Questions Can Be Answered ‘Yes'”
RispondiEliminaPerché questo teologo ha scritto a Bergoglio? Perché dovrebbe rispondergli? Bergoglio non risponde.
RispondiEliminahttp://www.laciviltacattolica.it/articolo/fondamentalismo-evangelicale-e-integralismo-cattolico/
RispondiEliminaCamparie e DeMaistre, Un miliardo agli stranieri. La Cei abbandona gli italiani?
RispondiElimina8 PER MILLE , PIERO LA PORTA
Giornalista italiano viola Santita' del Confessionale !
RispondiEliminahttps://gloria.tv/article/ao3X8rpZ8buA6RFGHwS3LzAZQ
http://www.laciviltacattolica.it/articolo/fondamentalismo-evangelicale-e-integralismo-cattolico.
RispondiEliminaP.S. la statua di Marmo è come la corazzata Potemkin.
http://www.marcotosatti.com/2017/07/17/e-tornato-labate-faria-ha-provato-a-entrare-nel-vaticano-dei-ponti-non-muri-senza-molta-fortuna/
RispondiEliminaAldo Maria Valli o era un gran ipocrita quando veniva a La Riccia e a Gallarate a intervistare il Cardinal Martini o lo è ora che sta dalla parte del più oscuro tradizionalismo cattolico.
RispondiEliminaCamparie e DeMaistre
RispondiEliminaIl complesso di Ponzio Pilato e Telemaco
Anonimo 15:48
RispondiEliminaSemplicemente Aldo Maria Valli dimostra quell'onestà intellettuale che manca a troppi...
La luce è costituita da fotoni. Un fotone è un “quanto” di radiazione elettromagnetica: un quanto di energia, in relazione (stando ad Einstein) con una massa, ma così minuscola da non descriversi secondo le formule classiche della dinamica, risultando più appropriata la meccanica ondulatoria, caposaldo della fisica quantistica che ha introdotto -tra l’altro- la nozione di “salti” in natura, sconosciuta a tanti moderni filosofi che pensavano di aver finalmente superato le tenebre del pensiero dei secoli bui e invece si erano fermati ai fuochi fatui delle proprie monadi (il matematico Leibnitz) negando persino l’esistenza degli atomi, ma presupponendo l’esistenza di tanti infiniti, ciascuno con una propria coscienza di sé…
RispondiEliminaA livello di un fotone la materia smette di comportarsi come “ciò che si tocca” pur essendo qualcosa “che si vede”. Leibniz soleva argomentare contro chi lo contraddiceva con questa espressione molto aperta: è un vero e proprio ritorno alle qualità occulte e inspiegabili: si rinnegano la filosofia e la ragione per dare asilo all'ignoranza e alla pigrizia.
Anche Newton, che pure non la pensava come Leibniz, era dell’idea che la natura variasse attraverso processi di tipo continuo. E se questo è vero, tutto rientra nelle possibilità di calcolo, deterministicamente.
L’infinito sfuggirebbe a questa mentalità, così come la luce sfugge a questi illuminanti pensieri… che riporterebbero persino Dio dentro i loro calcoli. Anche l’evoluzionismo darwiniano trova in questa logica (che non regge) il proprio fondamento. E ogni idea di progresso pensato e condotto dall’uomo (illuminato dall’uomo) pretende di configurare lo spazio-tempo come continuità, pur a quattro dimensioni grazie agli studi di Einstein. A tutti sfugge l’opzione trascendente, l’opzione creatore, l’opzione ultraterrena, considerando “terra” persino l’atomo più periferico e lontano dell’universo creato, con il suo raggio e la sua massa, limitati alla finitezza, tutto incluso!
Però Gesù rivela il Verbo Dio incarnato, al di fuori degli schemi della biologia, proponendosi come luce.
Se ogni sapere da “specialisti” si propone di spiegare il proprio finito rinunciando all’intero che sfugge ai propri schemi, il tutto di Dio è visibile proprio a chi rinuncia a queste pretese specialistiche! La visione che si serve della luce divina non è per quelli che pretendono di illuminare Dio attraverso le illuminazioni dell’ingegno umano, facendo brillare i propri talenti e i propri sforzi. La visione dell’immensità ineffabile di Dio è possibile grazie ai doni che Dio fa per rendere le proprie creature partecipi della propria soprannaturalità e trascendenza. Ogni dono è un fotone, spesso ne percepiamo il solo riflesso, che scaturiscono dalla santità di vita di qualche anima raggiunta dai fotoni di Cristo.
Il cuore dei puri, che è tale per la disponibilità ad accogliere la grazia che si dispone a ricercare, riesce a vedere la bellezza, la verità e la bontà infinita, soprannaturale e trascendente del Signore. Un cuore così vede qualcosa soltanto perché è abbastanza umile da sentirsi “piccolo”, non vantando meriti alla propria ragione, anche se la sa usare per comprendere quel che Dio gli mostra, riconoscendo i segni creduti e la parola udita.
Oggi a molti teologi non interessano i fotoni di Dio. Credono di più agli illuministi.
Le nuove linee guida dell’Arcivescovo di Portland, Ample, sono destinate ad attuare l’esortazione di Amoris Laetitia di Papa Francesco in un modo: “compatibile con l’insegnamento della Chiesa”... affermano ancora, che: coloro che sono in “gravi peccati”, tra cui persone divorziate e risposate in modo civile e persone in un rapporto di sesso identico attivo, devono “Confessare Sacramentalmente tutti i peccati gravi con un fermo scopo di cambiare, prima di ricevere la Santa Eucaristia “.
RispondiEliminaL’Arcivescovo conservatore ha scritto nelle sue linee guida del maggio 2017 su Amoris Laetitia una richiesta di: “un accompagnamento sensibile su coloro che hanno una cattiva comprensione dell’insegnamento Cristiano sul matrimonio e della vita familiare, e che non possono vivere in accordo con la Fede Cattolica, anche se tuttavia desiderano essere più integrati nella vita della Chiesa, compresi i Sacramenti della Penitenza e la Santa Eucarestia “.
https://finedeitempi.wordpress.com/2017/07/12/crolla-un-altro-ponte-per-papa-francesco-il-no-dell-arcivescovo-alexander-sulla-comunione-ad-adulteri-e-sodomiti/
@ Anonimo 17:25
RispondiEliminaGrazie. Bellissimo. Devo leggerlo ancora per capire meglio. La prima impressione è splendida. Grazie.
Allora la bilocazione di Padre Pio è un fotone di Cristo!?
RispondiEliminacome nel IV secolo il I Niceno redasse il Credo, successivamente integrato dal costantinopolitano, forse bisognerebbe studiare il modo di chiedere al prossimo Papa, dopo tanta confusione causata dall'autore di Amoris Laetitia, la redazione di un Credo in materia di morale sessuale e matrimoniale. Parrà strano questo mio post perché il Vangelo e gli scritti dell'Apostolo sono chiari ma proprio laddove è avvenuto il primo attacco, proprio lì bisogna porre la difesa.
RispondiEliminaL'incipit di questo Credo potrebbe essere: Noi crediamo che il matrimonio voluto dal N.S.G.C. sia fedele, fecondo ed indissolubile.
Le risposte cattoliche ai Dubia:
RispondiElimina1. NO
2. SI
3. SI
4. SI
5. SI
Tutte le altre possibilità non sono cattoliche, quindi Schoenborn ha affermato un eresia.
Irina, ogni istante di vita non ridotto ad esser terra-terra ma rivolto al Cielo, è un fotone.
RispondiEliminaIn ogni liturgia eucaristica si sprigionano fotoni e nel Tabernacolo c'è più del sole.
In ogni confessionale la luce di Cristo riempie il cuore contrito che conteneva tenebra.
Padre Pio era così spirituale da sfuggire, come Cristo, al determinismo dello spazio-tempo.
Propongo che più siti cattolici, semplicemente cattolici, lancino subito la campagna di disdire eventuali abbonamenti ancora in essere ad Avvenire e che fin da ora insistano affinché l'otto per mille non vengo più devoluto alla CEI, in attesa di tempi migliori. Non credo che ci siano particolari problemi di coscienza a dare indicazioni perché sia devoluto allo Stato.
RispondiEliminaPensare che il papa legga e tenga conto di questi capisalddi della nostra religione, è pura utopia.
RispondiEliminaSoprattutto i punti dal 10 in poi, pur essendo capisaldi, sono quelli a cui Bergoglio è più insofferente, andando in direzione diametralmente opposta.
Ma speriamo che almeno li legga, per conoscenza.
Condivido con Maria la perplessita e la non totale condivisione sul punto dell'uso della forza "in alcuni casi".
Se che prenderò un po di sputi, come con la pena di morte, poichè essendo contrario me ne hanno dette di tutti i colori, ma espongo lo stesso quello che penso e non replicherò.
In linea di massima condivido con Valli, di fronte a certe aggressioni esplicite la reazione è più che legittima, anche per la legge terrena.
Ma la forza "in alcuni casi" è di competenza dei poteri politici, esecutivi e giudiziari degli stati vari, che non hanno brillato e non brillano certo di equlibrio, saggezza e capacità di discernimento.
Dargli anche una giustificazione teologica e religiosa, cioè l'approvazione del "Dio vindice", porterebbe questi signori a gradi di esaltazione e arbitrio fuori del normale. non li fermerebbe più nessuno.
Andrebbe bene per una classe dominante autenticamente cattolica, capace di pregare e di invocare l'aiuto dello Spirito Santo per ogni attività politica, esecutiva e giudiziaria.
Ma non è così, quindi il Dio vindice lasciamolo fare a Lui, alla Sua seconda venuta.
Basta vedere un bel programma "sono innocente", con tutti i casi di gente accusata ingiustamente, condannata sinanche a 24 anni in primo grado, appello e cassazione, per poi scoprire, dopo dieci anni di carcere dureo, che era innocente.
Vite distrutte, devastate, senza nemmeno il giusto risarcimento e senza possibilità di trovare un lavoro per i precedenti penali ingiusti e non cancellati sino a nuovo processo, lungo, eterno.
Sono tanti i casi, tantissimi, il più celebre Enzo Tortora, accusato, arrestato, condannato per far parte della nuova camorra, per poi scoprire che era innocente.
Ed è morto di dolore, lui e i suoi familiari.
Altro che Dio vindice e pena di morte, non fa per noi, chi ci amministra non è in grado di discernere "alcuni casi" in cui è legittimo l'uso della forza. E della pena di morte.
Facciamogli commettere i loro errori e uccidere innocenti da soli, senza chiamare in causa Dio.
Grazie ad Anonimo 17:25 per la sua visione illuminata e illuminante.
RispondiEliminahttp://www.libertaepersona.org/wordpress/2017/07/il-sostituto-del-cardinal-muller-ha-gia-risposto-ai-dubia/
RispondiEliminaQuesta volta i cattolici americani non ci stanno :
RispondiElimina://rorate-caeli.blogspot.it/2017/07/in-god-they-dont-trust-anti-american.html
Essa è una battaglia per le menti e le anime degli uomini, una battaglia contro false idee ed eresie come anche contro la malvagità e la tentazione (II Corinzi 10:4-5; Giacomo 4:7).
RispondiEliminaE’ una battaglia contro qualsiasi cosa che sia non amichevole verso Dio e alla conoscenza di Dio.
In questa battaglia, tuttavia, noi non combattiamo per la vittoria. Noi combattiamo nella vittoria, come coloro che già la possiedono attraverso la sofferenza, morte, risurrezione, ed ascensione del nostro Signore. Noi siamo più che vincitori attraverso Colui che ci ha amati (Romani 8:37). Ma noi dobbiamo combattere. In questo mondo non dobbiamo "godercela," ma dobbiamo essere soldati (II Timoteo 2:3-4).
E tu, stai combattendo, o giocando?
(Militant Church)
Irina 8:22
RispondiEliminaNon avevamo dubbi sulla posizione di Schoenborn....che siano già partite le primarie per il prossimo Papa ?
https://gloria.tv/article/2ug1vbZPeTm6BjuYGBgAmgrtk
RispondiElimina@ Anonimo 9:46
RispondiEliminastupisce il cambiamento che può fare una persona, non era lui quello che cooperò alla stesura del CCC?
@ Anonimo
RispondiElimina17 luglio 22:10
Nell'ambito religioso, ritengo che la grande sbandata di oggi derivi dall'aver preso lucciole per lanterne. La chiesa massonico-progressista-protestante cioè si avvale,a mio parere, di tutta una serie di tecniche 'pagane' e/o neurologico pasticciato per avere esperienze altre, tipo mistico. Questo crea una grande confusione, perchè per queste esperienze non occorre nè rito degno, nè morale. Forse l'antidoto, per chi non vuole cadere in questo tranello, è arrivare alla preghiera continua.
Tutta la questione dei "divorziati risposati" sta nel pubblico scandalo. Se loro possono, allora "posso anch'io, che il mio è un caso tutto particolare, bla, bla, bla".
RispondiEliminaSe invece tali soggetti non possono accedere alla Comunione, non pagheranno più la tassa sul cattolicesimo (di cui tanto disperatamente la Conferenza Episcopale Tedesca ha bisogno: l'elasticità dottrinale è in fin dei conti una questione economica, cioè simoniaca).
Per questo al Bergoglio e ai vescovi modernisti tedeschi va benissimo che l'Amoris Laetitia sia interpretabile in modi diversi a seconda dei paesi. Nella confusione, infatti, ognuno fa quel che gli pare.
Quindi, caro autore del commento delle 8:08, la prossima volta prima di mettere mano alla tastiera prenditi quel benedetto caffè mattutino. Non decaffeinato, possibilmente.
A quattro mani
RispondiEliminahttp://querculanus.blogspot.it/2017/07/i-mulini-vento-della-civilta-cattolica.html#more
Il biblista Giacomo Morandi nominato segretario della Dottrina della Fede
RispondiEliminahttp://www.lastampa.it/2017/07/18/vaticaninsider/ita/vaticano/il-biblista-giacomo-morandi-nominato-segretario-della-dottrina-della-fede-M81v6PcnQmTgg9BsSEo22K/pagina.html
Avanti a tutti e a tutto Dio ...
RispondiEliminahttp://www.lanuovabq.it/it/articoli-dopo-le-nozze-anche-l-eucarestia-al-capo-scout-20506.htm
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-i-miei-dubia-al-vescovo-sui-gay-cosi-scrive-un-parroco-20511.htm
Un bel tacer non fu mai scritto
RispondiEliminahttp://www.iltimone.org/36297,News.html
Irina,
RispondiEliminaSchönborn ha, come dicono gli Americani, "a dog in the fight", cioè un interesse diretto: i suoi genitori sono divorziatie risposati, il padre credo sia defunto, ma la madre no, sai che bello per un Cardinale di S.Romana Chiesa non poterla comunicare! Sai che scandalo in quegli ambienti a cui appartengono gli Schönborn !
In più, se un'altra mia diagnosi è gusta (ma la tengo per me, chè rischio la querel) lui ha anche un altro "dog", ancor più personale, in questa battaglia.
Perchè si comincia coi divorziati risposati e si finisce...
...la cosa più preoccupante è che La Civiltà Cattolica, rimasta all’epoca dei re cattolici, non si è accorta che, nel frattempo, il potere ha cambiato panni. Il potere reale non è costituito da Trump e Putin; da Macron e dalla Merkel; da Gentiloni e Mattarella. Il vero potere è un potere anonimo, invisibile, impersonale, più economico che politico, che continua a servirsi della religione e della politica come di semplici instrumenta regni. Che La Civiltà Cattolica, ma soprattutto che la “Chiesa di Francesco”, non si accorga di ciò, è grave. È grave non rendersi conto che, combattendo un potere che non esiste, ci si pone di fatto a servizio del vero potere.
RispondiElimina(fonte: querculanus.blogspot.it)
Il ciaone all’occidente ci aveva già pensato Francesco a farlo, e niente da aggiungere. Quell’ipostatizzazione di cultura giudaica e cristiana, e pure greca e romana, piena di luminose città sul monte con i loro destini manifesti e di fardelli da uomini bianchi e di etiche del profitto vagamente weberiane. Niente, ciaone. Però adesso, bum!, ci tocca registrare un crollo che, al livello del nostro sistema del simbolico, e anche del simpatico, è più pesante. Più grave. Definitivo. Soprattutto per un giornaletto relativo ma non relativista come il nostro che ci ha investito tanto, ma proprio tanto. Insomma il mito di Ratisbona. La ridente cittadina. Il baluardo della fede. Il ratzingerismo non negoziabile. L’argine occidentale, anzi giudaico e cristiano e illuminista contro l’islam, quella religione un tantinello violenta, lo lasci dire a me, caro il mio Paleologo. E niente. Adesso resta soltanto che sono almeno 547 i bambini che, tra il 1945 e l’inizio degli anni ’90, hanno subìto violenze nel coro del Duomo di Ratisbona, il più antico coro di voci bianche del mondo. Quello che fu diretto anche da Georg, il fratello più buffo del Papa Professore. Le voci bianche, i cori angelici. Invece menavano come forse soltanto nei college di Sua Maestà poteva capitare. E speriamo solo quello, insomma che non succedesse quello che invece nei college di Sua Maestà succedeva di sicuro. Così adesso, da queste parti, tocca prendere atto che anche quella bandiera contro il relativismo, Ratisbona, s’è un po’ relativizzata. (Si scherza, eh… per ratzingeriano buonumore. Ma certo che quando la barca si capovolge…).
RispondiEliminahttp://www.ilfoglio.it/contro-mastro-ciliegia/2017/07/18/news/coro-ratisbona-violenze-minori-145220/
fu diretto anche da Georg, il fratello più buffo del Papa Professore
RispondiEliminache senso ha un'espressione del genere?
Mi sembra piuttosto che venga relativizzato quanto contenuto nel discorso finebre pe ril card. Meisner...
Sarebbe interessante avere qualche riscontro e più informazioni su questo episodio:
RispondiEliminahttp://benoit-et-moi.fr/2017/actualite/breve-de-sainte-marthe.html
Mi sembra piuttosto che venga relativizzato quanto contenuto nel discorso finebre pe ril card. Meisner...
RispondiEliminaCrippa non è nuovo a questi tentativi. Se ricordate, quando uscì l'iniziativa delle firme a sostegno del Magistero di sempre sul matrimonio andò a guardare la lista dei primi firmatari e, avendoci trovato degli esponenti dell'aristocrazia, non seppe fare altro che ironizzarci sopra (in modo molto stupido).
http://www.ilfoglio.it/contro-mastro-ciliegia/2016/09/28/news/altro-che-sacra-famiglia-il-matrimonio-e-sangue-blu-104615/
A chi domandava il perché il Teologo scriva al P. Francesco, mi viene da rispondere che il teologo in questione- io direi anzi, il Sacerdote cattolico di retta dottrina- sente in se , evidentemente, il dovere morale di dare dei rispettosi suggerimenti a chi, nella sua predicazione e "magistero" (almeno quello che arriva al popolino) appare a dir poco sbilanciato e superficiale. Questi suggerimenti finiscono per avere, non la forma, ma la sostanza della correzione fraterna. Direi che siamo di fronte ad un buon sacerdote (non ci dovrebbe essere bisogno di essere "Teologi", cioè studiosi in attività, ma dovrebbe bastare- nella Chiesa che vorremmo- essere buoni e solidi sacerdoti cattolici, per ricordare queste verità...) che fa un ripasso generale di Catechismo (un tempo si diceva "Dottrina") al fratello che appare spesso non averlo bene studiato o metabolizzato....lui che dovrebbe confermarlo nelle menti di tutte le sue pecorelle urbis et orbis....Tutto sta a vedere se Bergoglio avrà la necessaria umiltà di ritornare a lezione di Catechismo (cosa che- è evidente- gli farebbe un gran bene). Sulla "guerra giusta", sinceramente non capisco le perplessità di Valli: la legittima difesa (o soccorso difensivo) è contemplata o no dalla Dottrina cristiana? Sennò San Francesco d'Assisi, e poi Pio V a Lepanto, ed il Beato Marco D'Aviano, a Vienna, avrebbero errato e peccato a predicare la crociata e la battaglia?
RispondiEliminaLegittima difesa e soccorso difensivo sono sacrosanti, guai a non riconoscerlo.
EliminaBene fa la Chiesa a ribadirlo, pena di morte compresa, anche se sono contrario.
Aggiungerei pure il criterio della reciprocità, che ci servirebbe tanto con i Paesi islamici.
All'atto pratico, però, ci vuole molto poco a passare dal soccorso difensivo all'abuso offensivo, sopratutto a livello collettivo, politico ed esecutivo.
I poteri temporali hanno spesso usato la giustificazione divina alle proprie nefandezze, scaricando poi le proprie colpe sulla Chiesa, cbe in buona fede ba sempre ribadito i principi a livello dottrinale, insegnando e legittimando, giustamente, l'uso equilibrato della forza, in determinati casi.
Insomma, è un campo pieno di fango, in cui la Chiesa si sporca.facilmente perché pulita e vestita di bianco, mentre i poteri temporali, hanno abiti già lordi e vivendoci dentro, sguazzano bene.
Leggi il titolo del Corriere e ti senti male: '547 bambini abusati; e George Ratzinger sapeva'.
RispondiEliminaPoi leggi e si tratta di violenze fisiche, non sessuali per la stragrande maggioranza.
Poi vai avanti e leggi che si tratta per lo più di schiaffi (brutta cosa ma a scuola usava la bacchetta anche nella classe di mia sorella, 1972)
Continui e leggi che nel periodo delle (presunte) violenze sessuali George Ratzinger non c'era.
Allora, nonostante la vergogna che comunque la vicenda comporta (sempre sia dimostrata, perché qui siamo ancora all'inchiesta) il titolo è una bufala, in pratica.
@ Rr
RispondiEliminaVent'anni e più fa La Stampa aveva già scritto quel che ha scritto tu ieri riguardo il secondo dog di Schonborn
"Poi leggi e si tratta di violenze fisiche....
RispondiEliminaPoi vai avanti e leggi che si tratta per lo più di schiaffi ...
Continui e leggi ..."
Il problema è che molti si fermano alla lettura del titolo e credono di essere informati.
Il male è fatto, volutamente fatto.
...Chi, come noi, conosce e ama il Papa non è rimasto sorpreso da quelle parole e MAI ha avuto il dubbio che non fossero farina del suo sacco. Cerchiamo di capire che cosa può aver fatto saltare i nervi a qualcuno.
RispondiElimina1) Ha dato fastidio l'immagine della barca che rischia di rovesciarsi? Ma non si tratta di qualcosa di nuovo. Il cardinale Ratzinger usò più o meno le stesse parole nella Via Crucis del 2005. Il discorso andava bene per l'inverno del Pontificato di Giovanni Paolo II (conclusosi infatti dopo qualche giorno) ma non è compatibile con il fresco profumo di primavera che qualcuno dice di sentire ma che la maggioranza dei fedeli fatica ad annusare?
2) Ha dato fastidio il riferimento alla necessità urgente di pastori "capaci di opporsi alla dittatura dello spirito del tempo e pienamente risoluti ad agire e pensare da un punto di vista di fede"? Ratzinger ha sempre insistito su questa necessità. Non si contano i suoi interventi in questo senso. Ne parlò anche nella Missa pro eligendo, il giorno prima di diventare Benedetto XVI. Qualcuno si è riconosciuto nella figura del pastore relativista incapace di opporsi allo spirito del tempo? Affari suoi...si vede che Papa Ratzinger sa ancora colpire esattamente il bersaglio.
3) Non sarà che ha dato fastidio anche l'applauso con cui il Messaggio di Benedetto è stato accolto? Non c'è ragione di provare invidia. Si è trattato di una manifestazione spontanea dei fedeli. Non è colpa di nessuno se altri messaggi inviati nella stessa circostanza hanno ricevuto una risposta glaciale....
RispondiElimina547 bambini "abusati" è un calco dall'inglese, come italiano è scorretto.
Da anni i media, nella loro ignoranza, usano anglicismi
che spesso esprimono un italiano scorretto. Si sarebbe dovuta usare una
perifrasi, del tipo: 547 bambini sottoposti a maltrattamenti, (o a molestie,
a percosse). Per essere precisi, avrebbero dovuto dire: 500 bambini sottoposti
a punizioni corporali, 47 o quanti sono sottoposti a molestie (o violenze) sessuali.
Sulla stampa di area anglosassone, la notizia la si trova data anche in questo
modo: "Teachers at one of Germany's most famous Roman Catholic choir schools physically
or sexually abused 547 pupils between 1945 and 2015 ..." (The Irish Times, 19.7.2017, pg. 9, reperibile in rete)."... Hanno sottoposto ad abusi fisici o sessuali..." Tutto mescolato, senza distinguere!
Come in casi precedenti, i rapporti di queste "indagini indipendenti" su istituzioni cattoliche, affidate in genere a commissioni di laici ben remunerati, non sono affatto "indipendenti". Il loro scopo sembra piuttosto quello di colpevolizzare al massimo la Chiesa. Le accuse alla scuola del Coro di essere un ambiente dominato dal terrore, dalle mazzate, dalla paura non sono credibili.
Sarà stato un ambiente severo, dove sarano anche volati a volte degli sganassoni e qualche punizione del tipo "in piedi dietro la lavagna". Sai che tragedia.
Oggi che non si possono più dare gli scapaccioni i figli discoli, i giovani crescono ignoranti, maleducati, arroganti, volgari...E le giovani idem con patate...
Se poi ci sono stati dei casi di molestie sessuali, dovrebbero esser comunque provati in giudizio.
La Gerarchia paga comunque l'errore di avere accettato supinamente i criteri di "giudizio" imposti dal potere laico, la fasulla triplice dimensione dello "abuso": mentale o psichico (?), fisico in senso molto ampio (?), sessuale. Sono comunque tre situazioni ben diverse tra loro. E l'errore di aver accettato di pagare umilianti "risarcimenti" in molti casi senza un vero processo, a scatola chiusa, di gruppo, per così dire. Andrà a finire così anche questa volta.
Io aggiungerei anche un quarto punto..
RispondiElimina4)Benedetto XVI si è soffermato per la seconda volta (osserva Aldo Maria Valli) sull'importanza del Sacramento Eucaristico, oggi sotto attacco su più fronti! Ha intralciato l'indottrinamento della plebe cattolica che i novatori stanno mettendo a punto?!
Comunque non mi preoccuperei: vedrete che la Sala Stampa Vaticana interverrà con prontezza per mettere tutti i puntini sulle "i".
RispondiEliminaUn amico di monsignor Livi (che si firma con le sole iniziali del nome e del cognome) ha scritto al fondatore dell’Unione Apostolcia “Fides et ratio” in merito alle assurde considerazioni ecclesiologiche di padre Antonio Spadaro, direttore de La Civilità Cattolica. Pubblichiamo integralmente la lettera, con il commento finale di monsignor Livi.
RispondiEliminahttp://www.fidesetratio.it/files/lettera-di-un-lettore-18-Luglio-2017.pdf
Gänswein può ben intervenire, come sempre fa ad ogni volta che si tenta di fare di Benedetto XVI un oppositore al suo successore, per dire che tutto va bene madama la marchesa, ma le parole di Benedetto XVI sono chiarissime, non sono contro Bergoglio ma descrivono con la sua abituale precisione e limpidezza la situazione catastrofica della Chiesa e del sacerdozio.
RispondiEliminaNulla di nuovo, lo aveva già fatto nel passato, ho già ricordato la nona stazione della Via Crucis del 2005 e non ha forse dato ai sacerdoti il Santo Curato di Ars come esempio indicendo l`Anno sacerdotale? Senza dimenticare che all`ultimissimo momento, quando tutto era già pronto, compreso nel comunicato della Congregazione per il Clero, l`annuncio che faceva del Santo Curato d`Ars il protettore di tutti i sacerdoti è stato soppresso, già allora la mafia progressista sorvegliava e agiva.
https://gloria.tv/video/Urqg6KJ1obiP1YFiu4wDkFxu3
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