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giovedì 13 luglio 2017

La protestantizzazione della Chiesa cattolica

Ripropongo questo testo che merita la dovuta attenzione.

Non c’è nessun tempo in cui la Chiesa non si sia opposta a questi errori; spesso li ha anche condannati, e talvolta con la massima severità. Quanto al tempo presente, la Sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore; pensa che si debba andare incontro alle necessità odierne, esponendo più chiaramente il valore del suo insegnamento piuttosto che condannando (Giovanni XXIII, Discorso di apertura del Concilio Vaticano II, 11 ottobre 1962).

La medicina della misericordia va usata solo con l’errante o anche con l’errore? A tale quesito, apparentemente peregrino, la retta ragione non consente di dare se non questa risposta: solo con l’errante (qualora dia segni di disponibilità al ravvedimento e fino a che l’ostinazione non obblighi alla sanzione) e con il preciso scopo di ricondurlo al riconoscimento della verità. L’idea che si possa curare l’errore con la misericordia, invece, è semplicemente assurda: l’uomo ragionevole ha infatti l’obbligo di coscienza non solo di individuarlo, ma anche di confutarlo e di combatterlo. L’errore è un male in sé e, come una malattia, va debellato prontamente perché non si propaghi, infettando le menti e corrompendo la vita morale. A maggior ragione questo ineludibile dovere grava sui Pastori della Chiesa, che devono rispondere a Dio non solo dell’anima propria, ma anche di quelle altrui.

Non intendiamo insinuare che papa Giovanni XXIII abbia positivamente voluto aprire un varco alle eresie; ma la sua affermazione, pronunciata in una circostanza che non poteva darle maggiore risonanza e autorevolezza, suona per lo meno ambigua: di fatto, come dimostra la storia degli ultimi cinquant’anni, essa è stata interpretata e applicata come un invito ad abbandonare l’apologetica e la vigilanza sulle deviazioni dottrinali, che continuamente minacciano la fede del popolo cristiano e mettono in pericolo la salvezza delle anime. È forse possibile, del resto, esporre più chiaramente il valore dell’insegnamento della Chiesa senza al contempo condannare e correggere con rigore le opinioni che lo contestano o relativizzano?

È così che i principali assunti dell’eresia luterana, che erano del tutto estranei alla sensibilità e alla pratica religiosa dei cattolici, si sono potuti infiltrare nella teologia, nella catechesi e nella prassi, fino a generare in chierici, religiosi e fedeli una forma mentis tipicamente protestante. Ciò non sarebbe stato possibile, ovviamente, se alcune menti perverse ormai libere di agire, con il pretesto dell’aggiornamento richiesto dal Vaticano II, non avessero gettato a piene mani, nell’insegnamento e nella pastorale, i germi della dissoluzione dottrinale e morale. La loro opera demolitrice si spacciò per una liberazione dal dogmatismo e rigorismo del passato, opportunamente denigrato e respinto in toto come oppressiva negazione clericale della libertà evangelica.

Dato che il popolo cristiano praticante era in genere efficacemente vaccinato contro gli errori del modernismo, la loro virulenza mortale doveva essergli iniettata per via endovenosa dietro apparenze innocue. La storiografia liberale aveva già ampiamente provveduto a creare leggende nere sulla storia della Chiesa, suscitando nei suoi confronti – almeno negli ambienti intellettuali – ostilità e pregiudizio. Ora sarebbe bastato renderle di pubblico dominio, ratificando in modo acritico le tesi dei massoni con il pretesto dell’apertura al mondo e instillando nei cattolici un atteggiamento aprioristicamente sfavorevole nei confronti del loro passato. Se il caso Galilei serviva ottimamente alla causa dello scientismo evoluzionistico, il caso Lutero si prestava benissimo ad attaccare la pretesa di verità del Magistero ecclesiastico.

Oggi qualsiasi “cattolico adulto” prova istintivo fastidio a proposito del Concilio di Trento (del quale, peraltro, sa poco o nulla), mentre è preso da innata simpatia per il “riformatore” del ‘500, incompreso e ingiustamente condannato da un Papato corrotto che prosperava sul denaro delle indulgenze e sulla sottomissione dei principi cristiani. Niente di strano, in fondo, se oggi lo si esalta come un mistico e un santo, benché la sua vita e la sua morte non abbiano granché di edificante; ma chi siamo noi per giudicare? Un po’ più strano è il fatto che, a compiere tale esaltazione, siano gli organi di stampa ufficiali e chi dovrebbe guidare il Popolo di Dio… Come non scorgere in tutto questo una strategia di lungo respiro? Ma veniamo a una breve considerazione dei principali aspetti di quella che si può a ragione chiamare protestantizzazione della Chiesa Cattolica, fenomeno che tocca praticamente tutti gli ambiti della sua vita.

Il libero esame della Sacra Scrittura è stato probabilmente l’arma più sottile e invasiva, che ha distrutto il principio di autorità. Chierici, religiosi e laici impegnati sono generalmente convinti che l’interpretazione del testo sacro sia un fatto privato, un esercizio col quale ognuno, secondo uno pseudo-monaco dei più letti e presenti a livello mediatico, ricava da esso le proprie norme di comportamento. È inopportuno ricordare che la Rivelazione scritta, provenendo dagli Apostoli e da persone della loro cerchia, va letta sotto la guida del Magistero perpetuato dai loro successori? La Scrittura, inoltre, è inseparabile dalla Tradizione, con la quale forma un tutt’uno: quanti la leggono invece a prescindere dall’insieme delle verità di fede e dalla lettura costante che ne ha fatto la Chiesa, quasi fosse un pretesto per fantasie soggettive o per dibattiti comunitari, distorcendola e dissacrandola con l’intento di attualizzarla?

Questo atteggiamento individualistico nell’accoglienza della Rivelazione divina sfocia in un fideismo selettivo, volontaristico e antropocentrico: le verità di fede sono accolte o scartate in base alle proprie convinzioni personali; l’adesione non è libera risposta alle interiori sollecitazioni dello Spirito Santo, ma decisione autonoma della volontà naturale; al centro del processo non c’è Dio che si svela, ma l’uomo con le sue idee e le sue velleità. In tale fideismo si respingono per principio i fondamenti razionali della fede perché limiterebbero la libertà di coscienza nelle scelte religiose; ma proprio questo rifiuto, paradossalmente, getta il “credente” sulla via del razionalismo, poiché egli si affida unicamente, in realtà, alla sua ragione naturale. In campo morale, analogamente, egli è convinto di confidare nell’aiuto di Dio, che rende possibile quanto gli è difficile, ma ignora la necessità e la maniera di cooperare con la grazia, sottraendole così ogni supporto e rinchiudendosi, di conseguenza, in un agire puramente umano. A parole si proclama che Dio fa tutto, ma in realtà fa tutto l’uomo: è un quietismo che si risolve in attivismo.

La relazione personale con Dio salta molto spesso le diverse mediazioni ecclesiali (Magistero, Sacramenti, Gerarchia), che le impedirebbero di esser spontanea e diretta. Si persegue e incoraggia, su questa base, un’autenticità concepita come semplice accettazione del proprio essere peccatori, quasi questo bastasse ad assicurare al cristiano la benevolenza divina. In questo quadro la grazia, da comunicazione soprannaturale di Dio recepibile da chi abbia le disposizioni necessarie e capace di trasformarlo dall’interno, scade a mero favore esterno che coprirebbe i peccati anche in assenza di correzione, assicurando la salvezza senza merito a chiunque vi si affidasse per pura fede. Ecco allora una “misericordia” che chiude gli occhi sulle responsabilità umane lasciando tutto com’è, in paradossale contraddizione con il rigorismo scritturistico dei recenti movimenti evangelici.

Tale concezione estrinseca della grazia e della giustificazione (che con la dottrina cattolica ha in comune soltanto i termini, riempiti però di significati estranei), combinata con un falso rapporto con la Scrittura e con Dio, ha gravi ricadute sulla visione della coscienza individuale, che non accetta più indicazioni di alcun genere né tanto meno restrizioni alla libertà personale. Le scelte morali sono sottratte a qualsiasi giudizio che non sia quello soggettivo dell’individuo, legato agli umori e alle circostanze. Ai ministri della Chiesa non è più riconosciuta alcuna autorità in questo campo, con un completo capovolgimento dell’ordine ecclesiale anche sul piano del governo pastorale: essi devono limitarsi a “presiedere” un’assemblea liturgica composta di eguali, che si sentono uniti non da vincoli dottrinali, sacramentali e gerarchici, ma da una volontà naturale di amore reciproco e di servizio ai poveri – spesso una mera velleità priva di movente soprannaturale.

Per poter imporre questa visione sociologica della Chiesa e della vita cristiana, fondata sugli errori protestanti, bisognava tuttavia procedere allo smantellamento di quel baluardo vivente della fede e della grazia che è la liturgia. La “riforma” elaborata dopo il Concilio segue pedissequamente gli abusi introdotti da Lutero nella prima fase della sua rivoluzione, quando fece credere di voler semplicemente riportare il cristianesimo alla sua forma originale e ripristinare il “vero” carattere conviviale della Messa: eliminazione del latino a favore del volgare, soppressione dell’offertorio, cancellazione del linguaggio sacrificale, riedizione del memoriale ebraico, riduzione del sacerdozio a presidenza… le stesse scelte che da mezzo secolo imperano nella Chiesa “rinnovata”. Si trattava in realtà di invenzioni che rompevano la continuità con l’età apostolica, pur sussistendo forse la validità della consacrazione finché vissero sacerdoti validamente ordinati che intendevano fare ciò che la Chiesa da sempre fa nel Sacrificio eucaristico.

Di fatto, la messa di Lutero si evolse nella Cena luterana, mera rievocazione comune del pasto in cui il Signore istituì l’Eucaristia, nella quale Egli si troverebbe momentaneamente in virtù della fede dei presenti e non per la formula consacratoria pronunciata dal celebrante. C’è da ritenere che molti chierici e fedeli, oggi, non credano più alla Presenza reale e permanente di Cristo sotto le specie consacrate; basti pensare al modo in cui le si tratta, affidandone la distribuzione a chiunque capiti, o alla facilità con cui si sono diffuse le nuove “preghiere eucaristiche” della conferenza episcopale svizzera, che sottendono una dottrina decisamente protestante: vi si parla di popolo radunato per la santa cena, mentre l’epiclesi non chiede infallibilmente il miracolo della transustanziazione, ma che Gesù sia «presente in mezzo a noi con il suo corpo e il suo sangue».

Il soggetto di questo rito è l’assemblea: il nuovo ordo missae (con una formula peraltro caduta in disuso) si apre invitando i fedeli a riconoscere i propri peccati «per celebrare degnamente i santi misteri»; il terzo canone esordisce con una lode al Padre che, per mezzo del Figlio e dello Spirito Santo, fa vivere e santifica l’universo (a prescindere dal sacrificio di Cristo?), pur continuando a radunare un popolo che offra al Suo nome il sacrificio perfetto (a quale scopo, a questo punto? E il prete che fa?). Si comprende perché molti sacerdoti, specie di una certa età, si rifiutino di celebrare da soli ed esigano l’Amen di assenso dai comunicandi; essi, probabilmente, non sanno più chi sono e perché ci siano: c’è da meravigliarsi che non attirino vocazioni o, in caso contrario, allevino piuttosto futuri intrattenitori od operatori sociali?

La falsa idea dell’assemblea celebrante è connessa con quella del sacerdozio universale, che, compresa in maniera protestante, offusca il carattere ontologico del ministero ordinato, di modo che non lo si distingua più adeguatamente da quello che solo per lontana analogia può essere chiamato sacerdozio battesimale. Ne consegue un egualitarismo in diretta contraddizione con la costituzione divina del Corpo mistico, articolato in diversi gradi gerarchici necessari al suo sviluppo e alla sua sussistenza. Perfino la Madonna e i Santi hanno subìto, nella sensibilità dominante, un livellamento democratizzante: è ormai proibito parlare di privilegi mariani o di grazie speciali riservate ad eletti, mentre il loro culto non è più inteso come un onorarli che ridonda ultimamente su Cristo e ci assicura la loro mediazione, ma come un sentirli fratelli che ci hanno semplicemente preceduto nel cammino in qualità di credenti, mentre le loro imprese sono ricordate in chiave umanitaria e progressista, con evidenti distorsioni della realtà storica.

A voler considerare gli eventi da un punto di vista provvidenziale, gli immensi mali provocati dalla rivoluzione protestante son stati ampiamente compensati dal bene che ne è indirettamente scaturito: il profondo rinnovamento e la straordinaria fioritura della Chiesa Cattolica determinati dal Concilio di Trento, grazie al quale gli sforzi di riforma già avviati per opera di diversi Santi furono assunti e rilanciati a livello universale. La situazione odierna si differenzia per il fatto che ora l’errore è accolto e propagato da buona parte della gerarchia, la quale all’inizio, proprio come Lutero, ha voluto far credere di voler giusto riformare la vita ecclesiale, piuttosto che costruire artificialmente un nuovo cristianesimo. Il danno, quindi, è per molti versi ben peggiore; ma qual è il bene che la Provvidenza vuole trarne? Per il momento possiamo solo tentare delle ipotesi.

In alcune persone che, per errore invincibile, erano in buona fede, pur nel traviamento generale, e in altre che, allontanatesi disgustate dalla Chiesa, si sono successivamente convertite, lo Spirito Santo ha già portato un frutto prezioso: una più personale interiorizzazione di certe verità di fede e della pratica religiosa, per quanto ancora difettosa. Proprio questa crescita spirituale ha portato molte di esse a cercare basi più solide e a riscoprire la Tradizione, così da poter riconoscere i limiti della formazione ricevuta e comprendere le ragioni dell’evidente decadenza dell’ambiente ecclesiale. Il loro attaccamento al cattolicesimo tradizionale è generalmente forte e ben motivato, dato che nasce dall’esperienza diretta dei guasti prodotti dal post-concilio. Applicando una metafora di san Paolo da lui riferita ad un altro problema, possiamo affermare che Dio, mediante la conversione, ha potuto innestarle di nuovo sull’olivo franco da cui erano state recise. È naturale che dobbiamo immensa gratitudine a chi ha permesso all’olivo franco di sopravvivere perché, oggi, questo fosse possibile. Se vogliamo parlare di segni dei tempi, questo ne è senz’altro uno.

20 commenti:

  1. OT.
    Una “battaglia navale” al largo della Libia. Non solo per impedire l’arrivo dei barconi dei disperati che a migliaia approdano sulle nostre coste. Ma anche e soprattutto per bloccare i battelli delle varie Ong che li vanno a prendere. Uno scenario neppure troppo immaginario, alla luce della notizia che l’organizzazione “multinazionale” di estrema destra, francese, italiana e tedesca, conosciuta in Italia come «Generazione Identitaria», dopo mesi, ha raggiunto il suo obiettivo: ha noleggiato una nave da 40 metri per pattugliare le acque a largo della Libia ed impedire ai migranti di raggiungere l’Europa. Il progetto «Difendi l’Europa» è nato, specifica il quotidiano belga Le Soir, dopo aver raccolto 76.000 euro per noleggiare il natante.

    Il loro scopo è «evidenziare il vero volto delle cosiddette organizzazioni umanitarie, la loro collaborazione con i trafficanti di esseri umani, e le mortali conseguenze delle loro azioni in mare», ha dichiarato un portavoce del gruppo. «Quando barche pieni di migranti illegali attraversano (il Mediterraneo) la nostra missione», ha poi sottolineato, «sarà chiamare la Guardia Costiera libica per consentire loro di recuperarli e trarli in salvo e intanto li terremo al sicuro». La nave C-Star è già in rotta verso il Mediterraneo. La prossima settimana sarà a Catania e poi pattuglierà le acque internazionali al largo delle coste libiche.

    http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/12437105/generazione-identitaria-nave-anti-ong-caccia-scafisti.html

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  2. Scusate ma che volete che ci facciano con 76.000 euro? ci pagheranno si e non una settimana di navigazione

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  3. Io prego e attendo con ansia PIO XIII che indica il SECONDO CONCILIO DI TRENTO.
    AVE MARIA

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  4. La cosa che mi fa soffrire, in questi tempi, è vedere sacerdoti, vescovi, cardinali - e, perché no, laici - buoni e che hanno compreso i tempi in cui viviamo, essere prigionieri di schemi mentali, prassi e tradizioni che non possono valere in questi tempi di apostasia conclamata.
    L'obbedienza, il soffrire in silenzio, l'usare eufemismi, il non "parlare male" del "Papa", dei vescovi, sono cose che potevano valere in tempi normali, non in questi tempi in cui l'apostasia ha raggiunto i vertici della Chiesa.
    Diciamolo chiaro: vescovi, papi, sacerdoti, laici apostati ed eretici NON VANNO ASCOLTATI, disobbedire è non solo LEGITTIMO, bensì anche DOVEROSO.
    Dove sta il coraggio apostolico di quel giovane sacerdote che a Schio, alcuni anni fa, pronunciò un'omelia di fuoco contro la possibilità di dare la Comunione ai divorziati risposati che non vivono in castità, per poi far cancellare, pieno di paura, da Youtube quella stessa omelia?
    Il silenzio, la falsa obbedienza, il nascondersi, sono tutte cose che favoriscono l'avversario.
    L'unica cosa che deve sempre esserci è l'amore cristiano, l'Amore con la A maiuscola per i nostri nemici che ci ha insegnato Cristo sulla Croce. Amare non significa stare in silenzio, significa lottare avendo la salvezza delle anime come proprio obiettivo, anche quella delle anime dei nostri nemici e dei nostri persecutori.
    Basta con il silenzio! Basta con gli eufemismi! Basta con i pii DUBIA e tutte le procedure clericali connesse! E' in gioco l'anima immortale nostra e dei nostri figli, stare in silenzio, parlare con eufemismi, è solo segno di viltà.
    Cari pastori, decidetevi, siate coraggiosi, noi vi sosteniamo con il nostro amore e la nostra preghiera, quando vedranno la nostra decisione, i nemici cadranno e perderanno.
    (Guido Villa su FB)

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  5. Da cosa viene la protestantizzazione13 luglio, 2017 12:06

    Prima sessione: il Concilio si apre con un atto di forza dell'arcivescovo di Lille il quale afferra con prepotenza il microfono, per leggere un testo, accuratamente concordato, in cui si afferma che i Padri non conoscono ancora i possibili candidati.
    "Felice colpo di scena e audace violazione del regolamento!" Scrive il card. Suenens.

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  6. Del piano sovversivo, messo a punto dalla componente progressista durante il Concilio Vaticano II e attuato con successo dal Cardinal Achille Liénart con la collaborazione dei cardinali Frings, König e Döpfner, si discute dai tempi delle prime pubblicazioni di Monsignor Marcel Lefebvre - soprattutto Un vescovo parla (Rusconi, Milano 1975) e Il colpo maestro di Satana (il Falco, Milano 1975) - e si è continuato a discutere in Iota Unum di Romano Amerio (Ricciardi, Milano 1985) e più recentemente in Il Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta di Roberto de Mattei (Lindau, Torino 2010) e in Il Vaticano II. Alle radici di un equivoco di Monsignor Brunero Gherardini(Lindau, Torino 2013).

    Com'è noto, il 13 ottobre 1962, all'inizio della Seconda Congregazione generale del Concilio, al momento di votare i rappresentanti nelle dieci commissioni che avrebbero dovuto esaminare gli schemi elaborati dalle commissioni preparatorie e approvati dal Papa, Monsignor Liénart, uno dei dieci membri della Presidenza, interruppe l'esposizione del Segretario Generale e chiese la parola al Presidente di turno, il Cardinal Tisserant, adducendo l'impossibilità di procedere alla votazione senza avere conoscenza dei candidati. Nonostante le proteste di Tisserant ("I Padri sono stati convocati semplicemente per votare"), la componente progressista fece scoppiare la bagarre e lo stesso Presidente dovette chiudere la seduta per riferire al Santo Padre. Giovanni XXIII capitolò e accettò di modificare l'ordine degli schemi che aveva precedentemente approvato.

    Sul latrocinium del 1962 è tornato recentemente il Professor Enrico Maria Radaelli in un articolo pubblicato in Divinitas (Anno LVI, n. 3, 2013): A proposito della "rottura della legalità conciliare" ad opera del Cardinale Liénart...
    http://vigiliaealexandrinae.blogspot.it/2014/01/il-latrocinium-del-cardinal-lienart-e.html

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  7. Inutile prodigarsi in sacrosante argomentazioni. La dura realtà dei fatti purtroppo attesta che i dissolutori della Chiesa Cattolica sono solo determinati a completare irreversibilmente la loro opera e non certo a discuterne genuinamente e magari a ricredersi per quanto ci si affanni a presentare considerazioni inoppugnabili. Ci vuole altro; ma questo "altro" non può essere esclusivamente di origine umana.
    Miles

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  8. La cosa tragicomica è che i 500 anni della cosiddetta riforma protestante sono stati celebrati da quattro gatti luterani, ma sopratutto da Papa Francesco e dai cattolici. È un incredibile paradosso che alla fine la gran parte della gerarchia cattolica finisca per dare ragione a Lutero contro il Concilio di Trento. Don Ricossa dopotutto ha le sue buone ragioni, anche se non le condivido.

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  9. L'articolo di Valli sulla quarta pagina del foglietto della Santa Messa di domenica scorsa merita la lettura di chi non l'avesse ancora fatto.

    Qui ormai non è nemmeno più una questione protestante.

    E' stato tolto di mezzo il katechon (2 Ts 2,6)

    Siamo alla neo-Chiesa.

    Siamo al capitolo 13 di Apocalisse.

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  10. Silvana de Mari
    Le cose o sono vere o sono false. Esattamente 100 anni fa a Fatima è stato mostrato l'inferno. È stato mostrato che esiste l'inferno. È stato mostrato che esiste e non è vuoto. E che possiamo salvarci , ma l'inferno esiste e la Legge non può essere violata, non può essere affermato che possa essere impunemente violata senza pentimento e perdono, non può essere impunemente affermato che sia etico o compassionevole violare la Legge. Se non ci crediamo , non ci crediamo e fine della discussione. Ma se ci crediamo , non ci inventiamo che fosse zucchero filato. A Fatima non è stato mostrato lo zucchero filato, una bella misericordia tonda, paffuta e morbida come la panna montata.

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  11. http://querculanus.blogspot.it/2017/07/e-questo-il-programma.html

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  12. bella intervista a Don Giugni su San Pio V
    https://www.youtube.com/watch?v=WVzGHtL1Ma4

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  13. Grave articolo del periodico che per antifrasi si chiama "Civiltà Cattolica" (quando cambierà nome?): l'ecumenismo fra cattolici ed evangelicali in America contro le leggi abortiste, filogay, ecc. è violentemente condannato come strumentalzzazione della religione e "ecumenismo dell'odio" (evidentemente l'ecumenismo pro licheni e ambiente in genere con valdesi e luterani è quello che ci deve impegnare).
    Si fa esplicitamente il nome di Trump, ma sui programmi di Clinton e Podesta non ricordo interventi della Civ.Catt.
    http://www.lastampa.it/2017/07/13/vaticaninsider/ita/vaticano/spadaro-e-figueroa-in-usa-il-rischio-di-un-ecumenismo-dellodio-Z5uBXgJndNJ3sbaXTAYZZO/pagina.html
    Il TESTO INTERO: http://www.laciviltacattolica.it/articolo/fondamentalismo-evangelicale-e-integralismo-cattolico/
    IN INGLESE: http://www.laciviltacattolica.it/articolo/evangelical-fundamentalism-and-catholic-integralism-in-the-usa-a-surprising-ecumenism/
    A.V. Roma

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  14. - Le violazoni della legalità all'inizio del Vaticano II [1]

    "In quel fatale 13 ottobre 1962, mentre mons. Felici, segretario del Concilio, stava spiegando la procedura da seguire, si levò inaspettatamente il cardinale Liénart, uno dei dieci membri della Presidenza, e chiese la parola, interrompendo l'oratore. Il primo presidente del Concilio (il primo perché il più anziano), il cardinale Tisserant, che presiedeva la congregazione, glela negò a norma di regolamento, dato che la congregazione [l'intero Concilio in assemblea] si era riunita per votare e non per decidere se votare o meno. Il porporato francese allora afferrò il microfono, dicendo, a quanto sembra: "Scusatemi, la prenderò lo stesso". E lesse, tra gli applausi di una una parte dell'assemblea, una dichiarazione nella quale chiedeva che la votazione fosse rimandata e si concedesse alle Conferenze episcopali il tempo di consultarsi sull'idoneità dei candidati. Si voleva, evidentemente, avere il tempo di proporre nuove liste di candidati. La richiesta di Liénart fu appoggiata dal cardinale Frings anche a nome dei cardinali Koenig e Doepfner e accolta dopo febbrili consultazioni dal cardinale Tisserant, che aveva appena fatto il gesto (ma solo il gesto) di applicare il regolamento nei confronti dell'azione illegale del suo collega.
    A conferma della gravità dell'episodio, che non si può e non si deve dimenticare, rammentiamo le parole appuntate dal cardinale Siri sul suo diario. "E'difficile dire dello stupore e del disagio creato da questa vicenda. In un'aria di evidente e concitato malessere si disperdono i partecipanti". Vivo compiacimento, invece, espressero la sera stessa al P. Chenu, in un incontro privato, i due "monaci" protestanti della ecumenicamente variegata comunità di Taizé, Schutz e Thurian, presenti al Concilio come osservatori ufficiali". (P. Pasqualucci, 'Il Concilio parallelo.L'inizio anomalo del Vaticano II', Fede & Cultura, Verona, 2014, pp. 40-41, con le fonti ivi citate).

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  15. - Le illegalità all'inizio del Vaticano II [2]

    [Dall'opera sopra citata, pp. 40-1, nota]. Il settantottenne cardinale Liénart disse poi di avere agito sotto l'impulso improvviso dello Spirito Santo. Si trattava di una patente falsità. Il suo intervento era stato febbrilmente preparato nei giorni immediatamente antecedenti, su inziativa dell'allora mons. Garrone, francese, dopo ripetuti incontri con diverse personalità. Lo "schema" dell'intervento, fu preparato materialmente in latino dal cardinale Giuseppe Lefebvre (cugino di mons. Marcel Lefebvre) nella notte tra il 12 e il 13 ottobre e dato da costui la mattina successiva a Liénart, che lo imparò a memoria mentre si dirigeva in macchina a S. Pietro la mattina del 13, il giorno stesso delle votazioni. Altro che Spirito Santo! Si trattò dell'azione ben coordinata di una conventicola di lingua francese, che preparò il colpo in fretta ma lo piazzò con estrema freddezza. (Philippe Levillain, 'La mécanique politique de Vatican II. La majorité et l'unanimité dans un Concile', Beauchesne, Paris, 1975, pp. 188-190. Vedi anche De Mattei, 'Il Concilio Vat. II. Una storia mai scritta', pp. 203-6).
    Mons. Garrone, poi cardinale, avrebbe applicato con grande zelo le direttive del Concilio alla riforma dei seminari francesi, distruggendoli completamente. All'inizio degli anni Cinquanta del XX secolo si ordinavano in Francia circa 1000 preti l'anno; nel 2006 ne furono ordinati 98 (e non si vuol qui considerare la qualità dell'insegnamento impartito, forse causa principale del rarefarsi delle vocazioni).

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  16. "La medicina della misericordia va usata solo con l’errante o anche con l’errore?"

    Al branno del discorso dia apertura del Concílio e alla domanda se può aggiungere ciò che há detto il proprio Giovanni XXIII nella Pacem in terris:

    83. Non si dovrà però mai confondere l’errore con l’errante, anche quando si tratta di errore o di conoscenza inadeguata della verità in campo morale religioso. L’errante è sempre ed anzitutto un essere umano e conserva, in ogni caso, la sua dignità di persona; e va sempre considerato e trattato come si conviene a tanta dignità. Inoltre in ogni essere umano non si spegne mai l’esigenza, congenita alla sua natura, di spezzare gli schemi dell’errore per aprirsi alla conoscenza della verità. E l’azione di Dio in lui non viene mai meno. Per cui chi in un particolare momento della sua vita non ha chiarezza di fede, o aderisce ad opinioni erronee, può essere domani illuminato e credere alla verità. Gli incontri e le intese, nei vari settori dell’ordine temporale, fra credenti e quanti non credono, o credono in modo non adeguato, perché aderiscono ad errori, possono essere occasione per scoprire la verità e per renderle omaggio.

    In ciò che dice rispetto alla protestantizzazione della Chiesa cattolica non dobbiamo dimenticare Che questa è stata promossa dalla Nouvelle theologie che può essere considerata una estensione della solla Scriptura e del libero esame alla tradizione della Chiesa. Una volta che, una teologia se nomina Teologia delle fonti, questa rifiuta il magistero, regola prossima della fede. Anda alla regola remota per diventare lei stessa, come ogni protestante fanno con le S. Scritture.

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  17. Roditori dall'interno della casa
    http://www.rossoporpora.org/rubriche/italia/712-spunta-il-turiferario-guastalamessa-che-si-occupa-anche-di-gorizia.html

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  18. Cosa sta accadendo nella Chiesa da quando è diventato papa Bergoglio? Cosa è esploso tutto di colpo? Per capire davvero la questione bisogna studiare, e capire, i termini dello scisma protestante. L'americanizzazione seguita alla seconda guerra mondiale ha diffuso la mentalità protestante (soggettivista e positivista) contraria a quella cattolica (oggettivista e giusnaturalista). I fondamenti cattolici sono fondati filosoficamente su patristica, tomistica e scolastica (cioè su tutta la Storia Cristiana fin dall'inizio), invece la pastorale cosiddetta "modernista" poggia sulla teologia luterana e calvinista e sul cambio di prospettiva filosofico-antropologico iniziato nel 1500 (Lutero, Cartesio, Francis Bacon, Spinoza su tutti)..... In pratica, oggi è pieno di cattolici che, senza saperlo, sono già diventati protestanti e si scontrano con i cattolici che sono rimasti cattolici. Tutte le domande sulle quali ci si confronta e scontra altro non sono che gli interrogativi a cui rispose il Concilio di Trento, che andrebbe anch'esso studiato e compreso per farsi un'idea precisa dei termini della questione..... La faccenda è tutta qui: 5 secoli fa fecero lo scisma per fare la Riforma dall'esterno, oggi invece stanno tentando la Riforma dall'interno....

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  19. Semplicemente cristiani15 luglio, 2017 16:29

    Stiamo così perche' non c'e' stata alcuna opposizione
    http://www.settimanaleppio.it/dinamico.asp?idsez=15&id=1435

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  20. http://www.newliturgicalmovement.org/2017/07/the-antepreparatory-and-preparatory.html?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+TheNewLiturgicalMovement+%28New+Liturgical+Movement%29#.WWueW9Pyh7M

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