Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 13 luglio 2017

Una risposta a "La Scure di Elia" - Cristiano Lugli

Il contributo di Cristiano Lugli al nostro serio e appassionato dibattito sui temi caldi ricorrenti: il risveglio delle iniziative di riparazione e il comportamento dei confronti dei due Riti: Vetus e Novus. Lo accogliamo con gratitudine nella certezza di alimentare un approfondimento costruttivo.

Si è potuto leggere, ormai quindici giorni fa, un articolo pubblicato sul blog "La scure di Elia" dal titolo "omosessualismo e tradizione", all'interno del quale si è parlato anche delle processioni di pubblica riparazione susseguitesi in diverse città per tutto il mese di Giugno, e con qualche evento simile organizzato anche nei primi giorni di Luglio. Nel suddetto articolo, sono state analizzate alcune presunte criticità di questi atti liturgici, le quali evidentemente non sono state molto apprezzate dalla maggior parte dei lettori. Ecco forse perché, a distanza di due settimane, è comparso un nuovo articolo sull'omonimo blog dal titolo "apologia pro via sua". Ambedue gli articoli, rientrando certamente nel dibattito e in un criterio di legittimità di presentare un punto di vista, sono stati ripresi anche dal sito Chiesa e Post Concilio. [Il primo dei due articoli non è stato ripreso dal blog; ho inserito il link al secondo perché può essere interessante la discussione che ne è scaturita, che ha avuto il suo seguito qui]

Inizialmente, e cioè a seguito del primo articolo sopracitato, mi era ronzata per la testa l'idea di elaborare una risposta immediata, se non altro per un senso di responsabilità visto che la prima delle Processioni si è tenuta a Reggia-Emilia, e mi ha visto coinvolto nell'organizzazione di essa assieme ad altri quattro cari amici. Poi, però, ho pure pensato di soprassedere giacché certamente ognuno può esporre come e meglio crede le proprie idee - nei limiti del rispetto che non è infatti mancato nemmeno questa volta -, specie se si tratta di un sacerdote.

Questa seconda gettata di contro non mi ha dato scampo, e mi sento in dovere, come co-fondatore del Comitato "Beata Giovanna Scopelli", di fornire una risposta agli aspetti critici sollevati anche in quest'ultimo articolo, il quale altro non è che una messa a punto di quello precedente, come già detto in risposta alle perplessità mostrate da diversi lettori che probabilmente - a Reggio o in altre città - hanno preso coraggiosamente parte a questi atti di pubblica riparazione.
Veramente c'è stato anche un altro stimolo che mi ha deciso a scrivere, ed è quello che coinvolge la (non nominata) Fraternità Sacerdotale San Pio X e la questione dell'assistenza al Novus ordo Missæ di Paolo VI. Ma andiamo per gradi.


IL REALE EFFETTO DELLE MANIFESTAZIONI PUBBLICHE

Riguardo alle "Manifestazioni pubbliche" - già qui si situa a mio parere il primo errore, poiché di Processioni si tratta, ben diverse da qualsivoglia pur benevola manifestazione - viene così detto nell'articolo "apologia pro via sua":
"Non ho mai inteso negare che ogni atto di riparazione, pubblico o privato, abbia comunque un effetto nell’economia divina e ottenga delle grazie, ma mi sono solo concesso la libertà di riflettere sul reale effetto delle nostre manifestazioni pubbliche in una società che è diventata un “buco nero” che risucchia anche la luce e se ne nutre. La macchina mediatica, in altre parole, riesce a piegare perfino l’affermazione della verità a sostegno dell’errore. Dato che ormai, per moltissima gente, quel che dice la televisione è verità assoluta, l’interesse dei mass media – inevitabile quando si scende in piazza – è una trappola che non solo neutralizza (sul piano umano) le intenzioni più sacrosante, ma le usa a vantaggio della sovversione. I nemici che abbiamo di fronte sono persone che si sono messe al diretto servizio del diavolo; i burattinai del sistema, per poter dominare le masse, hanno indotto una forma di demenza collettiva che ora sfrutta per dirigerle come vuole. Il Signore ci insegna a valutare bene l’avversario e le nostre forze, prima di affrontarlo a viso aperto (cf. Lc 14, 31)."
Si è voluto riportare questo lungo trafilo per poter analizzare i paradossi che all'interno di esso si ritrovano. Se gli atti di riparazione hanno effetto nell'economia divina e ottengono grazie, come peraltro insegnato infallibilmente nell'Enciclica Caritate Christi Compulsi e in Miserentissimus Redemptor, ambedue di SS. Pio XI, l'argomento già dovrebbe bastare per smorzare gli indugi. Epperò la domanda dell'articolista sfocia sull'effetto sortito nell'ambito della materia. Questo è il primo paradosso, giacché se un atto è principalmente rivolto a Dio, a maggior ragione per riparare a dei gravi peccati pubblici contro di Lui, l'effetto sovrannaturale deve risultare quello preponderante. Tutto ciò che segue nelle righe dopo al pezzo del trafiletto appena citato, risulta incomprensibile a chiunque abbia una visione sovrannaturale delle cose, come certamente il sacerdote in questione ha. Ecco perché non si capisce la logica di simili affermazioni, volte a spiegare i meccanismi utilizzati dalla macchina mediatica che sovverte le più sacrosante intenzioni. Quello che stupisce, purtroppo, è che queste obiezioni-perplessità sono state le stesse esposte da quasi tutti i vescovi chiamati a far fronte al problema estivo dei gay pride: da Reggio Emilia, passando per Pavia ed arrivando a Varese, vescovi o parroci che fossero, hanno risposti tutti nel medesimo modo: concentrandosi sull'aspetto mediatico. Questo è assurdo principalmente per un motivo:

"Non lottiamo contro una natura umana mortale, ma contro i prìncipi, contro le potenze, contro dominatori di questo mondo oscuro, contro gli spiriti maligni delle regioni celesti. Per questo motivo indossate l'armatura di Dio per resistere nel giorno malvagio" ( Ef. 6,12). Cosa si dovrà mai temere in questa epoca così perversa? Il mondo ha sempre fatto il suo mestiere, e in diverso modo, a seconda dei tempi e dei mezzi, l'Antico Avversario ha lavorato giorno e notte per sovvertire i buoni proposti, per combattere la Chiesa e via di scorrendo. Oggi, certo, siamo in tempi nettamente peggiori in cui tutto può essere strumentalizzato e sovvertito a proprio comodo. Ma come può essere questo il motivo per fermarci anche solo a riflettere se quello che stiamo facendo è giusto o meno? Come può essere questo l'interrogativo o il parametro di giudizio? Il nostro compito, come ci ricorda proprio l'Apostolo delle genti, è indossare l'armatura di Dio; ma si badi bene: non solo interiormente e non solo con criteri intimistici, ma anche nella battaglia quotidiana contro i peccati pubblici delle nazioni che gridano vendetta al cospetto di Dio. Solo perché i tempi sono più pesti e i numeri sono pochi pensiamo di poter essere esenti da questo? Quale follia!

Nel 1689, come ben sappiamo, il Sacro Cuore di Gesù rivelò a santa Margherita Maria Alacoque un messaggio per il re di Francia: Luigi XIV doveva far raffigurare sulla bandiera di Francia l’insegna del Sacro Cuore.
 “Il Sacro Cuore - diceva Santa Margherita - desidera entrare con pompa e magnificenza nei palazzi dei principi e dei Re, per esservi oggi onorato tanto quanto venne oltraggiato, umiliato e disprezzato durante la sua Passione. Egli desidera di vedere i grandi della terra tanto abbassati e umiliati ai suoi piedi, quanto allora venne annichilito”. Di consacrazione pubblica dunque si parlava, non solamente privata e che, se adempiuta, avrebbe portato con sé una pioggia di benedizioni.  “Il Sacro Cuore vuole regnare nella sua [del Re] reggia, essere raffigurato sui suoi stendardi e inciso sulle sue armi, per renderle vittoriose su tutti i suoi nemici, abbattendo ai suoi piedi le teste orgogliose e superbe, per farlo trionfare su tutti i nemici della Chiesa”.
La richiesta non fu accolta, e di lì a poco sorsero i grandi problemi del decadimento francese, con il cataclisma geo-politico e spirituale della Rivoluzione di Francia.

Un altro parere conclusivo al trafiletto con cui è francamente difficile trovarsi in accordo, è quello dove si viene messi in guardia, citando il Vangelo, dall'avversario che ci troviamo davanti calcolando pure la portata delle nostre forze. Ora, è necessario restare sul tema delle riparazioni per capire nella sua essenza questo concetto: il nostro unico avversario, nel caso specifico, non è nessun altro se non il peccato. Il peccato pubblico. Bisogna piuttosto stare attenti a non perdere di vista ciò contro cui si combatte: se il massimo propagatore di peccato è il Demonio, colui che tenta l'anima in continuazione, allora bisognerebbe concluderne che le nostre forze saranno sempre poche e mai sufficienti. San Pietro ben ci avverte, ripetendo le stesse parole ogni sera nella Compieta: "Sobrii estote, et vigilate: quia adversarius vester diabolus tamquam leo rugiens circuit, quaerens quem devoret: cui resistite fortes in fide".
La nostra arma, l'unica nostra forza e possibilità, è rimanere saldi e forti nella Fede. Ecco perché, a proposito di riparazioni pubbliche, dobbiamo vedere come nostro avversario il peccato commesso contro Dio, abbandonando ogni altro timore terreno, abbandonando gli "strategismi" umani che tanto non porterebbero comunque a nulla. La Fede in Dio e nella difesa della Santa Chiesa deve alimentare i nostri propositi, non scambiando il vero avversario - quello sovrannaturale - contro il finto avversario - e cioè quello naturale nel nostro tempo rappresentato da tutta la mentalità più comune, ivi compresi i mass media.

A questo punto l'articolista si pone inaspettatamente una domanda retorica, che per chi ha letto - almeno il sottoscritto, ma a quanto pare anche diversi altri lettori - così retorica non era fino a poche righe prima e, sopratutto, fino al precedente articolo "omosessualismo e tradizione". Anche qui, riportiamo un intero trafiletto perché vi è espresso il nocciolo della questione sin qui affrontata.
"Dobbiamo allora rinunciare a difendere pubblicamente la verità e rintanarci nelle devozioni private? Certamente no, ma dobbiamo usare quella prudenza soprannaturale che ci fa comprendere quando e con chi è opportuno parlare senza ottenere l’effetto contrario, approfittando al tempo stesso di tutte le occasioni di penitenza e mortificazione che ci si presentano. Su quest’ultimo punto, però, avverto una certa reticenza… I Santi si maceravano nel nascondimento, ma poi parlavano con franchezza, direttamente e personalmente, alle persone rivestite di autorità nello Stato o nella Chiesa. È ovvio che le pratiche penitenziali richiedano una saggia gradualità che permetta di evitare le trappole del demonio, mentre l’offrirsi come vittima esige un alto grado di maturità interiore e il permesso del padre spirituale. Ma nessuno ci impedisce di cogliere e valorizzare le innumerevoli occasioni che abbiamo quotidianamente di mortificarci e di aiutare altri a riflettere".
Difficile comprendere i soggetti coinvolti in queste precisazioni: con chi dovremmo e con chi non dovremmo parlare? Quando? Secondo quali modalità? Ovviamente anche queste sono domande retoriche, visto che davanti a certe evidenze non si capisce quale possa essere quel grado di "prudenza soprannaturale" in grado di bloccarci. Se trattasi sempre di debolezza dal punto di vista umano, non possiamo far altro che ricordare la "debolezza" di Davide contro Golia. O ancor meglio possiamo ricordare la tenacia e la fiamma di spirito che alimentò il Beato padre Marco d'Aviano il quale, vedendo oramai assediata e circondata la sua Vienna, nel 1683, dai maomettani di Kara Mustafa, e consapevole dell'inferiorità numerica  e della tragicità della situazione, impose pubbliche penitenze, Sante Messe di intercessione e processioni per invocare il nome Santissimo di Maria contro i turchi. La Santa Vergine, invocata con fede, ottenne la vittoria. È grazie a questo episodio se ancora oggi il 12 Settembre la Chiesa festeggia la solennità del Santissimo Nome di Maria, per istituzione di Papa Innocenzo XI.
Rispetto alle mortificazioni private, alle pratiche penitenziali e via di scorrendo, va da sé che le due cose - cioè la riparazione pubblica e la mortificazione privata, così come la stessa preghiera di riparazione privata  - possono assolutamente andare di pari passo. Certo è che non possono essere equiparate, perché la sostanza e l'intento risultano diversi. La questione appare quanto mai semplice, ed è di natura logica oltre che teologica: un peccato privato ha una gravità ed una valenza diversa rispetto all'ostentazione forsennata di un peccato pubblico. Il secondo, per ovvie ragioni che pare superfluo elencare, crea anche grave scandalo.
I peccati dei popoli e delle nazioni vengono puniti e castigati da Dio qui in terra, questo perché le nazioni non sono organismi personali dotati di un’anima, eppure sono formati da uomini e perciò stesso la società umana, essendo la modalità fondamentale in cui Dio ha voluto che l’uomo vivesse, è soggetta al giudizio di Dio.
La differenza sostanziale è questa, e in virtù di questa verità ogni altro umano riserbo diventa fallace e privo di identità.
A tal proposito anche dom Prosper Gueranger ci invita a prendere coscienza sull'importanza delle processioni pubbliche:
“Quanto importanti sono i fini che si propone la santa Chiesa in queste Processioni, alle quali dovrebbero prendere parte tutti i fedeli che hanno la possibilità di farlo e che, invece di consacrare quel tempo al servizio di Dio per mezzo delle opere di vera pietà cattolica, lo passano in devozioni private, che non potranno attirare su di essi le stesse grazie, né portare alla comunità cristiana i medesimi aiuti di edificazione!”.
 L'Abate di Solemses spiega altresì il beneficio e il fine di questi atti:
"Si tratta di allontanare i flagelli che le iniquità della terra hanno meritato; di ottenere, umiliandoci e invocando l’aiuto della Madre di Dio e dei Santi, la cessazione delle malattie, la conservazione delle messi; di presentare infine alla divina giustizia un compenso per l’orgoglio, la mollezza e le ribellioni dell’uomo”.
Sempre il Gueranger ci ricorda infine le conseguenze nefaste di una concezione privatista, laicista, intimistica e, in fin dei conti, “liberale” della preghiera della Chiesa. Scriveva, già nel XIX secolo:
“Il rilassamento su questo punto è giunto al colmo. […] Dio non è tenuto a prendere in considerazione preghiere alle quali non si uniscono quelli che sono chiamati ad offrirle. E questo è uno dei molti punti sui quali una pretesa devozione privata ha gettato nell’illusione molte persone”.
Considerando che stiamo parlando di fine '800, cosa mai si potrebbe dire di oggi? E quale presuntuoso motivo potrebbe fare indietreggiare noi, qui, ora?

Quello che si è visto dal 3 Giugno fino ad oggi è tutta Grazia ricevuta, alla quale si deve guardare con un umile animo speranzoso. Altro che dubbi o riserve. Chi ha vissuto Reggio-Emilia sa bene quanto quella Processione abbia spezzato degli equilibri, anche mediatici, che nessuno pensava potessero più essere spezzati in un'era di "progresso" e scellerata modernità. Basta ricordare i volti dei commercianti attoniti, sbalorditi per quello squarcio creato fra le vie di una città piagata da un evento balordo. Giù segni di Croce, balconi pieni di gente che si è sentita animata dal coraggio di pochi ( che poi così pochi non erano ) unendosi in preghiera. Questi sono gli esempi, questo è l'aspetto militante che la Santa Chiesa deve vedere rifiorire.

"INCITAMENTO A DISERTARE LA NUOVA MESSA"

Essendoci dilungati parecchio sul primo punto, essenzialmente quello che più toccava da vicino il Comitato "Beata Giovanna Scopelli" e tutte le altre realtà annesse, non potremo spendere troppo tempo su questo secondo interessante argomento, con la speranza però di poterci tornare sopra.
Sempre nel medesimo articolo di don Elia, si pone un riferimento particolare alla nuova Messa.
Usando la stessa metodologia praticata sopra, è bene riportare il trafiletto dove è esplicitato l'argomento di nostro interesse:
"Se con qualcuno ho un dente avvelenato è con quei sacerdoti, membri di una fraternità a cui per altro verso dobbiamo moltissimo, che incitano i fedeli a disertare la Messa domenicale qualora non possano partecipare a quella tradizionale. Sono troppi, ormai, i lettori che mi scrivono confusi e angosciati dopo aver partecipato agli esercizi spirituali. In nome di Dio, non si può spingere la gente a violare in modo grave il terzo comandamento per amore della Tradizione, poiché questo è del tutto contrario alla Tradizione stessa! È innegabile che il novus ordo sia molto carente e, soprattutto a causa delle modalità celebrative più diffuse, possa a lungo andare deformare la fede, ma chi è ben istruito nella dottrina cattolica non corre certo questo rischio, dato che la sua retta precomprensione lo “vaccina” dalle distorsioni".
Il riferimento alla Fraternità Sacerdotale San Pio X qui, come già osservava qualcuno, è abbastanza palese. Talmente palese da far supporre che l'articolista non ci teneva proprio a tenerlo nascosto visto che sappiamo della sua vicinanza alla Fraternità per un periodo medio-lungo.
Partiamo dal titoletto utilizzato per affrontare questo secondo argomento, il quale di fatto è la ripresa di una frase riportata qui sopra.
"Incitare" non sembra infatti per nulla un termine carino, discreto e adatto all'argomento: i sacerdoti della Fraternità fondata da Mons. Lefebvre non incitano a disertare, ma tuttalpiù lo consigliano fortemente; e se lo fanno, non è per la pretesa di detenere la verità assoluta, ma perché semplicemente sono coscienti dei motivi gravi per cui per l'appunto consigliano i fedeli a non assistere al nuovo rito di Paolo VI. Di problemi gravi si tratta, non di bazzecole, sostenuti si che da altri sacerdoti come nel caso di Vocogno - "Radicati nella Fede", per intenderci.

Non possiamo qui riaffrontare in toto un argomento ampio, ma sarebbe bene che tutti rispolverassero perlomeno il "Breve esame critico del Novus Ordo Missæ", presentato a Paolo VI dai Cardinali Bacci e Ottaviani - come noto - ma scritto quasi totalmente dal fine teologo Padre Guérard des Lauriers con l'aiuto di Cristina Campo.
Va altresì ricordato che l'esame non ha ad oggi ricevuto alcun tipo di risposta. Né da Paolo VI, né dai successori postumi.
Un altro dato essenziale da capire è questo: se tutti sono sempre grati a Mons. Marcel Lefebvre, perché su questo punto fanno finta che la sua opinione in merito non esista, rivolgendosi esclusivamente ai suoi sacerdoti? La posizione finale e definitiva del Vescovo francese, è la medesima che la Fraternità porta avanti dalla sua fondazione. Non è cambiata di una virgola.
E l'accusa di spingere la gente in modo grave a violare il 3º Comandamento, oggi come si tempi di Lefebvre, non ha il suo fondamento proprio perché i motivi per cui è fortemente sconsigliato assistere alla Messa nuova sono talmente gravi da poter invocare l' "astinenza" da essa.

La Nuova Messa è formata ex novo per stessa ammissione di Paolo VI, il quale parlava della "novità che costituisce il nuovo rito della Messa", vero e proprio "cambiamento che riguarda una venerabile tradizione multisecolare" (Udienza generale del 26-11-1969).
Il grande fautore Annibale Bunigni, parlando alla stampa italiana di quegli anni in riferimento al Messale di Paolo VI, disse che si trattava - e quindi si tratta - "di una vera e propria creazione, dato che l'immagine della liturgia data data dal CVII è completamente differente da quella che la Chiesa Cattolica ha avuto finora".
La Messa non è più sacrificio propiziatorio, offerto per espirare il cumulo dei peccati, e l'Offertorio è stato rimpiazzato da una preghiera che de facto indica lo scambio di doni fra l'uomo e Dio, non più l'Offerta della Vittima per riscattare il genere umano. Bene sarebbe anche leggersi i testi della Nuova Messa, confutandoli con quelli della Messa di sempre. "Il Problema della riforma liturgica - la Messa del Vaticano II e di Paolo VI", Editrice Ichtus, 2001, è un testo improcrastinabile per capire il problema del Messale 1969 nelle sua fondamenta. [Potrei suggerire anche il mio saggio: «La questione liturgica. Il rito Romano usus antiquior e il Novus Ordo Missae a 50 anni dal Vaticano II», Ed. Solfanelli, pag.136, Euro 11. Ordini via mail: tabulafatiordini@yahoo.it -ndR]

Già il professore protestante di Strasburgo, M. Siegeval, nel novembre del 1969 scriveva al vescovo della città una lettera nella quale constatava che «niente nella messa adesso rinnovata può veramente disturbare il cristiano evangelico». E nello stesso anno Max Thurian, pastore protestante di Taizé, dichiarava che «uno dei frutti del nuovo Ordo Missae sarà forse che delle comunità non cattoliche potranno celebrare la Santa Cena con le stesse preghiere della Chiesa cattolica. Teologicamente è possibile».

Questo e molto altro vale per dichiarare il nuovo rito ambiguo, pericoloso. E si faccia attenzione a questo passaggio: non è vero che chi ha i nervi saldi e buona istruzione cattolica non deve temere di assitervi, giacché non solo di una questione persuasiva si tratta - che pure esiste e va messa in rapporto alla fragilità umana, a proposito dei nemici che ci troviamo di fronte - ma anche di una questione legata alla professione di Fede implicita nell'assistenza ad un rito. Se il rito che ho davanti è ambiguo e mostra molti difetti teologici ( "non sono degno di partecipare alla Tua mensa", tanto per citare il più noto ), allora la mia professione di Fede è in pericolo e si lega a quella "partecipazione". Ciò accade perché la lex credendi e la lex orandi non possono andare ognuna per conto suo, ma devono essere legate ed unite indissolubilmente.

A far sussistere la faccenda non basta neanche, come spesso tocca sentire, la questione della validità della Messa o dell'avvenuta Transustanziazione: per quanto tutte e due le cose possano esservi - anche se come diceva sempre Lefebvre le messe invalide aumentano a vista d'occhio con ogni probabilità - , questo non è bastevole. Per due ragioni:
  • la Messa ortodossa è certamente valida, anzi forse abbiamo più certezze che lo sia quella più che alcune in N.O. Tuttavia è proibito parteciparvi e meno che mai fare la Comunione. "E come mai? Gesù è presente realmente", direbbe qualcuno. Il fatto è che laddove non è professata integralmente la Fede Cattolica al fedele è proibito assistere. Orbene, se qualcuno ha il coraggio di dire che nella nuova Messa è professata integralmente la Fede Cattolica, si accomodi pure.
  • Si cita spesso, di sti tempi, il nobile Sant'Atanasio. Ricordiamo allora che Atanasio si rifiutò di prendere la Santa Comunione da Ario, nonostante fosse validamente e veramente consacrata, perché questo era eretico. Così il Curato d'Ars, che non assisteva alla Messa del prete rivoluzionario ma si recava da un prete refrattario che stava parecchio lontano da lui.
Per concludere: "lex positiva non obbligat cum gravi incommodo" = le leggi puramente positive ed ecclesiastiche lasciano spazio al Diritto divino, come accade ( o meglio accadeva ) ad esempio per le Messe in carcere celebrate senza paramenti o altro. Il ruolo delle leggi positive, infatti, è quello di essere sempre e comunque subordinate all'osservanza dei precetti divini, primo fra tutti non professare la Fede in modo ambiguo, come appunto accade nel Novus Ordo Missæ.

Non si possono capire queste cose se non si comprende, nella sua totalità, la crisi nella Chiesa dalla quale anche noi ci troviamo sopraffatti. Verte un grave stato di necessità, negato solo da chi non vuole fare i conti con la realtà delle cose.
«Che i sacerdoti cattolici rinuncino una volta per tutte a portare i travestimenti preparati da superiori traditori per far piacere a dei predicatori eretici. Che rifiutino di celebrare la messa con il Novus Ordo poiché questo Novus Ordo, con il suo smantellamento calcolato di formulari e di riti è diventato ciò che era destinato a divenire: un libro liturgico all’uso di ufficianti eretici che non credono alla messa e che non sono sacerdoti». ( Padre Roger-Thomas Calmel, insigne teologo domenicano )

43 commenti:

marius ha detto...

Ottimo articolo.
Però, Mic, sebbene sia stato composto dall'autore in due parti distinte, io l'avrei diviso in due thread completamente differenti, non solo per la lunghezza, ma soprattutto per agevolarne ordinatamente i commenti, tanto più che la seconda parte si aggancia direttamente con la discussione ancora in corso sull'articolo tratto da La Porte Latine di don Toulza

Anonimo ha detto...

Totalmente d'accordo sul primo argomento, questa frase da sola basta:

Questo è il primo paradosso, giacché se un atto è principalmente rivolto a Dio, a maggior ragione per riparare a dei gravi peccati pubblici contro di Lui, l'effetto sovrannaturale deve risultare quello preponderante.

Qualche giorno fa, inoltre, il Timone ha ripreso un passaggio di Santa Teresa d'Avila che sosteneva che a volte, per cambiare le cose, bastano un paio di uomini che si alzano in piedi e danno testimonianza. Se si riesce a portarne dieci o cento a pregare pubblicamente, a maggior ragione.


Totalmente in disaccordo con il secondo argomento.

la Messa ortodossa è certamente valida, anzi forse abbiamo più certezze che lo sia quella più che alcune in N.O. Tuttavia è proibito parteciparvi e meno che mai fare la Comunione.

Questo intanto non è totalmente vero:

Can. 844 § 2. Ogniqualvolta una necessità lo esiga o una vera utilità spirituale lo consigli e purché sia evitato il pericolo di errore o di indifferentismo, è lecito ai fedeli, ai quali sia fisicamente o moralmente impossibile accedere al ministro cattolico, ricevere i sacramenti della penitenza, dell'Eucarestia e dell'unzione degli infermi da ministri non cattolici, nella cui Chiesa sono validi i predetti sacramenti

http://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=4284

Ma non è il caso di discutere su questo punto perché dopotutto si parla di situazioni d'emergenza. La differenza, comunque, è che i ministri ortodossi fanno parte di una Chiesa scismatica ed eretica. Se non sussistono situazioni di emergenza, scegliere di andare in una chiesa ortodossa evidentemente ha a che fare con una professione di fede non cattolica, in un modo o nell'altro.

Ricordiamo allora che Atanasio si rifiutò di prendere la Santa Comunione da Ario, nonostante fosse validamente e veramente consacrata, perché questo era eretico. Così il Curato d'Ars, che non assisteva alla Messa del prete rivoluzionario ma si recava da un prete refrattario che stava parecchio lontano da lui.

Appunto: erano eretici manifesti e conclamati, di fatto.

Orbene, se qualcuno ha il coraggio di dire che nella nuova Messa è professata integralmente la Fede Cattolica, si accomodi pure.

Facciamo che non ho capito bene il senso di questa affermazione e prima di rispondere in termini perentori vediamo se l'autore vuole spiegarla meglio. Certamente ci sono persone che partecipano al NO e professano integralmente la Fede Cattolica.

marius ha detto...

Ricordiamo allora che Atanasio si rifiutò di prendere la Santa Comunione da Ario, nonostante fosse validamente e veramente consacrata, perché questo era eretico. (...)

Appunto: erano eretici manifesti e conclamati, di fatto.


Facile per noi affermarlo, a distanza di secoli e secoli.
Ciò che vivevano loro non poteva essere molto dissimile da ciò che, data l'enormità del problema, stentiamo a credere noi oggi.
Altro che homoiousios e homoousios!!!

marius ha detto...

Orbene, se qualcuno ha il coraggio di dire che nella nuova Messa è professata integralmente la Fede Cattolica, si accomodi pure.

Facciamo che non ho capito bene il senso di questa affermazione e prima di rispondere in termini perentori vediamo se l'autore vuole spiegarla meglio. Certamente ci sono persone che partecipano al NO e professano integralmente la Fede Cattolica.


Per capire questo basta rileggersi con attenzione quanto su questo blog è già stato scritto al proposito.

marius ha detto...

OT ma non troppo

Dal 23 al 29 ottobre 2017 si svolgerà un viaggio sulle orme della Riforma luterana, organizzato dalle poarrocchie di Lurate e Caccivio (Como), con la guida di uno dei più grandi esperti italiani di Martin Lutero e della Rifoma protestante, ossia Franco Buzzi, prefetto della Biblioteca Ambrosiana di Milano. Chi volesse partecipare, è pregato di leggere il programma allegato e di segnalare la sua pre-iscrizione, secondo le modalità lì indicate, entro il 20 luglio prossimo.

carlo ha detto...

Però a questo punto dobbiamo anche inficiare tutti i sacramenti ricevuti con il rito della Nuova Messa:battesimo,santa confesione,cresima e via dicendo!
quindi abbiamo automaticamente "creato"una nuova beatitudine:beati quelli che sono nati prima del CVII,perchè solo loro avranno il"diritto"di entrare nella Gerusalemme Celeste;tutti gli altri volenti o nolenti saranno considerati eretici e scacciati!!
AHI,ahi ma se non mi sbaglio qui c'è odore di predestinazione del tipo luterano,certamente di "setta"degli "eletti"che siccome celebrano con quel rito solo di essi è il regno dei cieli!!!
Quanta zizzania sta seminando satana nell'esercito dei suoi nemici,una tal confusione che chi dovrebbe difendere la Verità è più preoccupato di ricevere gloria e merito umano che salvare la Chiesa di Cristo dal marasma in cui sta precipitando grazie al pontificato di Bergoglio!Si sta perdendo di vista il vero problema per discutere del "sesso"degli angeli.Mi chiedo quale Spirito si stia pregando in questo momento,constatando,io che non sono un consacrato,una si tanta accredine tra coloro che dovrebbero essere degli "alter Cristus";da parte mia e invito anche i lettori a fare altrettanto,mi son riletto il sogno di Don Bosco,le due colonne!
La Santissima Eucarestia e la Beata Vergine Maria aiuto dei cristiani con relativa consacrazione ai Due Cuori!Perchè l'unica cosa veramente importante per un cristiano è la salvezza della propria anima,che è possibile solo grazie al versamento del Preziosissimo Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo e non da sacerdoti che celebrano funzioni religiose con il Vetus ordo o Novus ordo...patiscano in croce quello che ha patito il Nostro Signore e Nostro Dio e allora ma soltanto allora io come pecora comincierò a seguirla e ascoltarla!!SPERO CHE ALTRE PECORE COME ME SIANO VERAMENTE STUFE DI QUESTI STUPIDI LITIGI DI PASCOLO E COMINCINO A CERCARE PASTORI PREOCCUPATI VERAMENTE DELLA SALVEZZA DELLE LORO ANIME E BASTA!!
PS:anche se il mio commento non fosse pubblicato,la cosa per me ha poca importanza perchè non cerco certo gloria nei vari siti cattolici che si spacciano per difensori della Verità,ma almeno chi lo legge e lo censura avra modo di farsi "un esame di coscienza"

Enzo Gallo su Fb ha detto...

Solo per completezza di precisazione, visto che sono stato chiamato in causa, per chiarire, per quel che può valere, la mia personale posizione. Dal 1975 ho incominciato ad approfondire la questione liturgica e dal 1984 assolvo il precetto festivo SOLO con l'assistenza alla Messa romano-gregoriana di tradizione apostolica. Mi sento obbligato in coscienza a predisporre i miei impegni festivi in modo tale da non pregiudicare la frequenza ad essa. Conseguentemente sono praticamente azzerati i problemi di eventuale scelta che personalmente non mi pongo perché non considero i due riti equivalenti ed interscambiabili, ciò non perché ritenga in se' il Nom invalido e/o illecito ma perché esso non testimonia integralmente la fede cattolica. Ricordo poi che se è di precetto divino l'obbligo di santificazione della festa e da esso non si può essere dispensati, le modalità di tale santificazione sono norme ecclesiastiche positive, da cui si può essere esonerati per gravi motivi. Ovviamente a questa conclusione sono giunto, tuta coscientia, solo dopo aver lungamente esaminato la questione alla luce della Tradizione e del Magistero irreformabile. Vi è certo un obbligo morale per tutti di approfondire la propria fede e di risolvere eventuali dubbi, ma bisogna riconoscere che, per una serie di motivi che qui non è il caso di approfondire, relativamente pochi si pongono tali problemi. Non sta me giudicare se tale inerzia sia più o meno colpevole. Una cosa mi sento di dire in piena libertà, fate sacrifici per la Messa di sempre, il buon Dio vi ricompenserà al centuplo.

Anonimo ha detto...

Facile per noi affermarlo, a distanza di secoli e secoli.

No, marius, questa risposta è fuori bersaglio. Io ho scritto "di fatto". Il punto di vantaggio che abbiamo noi posteri è che possiamo dire che erano eretici de iure e liquidarli come un errore chiuso (salvo riabilitazioni di Enzo Bianchi). Non è tanto questione se fosse facile dire che erano eretici di fatto all'epoca. All'epoca la difficoltà degli Atanasi di turno era che si muovevano contro il potere costituito, così come facciamo oggi. Ma tutto questo non c'entra niente con la validità della Messa: l'analogia, semmai, sarebbe rifiutarsi di andare ad una Messa celebrata da un Kasper, o da un vescovo eretico, o da un prete che sostiene apertamente eresie, eccetera, cosa che qui nessuno farebbe, penso. Questo a prescindere con il fatto che il Sacramento sia valido: è che, avendo fortunatamente altre possibilità, possiamo evitare di avere a che fare con costoro e fare quanto possibile perché si ritrovino con meno seguaci possibile, anche in modo visibile. E quindi questo discorso non porta argomenti alla discussione.

Per capire questo basta rileggersi con attenzione quanto su questo blog è già stato scritto al proposito.

No, perché state cincischiando - scusate la franchezza - come Bergoglio, senza portare le premesse a conseguenze e senza dare una risposta chiara ad una domanda precisa che ho fatto sin dall'altro giorno. Se il NO non è cattolico, allora devo dedurne che _tutti_ gli ordinati, dai preti in su, che lo celebrano, o che non denunciano la sua non-cattolicità, o sono ingenui, o ignoranti o peggio. È inutile dire che "non giudicate", come da ultimi commenti ad un articolo precedente: questa implicazione logica è evidente. Aggiungo che se per un fedele qualsiasi l'ingenuità e/o l'ignoranza possono essere spiegazioni valide, lo sono molto meno per prelati di alto livello.

L'altro giorno affrontavo il problema prendendo Siri per esempio, ma la lista è lunga: una serie di papi (escludiamo dalla discussione il presente pontefice, per vari motivi); e di cardinali di spicco. Nessuno ha risposto alla mia obiezione, ma si è un po' cincischiato intorno alla figura di Siri, senza concludere niente.

Pertanto ora vi faccio una domanda esplicita, diretta, insomma un "dubium": persone come i cardd. Burke, Caffarra, Meisner, Brandmuller, Sarah, o il vescovo Schneider, sono dunque ignoranti, o ingenui, non si interessano sufficientemente alla salute delle anime, o addirittura sono modernisti? Fate il favore di rispondere con sì o un no, come da "dubium" che si rispetti.

L'unico argomento che leggo è "mons. Lefevbre ha detto", ma non è certo sufficiente a dirimere la questione. Anche chi ha avuto ragione in molti aspetti, e si può anche dire che sia stato profetico per molte cose fondamentali, non è detto che l'abbia avuta su tutto. Persino un santo teologo come San Tommaso qualche errore lo fece (non aveva un'idea corretta dell'Immacolata Concezione).

mic ha detto...

Mi sovviene la risposta di mons. Gherardini ad una mia specifica domanda sul NO. Lui, che celebra privatamente il VO nella sua cappella e conosce tutti i confronti tra i due Messali, mi rispose che ciò che fa la Chiesa non va rifiutato. Devo precisare che era prima di quel fatidico 13 marzo 2013...

Cristiano Lugli ha detto...

Colgo l'occasione, a dibattito aperto, per rispondere ad un lettore che poneva obiezioni ad alcune parti del mio articolo "Una risposta a La Scure di Elia".

Gentile sig. Fabrizio Giudici, in riferimento al suo disaccordo sulla questione della Messa ortodossa, la risposta è semplicissima: tutto l'articolo, specialmente la parte sulla nuova Messa, fa intendere quale sia la posizione che a mio avviso oggi un cattolico dovrebbe tenere nei confronti del modernismo imperante, il quale dilaga da più di cinquant'anni a spron battuto devastando e avvelenando tutto, gradualmente ma con grande tenacia. Se il punto è il rifiuto del Novus Ordo Missæ, allora capirà che la mia critica non si situa là dove solitamente si parla di "spirito del Concilio", ma nel Concilio stesso avente almeno 16 documenti velenosi.
Ora, capirà come la sua citazione sia poco in linea con quanto espresso nell'articolo intiero, giacché viene ripresa dal CIC del 1983, rifatto da Giovanni Paolo II come ben sa. Mi pare quantomeno superfluo ribadire che Papa Wojtyla è stato un proseguo del Concilio Vaticano II nonché colui che organizzò Assisi 1986, lo scempio degli scempi.

Il nuovo codice del diritto canonico che lei cita è il frutto di un'idea ecumenica già evidentissima, mai conosciuta prima del Concilio dalla Santa Chiesa Cattolica e dal suo Magistero. Ecco perché il discorso a mio parere non regge. Non pensi che il nuovo CIC non sia stato un cambiamento grave o non abbia inficiato la Dottrina cattolica, perché lo ha fatto eccome.
Sarebbe folle pensare che l'unico problema esistente sia la nuova Messa. Essa, per quanto lo sia enormemente, non è l'unico ma uno dei tanti problemi derivanti dalla primavera conciliare. Se confronta il CIC del 1917 e quello del 1983, troverà sostanziali differenze. E questo vale anche per tutto il resto: Novus Ordo, Catechismo, Breviario, e tante altre cose che apparentemente potrebbero sembrare minoritarie rispetto a queste quattro appena menzionate.
Se ci si vuole attenere alle norme del nuovo Codice lo si faccia pure, ma allora è inutile persino disquisire. Sarebbe come dire che in caso di necessità un divorziato "riaccompagnato" può fare la Comunione perché lo ha detto Bergoglio. Esagerato? Nient'affatto, la dinamica è la stessa: prima del documento "Unitatis Redintegratio" assistere o prendere parte a qualsiasi rito non cattolico ma eretico o scismatico che fosse, era cosa molto grave. Così come contrarre matrimonio con cristiani non cattolici, oggi cavillo ritenuto quasi inesistente.

segue

Cristiano Lugli ha detto...

...segue
Dice S.S. Pio XI in Mortalium Animos:
"Un obiettivo non dissimile cercano di ottenere alcuni per quanto riguarda l’ordinamento della Nuova Legge, promulgata da Cristo Signore. Persuasi che rarissimamente si trovano uomini privi di qualsiasi sentimento religioso, sembrano trarne motivo a sperare che i popoli, per quanto dissenzienti gli uni dagli altri in materia di religione, pure siano per convenire senza difficoltà nella professione di alcune dottrine, come su un comune fondamento di vita spirituale. Perciò sono soliti indire congressi, riunioni, conferenze, con largo intervento di pubblico, ai quali sono invitati promiscuamente tutti a discutere: infedeli di ogni gradazione, cristiani, e persino coloro che miseramente apostatarono da Cristo o che con ostinata pertinacia negano la divinità della sua Persona e della sua missione. Non possono certo ottenere l’approvazione dei cattolici tali tentativi fondati sulla falsa teoria che suppone buone e lodevoli tutte le religioni, in quanto tutte, sebbene in maniera diversa, manifestano e significano egualmente quel sentimento a tutti congenito per il quale ci sentiamo portati a Dio e all’ossequente riconoscimento del suo dominio. Orbene, i seguaci di siffatta teoria, non soltanto sono nell’inganno e nell’errore, ma ripudiano la vera religione depravandone il concetto e svoltano passo passo verso il naturalismo e l’ateismo; donde chiaramente consegue che quanti aderiscono ai fautori di tali teorie e tentativi si allontanano del tutto dalla religione rivelata da Dio".

Stiamo parlando di riunioni, di divieto di partecipare ad esse. Figuriamoci per ciò che concerne una Messa. L'unica soluzione è stare a casa, santificando il precetto in altro modo. Per quanto riguarda una persona in articulo mortis, quella è tutta un'altra questione rientrante nello "stato di necessità", ma la cosa esula da questo argomento e non può essere associata al piano del precetto domenicale.

Guardando al Catechismo di San Pio X piuttosto, ritroviamo queste infallibili istruzioni:

225. Chi sono quelli che si trovano fuori della vera Chiesa?
Si trovano fuori della vera Chiesa gli infedeli, gli ebrei, gli eretici, gli apostati, gli scismatici e gli scomunicati.

228. Chi sono gli eretici?
Gli eretici sono i battezzati che ricusano con pertinacia di credere qualche verità rivelata da Dio e insegnata come di fede dalla Chiesa cattolica, per esempio gli ariani, i nestoriani, e le varie sette dei protestanti.

229. Chi sono gli apostati?
Gli apostati sono coloro che abiurano, ossia rinnegano con atto esterno la fede cattolica, che prima professavano.

230. Chi sono gli scismatici?
Gli scismatici sono i cristiani che, non negando esplicitamente alcun dogma, si separano volontariamente dalla Chiesa di Gesù Cristo, ossia dai legittimi pastori.

Trovarsi fuori dalla vera Chiesa di Cristo vuol dire una cosa sola: non salvarsi se non ci si converte. Come si può, dunque. assistere ad un rito - pur valido che sia - celebrato da chi è fuori dalla Chiesa? Dirò di più: la Consacrazione, se pur valida, è sacrilega perché macchiata dall'intento di un volontario scisma. Se oggi è "concesso", questo accade perché l'ecumenismo trionfa nella neo-chiesa conciliare e post conciliare. Eppure la Dottrina rimane immutabile e ribadisce concetti molto chiari e semplici.

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Cristiano Lugli ha detto...

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Il Sig. Fabrizio Giudici mi citava proprio un sito dove un padre domenicano risponde alle domande o ai dubbi. Proprio in quello indicatomi si ritrova casualmente uno dei noccioli fondamentali della questione. Il padre infatti dice: "Se la Chiesa Cattolica è aperta verso i cristiani delle Chiese ortodosse, tuttavia, purtroppo, non c’è uguale apertura delle chiese ortodosse nei confronti dei loro fedeli, ai quali talvolta negano la possibilità di accedere presso i ministri cattolici per ricevere i sacramenti".

Cade a fagiolo questo commento, dove viene ammessa l'ostentazione dell'errore scismatico e dunque anche eretico. Inoltre ci viene platealmente ricordato che è la neo-chiesa a piegarsi ai "fratelli separati",'trattando con loro come se fossimo sullo stesso piano. Pio XI ci ricorda nella medesima enciclica sopracitata:
"E intanto affermano [i cristiani separati NdA] di voler ben volentieri trattare con la Chiesa Romana, ma con eguaglianza di diritti, cioè da pari a pari; e certamente se potessero così trattare, lo farebbero con l’intento di giungere a una convenzione la quale permettesse loro di conservare quelle opinioni che li tengono finora vaganti ed erranti fuori dell’unico ovile di Cristo".

Ripetiamo dunque la domanda: è lecito assistere ad una Messa ortodossa? Rifacendosi alla Dottrina di sempre, infallibile e multi secolare, NO. Rifacendosi alla "dottrina" modernista ed ecumenista, SI. Ognuno si accomodi nella direzione che vuole, allora però smettiamo di lamentarci dei lasciti modernisti visibili ogni giorno di più.

Per quanto riguarda gli "eretici manifesti e conclamati" ribadisco che ho citato anche il Santo Curato d'Ars, il quale non assisteva alla Messa del prete rivoluzionario, non eretico o scismatico. Era rivoluzionario, progressista, oggi diremmo modernista. E il Curato si rifiutava di recarvisi. A buon intenditor poche parole, se si vuole fare un paragone con la situazione attuale. Altro che rivoluzionari abbiamo qui.

Concludo rispiegando questa frase che mi è parso di capire non sia stata compresa: "Orbene, se qualcuno ha il coraggio di dire che nella nuova Messa è professata integralmente la Fede Cattolica, si accomodi pure".

Il Novus Ordo Missæ esprime con chiarezza, nella sua composizione, l'integrità della Fede Cattolica? La professa con la sua composizione liturgica e il suo nascondere l'assioma di Sacrificio di Cristo e dell'Oblazione? Chi ha il coraggio di dirlo, si accomodi pure. Prendere parte ad un rito che non professa integralmente la Fede Cattolica crea un problema anche per la propria professione, come ho spiegato nell'articolo a proposito della lex credendi e della lex orandi.

Anonimo ha detto...


# Sono sempre valide le spiegazioni di mons. Lefebvre

Mons. Lefebvre l'ha spiegato chiaramente in che senso la Messa NO debba ritenersi "non cattolica". Perché la sua spiegazione non dovrebbe valere? Questo senso prescinde dal problema della validità della Consacrazione. Ora, tale validità la si mantiene n o n o s t a n t e i mutamenti internvenuti nel Canone. Il ragionamento sembra il seguente: ci sono stati evidenti mutamenti nel Canone. Sono tali da poter dire che la Consacrazione sia stata resa invalida? Onestamente, no.
Non possiamo dire che l'abbiano resa a priori invalida. Però sono tali, unitamente agli altri mutamenti (anche mediante omissione, pensiamo all'abolizione dell'Introito, dell'Offertorio, della recitazione del Prologo del Vangelo di Giovanni alla fine della Messa, che riaffermava la natura divina di Cristo, Verbo Incarnato) da conferire a questa Messa uno spirito diverso, che non è più quello cattolico in senso proprio. Se poi aggiungiamo l 'applicazione del principio della sperimentazione (creatività liturgica) allora abbiamo addirittura la possibiità, come è successo, di Messe sacrileghe, quanto al modo della loro celebrazione o che comunque perdano del tutto il senso del Sacro. E l'aumentata possibilità di Consacrazioni invalide.
Conclusione: meglio tenersi alla larga da una Messa del genere e frequentare, per quanto possibile, quella VO, sicuramente cattolica, cioè ortodossa quanto al significato teologico del suo rito.
(Sulla Consacrazione nel NO, come ho capito io, è tuttavia rimasto sempre un dubbio. Da come è riportata nella famosa Istitutio, quella criticata da Bacci e Ottaviani, sembra che il sacerdote più che agire in persona Christi si limiti a raccontare quello che ha detto e fatto il Signore quando ha istituito l'Eucaristia stessa. Un dubbio atroce, no? E'giusta quest'interpetazione? Ho citato a memoria).
(Se fosse vero che la Consacrazione, da rinnovamento incruento del Sacrificio del Golgota, da azione effettuata dal sacerdote in persona Christi, è diventata in realtà racconto del Sacrificio - da azione a racconto (un far memoria) di un'azione - allora non si potrebbe ipotizzare l'invalidità a priori del nuovo rito? Però una dimostrazione assoluta non si riesce ad averla, resta il sospetto. Sufficiente tuttavia a squagliarsela da questa Messa.
Meglio una devozione a casa propria, in sostituzione + la Messa VO quando possibile). PP

Elia ha detto...

Il parere di monsignor Lefebvre non è magistero ecclesiastico. Non siamo in un Paese di missione né sotto una persecuzione violenta. La gerarchia cattolica non è tutta globalmente apostata o eretica.
La Messa teletrasmessa vale, ai fini del precetto, per chi non può muoversi da casa per motivi indipendenti dalla sua volontà. Le carenze oggettive del nuovo rito possono essere supplite dall'intenzione e dalla compunzione del celebrante.
E, per concludere, non è il singolo prete né il singolo fedele che stabilisce come e in quali condizioni si osservano i Comandamenti.

Vigiliae Alexandrinae ha detto...

Il vero avversario, a ben vedere, è "preternaturale". Interessante il resto.

marius ha detto...

A questo punto ognuno ovviamente fa le sue scelte, a seconda della sua comprensione della problematica, dell'importanza che dà alle sue prese di coscienza, dei condizionamenti pratici personali, dai legami affettivi da cui gli è più o meno difficile prescindere, da un naturale bisogno di sicurezza ravvisabile in ciò che è di generale comune dominio, ecc. ecc...

Da parte nostra, mia moglie ed io in questi giorni, in seguito alla lettura dell'articolo di don Toulza testé qui pubblicato e quello recente di don Alberto Secci intitolato "Azione non dialogo", abbiamo fatto il passo di abbandonare il cosiddetto "biritualismo".

Ci rendiamo conto che se la Messa di sempre è stata salvata lo dobbiamo solo grazie a tutti quelli che fin dai burrascosi tempi del CVII si sono impegnati a praticarla in modo esclusivo (FSSPX, UNA VOCE, i vari indulti tra cui quello denominato Agatha Christie e altri che non conosco).

Riteniamo che la stessa cosa dobbiamo fare anche noi ora.

mic ha detto...

Perciò, chiunque, nell'impossibilità di accedere al VO partecipi al NO con pura intenzione e cuore sincero e aperto, è Lui che incontra
Approfondisco la riflessione. Perché non c'è solo il desiderio che nasce dal bisogno, anzi dalla necessità, di incontrare il Signore. Bisogna pensare, come avevamo già rilevato, allo ius divinum di un Sacrificio gradito a Dio. Ma il vero sacrificio a Dio è sempre il Signore che lo compie, al di là di un'assemblea centrata su un'actuosa participatio prevalentemente materiale. E ciò avviene proprio nel momento fonte e culmine di tutto. E dunque anche questo resta, che ne siamo o meno consapevoli. Certo esserlo è importante perché ci colloca al giusto posto, quello della Chiesa-Sposa e non protagonista...

mic ha detto...

Da parte nostra, mia moglie ed io in questi giorni, in seguito alla lettura dell'articolo di don Toulza testé qui pubblicato e quello recente di don Alberto Secci intitolato "Azione non dialogo", abbiamo fatto il passo di abbandonare il cosiddetto "biritualismo".

Caro Marius,
comprendo e condivido la vostra scelta nel senso che sarebbe anche la mia se fossi nella stessa situazione. Ne ringrazio il Signore per voi e con voi. Tutto cambierebbe anche per me se avessi una sede della Fraternità o un Altare VO più raggiungibili.
Mi colpisce il fatto che siamo davvero 'pecore senza pastore' se ci sentiamo più portati a seguire la coscienza (che nel mio caso spero retta) piuttosto che i consigli di sacerdoti che pure stimiamo e seguiamo senza remore. Non è un segnale rassicurante. Di questo sono consapevole. Certamente viviamo una svolta epocale di notevole portata e irta di difficoltà. Sai quanto non sottovaluto le difformità dei "due riti", di certo non "due forme" dello stesso rito (del resto ci ho scritto un saggio che parla chiaro e forte).
Tuttavia, all'atto pratico, al momento (ma continuerò a pregarci su) la mia scelta è quella espressa sopra.

repetita juvant ha detto...

aLL'ALTRO MONDO sapremo chi ha commesso gli errori più grandi e chi quelli più piccoli. Coloro che hanno commesso quelli più piccoli, si impegniNO a pregare per quelli che hanno commesso i più grossi.

Anonimo ha detto...

# "Il parere di mons. Lefebvre non è magistero ecclesiastico. Non siamo in un paese di missione né sottoposti ad una persecuzione violenta..."

Mons. Lefebvre era vescovo come sant'Atanasio. E il parere di sant'Atanasio, quando si opponeva a vescovi ariani e a pontefici che tolleravano o favorivano l'eresia, era magistero ecclesiastico? Qual è per noi oggi il vero magistero ecclesiastico, quello dei Papi che favorivano l'arianesimo o quello di sant'Atanasio che li combatteva?
E quale sarebbe il magistero ecclesiastico attuale, quello dei Papi che baciano il Corano in pubblico, che si sono inventati una Messa completamente nuova, carica di tutte le ambiguità e le omissioni che sappiamo, una Messa che, la si giri come si vuole, resta un rito bastardo? Quello delle Giornate di Preghiera di Assisi, delle Messe "ecumeniche" dilaganti; dei vescovi che falsificano apertamente la Scrittura, raccontando ai giovani che l'intercessione di Abramo avrebbe salvato Sodoma dalla distruzione? Quello della Gerarchia che non apre bocca ed anzi incoraggia la presente invasione musulmana dell'Italia e dell'Europa? O fa apertamente l'elogio del peccato contro natura?...

Non siamo (ancora) sottoposti ad una persecuzione violenta. Ma ci troviamo in una situazione per molti aspetti peggiore, immersi da 50 anni nel clima torbido del Postconcilio, traditi dall'interno stesso della Chiesa, dai guardiani che consegnano le pecore ai lupi, mandandole al macello con parole dolci e mielate, piene di buoni sentimenti, umanitarie, accoglienti, benevole, ragionevoli sulla pace, il progresso, l'uguaglianza, l'unità del genere umano, la misericordia che ci perdona tutti, così come siamo, senza pretendere nulla da noi...
Ci troviamo peggio che in terra di missione.
PP

marius ha detto...

@ Mic
comprendo e condivido la vostra scelta nel senso che sarebbe anche la mia se fossi nella stessa situazione. Ne ringrazio il Signore per voi e con voi. Tutto cambierebbe anche per me se avessi una sede della Fraternità o un Altare VO più raggiungibili.

Infatti, Mic, come detto sopra, ognuno ha i propri condizionamenti.
Penso anch'io che chi pratica da sempre il NO difficilmente riesca a compiere la scelta esclusiva per il VO con la conseguenza di rimanere a secco di Messa se non ha la possibilità di frequentarlo. E mi sembra logico che sia così.

L'importante è evitare l'indifferentismo delle due forme (con la scusa della validità o altro, come abbiamo disquisito fin qui) che può portare ad una certa pigrizia non solo fisica ma anche spirituale, per cui in fin dei conti si sceglierà quel che fa più comodo.

Per esperienza, ritengo che, se si vuole uscire da questa impasse, bisogna imporsi un piccolo sacrificio realizzabile fin da subito, ma osservato con regolarità e rigore, costi quel costi.
P.es. individuare una Messa VO e andarci magari una volta al mese (magari la fanno proprio solo una volta al mese).
Se si hanno problemi di spostamento, coinvolgere altre persone che possono dare un passaggio, ecc, ... ognuno sa meglio cosa gli è dato di poter fare.

Poi da cosa nasce cosa...

marius ha detto...

L'importante è evitare l'indifferentismo delle due forme

...come già ben dicevi tu, Mic

Anonimo ha detto...

"...con la conseguenza di rimanere a secco della Messa se non ho la possibilità di frequentarla in VO" : gravissimo inventarsi un nuovo Codice di vita e sentirsi al "di sopra di un Comandamento di Dio", ma con l''Autorità di chi? Chi adotta queste scelte e le propaga come verità, ha un direttore spirituale o naviga a vista? Se è in errore grave, può peggiorare la sua situazione, trascinando altre anime al suo seguito!

Annarita ha detto...

Caro Cristiano Lugli concordo in tutto e aggiungo che anche molte messe nere sono valide, perchè la consacrazione avviene se fatta da un sacerdote che vuole farla, ma credo che nessuno di noi andrebbe ad una messa nera nemmeno se fosse l'unica messa presente in decine di Km. L 'obbligo è di santificare le feste, la Chiesa giustamente ha scelto la S.Messa come modo più eccelso per santificare le feste, ma dove la Messa non c'è si fa quelche si può. Visto che il novus ordo non è la Messa cattolica, non onora Dio, non rafforza la nostra fede, ma la mette in grave pericolo, non credo sia il miglior modo per santificare la festa. Oltre tutto è apurato che fa ammalare il fegato e fa venire la gastrite.

Annarita ha detto...

Ricordo che ai tempi della nascita dell'anglicanesimo, la messa anglicana era ritenuta valida, ma i cattolici non ci andavano, nonostante ci fosse (alla luce del sole) solo questa messa. Idem con l'arianesimo, si preferiva attendere un missionario che magari veniva una sola volta al mese o anche meno piuttosto che assistere a messe non cattoliche. Forse non ci siamo resi conto della gravità dei tempi, purtroppo è un vero dramma il fatto di non avere più messe cattoliche ovunque e fino ad ora molti si sono illusi di poter fare con quella nuova, sepur con riluttanza, pertanto il sentire qualcuno che ci dice che la questione non è così semplice, ci fa traballare. Non è più il tempo delle comodità, sta a noi ricostruire una società nuovamente cattolica, pregando ed agendo per avere ovunque la S.Messa.

Anonimo ha detto...


Siccome il commento di elia, dato il contenuto, mi pare sia una risposta al mio dell’altro post, dove lo ha postato in contemporanea, riporto qui quel commento, così si capisce meglio la risposta (Ringrazio PP per la sua replica, che condivido pienamente.):

" Luisa, per esperienza mia personale:
non “proibiscono”, ma spiegano e consigliano, non fanno nessunissima pressione, né in questo, né, devo dire, in altro. Un buon sacerdote tiene la luce accesa, in alto, non punta la pistola alle tempie. Ti indica la strada della salvelzz, non ti costringe a percorrerla. Ti indica i pericoli, che non sono certezza di danno, ma rischi (che chi ne è consapevole, non deve correre, perché rischiare di perdere la fede è non è, diciamo, proprio una bazzecola).
Quel rito, che, anche se ben celebrato, è oggettivamente “a gloria dell’uomo” , perché nasconde in sé il Santo Sacrificio, nasconde il fine primario della messa, e del Sacrificio, che è la gloria di Dio, i diritti di Dio, perché è l’autoglorificazione dell’uomo, del “popolo di Dio” già interamente salvato, dove Dio è solo uno strumento e un mezzo , e non il fine.
Con tutta quella luce accesa su quel rito, nonostante il consiglio di non parteciparvi, ho continuato a farlo per più di anno, forse due. Non ho avuto nessuna pressione, nessun rimprovero, nemmeno una parola, se non per iniziativa mia, che tornavo sull’argomento.
Continuavo ad andare pensando di tenere compagnia al Signore ed offrire la mia sofferenza. Ma non era la mia sofferenza che contava, il fatto è che io soffrivo perché, come nel Golgota, mentre Lui si immolava, lo deridevano, lo disprezzavano, e peggio del Golgota, lo strumentalizzavano, e non erano le singole persone, non era il singolo prete, era proprio quel rito. Allora il problema non era la sofferenza mia, ma i diritti di Dio violati. L’affronto a Dio proprio nel momento in cui la sua misericordia si esplica al livello massimo. Non ho più partecipato. Il precetto lo rispetto, quando non ho la possibilità di assistere alla messa (VO), assistendo in preghiera alla messa trasmessa in streaming dalla fraternità, ma si può rispettare il precetto anche in altri modi, come facevano e fanno ancora i cattolici nei paesi e nei periodi di persecuzione.
Capisco i travagli di tutti su questo punto. Mi sembrano simili a quelli dei padri conciliari fedeli, che furono praticamente tirati da due opposti fronti (la fede cattolica e il papa) quando i due opposti fronti dovevano e non potevano essere che un unico fronte.
Anna 12 luglio 2017 23:09”

Anna

Anonimo ha detto...

@ mic: “Perché non c'è solo il desiderio che nasce dal bisogno, anzi dalla necessità, di incontrare il Signore. Bisogna pensare…allo ius divinum di un Sacrificio gradito a Dio. Ma il vero sacrificio a Dio è sempre il Signore che lo compie, al di là di un'assemblea centrata su un'actuosa participatio prevalentemente materiale. E ciò avviene proprio nel momento fonte e culmine di tutto. E dunque anche questo resta….”

Il rilievo di C. Lugli resta però in piedi: anche nella “messa” ortodossa la consacrazione è valida, ma la fede, professata, non è integra, non è cattolica. E le domande: nella nuova Messa è professata integralmente la Fede Cattolica ? Il Novus Ordo Missæ esprime con chiarezza, nella sua composizione, l'integrità della Fede Cattolica? La professa con la sua composizione liturgica e il suo nascondere l'assioma di Sacrificio di Cristo e dell'Oblazione?

Tu stessa tra l’altro dici: “che … il Novus ………. è inquinato fin troppo”.
Ma se è inquinato addirittura sin troppo, può sostenersi che il NO esprima con chiarezza, nella sua composizione, con la sua composizione liturgica e il suo nascondere l'assioma di Sacrificio di Cristo e dell'Oblazione, l'integrità della Fede Cattolica? E se la risposta è negativa, se si isola e si salva la sola consacrazione e si fa dipendere la validità di essa dalle intenzioni soggettive del celebrante (che devono positivamente essere formulate interiormente, per supplire la mancanza oggettiva di espressione di quelle intenzioni del rito del NO) non si finisce per caricare sulle spalle del singolo fedele il peso di giudicare di volta in volta la validità della messa ? Anche un prete che esteriormente celebri in modo dignitoso potrebbe non formulare quelle intenzioni. Questo mi sembra che getti la questione liturgica in un caos relativizzante e soggettivizzante, peggiore del male al quale si ritiene di porre rimedio.

E’ una questione lacerante e davvero molto complessa. Ma E’ la questione fondamentale. Perché crollata la messa, crolla tutto. Si accingono a completare l’opera, ora. E come si farà a difendere la messa, dalla massa di acqua che sta per sommergerla , quando si è rifiutati di individuare la falla da cui entrava l’acqua ????

Lascio proseguire la discussione a chi ha maggiore conoscenza di me, che sono proprio alle prime armi. Ho voluto condividere con voi la mia esperienza e le mie scelte. Soprattutto la scelta di seguire la strada indicata senza interruzioni di continuità dalla Chiesa di sempre, conservata integra dal Mon. L, che, come ho già detto altre volte, credo che sia quell’Atanasio che molti stanno ancora aspettando.

Anna

Anonimo ha detto...

- E a proposito di sant'Atanasio

Gli si attribuisce questa frase: "Loro hanno le chiese, noi la fede". Loro, ossia gli ariani, negatori della divinità di Cristo. Ad un certo punto erano diventati la maggioranza, nel clero. L'espressione "loro hanno le chiese" suggerisce che nelle "chiese" ossia alle liturgie praticate dal clero ariano, in maggioranza nelle chiese, sant'Atanasio non ci andava. La cosa nel suo caso sembra documentata. Ma quel "noi" induce a pensare che incitasse i fedeli rimasti fedeli al dogma a non andarci, nelle chiese in mano a "loro", a coloro che negavano la divinità di Cristo.
PP

Anonimo ha detto...

Rifiutare il NOM e, quindi, non partecipare ad alcuna funzione mi auguro che non sia un atteggiamento di comodo: "non ho la Messa vicino casa in rito antico e quindi sono giustificato perché sono così bravo che non inquino la mia fede, per cui mi aggiusto con un rosario o forse due".
"Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». E diceva loro: Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione".
Da sacerdote e confessore mai esporrei un'anima a rischio: e da parte mia tremerei pensando al giudizio con il quale verrei trattato da Cristo qualora avvalorassi una siffatta teoria. Con quale autorità si sostituisce una devozione (per quanto eccelsa, rivolta alla più tenera fra le madri) al Sacrificio eucaristico? Se le parole consacratorie trasformano realmente il pane in Corpo di Nostro Signore, sono più grande io del Comandamento di Dio e del Suo Nuovo ed Eterno Testamento?

Dobbiamo pregare, lavorare ed offrire sacrifici perché il NO lentamente (e nemmeno tanto) scompaia: in un luogo buio a causa di una notte particolarmente scura, dove Dio ha permesso che saltasse la luce elettrica, basta anche una piccola candela che faccia il mestiere suo per trovare quello che si cerca con urgenza. Si metterà sicuramente tantissimo tempo, ma se buttiamo la candela, con lei si getta una possibilità per trovare ciò che serve. Certamente a mezzogiorno, con il sole nel suo pieno vigore, nello stesso luogo, senza la luce elettrica ancora saltata e con in mano la candela, non mi metterò ad accenderla o tanto meno ad abbassare la tapparella per trovare ciò che cerco ma approfitto della luce esterna per fare la mia ricerca, che giungerà velocemente e con grande soddisfazione alla conclusione.
Similmente con la Messa. Il VO è il sole sfavillante del mezzodì, la luce saltata è la situazione paradossale che si vive dal CVII e dalla rivoluzione liturgica, la candelina è il NO: ovvio che dove si possa partecipare al VO e non ci si reca, sarebbe come abbassare la tapparella per la ricerca con una candelina; ma ove non è possibile, che si fa? Dio non abbandona mai la Sua Chiesa: non posso chiedere di non santificare la Domenica. Certamente non bisogna frequentare celebrazioni fantasiose e realmente dannose (e ve ne sono troppe, purtroppo): ma non ditemi che in tutta una zona non si trova un sacerdote buono, innamorato di Gesù e della Sua Santissima Madre e che celebri con devozione il NO, sapendo che, nonostante i grandi limiti ed amputazioni del rito, egli sta offrendo il Sacrificio di Cristo all'Eterno Padre?

Proviamo a sostituire il quarto comandamento al terzo e a cambiare la fattispecie narrata alla nostra: "Mosè infatti disse: "Onora tuo padre e tua madre", e: "Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte". Voi invece dite: "Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio", non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte».

marius ha detto...

Anna, mi sa che ha proprio ragione sull'Atanasio del 20°secolo

Anonimo ha detto...

Con questo commento non intendo entrare nella questione della liceità del NO, quanto possibilmente confutare i dubbi sulla sua validità. Ho letto infatti in alcuni commenti delle concezioni verosimilmente erronee (tuttavia apparentemente diffuse in ambito "tradizionalista") riguardanti l'intenzione richiesta per la valida amministrazione dei Sacramenti. Rimando direttamente ad un articolo chiarificatore di Don Nitoglia, giusto di qualche giorno fa: https://doncurzionitoglia.wordpress.com/2017/06/24/intenzione-dei-sacramenti/

Ne consegue che la solida teologia sacramentaria preconciliare dissipa ogni dubbio riguardo all'intenzione del ministro sacro nei Sacramenti postconciliari. Per esempio, non è nemmeno richiesto al sacerdote di credere che la Santa Messa è un Sacrificio, per la sua validità!

PS. È la prima volta che intervengo su questo blog, seppure lo segua da anni. Colgo pertanto l'occasione per ringraziare di cuore la dott.ssa Guarini per l'impegno, la precisione nonché la cristiana gentilezza con cui l'ha sempre gestito.

GT

marius ha detto...

Rifiutare il NOM e, quindi, non partecipare ad alcuna funzione mi auguro che non sia un atteggiamento di comodo: "non ho la Messa vicino casa in rito antico e quindi sono giustificato perché sono così bravo che non inquino la mia fede, per cui mi aggiusto con un rosario o forse due".

Qui, reverendo, Lei si ricollega con quanto già detto da don Elia, con la differenza che Lei si augura che non sia un atteggiamento di comodo, mentre il Suo confratello con un colpo sicuro di scure accusava i suoi confratelli di spingere la gente a violare in modo grave il terzo comandamento per amore della Tradizione.

Si tratta di un timore più che giustificato, e non escludo che malgrado gli sforzi una questione così delicata non venga compresa adeguatamente da tutti. Poi la confusione aumenta quando la persona incerta, invece di insistere nella richiesta di chiarimenti per giungere alla dovuta lucidità e pace interiore, cambia interlocutore scegliendone uno che con ogni probabilità gli dirà l'esatto contrario.

Non escludo neppure che qualcuno possa adagiarsi, peccando, su un atteggiamento di comodo, ma non corrisponde a quanto viene insegnato ai fedeli nell'ambito della FSSPX.
L'esempio portato a noi dal sacerdote era quello di una numerosa famiglia australiana (non ricordo il numero esatto di figli, circa 7-8) che ogni domenica copriva 1000 (mille) km di andata e 1000 di ritorno per andare alla S.Messa Tradizionale, e dopo qualche anno di questo immane sacrificio compiuto per il Signore, Dio li ha ricompensati con un Priorato della Fraternità sotto casa.

Posso portare gli esempi concreti di persone che vedo ogni domenica: buona parte fanno circa un'ora di auto e coprono un centinaio di Km di andata e 100 di ritorno; arrivano in anticipo di 1/4 d'ora, come è uso per prepararsi all'incontro col Signore che si sacrifica per noi, oppure almeno 1/2 ora prima per mettersi in fila per le Confessioni.

Non siamo ai livelli della famiglia australiana, ma la questione dell'atteggiamento di comodo è ravvisabile molto molto di più in quelli che escono dal letto e in soli 5-10 minuti si ritrovano in chiesa per l'abitudinaria NO, e, come spesso si vede, arrivano pure in ritardo.

Anonimo ha detto...

Vedo tante risposte, ma sostanzialmente una ripetizione di cose già dette. Non vedo nessuna risposta al mio "dubium". Provo a ripeterlo, sperando che qualcuno voglia rispondere.

Persone come i cardd. Burke, Caffarra, Meisner, Brandmuller, Sarah, o il vescovo Schneider, sono dunque ignoranti, o ingenui, non si interessano sufficientemente alla salute delle anime, o addirittura sono modernisti?

Come spiegavo nei giorni scorsi, se uno ha una tesi e questa tesi ha conseguenze logiche (e il mio "dubium" è relativo a queste conseguenze), deve essere in grado di sostenerle. Se ci si chiede retoricamente "perché la spiegazione di [mons. Lefevbre] non dovrebbe valere", lo stesso vale per i suddetti cardinali e vescovi. Si noti che nella mia lista non ho volontariamente messo papi come GPII e BXVI, perché ormai è fin troppo semplice screditarli totalmente per alcuni errori che hanno commesso; ci sarebbe da discutere, ma in questo momento lascio perdere; ci ho messo invece cardinali come Burke e Sarah, o vescovi come Schneider, perché voglio proprio leggere cosa si arriverebbe a sostenere su di loro.

Se qualcuno poi arrivasse a sostenere che sono eretici, perché dopo il CVII tutti i prelati, tranne Lefevbre, sono automaticamente eretici e scismatici, o in modo meno formale sono tutti diventati inaffidabili, innanzitutto ce lo dica esplicitamente; e poi ci dimostri il fondamento di questa tesi, che non mi risulta sia mai stata sostenuta dallo stesso Lefevbre.

Faccio poi presente una contraddizione logica evidente:

Stiamo parlando di riunioni, di divieto di partecipare ad esse. Figuriamoci per ciò che concerne una Messa.

Dirò di più: la Consacrazione, se pur valida, è sacrilega perché macchiata dall'intento di un volontario scisma.


Se la Consacrazione è valida, come viene ammesso, non si può ridurre la Messa ad una "riunione".

Poi, le infami "messe nere" hanno un evidente intento sacrilego. Senza andare su questi estremi, se una messa NO ha un intento sacrilego, perché p.es. viene invitato a "partecipare" un iman, o vengono "sposati" omosessuali, eccetera, indubbiamente non ci vado anche se il Sacrificio è valido, se ho alternative, perché non voglio essere partecipe di quel sacrilegio. Ma qui stiamo dicendo che _una parte_ delle messe NO hanno intento sacrilego, perché tale è l'intento del celebrante. Dunque è la ripetizione dello stesso errore logico già denunciato da parte mia, per cui se esiste un sottoinsieme di cose che hanno evidenti problemi, allora i problemi devono per forza esserci in tutto l'insieme. Questo non sussiste.

La questione poi non ha a che fare con la pigrizia. Il rapporto tra fedele e parrocchia non è una cosa soggettiva, ma è codificato da leggi canoniche. Quindi, io tendo a rispettare questo rapporto con la parrocchia. Se disgraziatamente la mia parrocchia finisse gestita da preti evidentemente eretici, non la frequenterei più e diventerei quel "cattolico errante" di cui parlava Valli qualche giorno fa. Ma se, avendo approfondito la questione personalmente, ritengo che i preti in oggetto siano fedeli al Magistero, non ci sono motivi per vagare.

irina ha detto...

Ritengo che,per ciascuno di noi, sia questione di porta stretta. Solo quando ognuno sarà passato attraverso la porta stretta, si troverà, di là, in compagnia di tutti quelli che l'hanno attraversata.Personalmente ho attraversato porte e portoni, quella stretta non la vedo ancora. Forse l'ho sotto il naso e guardo altrove. Non so.

Anonimo ha detto...


"Se ci si chiede retoricamente perché la spiegazione di mons. Lefebvre non dovrebbe valere"
- Il caso di Burke, Schneider etc. celebranti la Messa NO.

Non era una domanda retorica. Mi sembra strano che non lo si sia capito. Le spiegazioni di mons. Lefebvre venivano e vengono rifiutate con il motivo che esse sarebbero o invalide nel merito o non costituirebbero comunque "magistero ecclesiastico". Motivi entrambi inaccettabili. Per tal motivo, si sono ribaditi gli argomenti di mons. Lefbvre, tratti dai suoi scritti.

Cosa si vuol dimostrare, con il ricordare che i citati, autorevoli cardinali e vescovi celebrano la Messa NO? Che se loro la celebrano, loro che pur difendono oggi la tradizione della Chiesa, allora ognuno di noi può attendervi tranquillamente, al NO? Vale dunque l'analogia o meglio l'imitazione? Non sappiamo quale Messa giornaliera privata celebrino, per conto loro. Ma non hanno celebrato pubblicamente anche la Messa OV? MI sembra di sì. Dunque, diciamo che si attengono all'impostazione inaugurata dal Summorum Pontificum, anche se Ratzinger non risulta aver mai celebrato quell'OV che pur ha, a Dio piacendo, "sdoganato". E lo celebra mai, adesso che è in pensione, privatamente, nella sua cappella? E se non lo celebra lui, penserà qualcuno, perché debbo andarci io alla Messa OV?
Ma quale dev'essere il nostro criterio: attenersi per quanto possibile alla cosa in sé o guardare a quello che fanno gli altri, sia pure autorevolissimi? Mi convincono le critiche di mons. Lefebvre al NO, non perché provengano da un autorevole vescovo ma perché mi sembrano corrispondere alla natura della cosa.

Con il Summorum Pontificum si è inaugurata nella Chiesa, cosa mai vista, un regime di biritualismo (con due riti non concorrenti tra loro), che naturalmente non potrà durare, perché è una assurdità. Questo lo dice innanzitutto il sensus fidei. I suddetti cardinali e vescovi si attengono a questo regime, che comunque ha il merito di aver rimesso in circolazione L'OV.
Forse non hanno preso sufficientemente coscienza del problema rappresentato dalla Nuova Messa e dall'insostenibilità di un regime biritualista? Poiché loro la Messa NO la celebrano sicuramente secondo le intenzioni della Chiesa di sempre, la Messa è valida, e tanto basta.
O non se ne sono resi conto, del problema, o non si sentono la forza di affrontare anche questo problema, al momento. Non lo sappiamo.

Ma tutto ciò non sposta i termini del problema, per quanto riguarda noi fedeli.
Per quanto valide siano le intenzioni del celebrante la Messa NO, per quanto valida essa possa nel caso singolo essere, e depurata degli abusi, resta oggettivamente (per i noti motivi) una cattiva liturgia, e chi la frequenta corre il rischio di perdere la fede, per i motivi spiegati bene da mons. Lefebvre.
La verità è una sola e speriamo che qualcuno la gridi un giorno autorevolmente dai tetti: la Chiesa non potrà mai rinascere, finché non sarà eliminato l'attuale biritualismo e non si ritornerà a celebrare in tutta la Cattolicità il VO, l'unica vera Messa cattolica, da sempre. PP

mic ha detto...

se Ratzinger non risulta aver mai celebrato quell'OV che pur ha, a Dio piacendo, "sdoganato".

Ratzinger l'ha celebrata di sicuro quando era Cardinale, negli anni novanta (al momento mi sfugge l'anno preciso) quando ha promosso la Fondazione della FSSP...

Anonimo ha detto...


AGGIUNTA A MIC

Ma da Pontefice, Ratzinger l'ha mai celebrata, dopo il motu proprio Summorum Pontificum?
In ogni caso, se il biritualismo era conseguenza inevitabile del Summorum Pontificum, nel senso che l'allora Benedetto XVI non aveva scelta, se voleva "sdoganare" la Messa di Rito romano antico, bisogna pur dire che tale "biritualismo" si può ammettere solo come situazione provvisoria, destinata a scomparire a favore del Rito Antico; situazione provvisoria durante la quale tanti fedeli ed ecclesiastici possano avere il tempo di prender coscienza della vera e unica soluzione del problema liturgico che ci affligge tutti.
PP

mic ha detto...

Per prendere coscienza bisogna conoscere. Ed è lì la difficoltà, vista la diffusa viscerale e serrata avversione della parte egemone del clero... Ma Signore aveva altri progetti... vedremo!

marius ha detto...

Approfondisco la riflessione. Perché non c'è solo il desiderio che nasce dal bisogno, anzi dalla necessità, di incontrare il Signore. Bisogna pensare, come avevamo già rilevato, allo ius divinum di un Sacrificio gradito a Dio.

Infatti, Mic, si tratta proprio di coordinare l'aspetto oggettivo con quello soggettivo.
Con aspetto oggettivo intendo lo jus divinum, il diritto di Dio ad essere adorato come Lui vuole, il Sacrificio gradito a Dio, l'unico che a Lui deve essere tributato.
Con aspetto soggettivo intendo il sacrificio che io faccio per unirmi al Sacrificio Suo.

In questa discussione abbiamo concentrato a lungo la nostra attenzione sui motivi per cui è necessario, anzi indispensabile un ritorno al VO.
Per entrare nel concreto della vita delle persone però dobbiamo considerare anche l'aspetto soggettivo del nostro sacrificio personale, altrimenti l'approccio rimane monco.
La persona che è sollecitata a fare un cambiamento nella sua vita deve essere sì sicura di fare un passo di verità, quindi un miglioramento in senso oggettivo, ma anche di offrire al Signore qualcosa di più, oltre che di meglio, dal punto di vista dello sforzo soggettivo personale. Altrimenti la nuova scelta potrebbe per lei ridursi ad una mera questione ideologica.

Poniamo il caso che, andando come sua abitudine al NO, Tizio faccia un tot di sacrificio per Dio.
Dopo la presa di coscienza verso il VO non gli basterà più rimanere sul livello di tot, ma se veramente ama il Signore, farà tot + x.

Non c'è dubbio che il passaggio al VO comporti un aggravio non indifferente dal punto di vista pratico, tutta ottima materia da offrire in sacrificio al Signore.
E non c'è dubbio che la domenica sia il Dies Domini, e che quindi sia TUTTA da dedicare a Lui (vedi anche messaggio della Madonna a La Salette).
Quindi se non si ha la Messa VO sotto casa, ci si prenderà il tempo necessario per andarci e ci si organizzerà affinché la cosa funzioni, ognuno secondo le sue possibilità e risorse.

Questi sono i principi, da tenere molto chiari e ben distinti dalle proprie possibilità e limitazioni concrete.
Infatti, capita che si tenda a mescolare le cose: siccome, data la mia situazione personale, io ho dei problemi, faccio temporaneamente dipendere la mia concezione da questi miei impedimenti.
Occorre invece che la tensione esistente tra i principi e la prassi rimanga sempre tale, affinché non si rilasci la molla dello stimolo per una continua crescita.

(segue)

marius ha detto...

(seguito)

Detto questo non rimane che affrontare la spinosa questione di come uno, se ha fatto questa presa di coscienza per il VO, può mettere in atto un "trasloco" dal NO al VO.
Dicevo: dobbiamo tener saldi i principi, ci pensa la vita stessa con i suoi impedimenti e condizionamenti a procurare gli attriti e le difficoltà.
Ripeto: questi ultimi non devono influenzare la chiarezza della concezione.

C’è dunque chi da un momento all'altro riesce a fare un salto completo, anche perché magari è favorito da un altare VO nelle vicinanze. Ma non tutti sono ugualmente graziati dalla Provvidenza.
C'è chi invece deve affrontare nel suo vissuto il problema di non poter colmare col VO ciò che lascerebbe abbandonando il NO (alludo anche al caso della Messa feriale quotidiana).

Qui entra la questione soggettiva soprammenzionata.
Il soggetto in questione deve aver la percezione di non veder diminuita la propria generosità personale soggettiva verso il Signore, in quanto (giustamente) percepirebbe la forzata riduzione della frequenza come un’incolmabile lacuna; l’introduzione nella propria vita dell'oggettiva e integra lode dovuta a Dio magari sembra non riuscire a compensare soggettivamente a quell’ammanco.
In altre parole:
se la fatica in ordine di quantità di tempo e di frequenza diventa minore, verrà percepita come minore anche la propria offerta personale a Dio.
Perciò occorre, compensare, anzi incrementare il sacrificio per Dio in modo da equilibrare il tutto (finalmente un culto davvero gradito a Dio unitamente ad un’accresciuta offerta personale a Dio)

Così può capitare che per un certo periodo alcune persone continuino temporaneamente a frequentare i due ambienti (vedi Anna 12 luglio 2017 23:09”), perché da una parte incrementano il loro sacrificio a Dio attraverso la fatica della nuova scelta oggettiva con relativa comprensione maturata direttamente sul campo, e dall’altra parte, mantengono costante la propria soggettiva dedizione a Dio come fino allora fatto in precedenza, ma sempre tenendo gli occhi aperti, coscienti della provvisorietà della situazione, pronti a fare un passo successivo di conversione al vero culto a Dio, passo che la Provvidenza ci pone davanti e che noi come sentinelle dobbiamo solo scorgere.

Sto forse acconsentendo al biritualismo? No, non approvo affatto l’indifferentismo delle due forme, che è nefasto, e va rigettato, non solo perché è falso nei suoi contenuti (NO e VO sono di concezione affatto differente), ma anche perché esso annulla ogni crescita personale nella consapevolezza di una fede autenticamente cattolica. Lo vedo accettabile al massimo solo come transizione provvisoria, tollerabile come un limite imposto dalla contingenza.

mic ha detto...

Caro Marius,
Impeccabile anche la conclusione. E mi pare chiaro che, per quanto mi riguarda, non si tratta di indifferentismo nei confronti delle due forme ma di una transizione che spero per grazia provvisoria tollerabile come limite imposto dalla contingenza.
Lo ribadisco perché non vorrei correre il rischio di indurre in errore alcune persone attraverso una semplice testimonianza personale mal compresa.

Anonimo ha detto...

D'accordo con Marius - ottima analisi - sulla "transizione" ( è la mia situazione oggi), ma anche molto d'accordo con i commenti di Luisa su altri articoli riguardo il NO che non può non essere cattolico ( ovviamente a seconda delle intenzioni dei celebrante etc..), altrimenti i Miracoli Eucaristici come potrebbero essere spiegati?
M.Cristina

marius ha detto...

@ M.Cristina

sui miracoli eucaristici nel No si è già parlato più volte su questo blog.
Il motivo è semplice: il NO è valido perché è valido il nucleo della Messa, che è la Consacrazione.
I miracoli eucaristici testimoniano che nella Consacrazione vi è la Transustanziazione.
I miracoli eucaristici un tempo accadevano -come si sa- per esempio per quei preti che soggettivamente dubitavano della Transustanziazione.
Oggi i miracoli eucaristici accadono per lo stesso motivo.
Con la differenza che oggi alla Transustanziazione tra preti e fedeli sono rimasti in pochi a crederci veramente.