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giovedì 26 luglio 2018

Don Elia - Dentro l’ovile… nonostante tutto

Porro filii Heli, filii Belial, nescientes Dominum neque officium sacerdotum ad populum […] retrahebant homines a sacrificio Domini. Erat ergo peccatum eorum grande nimis coram Domino (cf. 1 Sam 2, 12-13.17).

Il Tabernacolo, Arca della Nuova Alleanza,
su un Altare cattolico in Francia
(Foederis Arca è anche un titolo della Vergine)
La citazione non è letterale, ma un po’ ad sensum. Pur narrando una vicenda dell’antica storia di Israele avvenuta nell’XI secolo a.C., essa si attaglia però perfettamente al nostro tempo. A Silo, che all’epoca dei Giudici ospitava l’arca dell’alleanza e fungeva quindi da santuario nazionale del popolo eletto, l’anziano sacerdote Eli, per ignavia o debolezza, si asteneva dal correggere gli odiosi abusi con cui i due figli Cofni e Pincas, anch’essi ministri di Dio, violavano sistematicamente la legge divina e angariavano i fedeli. L’autore sacro non esita a chiamarli, per la colpevole ignoranza riguardo al Signore e al loro compito sacerdotale a favore del popolo, figli del diavolo. Ma davanti a Dio il più grave peccato da essi commesso era quello di scoraggiare i fedeli, con la loro condotta, dall’offrire sacrifici a scopo di adorazione, espiazione, impetrazione e ringraziamento.

Quanti cattolici, oggi, sono allontanati dal Sacrificio del Signore da chierici che lo deturpano e profanano con le loro ridicole invenzioni, sacrileghe irriverenze, diseducativi atteggiamenti da turpi commedianti… Oltre a offendere Dio in modo gravissimo, essi privano i fedeli di un bene immenso a cui hanno – se sono in stato di grazia e nelle dovute disposizioni – un sacrosanto diritto. Non basta che la Messa sia valida, se tutto il contesto ne offusca o smentisce il significato e il valore. Per agire così quei ministri, evidentemente, non conoscono né il Signore né la natura del loro stato e della loro missione. Questa ipotesi è spesso confermata dai contenuti aberranti della loro predicazione, che sembra ignorare finanche gli elementi basilari della dottrina cristiana e sposare in modo del tutto acritico qualsiasi assurdità del pensiero dominante.

Questi sono i frutti di una formazione determinata più dall’arbitrio dei superiori che da studi seri e accurati, spesso fatti oggetto di disprezzo in nome di una pastoralità a dir poco schizofrenica. Dopo che per decenni i sedicenti “teologi della liberazione”, palesemente eretici, hanno impunemente sparso i loro esiziali errori distruggendo la fede in milioni di cattolici, l’anno scorso un presule latinoamericano – tanto per fare un esempio – ha inaspettatamente ripescato quel canone del Codice che condanna i delitti di eresia, apostasia e scisma. Nei confronti di chi? Di un attardato epigono dei libertadores? Ma neanche per sogno! In quelli di un sacerdote che, nell’esercizio del suo ministero, si è semplicemente attenuto alla dottrina cattolica concernente i sacramenti del Matrimonio e dell’Eucaristia e ha difeso la propria posizione dinanzi al vescovo e al suo sinedrio.

La principale motivazione addotta nel decreto di sospensione a divinis è il fatto di aver contestato, in pubblico e in privato, «l’insegnamento dottrinale e pastorale del Santo Padre Francesco». Questo è semmai un titolo di merito, dato che è quest’ultimo, in realtà, a dover giustificare ciò che ha detto e scritto in materia, in quanto contraddice espressamente la verità rivelata. Il medesimo, oltretutto, si è finora rifiutato di fornire i chiarimenti richiesti, provocando così nella Chiesa una situazione di scisma di fatto. Chiunque abbia una fede pura e una retta coscienza non può sentirsi in comunione con lui, finché non ritratti i suoi innegabili errori; chi d’altronde è obbligato a nominarlo ex officio può farlo sotto condizione o con riserva mentale. Per inciso: l’essere in comunione con un eretico, fosse pure conclamato, non invalida assolutamente la Messa; qualcuno ha mai letto qualcosa del genere nel Magistero o in un trattato di teologia?

Chi professa opinioni contrarie alla fede cattolica e si rifiuta di correggersi decade automaticamente dall’ufficio, sia egli semplice sacerdote, vescovo o papa; finché ciò non sia dichiarato dall’autorità competente, tuttavia, ne mantiene l’esercizio, altrimenti si cadrebbe nel caos più completo. Nel caso del papa, dovrebbero essere i cardinali a farlo, almeno quelli presenti a Roma; ma finché ciò non avvenga, rifiutare pubblicamente l’obbedienza al Romano Pontefice (a prescindere dal suo effettivo stato agli occhi di Dio) sul piano dell’ordinamento ecclesiastico equivale a rendersi rei del delitto di scisma e quindi a porsi formalmente fuori della Chiesa visibile, indipendentemente dalle proprie convinzioni di coscienza. Se qualcuno ne ha voglia, si accomodi: perché non provare l’ebbrezza di una nuova emozione?

È questa situazione anomala che consente ai fedifraghi di tenere il coltello dalla parte del manico, giacché conservano per ora un potere apparente con cui possono colpire chiunque osi dissentire. Ma dinanzi al trono divino la sentenza di quegli impostori è già fissata, qualora non si ravvedano: le fiamme dell’Inferno già lambiscono i loro panni, pronte a inghiottirli come i leviti ribelli dell’esodo (cf. Nm 16, 25-35). Del resto le bande di checche e pederasti che, sotto lo sguardo incurante del gran “riformatore”, spadroneggiano in Vaticano – e che, essendo tutti ricattabili, si scannano in selvagge faide di gelosia, denaro e potere, anche servendosi di giornalisti prezzolati che dicono di voler aiutare il papa con un presunto quarto potere – finiranno col divorarsi a vicenda. Guardateli con timore e compassione, evitando finanche di contaminarvi con il loro contatto (cf. Gd 23). Ma ci sarà pure un giornalista indipendente che possa informare il loro capo di certi fatti scabrosi che gli tengono ben nascosti…

La capacità di discernere chi va seguito e chi no, ad ogni modo, è una grazia inestimabile. Perfino tanti bravi sacerdoti di sani princìpi e orientamento conservatore, infatti, sono talmente imbevuti di politicamente corretto e di acquiescenza incondizionata ai superiori che anche una semplice, franca esternazione di buon senso su controversi temi di attualità li paralizza, come se si fosse varcato un limite invalicabile e affermato qualcosa di inammissibile. Ma fino a pochissimi anni fa nessuno di loro avrebbe manifestato il minimo disagio, per esempio, rispetto a pontefici che – come Giovanni Paolo II e Benedetto XVI – ribadivano con tutta naturalezza il diritto di rimanere nella propria terra. È forse normale che, cambiato il papa, questo sia di colpo diventato un orribile pregiudizio razzista che non va nemmeno evocato? Dov’è finita la ragione? Forse confiscata dalla CEI e dal suo laido quotidiano, ai quali bisogna definitivamente togliere ogni appoggio economico. Ci sono mille modi per adempiere il precetto di sovvenire alle necessità della Chiesa; una firma sulla dichiarazione dei redditi non è certo l’unico.

L’ufficio sacerdotale non è una maschera da Commedia dell’arte. Anche senza essere teologi della liberazione o improvvisatori liturgici di professione, non si può girare la frittata a seconda dei gusti di chi comanda. Chi realmente conosce il Signore sa che la Sua parola non cambia e che da essa è giudicato l’operato dei Pastori, non il contrario. Invece i cattivi studi biblici hanno inculcato nei candidati al ministero l’idea assurda e sacrilega che solo la cultura attuale, del tutto irreligiosa, ci ha permesso di capire veramente la Sacra Scrittura e di interpretarla correttamente – cioè in modo da farle dire il contrario di quanto afferma… Un gran bel progresso davvero! I testi che non possono proprio esser piegati alle tesi progressiste sono semplicemente ignorati o espunti (ma in nome della fedeltà alla Parola). Chi si appella alla sacra pagina, ormai, ottiene in risposta un silenzio glaciale di scandalizzata esecrazione: l’eretico è colui che riconosce l’autorità della Rivelazione.

Questo è l’effetto della mentalità marxista che ha contagiato vescovi e superiori di seminario, i quali hanno poi influenzato i loro alunni: nell’evoluzione storica di una società tutto può cambiare, in funzione di idee e programmi che non rispecchiano la realtà oggettiva, ma devono plasmarla. Negli anni Settanta (quando si son formati loro) il sistema sovietico era ormai in piena crisi e non faceva più presa sui giovani; è stato invece il modello maoista ad attirarli con la sua rivoluzione culturale, apparentemente analoga agli “ideali” sessantottini, ma lontana quanto basta per non consentirne alcuna esperienza diretta e favorirne una fantasiosa idealizzazione. È lo spettro di Mao Tse-tung che ancora aleggia nell’episcopato, nei seminari e nei conventi, rievocato – proprio quando sembrava definitivamente dissolto – da un papa sudamericano e dai suoi quattro “postulati” incomprensibili… almeno a chi ragiona e non rinuncia a farlo per ossequio al capo del partito.

Questa forma mentis prettamente marxista si è innestata, venendone esponenzialmente potenziata, su quell’atteggiamento tipicamente clericale (che rasenta il delirio di onnipotenza) di chi crede di poter fare e disfare qualsiasi cosa. Al tempo stesso la funzione papale si è secolarizzata nel senso di una leadership mondana, inducendo nelle masse un culto della personalità che ricorda da vicino i regimi comunisti e non ha nulla a che vedere con la genuina tradizione cattolica: esso muta colore, infatti, ad ogni cambio della guardia, piuttosto che dimostrarsi segno di attaccamento all’immutabile deposito trasmesso. La tragica conclusione dell’antica storia di Cofni e Pincas deve pur insegnarci qualcosa: al momento stabilito, i profanatori sono spazzati via, ma pure il popolo infedele che li ha tollerati è coinvolto nella catastrofe (cf. 1 Sam 4, 1-11). Con umiltà e fermezza, quindi, nella forma consentita alla posizione di ognuno nel Corpo mistico, continuiamo a rivendicare ed esigere la sana dottrina e una corretta liturgia, così da trovarci, quel giorno, al riparo dall’accusa di una colpevole e comoda acquiescenza, ma non laceriamo ulteriormente la tunica di Cristo.

19 commenti:

  1. Nei fatti, se non si vuol essere ipocriti primo verso se stessi poi verso gli altri, si prendono le distanze. Distanze di sicurezza per non farsi contaminare, per cercare di salvare il salvabile, cioè la propria anima.
    Non mi aspetto più nulla da costoro, non ne seguo le nefandezze, nè le sviolinate buoniste, né gli intrallazzi politichesi. La porta dell'anima mia verso costoro si è chiusa, da sola. Mi fanno pena perchè non capiscono che tutti abbiamo capito il vuoto in cui sono immersi. Sono io dentro? Sono fuori? Di un ovile? Di un bordello? Non lo so. Cerco di essere, di stare con il Signore nostro Gesù Cristo. Per il resto schiattino.

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    1. Qualsiasi gnostico potrebbe sottoscrivere con Lei. Ma il cattolicesimo (tradizionale, postconciliare, progressista) è decisamente un'altra cosa.

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  2. Vorrei sapere da don Elia cosa intenda per "tunica di Cristo" e, dove la veda.

    Non si fa altro che parlare per metafore! Ma di fatti e dei soggetti che compiono i fatti si tace. Sarebbe tutto più semplice per fare chiarezza su ciò che è avvenuto - per lo meno - dal '58 in poi. Ripeto :per lo meno.
    Vorrei ricordare,- tanto per prendere due piccioni con una fava dal momento che proprio in questi giorni si è conosciuto l'esito del capitolo della FSSPX,- un articolo pubblicato da mic alle 21 del 6/11/2012, ed il suo commento/sfogo -(di mic):

    "....Si può ben coesistere senza pretendere continue prostrazioni dalla Chiesa e di entrare nelle questioni interne. Immaginiamoci cosa succederebbe se qualche vescovo facesse altrettanto nelle questioni ebraiche: loro non sono un monolite; ma certi loro "frammenti" sono davvero pesanti come macigni. Inoltre giocano duro e il loro gioco purtroppo ha presa su quelli che dovrebbero essere i nostri Pastori! ".

    Sempre, comunque coi guanti gialli: "certi frammenti" quando invece i documenti li dichiarano.

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  3. Affidiamo ai Santi Genitori tutte le famiglie : le mamme e i papa'
    http://circololiturgicopio7.blogspot.com/2018/07/26-luglio-santanna.html

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  4. OT. La grotesque première page de Famiglia Cristiana comparant Salvini au diable a déjà fait le tour du monde… Par son outrance manifeste, digne d'un Saviano, on peut douter qu'elle soit de nature à renforcer l'influence des actuels dirigeants de l'ex-Église catholique auprès du public encore doué de bon sens. Jupiter dementat…

    https://sputniknews.com/europe/201807261066699604-italy-salvini-migration-stance-criticism/

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  5. Come si deve fare a trovare la scelta giusta fra il partecipare alla Messa domenicale e il tener lontano sé stessi e i figli da insegnamenti di omelie scellerate? Oltre alla liturgia cambiata fà male sentire omelieche mettono in dubbio la verginità di Maria, i miracoli, la Resurrezione, la presenza Reale. Temiamo x i nostri figli e non é neanche bello che crescano con una omelia ascoltatain chiesa ed una contro omelia a casa, sono confusi. E non é che all estero dove vivo ci siamo poi tante alternative di Messe come in Italia. É uma grande sofferenza spirituale.

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  6. @Anonimo
    26 luglio 2018 10:55

    "Qualsiasi gnostico potrebbe sottoscrivere con Lei.Ma il cattolicesimo (tradizionale, postconciliare, progressista) è decisamente un'altra cosa."

    Può esplicitare di più? Grazie.

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  7. La dissennata, scriteriata, arrogante e violenta reazione posta in essere da innumerevoli ambienti e organi di (dis)informazione cosiddetti cattolici, riconducibili comunque all'attuale assai discutibile, eretico e sui generis ESTABLISHMENT della Chiesa Cattolica, che di cristiano e cattolico NON ha nulla, con a capo un personaggio che rappresenta ben altro e che sta tentando in tutti i modi di minare e distruggere la chiesa e la fede, che palesemente rinnega Dio in quanto vorrebbe sostituirlo con altro soggetto molto terrestre, che compendia il peggio del peggio dell'ntero arco bimillenario di tutta la storia della cristianità, e dato dal fatto che le misure di contenimento della criminale immigrazione clandestina voluta da un eccellente Ministto dell'Intero, qual è, appunto, Matteo Salvini, interrompe il canale dei colossali interessi, del business della Chiesa Cattolica e delle coop, i quali hanno introitato, incassato miliardi di euro, incrementando e favorendo L'AFFLUSSO del pattume universale a spese dell'intera popolazione italiana.
    La deriva morale, intellettuale, sociale, politica del settimanale Famiglia Cristiana è inqualificabile. Tradito e buttato alle ortiche lo spirito, la santità e spessore culturale e intellettuale del suo fondatore Don Giacomo Alberione, è trascesa ai più infimi livelli di decenza e di tollerabilità, che, forse, neppure il giornalino ciclostilato dell'estrema sinistra degli anni di piombo sarebbe arrivato a tanto. Vergogna!
    Marcello Mascia

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  8. VADE RETRO
    È il rantolo di un giornale agonizzante, che non ha mai fiatato quando la nostra società veniva violentata dalle leggi PD.
    Ora è tardi, famiglia pseudo cristiana, non sei più credibile.

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  9. I TG aprono con Mattarella che parla di rom e migranti di combattere l'astio sul web. Davvero un presidente super partes?

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  10. Chiunque abbia una fede pura e una retta coscienza non può sentirsi in comunione con lui, finché non ritratti i suoi innegabili errori; chi d’altronde è obbligato a nominarlo ex officio può farlo sotto condizione o con riserva mentale. Per inciso: l’essere in comunione con un eretico, fosse pure conclamato, non invalida assolutamente la Messa; qualcuno ha mai letto qualcosa del genere nel Magistero o in un trattato di teologia?

    Nella discussione sul precedente articolo di don Elia intitolato "Keep calm… e resta nell’ovile" pubblicato su questo blog il mercoledì 18 luglio mettevo in risalto la divergenza tra il contenuto di quell’articolo rispetto ad un altro (“Sedes apostolica vacans") pubblicato nelle pagine in evidenza della Scure, nel quale si afferma senza mezzi termini: "non si può più essere in comunione con lui, pregare per lui [Papa Francesco] nel Canone…”

    Si tratta di una questione di fondamentale importanza, sulla quale non si può glissare magari col pretesto, come alcuni qua e là mi dicono, che col papa che abbiamo qui e ora questo è un problema secondario e tutto sommato trascurabile, in quanto senza dubbio prioritario è piuttosto il salvataggio dell’autenticità della Fede Cattolica oggi a serio pericolo di estinzione.
    In realtà con un simile ragionamento, che pur contiene una verità sacrosanta, si rischia di sottovalutare che l’autentica Fede Cattolica contiene pure il riconoscimento oggettivo dell’autorità papale, indipendentemente dalla degnità di colui che in un dato momento siede sulla cattedra di Pietro.

    Come spesso accade, quando viene espressa una nota critica verso un articolo della Scure, in quello successivo arriva, tra una riga e l’altra, un riferimento o una risposta. Così è puntualmente avvenuto anche stavolta, per cui ora possiamo usufruire di un misto tra un implicito ed un esplicito rimando alla problematica da me testé sollevata. Don Elia infatti qui ci fornisce una rilettura, o una precisazione o forse un’ermeneutica o un’evoluzione del pensiero contenuto nell’articolo intitolato “Sedes Apostolica Vacans” che, come era da prevedersi, è rimasto inalterato e saldo al suo posto sulla colonna di destra della Scure; segno inequivocabile che esso corrisponde alla mens del curatore del blog, il quale in caso contrario avrebbe provveduto ad corredarlo con una nota previa, o a farlo modificare dall'autore o ad obliterarlo in toto.

    Ecco dunque che dal precedente...
    "non si può più essere in comunione con lui, pregare per lui nel Canone” (tratto da “Sedes Apostolica Vacans")
    oggi qui si passa a...
    "chi d’altronde è obbligato a nominarlo ex officio può farlo sotto condizione o con riserva mentale”. (tratto da “Dentro l’ovile… nonostante tutto”)

    Spesso capita che osservando un dato testo non ci si possa accorgere di eventuali problematicità, in quanto quel testo non va a toccare certe pieghe del discorso, e così al suo interno appare coerente, chiaro e indubitabile. Ma se si fa un confronto con altri testi, contenenti qua e là quelle pieghe, ecco che può cominciare a delinearsi qualche ombra.
    La piega mancante nel precedente “keep calm”, tutto incentrato sul giusto invito a rimanere nell’ovile, era la questione dell’ "Una Cum" nel canone, che nella Messa Cattolica di sempre il sacerdote recita sottovoce, e quindi è impercettibile alle orecchie dei fedeli.

    Come risolve ora don Elia la scottante questione?
    Con un SI o con un NO?
    Nient’affatto.
    Non volendo ritrattare o rinnegare “Sedes apostolica vacans” ci propina un circiterismo, o un bizantinismo, o un gesuitismo, cioè qualcosa che non è... né SI né NO.

    (continua)

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  11. (continuazione)

    Ora i suoi turiferari non possono più nascondersi dietro un dito esclamando che non ne è lui l’autore (per chi legge soltanto ora, e perciò non ne è informato, l’articolo da me contestato "Sedes apostolica vacans” è firmato Colombanus Peregrinus), dimostrando così abbondantemente che chi ospita sine glossa nel suo blog un amico non lo fa solo per caritatevole ospitalità, come per offrirgli un pasto caldo e un letto per dormire, ma perché condivide sostanzialmente la sua posizione intellettuale e nella fattispecie di fede.

    Che ne é dunque dell'evangelico “il vostro parlare sia sì sì, no no, il resto viene dal Maligno?”
    Per qual motivo per l’attuale pontefice bisognerebbe applicare un “sub conditione” o una “riserva mentale”?
    Forse che nella storia remota, e anche recente, della Chiesa non vi furono mai gli estremi per avere delle gravi remore verso i rispettivi pontefici? Forse che la dottrina cattolica, alla quale ogni presbitero è tenuto ad attenersi ed è obbligato ad insegnare, e per la quale è stato ordinato, prevede simili escamotages affinché il sacerdote nell'esercizio del suo ministero possa affrontare e superare i momenti bui e indigeribili di un pontificato problematico? Io non lo so, ma ne dubito assai.

    Non rimane che concludere con l’enigmatica affermazione di don Elia stesso, parole che sembrerebbero riferite al suo criptico inciso sulla validità della Messa, ma che sono perfette anche per chiosare i suoi sopraccitati “ismi” delle sue righe immediatamente precedenti:
    "qualcuno ha mai letto qualcosa del genere nel Magistero o in un trattato di teologia?"

    Chissà? Forse alla prossima puntata della Scure avremo un’altra scaglia del frammentario discorso...

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  12. Per Marius

    Lei chiede chiarezza perché vuole un si o un no. E se la prende con don Elia, accusandolo -fra l'atro- di circiterismo, bizantinismo e gesuitismo.
    Per quanto mi riguarda non voglio fare l'avvocato di don Elia che sa benissimo che cosa dire.

    Scrivo solo qualche riga di noi, che ogni giorno diciamo grazie a Dio di essere cristiani, di Cristo. Sapersi consapevolmente nello "stato di famiglia" di Dio è motivo di grande consolazione e di salutare umiltà. L'umiltà è verità, sulla nostra pochezza, che (dovrebbe) ci ispira un sanissimo timor di Dio e tanta povertà di spirito. Da questa prospettiva ci permette (dovrebbe) quella purezza di cuore che "vede Dio" e non Lo nasconde dietro una coltre di amara ragione(volezza) o caustico veleno, fondato su qualche pretesa di intransigenza e una presunzione di integrità tanto stoica quanto solitaria e forse un po' solipsistica. Il dramma di tanti cristiani, con il desiderio sincero d'esser dei buoni cristiani, è oggi una dolorosa solitudine, nutrita di disprezzo per tutto ciò che scorre di fronte agli occhi che passano il tempo a scrutare quel che fanno e dicono gli altri.

    Nelle sue parole Marius io avverto questa solitudine. Perchè è dura indossare l'armatura spirituale di cui parla San Paolo agli Efesini e poi scadere nella mentalità mondana che soppesa tutto in termini materiali, tra codici, carte bollate e non poca ideologia.

    La fede è altro. La fede in Cristo è per malati bisognosi di cura, che si riconoscono malati, si riconoscono in combattimento e si armano spiritualmente, rivestiti di Cristo, contro il maligno. Siamo adottati a figli i questa circostanza, purificata dal sangue versato dal sacrificio di Cristo, bagnata dal sangue di molti martiri e dal martirio non cruento ma bagnato di lacrime di tanti cuori innamorati che vedono gli oltraggi fatti all'amato.

    Il vangelo di Giovanni al capitolo 17 vede Gesù rivolto al Padre mentre parla di noi.
    E dice "ut unum sint". Che siano uniti in questa fede innamorata, in questa lotta che chiede di mettere l'armatura spirituale e di sostenerci l'un l'altro, volendoci bene.

    Bisogna voler bene a chi sta facendo il percorso perseguitato dal mondo, rinnegando se stesso, portando la croce, rivestito di fede, capace di penitenza, purificazione e conversione. A che serve questa rabbia e questa sferza? A chi serve? Ci pensi bene.

    Tra i frutti dello Spirito santo (Galati) questo suo sentimento non c'è. E noi siamo tralci per portare quei frutti. Siamo nello stato di famiglia di Dio perché abbiamo quel cuore lì, non perché lo dica un attestato, una burocrazia, un diritto acquisto.

    Serve molto timor di Dio, molto di più di quanto pensiamo di averne dicendolo abbastanza. Ut unum sint, almeno quelli che hanno capito che non conta esserlo secondo il mondo, ma secondo Dio, perchè il mondo creda.

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  13. I quasi 600 subsahariani che hanno sfondato il confine spagnolo a Ceuta danno l’idea del grave momento che l’Europa sta vivendo. Come nel iv-v secolo d.C. abbiamo un’Europa in crisi ma ancora benestante, eppure sfibrata, svuotata di valori e identità, senza alcuna ragione per cui vivere e proiettarsi nel futuro: la natalità è quasi ovunque ai minimi, non c’è progettualità, non c’è risolutezza nei leader né senso di appartenenza.
    Come i barbari sfondarono il limes orientale e settentrionale per poi dilagare in ogni regione dell’Impero Romano, così ora abbiamo milioni di afro-islamici che premono alle frontiere e che non aspettano altro che insediarsi in Europa, sostituirsi alle declinanti popolazioni autoctone, imporre la loro legge (prevalentemente la sharia) e i loro costumi, con il supporto dei collaborazionisti nostrani à la Saviano.
    Mala tempora currunt
    Luca Ronconi

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  14. Interessante dichiarazione su Bergoglio da parte di un eremita.
    Pian piano le persone si svegliano.

    https://www.youtube.com/watch?v=49T9RnI252s

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  15. Mi associo alla grande sofferenza dell'anonimo 12:52 e alla sua richiesta.
    Nella mia famiglia siamo arrivati proprio a non poterne più, vagando da una chiesa all'altra (poche messe d'estate), una Messa peggio dell'altra. Una diocesi disgraziata con un Vescovo in prima fila tra i discepoli di Bergoglio. Le omelie sono sempre più sciagurate, eretiche e spiritualmente diseducative. A casa mi tocca fare la contro-scuola. Che fare ?

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  16. @ Tralcio

    La fede in Cristo è per malati bisognosi di cura, che si riconoscono malati, si riconoscono in combattimento e si armano spiritualmente, rivestiti di Cristo, contro il maligno.

    Tralcio, Lei è un cercatore di funghi?
    Io lo sono, occasionalmente. A differenza di altri che ne fanno una malattia, al punto da rischiare la vita magari cadendo in un qualche dirupo, per la brama di cogliere quel meraviglioso boletus edulis che sta lì bel bello, sodo e ben sviluppato, soltanto in attesa di te, pronto per essere messo in padella e diventare la gioia del palato di tanti famigliari ed amici, che gustano non solo la prelibatezza del miceto ma pure il gaudio dell’allegra compagnia, perché dopo la fatica della comune ricerca e la fiera soddisfazione per il raccolto consegue il gustoso gratificante premio del banchetto finale.
    A patto che…

    A patto che i funghi siano tutti (tutti!) veramente commestibili.

    Vi sono dei volontari che formano delle società micologiche, che non hanno solo lo scopo di soddisfare la passione scientifica degli associati (essi imparano alla perfezione ogni specie e sottospecie), ma si preoccupano per il prossimo, mettendosi generosamente a disposizione di chiunque voglia chiedere un consiglio, affinché non corra lo sgradevole rischio di qualche avvelenamento, con conseguente lavanda gastrica o… il cimitero.
    Infatti ne basta anche uno solo: un unico piccolo funghetto confuso nell’abbondante magnifica raccolta può provocare un disastro. E talvolta anche solo il contatto di un funghetto killer con tutti gli altri potrebbe essere letale. Vi sono in particolare dei funghi che, quando sono ancora allo stato immaturo, assomigliano molto ad altri che coglieresti ad occhi chiusi: assomigliano… assomigliano, ma non lo sono, e allora sono guai.

    I micologi dal punto di vista pratico distinguono i funghi in:
    commestibili eccellenti,
    commestibili tout-court,
    non commestibili per motivi di gusto sgradevole,
    sospetti,
    velenosi,
    e mortali.

    Ahi ahi, che poveretti questi esperti qua: stanno lì a spaccare il capello in quattro, sono tassativi, fiscali, se gli dici che vuoi -perché no?- provare fungo sospetto ti guardano male, non sanno stare allo scherzo, sembra che si arrabbino davvero, sono intransigenti, non hanno il senso dello humor, non vedono al di là del loro naso, non capiscono l’essenziale, che è il volersi bene tutti insieme, perché per loro voler bene significa una cosa sola, cioè soltanto mettere in guardia gli altri sul peggio, profeti di sventura che non sono altro!

    Ebbene, io mi fido di loro. Sono seri ed affidabili; sì, ognuno ha il suo carattere, ma non è questo l'essenziale. A fare i compagnoni a buon mercato sono capaci tutti, anche a fare discorsi qualunquistici che poi contengono la medesima acredine velenosa che intendono stigmatizzare; ma quello di impegnarsi seriamente a distinguere con attenzione la verità dall’errore è un pregio di pochi, troppo pochi.
    E sinceramente se dovessi imbattermi in un controllore della società micologica che, fuor di metafora, mi propina a modo suo il dogma dell’ Una Cum come fosse commestibile, a me non sta per nulla bene. E quindi se Lei, Tralcio, permette, ne dibatto pubblicamente nella giusta sede, perché il fungo come minimo sospetto pubblicamente è stato somministrato.

    Poiché La fede in Cristo è per malati bisognosi di cura, che si riconoscono malati, si riconoscono in combattimento e si armano spiritualmente, rivestiti di Cristo, contro il maligno.
    Aggiungiamo pure, è per quelli che non vogliono morire avvelenati dal Maligno e dalle sue seduzioni o dalle sue suadenti fatali indeterminazioni.

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  17. @ Tralcio.

    Lei si rivolge a Marius, ma non gli risponde, non entra nel merito. Lo accusa di rigidità, di mancanza di carità, addirittura di rabbiosa solitudine.

    Lo stesso approccio di chi accusa di problemi psicologici, di rigidità, i cattolici che dicono il rosario e che difendono la Tradizione.

    Mi fa impressione.

    Ancora una volta constato che non c’è nessuno più violento e sprezzante di quelli che si riempiono la bocca di umiltà, pace e amore (come qualcuno che usa vestire di bianco e portare la borsa stravecchia sopra scarpe vissute)

    Anna

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  18. In linea di principio è giusto cercare la perfezione; ma non ci è dato raggiungerla, per cui strada facendo nessuno di noi è esente da errori.
    E comunque mi sconcerta sentir parlare di sprezzo e violenza nei confronti di tralcio, che non è vero che non entra nel merito se lo fa partendo dagli atteggiamenti di fondo che gli sono congeniali.
    E vorrei chiuderla qui una volta per tutte.

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