tag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post2654431790977873933..comments2024-03-29T16:15:44.367+01:00Comments on Chiesa e post concilio: Brunero Gherardini. L'antropocentrismo della Gaudium et spesmichttp://www.blogger.com/profile/00578005881187652932noreply@blogger.comBlogger15125tag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-28759430088228801112013-01-03T22:52:14.054+01:002013-01-03T22:52:14.054+01:00Grazie mille caro Gederson per la segnalazione.
Fo...Grazie mille caro Gederson per la segnalazione.<br />Forse il testo da te segnalato può essere un tentantivo per armonizzare GS con la dottrina tradizionale, ma non ho molte speranze in proposito.Marco Marchesinihttps://www.blogger.com/profile/02356479784961714810noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-34083829652908608452013-01-02T23:27:37.651+01:002013-01-02T23:27:37.651+01:00Caro Marco,
Confesso che non ho studiato a fondo ...Caro Marco,<br /><br />Confesso che non ho studiato a fondo l'espressione "creata per se stessa", ma ho letto l'indicazioni che fanno riferementi alla Summa Contra Gentiles, 3, 112. In portoghese la Summa è stata tradotta per Don Odilo Mourão, che è la migliore traduzione per il portoghese, nella parte del brano del libro III, 112, nella traduzione di lui se legge così:<br /> <br />Portoghese:<br /><i>"E também por isso as criaturas intelectuais são dispostas por Deus como cuidadas por elas mesmas, ao passo que as outras criaturas, como ordenadas para as criaturas racionais".</i><br /><br />Italiano:<br /><i>"E anche per questo sono disposte le creature intellettuali da Dio come curate per se stessi, mentre le altre creature, come ordinato alle creature razionali".</i><br /><br />Latino:<br /><i>"Disponuntur igitur a Deo intelectualles creaturae quasi <b>propter se procurate</b>, creaturae vero aliae quasi ad rationales creatures ordinate". </i><br /><br />Suma Contra Gentiles, lib. 3, 112 - Traduzione di Don Odilo Mourão, osb, http://sumateologica.files.wordpress.com/2010/06/suma-contra-os-gentios-volume-ii-livro-3.pdf<br /><br />Ho trovato anche la versione in italiano del P. Tito S. Centi che dice:<br /><br /><i>"Perciò le creature intelletive vengono guidate da Dio come volute per se stesse, mentre le altre creature lo sono in quanto ordenati alle creature dotate di ragione".</i><br /><br />Latino uguale la versione brasiliana:<br /><i>"Disponuntur igitur a Deo intelectualles creaturae quasi <b> propter se procurate </b>, creaturae vero aliae quasi ad rationales creatures ordinate".</i><br /><br />Suma Contra Gentiles, lib. 3, 112 - Traduzione P. Tito S. Centi, o.p.,<br />http://books.google.com.br/books?id=qJZ5nfaHEzIC&printsec=frontcover&hl=pt-BR&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=snippet&q=112&f=false<br /><br />Allora, la parola in latino che apparre nel testo latino delle due versione è "propter se procurate", per "voluta per se stessa", non doveva aparre il "propter se ipsum" ?<br /><br />Un saluto dal Brasile<br />Gederson Falcometahttps://www.blogger.com/profile/10570607731496857856noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-38042139065028309072013-01-02T20:06:20.847+01:002013-01-02T20:06:20.847+01:00Sulla questione del "creata per se stessa&quo...Sulla questione del "creata per se stessa" ho trovato questi riferimenti di Battista Mondin:<br /><br />http://books.google.it/books?id=l01kIJfklNAC&printsec=frontcover&dq=Manuale+di+filosofia+sistematica:+Etica+e+politica&hl=it&sa=X&ei=EoXkUImrMIbj4QSf3oCoAw&ved=0CDcQ6AEwAA#v=onepage&q=Manuale%20di%20filosofia%20sistematica%3A%20Etica%20e%20politica&f=false<br /><br />Manuale di filosofia sistematica: Etica e politica<br /><br />pagina 219<br /><br />http://books.google.it/books?id=6XDGXOBoeWgC&printsec=frontcover&dq=Manuale+di+filosofia+sistematica:+Metafisica.+Ontologia&hl=it&sa=X&ei=8YTkUNS0AemS4ATet4D4Bw&ved=0CDcQ6AEwAA#v=onepage&q=Manuale%20di%20filosofia%20sistematica%3A%20Metafisica.%20Ontologia&f=false<br /><br /><br />Manuale di filosofia sistematica: Metafisica. Ontologia<br /><br />pagina 278.<br /><br />Marco Marchesinihttps://www.blogger.com/profile/02356479784961714810noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-2504636914440928122013-01-02T17:37:40.307+01:002013-01-02T17:37:40.307+01:00Ancora sul Gaudium Et Spes, il Cardinale Ratzinger...Ancora sul Gaudium Et Spes, il Cardinale Ratzinger ha detto che lei era una sorta di "contra syllabus" e anche ha avuto un dialogo con mons. Lefebvre dove riconosce la rottura. Per quanto mi ricordo in questio dialogo lui ha chiesto a mons. Lefebvre l'accettazione della Gaudium et Spes vede:<br /><br />mons. Lefebvre:<br />- Gaudium Et Spes, non è contro Quanta Cura?<br /><br />Cardinale Ratzinger:<br /><b>- Eccellenza, non siamo più al tempo della Quanta Cura.</b><br /><br />Mons. Lefebvre:<br />- Né posso accettare il suo concilio, perché domani sarà giornale di ieri.Gederson Falcometahttps://www.blogger.com/profile/10570607731496857856noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-23416710250104592392013-01-02T09:03:31.911+01:002013-01-02T09:03:31.911+01:00... per essere intesi teologicamente anche dai sem...<i>... per essere intesi teologicamente anche dai semplici, i significati ortodossi andrebbero esplicitati e spiegati, e in questo il testo di Mons. Gherardini non aiuta molto.</i><br /><br />Scusami Giuseppe, ma stiamo capovolgendo le cose. La chiarezza, o meglio la mancanza di chiarezza, non proviene dagli scritti di Mons. Gherardini, ma dalla Gudium et spes stessa, che in diversi punti solleva molte obiezioni e perplessità.<br /><br />Chiaro che l'ambiguità può dar adito a interpretazioni ortodosse, ma é altrettanto chiaro che l'uso diffuso dell'ambiguità che se ne é fatto, vi sono scritti che lo dicono apertamente, erano funzionali ad una rilettura posteriore sganciata dalla volontà dei vescovi conciliari.Una rilettura che si basa sull'antropocentrismo.<br /><br />Quindi l'ambiguità é stata usata specialmente là dove era difficile far accettare idee sganciate dalla Tradizione e per questo insigni cardinali non si sono avveduti subito del pericolo.<br /><br />Inoltre l'ambiguità, questa é una mia opinione, é però pure il modo con cui lo Spirito Santo ci ha permesso di sopravvivere all'errore conclamato, chiaro e trasparente. Il pericolo non era inaftti irreale, stando ai frutti "pastorali". viandantehttps://www.blogger.com/profile/12658452202312884392noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-51325675348581568552013-01-02T07:26:14.784+01:002013-01-02T07:26:14.784+01:00Giovanni Paolo II sul Gaudium Et Spes e il Concili...Giovanni Paolo II sul Gaudium Et Spes e il Concilio Vaticano II:<br /><br />"Karol Wojtyla nel 1976 da cardinale, predicando un ritiro spirituale a Paolo VI e ai suoi collaboratori, pubblicato in italiano sotto il titolo: Segno di contraddizione. Meditazioni, (Milano, Vita e Pensiero, 1977), inizia la meditazione “Cristo svela pienamente l’uomo all’uomo” (cap. XII, pp. 114-122) <b>su Gaudium et spes n.° 22 e asserisce: «il testo conciliare, applicando a sua volta la categoria del mistero all’uomo, spiega il carattere antropologico o perfino antropocentrico della Rivelazione offerta agli uomini in Cristo. Questa Rivelazione è concentrata sull’uomo […]. Il Figlio di Dio, attraverso la sua Incarnazione si è unito ad ogni uomo, è diventato - come Uomo - uno di noi. […]. Ecco i punti centrali ai quali si potrebbe ridurre l’insegnamento conciliare sull’uomo e sul suo mistero» (pp. 115-116).</b> In breve questo è il succo concentrato del Vaticano II: culto dell’uomo, panteismo e antropocentrismo idolatrico. Non lo dico io, ma Karol Wojtyla, alla luce di Paolo VI e del Concilio pastorale da lui ultimato.<br /><br />a) Giovanni Paolo II, dal canto suo, afferma nella sua prima enciclica (del 1979) ‘Redemptor hominis’ n.° 9: «Dio in Lui [Cristo] si avvicina ad ogni uomo dandogli il tre volte Santo Spirito di Verità» ed ancora ‘Redemptor hominis’ n.° 11: «La dignità che ogni uomo ha raggiunto in Cristo: è questa la dignità dell’adozione divina». Sempre in ‘Redemptor hominis’ n.° 13: «non si tratta dell’uomo astratto, ma reale concreto storico, si tratta di ciascun uomo, perché […] con ognuno Cristo si è unito per sempre […]. l’uomo – senza eccezione alcuna – è stato redento da Cristo, perché, con l’uomo – ciascun uomo senza eccezione alcuna – Cristo è in qualche modo unito, anche quando l’uomo non è di ciò consapevole […] mistero [della redenzione] del quale diventa partecipe ciascuno dei quattro miliardi di uomini viventi sul nostro pianeta, dal momento in cui viene concepito sotto il cuore della madre».<br />b) Nella sua seconda enciclica (del 1980) “Dives in misericordia” n.° 1, Giovanni Paolo II afferma: <b>«Mentre le varie correnti del pensiero umano nel passato e nel presente sono state e continuano ad essere propense a dividere e persino a contrapporre il teocentrismo con l’antropocentrismo, la Chiesa [conciliare, ndr] […] cerca di congiungerli […] in maniera organica e profonda. E questo è uno dei punti fondamentali, e forse il più importante, del magistero dell’ultimo Concilio». </b> Questa frase, da sola, dovrebbe aprire gli occhi anche ai ciechi sulla impossibilità dell’ “ermeneutica della continuità” tra Vaticano II e Tradizione divino-apostolica. “Dio trascendente infinitamente l’uomo da Lui distinto” e “uomo che coincide con Dio in esso immanente”, non sono due proposizioni in continuità, ma in evidentissima contraddizione o rottura.<br />c) Nella sua terza enciclica (del 1986) ‘Dominum et vivificantem’ n.° 50, Giovanni Paolo II scrive: «Et Verbum caro factum est. Il verbo si è unito ad ogni carne [creatura], specialmente all’uomo, questa è la portata cosmica della redenzione. Dio è immanente al mondo e lo vivifica dal di dentro. […] l’Incarnazione del Figlio di Dio significa l’assunzione all’unità con Dio, non solo della natura umana ma in essa, in un certo senso, di tutto ciò che è carne: di […] tutto il mondo visibile e materiale […]. il Generato prima di ogni creatura, incarnandosi […] si unisce, in qualche modo con l’intera realtà dell’uomo […] ed in essa con ogni carne, con tutta la creazione». Sembra di leggere Giordano Bruno, Spinoza o Hegel (la contro-chiesa) e non il Vangelo, S. Paolo, un Padre ecclesiastico o S. Tommaso d’Aquino (la Tradizione della Chiesa). IL CUORE DEL PROBLEMA ATTUALE - La rivoluzione antropolatrica del Vaticano II - http://www.doncurzionitoglia.com/rivoluzione_antropolatrica_vat2.htm<br /><br />Allora, per fare l'ermeneutica continuità, che cosa dobbiamo fare con queste parole? Gederson Falcometahttps://www.blogger.com/profile/10570607731496857856noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-13522121328814219772013-01-01T23:48:56.702+01:002013-01-01T23:48:56.702+01:00Ma per essere intesi teologicamente anche dai semp...<i>Ma per essere intesi teologicamente anche dai semplici fedeli, i significati ortodossi andrebbero esplicitati e spiegati, e in questo il testo di Mons. Gherardini non aiuta molto. Lo scritto è fortemente polemico, ma Mons. Brunero Gherardini è insigne teologo e docente di larga esperienza, per cui penso che dovrebbe confrontarsi di più - pacatamente - con quanti, tra i suoi pari, forniscono una lettura diversa e positiva della Costituzione pastorale del Concilio, libera dai deleteri influssi teilhardiani.</i><br /><br />Giuseppe, mi pare che limitarsi a criticare e anche pesantemente uno studioso come Mons. Gherardini, non sia corretto, in presenza di un'affermazione apodittica come la tua, oltretutto opinabile. Mi pare infatti ovvio che, se è possibile una lettura diversa e libera dai deleteri influssi teilhardiani, ciò non dimostra che questi influssi non ci siano, ma solo il fatto che essi entrano o meno in campo a seconda della lettura che si dà al documento... E dunque, che caspita di attendibilità può avere un testo che, se permette diverse letture, è quanto meno ambiguo? <br /><br /><i>L'unico intervento teologico che conosco in questo senso è molto striminzito, perché è quello di P. Cantoni nel testo "Riforma nella continuità Vaticano II e anticonciliarismo", 2011, pp. 32, 33 a proposito del "quodammodo" che, pur breve, ho sinceramente trovato chiaro ed esauriente (ho cercato di usarlo in alcuni miei commenti nella discussione precedente). Non so se ve ne sono degli altri.</i><br /><br />Si dà il caso che l'autore a cui dai credito si sia aggiunto alla sgomitante schiera dei contestatori, con i quali Mons. Gherardini non usa polemizzare, ma parla con i suoi scritti.<br />In questo caso, trattandosi di un suo ex alunno ha rilasciato questa toccante ma anche chiara e <a href="http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2011/09/intervitsa-mons-brunero-gherardini.html" rel="nofollow">significativa intervista</a>...<br /><br />Ora non ho tempo, ma domani articolerò una risposta più completa.Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-89887003398055966462013-01-01T22:38:39.735+01:002013-01-01T22:38:39.735+01:00A mezzo secolo di distanza e nel pieno del lavoro ...A mezzo secolo di distanza e nel pieno del lavoro di ri-orientamento dottrinale iniziato da Benedetto XVI, si posseggono più elementi di valutazione.<br /><br />Se i Cardinali Ottaviani e Bacci approvarono e firmarono il testo definitivo di GS è perché evidentemente vi attribuirono significati e contenuti ortodossi. Sono questi allora da intendere come linee guida del documento e tali da costituirne il senso generale, piuttosto che un malinteso "antropocentrismo".<br /><br />Ma per essere intesi teologicamente anche dai semplici fedeli, i significati ortodossi andrebbero esplicitati e spiegati, e in questo il testo di Mons. Gherardini non aiuta molto. Lo scritto è fortemente polemico, ma Mons. Brunero Gherardini è insigne teologo e docente di larga esperienza, per cui penso che dovrebbe confrontarsi di più - pacatamente - con quanti, tra i suoi pari, forniscono una lettura diversa e positiva della Costituzione pastorale del Concilio, libera dai deleteri influssi teilhardiani.<br />L'unico intervento teologico che conosco in questo senso è molto striminzito, perché è quello di P. Cantoni nel testo "Riforma nella continuità Vaticano II e anticonciliarismo", 2011, pp. 32, 33 a proposito del "quodammodo" che, pur breve, ho sinceramente trovato chiaro ed esauriente (ho cercato di usarlo in alcuni miei commenti nella discussione precedente). Non so se ve ne sono degli altri.<br /><br />Poi, sulla stessa Costituzione pastorale, una direttrice decisiva è stata data da Benedetto XVI nel Discorso pronunciato a Castel Gandolfo il 2 agosto dell'anno scorso e pubblicato sull'OR dell'11.10.2012, laddove ha affermato che essa "non è riuscita a offrire un chiarimento sostanziale" per "definire meglio ciò che era essenziale e costitutivo dell'età moderna", dopo lo scacco che pretendeva di togliere alla Chiesa ogni possibilità di "plasmare il mondo"; ed ha inoltre riportato tutta una serie di altri punti concernenti le Dichiarazioni DH e NA, sempre in direzione di una purificazione dalle cattive interpretazioni che hanno inondato il campo, e di valorizzazione dei reali contenuti dei documenti, non sempre in sé perfetti e definitivi.<br /><br />Di notevolissimo interesse, a questo proposito, anche sul piano del metodo, è la nota n. 1. dello stesso testo di GS: l'avete letta?<br /><br />Insomma, mi sembra che per rendere pastoralmente accessibile ed efficace la dottrina di un qualsiasi atto di Magistero autentico della Chiesa (e tanto più quindi di un Concilio Ecumenico) i teologi e pastori dovrebbero aiutarci a intenderne il significato quale esso è, conforme alla natura e al modo d'essere del Magistero: "quaerere rationem quomodo sit", e non già "quomodo non sit", come insegnò San Pio X nell'Enciclica "Communium rerum" del 1909 (1). Non, dunque, come forse - lo dico con rispetto - sta rischiando di fare Mons. Gherardini, facendo il lavoro al contrario.<br /><br />Mi scuso dell'esagerazione nella lunghezza del commento che spero non sia sgradito. Non l'avrei scritto se non trovassi - ad onta di certe asperità - "quodammodo" interessante ed utile il blog.<br /><br /><br />(1) La citazione è tratta da "Liberté religieuse, réponse aux dubia présentés par S.E. Mgr Lefebvre", un documento della CDF del 1985 che ho conosciuto e letto grazie proprio a questo blog, e più esattamente grazie a Marco Marchesini.giuseppenoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-35526253536883193302013-01-01T20:57:02.330+01:002013-01-01T20:57:02.330+01:00Perchè mai, o meglio, a qual fine Dio ci ha creati...Perchè mai, o meglio, a qual fine Dio ci ha creati? Beh, se l'uomo é l'<i>unica creatura creata per sé stessa</i> come sostenuto in GS, il fine é in lui stesso. O comunque non sembra esserci un particolare rapporto di dipendenza dal Creatore. Comunque, non avendo le capacità per sostenere discorsi teologici di altissimo livello, ho fede nella ragionevolezza della Chiesa di sempre, negli insegnamenti infallibili che sempre, ovunque e da tutti sono stati creduti. E questi sono un grandissimo aiuto per i semplici, che nel dubbio possono andare a vedere cosa é stato creduto nel passato ed in tempi non sospetti. Quindi mi rifaccio al catechismo di Pio X:<br /><b>13. Per qual fine Dio ci ha creati? Dio ci ha creati per conoscerlo, amarlo e servirlo in questa vita, e per goderlo poi nell'altra, in paradiso.</b><br /><br />Senza andare a cercare tanti sillogismi, praticamente (per la mia vita spirituale) ciò basta e mi conferma che Mons. Gherardini é in continuità con la Tradizione della Chiesa.<br /><br />Il discorso sul <i>perseipsam</i> é invece importante se si vuol discutere ed argomentare coi modernisti (e quindi in tal senso non solo é utile ma anche doveroso). E l'esposizione di Mons. Gherardini oltre che semplice e chiara, arriva a confermare quanto noi semplici già intuivamo. Grazie!viandantehttps://www.blogger.com/profile/12658452202312884392noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-7351351847604840372013-01-01T16:38:46.938+01:002013-01-01T16:38:46.938+01:00Su cosa fondi e da cosa deduci che perseipsam poss...Su cosa fondi e da cosa deduci che <i>perseipsam</i> possa avere il senso di <b>come persona</b>?<br /><br />Il senso originario della Scrittura che vi corrisponde (come ampiamente riportato e anche spiegato) è riferito a Dio, non alla creatura. Ed è quello di vicino, a fianco di Dio, per Lui... non è forse questo il destino della creatura voluta da Dio e chiamata alla vita in modo a Lui ordinato? E non consiste proprio e unicamente in questo la sua sublime dignità?<br /><br />Se l'<b>essere per sé</b> della persona esprime la dinamica di finalizzazione e di autodeterminazione e dunque la <br />consapevolezza e la libertà del suo agire, non può essere posto come un assoluto svincolato dalla finalità impressale da Dio creandola.Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-4064406479184302072013-01-01T15:13:52.880+01:002013-01-01T15:13:52.880+01:00Sul perseipsam
La definizione tradizionale di pe...Sul perseipsam<br /><br /><br />La definizione tradizionale di persona è "essere per sè".<br />Cosa c'è di sbagliato nel sostenere che, sulla terra (si precisa sulla tera, per non escludere il mondo angelico), l'unica creatura che Dio abbia voluto dotata dell'essere come persona (per seipsam) sia quella umana?<br />SV<br />Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-25285828197940071202013-01-01T12:48:49.230+01:002013-01-01T12:48:49.230+01:00Caro Marco, abbiamo visto come il linguaggio fluid...Caro Marco, abbiamo visto come il linguaggio fluido e non definitorio, che caratterizza questo come gli altri documenti conciliari, possa non far cogliere ad un primo esame le suggestioni e talvolta gli sviamenti, evidenziabili da una lettura più meditata e attenta, nutrita dalla <i>philosophia perennis</i> - completamente abbandonata - e dal Magistero bimillenario.<br /><br />Lo stesso Mons. Gherardini, che negli ultimi anni ha prodotto numerosi studi documenti e testimonianze sulle storture conciliari, ha dichiarato più volte di essersi lui stesso dovuto arrampicare sugli specchi durante i suoi lunghi anni di insegnamento, per effettuarne una "lettura in contintuità"... e, naturalmente, le difficoltà emergevano solo man mano che le questioni venivano poste all'attenzione e sviscerate.<br /><br />Buon Anno Nuovo anche a te e a tutti!Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-18634410077774960102013-01-01T12:18:13.674+01:002013-01-01T12:18:13.674+01:00Buon anno nuovo a tutti!
Avete letto l'elenco...Buon anno nuovo a tutti!<br /><br />Avete letto l'elenco dei firmatari della GS sul sito del Vaticano?<br /><br /><br />http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19651207_gaudium-et-spes_it.html<br /><br />Figurano i nomi di:<br /><br />Ego ALAPHRIDUS S. Mariae in Domnica Protodiaconus Cardinalis OTTAVIANI.<br /><br />Ego ANTONIUS S. Eugenii Diaconus Cardinalis BACCI.<br /><br />Io mi chiedo perché abbiano firmato un testo come GS dato che nessuno li obbligava? Quelli sono gli autori del BEC, autori sulla cui ortodossia nessuno ha dubbi.<br /><br />Comprendo le osservazioni di Mons. Gherardini, ma allora quei firmatari che ne pensavano dei brani posti qui in evidenza?Marco Marchesinihttps://www.blogger.com/profile/02356479784961714810noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-55912018371416290702013-01-01T00:36:46.310+01:002013-01-01T00:36:46.310+01:00Grazie, Mic, e buon 2013 a tutti!Grazie, Mic, e buon 2013 a tutti!Luciana Cupponoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-53849976331452420612012-12-31T21:24:20.646+01:002012-12-31T21:24:20.646+01:00Circa la Gaudium et spes - ma in realtà su tutto u...Circa la Gaudium et spes - ma in realtà su tutto un po' il superconcilio - parafrasando la nota massima: 'cherchez la femme', si potrebbe tranquillamente dire: 'cherchez Teilhard'...<br />Tutta la Gaudium et spes altro non è che una trasposizione, adattata alle circostanze, della gnosi di Teilhard de Chardin il cui principale rappresentante nell'aula conciliare era il p. Henri de Lubac, suo amico,discepolo e fanatico ammiratore. Ragion per cui, se è vero che il de Lubac è il 'padre' del Vaticano II in quanto discreto capostipite dei 'nouveaux théologiens' d'assalto che guidarono quell'assise, potremmo dire che il vecchio Teilhard ne è il ... 'nonno'. Di conseguenza, la soluzione del dramma del Vaticano II dovrà passare necessariamente attraverso una previa condanna, chiara, esplicita e definitiva del pensiero teilhardiano, in quanto eretico e dissolutore di ogni teologia cattolica. Non più dunque una replica del vecchio e poco efficace 'monitum' del S. Uffizio, ma una totale estirpazione di questo cancro che tanto ha contribuito alla catastrofe del Vaticano II. <br />Non per nulla i suoi devoti 'nipotini' si dedicano anima e corpo a celebrarlo con puntuale ricorrenza in solenni simposi internazionali, fin nel cuore stesso della Cattolicità... <br />Amicusnoreply@blogger.com