tag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post907065182096841274..comments2024-03-28T22:28:13.381+01:00Comments on Chiesa e post concilio: Don Curzio Nitoglia. Da Scoto e Suarez a Rosmini. I pericoli della falsa metafisicamichttp://www.blogger.com/profile/00578005881187652932noreply@blogger.comBlogger27125tag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-18649530528412570612015-09-09T11:01:56.195+02:002015-09-09T11:01:56.195+02:00Purtroppo, caro Giampaolo, capita di frequente (to...Purtroppo, caro Giampaolo, capita di frequente (tolti gli interlocutori più seri e ferrati) che la discussione si trasformi in obiezioni ad hominem piuttosto che ad rem. <br />Grazie per i tuoi preziosi contributi. <br />Siamo grati anche all'Anonimo perché ha animato il dibattito consentendo i tuoi ulteriori interventi e quelli di Parvus, altrettanto interessanti.<br /><br />Ricambio i tuoi saluti, sperando di incontrarti più spesso, compatibilmente con i tuoi impegni :)michttps://www.blogger.com/profile/00578005881187652932noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-20629712956067033982015-09-09T10:50:54.680+02:002015-09-09T10:50:54.680+02:00[...] Tertia et ultima pars.
Rispetto all'ott... [...] Tertia et ultima pars.<br /><br />Rispetto all'ottimismo conoscitivo tomista resto perplesso: il realismo gnoseologico, che è poi la categoria filosofica più propria per definire quell'ottimismo, è il timbro di fabbrica sia della filosofia platonica che di quella aristotelica, così come dei loro epigoni cristiani Agostino e Tommaso, e se vogliamo il filone platonico agostiniano su questo punto era molto più spregiudicato di quello aristotelico-tomista, così che non capisco come si possa "non dirsi ottimisti" (gnoseologici), per parafrasare quel tale. Ma soprattutto: cosa vorrebbe dire che non ha riscontro umano il realismo gnoseologico? Se fosse vera questa sua affermazione, ovvero che siamo condannati a non conoscere la realtà, allora la stessa "affermazione" di pessimismo conoscitivo sarebbe falsa, essendo appunto un'ipotesi non verificabile stante il presupposto di inconoscibilità stabilito a monte. Questa tesi del pessimismo radicale, gnoseologico in primis, fu luterana, giammai cattolica, e se Lutero era agostiniano, certamente Agostino non è mai stato luterano né mai avallò un'idea così manichea.<br /><br />Sull'assenza di una teologia della storia in S. Tommaso non ho nulla da obiettare, così come non avrei da obiettare alcunché a chi, peraltro correttamente, mi facesse notare che in Agostino non c'è una cosmologia sviluppata. And so what? Non vedo che problema ci sia nel fatto che un autore non sviluppi tutte le branche della disciplina di cui si occupa; mi preoccuperei piuttosto del contrario. E' vero il detto per cui cave hominem unius libri, ma vale anche l'opposto, cave hominem omniscientem. <br /><br />Per concludere, don Curzio è certamente molto netto nei suoi giudizi e reagisce alla vaghezza e confusione che regnano sovrane purtroppo nell'"intellighenzia" cattolica. Ripresentarne i pensieri e le riflessioni non significa avallarne per forza ogni apice e i toni, ma appunto offrire elementi di studio. Al netto comunque della forma, forse un po' apodittica, va poi rilevato che non ci sono errori o scorrettezze formali in ciò che scrive, o quanto meno ancora nessuno è stato in grado di rilevarle con la precisione e l'accuratezza necessarie per questo genere di appunti.<br /><br />Un caro saluto a tutti.<br /><br />Giampaolo<br />Giampaolohttps://www.blogger.com/profile/08506019379650511864noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-45214641711630700902015-09-09T10:50:17.805+02:002015-09-09T10:50:17.805+02:00[…] Rispetto agli altri punti osservo questo. Se è...[…] Rispetto agli altri punti osservo questo. Se è vero che il tradizionalismo ottocentesco nacque e si sviluppò in relazione ad una temperie culturale ben precisa, non è vero né che quella temperie sia mutata essenzialmente, né che le verità affermate in forma anti-tetica cessino di essere tali. Faccio un esempio che porta sul tavolo anche un altro punto della sua replica. S. Pio X, quando scrisse la Pascendi e la Lamentabili, certamente aveva di fronte il modernismo e indirizzava le sue parole a quell'eresia, ma quell'eresia era ed è versipelle quant'altre mai, si è riciclata dai tempi di Pio IX ad oggi, così che quanto scritto allora, mutatis mutandis, vale anche oggi. Nessun uso ideologico di un Santo Pontefice. La campagna portata avanti da don Curzio sul valore della philosophia perennis, che per inciso è un cavallo di (buona) battaglia squisitamente tommasiano, mira a ristabilire quest'ordine, quell'ordine cioè che è stato impresso dal Creatore al creato (vedi tutto il tema dell'analogia Entis appunto).<br /><br />Ribadisco poi con forza che è scorretto sia dal punto di vista storiografico che da quello più propriamente contenutistico dire, come lei insiste a ripetere, che il male sia una parentesi nella filosofia-teologia dell'Aquinate. Non è così. Il de Malo di S. Tommaso raccoglie interamente l'eredità di S. Agostino e la questione del male è sviscerata con la maggior acribia possibile. Si possono avere sensibilità diverse e preferire alcuni Santi ad altri, è perfettamente legittimo, ma non lo è attribuire noncuranze inesistenti a coloro che si è scelto di non seguire. Non è necessario professarsi anti-tomisti per essere agostiniani. Io stesso ho letto, leggo e continuerò a leggere l'Ipponate con grande frutto, e se anche alcune sue tesi non mi convincono del tutto, non mi permetterei mai di sminuirne il valore o, peggio ancora, di obliterarne il contenuto.<br />Giampaolohttps://www.blogger.com/profile/08506019379650511864noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-79443055590000239762015-09-08T21:23:11.299+02:002015-09-08T21:23:11.299+02:00Ben trovati (sono sempre Giampaolo, ma scrivo da u...Ben trovati (sono sempre Giampaolo, ma scrivo da un Pc diverso, dove non ho le credenziali solite).<br /><br />All'anonimo di passaggio, che chiede l'onore delle armi, replicherei che senz'altro quello gli è reso, solo non mi ero accorto fossimo alla pugna. Forse giova ricordare un paio di elementi di questa, comunque interessante, interlocuzione: il post di cui stiamo parlando nasce dalle proteste/richieste (tra gli altri anche mie) di chiarificazione rispetto ad un giudizio spiccato nei riguardi del dott. Sottile che ci è parso quanto meno affrettato. Ripeto, nei limiti della mia conoscenza filosofica io mi rifaccio alla scuola di Tommaso, dunque sono tendenzialmente d'accordo con i contenuti critici riguardo a certi aspetti della filosofia di Duns Scoto, e un po' più d'accordo sulla critica ad un certo scotismo, nondimeno, come facevo notare, se non altro proprio per quell'onore delle armi di cui sopra, protestavo per un trattamento più generoso nei riguardi del dott. Ordinis. Da tomista (si parva licet) difendo e difenderò sempre l'"antagonista" da attacchi ingenerosi, ancorché magari fondati.<br /><br />Detto questo, mi compiaccio per le sue letture primarie e secondarie di e sull'Angelico, mi spiace sia incappato nei detentori di verità di cui scriveva, ma le chiederei se può dire la stessa cosa per quello che è accaduto qui, dove non mi pare che ci sia stata alcuna supponenza (o almeno lo spero, nel caso io lo sia stato me ne scuso) o complesso da primi della classe. Questo per dire che l'arroganza, la chiusura al confronto, la pretesa di avere l'unica ed esclusiva verità in tasca non sono appannaggio dei tomisti, dei domenicani o dei "tradizionalisti" tout court, ma sono miserie umane comuni purtroppo a tutte le latitudini filosofiche, teologiche, culturali etc.<br /><br />Ad rem. Lei mi accusa di averle implicitamente dato dell'infedele, mettendole in bocca la tesi risibile secondo la quale S. Tommaso sarebbe stato un razionalista ante litteram; Respondeo che replicavo alla sua affermazione, che a questo punto preferisco riportare verbatim, così da evitare fraintendimenti, per cui :" [...] la fede si aggiunge praticamente come un "+ qualcosa", e non come un che di capitale". Io ribadivo come fosse assolutamente capitale la fede nel "sistema" filosofico tommasiano, portando alcuni esempi, e come pertanto quel giudizio fosse infondato. Non era mia intenzione mancare di riguardo, ma soprattutto non era un obiezione ad hominem, ma ad rem. […]<br />Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-17478826133212696402015-09-08T00:53:24.353+02:002015-09-08T00:53:24.353+02:00@ All'Anonimo, solo per precisare, non per po...<br />@ All'Anonimo, solo per precisare, non per polemizzare.<br /><br />Nel mio primo intervento ho usato "relativista" fra virgolette, nell'ambito di una domanda di chiarimento.<br />"irascibile" era detto in tono scherzoso, evidentemente, anche se si notava una punta polemica nella sua risposta. Non e' comunque un peccato grave. <br />Nel suo appunto finale su S. Tommaso, trovo interessante lo spunto sulla mancanza di una teologia della storia in san Tommaso. Non sono una specialista di san Tommaso, sia chiaro.<br />Possibile risposta: non sara' che l'Angelico trovava la necessaria teologia della storia gia' ben delineata nella agostiniana Civitas Dei? Almeno nei tratti generali. Comunque, e' un fatto che il pensiero medievale non era storicista. Una eccezione sembra costituita da Gioacchino da Fiore, ammesso che si possa parlare in lui di una vera filosofia della storia. Qui Loewith ha scritto pagine interessanti a suo tempo. La ripartizione triadica della storia in tre epoche fondamentali comincia proprio con Gioacchino, con uno schema che sfocia inevitabilmente in una visione che appare difficile accordare con la "filosofia della storia" di impostazione agostiniana. Cordiali saluti e alla prossima, Parvus<br />Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-39700444817740314182015-09-07T23:02:47.916+02:002015-09-07T23:02:47.916+02:00Ma guardi, senza fare dietrologie, voi avete una l...Ma guardi, senza fare dietrologie, voi avete una linea ed è giusto che la portiate avanti. Io che vi leggo senza scrivere, ho voluto meglio valutare quanto fosse granitica la vostra tenuta filosofica. E devo dire che lo è, ciò che a suo modo è un bene e fa di voi una bella unità, come d'altronde quella che si riscontra fra i domenicani (ripeto che so di cosa parlo). Ne è uscito un confronto e tutto qui. Certo non mi dispiacerebbe ricevere almeno l'onore delle armi anziché alternativamente le etichette di relativista e irascibile e anti-tommasiano, ma fa niente. <br />Che Cristo regni.Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-68777861927542937872015-09-07T22:34:56.634+02:002015-09-07T22:34:56.634+02:00E dispiace vedere (ma è opinione mia, ripeto) un b...<i>E dispiace vedere (ma è opinione mia, ripeto) un blog che tanto ci conforta fare una così netta scelta di campo, perché di questo si tratta scegliendo don Nitoglia.</i><br /><br />Per Giampaolo e Parvus, <br />perdonatemi se dopo le vostre chiare e appassionate osservazioni, che ho molto apprezzato e ve ne ringrazio (sono preziose per noi tutti), mi soffermo o po' terra terra: ho avuto l'impressione che, più che essere "uno di passaggio", alla fine è qui che il nostro Anonimo voleva andare a parare... michttps://www.blogger.com/profile/00578005881187652932noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-69807335531396595502015-09-07T22:20:16.962+02:002015-09-07T22:20:16.962+02:00Chiedo ulteriormente scusa, innanzitutto al gestor...Chiedo ulteriormente scusa, innanzitutto al gestore del blog, che gentilmente mi permette di comunicare in Anonimo, ma non per altro, perché sono semplicemente di passaggio e non molto avvezzo ai mezzi. Giampaolo e Parvus, sono ancora l'occamista irascibile. <br /><br />Sig.Giampaolo, il sottoscritto è stato almeno due anni "alla scuola di S.Tommaso" d'Aquino, lo ha letto in originale, in seconda e in terza Scolastica, da Caetano a Tyn e da Lagrange a Fabro, non ne ha una conoscenza superficiale e in questa sede ha sempre usato l'aggettivo "tomista", non "tommasiano", incentrando la sua obiezione sulla di lui "scuola": lei mette in dubbio la mia fede cattolica se mi fa dire che per San Tommaso (santo) la ragione viene avanti la fede, cosa mai lontanamente da me pensata.<br /><br />Come non lo penso dei tomisti. Il mondo "tradizionalista" (aggettivo improprio e brutto, ma dobbiamo pur capirci) ha il limite di assolutizzare la contingenza della Chiesa di metà Ottocento, che nella temperie dei tempi razionalistici ha dovuto (cosa inaudita!) nientemeno che scegliersi un sistema filosofico. Dello stesso S.Pio X si fa un fastidioso uso ideologico.<br />Personalmente, dopo tanto meditare S.Tommaso, dovetti concludere, per dirla con Petrarca, che quegli studi mi avevano reso più dotto ma non migliore, e perciò mi allontanai dal tomismo, alla ricerca di un supporto alla fede più adeguato. Il male messo in parentesi, l'ottimismo conoscitivo (cosa che non ha riscontro umano), la pressoché totale assenza di una teologia della storia (e qui come obietta?), la visione politica (molto interessante sarebbe discuterne, ma non è la sede), tutto questo mi ha fatto virare sulla Patristica latina. Fin qui il mio percorso, che giustamente non interessa a nessuno.<br />Ma se io mi sono permesso l'appunto polemico, è proprio perché venendo da quell'ambiente, ne conosco la sottile presunzione da unici detentori dell'unica formulazione possibile della fede. E dispiace vedere (ma è opinione mia, ripeto) un blog che tanto ci conforta fare una così netta scelta di campo, perché di questo si tratta scegliendo don Nitoglia.<br /><br />Scusatemi. Buon proseguimento.Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-6631140026560818412015-09-06T23:58:50.016+02:002015-09-06T23:58:50.016+02:00@ A Giampaolo e all'anonimo irascibile
Grazi...<br />@ A Giampaolo e all'anonimo irascibile<br /><br />Grazie a Giampaolo per le ulteriori precisazioni. All'anonimo irascibile (ma perche', che motivo c'e'?) rispondo in questo modo. <br />1. Il concetto della sostanza possiede una sua validita' intrinseca per comprendere la natura delle cose, indipendentemente dalla questione dell'esistenza di Dio. Si tratta della comprensibilita' razionale della natura, tanto per cominciare. Il neoatomismo contemporaneo (fisica quantistica) nega nel modo piu' radicale tale concetto e persino quello della causalita'. Risultato: deve dire che l'ordine della natura (cosi' meravigliosamente indagato) dipende dal caso. In pratica, la stessa conclusione cui erano giunti gli atomisti antichi, con l'azione del loro "clinamen", se ben mi ricordo. Dov'e' allora il progresso nel sapere? E' evidente che bisogna riappropriarsi del concetto della sostanza, come essenza degli enti o loro natura intrinseca, secondo il fine per cui esistono gli enti stessi, se si vuol tornare a dare un senso alla realta'. Qui il complesso concetto della "analogia dell'ente" puo' indubbiamente aiutarci.<br />2. Esiste una dimostrazione razionale dell'esistenza di Dio, anteriore alla Rivelazione e sempre presente nell'uomo, in quanto essere appunto razionale. Se vogliamo, non appare gia' nel nous di Anassagora? E san Paolo nel primo cap. della Lettera ai Romani non si appella forse ad essa, per accusare i pagani miscredenti del loro errore? Quei pagani non conoscevano la Rivelazione eppure avevano l'obbligo razionale di conoscere Iddio, riflettendo con il loro intelletto sulle sue opere. Rileggiamo: "poiche' quel che si puo conoscere di Dio e' cosa a loro nota, avendolo Dio manifestato ad essi [ e come, prima della Rivelazione? Con le sue opere, che debbono parlare all'intelletto]. Infatti, le sue invisibili perfezioni...appariscono chiare [chiare, dice] dal mondo creato, quando si considerino nelle sue opere..." 1, 19-21.<br />3. Irascibile: in che senso la mente, oltre a non poter conoscere gli universali, non potrebbe conoscere nemmeno i singolari? Ho interpretato bene? ParvusAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-48381485344184475722015-09-06T22:55:41.158+02:002015-09-06T22:55:41.158+02:00Lieto di aver provocato le interessanti riflession...Lieto di aver provocato le interessanti riflessioni di Parvus. Concordo vivamente con l'osservazione paolina che vi sono anche conoscenze di Dio meno enigmatiche e disponibili all'intelletto naturale. Del resto la teologia precede la filosofia non solo sotto il profilo ontologico (Dio, platonicamente, è prima dell'essere, essendo colui che è) ma anche sotto quello più semplicemente cronologico. L'analogia entis è preziosa perché di ogni ente mette in valore l'ordinamento al Creatore così come il suo posto nella gerarchia degli enti.<br /><br />Mi spiace che l'anonimo delle 15.17, che assumo sia lo stesso del 5 settembre h. 11.25 e che, ripeto, aiuterebbe lo scambio, se adottasse almeno uno pseudonimo, se la sia presa sparando nel mucchio di un un non meglio precisato tradizionalismo.<br /><br />S. Tommaso ha dedicato alla Quaestio de Malo lo studio più maturo ed esteso dei suoi tempi, che è stato paradigmatico non solo per tutto il medioevo, ma per la canonistica successiva, questo per dire che, se c'è un punto debole nel suo edificio filosofico teologico, non è certo quello del male, che è ben al centro della speculazione dell'Angelico. Dico di più, per smentire una certa storiografia che mi pare allignare nel suo ragionamento: la fonte patristica più citata da S. Tommaso, e non solo nel de Malo, è proprio S. Agostino, a dimostrazione del fatto che i due "sistemi" di pensiero sono tutto meno che incompatibili, anzi. Sulla questione in oggetto, poi, il pensiero dell'Ipponate e quello dell'Aquinate coincidono, per entrambi il male è privatio boni, con buona pace degli esistenzialisti moderni o dei vari Pareyson che fraintendono Dostoevskji (ma questo è un altro discorso).<br /><br />Che la fede poi sia un'aggiunta, quasi accidentale, al "sistema" di S. Tommaso è serenamente falso. Le categorie della fides qua e fides quae, così come quella del Lumen Gloriae e potrei continuare per qualche ora sono tutte di squisito conio tommasiano, neppure tomista, e sono categorie di fede tutt'oggi centrali, ancorché neglette. Basterebbe poi semplicemente leggere, o meglio ancora ascoltare in gregoriano, gli inni eucaristici composti dall'Angelico per capire come fosse compenetrata e ispirata dalla fede la filosofia e la teologia tommasiana.<br /><br />Se c'è una cosa che si apprende alla scuola di S. Tommaso è che il criterio per giudicare della bontà o meno di un sistema filosofico è la sua permeabilità al dato rivelato, tutto il contrario quindi dell'idea che mi pare se ne sia fatta lei. Non dubito che alcuni pessimi ripetitori della sua filosofia possano aver dato o dare ancora quell'impressione di ripetizione asfittica di formule mal imparate, la realtà però è ben altra.<br /><br />Quanto alla Rivelazione e alla sua priorità sulle prove dell'esistenza di Dio, a posteriori o a priori che siano, anche qui basti considerare che per l'Aquinate quelle prove erano poco più che un esercizio di logica, propedeutica alla filosofia vera e propria, mentre l'architettura stessa della Summa Theologiae aveva nell'Incarnazione il Suo baricentro.<br /><br />Continuo a non capire chi o cosa sia questo fantomatico mondo "cattolico tradizionale" dalle vedute così ristrette, faccio notare che S. Pio X, colui al quale dobbiamo la Pascendi contro il modernismo, ribadì esplicitamente l'ammonimento di Leone XIII che nella Aeterni Patris del 1879 disse: Ite ad Thomas, per contrastare il pensiero debole già serpeggiante nella curia e nella teologia del tempo. Se si vuol corroborare la causa antimodernista, S. Tommaso non può essere lasciato in soffitta. E' l'alletato più prezioso.<br /><br />Un caro saluto a tutti.Giampaolohttps://www.blogger.com/profile/08506019379650511864noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-25780281130139673152015-09-06T15:17:18.723+02:002015-09-06T15:17:18.723+02:00Il sottoscritto non nega il concetto di "sost...Il sottoscritto non nega il concetto di "sostanza", ma che questa sia accessibile alla speculazione umana. Ritenendo, poi, che all'uomo non sia dato di possedere colla mente gli universali sì, ma nemmeno i singolari, essendo le due cose collegate, assolutamente non gli si può dare dell' "occamista", e se l'ha scritto l'ha fatto solo perché conosce il vostro modo di etichettare chi non sta al verbo aristotelico. E dicasi lo stesso dell'accusa di "spiritualismo", con annesso "relativismo" (e te pareva!), quella secondo cui il mio richiamo all'interiorità agostiniana sarebbe il metodo rituale di mascheramento del soggettivismo filosofico (ma da quali elementi, questa deduzione?). <br />Il punto critico della metafisica tomistica è la pressoché totale messa in parentesi del problema del male. Il suo limite consiste proprio nel punto di forza, il fatto di essere un sistema intero, filosoficamente straordinario (lo riconosco), al quale però la fede si aggiunge praticamente come un "+ qualcosa", e non come un che di capitale. Dico a Parvus che per la conoscenza del vero Dio (attenzione all'aggettivo) non bastano gli alberi e i fiumi o le mele e le pere, ma occorre la Rivelazione, ossia il nesso PO-Divina Redenzione, o almeno il senso riconosciuto della propria debolezza e distanza attuali da Dio. E questo è S.Agostino, non Lutero. <br />Da anti-modernista fermo, io mi limito semplicemente a notare la ristrettezza di vedute del mondo "cattolico-tradizionale", i duri e puri alla Don Nitoglia, ciò che mi convince, pure nello scempio attuale, a non fare gli scismatici. <br />Un saluto.Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-13117484884637569822015-09-05T23:24:17.038+02:002015-09-05T23:24:17.038+02:00Grazie a Giampaolo e a Parvus :)Grazie a Giampaolo e a Parvus :)michttps://www.blogger.com/profile/00578005881187652932noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-47790530557053173212015-09-05T22:48:54.786+02:002015-09-05T22:48:54.786+02:00@ Grazie per la cortese spiegazione, che ho trova...<br />@ Grazie per la cortese spiegazione, che ho trovato molto interessante, anche se per forza di cose non sono riuscito a seguirla in tutto (ma per colpa mia).<br /><br /> E' un concetto importante perche' riguarda anche il nostro modo di credere in Dio, per la parte accessibile alla ragione umana. La parte accessibile alla ragione non si basa sempre sul concetto espresso da S. Paolo in Rm 1, 19-21 ?: "...poiche' quel che si puo' conoscere di Dio e' cosa a loro nota, avendolo Dio manifestato ad essi. Infatti, le sue invisibili perfezioni, come la sua eterna potenza e la sua divinita',appariscono chiare dal mondo creato, quando si considerino nelle sue opere; quindi non sono scusabili, perche', dopo aver conosciuto Dio, non gli hanno dato gloria come Dio...". S. Paolo parla qui per divina ispirazione e quindi e' come se Nostro Signore ci facesse sapere il modo giusto (per la nostra ragione) di conoscere Dio: dalle sue opere. Per chi non ha studiato filosofia o non ha una mentalita' speculativa, basta e avanza. Quali sono le "opere di Dio"? L'uomo, la natura, il mondo, l'universo, l'ordine che appare nel piccolo e nel grande (la diade fondamentale per Platone), un ordine che tiene tutto insieme e sembra render funzionale a se stesso anche il disordine. <br />Pero', se ci mettiamo ad indagare, partendo dal basso, dall'esperienza nostra quotidiana, potremmo trovare delle difficolta' per arrivare dal piccolo al grande ossia dall'ente singolo a Dio. E qui ci puo' aiutare questo concetto della "analogia dell'ente", come l'ho capito io. Tutto cio' che esiste, da cosa dipende? Prima di tutto dipendera' dalla sua propria "capacita' di essere". Che vuol dire? Che l'ente chiamato essere umano sara' il risultato della sua capacita' di essere cio' che deve essere secondo la sua natura, gia' inclusa nel seme dal quale nasce. Questa "capacita' di essere", lo e' per un fine, grazie al quale l'ente si forma per quello che e' e deve essere. Ma tutto il processo nel quale si attua la "capacita' di essere" non puo' essere autogenerato, dal nulla o per caso, deve a sua volta risultare, nel suo essere ed attuarsi, da una "capacita'" superiore, la quale agisce analogamente all'ente che (nell'esempio) e' l'essere umano; analogamente nel senso che anch'essa si attua secondo il proprio fine. Pero' l'attuarsi secondo il proprio fine e' qui l'attuarsi del nous, di Dio secondo le "sue perfezioni"; un attuarsi che e' l'essere stesso di Dio creatore, il quale nella creazione opera indubbiamente per un fine.<br />Nella creazione appare allora l'assoluta trascendenza di Dio rispetto a tutta la realta'(esiste solo perche' Dio l'ha creata pur restando Dio del tutto separato da essa) e nello stesso tempo quella "capacita' di essere" che ritroviamo per analogia nel "piccolo" rappresentato dall'uomo, creato inizialmente "ad immagine e somiglianza di Dio". Confondiamo allora natura umana e Sovrannaturale? No, perche' si tratta solo di analogia dell'ente non di identita'. Giuste o sbagliate che siano queste riflessioni, grazie per gli spunti offerti. Parvus <br />Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-65052753379603402662015-09-05T22:00:07.303+02:002015-09-05T22:00:07.303+02:00Vengo ora all'anonimo delle 11.25 (un nom de p...Vengo ora all'anonimo delle 11.25 (un nom de plume aiuterebbe, poi se si è occamisti i nomi non dovrebbero far paura ;)<br /><br />Premetto che io mi riconosco, indegnamente ça va sans dire, nella scuola aristotelico-tomista, quindi tengo in gran conto l'analogia che è proprio l'antidoto al razionalismo occamista e moderno. <br /><br />Entro subito con questo in medias res, l'analogia è sia d'attribuzione che di proporzione, oltre che di proporzionalità (non mi inoltro negli ulteriori dettagli di propria, impropria, intrinseca o estrinseca, perché a questo livello non serve una grana così fine). Proprio volendo restare sul terreno etimologico il prefisso anà di cui si compone l'ana-logia dicenodo "stare sopra", dall'anw greco, spiega questa come logos più alto, in grado comprendere elementi altrimenti distanti. <br />Se è vero che l'analogia come concetto nasce in ambito matematico pitagorico con Archita di Taranto, quindi in riferimento alla proporzionalità, è però altrettanto vero che il medio proporzionale in grado di esprimere in unità due grandezze altrimenti incommensurabili era appunto un numero di un altro ordine di grandezza, un po' com il princeps analogatus lo è in relazione agli analogati secondari. Certo occorrerà S. Tommaso per esplicitare i nessi tra questi due generi di relazioni e raccordarli nell'analogia dell'essere, nondimeno l'analogia da qui in poi raccoglie tanto le istanze della logica che oggi definiremmo lineare, ovvero proporzionale, quanto quelle dell'attribuzione partecipativa, ovvero di attribuzione.<br />Con questa dinamica in mente il concetto di sostanza, che è eminentemente analogico, è tutto meno che il portato della formalizzazione successiva, suareziana aggiungo io. Il fatto che oggi non si comprenda più l'idea di sostanza, ma ancor più quello di forma sostanziale, è spia dell'incapacità di concepire l'analogia adeguatamente. La scienza moderna poi è l'esempio più chiaro di questa difficoltà, attestata sul solo piano quantitativo (proporzionale, se vogliamo tenere il vocabolario adottato sin qui), incapace di comprendere gli aspetti qualitativi degli enti.<br /><br />Rigetto invece decisamente la tesi secondo cui il filone platonico agostiniano non fosse realista. Quando Agostino, parafrasando la Scrittura, spiegava che il creato è stato fatto secondo pondus, numerus et mensura, si riferiva alla realtà della creazione, non alla sola coscienza umana, che semmai è stata fatta per riconoscere e corrispondere a questi principi "universali" della creazione.<br />Semmai la differenza con il tomismo è sui modi di pervenire a questa realtà, ma non certo sulla sua esistenza e sulla sua accessibilità. Il fatto la natura sia decaduta dopo il peccato originale non significa che sia caduta ... nel nulla, né che sia stata corrotta in modo irreparabile (tesi luterana appunto). La natura dopo il PO è ferita, quindi curabile (mediante la Redenzione), tra corruzione e ferita c'è una differenza, che può sembrare sottile, ma è un abisso teologico e antropologico.<br /><br />Per concludere, l'analogia ci dà i termini per parlare dell'Assoluto nell'unico modo possibile, non meramente equivoco o simbolico, nè pretenziosamente e razionalisticamente univoco, ma appunto analogico, dove si custodisce la sempre eccedente alterità, partendo da una familiarità partecipativa che ci è comunicata nell'atto di essere garantitoci da Dio stesso. Niente ganz Andere, ma neppure nessun immanentismo, appunto parola che ripete la Parola.<br /><br />Un saluto a tutti.Giampaolohttps://www.blogger.com/profile/08506019379650511864noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-20856008863070358272015-09-05T21:23:57.554+02:002015-09-05T21:23:57.554+02:00Cerco di saldare il debito incautamente contratto ...Cerco di saldare il debito incautamente contratto quest'oggi.<br /><br />L'analogia entis è la struttura originaria dell'essere in quanto ente. Vale a dire che ogni ente, tutto ciò che c'è, è in una qualche misura, dipendente dalla sua propria capacità d'essere, simile e dissimile all'Essere che crea, così come è simile e dissimile agli altri esseri creati. Nel pensiero di Przywara, che si vuole però in questo fedele prosecutore sella filosofia di S. Tommaso, esiste un'analogia orizzontale: la somiglianza di tutti gli enti, che differiscono l'un dall'altro, ma appunto per poter differire devono prima convergere in un qualche genere, così come ad esempio pere e mele differiscono le une dall'altre, ma convegono quanto al genere frutta che le accomuna; mentre, per restar nell'esempio, tra una mela e un quarzo, non essendoci un genere comune evidente, non si può parlare di differenza, ma di diversità.<br />Ora, dicevo, c'è però anche un'analogia verticale, ovvero una somiglianza dissomiglianza con Dio in ogni ente, e qui, in linea con in Concilio Laterano IV del 1215, occorre ribadire che la dissomiglianza sarà sempre superiore a qualsiasi somiglianza si possa rintracciare nella creatura.<br />Questo punto è nevralgico, spiega Przywara, ed è anche la cima di displuvio tra la teologia cattolica e quella protestante, non a caso Barth la definì l'invenzione dell'anticristo. Ovviamente la ragione sta dalla parte di Pryzwara. Cerco di chiarire. Mentre per il protestantesimo l'unico modo di dire Dio è simbolico, non avendo la ragione umana alcuna capacità di speculare sensatamente sul divino (per Lutero il peccato originale ha sfigurato completamente l'uomo), per il cattolicesimo invece Dio si può dire per analogia, vale a dire che è possibile per via razionale cogliere, seppur "sicut spaeculum in aenigmate" per dirla con S. Paolo, alcuni tratti della Sua essenza. Questa possibilità di "dire" Dio ci è data da Dio stesso, che, in quanto Logos, ci partecipa secondo la misura propria a ciascuna creatura del Suo essere.<br />Così come in filosofia l'analogia era la via media tra l'identità parmenidea dell'essere è e l'equivocità eraclitea del panta rei, allo stesso modo in teologia l'analogia si costituisce come via media tra la via apofatica e quella catafatica, tra la via negativa e quella affermativa, pur con la preminenza della via negativa. Ridetto più chiaramente, spero, l'analogia permette di dire cosa/Chi è Dio, specificando Chi e cosa non sia.<br /><br />Detto questo, mi scuso per non essere in grado di fare di meglio, ma davvero sono temi difficili, che richiedono un vocabolario molto preciso e che non si possono esaurire in poche (ma comunque troppe, per spazi come questi) battute. Spero di essere stato un minimo di aiuto.<br /><br />CiaoGiampaolohttps://www.blogger.com/profile/08506019379650511864noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-48830712960345916812015-09-05T12:42:22.530+02:002015-09-05T12:42:22.530+02:00@ All'anonimo "relativista" (11:25)...<br />@ All'anonimo "relativista" (11:25), che sembra negare il concetto della sostanza.<br /><br />Se la sostanza e' solo il prodotto di una nostra "formalizzazione linguistica" (ho capito bene?) allora la differenza "di sostanza" tra le cose (la carne dal frutto, il frutto dal vino, etc.) non sarebbe di natura ma solo linguistica, e quindi posta da noi? Questo pero' non puo' essere perche' bisogna ammettere che la differnza e' reale, esiste cioe' nella natura (nella mela che non e' in se' un'albicocca) e non e' posta da noi ma da noi solo percepita e riconosciuta. La differenza di sapore e colore profumo tra i diversi tipi di frutta non inerisce forse ad ogni tipo? E allora che esista una "sostanza" caratteristica di ogni frutto, che lo fa essere l'ente particolare che e', come si fa a negarlo? Cos' la "sostanza" del pane e' quella di esser pane e non esser, poniamo, vino. La "sostanza" cioe' la natura intrinseca, che ne costituisce l'essenza, cio' che lo fa essere cio' che e'. ParvusAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-79630671342826089152015-09-05T11:54:30.788+02:002015-09-05T11:54:30.788+02:00Temo che una spiegazione terra terra dell'anal...Temo che una spiegazione terra terra dell'analogia entis non sia possibile. Quello che è possibile è rimandare all'opera omonima in cui l'autore, Erich Przywara, ha sviluppato questo concetto: Analogia entis Metaphysik. Ur-struktur und All-rhitmus, Johannes Verlag, Einsiedeln 1962. La prima versione è però del 1932. Esiste anche una buona traduzione italiana curata da Paolo Volonté per i tipi di Vita e Pensiero pubblicata nel 1995, ma credo ancora disponibile (Analogia entis. Metafisica. La struttura originaria e il ritmo cosmico.<br /><br />Se trovo qualche minuto in più, nel pomeriggio tenterò comunque una sintesi sicuramente insufficiente. Giampaolohttps://www.blogger.com/profile/08506019379650511864noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-70512066218560499562015-09-05T11:25:37.135+02:002015-09-05T11:25:37.135+02:00Mi permetto di dire, scusate (innanzitutto per l&#...Mi permetto di dire, scusate (innanzitutto per l'anonimo: vi seguo saltuariamente), che il punto critico è a mio giudizio proprio il citato "edificio metafisico aristotelico, quindi tomista, ma più semplicemente realista; quindi essenziale tout court", elevato e specie in certi ambienti, a unico paradigma del ragionare. È certo che la nostra mente non sfugga all'analogia, che è il conoscere per similitudini, ma è sentenza razionalistica che questa sia di proporzionalità, cioè che la ragione percorra gli universali. Se noi andiamo all'etimologia delle parole che usiamo, vedremmo che il nome non si distingue dalla definizione della cosa riferita che ipoteticamente, ossia che la nostra mente conosce e associa le proprietà degli enti e non di più, e che perciò il concetto di "sostanza" è un portato di quella formalizzazione del linguaggio che prelude alla superbia della ragion-ragionante. Si conoscono, a questo punto, le obiezioni dei tomisti, quasi le sento: "scettico, relativista, occamista". Preciserei innanzitutto che Scoto è ancora uno scolastico. Quello infatti che obietta la scuola platonico-agostiniana è che il principio della conoscenza non è "realistico", ma una misura mentale, interiore, ideale che è innata ed è il mezzo pel trascendimento del reale, il quale reale non è, essendo la "natura" su cui tanto studiano i filosofi, una natura decaduta a seguito del PO. Questo dico, e spero di averlo fatto in maniera sufficientemente chiara. L'uomo semplice, schiettamente religioso, ha il senso immediato di Dio proprio perché riconosce nell'analogato principale (dico di un'analogia di attribuzione) un infinito non di ampiezza ("universale") ma di perfezione, e quindi un non definibile e un vero Assoluto.Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-30418344768070751112015-09-05T00:16:25.959+02:002015-09-05T00:16:25.959+02:00Per chi non e' della materia, si potrebbe aver...<br />Per chi non e' della materia, si potrebbe avere una spiegazione comprensibile di concetti difficili come "analogia entis" e "essere in atto"? Una spiegazione, diciamo, terra terra, se possibile? Grazie. Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-83690416666540177452015-09-04T14:35:46.671+02:002015-09-04T14:35:46.671+02:00non sono però convinto che gli autori, non tutti q...<i>non sono però convinto che gli autori, non tutti quanto meno, che non rientrano in questa categoria siano allo stesso titolo sofisti, demagoghi, falsi amici o peggio. Lo spirito più genuino della Scolastica era appunto quello di discutere con la massima libertà teoretica le proprie premesse e i propri argomenti, Scoto stesso si avvalse di questa libertà per discutere alcune posizioni di S. Tommaso, ma ancor più spesso per difenderle da attacchi speciosi. Fa parte della normale dialettica del pensiero filosofico.</i><br /><br />Grazie, Giampaolo per questa limpida esposizione chiarificante quel tanto che è possibile, appunto, con strumenti come questo.<br />Condivido la conclusione quotata e penso che i lettori più attenti, nel rendersi conto della complessità delle questioni, ma anche delle basi indispensabili per addentrarsi in riflessioni non semplicistiche ma sufficientemente divulgative, saranno invogliati ad approfondire ulteriormente.michttps://www.blogger.com/profile/00578005881187652932noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-8235295716680452192015-09-04T14:17:56.377+02:002015-09-04T14:17:56.377+02:00Essendo tra coloro i quali provarono un certo disa...Essendo tra coloro i quali provarono un certo disagio nel leggere quelle critiche così tranchant all'indirizzo del Dottor Sottile, e avendo poi approfondito sul sito di don Curzio le ragioni di quel giudizio così severo, ora qui riportate, mi permetto ancora due parole.<br /><br />Il punto critico dell'impianto scotista è anche a mio parere lo scarso conto, quando non addirittura la contrarietà, in cui è tenuta l'analogia. Ritengo anch'io essere questa figura centrale nell'economia dell'edificio metafisico Aristotelico, quindi tomista, ma più semplicemente realista. Quindi essenziale tout court. Quando parlai con Marchesi, esperto di Scoto e allievo di Efrem Bettoni e Sofia Vanni Rovighi, di questo tema, il caro Professore tenne a specificare che il Doctor Ordinis ricusava l'analogia in sede logica, non ontologica, e che faceva un gran torto al filosofo francescano chi confondesse i due piani.<br />Ora, la questione in effetti è "sottile", vale a dire che sotto il profilo logico chiaramente l'univocità è preferibile e forse addirittura necessaria, rispetto all'analogia, ma una logica univocista pura, cesserebbe di essere sensata in senso proprio, non essendo più logica di ... quindi la soluzione univocista dell'essere "logico" non tiene. <br />Nondimeno, se ci rivolgiamo ad autori "preconciliari" di sicura dottrina che hanno studiato a fondo il tema dell'analogia, mi riferisco specificatamente a padre E. Przywara e a l suo analogia entis, troviamo una apprezzamento inaspettato anche per il filone platonico-agostiniano ... aggiungo io scotista, definendo queste filosofie come filosofia dell'immanenza trascendente, polari rispetto alla trascendenza immanente di conio tomista, laddove il ritmo tra queste due apparentemente incociliabili metafisiche è dato appunto dal principio di analogia.<br />La questione, evidentemente è complessa, non trattabile nello spazio di un commento ad un post, nè in un post, per quanto esteso. Quello che vorrei rimarcare è che, se è pur vero che non necessariamente dottori della Chiesa anche importanti sono infallibili in tutto ciò che hanno detto, non è neppure corretto rottamarne il pensiero in termini e modi spicci. Una critica seria e ragionata al pensiero di Duns Scoto è chiaramente possibile, ma richiede una comprensione e un'estensione di argomenti esuberante quella che questo tipo di mezzi permette, a mio modesto avviso.<br />Capisco e apprezzo la vis apologetica di don Curzio e ammiro il suo sforzo di ricostruire la storia degli errori filosofici, metafisici e dunque teologici dei secoli scorsi. Guardo con viva stima il vigore teoretico con cui si ristabiliscono i diritti della philosophia perennis contro la sofistica e la demagogia attuali, non sono però convinto che gli autori, non tutti quanto meno, che non rientrano in questa categoria siano allo stesso titolo sofisti, demagoghi, falsi amici o peggio. Lo spirito più genuino della Scolastica era appunto quello di discutere con la massima libertà teoretica le proprie premesse e i propri argomenti, Scoto stesso si avvalse di questa libertà per discutere alcune posizioni di S. Tommaso, ma ancor più spesso per difenderle da attacchi speciosi. Fa parte della normale dialettica del pensiero filosofico.<br /><br />Un caro saluto a tutti.Giampaolohttps://www.blogger.com/profile/08506019379650511864noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-50311838867626013652015-09-04T10:01:59.626+02:002015-09-04T10:01:59.626+02:00Estratti della lettera apostolica "Laetare Co...Estratti della lettera apostolica "Laetare Colonia" di Benedetto XVI:<br />«Egli [il beato Duns Scoto] infatti, associando la pietà con la ricerca scientifica, secondo quella sua invocazione: “Il primo Principio degli esseri mi conceda di credere, gustare ed esprimere quanto è gradito alla sua maestà e innalza la nostra mente alla sua contemplazione”[1], con il suo sottilissimo ingegno è penetrato nei segreti della verità naturale e rivelata e ne ha ricavato una dottrina tale da essere chiamato “Dottore dell’Ordine”, “Dottore Sottile” e “Dottore Mariano”, divenendo così il capostipite della Scuola Francescana, luce ed esempio a tutto il popolo cristiano.<br /><br />Desideriamo pertanto richiamare gli animi degli uomini dotti e di tutti i credenti e non credenti al cammino che Scoto ha seguito per evidenziare l’armonia tra fede e ragione, nel definire in tale maniera la natura della teologia da esaltarne costantemente l’azione, l’operazione, la prassi, l’amore, piuttosto che la pura speculazione; nel compiere questo lavoro, egli si fece guidare dal Magistero della Chiesa e da un sano senso critico in merito alla crescita nella conoscenza della verità, ed era persuaso che la scienza ha valore nella misura con cui viene realizzata nella prassi».Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-52884577153998867002015-09-04T09:11:27.210+02:002015-09-04T09:11:27.210+02:00Leggere questa lettera di SS. Benedetto XVI sulla ...Leggere questa lettera di SS. Benedetto XVI sulla dottrina di Duns Scoto<br />https://scotusweb.wordpress.com/lettera-apostolica-italiano/Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-5281079748111791012015-09-03T18:05:56.539+02:002015-09-03T18:05:56.539+02:00Grazie, Osservatore, per il suo servizio.
Speriamo...Grazie, Osservatore, per il suo servizio.<br />Speriamo e preghiamo che siano in tanti a seguirla.michttps://www.blogger.com/profile/00578005881187652932noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5570132738557818436.post-74805392371319500652015-09-03T17:23:18.003+02:002015-09-03T17:23:18.003+02:00La falsa metafisica ha fatto tanti frati ignoranti...La falsa metafisica ha fatto tanti frati ignoranti della loro vera vocazione francescana...<br /><br /><br />https://exffi.wordpress.com/2015/09/03/torniamo-a-seguire-le-orme-del-nostro-serafico-padre/<br /><br /><br />Osservatore d'AssisiAnonymousnoreply@blogger.com