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giovedì 12 gennaio 2012

A proposito della S. Messa in latino celebrata dal card. Betori nella festività dell’Epifania.

Un amico romano mi ha trasmesso tre giorni fa un articolo dell’ottimo Pietro de Marco, antico compagno di università, un po’ più giovane – o meno vecchio? – di me ma senza indicazione della fonte. 

A mia domanda sua risposta: segnalatomi così come te l’ho inviato. Anche qualche blog l’ha ripreso senza quest’indicazione pur importante in una retta informazione. Un po’ di pazienza e la fonte è trovata: Il Corriere Fiorentino, edizione locale del Corriere della sera, del 7.01. u.s. 
“L’eccezionalità delle celebrazioni dell’Epifania in San Lorenzo non si limita alla ‘Missa florentina’ ricostruita da Francesco Zimei e eseguita con perizia dall’Ensemble Micrologus. Il Cardinale Arcivescovo Betori ha celebrato secondo il Messale latino che fu del Concilio Vaticano II (e che mai era stato abrogato)”. 
De Marco continua a parlar con argomentazioni ineccepibili, razionali quanto appassionate, dell’importanza della liturgia antica e del latino come elemento di unità e ricchezza della Chiesa. 

Il problema è ch’egli sembra proprio, soffermandosi su alcuni particolari indicativi che scrivo in grassetto, dar per certa la celebrazione secondo il Messale di S. Pio V secondo l’edizione di Giovanni XXIII (1962) che fu il Messale utilizzato durante i lavori conciliari, mentre si sapeva benissimo in anticipo che il rito nella Basilica di S. Lorenzo sarebbe stato quello di Paolo VI nell’edizione tipica del 2000 curata dal card. Medina Estevez e approvata da Giovanni Paolo II, finita di stampare nel 2002. 

Le gatte frettolose son passate dall’improvviso ed incauto giubilo alla tardiva e vaga ricerca di notizie esatte: sarebbe stato sufficiente, anche senza scomodar la Curia, rivolgersi a chi opera in Firenze. 

Nessuna Messa V.O., dunque nella Insigne Basilica di S. Lorenzo, che certo sarebbe stata essenziale per render completa l’eccezionalità della cerimonia religiosa che vedeva tornar a risuonar nella sua integralità in una chiesa la medievale “Missa Florentina”, con strumenti e tecniche vocali dell’epoca, che da 600 anni non veniva più riproposta. E di questo non si può non rammaricarsi, anche perché S.E. mons. Betori mai ha dimostrato ostilità verso l’usus antiquior ed è sempre stato paternamente disponibile con “noi”. 

Il caso, se si vuol ecceder nella definizione, è nato da un involontario qui pro quo di De Marco, a cui proprio questa sera avrei telefonato per aver sue dirette delucidazioni. Ma, telepatia?, proprio lui al pomeriggio è venuto a trovarmi a S. Francesco Poverino e m’ha spiegato che s’è trattato di una scivolata dettata dalla furia di consegnar l’articolo: il suo intento era, e questo spiega la sostanza del suo “pezzo” che abbiamo accennato sopra, metter in luce la forza espressiva ed il valore teologico del rito latino. Insomma, un po’ la fretta, un po’ la foga di metter a tacere i mormorii che s’eran levati da qualche parte per una Messa in latino celebrata dal neo-cardinale – che della sua elevazione alla porpora ha saputo a fine cerimonia -, un po’ l’impegno generoso, già altre volte dimostrato, nel testimoniar il valore della liturgia tradizionale, han provocato un lapsus che niente toglie alla sua statura di studioso e cattolico militante.
Dante Pastorelli

11 commenti:

  1. Insomma, un po’ la fretta, un po’ la foga di metter a tacere i mormorii che s’eran levati da qualche parte per una Messa in latino celebrata dal neo-cardinale

    Il problema è che secondo la vulgata egemone una celebrazione VO sarebbe stata un neo nel curriculum del neo-cardinale...

    La "foga di metter a tacere i mormorii" dice tutto: i mormorii, che purtroppo si alzano con fragore eccessivo e il valore che si dà ad essi piuttosto che alla verità.

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  2. Credo che i "mormorii" riguardassero la celebrazione in latino, indipendentemente da VO e NO.

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  3. Quando studiavo a Firenze, ca. 1994, assistetti ad una bella Messa NO in latino a S. Maria del Fiore. Al tempo io non me ne intendevo, pero` apprezzai. Forse Dante sa se al tempo tali celebrazioni fossero frequenti nella sua citta`.

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  4. E invece guardate in che condizioni il card. Scola ha celebrato la Messa il 31 diecmebre.
    C`è da essere scoraggiati.

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  5. Ho dimenticato il link:

    http://www.itl-editore.com/event/3003/1

    E dire che si cita spesso il card. Scola fra i fedeli al Santo Padre, se lo è, non lo è apparentemente per la Liturgia.

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  6. Sì, in genere alle 10, 10.30. Allora il coro era diretto da mons. Sessa, grande musicista. Ora i canti son le solite lagne che si senton dappertutto e il coro è abbastanza sfiatato. E di latino non è che ce ne sia molto.

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  7. Mons. Betori, che regolarmente visita il seminario Redemptoris Mater di Scandicci? e che quindi vi celebra l'Eucaristia insieme ai seminaristi, nello stesso modo con cui celebrano tutte le comunità neocatecumenali del mondo?

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  8. Non so se il neo-card. Betori visiti regolarmente il seminario dei neocat e celebri la S. Messa con loro e come loro. Indubbiamente, ed io son abbastanza critico, è stato istituito questo seminario. Il fatto che l'arcivescovo lo visiti sta a significare, però, che vigila.

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  9. Non so se il neo-card. Betori visiti regolarmente il seminario dei neocat e celebri la S. Messa con loro e come loro. Indubbiamente, ed io son abbastanza critico, è stato istituito questo seminario. Il fatto che l'arcivescovo lo visiti sta a significare, però, che vigila.

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  10. e quante volte è stato S. E. a Gricigliano?

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