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sabato 24 marzo 2012

Falsi profeti: Antonio Livi su Enzo Bianchi

Ne avevamo già parlato qui, tempo addietro.


Enzo Bianchi si presenta come il priore della Comunità di Bose, che i cattolici ritengono essere un nuovo ordine monastico, mentre canonicamente non lo è, perché non rispetta le leggi della Chiesa sulla vita comune religiosa. I cattolici lo ritengono un maestro di spiritualità, un novello san Francesco d’Assisi capace di riproporre ai cristiani di oggi il Vangelo sine glossa, ma nei suoi discorsi la Scrittura non è la Parola di Dio custodita e interpretata dalla Chiesa ma solo un espediente retorico per la sua propaganda a favore di un umanesimo che nominalmente è cristiano ma sostanzialmente è ateo.

Ecco, ad esempio, come Enzo Bianchi commentava il racconto evangelico delle tentazioni di Gesù nel deserto: «Gesù non si sottrae ai limiti della propria corporeità e non piega le Scritture all’affermazione di sé; al contrario, egli persevera nella radicale obbedienza a Dio e al proprio essere creatura, custodendo con sobrietà e saldezza la propria umanità» (Avvenire, 4 marzo 2012). Insomma, un’esplicita negazione della divinità di Cristo, il quale è ridotto a simbolo dell’etica sociale politically correct, l’etica dell’uomo che – come scriveva Bianchi poco più sopra – deve «avere il cuore e le mani libere per dire all’altro uomo: “Mai senza di te”» (ibidem).

Grazie al non disinteressato aiuto dei media anticattolici, Enzo Bianchi ha saputo gestire molto bene la propria immagine pubblica: quando si rivolge a quanti si professano cattolici, Enzo Bianchi veste i panni del “profeta” che lotta per l’avvento di un cristianesimo nuovo (un cristianesimo che deve essere moderno, aperto, non gerarchico e non dogmatico, cioè, in sostanza, non cattolico); quando invece si rivolge ai cosiddetti “laici” (ossia a coloro che hanno smesso di professarsi cattolici oppure non lo sono mai stati ma desiderano tanto vedere morire una buona volta il cattolicesimo), Enzo Bianchi si presenta simpaticamente come loro alleato, come una quinta colonna all’interno della Chiesa cattolica (se non piace la metafora di “quinta colonna” posso ricorrere alla metafora, ideata da Dietrich von Hildebrand, di “cavallo di Troia nella Città di Dio”).

Ora, che i media anticattolici (il Corriere della Sera, la Repubblica, La Stampa, L’Espresso) ospitino volentieri i sermoni del profeta della fine del cattolicesimo (così come ospitano i sermoni di tutti i piccoli e grandi intellettuali, cattolici e non, che auspicano una Chiesa cattolica senza più dogma, senza morale, senza sacramenti, senza autorità pastorale) non desta meraviglia, visto che si tratta di gente che porta acqua al loro mulino; invece, che i media ufficialmente cattolici si prestino (da almeno dieci anni!) a operazioni del genere fa comprendere fino a qual punto di confusione dottrinale e di insensibilità pastorale si sia arrivati nella Chiesa, almeno in Italia (anche se forse negli altri Paesi di antica tradizione cristiana le cosa stanno pure peggio).

Ho parlato di “insensibilità pastorale”, perché è evidente che organi di informazione che sono istituzionalmente al servizio della pastorale (penso a Famiglia Cristiana, che fu fondata da chi voleva promuove l’apostolato della “buona stampa” e che per decenni è stata diffusa soprattutto nelle chiese; penso ad Avvenire, quotidiano voluto da Paolo VI e gestito dalla Conferenza episcopale) non dovrebbero contribuire alla diffusione di ideologie che sono per l’appunto l’ostacolo massimo che oggi la pastorale si trova davanti. La pastorale infatti è costituita essenzialmente dalla catechesi e dall’evangelizzazione, ossia dall’offerta della verità e della grazia di Cristo a chi già crede e a chi ancora deve arrivare alla fede. Come si fa a portare la verità e la grazia di Cristo agli uomini (quelli di oggi, non diversamente da quelli di ieri) se si nasconde loro che Cristo è il Salvatore, cioè Dio stesso fatto Uomo per redimerci dal peccato e assicurarci la salvezza eterna? Come si fa ad avvicinare gli uomini all’Eucaristia, fonte della vita soprannaturale, se agli uomini di oggi si nasconde il mistero della Presenza reale, se non li si educa allo spirito di adorazione, se si annulla la differenza tra l’umano e il divino, se la “comunione” di cui si parla non è principalmente con Dio ma esclusivamente con gli altri uomini (e “comunione” vuol dire solo solidarietà, accoglienza, “fare comunità”)?

Come si fa a far amare la Chiesa di Cristo, «colonna e fondamento della verità», se viene messo in ombra il carisma dell’infallibilità del magistero ecclesiastico, se viene esaltato lo spirito di disobbedienza e la critica demolitrice della legittima autorità stabilita da Cristo stesso? Insomma, non è certo segno di sensibilità pastorale orientare il criterio dottrinale dei propri lettori (per definizione si suppone che siano cattolici) con i discorsi bonariamente eretici di Enzo Bianchi. Il quale, peraltro, non fa mistero della sua piena condivisione delle proposte riformatrici di Hans Küng, che con il linguaggio tecnico della teologia dogmatica ha enunciato e continua a enunciare le medesime eresie che Bianchi enuncia con il linguaggio retorico della saggistica letteraria. Nessuno si è sorpreso infatti leggendo sulla Stampa di Torino un recente articolo di Enzo Bianchi (13 marzo 2012) nel quale il priore di Bose ribadisce il suo sostegno alle tesi di Hans Küng, prendendo occasione da una nuova edizione italiana del suo Essere cristiani.

Hans Küng, che è il più famoso (meglio si direbbe famigerato) di tutti i falsi teologi che hanno diffuso nella Chiesa cattolica, a partire dalla seconda metà del Novecento, le ideologie secolaristiche che oggi costituiscono quell’ostacolo alla pastorale del quale parlavo. Lo esalta presentandolo come una specie di “dottore della Chiesa” ingiustamente inascoltato, guardandosi bene dal ricordare (ma lo sanno persino molti lettori della Stampa) che il professore svizzero ha sempre negato la verità dei dogmi della Chiesa e il fondamento teologico della morale cattolica, disconoscendo sempre la funzione del magistero ecclesiastico (a partire dal libro intitolato Infallibile?). Küng non è stato scomunicato né è stato messo a tacere (peraltro, tutti gli editori più importanti dell’Occidente scristianizzato hanno pubblicato e diffuso le sue opere), e non c’è ragione alcuna per la quale egli debba presentarsi ed essere presentato come una vittima della repressione da parte della gerarchia ecclesiastica.

Per disegnargli intorno alla testa l’aureola della santità, Enzo Bianchi parla di Küng come di un protagonista del Vaticano II, facendo finta di ignorare che un concilio ecumenico è un’espressone solenne del magistero ecclesiastico (protagonisti ne sono soltanto i vescovi, e i documenti approvati al termine dei lavori hanno un eminente valore per la dottrina della fede in quanto convocato, presieduto e convalidato dai Papi) e non un convegno internazionale di teologi (Hans Küng, come “perito”, non ha avuto nel Concilio né voce né voto). Insomma, Enzo Bianchi vorrebbe far credere che Küng, malgrado i suoi meriti teologici, non avrebbe ottenuto dall’autorità ecclesiastica la benevolenza e i riconoscimenti che gli spettavano; addirittura, insinua Bianchi, alla Chiesa conveniva mettere Küng, piuttosto che il suo collega Ratzinger, a capo della congregazione per la Dottrina della fede.

Sono assurdità che possono andar bene solo per i lettori della Stampa (quotidiano di collaudata tradizione massonica), ai quali non importa nulla della fede cristiana ma sono ben contenti di vedere la Chiesa cattolica in preda a una profonda crisi dottrinale e disciplinare, sperando che tutto ciò affretti la sua definitiva scomparsa dalla scena sociale e politica. Ma Bianchi è ospitato anche dalla stampa cattolica, e in quella sede l’assurdità di cui parlavo dovrebbe essere percepita da qualcuno.

Qualcuno dovrebbe rinfacciare a Bianchi l’ipocrisia di presentare come vittima del potere ecclesiastico senza dire che il teologo svizzero non ha mai voluto riconoscere la legittimità (cioè l’origine divina) di questo potere, che ad altro non serve se non alla custodia fedele e alla interpretazione infallibile della verità che salva. Bianchi si guarda bene dal riferire tutte le contumelie e gli insulti che Hans Küng è solito scrivere (anche in italiano, sul Corriere della Sera) contro quei papi (soprattutto Paolo VI e Giovanni Paolo II) che non gli hanno dato ragione (e come avrebbero potuto?).
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[Fonte. La bussola quotidiana]

10 commenti:

  1. Enzo Bianchi, in odor di protestantesimo, predicatore, ospite assiduo della stampa cattolica e di Atenei pontifici.

    Sintonie della cultura egemone: perché meravigliarsi?

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  2. Un tempo le eresie venivano condannate, oggi vengono osannate.
    Mala tempora!

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  3. Oltre a essere entusiasti di quello che dice, molti vescovi sembra pendano dalla sue labbra, come se avessero da imparare loro che hanno il munus docendi. E anche docenti universitari, ne sono testimone diretta...

    E che dire di quei vescovi (centinaia per infornata), che vanno a farsi evangelizzare da un altro falso profeta alla Domus Galileae?

    In entrambi i casi senza nemmeno accorgersi degli errori più o meno espliciti che vengono spacciati per insegnamento cattolico!

    Carenze 'formative' o de-formazioni ormai irreversibili?

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  4. Eppure com'è che piace a tanti e che le chiese e le sale si riempiono quando lo invitano e si trovano tanti suoi libri nelle librerie cattoliche?

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  5. "molti vescovi sembra pendano dalla sue labbra, come se avessero da imparare loro che hanno il munus docendi..."

    Non c'é di che stupirsi visto che nell’ottobre 2008 lo stesso Benedetto XVI ha designato Enzo Bianchi come esperto di Santa Scrittura del Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio perché illumini (da laico) la crema della chiesa docente italiana...

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  6. inserisco il link alla sua abominevole conferenza, della quale ho inserito uno stralcio ed alcuni commenti nel thread successivo

    http://www.monasterodibose.it/content/view/3454/26/1/3/lang,it/

    Già, come meravigliarsi, non solo che il Papa lo abbia nominato, ma che nessuno abbia avuto nulla da obiettare dopo averlo ascoltato?

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  7. Il signor enzo bianchi ho avuto la sfortuna di ascoltarlo più di 35 anni fà a bose e, oggi mi chiedo, come questi signori che si dichiarano cattolici gli diano ancora credito....priore de che? probabilmente si è autonominato da solo.
    Carlo Maria

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  8. Mi interrogo spesso su come mai le parole di Enzo Bianchi (come anche quelle di molti altri) mi fanno respirare quel senso di libertà e fratellanza che sento quando leggo le parole di Gesù scritte nei Vangeli. E sul senso di oppressione, di buio, di sottomissione che invece ritrovo in alcune parole delle gerarchie della chiesa. Io sono figlio e non schiavo, e come figlio ascolto, rifletto e scelgo assumendomi le responsabilità di questo. Come fanno alcuni a non capire che è definitivamente finito il tempo dell'"è così e basta" ma che serve un percorso per vivere l'amore e non obbligare ai dogmi. Spirito di libertà illumina le nostre menti!

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  9. il 'senso' di libertà e fratellanza si può vivere anche al di fuori del cristianesimo e, soprattutto, si può trovare in discorsi accattivanti ed esistenzialmente centrati come quelli del "priore" di Bose e di molti altri cattivi maestri. I quali però sviano e deformano le anime perché le distolgono dagli insegnamenti degli Apostoli che la Chiesa custodisce, non come "severa guardiana di prescrizioni cristallizzate"; il che sarebbe sterile e assurdo, perché la Chiesa è VIVA, non è un museo o un parco archeologico. Ma la Chiesa è portatrice, e strumento di incontro e di Azione di Grazia del Signore Risorto, che le false dottrine distorcono e annichiliscono, mentre la custodia fedele della rivelazione Apostolica permette di trasmetterla intatta e portatrice di senso e di innesto nel Soprannaturale a tutte le generazioni!

    Il legalismo o il giuridismo sarebbero ben tristi e sterili... il fatto è, invece, che la retta dottrina e la retta prassi ci portano e ci donano il Signore "tutto intero" e consentono il dispiegamento pieno della Sua Grazia perché si instaura un rapporto autentico con Lui e, soprattutto, si vive una sacramentalità non 'spuria' che , nella migliore delle ipotesi, oltre a sviare, deforma le anime...
    Il motivo: lex orandi l'ex credendi, che significa che si diventa ciò in cui si crede e che si pratica.

    Pratiche, liturgie e insegnamenti -magari affascinanti perché coinvolgono le emozioni- ma 'spuri', cioè inquinati, non consentono di diventare 'configurati' a Colui che si adora, che è la prerogativa dell'essere-cristiano-cattolico.

    Il 'sentire', che è soggettivo e può andar bene in un certo momento, non equivale all'"essere", che è l'oggettiva forza della Verità, l'unica che dà la vera libertà...

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  10. Emanuele Patrini il tempo dell " é cosi e basta " non solo non é finito ma , letteralmente, non puo finire perche la verita < é > quello che é e non dipende di per se da nulla di esterno. Che poi ci voglia ANCHE una mediazione pedagogica é un altro paio di maniche e si spera che per questo Bianchi faccia almeno ridere un po i cattolici con le sue ridicole canonizioni di un H.Kung....

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