Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 31 marzo 2012

Progressisti alla ribalta mediatica. Ora si parla del card Martini e del suo credere e conoscere.

L'ex papabile arcivescovo di Milano, Card. Carlo Maria Martini, ha pubblicato un controverso libro intitolato Credere e Conoscere, oggi all'attenzione della ribalta mediatica, sbandierandone il fatto che sostiene le unioni civili per gli omosessuali con la motivazione che "forniscono una certa stabilità". 

Si tratta di un volumetto di 83 pagine frutto di un colloquio tra il porporato e Ignazio Marino, chirurgo e ora senatore del Pd, che arriva a riproporre un dibattito - al momento piuttosto appannato - sulle questioni bioetiche oltre che sul principio e fine vita. Le esternazioni del card. Martini, secondo valutazioni modaiole, sarebbero utili per risvegliare le coscienze. 

Pare che non sia la riproposizione della celebre Cattedra dei non credenti da lui inaugurata nei suoi anni di episcopato ambrosiano, forse ispiratrice del più aggiornato Cortile dei Gentili. Fece epoca in quanto per la prima volta un uomo di fede come il Vescovo si interrogava con il mondo laico, senza fregiarsi della sua autorevolezza, su tematiche di grande interesse: dalla fede, alla giustizia, passando per la scienza. E le sue esternazioni si sono sempre distinte per una certa apertura al mondo, attestata dalla seguente affermazione che accompagna il volumetto oggi alla ribalta: « La storia insegna come la chiusura aprioristica della Chiesa, e delle religioni in genere, di fronte agli inevitabili cambiamenti legati al progresso della scienza e della tecnica non sia mai stata di grande utilità. Galileo Galilei docet ».

Tornare sul caso Galileo senza riconoscere le precauzioni della Chiesa sulla nuova scienza razionalista del Rinascimento, che si presentava come una seconda religione e segnava il passaggio dalla scienza allo scientismo, significa cadere nei soliti luoghi comuni.
E, tuttavia, per obiettività riproduco il suo discorso originale nei confronti della vexata questio che ha fatto più scalpore rispetto al resto dei contenuti e che sostanzialmente è espressa in termini molto prudenziali.
« ...Tenendo conto di tutto questo vorrei esprimere anche una mia valutazione sul tema dell’omosessualità. È difficile parlarne con poche parole, perché oggi ha assunto soprattutto in alcuni Paesi occidentali anche un rilievo pubblico e ha fatto sue quelle suscettibilità che sono proprie dei gruppi minoritari, o che si credono tali, e che aspirano a un riconoscimento sociale. Di qui si possono capire (non necessariamente approvare) certe insistenze che in un primo momento potrebbero parere esagerate, penso per esempio a manifestazioni come il Gay Pride, che riesco a giustificare solo per il fatto che in questo particolare momento storico esiste per questo gruppo di persone il bisogno di autoaffermazione, di mostrare a tutti la propria esistenza, anche a costo di apparire eccessivamente provocatori. Personalmente ritengo che Dio ci ha creato uomo e donna e che perciò la dottrina morale tradizionale conserva delle buone ragioni su questo punto. Naturalmente sono pronto ad ammettere che in alcuni casi la buona fede, le esperienze vissute, le abitudini contratte, l’inconscio e probabilmente anche una certa inclinazione nativa possono spingere a scegliere per sé un tipo di vita con un partner dello stesso sesso. Nel mondo attuale tale comportamento non può venire perciò né demonizzato né ostracizzato. Sono pronto anche ad ammettere il valore di una amicizia duratura e fedele tra due persone dello stesso sesso. L’amicizia è sempre stata tenuta in grande onore nel mondo antico, forse più di oggi, anche se essa era per lo più intesa nell'ambito di quel superamento della sfera puramente fisica di cui ho parlato sopra, per essere un'unione di menti e di cuori. Se viene intesa anche come donazione sessuale, non può allora, mi sembra, venire eretta a modello di vita come può esserlo una famiglia riuscita. Quest’ultima ha una grande e incontestata utilità sociale. Altri modelli di vita non lo possono essere alla stessa maniera e soprattutto non vanno esibiti in modo da offendere le convinzioni di molti. »
Ricordando comunque il pubblico dissenso più volte espresso nei confronti del Santo Padre, ci piacerebbe che la Santa Sede lo chiamasse a Roma per "chiarire la sua posizione", assicurarsi del suo "sentire cum ecclesia", "sanare la frattura esistente" ad "evitare una rottura ecclesiale dalle conseguenze dolorose e incalcolabili ". Così come ci piacerebbe che la stessa cosa avvenisse nei confronti del clero dissidente e scismatico dell'intera Europa.

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Martini, un grande esegeta che oggi si contraddistingue per le sue visioni un po' troppo notturne.

Marco Marchesini ha detto...

Galileo Galileo "non docet"!
Ho approfondito la questione e posso assicurare che ha perfettamente ragione Benedetto XVI a dire che il processo fu ragionevole e giusto.
A parte la mite pena a cui il "povero" Galileo fu sottoposto c'è da dire un paio ci cose:

1) Il suo modello geocentrico era stato proposto per primo dall'astronomo polacco Copernico senza subire nessuna condanna da parte della Chiesa.

2) Il sistema geocentrico per le conoscenza che allora si potevano avere era al più una semplice teoria matematica e niente altro.

3) Il sistema di Tycho Brahe spiegava perfettamente tutte e ripeto tutte le osservazioni che allora si potevano fare sui pianeti. Semplificava i calcoli esattamente come il sistema geocentrico e non creava problemi per l'interpretazione letteralistica della Bibbia. Allora quello era scientificamente il sistema migliore. Peccato che Galileo non ne abbia parlato nel suo dialogo sopra i massimi sistemi, evidentemente non gli conveniva.

4) Il sistema geocentrico non era condannato dalla Chiesa se era presentato per quello che allora era realmente: una semplice ipotesi matematica per spiegare meglio il movimento degli astri.

5) Era del tutto giustificata la perplessità degli scienziati di allora verso il nuovo strumento del canocchiale. Chi poteva garantire loro che il nuovo strumento era davvero attendibile?

6) Galileo aveva torto nel presentare il suo sistema come verità assoluta, aveva portato persino delle "prove" fasulle abilmente smascherate dagli scienziati della Santa Sede.

7) Quella di Galileo è stata disonestà intellettuale mescolata a grande arroganza. Tutto il contrario dei grandi scienziati come Copernico e Brahe.

8) Il Sant'Uffizio di allora ha seguito un principio esegetico esattissimo: la Bibbia va interpretata nelle sue parole in senso proprio a meno che prove scientifiche, non semplici teorie o ipotesi, vadano evidentemente contro tale interpretazione.
Non è possibile prendere in senso metaforico alcune espressioni della Bibbia senza un motivo valido ed una ipotesi o teoria scientifica non è un motivo valido.

9) Le parole del Sant'Uffizio come "eresia" non devono essere lette nello stesso senso che la teologia attuale dà a questa parole. Come affermato dal Lang nel suo Compendio di apologetica, nel 1500 il termine eresia aveva un significato molto più largo di quello usato dalla teologia posteriore.
Nel documento di condanna di Galileo il sistema geocentrico, inteso come descrizione della realtà, non come ipotesi matematica, era stato condannato al massimo come errore in scienza e teologia.

10) Il decreto del Sant'Uffizio non ha affatto frenato la scienza, al massimo ha frenato l'arroganza di Galileo.
Per le osservazioni che allora si potevano fare il metodo di Brahe sfuggiva alla condanna del decreto, permetteva di semplificare i calcoli e di spiegare tutti i movimenti dei pianeti. Meglio di così!
Ovviamente il decreto non era stato scritto per avere eterna validità. Quando le prove avessero dimostrato la veridicità dell'eliocentrismo allora non ci sarebbero stati problemi, come affermato anche dalla lettera del Card. Bellarmino.


A parte il Card. Martini di cui tutti conoscono gli errori, come autore del libro vi è anche Ignazio Marino. Il dibattito sul fine vita qui davvero di accende.

Marco Marchesini

Bernardino ha detto...

Vogliamo far del bene alla Chiesa? Si dice, che un Senatore a vita della D.C. che tutti conosciamo, avrebbe detto ai suoi tempi, parlate pure male di me, purche' ne parliate. Questo perche' riteneva di essere sempre in prima pagina. Ora per far del bene alla Chiesa dovremmo non parlare mai di personaggi come quello di cui ai commenti sopra. Di quelle persone meno si parla meglio e'. Han fatto piu' danni alla Santa Chiesa loro che gli atei. E dobbiamo ancora nominarli?

Dante Pastorelli ha detto...

Un grande errore del Galilei fu la conclusione "religiosa" del suo metodo.
Dopo l'osservazione e l'esperimento che confermi l'ipotesi, lo scienziato consegue una verità fissata in una formula matematica: in questo momento l'uomo è uguale a Dio. Non quantitativamente, perché Dio conosce tutte le verità immediatamente, mentre l'uomo ne arriva a conoscere alcune con lo studio e la fatica; ma qualitativamente è uguale a Dio perché, una volta fissata la verità in una formula matematica, la conosce immediatamente anch'egli. Insomma una diversità tra Dio e l'uomo solo per il numero di conoscenze ed il modo di giungere a conoscerle.

Quanto all'altro problema, quello degli amori omosessuali, Martini ha avuto il buon gusto di non scadere nel'approvazione dei rapporti sessuali. Ma il suo discorso resta ambiguo e comunque sempre sul piano sentimentale, psicologico e sociologico: mai una parola sul peccato o almeno sul rischio del peccato in una consuetudine amicale omosex. Né nelle sue parole c'è una condanna chiara del gaio "dono sessuale".
Basta che non si prooponga il modello omosex come uguale a quello della famiglia normale e non offendere col comportamento le convinzioni di molti.
Insomma, implicitamente si potrebbe ricavarne un "fate pure, ma non avanzate pretese di esser modello familiare, e fate con discrezione in modo di non disturbar gli occhi ed il pensiero altrui".
Il card. Trujllo e l'arcivescovo Sgreccia a loro tempo distrussero la teologia morale di Martini, dicendogli papale papale di occuparsi di Bibbia e lasciar perder la morale che non era materia di sua competenza.

Rafminimi13 ha detto...

ECCO LA CONDANNA DI GALILEO
§*** Galileo si è meritato abbondantemente ciò che ha avuto. Quando i libri
pomposamente dicono che fu condannato al "carcere a vita", ignorano cosa
ciò volesse
dire nel linguaggio del tempo. E cioè tre anni di recita dei Salmi
Penitenziali quattro volte la
settimana, in un convento isoalto in alta montagna. Oggi qualche cosa del
genere la prescriverebbe il medico. Nulla rispetto a ciò che lui stesso fece
alle proprie figlie,
monacate a forza, per non far loro la dote. E se lo è meritato per un
delitto di "lesa scienza".
Avendo, di fatto, imprigionato la scienza nei limiti angusti di "peso e
misura", [ Che scienziati ed epistemologi di oggi confermano non essere più
sufficienti. Basti leggere Il chimico Richard Ernst che l'8 gennaio 2008 ha
scritto un testo assai ampio su "La
Repubblica" proponendo alle "accademie" vari compiti/problemi tra cui
segnalo :"è indispensabile spiegare ***il metodo***
scientifico: "osservazione, analisi, esperimento" bastavano a Galileo, oggi
servono ***altre*** cose."- nota aggiornativa di lello-] se da un
lato ha aperto la strada ad indubitabili progressi pratici (non tutti
positivi), dall'altro
la ha, mi si passi il termine "castrata", impedendole di pronunciarsi sui
perché delle cose . Comunque la condanna fu subito condonata, presentando un
certificato
medico, che parlava di "Depressione", gastrite" e "Disturbi della vista".
QUESTI ULTIMI, almeno, C'ERANO sul serio, per le lunghe notti insonni,
trascorse a scrutare il cielo, anche allo scopo di compilare oroscopi***§.

alessandro m. ha detto...

di Martini meno se ne parla e meglio è. Ha ragione Dante. Dice e non dice. Tipico dei modernisti. E' gravemente malato. Quasi non parla più a causa del Parkinson. Ma perchè continua a fare un mestiore che non è il suo (teologo moralista) e non si prepara per l'incontro con N.S.?

Marco Marchesini ha detto...

Oltre agli ottimi interventi su Galileo c'è da dire, come sostiene Vanni Rovighi, che il suo principale errore è stato anche la svalutazione filosofica degli aspetti qualitativi degli enti a favore di quelli puramente quantitativi. Tutto questo poi ha spalancato le porte del meccanicismo.

L'ottimo card. Sgreccia ha detto al card. Martini di occuparsi della Bibbia. Peccato che anche quando si occupava della Bibbia la linea esegetica era quella di mons. Ravasi su cui è meglio stendere un velo pietoso.

Però il Card. Martini ha concesso a Milano la Santa Messa in Rito Ambrosiano antico e davvero ha frenato il movimento neocatecumenale?

Un paio di cose buone almeno è giusto ricordarle.

Di Ignazio Marino ho sentito parlare qui:

http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2008/09/08/morte-cerebrale-interviene-roberto-de-mattei

Marco Marchesini

bedwere ha detto...

Trovo piu` cattolico quel che disse il Dalai Lama nel 2006:

"Una coppia omosessuale e` venuta da me per chiedere sostegno e benedizioni. I dovuto spiegare i nostri insegnamenti. Un'altra signora mi ha presentato un'altra donna come sua moglie. Sconvolgente. Stessa cosa tra marito e moglie che usano certe pratiche sessuali. Usare gli altri due buchi e` sbagliato."
"Un amico occidentale mi ha chiesto che male ci fosse tra adulti consenzienti che praticano sesso orale, se a loro piacesse. Ma lo scopo del sesso e` la riproduzione,
secondo il buddismo. Gli altri buchi non creano vita. A me non da fastidio, ma non posso condonare questo stile di vita.

Anonimo ha detto...

Però il Card. Martini ha concesso a Milano la Santa Messa in Rito Ambrosiano antico e davvero ha frenato il movimento neocatecumenale?

Due notizie che risultano anche a me.

Io lo ricordo anni fa come esegeta. Forse non era proprio alla Ravasi se mi nutrivo con grande gioia ai testi dei suoi esercizi spirituali su brani della Scrittura da lui seguiti nell'originale ebraico. Ricordo ancora quello sul Salmo miserere... certo poi il progressismo i suoi guasti li provoca!

Piuttosto, Marco, grazie per la bellissima riflessione su Galileo!

Anonimo ha detto...

Per bedwere,
Una vera etica, che non è moralismo, può scaturire solo dalla Verità.
Con le verità della fede così oscurate, come meravigliarsi se poi si zoppica anche in morale.

Proprio per questo non mi meraviglia che il Dalai Lama affermi i principi ma personalmente non provi ripugnanza... ma lui almeno insegna le cose giuste!