Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 24 aprile 2012

Fusione delle fonti della Rivelazione con l'assorbimento della Tradizione nella Sacra Scrittura

Il testo che segue è tratto dal libro: Maria Guarini, La Chiesa e la sua continuità. Ermeneutica e istanza dogmatica dopo il Vaticano II, Ed. DEUI Rieti 2012, Indice consultabile qui. Disponibile a Roma presso la Libreria Leoniana Via dei Corridori, 28, - Telefono: 06 6869113 - Fax 06 683 3854 - e-mail: leoniana@tiscali.it - Oppure può essere richiesto all'autrice maria.guarini@gmail.com

Fusione delle fonti della Rivelazione 
con l’assorbimento della Tradizione nella Sacra Scrittura 

La Chiesa è la custode del sacro deposito delle verità rivelate in ordine alle quali vengono usati due termini-chiave: Salvaguardia e Trasmissione. La prima indica il dovere e la funzione della Chiesa di custodire le verità rivelate così come le ha ricevute, senza cambiamenti aggiunte o amputazioni; la seconda indica che la Chiesa ha il dovere e la funzione di trasmettere ad ogni generazione tutto ciò che ha ricevuto e solamente quello.

La Costituzione dogmatica sulla Divina Rivelazione, la Dei Verbum, nel II Cap. paragrafi 7-10 ha per oggetto La trasmissione della Rivelazione. Il paragrafo 9 sancisce le relazioni tra Scrittura e Tradizione, il 10 quelle tra Tradizione-Scrittura e Chiesa-Magistero. È proprio qui che avviene la confusione con l'espressione “coalescunt un unum”, riferita ai tre concetti: Scrittura, Tradizione e Magistero. E quindi Scrittura Tradizione e Magistero diventano un tutt’uno così “da non poter sussistere indipendentemente”.

Mons. Gherardini dimostra che la Dei Verbum accantona la dottrina definita dal Tridentino e dal Vaticano I sulle “due Fonti” della Rivelazione (Tradizione e Scrittura), per far confluire Tradizione e Magistero nella Scrittura. Infatti, soprattutto nel punto 10 « il precedente Magistero è spazzato via all’insegna d’una radicale tanto quanto insostenibile unificazione. Unificati sono i concetti di Scrittura, Tradizione e Magistero. […]. La “reductio ad unum” della Dei Verbum, pertanto, corregge se non proprio non cancella letteralmente il dettato del Tridentino e del Vaticano I».(1)  E ciò perché la Tradizione si sarebbe travasata nella Scrittura, di cui il Magistero non sarebbe che una formulazione ed una comunicazione; e “quindi in ultima analisi una ritrasmissione, secondo la natura della Tradizione stessa”. Eppure fino al Vaticano II la teologia ha sostenuto la teoria nelle “due fonti” (Sacra Scrittura e Tradizione) e ne ha dedotto la distinzione della regula fidei in prossima e remota: il Magistero è la regola prossima della Fede, mentre Scrittura e Tradizione sono la regola remota. Infatti è il Magistero della Chiesa che interpreta la Rivelazione e ci obbliga a credere ciò che è contenuto in essa come oggetto di Fede, per la salvezza eterna. 

L’accantonamento della Tradizione e del Magistero a favore della (luterana) sola Scriptura, contenuto nei testi del Vaticano II, è confermato anche dai fatti (“contra factum non valet argumentum”), in primis dalla contestazione dell’enciclica Humanae vitae di Paolo VI del 1968 da parte di interi Episcopati, che criticarono apertamente il Magistero. 

Occorre perciò ribadire che le fonti della Rivelazione sono due: la Scrittura e la Tradizione, che si integrano pur rimanendo distinte. La Tradizione, in genere orale (e se scritta, non scritta per ispirazione divina), trasmette quanto gli Apostoli hanno appreso da Cristo stesso e i loro discepoli dagli Apostoli. La Scrittura non contiene tutta la Tradizione perché vi sono escluse verità trasmesse solo oralmente quali, ad esempio, il Battesimo dei bambini, il numero settenario dei Sacramenti ecc… Perciò tutta l’antichità cristiana esalta, a fianco della Sacra Scrittura, la Tradizione quale canale trasmettitore della divina Rivelazione. Inoltre nella Tradizione mancano quelle Verità contenute nella Scrittura in modo implicito e che la Chiesa ha esplicitato attraverso i dogmi e che si trasmettono poi col Magistero. 

Attualmente il problema non è solo ermeneutico, è molto più profondo, perché vede di fronte due concezioni diverse del magistero, frutto di una vera e propria rivoluzione copernicana, collegata con una nuova concezione di Chiesa nata dal concilio, che ha spostato il fulcro di ogni cosa dall’oggetto al soggetto. 
  1. Il Magistero bimillenario della Chiesa poteva dirsi ‘vivente’ nel senso che trasmetteva secondo i bisogni di ogni generazione - ma curandone l'integrità nella sostanza: eodem sensu eademque sententia - il Depositum fidei della Tradizione Apostolica, fondamento oggettivo, dato per sempre, pur se sempre ulteriormente approfondito e chiarito nelle sue innumerevoli ricchezze; 
  2. il magistero attuale si dice invece vivente, in senso storicistico, perché portatore dell'esperienza soggettiva della Chiesa di oggi (che sarà diversa da quella di domani) essendo sottoposta all'evoluzione determinata dalle variazioni contingenti legate alle diverse epoche.
Il ruolo del magistero – ha detto Benedetto XVI - è di assicurare la continuità di una esperienza, è lo strumento dello Spirito che alimenta la comunione « assicurando il collegamento fra l'esperienza della fede apostolica, vissuta nell'originaria comunità dei discepoli, e l'esperienza attuale del Cristo nella sua Chiesa ». E ancora: « ...Concludendo e riassumendo, possiamo dunque dire che la Tradizione non è trasmissione di cose o di parole, una collezione di cose morte. La Tradizione è il fiume vivo che ci collega alle origini, il fiume vivo nel quale sempre le origini sono presenti ».(2) Il problema sta nel fatto che le cose o parole definite “collezione di cose morte”, nella vulgata modernista vengono riferite al “magistero perenne” che sarebbe diventato “cosa morta” da sostituire col magistero “vivente”, identificato con quello attuale. In tal modo viene conferita al magistero una prerogativa che non gli è propria: quella di essere sempre riferito al “presente”, con tutta la mutevolezza e precarietà propria del divenire, mentre la sua peculiarità è quella di essere, nel contempo, passato e presente, trasmettendo una Verità rivelata che, pur inverata nell’oggi di ogni generazione, appartiene all’eternità. Altrimenti cosa trasmette la Chiesa a questa generazione e a quelle future: solo un’esperienza soggettiva? Mentre le è proprio esercitare una funzione sempre in vigore, il cui atto è definito attraverso l'oggetto, ovvero attraverso le verità rivelate e tramandate.

Insomma è cambiato il cardine su cui si fonda la Fede, spostato dall'oggetto-Rivelazione al soggetto-Chiesa/Popolo-di-Dio pellegrina nel tempo e di fatto trasferito dall'ordine della conoscenza a quello dell'esperienza. È il frutto della dislocazione della Santissima Trinità, come illustra 'sapientemente' Romano Amerio: « Alla base del presente smarrimento vi è un attacco alla potenza conoscitiva dell’uomo, e questo attacco rimanda ultimamente alla costituzione metafisica dell’ente e ultimissimamente alla costituzione metafisica dell’Ente primo, cioè alla divina Monotriade. […] Come nella divina Monotriade l’amore procede dal Verbo, così nell’anima umana il vissuto dal pensato. Se si nega la precessione del pensato al vissuto, della verità alla volontà, si tenta una dislocazione della Monotriade ». Intuibile il sovvertimento della realtà che ne deriva.(3)
Maria Guarini
_________________
1. Brunero Gherardini, Concilio Vaticano II. Il discorso mancato, Lindau 2011 
2. Benedetto XVI, La comunione nel tempo: la Tradizione, Catechesi del 26 aprile 2006
3. Romano Amerio, Iota unum. Studio delle variazioni della Chiesa cattolica nel secolo XX, Lindau 2009, pag.315

16 commenti:

don Camillo ha detto...

Diciamolo francamente tutto il disastro conciliare discende dalla Dei Verbum. Ma la DV è stata preparata grazie a 200 anni di pressioni luterane suffragate da documenti papali liberamente interpretabili.
Fa molto male rileggere queste cose, la bontà del Concilio? si fa veramente fatica a crederlo dopo aver riletto il tuo post con l'attenta analisi di Mons. Gherardini. La DV riletta alla luce della Tradizione? L'unico modo è strappare in mille pezzi! e non pensarci più.

hpoirot ha detto...

Una DV riletta alla luce della Tradizione é come questo ponte di Willy Coyote: in teoria é spospeso in aria, in pratica ...non esiste

http://www.youtube.com/watch?v=_d8ROhH3_vs

Anonimo ha detto...

No, anche la DV è leggibile in continuità. Ne ho una lettura del genere in una conferenza di P. Tomas Tyn, che non ha mancato di formulare rilievi su tanti aspetti modernisti che stava cominciando ha intravvedere. Peccato che sia morto giovane.

Tuttavia è possibile dare dei testi conciliari una lettura 'in continuità', basta decifrare le ambiguità e togliere le eccezioni diventate regole...

In una conferenza lo stesso Mons. Schneider ha fatto un excursus in continuità dei testi conciliari : Il primato del culto di Dio come fondamento di ogni vera teologia pastorale. Conferenza tenuta a Roma il 17 dicembre 2010.

Anonimo ha detto...

Caro Don Camillo,
vai a leggerti nella discussione precedente il mio post sulla traduzione del bellissimo testo della vulgata che hai proposto.

hpoirot ha detto...

... e intanto ennesimo stranissimo Angelus del papa questo 22 Aprile 2012 "Il Salvatore ci assicura della sua PRESENZA REALE tra noi, PER MEZZO DELLA PAROLA e dell’Eucaristia.

http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/angelus/2012/documents/hf_ben-xvi_reg_20120422_it.html

E' sbagliatissimo: la presenza 'reale' non é nella Parola se non per i protestanti e gli eretici. Notare che nello stesso discorso questa "presenza" viene prima di quella Eucaristica e che ricevere la prima Comunione é per BXVI la "festa della fede". Ma che é il paese dei balocchi?

La vita della grazia soprannaturale nell'anima in stato di grazia é taciuta in favore del solito non ben definito "incontro del fedele con Gesu" che sottende alle filosofie personaliste dei pensatori alla Martin Buber.

Notare il fine che il papa cita il super-progressista Romano Guardini. Morto nel '68 fu uno dei precursori della riforma liturgica conciliare, basti dire che per lui la messa non aveva senso se non vi assisteva l'assemblea...

Anonimo ha detto...

"Il Salvatore ci assicura della sua PRESENZA REALE tra noi, PER MEZZO DELLA PAROLA e dell’Eucaristia."

E' quella che io chiamo la progressiva (è in crescendo, mi pare) enfasi sulla Parola rispetto all'Eucaristia...
Notate quanto rilievo viene dato sempre più alla cosiddetta "mensa della Parola"? Quando invece nel Santo Sacrificio, che non è la commemorazione della Cena né un'agape fraterna, la mensa autentica è quella dell'assunzione della Comunione della vittima divino-umana, cioè della Persona nel nostro Signore in Corpo Sangue Anima e Divinità?

Se si diluiscono i fondamenti dell'espiazione e del sacrificio, andrà a finire che essi saranno espunti e quindi dimenticati, come in molti (troppi casi) siamo cotretti ad accorgerci già oggi!

E l'uso sempre più frequente di mettere la Scrittura sull'altare al posto del Tabernacolo reso sempre meno visibile? MiL ne pubblica il caso di Torino e ne sono venuti fuori altri...

Fanno scuola, purtroppo, i neocatecumenale con quello che ho chiamato "Tabernacolo a due piazze", nel quale custodiscono, con pari dignità, la Torah e le Sacre Specie e lo chiamano, come è uso ebraico ha aron ha kodesh (l'armadio della santità) quello che nella Sinagoga custodisce la Torah!

Vedi qui
ma anche qui
e ancora qui

... e non è nemmeno tutto!

Amy ha detto...

Quando il papa dice quelle parole riportate qui sopra, che mi hanno colpito dolorosamente ieri quando le ho lette sul web, nell'esortazione riguardante la Prima Comunione) rivolgendosi a piccoli e grandi, confonde le idee a tutti quanti, dato che tutti pensano con naturalezza:
"Ciò che dice il Papa va creduto come vero e giusto senza alcuna esitazione, il Papa è infallibile (e poi qui sta parlando di Presenza di Gesù tra noi ? quindi è argomento di Fede sicuramente, ergo infallibile). Ora tutti, bimbi e genitori, in tutto il mondo, penseranno che "presenza reale " di Gesù è indifferentemente sia nel Vangelo che si legge a Messa (o anche fuori) sia nel Tabernacolo e/o nella Consacrazione e Comunione: una presenza della stessa specie.
E chi gli potrà spiegare a questi poveri fedeli nel mondo intero, che non è proprio così ?
E io mi chiedo SE e in che misura il Papa si rende conto che sta confondendo le idee a milioni di persone, e che quello NON è affatto ciò che la Chiesa ha insegnato per 2000 anni ?
Chi mai potrà aiutarci mentre la confusione dilaga, partendo anche dalla Cattedra di Pietro, mentre nessuno ha l'autorità per mettere in luce svarioni che spuntano in certi discorsi papali, e piccole e non piccole affermazioni confuse (al limite dell'eresia) ?

Dante Pastorelli ha detto...

Sulla DV anche mons. Gherardini nell'ultimo libro su Barth dice che la divisione tra Scrittura, Tradizione e Magistero, dapprima sostanzialmente negata poi viene riaffermata.
L'espressione del Papa non è felice, perché a rigor di termini la presenza "reale" si dà solo nell'Eucaristia.
E' chiaro, però, quel che voleva dire: Cristo è sempre presente in mezzo a noi con la sua parola e con l'Eucaristia. Non credo che il Papa - nonostante i limiti che talvolta son da imputargli - abbia voluto metter sullo stesso piano di "presenza" Parola ed Eucaristia. Dovrebbe legger meglio prima di pronunciarli i discorsi che gli preparano.

Anonimo ha detto...

Chi mai potrà aiutarci mentre la confusione dilaga, partendo anche dalla Cattedra di Pietro, mentre nessuno ha l'autorità per mettere in luce svarioni che spuntano in certi discorsi papali, e piccole e non piccole affermazioni confuse (al limite dell'eresia) ?

Credo che ci possa soccorrere la riflessione di Dante.

Gederson Falcometa ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anonimo ha detto...

Comincia a sostenere che la origine della Chiesa, non è il giorno di Pentecoste, ma l'Incarnazione.

E' un vaniloquio.
La Chiesa è sorta e poi è portatrice e animata dallo Spirito del Signore Risorto: “E chiederò al Padre ed Egli vi darà un altro Consolatore che dimori con voi per sempre, lo Spirito di Verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede né lo conosce” (Giov. 14:16).

L'Incarnazione è solo il mirabile inizio. E' stato necessario che il Signore patisse, morisse vittima di espiazione e poi risorgesse e ascendesse al cielo, perché si compisse la Storia della Salvezza e potesse inviarci il Suo Spirito di Risorto.

Anonimo ha detto...

La Sede non è vacante ma ubriaca. Ma quando passerà questa sbornia ?

Gederson Falcometa ha detto...

Cara Mic,

Ho inviato il testo via e-mail (ieri). Ho eliminato il commento per non interrompere la discussione sul suo posto.

Johann Adam Mohler, è un precursore del Concicio e una delle cose che fa lui un precursore è la difesa esplicita delle due fonti (Scrittura e la tradizione), come inseparabili.

Un Saluto Dal Brasile

hpoirot ha detto...

Qui (eccezionalmente) non sono d'accordo con Dante. Se al papa scrivono davvero cose strane, lui puo' anche correggerle in diretta, o no? La gravità della materia lo chiede! Sono 30 anni che leggendo Ratzinger devo immaginare/correggere/inventare soggettivamente per ritrovare la sana dottrina preCV2. Pensate forse che in una parrocchia qualunque o nelle sale neocat la gente si applichi nel fare lo stesso sforzo?

Concusione. Fino a prova contraria - irrefutabile - per me nel tabernacolo bi-cilindrico dei neocat ci puo' stare benissimo (tutta o in parte poco importa) la dottrina di Ratzinger.

Dante Pastorelli ha detto...

Capisco, Poirot, tuttavia bisogna vedere il contesto del discorso ed anche a chi era rivolto. Ho detto che a rigor di termini quel "reale" è errato. Ma è anche evidente che voleva dire che Cristo è veramente presente, senza dilungarsi in discussioni teologiche e far la differenza tra i vari tipi di presenza.
Ogni tanto cerchiamo di veder la buona fede.

don Camillo ha detto...

hpoirot, tu lo sai come la penso su B16, ma devo dire che condivido il pensiero di Dante. Una frase un po' così... diciamo senza infierire troppo, semmai la cosa che mi ha sul mentre un po' infastidito e quella richiesta di "sobrietà" unita alla devozione. Quella frase veramente non l'ho capita. Forse perchè domani ho due turni di Prima Comunione, e allora personalmente l'ho sentita un po' consonante con certe sciocche rimostranze di genitori (2 su 180) svogliati e insulsi che confondono il decoro e il "cerimoniale" (vi assicuro minimissimo) per inutili "puntigli torturanti" (es. che i bambini miei fanno la Comunione inginocchiati e con le mani giunte).