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mercoledì 4 aprile 2012

Mons. Moraglia, il nuovo Patriarca di Venezia: sembra ben promettere...

Ho letto con interesse l'Omelia, pronunciata in San Marco il 25 marzo scorso da Mons. Francesco Moraglia, nuovo Patriarca di Venezia, nella Santa Messa solenne d'inizio del ministero episcopale. Dal link è consultabile il testo integrale.

Mi sembra il caso di coglierne i segnali positivi intravisti - attraverso un andante conciliare ma non troppo - che nel panorama ecclesiale attuale non appaiono così frequenti e che è bene accogliere come una boccata di ossigeno in una Chiesa visibile in apnea.

Ne ho sottolineato diversi punti enumerandoli nella loro significatività.
  1. Dopo aver richiamato la comunione diacronica col ministero dei dodici e con la Pasqua del Signore, 
  2. il nuovo Patriarca cita Cipriano di Cartagine affermando la peculiarità della comunione col vescovo di Roma a garanzia della stessa collegialità episcopale, e quindi dell'attuale aspetto istituzionale della stessa funzione vescovile. 
  3.  Dopo l'immancabile peana al Concilio, ricordando il rinnovamento (non la riforma) nella continuità autorevolmente proposto da Benedetto XVI, afferma il legame inscindibile con gli altri vescovi, ma richiama l'universalità della Chiesa locale che è tale solo se intrinsecamente vincolata al rapporto col vescovo dei vescovi (noto che una prima volta cita la "Chiesa di Roma", poi il "vescovo dei vescovi". Consoliamoci, ché sempre Pietro è...).
  4. In ascolto dello Spirito per le esigenze della Nuova evangelizzazione, ovviamente in dialogo con la cultura contemporanea; tuttavia partendo dal ricentrare la vita ecclesiale nell'annuncio di Cristo. 
  5.  Ed è qui che subordina la capacità della comunità di essere evangelizzatrice solo se rigenerata da un rapporto vitale con Cristo, togliendo esplicitamente il primato a piani pastorali e progetti accademici nonché alle comunicazioni mediatiche, mettendoli tutti al loro posto di strumenti e non di fondamenti, da considerare non prioritariamente ma in un secondo tempo, al momento in cui il vero apostolo se ne serve con consapevolezza e maturità. 
  6. Tutto ciò è tanto più significativo proprio alla vigilia di Aquileia2, con le cui linee preparatorie di rigenerazione dal basso mediante una struttura sinodale consultiva periodica il vescovo sembra aver tagliato corto. E quindi 
  7.  Seguendo il tracciato degli Atti degli Apostoli, afferma che la priorità non è degli annunci kerigmatici, delle catechesi, delle missioni, ma che il loro evento fondante è la Pentecoste; il che consente di evitare che succeda quel che è accaduto ai discepoli di Emmaus, che pretendevano di spiegare proprio a Gesù, che non riconoscono, ciò che era accaduto in quei giorni a Gerusalemme, identificando icasticamente con essi: "...l’immagine di certa teologia, più volenterosa che illuminata, tutta dedita all’ardua e improbabile impresa di salvare, attraverso le proprie categorie, Gesù Cristo e la Sua Parola. Ma in questa immagine, siamo rappresentati anche noi, ogni qual volta, con i nostri piani pastorali, con i nostri progetti e dibattiti, avulsi da una vera fede, pretendiamo di spiegare a Gesù Cristo chi Egli è." 
  8.  Ed è qui che richiama il primato dell'Eucaristia, (non della Parola come accade di udire sempre più spesso nei discorsi più recenti) ricordando il gesto di Gesù ad Emmaus: "Quando la celebrazione liturgica è assunta nella nostra vita, si dà il senso e la realtà ultima dell’eucaristia, ovverossia, l’umanità nuova che nasce dal Corpo dato e dal Sangue effuso, non prescindendo dalla realtà storica del momento presente
  9.  Ed è bello che richiami a questo punto l'Anno della Fede e l'Evangelizzazione proposta dal Papa, che non può darsi se non fondata sul Signore riconosciuto all'atto del "pane spezzato"... 
  10. È questo il momento di cui entra in campo il "realismo cristiano" che “partendo da Gesù Cristo... ritorna a Gesù Cristo dopo aver incontrato ed attraversato, in tutto il suo spessore e diversi gradi, la creaturalità dell'uomo”. Emblematico e anche sorprendentemente nuovo il fatto che il Patriarca non parta dalla centralità dell'uomo, impressa dalla "svolta antrocentrica" conciliare, ma dalla centralità di Dio. 
  11. La Chiesa deve “crescere nella consapevolezza della fede per educarsi e porsi, senza arroganza ma anche senza timori o complessi d'inferiorità, in una testimonianza dialogica con le culture dominanti”. Come non rimanere toccati da questo termine "testimonianza dialogica" dal momento che il magistero postconciliare ha sostituito il dialogo all'Annuncio? Egli qui sembra rimettere anche il dialogo al suo posto di strumento e non di fine...
  12. E ora si può e si deve anche parlare del bene comune e dei valori umani e sociali da promuovere e da vivere il proprio sì detto a Dio e agli uomini, 
  13. che è quello della Vergine Nicopeia sotto il cui sguardo indica alla sua comunità l'Oltre in cui si trova la gioia di tutti più volte ricordati e interpellati prima come persone e poi come comunità.

4 commenti:

  1. Mi dicono che sia stato accolto nella diocesi dallo slogan: "seguici..."

    Vedremo quanti saranno disposti a seguire lui. Dovremo accompagnare lui, come tutti i sacerdoti, con le nostre preghiere.

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  2. Esatto: a Genova Siri aveva fondato la rivista "Renovatio" (rinnovamento vs riforma..) Inoltre, se ci fai caso, Moraglia usa l'espressione "Chiesa di Roma", mentre per ogni altra sede preferisce di molto "Chiesa in/a" , e non "di".

    (Speriamo abbia buoni rapporti con i tradizionalisti liturgici, e prima o poi celebri pubblicamente secondo la "forma extraordinaria"!)

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  3. Speriamo che Moraglia sia uno dei semi buoni che possono contribuire a neutralizzare i frutti di 50 anni di CVII.

    La chiarezza ha lasciato spazio alla confusione, la Verità al così è se vi pare, l'annuncio della salvezza al dialogo ad ogni costo e la certezza della fede allo "spirito" di Assisi.

    Il neo-cattolicesimo postconciliare non solo non è più capace di imporre i valori cristiani alla società ma, a questi valori neanche ci crede più. Ecco perchè certi pastori sono sempre in ricerca di un interlocutore con cui dialogare.

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  4. San Marco io ti prego guida e aiuta il tuo figlio Patriarca di Venezia mons. Moraglia per la gloria di Dio e la salvezza delle anime.

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