Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 14 ottobre 2012

The Remnant - Su l'arcivescovo di Noia, la FSSPX e il Vaticano II

Mi son presa la non piccola fatica di tradurre questo articolo pubblicato da The Remnant, nonostante ci siano elementi che non lasciano ben sperare su un imminente accordo tra la Santa Sede e la Fraternità. Gli sviluppi recenti della vicenda, le nuove nomine, altri segnali colti sia dall'interno della Fraternità che nelle voci curiali, non sono molto rassicuranti. E tuttavia questo testo, se non servirà a spianare la strada per una felice conclusione della vicenda, almeno sarà utile, come documento storico, per chi cerca di inquadrare la situazione in tutti i suoi aspetti, che ci riguardano molto da vicino in quanto anche noi siamo amanti della Tradizione-costante della Chiesa, non quella congelata - come vorrebbero insinuare i progressisti e i nuovi conservatori conciliari - ma quella portatrice della Verità che è il Signore.

L'arcivescovo di Noia, la FSSPX e il Vaticano II

Lo Stato della questione

Per poter risolvere un problema, è necessario che esso sia prima esposto con proprietà. Non meno di otto volte in una recente intervista dell'Arcivescovo Augustine Di Noia, di fresca nomina come vice presidente della Commissione Ecclesia Dei, l'intervistatore o Sua Eccellenza stessa, hanno citato la "piena comunione" della Fraternità di San Pio X, come se essa non fosse in qualche modo nella "piena comunione" ed il problema fosse quello di aiutarli a ritornare alla "piena comunione." Alla fine dell'intervista, l'Arcivescovo Di Noia menziona "un'altra setta, un'altra divisione". Ma fin dall'inizio, lo "status quaestionis" è male impostato. Su questa questione della "piena comunione" c'è un eccellente articolo di. Ferrara su The Remnant dell'anno scorso.

Se solo l'Arcivescovo studiasse la storia della FSSPX, scoprirebbe rapidamente che essa è nata come un buon ramo della Chiesa cattolica, essendo fondata da un Arcivescovo completamente cattolico Mons. Marcel Lefebvre, approvata canonicamente dall'ordinario locale, il vescovo Charrière,  ha aperto il suo primo seminario ad Ecône con l'approvazione del vescovo Adam, ottenendo anche una lettera di encomio dal Cardinale Wright.

Soltanto più tardi la FSSPX fu soppressa illegalmente dal vescovo Mamie in violazione della Legge Canonica, ed è iniziata la persecuzione, finendo in una situazione canonica irregolare, ma mai perdendo la piena Comunione con la Chiesa cattolica. Esser trattati ingiustamente da alcuni membri della gerarchia non causa la perdita della piena comunione. Molti Santi hanno dovuto soffrire da parte di membri della gerarchia, in quanto "scomunicati" (in Australia, Santa Maria della Croce è stata scomunicata solennemente dal Vescovo di Adelaide, per essere più tardi canonizzata da Papa Benedetto XVI. La sua scomunica era "valida?" Era "non nella piena comunione?" Come Santa Giovanna d'Arco?)

La verità è che molti hanno preso il loro desiderio per la realtà: molti ecclesiastici trovarono facile e pratico trattarci "come se noi fossimo" fuori della Chiesa, come se noi non fossimo nella piena comunione", perché loro non avevano una vera risposta alle nostre obiezioni. Questa nozione di "piena comunione" è stata uno strumento agevole per scansare le vere domande: permette ad alcuni di trattare dei non-cattolici "come se loro fossero" quasi cattolici, e trattare dei veri cattolici (come noi) "come se loro fossero" quasi non-cattolici!

Quando l'Arcivescovo Di Noia dice: "Dunque io sono comprensivo con la società, ma la soluzione non sta nello staccarsi dalla Chiesa", fa un cattivo inizio, perché presume o presuppone che noi avremmo rotto con la Chiesa; il che non è vero. Avere una situazione canonica irregolare non implica in alcun modo un distacco dalla Chiesa, specialmente quando tale irregolarità non è colpa nostra, ma di quelli che hanno tentato di impedire la Messa Tradizionale negli anni settanta. Dicendo chiaramente che la Messa Tradizionale non era stata mai abrogata, Papa Benedetto XVI pone il principio della completa riabilitazione dell'Arcivescovo Lefebvre e della Fraternità San Pio X. Sarà compito dell'Arcivescovo Di Noia disegnare le conseguenze di quel principio, e riabilitare pienamente l'Arcivescovo Lefebvre e la sua fraternità, precisamente mostrando che noi non siamo stati mai fuori della Chiesa cattolica, non siamo stati mai "una setta", non ci siamo mai staccati dalla Chiesa, non siamo stati mai non "in piena comunione."

Possono esserci errori nel Vaticano II

Circa all'inizio della sua intervista, l'Arcivescovo afferma un nuovo principio in alcun luogo rintracciabile in una corretta teologia cattolica : che "i Concili non possono essere indotti in errore", come se ogni singola parola di ogni singolo documento di ogni singolo concilio ecumenico fosse esente da ogni errore. La Chiesa non ha mai insegnato tale dottrina. La Chiesa ha insegnato che i concili generali hanno autorità per formulare canoni infallibili, e questi canoni sono assolutamente esenti da errore. Il resto dei documenti normalmente gode di grande autorità, ma non si è mai pensato che godesse della stessa infallibilità degli stessi canoni.

C'è un esempio storico che illustra il mio punto di vista: il Concilio di Firenze (Dz 701) pose come  materia del Sacramento dell'Ordine Sacro la consegna del calice - questa era l'opinione di S. Tommaso d'Aquino - ma Papa Pio XII ha giudicato definitivamente più tardi che la materia di quel Sacramento era l'imposizione delle mani del Vescovo (Dz 2301). A meno che uno affermi che la materia dei sacramenti può cambiare, cosa che nessun teologo corretto affermerebbe, dato che la materia è parte della vera essenza del sacramento sulla quale la Chiesa non ha potere, da quando ciò è stato stabilito dal Nostro Signore Gesù Cristo stesso. Abbiamo dunque una semplice asserzione di un Concilio che accade esser scorretta.

Ci sono due modi nei quali Lo Spirito Santo può proteggere la Chiesa dall'insegnare errori: il primo aiutando i membri della Chiesa docente a fare il loro dovere e guidandoli per esprimere accuratamente gli insegnamenti del Nostro Signore, secondo la promessa: "Lui porterà tutte le cose alla vostra mente, ciò che io avrò detto a voi" (Gv 14:26). Così lo Spirito Santo non insegna una dottrina nuova, ma li aiuta a custodire l'antico deposito della Fede.

Il secondo modo è con gli uomini della Chiesa che non vogliono insegnare con precisione dottrinale che non vuole fare delibere "dogmatiche". Lo Spirito Santo permette loro di parlare "come uomini", ma non come "dottori della Fede", prevenendo loro in particolare dal legare in alcun modo. Un semplice esempio di ciò lo si può vedere nel documento "Dominus Iesus": venti volte in quel documento l'obbligo a credere è asserito in un modo o in un altro ("uno deve credere", oppure "ciò è contrario alla dottrina cattolica..."): ogni singola volta che parole così vincolanti sono usate si tratta della dottrina tradizionale che si sta reiterando. Al contrario, alcune delle novità del Vaticano II - che possono essere trovate in quel documento - non sono mai asserite come qualcosa che deve essere creduto!

Il contrasto mette in luce questi due modi nei quali lo Spirito Santo aiuta la Sua Chiesa: quando uomini della Chiesa stanno facendo il loro dovere di "trasmettere ciò che loro hanno ricevuto" (1 Cor. 11:23), lo Spirito Santo conferisce loro potere per asserire queste verità con forza e chiarezza; quando essi si allontanano dal loro dovere, Egli impedisce loro di imporre al fedele tali novità.

Si può vedere lo Spirito Santo lavorare con i Santi allo stesso modo. È ben noto che alcuni Santi - anche Dottori - hanno errato su questo o quel punto di Fede (non ancora definito). Essi erano forti sui punti di Fede che hanno difeso; erano incerti su quei punti sui quali hanno potuto errare. Per esempio, S. Agostino era incerto se l'anima di ogni uomo è creata direttamente da Dio, o se deriva dai genitori (la seconda opinione è stata successivamente rigettata dalla Chiesa). S. Agostino ha scritto un libro intero "sull'origine dell'anima" nella quale rimproverò un diacono Victor nella disputa contro la trasmissione dell'anima da parte dei genitori come un modo per evitare il dogma del Peccato Originale. Dice fondamentalmente S. Agostino: Io sono incerto sulla questione dell'origine dell'anima; sono propenso a ritenere che l'anima è trasmessa dai genitori, ma quello che io ritengo importante è che, qualunque sia il modo in cui l'anima viene ad essere, essa è infettata dal peccato originale di Adamo.

Egli era fermo sul dogma che stava difendendo (Peccato Originale) contro i Pelagiani; era incerto sull'errore al quale era inclinato. Similmente S. Tommaso d'Aquino argomentava che Nostra Signora era più pura possibile nella misura in cui si affermasse che era stata redenta dal Nostro Signore: quindi asseriva che era stata santificata nel secondo istante della sua vita. Ma che non fosse soddisfatto da questo chiaramente è dimostrato dal fatto che giustifica la festa della Immacolata Concezione, dicendo che fu santificata nel giorno stesso della sua concezione... Questo chiaramente è un modo imbarazzante di dare credito alla sua Immacolata Concezione (IIIa q.27 a.2 ad 3m).

Quindi, lo Spirito Santo assisteva il Vaticano II? Sì, in entrambi i modi. Ogni qualvolta i padri conciliari insegnarono ciò che era stato insegnato prima Lui stava aiutandoli davvero, "ricordando loro qualsiasi cosa Nostro Signore aveva insegnato" (Gv 14:26); ma quando loro stavano avventurandosi ed insegnarono novità (e noi non siamo gli unici che dicono che ci sono novità nel Vaticano II. Lo stesso Giovanni Paolo II lo affermò nel suo motu proprio Ecclesia Dei), lo Spirito Santo stava assistendo la Chiesa, evitando loro di legare il fedele a tali novità.

Io non dico che tutto quello che non venga esplicitamente dichiarato vincolante sia una novità e  un falso. Ci sono molte cose che sono state dette in continuità con la dottrina precedente, senza espressioni vincolanti le quali, precisamente perché esse sono - e tanto più in quanto lo sono - in continuità con le dottrine costantemente-insegnate dalla Chiesa, non solo sono vere ma vincolanti. Ma io dico che c'è luogo per errori, precisamente in quelle cose che non si sono "chiaramente dette vincolanti", e specialmente in quelle novità che sono opposte agli insegnamenti precedenti della Chiesa. A me pare che si pretenda a priori che non possa esserci errore in ciò che non è un principio cattolico.

Chiesa viva

Nella summenzionata intervista lo stesso intervistatore introduce nozioni piuttosto offensive quando afferma: "Alcuni cattolici hanno deciso di aggrapparsi ad una tradizione congelata". Una semplice occhiata alla situazione odierna della Chiesa farebbe piuttosto pensare che il NO sta scivolando in una sorta di letargia mentre le cappelle tradizionali si stanno riempiendo. La vita reale non consiste nell'evoluzione ma piuttosto nella trasmissione della vita ricevuta dai genitori: i geni mutanti sono il risultato di errori di copia, mentre i geni buoni e sani sono quelli che non sono copiati erroneamente ma sono "trasmessi come sono stati ricevuti".

Libertà religiosa

L'arcivescovo Di Noia poi dice che "ovviamente la Fraternità pensa che l'intero insegnamento sulla libertà religiosa è una deviazione dalla tradizione. Ma molte persone acutissime hanno cercato di evidenziare che si tratta di una evoluzione consistente". L'unico problema per lui è che il più acuto di quelli che ci hanno provato, Padre Brian Harrison, afferma oggi chiaramente di non voler mostrare la continuità ma, riconoscendo che l'idea di un "diritto di essere tollerato" è "quanto c'è di nuovo nella dottrina" del  Vaticano II, cerca solamente dimostrare la non contraddizione con la dottrina precedente.

Egli stesso ammette che sarebbe un sofisma passare dal "dovere di tollerare" da parte dell'autorità (come nella dottrina precedente al Vaticano II) al "diritto di essere tollerati" da parte degli individui indipendentemente dalla verità (la dottrina del Vaticano II): non c'è continuità tra le due dottrine.

Uno dei commenti pubblicati dopo l'intervista richiede un esempio preciso di contraddizione tra la dottrina del Vaticano II e quella anteriore ad esso. La libertà religiosa è un buon esempio. La Chiesa prima insegnava che "ciò che non corrisponde alla verità e alla legge morale non ha il diritto oggettivo all'esistenza alla propaganda o all'azione" (Pio XII Ci riesce, 6 dicembre 1953). Ora il Vaticano II dichiara che la "persona umana" ha il diritto alla libertà religiosa. Questa libertà significa che tutti gli uomini devono essere immuni dalla coercizione da parte di individui o di gruppi sociali o di ogni altro potere umano in maniera tale che, nei dovuti limiti, nessuno sia costretto ad agire contro il suo proprio credo e a nessuno sia impedito d'agire in accordo con le sue convinzioni in materia religiosa, tanto privatamente come pubblicamente, tanto individualmente come in associazione con gli altri (DH 2). Da un punto di vista generale questo diritto (inglobare ogni religione) è falso. Un diritto o esiste o non esiste: l'affermazione e la negazione sono contraddittorie e si escludono a vicenda.

Alcuni cercano di evitare questa conclusione dicendo che Pio XII parlava di "diritti oggettivi", mentre il Vaticano II parla di "diritti soggettivi" (i diritti della persona): questa è una difesa vana, dal momento che i diritti sono sempre soggettivi riferiti ad una persona; quindi dire che l'errore non ha diritti oggettivi non significa altro che dire che le persone non hanno diritto soggettivo all'errore. 

Altri, come P. Harrison, hanno cercato di dire che il Vaticano II non insegna che ci sia un diritto di praticare una falsa religione, ma solamente il diritto all'immunità dalla coercizione praticando una falsa religione. Anche questa difesa è vana, poiché il bene merita un premio, ma il male merita una punizione (per esempio ha bisogno di essere corretto, reindirizzato). L'errore è il male dell'intelligenza e non può allo stesso tempo avere un diritto all'immunità e una necessità di essere corretto. L'immunità e la correzione sono due realtà opposte. Anche se si prende in considerazione l'errore non in cattiva fede, un errore a cui uno è stato indotto più che esservici immerso, è comunque male non correggerlo (non dico che debba essere punito ma che deve essere corretto), e quindi non può esistere per un errore il diritto di non essere corretto. In altre parole non solo l'errore è negativo, ma lo è anche l'immunità per l'errore : si tratta della privazione del bene della correzione; non può sussistere il diritto all'immunità per qualcosa di negativo in sé. 

Sono davvero molte le persone che considerano un male ogni coercizione perché fanno della libertà umana un assoluto: ma una mentalità del genere non è cattolica. Essa va esplicitamente contro il Vangelo, in cui Nostro Signore dà ordini ai suoi servi di "compelle intrare" (Lc 14, 23), letteralmente "costringili ad entrare" al banchetto celeste! L'uomo non è l'ultima misura del bene e del male e quindi la sua libertà non può essere priva di una regola dall'alto, vale a dire dalla divina bontà verso la quale tutte le scelte devono essere dirette. Ciò che l'aiuta a fare la scelta giusta, la scelta per Dio, per la verità, per la bontà, è davvero un aiuto anche se all'inizio tale aiuto può risultare duro; S. Paolo è stato disarcionato dal suo cavallo e adesso si trova per sempre in cielo ringraziandone Dio. Quindi qualche coercizione è buona (non tutte ma qualcuna). Ora se esistesse davvero il diritto ad essere immuni dalla coercizione in campo religioso, allora le coercizioni di ogni tipo dovrebbero essere sbagliate in se stesse (solo le circostanze in cui il bene e la pace comuni non venissero rispettati permetterebbero tale coercizione, non l'errore in se stesso). Possibile che non si veda la contraddizione tra "tutte le coercizioni (in campo religioso) sono sbagliate in se stesse" (in opposizione al "diritto di essere immuni da ogni coercizione") e "qualche coercizione è buona"? Il Vaticano II insegna la prima tesi, la Chiesa ha sempre insegnato la seconda.

L'ultimo sforzo per sfuggire alla contraddizione viene fatto asserendo che il Vaticano II non nega che le false religioni non abbiano diritti, ma nega solamente allo Stato il diritto di interferire in materia di religione. Ma anche questo si oppone all'insegnamento costante della Chiesa, secondo cui Cristo deve regnare (1 Cor, 15,15) non solo sugli individui ma sui re della terra e su tutte le nazioni (Sl 71,11). Non solo gli individui, ma anche i re in quanto tali, possono e devono riconoscere la verità della religione cattolica (vedi le lettere di San Leone il grande all'imperatore). E questa è la migliore fonte di benedizioni per un governo e per una nazione.

Molti fanno fatica ad accorgersi della la novità della dottrina del Vaticano II a causa della sua natura spirituale. Ma se trasferissimo tale dottrina ad ambiti più pratici, tutto diventerebbe più facilmente comprensibile.  La Chiesa ha sempre insegnato che uccidere e rubare sono male e "non hanno diritto". Che l'assassinio e il furto sono dei mali e "non si ha il diritto" a compierli. Ora, se un concilio venisse e dichiarasse che "la persona umana ha il diritto all'immunità dalla coercizione" da parte di ogni potere umano, in maniera tale che, nei dovuti limiti, nessuno può essere frenato dal non rubare o uccidere, tanto in pubblico come in privato, tanto da solo quanto in associazione con gli altri, tale "diritto" non risulterebbe manifestamente sbagliato e in contraddizione con gli anteriori insegnamenti della Chiesa?

Non c'è niente di contrario alla tradizione nel Vaticano II?

L'arcivescovo di Noia ha "cercato di argomentare (..)  che tutto quel che [la Fraternità] dovrebbe fare è dire che nel concilio non c'è nulla di contrario alla tradizione"; tuttavia dicendo questo, si oppone a Papa Benedetto XVI che, come cardinal Ratzinger, affermò che la Gaudium et Spes è un "antisyllabus"; il cardinal Congar ha anche detto che questo stesso documento afferma "quasi l'esatto contrario del Syllabo" e il cardinal Suenens ha definito il concilio "il 1789 della Chiesa".

Fingere che non ci sia nulla di contrario, quando è presente un tale contrasto, significa nutrire pie speranze (non avere il senso della realtà).

L'arcivescovo di Noia ha ragione quando dice che non bisognerebbe ridurre ciò che si dovrebbe credere a ciò che è stato solennemente e infallibilmente definito. Tuttavia, tra "non si deve credere nulla che non sia stato solennemente e infallibilmente definito e "bisogna credere tutto", c'è spazio per un giusto mezzo che è l'atteggiamento cattolico: quello di credere ciò che è in continuità con l'anteriore costante insegnamento della Chiesa; quello di respingere ciò che è in opposizione con il precedente costante insegnamento della Chiesa. Ci sono molte prove, come le dichiarazioni appena citate, che dimostrano come all'interno del concilio Vaticano II vi siano delle dichiarazioni in opposizione agli insegnamenti anteriori della Chiesa.

La dottrina della Chiesa, la dottrina degli uomini di Chiesa

L'allora arcivescovo di Noia afferma giustamente che "il requisito fondamentale per essere pienamente cattolici" è quello di dire : "sì, credo che la Chiesa sia preservata dall'errore dallo Spirito Santo". Certo, la San Pio X ci crede. Ma non crediamo che qualsiasi cosa detta da un uomo di Chiesa sia "dottrina della Chiesa". Al giorno d'oggi ci sono molti uomini di Chiesa che insegnano le loro opinioni private dai loro pulpiti (compresi errori e persino eresie); ce ne sono persino alcuni che non credono nella realtà del Corpo e del Sangue di Cristo nella Santa Eucaristia, e che hanno rilasciato delle dichiarazioni molto ambigue al riguardo (il nuovo capo della Congregazione delle dottrina della fede ha pronunciato delle parole piuttosto inquietanti su questo soggetto).

Come possiamo distinguere quindi la voce della Chiesa da quella degli uomini di Chiesa? Quando essi sono "trasparenti a quanto hanno ricevuto dalla Chiesa, vale a dire quando "trasmettono quel che hanno ricevuto" quando insegnano la plurisecolare dottrina della Chiesa: allora davvero si può dire "chi ascolta voi ascolta Me" (Lc 10,16). Ma quando insegnano novità essi non sono più trasparenti, non è più Cristo che parla attraverso di loro, sono loro che parlano per proprio conto. Anche se per un certo periodo possono essere largamente diffusi nella Chiesa degli errori - persino contro la fede - come durante la crisi ariana, quegli errori non prevarranno. Crediamo veramente che lo Spirito Santo operi nella sua Chiesa, la Chiesa cattolica romana, per proteggerla dagli errori. Tuttavia, come diceva S. Atanasio, dobbiamo combattere per la verità e denunciare gli errori. In particolare, lo Spirito Santo vuole che noi combattiamo per la verità - l'antico deposito della fede - come docili strumenti contro le novità degli innovatori. È nel dare potere a tali strumenti che lo Spirito Santo protegge attivamente la Chiesa dall'errore.

Extra ecclesiam nulla salus

L'arcivescovo Di Noia continua dicendo, non più giustamente : "la Chiesa ha sempre affermato [la possibilità della salvezza per i  non cristiani] e non l'ha mai negata". Non solo questo è falso, ma si oppone persino esplicitamente al dogma Extra ecclesiam nulla salus. Papa Pio IX afferma esplicitamente che questo è un dogma che è stato insegnato così com'è unanimemente sin dal principio. Ciò che potrebbe trarre in confusione è il fatto che la Chiesa - nella corretta spiegazione del dogma - distingue tra il battesimo del sangue e il battesimo del desiderio [si veda il mio opuscolo sul tema pubblicato dalla Angelus press], ma la Chiesa non insegna che le anime che sono salvate da questi "battesimi" siano salvate "fuori dalla Chiesa": al contrario!

La Chiesa afferma esplicitamente che queste anime fanno parte di essa; le si nomina spesso parti dell'"anima" della Chiesa (vedi Catechismo San Pio X). Sono i cattivi teologi a partire dagli anni '30 che hanno cominciato a dire che esse sono salvate "fuori" dalla Chiesa, dimenticando completamente che la Chiesa afferma la necessità della fede cattolica e della carità per poter ricevere il battesimo del sangue o quello del desiderio. Ci dispiace Sua Eccellenza, non è possibile essere santi senza la fede cattolica; non è possibile essere formalmente luterani e anglicani ed essere santi. "Chi non crede sarà condannato", ha detto nostro Signore in persona, e certo lui non ammetterebbe una falsa fede. È dunque la vera fede quella che Egli richiede. Pertanto, se qualcuno che dall'esterno sembra possedere la fede luterana è salvato è perché al suo interno è cattolico; è nonostante la Chiesa luterana non grazie ad essa che egli si salva.

Pregheremo affinché, per renderla degno di compiere con successo la sua missione come vice presidente della Commissione Ecclesia Dei, Sua Eccellenza corregga la sua dottrina su questi importantissimi principi della Fede.

Che la Beata Vergine Maria, Guardiana della Fede, ottenga per l'arcivescovo Di Noia dalla Spirito Santo le grazie necessarie della luce e della fortezza.
Don François Laisney, SSPX, 10/8/12

[Fonte: The Remnant 14 ottobre 2012] - Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio

36 commenti:

Marco Marchesini ha detto...

Per la libertà religiosa è da tenere presenti dei punti fondamentali:

Nessuno può essere costretto contro voglia ad abbracciare la Fede cattolica ed essere battezzato. Basta leggere San Tommaso d'Aquino.
L'errore in materia religiosa non ha diritto né all'esistenza, né alla propaganda. Questo significa che nessuna persona per nessun motivo ha diritto ad essere tollerata come afferma Don Brian Harrison. Affermare che esiste un diritto ad essere tollerati è una contraddizione in termini.
Lo stato tuttavia per evitare mali peggiori e per ottenere beni maggiori può, in certi casi come nelle società pluralistiche attuali deve, tollerare, sopportare l'errore e quindi le persone erranti. Papa Pio XII afferma che questa tolleranza è talvolta un dovere talmente cogente che in certi casi lo stato non ha neanche il diritto “di impedire ciò che è erroneo o falso”. (discorso “Ci riesce”).
Tutti hanno il diritto a seguire la verità, l'onesto ed il bene. Tutti hanno il diritto a non essere impediti nel seguire le oggettive rette leggi di Dio (notare bene: ho scritto “oggettive”).
Lo stato ha il dovere di professare la religione cattolica, unica vera, e di essere cattolico confessionale. Questo deriva dalla dottrina della regalità di Cristo come descritta dall'Enciclica “Quas Primas” di Pio XI.

A mio avviso l'unico modo per leggere DH in continuità con la dottrina cattolica è quello secondo cui DH afferma il diritto di ogni persona ad abbracciare la verità, a seguire le oggettive (ripeto “oggettive”) leggi di Dio senza alcun impedimento.
Come scrisse Papa Leone XII questa è la sola libertà dei figli di Dio: la libertà nella verità, non dalla verità.

Marco Marchesini ha detto...

Inoltre per quanto riguarda la materia del Sacramento dell'Ordine se ne era già parlato. Il Concilio di Firenze a mio avviso non contiene un errore. E' vero che non parla dell'imposizione delle mani, perché magari la dà per scontata. Parla della consegna degli strumenti come facenti parte le condizioni di validità del Sacramento dell'Ordine. A quel tempo per la Chiesa latina davvero anche la consegna degli strumenti era condizione necessaria di validità insieme all'imposizione delle mani di istituzione divina.

Fatta salva l'integrità del Sacramento dell'Ordine la Chiesa può aggiungere altri riti come necessari alla validità del Sacramento. Mi pare di ricordare come per il Sacramento dell'Ordine Gesù stesso abbia dato alla Chiesa questo potere: quello di poter aggiungere elementi necessari per la validità.

Se la Chiesa ha questo potere non è strano che ad un certo punto la consegna degli strumenti sia diventata non necessaria per la validità del Sacramento dell'Ordine. L'importante è che l'imposizione delle mani ci sia sempre stata. La Chiesa non ha il potere di toglierla perché di istituzione divina.

Anonimo ha detto...

L'esposizione dottrinale più recente e autorevole sulla questione della libertà religiosa è rappresentata dai punti 2108 e 2109 del Catechismo della Chiesa Cattolica che, in quanto esposizione e spiegazione sistematica del Dogma, costituisce anche l'interpretazione autentica di alcuni punti del Concilio.

Il primo esordisce così:
"Il diritto alla libertà religiosa non è né la licenza morale di aderire all'errore, né un implicito diritto all'errore [...]".

La dottrina contenuta in questi due punti del Catechismo, come si legge nelle corrispondenti note da 33 a 38, è basata sugli insegnamenti contenuti, oltre che nella Dich. Dignitatis humanae del Concilio, anche nel Magistero dei Papi Leone XIII, Pio XII, Pio VI, Pio IX (Qanta cura).

Questo mostra che nell'intendere l'insegnamento autentico del Concilio e il Magistero infallibile della Chiesa non vanno esasperate le contraddizioni apparenti, mentre sono da rispettare precise coordinate di discernimento, tenendo presente il contesto storico radicalmente mutato e la dimensione globale nella quale si deve attuare l'evangelizzazione.

E' utile anche la lettura dei punti successivi dedicati a: superstizione, idolatria, divinazione e magia, irreligione, ateismo, agnosticismo.

Areki ha detto...

Certo che le affermazioni dell'Arcivescovo di Noia mostrano purtroppo un atteggiamento di prevenzione.

Più vado avanti e più mi rendo conto che la fraternità san Pio X è stata ed è oggetto di una persecuzione diabolica, come lo è ciascuno di noi quando intende obbedire alla Verità, a tutti i Papi e a tutti i Concili e non alla nuova religione che si cerca di far venir fuori dal Vat. II....

L'Arcivescovo di Noia e tanti altri non appaiono persone libere, persone che cercano sinceramente la verità.

Fa comodo ai modernisti di trattare la Fraternità in questo modo e di trattare anche noi con tolleranza e malcelata antipatia.....

E' triste che nella Chiesa ci siano questi atteggiamenti che vanno contro la carità ed il buon senso: si va avanti per slogan, si va avanti per pregiudizi, mai che si prendano in considerazione gli argomenti, mai che si faccia
una riflessione basata sulle fonti, sulla dottrina certa......

Sono forme che "violentano" letteralmente le coscenze.....
sono forme di ipocrisia e di
bizantinismi curialeschi che non fanno onore a chi li compie, a questa gerarchia uscita dal Vaticano II.

Il Concilio purtroppo sta contribuendo a mettere fuori della realtà tanti vescovi e anche qualche Papa: sono (lo dico con rammarico) prigionieri dei loro schemi, della loro ermeneutica, della loro ideologia conciliare: tante prediche che fanno non hanno mordente, non orientano le anime, ma rassomigliano a bei discorsetti di circostanza.
Dov'è la novità del Vangelo, dov'è la forza dirompente del messaggio di Gesù?
Sembrano tutti come Napolitano: maestri delle buone intenzioni, del politicamente corretto, difensori ad oltranza della "carta costituzionale" del Concilio che ormai è nella loro testa superiore
allo stesso Spirito Santo, alla Tradizione, alla Rivelazione a Dio stesso: è Dio che si deve adattare a loro e ai loro schemi mentali e non viceversa......

Che magra figura ci fanno. La gente, le anime seguono Dio, seguono la "luce gentile" di Newmann e non il "Concilio" che con accanimento terapeutico vogliono mantenere in vita quando è ormai morto e sepolto....

Dante Pastorelli ha detto...

Anche Pio XII nella Mystici Corporis, come già Leone XIII nella Immortale Dei, condanna la coercizione esercitata per ottenere una conversione che invece dev'essere libera adesione dell'intelletto e della volontà: i convertiti per coercizione non saranno mai veri cattolici.

Quanto alla materia dell'ordinazone diaconale, presibiterale ed episcopale, stabilisce e decreta con formula solenne ch'essa è l'imposizione della mani (fisica o morale) mentre non è essenziale la consegna degli strumenti: la Chiesa di Roma ha sempre ritenuto valide le ordinazioni delle chiese orientali presso le quali non vige la consegna degli strumenti.

hpoirot ha detto...

Ma non si diceva che di Noia doveva essere l'uomo di polso che che avrebbe appoggiato almeno un po' la SPX contro gli attachi di Muller?

Comunque riguardo a Muller, ieri mons. de Galarreta ha detto in conferenza che dopo la remissione delle scomunche alla SPX, si é trovato a dover ordinare dei preti al seminario di Zaitkofen in Germania proprio nell'ex diocesi di Muller (quella di Ratisbona).

Per l'occasione Muller mando' una lettera a Galerreta con minaccia di ri-comunica se avesse osato ordinare sulla sua diocesi !

Dante Pastorelli ha detto...

Non credo che Muller esprimesse la mens del Papa.

hpoirot ha detto...

Ma chi tace acconsente! Oppure, se le due mens sono diverse, qualcuno ha nominato Muller al posto del papa ...

hpoirot ha detto...

infatti poi il papa, profondamente contrariato dalla divergenza di mens che aveva con Muller ... lo ha fatto Prefetto della CdF !!

Luisa ha detto...

Quel che pensa Mons. Müller sulla FSSPX lo ha ampiamente mostrato a Ratisbona, non credo che abbia come per miracolo cambiato idea perchè è passato a Roma, ma non si sarà sentito spaesato, in Curia è in buona compagnia, e lo era senza alcun dubbio anche nella Commissione che ha brillato per la sua "correttezza" come quando ha sfruttato l`atto moralmente condannabile della fuoriuscita di corrispondenze interne alla Fraternità, o quando ha introdotto cambiamenti all`ultimo momento sabotando 9 mesi di discussioni, una forma di tranello che mi ricorda quel che era successo con mons. Lefebvre.
Lasciare ad una Commissione formata da persone ostili alla FSSPX il compito di discutere mi è sempre parso incoerente, ma speravo nel Papa...

Anonimo ha detto...

Forse non le è ancora chiaro che il problema è nei termini usati e nel concetto di diritto: come tale esso discende da Dio, e Dio non ha dato né darà mai diritto all'errore o al peccato. Il Magistero precedente il concilio citato dal nuovo catechismo non ha MAI usato la parola diritto nel riferirsi alla tolleranza religiosa, semmai l'ha usata per condannare tale uso e concetto improprio di diritto, e non si dimentichi Gregorio XVI che condannò la libertà di coscienza. Quindi anche qui sorvoliamo sulle forzature ( per esser gentili) del CVII e del nuovo catechismo.

Dante Pastorelli ha detto...

Forse il Papa ha ordinato di chiudere quel seminario e rimandare i seminaristi a casa o nei seminari delle loro diocesi pena una nuova scomunica? penso che di tutta la storia lui non sapesse proprio niente. Comunque l'ordine non è partito da lui.
Purtroppo, questo sì, i vescovi fanno e disfanno senza controllo, salvo casi eclatanti di carattere morale.
S'è detto tutti che quella di Muller è stata una scelta infelice: e se il Papa l'avesse chiamato per allontanarlo da quella cattedra, per controllarlo da vicino e poi rispedirlo magari ad altra diocesi come cardinale?
Nel bailamme romano non mi meraviglierebbe.

it ha detto...

tenendo presente il contesto storico radicalmente mutato e la dimensione globale nella quale si deve attuare l'evangelizzazione.

ed eccolo qui ! ancora tra di noi, il nefasto storicismo vivo e operante, con l'"evoluzionismo" teilhardiano (insieme con la dialettica degli "opposti estremismi" da dover "smorzare"), che riemerge ad inquinare le coscienze, convincendoci che "ormai tempi sono mutati" [quindi anche gli uomini moderni sarebbero nuovi e diversi da quelli di ieri...] tempi nuovi, ai quali il Vangelo si deve RI-adattare, e RI-pensare il linguaggio per annunciarlo; e che -in fondo in fondo- Magistero e Dottrina di Cristo non sono perenni e immutabili, ma si devono adeguare al mondo... un ottimo esempio di dottrina conciliare v2ista: il vat.2 ha creato una nuova pastorale, un nuovo modo di evangelizzare e di "guardare" le diverse religioni, cercando il (mitico) punto d'intesa tra "visioni contrapposte", e non ritenerle più "del tutto false" e diaboliche, ma "in certo qual modo vere o aperte alla verità....."
e il gioco del grande bluff conciliar-omniecumenista scatta di di nuovo, pronto a convincere gli uomini che tutti si salvano dovunque e comunque....e la Chiesa non è più Apostolica, bensì sempre e solo dialogante !

hpoirot ha detto...

io penso... e se il papa avesse... magari il papa non voleva...

queste utopie ci sono da 30 anni ma da una speranza occhiali rosa all'altra stiamo per ributtare a mare la Tradizione e rivalutare Lutero!

e se il papa lo avesse eletto perché sa che é l'uomo della riscomunica? Nella logica romana non mi meraviglierebbe...

Luisa ha detto...

Non credo Dante, avrai letto le molteplici interviste rilasciate da mons. Müller dopo la sua nomina, si è mostrato molto fiero della stima che gli porta il Papa, non ha mai dimenticato di ricordare che è lui che si occupa della sua Opera Omnia, di quanto e come il Papa lo conosca e si fidi di lui, ha sottolineato il suo grande margine di manovra, per liberare il Papa da pesi inuitili, insomma Benedetto XVI ha chiamato a Roma una persona che conosce e di cui apparentemente si fida, poi noi possiamo dire che certe sue nomine ci sorprendono , ci deludono, ma probabilmente erano le nostre speranze e attese ad essere ingenue, ad esempio chi sperava in un suo sovrano intervento per la FSSPX, che sarebbe passato "sopra la testa della Commissione", ha perso ogni illusione quando ha appreso la nomina di Mons. Müller. feroce nemico della Fraternità.

Anonimo ha detto...

io non capisco come si possa continuare a difendere l'indifendibile, negando tutte le evidenze, riportate da Luisa oltre che da tanti seri art. online, sul fatto che il papa conosce benissimo la MENS (disastrosa) di Muller, e che -ciononostante- si FIDI pienamente di lui, quale Custode della Fede cattolica !

Tommaso ha detto...

" non si dimentichi Gregorio XVI che condannò la libertà di coscienza."

Ci vuol citare per cortesia in quale documento e in che termini?

Anonimo ha detto...

Gregorio XVI, nella Mirari vos (1832), definì «assurda ed erronea sentenza o piuttosto delirio, che si debba ammettere e garantire a ciascuno la libertà di coscienza: errore velenosissimo».

Pio IX, nell'allocuzione Maxima quidem (1862) richiama la sostituzione con i «falsi diritti degli uomini» al «vero e legittimo diritto», per poi ribadire nella Quanta cura (1864), la condanna di coloro che «non temono di caldeggiare l’opinione... dal Nostro Predecessore Gregorio XVI di venerata memoria chiamata delirio» e in appendice all’enciclica, nel Syllabo, espose in forma di proposizioni condannate le «prave opinioni» dell’epoca.
Tra queste: «È libero ciascun uomo di abbracciare e professare quella religione che, sulla scorta del lume della ragione, avrà reputato essere vera».

Lo stesso Leone XIII, nell’enciclica Libertas (1888) condanna «la cosiddetta libertà di culto», secondo cui « è facoltà di ognuno professare la religione che gli piace, oppure di non professarne alcuna» poiché «la giustizia e la ragione vietano che lo Stato sia ateo o che – cadendo di nuovo nell’ateismo – conceda la stessa desiderata cittadinanza a tutte le cosiddette religioni, e gli stessi diritti ad ognuna indistintamente».
Leone XIII tuttavia non escludeva l'avvicinamento dei cattolici ai moderni diritti con la Rerum novarum (1891), indicando quelli di tipo economico: la proprietà privata, la giusta remunerazione dell'operaio, l'associazione, l'assistenza in caso di bisogno...

Pio XI nella Quas primas (1925) afferma: « La peste della età nostra è il così detto laicismo» che ha negato alla Chiesa il diritto « di ammaestrare le genti, di far leggi, di governare i popoli per condurli alla eterna felicità» e ha uguagliato la religione cristiana «con altre religioni false e indecorosamente abbassata al livello di queste». Egli negò anche che col Concordato «si sia inteso assicurare assoluta libertà di coscienza» perché «in Stato cattolico, libertà di coscienza e di discussione, devono intendersi e praticarsi secondo la dottrina e la legge cattolica» (Lettera al segretario di stato, 30 maggio 1929).

Poi è arrivato il Concilio con la Dignitatis Humanae che accetta i diritti umani così come definiti nel processo storico occidentale.

Benedetto XVI considera questa apertura il «patrimonio più profondo della Chiesa».

Anonimo ha detto...

Per comodità e concisione cito due pronunciamenti in uno: il Beato Pio IX che nella Quanta Cura condanna solennemente la libertà religiosa, che si fonda sulla libertà di coscienza, e richiama il predecessore Gregorio XVI che nella enciclica Mirari Vos si espresse contro i cattolici liberali. Parlando della libertà di coscienza si esprime (Pio IX) nei seguenti termini: «Contro la dottrina delle sacre Lettere, della Chiesa e dei santi Padri, non dubitano (gli odierni riformatori) di asserire, essere ottima la condizione della società, nella quale non si riconosce nell'Impero il debito di reprimere con pene stabilite i violatori della cattolica religione, se non in quanto lo domanda la pubblica pace. Colla quale idea, di sociale governo, assolutamente falsa, non temono di caldeggiare l'opinione, sommamente rovinosa per la cattolica Chiesa e per la salute delle anime, dal Nostro Predecessore Gregorio XVI, di venerata memoria, chiamata delirio, cioè la libertà di coscienza e dei culti essere un diritto proprio di ciascun uomo, che si ha da proclamare e stabilire per legge in ogni ben costituita società, ed i cittadini aver diritto ad una totale libertà, che non deve essere ristretta da nessuna autorità o ecclesiastica o civile, in virtù della quale possano palesemente e pubblicamente manifestare e dichiarare i loro concetti, quali che siano, ossia con la voce, ossia coi tipi, ossia in altra maniera. E mentre ciò temerariamente affermano, non pensano e non considerano, che così predicano la libertà della perdizione »

Dante Pastorelli ha detto...

A POIROT, LUISA ED ILLUSTRISSIMI ANONIMI.

Io penso... era riferito alla non provata conoscenza del comportamento di Muller relativamente al seminario tedesco.
Se avete le prove portatemele. Altrimenti il dubbio è legittimo. Se quello che afferma Muller in materia di fede è erroneo, perché dovrei credere senza prove ad altre sue affermazioni autolaudatorie?

Quanto all'eventuale volontà del Papa di controllare Muller, mi è stata riferita da fonte attendibile, naturalmente come possibilità, anche se mi lascia molto perplesso, ed infatti ho giudicato, e non solo oggi, la scelta "infelice".
Quanto agli occhiali rosa, non mi donerebbero molto, e per questo non li ho mai inforcati. E mi fermo qui per non scadere in un'inutile polemica. Però non mi si provochi ulteriormente.

Amicus ha detto...

Di Noia è una noia, così come ogni neomodernista che, con soporifera monotonia, ripete il suo verso.
En passant, ho scoperto che Koch e Muller sono tipici cognomi ebraici dell'area di lingua tedesca. Certo soltanto da questo non si potrebbe arguire un gran che: ma visto il loro comportamento, i sospetti mi vengono, eccome.

Luisa ha detto...

Ecco caro Dante, per Mons. Müller e i seminari della FSSPX e non solo:

http://blog.messainlatino.it/2012/07/mons-gerhard-ludwig-muller-e-la.html

Dante Pastorelli ha detto...

Cara Luisa,
se hai la pazienza e il tempo di ricordar o ricercar quel che ho scritto su Muller, noterai la mia meravigliata contrarietà a questa pontificia scelta. Però dicevo anche: speriamo che lo Spirito Santo lo illumini (lui e il papa invero) nell'esercizio del suo ministero.
Nel blog c'è gente che sa tutto, anche quel che pensa in segreto il papa. Io no.
Per questo ho avanzato alcune eventualità, non certezze, già da tempo: il papa l'ha voluto per tentare di ammorbidirlo, e guidarlo o per tenerlo a lungo alla CdF. o per prepararlo, tenendolo d'occhio, ad assumere altra prestigiosa cattedra. Altro non so dire.
Spero che il Papa l'abbia voluto perché, conoscendolo, pensava di poterlo influenzare e renderlo meno astioso verso la Fraternità. O dobbiamo ritenere che l'abbia voluto per metter contro la Fraternità un osso più duro per far fallire la riconciliazione?
Io spero che il primo corno del dilemma sia quello vero. Spes ultima dea, con gli occhiali rosa.
Comunque il giudizio dovrà esprimersi sul suo ministero romano: per ora non mi sembra che, a parte le chiacchiere, non abbia fatto granché.

Marco Marchesini ha detto...

E' vero che il CCC afferma che non c'è diritto all'errore.
Bene.
Però a questo punto se ne deve dedurre che quindi DH ammette il diritto a non essere impediti solo quando la persona segue le leggi di Dio.
Inoltre sempre il CCC ricorda giustamente che nessuno può essere costretto ad abbracciare la Fede cattolica.

Anonimo ha detto...

Sono l'anonimo di ieri 19:33 e considero corretta la deduzione di Marco Marchesini nel commento che mi precede. Infatti ogni uomo ha il dovere di cercare la verità, specialmente nelle cose che riguardano Dio e la vera Chiesa, e di aderirvi una volta conosciuta.
Trovo anche pertinente e giusto quanto il Prof. Pastorelli annotava ieri alle 20:52.

Aggiungo che un chiarimento importante è stato dato recentemente dal Vescovo di Trieste Mons. Crepaldi in un articolo che ho letto su MiL, a proposito della distinzione tra libero arbitrio e piena libertà.

Infine, mi sembra evidente che la Chiesa, al tempo del Concilio, come ai nostri tempi, giustamente si chiedeva e si chiede: CHI deve "impedire" le persone dal cadere nell'errore e mettere a repentaglio l'anima; a chi spetta il "compelle intrare" rettamente inteso? Forse agli stati costituzionali e democratici moderni, o agli stati islamici, o a quelli comunisti? C'é altro?

Sicuramente spetta alla Chiesa, la cui libertà va assicurata e rivendicata, coi suoi propri strumenti, che non devono essere ostacolati dallo stato, attraverso l'evangelizzazione.

C'é una via per testimoniare e diffondere la Fede di sempre, dissipare la montagna di equivoci che si sono accumulati, ed evitare divisioni controproducenti. Questa via è aperta, si tratta di percorrerla.

Anonimo ha detto...

miccccc, ci sono novità...leggi tornielli:
" Il superiore della Fraternità San Pio X avrebbe inviato una lettera al vescovo Richard Williamson, chiedendogli di fare marcia indietro rispetto a certe sue affermazioni. Williamson, secondo le indiscrezioni, avrebbe dieci giorni di tempo. Nel caso non si sottimetta all’autorità del superiore, si potrebbe arrivare alla sua espulsione dalla Fraternità.


Incredibile...siete in 4 e vi state dividendo in 22.

Si vede che dove non c'è lo Spirito di Dio alberga il caos...

Anonimo ha detto...

E allora?

Pensa che siano fatti che ci riguardano o questioni interne alla FSSPX, che seguiranno il loro corso com'è normale che sia?

Chi è lei per sapere dov'è che non c'è lo Spirito di Dio. Ne ha forse il monopolio?

Anonimo ha detto...

C'é una via per testimoniare e diffondere la Fede di sempre, dissipare la montagna di equivoci che si sono accumulati, ed evitare divisioni controproducenti. Questa via è aperta, si tratta di percorrerla.

La via è aperta e dobbiamo percorrerla, anche se è piena di detriti (vedi Anonimo 10:20) e di non poche trappole.

Bisogna continuare a vigilare e pregare.

Dante Pastorelli ha detto...

Però a questo punto se ne deve dedurre che quindi DH ammette il diritto a non essere impediti solo quando la persona segue le leggi di Dio.
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E' proprio questo, caro Marco, quello che la Chiesa avrebbe dovuto dire a chiare lettere e dovrebbe dir ancor oggi per bocca dei suoi più alti rappresentanti. Ma il testo conciliare e la predicazione di costoro questo affermano davvero? Il punto è qui.

Dante Pastorelli ha detto...

L'anonimo deve aver il telefono rosso o dorato con lo Spirito Santo. Che soffia dove e come vuole, certo non sui camminanti se non per convertirli.

Dante Pastorelli ha detto...

Le vicende della S. Pio X son da meditare, anche se la meditazione davanti ad un quadro che dà dolore non può non portarci a metter a nudo alcuni equivoci di fondo e diverse sensibilità ed anche posizioni dottrinali da sempre esistenti all'interno della Fraternità.
Finché era vivo mons. Lefebvre, il suo carisma riusciva a tener unita la congregazione. Dopo le divisioni han fatto capolino e poi sono esplose.
Ero facile profeta quando, e sono ani, sostenevo che una conciliazione con Roma od anche gli sforzi per conseguirla avrebbero provocato rotture.
Se scissione ci dev'essere venga presto. Williamson e forse gli altri due vescovi, con una parte di preti e seminaristi, andranno per la loro strada, la maggioranza, ritengo, con a capo Fellay riprendano i colloqui con Roma e diventino il centro di attrazione non tanto per altri istituti, dove, come suol accadere, nessuno vuol perder il primato, ma per quei giovani che non entrano nella Fraternità per l'irregolarità canonica in cui si trova.

Seraafino ha detto...

per quei giovani che non entrano nella Fraternità per l'irregolarità canonica in cui si trova.
Se io fossi dei Superiori della FSSPX, direi a chi teme l'irregolarità canonica:
" Tanti, prima di voi, non hanno avuto di questi timori. Se loro li avessero avuti, oggi neppure voi stareste qui. PERTATNO, PERCHè VOLETE VENIRE QUA? Ci sono altri istituti, anche che celebrano la Messa Tridentina. Loro sono regolari. Andate lì, anzi, ancora meglio STATEVENE A CASA".

Dante Pastorelli ha detto...

SERAFINO,
Molti, infatti hanno lasciato la fraternità, preti e seminaristi.
Con la tua logica o Econe o niente, fuori è meglio non diventar sacerdoti fedeli a Roma. Mah, che dirti, son questi ragionamenti che poi portano alle divisioni: ragionamenti privi di qualsiasi equilibrio.

Anonimo ha detto...

sacerdoti fedeli a Roma

ma qui si continua a girare a vuoto, ingabbiati in un grande equivoco: se Roma, cioè l'intero apparato vaticano post-conc. è impregnato di modernismo in tutte le fibre governative e docenti, nella sua ispirazione, gestione, di cui vediamo iniziative, nomine, discorsi, parole e fatti, allora, "fedeli a Roma" in realtà di fatto significa "fedeli al modernismo imperante", o no ?
conta essere fedeli a Cristo E ALLA CHIESA PERENNE, (Roma eternamente fedele alla Roccia di Pietro) o alla Roma modernizzata e modernista che non trasmette più, come qui si è detto più volte (v. svariati commenti 3d prec.) perchè non conserva più il Deposito, e non lo riconferma e non lo insegna se non a singhiozzo, e quindi inefficacemente ? se i vertici docenti hanno affermato che "non si deve conservare ma trasmettere", dichiarazione assurda, allroa come si fa ad essere fedeli a qualcosa/qualcuno che NON E' fedele ad una linea continua, bensì ha deciso la discontinuità permanente verso il proprio background, cioè di rifiutare la passata fedeltà ?

Anonimo ha detto...

ALLA CHIESA PERENNE, (Roma eternamente fedele alla Roccia di Pietro) o alla Roma modernizzata e modernista che non trasmette più, come qui si è detto più volte (v. svariati commenti 3d prec.) perchè non conserva più il Deposito, e non lo riconferma e non lo insegna se non a singhiozzo, e quindi inefficacemente ?

La Chiesa non può esser vista solo nel suo mistero, dal quale - e nella fedeltà - tutti attingiamo copiosamente. La Chiesa si incarna ed è anche una istituzione visibile, che sta facendo acqua da molte parti, ma che non può essere bypassata...

Dante Pastorelli ha detto...

In nessuna affermazione solenne, ex cathedra la roccia di Pietro è venuta meno. Almeno a me non risulta. Tesi di questa sorta sappiamo dove conducono.
L'espressione "non si deve conservare ma trasmettere" l'ho già criticata. Se non si conserva non si può trasmettere.
Forse chi ha pronunciato questa frase, ribadisco da respinger così com'è formulata, voleva dire che la Tradizione non deve rimanere chiusa in un forziere ma dev'esser
trasmessa sì che tutti ne fruiscano.
Purtroppo il linguaggio ambiguo crea problemi, e comunque chi l'ha pronunciata non è certo Pietro.