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venerdì 26 luglio 2013

Marco Toti. La preghiera e l'immagine - L'esicasmo del monte Athos. XIII XIV secolo

Segnalo da Avvenire del 24 luglio (non metto il link perché il testo non è raggiungibile on line e l'ho trascritto da quello cartaceo) un'interessantissima recensione di un libro che vale la pena conoscere: Marco Toti, La preghiera e l'immagine - L'esicasmo del monte Athos. XIII-XIV secolo, Jaca Book, pag.200. Il titolo che ne dà Mario Iannacone è « Davanti alle icone il respiro diventa preghiera continua ».

Mi permetto di segnalare, per chi volesse un poco approfondire il tema delle Icone, su cui sarà bene tornare, un testo che ho scritto e condiviso anni fa:  «sguardo dell'uomo su Dio e sguardo di Dio sull'uomo».


Davanti alle icone il respiro diventa preghiera continua

Lungi dall'essere semplici quadri o rappresentazioni devozionali, le icone della tradizione bizantina sono veri e propri supporti di contemplazione da comprendere sulla base di una teologia spirituale e di una precisa pratica contemplativa. A tal proposito va considerata la particolare importanza dell'«esicasmo», la preghiera continua, conosciuta dalla tradizione cristiana orientale.

Il rapporto tra icona e preghiera è strettissimo ed esposto dal corpo teorico e pratico della Chiesa ortodossa. Di questo rapporto e dell'uso e significato delle icone si occupa Marco Toti in La preghiera e l'immagine: il metodo di orazione esicastico si formò nei monasteri del Monte Athos fra il XIII e il XIV secolo e comprende, tra l'altro, una prassi psico-fisica, una postura, l'invocazione del nome di Gesù, la ricerca del luogo del cuore, l'«onfaloscopia», una preparazione ascetica e spirituale severa.

Toti di occupa dell'origine di questa forma di orazione con particolare attenzione a due autori athoniti, Niceforo il Solitario e Gregorio Sinaita, che legarono il respiro alla preghiera con tecniche che trovano somiglianze in altri contesti religiosi. Problematici sono i raffronti con la tradizione del sufismo e dello sciismo, sui quali si possono azzardare alcune somiglianze di ordine superficiale, dato che la teologia cristiana è talmente diversa da quella musulmana.

Toti lega le icone alla pratica esicastica e alla contemplazione, illuminando sul loro uso come supporti di contemplazione e preghiera secondo prassi uniche e originali. Ne risulta che le icone in tutte le loro caratteristiche sono espressione dell'ascesi e della teologia esicastica. «Le e immagini, specialmente quando il beneficiario è in uno stato spirituale avanzato - scrive Toti - possono essere proiezioni sul piano dell'immaginazione di archetipi celesti [...] e in questo esse possono essere utilizzate in maniera creativa, e dare forma alle immagini dell'arte sacra e dell'iconografia".

Tale processo di creazione, che dagli archetipi scende alla materia mediante la preghiera, dà origine a una discesa come a un'ascesa e a loro volta tali immagini dell'arte sacra e dell'iconografia potranno essere usate come appoggi contemplativi. Degno di nota l'inserto iconografico, che riporta splendidi esempi di icone greche, russe e mediorientali, il cui significato e funzione pratico-operativa il libro illustra con argomentata chiarezza.

20 commenti:

  1. "Toti di occupa dell'origine di questa forma di orazione con particolare attenzione a due autori athoniti, Niceforo il Solitario e Gregorio Sinaita, che legarono il respiro alla preghiera con tecniche che trovano somiglianze in altri contesti religiosi. Problematici sono i raffronti con la tradizione del sufismo e dello sciismo, sui quali si possono azzardare alcune somiglianze di ordine superficiale, dato che la teologia cristiana è talmente diversa da quella musulmana."

    Se non ho capito male si dice che questa "tecnica" di preghiera è una sorta di minimo comune denominatore tra varie religioni: cristiana (ortodossa), musulmana, varie orientali.
    Se la forma è (anche) contenuto e comunque se questo oltre a sostenere è anche sostenuto da quella, ciò comporta che ci sarebbe una base contenutistica comune tra questi "contesti religiosi". E' forse questo un altro asse attorno a cui far ruotare l'indifferentismo che nel cristianesimo si declina con il moderno ecumenismo.
    Infatti essendo la recensione pubblicata su Avvenire, il lettore può essere indotto a considerare anche il "contesto religioso" cattolico quale parte del gruppo.

    Dalla quarta di copertina (http://corrieremetapolitico.blogspot.it/2012/12/marco-toti-la-preghiera-e-limmagine.html) riporto:
    Particolare attenzione è rivolta agli aspetti “iconografici” – l’iconografia costituendo una “espressione simbolica” della “teologia” (e della disciplina) esicasta – ed alla questione del mundus imaginalis, le cui relazioni con l’attività ermeneutica e con il tema della “tradizione” risultano evidenti; a ciò si collega il problema dell’ermeneutica quale metodo storico-religioso suscettibile di trasformare la vita dello studioso e veicolo di un “ecumenismo al vertice".

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  2. Caro Marco, poiché non ho letto ancora il libro non posso dir nulla.

    Quel che è certo è che l'esicasmo ha molto in comune con "tecniche" anche asiatiche.

    Mentre non stupisce che possa esserci una matrice comune o che l'uomo possa mostrare nelle sue ricerche e manifestazioni spirituali tratti comuni, non dimentichiamo che sempre di disciplina particolare si tratta e che quindi non va assolutizzata, anche in certe possibili conclusioni.

    Tuttavia se ne possono trarre insegnamenti e atteggiamenti più o meno consoni al proprio modo di essere.

    In un tempo come il nostro, in cui l'ascetica è sparita perfino dai seminari, la disciplina rischia di diluirsi sempre più, recuperare certi esempi e certe 'leggi' spirituali e trovare una delle 'porte' al Soprannaturale, al mistero, sempre più allontanato dal nostro orizzonte e per di più associata al Nome del Signore, non può che far bene all'anima.

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  3. Non dimentichiamo poi che quando si parla di "tecnica" anche in ambito spirituale, si tratta di un aiuto, implica una disponibilità, ma di per sé non va assolutizzata e non conta mai quanto la grazia he sempre ci precede, segue ed accompagna...

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  4. Mi viene in mente don Divo Barsotti e la sua profonda, commovente, comunione col monachesimo orientale, in particolare con San Sergio di Radonez...

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  5. Mi sembra di aver letto che, in definitiva, il vero motivo che sta alla base della rottura tra Roma e Costantinopoli, a monte dei singoli fatti concreti, è legato proprio allo scontro, tutto interno al Cristianesimi orientale, tra sostenitori e critici della spiritualità di Gregorio Palamas. Furono dei monaci basiliani calabresi che denunciarono le derive eretiche del Palamismo, ottenendone inizialmente la condanna da parte del Patricarca di allora. Poi, la diffusione del palamismo in ambito medio-orientale, portò ad una rivalutazione di tale approccio. I suoi aspetti, come dire, "inconsueti", scavarono il solco tra Est ed ovest.

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  6. Scrive Latinista: “Sarò disfattista, ma credo che ormai, più che a confutare i fautori di queste ideologie infami, convenga metterci a pensare seriamente a come riuscire a non farsi danneggiare da questo mondo e soprattutto a crescerci i nostri figli senza che ne vengano rovinati”.

    Combattere contro i mulini a vento non ha mai avuto senso e poi a che pro? Non credo che l’argomento gay e tutto ciò che ruota intorno ad esso, come del resto accade per tante altre realtà peggiori – si convive da sempre con ben altro – possa cambiarci la vita ed è ormai chiaro che il percorso intrapreso andrà avanti e sempre più Paesi adotteranno le norme per equiparare le unioni omosessuali a quelle etero.
    Pensare seriamente a come non farsi danneggiare da questo mondo? Le azioni che di solito ci danneggiano sono quelle che liberamente perseguiamo e che nessuno ci impone, quindi più che al "mondo" è bene fare molta attenzione a ciò che decidiamo di fare.
    Crescere e proteggere i figli? I figli vanno educati in famiglia ma non vanno esclusi dal mondo, relegandoli in un ambiente asettico irreale. Non va loro nascosto nulla di ciò che è la vita e di ciò accade, spiegando bene di ogni azione i pro e i contro e far sì che i “no” restino tali e non evolvano al primo stormir di foglie in incoerenti e ingiustificati “si”. Avvalorare con l’esempio e la coerenza e non con gli slogan ciò che riteniamo giusto, altrimenti si ritroveranno adulti sprovveduti in balia dei demagoghi. Mario

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  7. Questa è una soluzione:
    http://www.familiarisconsortio.org/homepage

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  8. Chiedo umilmente scusa: ho sbagliato discussione nel postare il mio commento. Mario

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  9. Mario non importa. Contavo di spostarlo e risponderti da lì.
    Vedo che lo hsi fatto tu e ti risponderò appena posso perché il discorso è complesso e richiede una visuale allargata.

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  10. Stavo rileggendo lintervento di Marco P. e mi viene da riflettere meglio sul fatto che quando l'Autore parla di "ecumenismo al vertice", dobbiamo escludere le altre religioni perché l'ecumenismo attiene all'ambito cristiano.
    Dunque penso si riferisca agli Ortodossi e già col termine "al vertice", che devo pensare riferito alla mistica, superi tutte le divergenze di ordine dottrinale che richiederebbero il famoso "reditus".

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  11. ... e credo quindi sia un discorso che non ha nulla a che vedere con l'inclusivismo conciliare; anche se questa mia resta un'ipotesi da verificare sul testo.

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  12. Cara Mic,
    grazie per i commenti che stimolano la riflessione, anche io non ho letto il libro, e mi limitavo a considerazioni sulla base della recensione e di quanto letto al link riportato nel mio primo intervento.
    Mi accorgo ora di averlo troncato, e lo completo ora:

    ".... e veicolo di un "ecumenismo al vertice", eventualmente applicabile alle diverse tradizioni religiose".

    L'ecumenismo attiene al cristianesimo, questo per noi è chiaro, quindi non capisco il riferimento alle diverse tradizioni religiose che secondo me rimanda a quanto è fuori da questo ambito (al di là del fatto che per me cristianesimo è cattolicesimo perché il cristiano è cattolico, però è tanto per intendersi sui termini).
    Sul "vertice" di questo ecumenismo, tendo a vederci un riferimento a ciò verso cui tutte le religioni tenderebbero e che ciascuna di esse deterrebbe in una certa misura, chi più chi meno(questo nella tesi indifferentista che io ovviamente non condivido), ovvero la verità. Elementi comuni tra le varie tradizioni religiose nel metodo di orazione, di cui quello oggetto di questo studio è un esempio, possono contribuire a portare acqua al mulino di questa impostazione.
    Anche queste mie sono ipotesi e niente più.

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  13. Caro Marco, il tuo completamento del riferimento escluderebbe la mia ipotesi.
    Che dire ?
    Ci vorrebbe qualcuno che ci chiarisse meglio.
    Credo che potrebbe aiutarci molto l'approccio di don Barsotti, che conosco solo attravesrso il toccante libro di uno dei suoi figli spirituali, don Tognetti, con riferimenti di alta spiritualità che toccano anche la ricapitolazione in Cristo di ogni uomo di ogni cultura di ogni fede.
    Ma un conto è un discorso di 'vette', un altro conto sono le mie povere parole; per cui non mi permetto di allontanarmi dalla dottrina.
    Proseguiamo dunque nella semplicità cogliendo le luci che ci riavvicinano alle icone come "finestre" sull'Infinito.

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  14. Beh.. sono stati fatti paralleli anche tra il buddismo e la mistica di san Giovanni della Croce...

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  15. CVD
    Un mio commento, è rimasto senza risposta.
    Mi sembra sempre di vivere su un aaltro pianeta. O che mi è sfuggita qualche puntata.
    seraafino ha detto...
    Mi sembra di aver letto che, in definitiva, il vero motivo che sta alla base della rottura tra Roma e Costantinopoli, a monte dei singoli fatti concreti, è legato proprio allo scontro, tutto interno al Cristianesimi orientale, tra sostenitori e critici della spiritualità di Gregorio Palamas. Furono dei monaci basiliani calabresi che denunciarono le derive eretiche del Palamismo, ottenendone inizialmente la condanna da parte del Patricarca di allora. Poi, la diffusione del palamismo in ambito medio-orientale, portò ad una rivalutazione di tale approccio. I suoi aspetti, come dire, "inconsueti", scavarono il solco tra Est ed ovest.

    26 luglio 2013 12:20

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  16. Seraafino,
    non conosco questi aspetti di cui parli e spero ci sia qualcuno che può risponderti illuminando anche me.

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  17. Chiederei ad anonimo 20:08 di chiarir meglio su quei paralleli, che non saprei a chi attribuire e in che termini.

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  18. Secondo il card. Burke c`è una perfetta continuità nella Liturgia fra Benedetto XVI e Jorge Bergoglio, lo ha detto in un`intervista a zenit in margine al convegno della fine giugno a Roma.

    http://www.zenit.org/en/articles/bringing-the-liturgy-back-to-the-real-vatican-ii

    Dalle foto che ho visto di celebrazioni di Bergoglio in Argentina, quella continuità mi sfugge, e se a Roma c`è Mons. Marini a ricordargli certe esigenze, lo vediamo doversi adattare alle semplificazioni( chiamiamole così) volute dal Papa, dov`era la continuità a Lampedusa?
    Dov`è da quel che vediamo sulle foto delle Messe private a Santa Marta?
    Mah!
    Ci sono le parole e ci sono i fatti.

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  19. Diciamo che il parallelo viene spontaneo confrontando in particolare "Salita al monte Carmelo" con le "quattro nobili verità" del buddismo.

    La (grosse) differenze le spiega GPII (ultimo paragrafo):

    http://www.corsodireligione.it/religioni/buddhismo/bud_1.htm

    Consiglio di leggere le principali opere di san Giovanni per saperne di più.

    Comunque leggendo la filocalia non ho trovato grosse differenze di principio tra esicasmo e la spiritualità di san Giovanni della Croce. Se qualcuno ne sa di più mi illumini...

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  20. In riferimento al parallelo col buddismo, ricordo che si tratta di una filosofia non di una religione, mentre la nostra Fede porta all'adesione e conseguente rapporto con un Dio Personale - che non è l'Assoluto impersonale - nella Persona del Vero Dio e Vero Uomo, il Signore Gesù.
    Dunque ne deduco che, qualunque atteggiamento interiore somigliante possa individuarsi, se questo non è legato al rapporto personale col Signore, non porta da nessuna parte. Può ottenere anche risultati pisco-fisici, ma di certo la spiritualità non attinge al Soprannaturale che 'conosciamo' (in senso biblico, non intellettuale) noi.

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