In un lontano paese, c’era una volta un Re, vedovo, che aveva un’unica figlia che adorava, destinata a ereditare non solo l’ingente patrimonio, ma soprattutto le responsabilità di governo di un intero popolo. Avvenne che la figlia, Principessa, conobbe un bravo Principe e decisero di sposarsi, con grande gioia del Re che non vedeva l’ora di dare una discendenza al suo Casato. Giunse il giorno delle nozze preparate con una magnificenza indescrivibile tra il tripudio non solo della Corte e dei più alti dignitari e nobili convenuti da ogni parte del mondo, ma anche dei sudditi che amavano il loro Re perché era buono, generoso e timorato di Dio, e si impegnava perché non venisse mai meno la Giustizia nel suo Regno.
Accadde però che, proprio il giorno delle nozze, giunti davanti all’ingresso della Chiesa tutta addobbata a festa, il Re Padre prese una decisione alquanto insolita che suscitò molto scalpore perché lì per lì, davanti a tutti, affidò la figlia al suo Primo Ministro perchè la accompagnasse all’altare, e si congedò lasciando come giustificazione questa dichiarazione pubblica: “Cari sposi, ministri e dignitari tutti, visto lo sfarzo della cerimonia e, per contrasto, la miseria di molta gente, ho deciso di far festa con gli ultimi, e pertanto chiedo scusa a tutti gli invitati e i partecipanti, ma in coscienza ritengo doverosa la mia presenza in mezzo ai poveri piuttosto che in mezzo ai ricchi.”
Lo sgomento che ne seguì fu indescrivibile, a tal punto che qualcuno svenne, altri se ne andarono indignati imprecando contro il Re perché veniva meno a un suo preciso dovere di padre, oltre che di regnante, mentre la promessa sposa, con un coraggio da leonessa, procedette a testa alta in mezzo alla Chiesa, accompagnata dal Primo Ministro, fra una schiera di militari in alta uniforme parati a festa che le facevano ala e scudo, verso lo sposo che l’attendeva trepidante ai piedi dell’altare, e senza indugio diedero inizio alla cerimonia, desiderosi com’erano di poter coronare quanto prima il loro progetto d’amore col matrimonio.
All’inizio della cerimonia religiosa si ebbe un silenzio sepolcrale perché molti invitati si sentivano come imbarazzati e quasi coperti di vergogna davanti a questo gesto plateale di umiltà del loro Re, povero con i poveri, mentre loro sfoggiavano indumenti preziosi adatti all’occasione. Tuttavia, mano a mano che i minuti e le ore passavano, si notava un malcontento e un nervosismo generale con commenti duri e severi che non lasciavano dubbi: “Ma i poveri sono sempre qui con noi, perché non andare a festeggiare con loro in qualunque altro momento? Perché umiliare in questa maniera la sua unica figlia tanto amata proprio nel giorno delle sue nozze, rovinando la festa a lei, allo sposo e a tutta l’immensa folla dei sudditi composti ugualmente di ricchi e di poveri i quali avevano almeno il diritto di godere di questa cerimonia unica e irripetibile? Questo insolito gesto potrebbe oltretutto creare dei precedenti imbarazzanti, dei sensi di colpa inutili a chi ha compiti di governo, delle nuove mode o strategie pericolose ecc.” E giù mugugni, e critiche, e malcontento, e divisioni, e perfino liti, a tal punto che un giorno così bello, se non fosse stato per l’intervento deciso e coraggioso degli sposi che cercarono, col loro sorriso, di sdrammatizzare la cosa focalizzando l’attenzione sul loro amore, si sarebbe trasformato in tragedia!
Per contro altre voci in difesa del Re si alzavano prepotenti: “Ma no! Non capite nulla! Non vi pare sia stato un gesto esemplare quello del nostro Re? Mica ha lasciato tutti per andare a giocare a golf, ma per rimanere con gli ultimi, con i poveri, con i dimenticati! Esemplare il suo comportamento! C’è da prendere esempio per il futuro ecc. ecc.”.
Fatto sta che di tutto questo scompiglio pro o contro, una cosa ne scaturì con assoluta certezza: quell’apparente gesto di umiltà del Re, oltre a non aver affatto risolto il problema dei poveri, aveva creato molte divisioni, delle crepe insanabili, delle liti irrisolvibili nel suo stesso regno, tra la sua gente, in mezzo al suo popolo, creando discredito anche nei confronti della sua figura che aveva goduto, fino a quel giorno, della stima e dell’affetto di tutti!
* * *
Chiedo scusa del paragone forse poco azzeccato tuttavia, con i dovuti distinguo che si devono porre in questi casi, devo confessare che, davanti al secondo rifiuto per il secondo anno dal suo pontificato da parte di Papa Francesco di celebrare solennemente la grande e unica solennità del Giovedì Santo nel “cuore” della cristianità che è San Giovanni in Laterano [nel primo già ci aveva duramente colpiti qui - qui - qui]e in mondovisione con tutti i suoi figli sparsi in tutto il mondo, buoni e cattivi, consacrati o laici, ricchi o poveri, com’era sempre stato fatto in precedenza, adducendo la motivazione di un gesto di carità fin troppo plateale e pretestuoso, mi sono sentita letteralmente trafiggere il cuore, vedendo nella figlia tradita dal Re non solo tutto il popolo cristiano, cioè tutti i suoi figli che si aspettavano da lui la solenne cerimonia, ma la stessa Chiesa, che era pronta a festeggiare Gesù Cristo Sommo ed Eterno Sacerdote in uno degli eventi più importanti della storia della salvezza cristiana, per mano dello stesso Vicario di Cristo, il Papa. E questo non certo per mancanza di rispetto e di considerazione che si deve avere verso tutti, di qualunque condizione e stato sociale, ma per il rispetto sommo che si deve avere innanzitutto per Gesù Cristo e la sua volontà che precede qualunque altro motivo umano.
Ma è successo che, mentre per altri gesti sconcertanti di questo strano Papa si sono levati commenti pro o contro, critiche o lodi, perché è proprio il suo stile contraddittorio a suscitare vespai e divisioni, davanti alla decisione gravissima di rinunciare alla solenne celebrazione del Giovedì Santo, il silenzio l’ha fatto da padrone, anzi sembra che la gente abbia accolto con compiacimento questa notizia perché il Papa andava a compiere un’opera di misericordia sopraffina! E così tutti gli animi si sono rasserenati! E invece è sbagliatissimo! È una gravissima omissione passata sotto silenzio perfino da chi ne conosce bene l’importanza e la gravità: Vescovi e Sacerdoti ! “Ma perche?” Si chiede la gente che non è a conoscenza della dottrina cristiana.
- Perché il Giovedì Santo è il primo dei tre giorni del Triduo pasquale che precedono la Pasqua, cioè la domenica di Risurrezione, giorno importantissimo, da paragonare per solennità alla stessa Pasqua perché giorno dell’Istituzione di ben due Sacramenti voluti da Gesù Cristo: il Sacerdozio e l’Eucaristia, Sacramenti fondanti e costitutivi della Chiesa Cattolica che Gesù ha in un certo senso, “convalidato, confermato” il giorno seguente, Venerdì Santo, con la sua Passione e Morte in croce. Staccare la Pasqua dal Venerdì e dal Giovedì Santo non ha senso perché sono un tutt’uno, una continuità che sfocia nella Risurrezione gloriosa! Non celebrare la Messa “In Coena Domini” del Giovedì Santo è un gesto di disobbedienza davanti a un preciso mandato che Gesù Cristo trasmise ai suoi Apostoli: “Fate questo in memoria di me!”. In un certo senso è come rifiutarsi di celebrare la Pasqua, o celebrarne solo “un pezzo”, a scelta!
- Inoltre focalizzare l’attenzione del giovedì santo solo sul gesto della lavanda dei piedi che è marginale e secondario rispetto a tutta la celebrazione, è assai pericoloso. A maggior ragione se si pensa che Gesù lavò i piedi non a degli sconosciuti, ma ai suoi Apostoli che erano lì presenti, cioè a coloro che erano destinati a trasmettere il suo mandato e i suoi Sacramenti, mentre Papa Francesco nemmeno si recò in una Chiesa consacrata ma in un Istituto qualunque, in una stanza priva di tabernacolo a compiere un gesto che, per quanto umile e misericordioso, (neppure sappiamo se fu accompagnato o meno dalla Messa!) non poteva certo sostituire un mandato divino per volere di Gesù Cristo come quello del Giovedì Santo celebrato con Vescovi e Sacerdoti, successori degli Apostoli, e con tutto il popolo di Dio bisognoso di esser confermato nella fede soprattutto attraverso la Liturgia della Chiesa.
Questo potrebbe anche avere delle gravi ripercussioni perché, se per caso anche i Vescovi decidessero, sull’esempio del Papa, di fare lo stesso negli anni a venire? Di sostituire la celebrazione liturgica del Giovedì Santo con un gesto di carità? Ma è meglio obbedire a Dio o agli uomini? E’ più importante il mandato di Gesù Cristo, la liturgia della Chiesa dalla quale scaturiscono grazie e benedizioni divine per tutta l’umanità che ci trascendono, o le nostre iniziative personali, spesso arbitrarie, che attirano i media sul nostro “io”, privandoci però di quei doni divini che fanno la santità? E senza santità la Chiesa affonda inesorabilmente in un mare di sabbie mobili.
Forse che, alla fine, non siamo tutti dei “poveracci” pieni di tribolazioni e bisognosi della Parola di Dio, della Sua Salvezza, del suo Perdono e della sua Grazia? Forse che, alla fine, non ci presenteremo tutti, poveri e ricchi, davanti al cospetto di Dio per essere da Lui giudicati sul nostro operato? E allora finché siamo sulla terra abbiamo tutti il dovere di aiutarci con la correzione fraterna e la preghiera perché nessuno di noi è confermato in grazia, nemmeno i Consacrati del Signore, perché tutti abbiamo il dovere di spendere bene il tempo che ci resta da vivere, con le sue tribolazioni e i suoi dolori, quel tempo da santificare che sarà la “moneta” con cui potremo comprare l’eternità.[1].
Patrizia Stella
________________________________[1] Ferdinando Rancan, La moneta del tempo, ed. Fede & Cultura.
Mic, ti segnalo questo nuovo intervento di Padre Buzzi sulla comunione ai divorziati. C'e ancora qualcuno che ha il coraggio di parlare chiaro
RispondiEliminahttp://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350799
Bergoglio, crede che materializzare la Chiesa di Cristo (perchè lui crede che la chiesa è sua, mentre non ha capito che la Chiesa è di Cristo)ha conquistato il mondo. E lo stesso hanno creduto da G.XXIII in poi con tutto il suo concilio.
RispondiEliminaPochi hanno capito che tutto questo ha distrutto la fede in milioni di persone e svuotato seminari e Chiese.
La Chiesa Cattolica è la Una, Santa e Immacolata nel suo Sposo, ma questo, non sò se per ipocrisia, o per altri motivi dal Vat.II in poi, non hanno voluto accettarlo, e quindi si sono costruiti la loro bella chiesa 2 a loro immagine e somiglianza solo perchè il mondo lo chiedeva loro per aver una libertà demoniaca.
Grazie RIC,
RispondiEliminac'è chi ha il coraggio di parlar chiaro e anche chi comprende come questo tema, in fondo secondario, rispetto ad altri, può essere una forma di "depistaggio" per portar avanti un altro grande nodo: quello dei preti uxorati.
La pulce nell'orecchio ce l'ha fatta venire Tornielli, che non scrive foglia che Bergoglio non voglia...
Ne parleremo
riguardo ai preti uxorati, non ricordo dove ho letto non piu di un paio di giorni fa, che le amanti dei sacerdoti sono pronte a scrivere a Bergoglio... ne sapete qualcosa?
RispondiEliminaaltra lettura che ho fatto è l'ultimo articolo di don Nitoglia. di questo mi ha impressionato la conclusione...
Non so se avete presente il "Signore degli Anelli": la situazione attuale della Chiesa mi sembra analoga a quella del regno di Gondor assediato e ormai sul punto di cadere, con una continua ed ininterrotta serie di attacchi sempre più violenti, sempre più profondi, sempre più cattivi e fondati solo sul male che sforna come da una fucina i propri soldati (come fa Saruman plasmando i suoi orchi sotto la terra di Isengard) e che sembra essere sempre più pervasivo, invicibile ed invade ogni ambito, anche il più recondito, partendo dalle coscienze si materializza su tutta la terra che è così raggiunta dal suo freddo e malvagio sguardo, come Sauron dal suo regno vede nell'intimo di chi gli si assoggetta, salvo non poter scrutare nel cuore dei pochi giusti rimasti, che unicamente quando cedono alla tentazione di indossare l'anello, cadono sotto il suo potere ipnotico e solo a gran fatica possono liberarsi, restando però in qualche modo feriti.
RispondiEliminaLa situazione è questa qui, disperata, umanamente senza soluzione e risolvibile solo un atto di Fede.
RispondiEliminaAncora Antonio Socci:
www.liberoquotidiano.it/news/italia/1399952/Ratzinger--chi-e-perche-lo-ha-costretto-a-dimettersi.html
C'è sempre tanta amarezza rileggendo queste ricostruzioni, anche se lette e rilette, il magone non può che stringerti il cuore, sopratutto analizzando in quale confusione oggi ci troviamo noi cattolici.
Loredana
Bello Marco P. condivido! Ormai solo Dio può mettere mano a tutto questo e quando Dio da la grazia anche un piccolo Hobbit può fare la differenza.
RispondiEliminamic, ci hai proposto una ottima lettura.
RispondiElimina....
RispondiEliminaLa crisi ucraina ultimo atto del mondo moderno?
Oggi, con la crisi ucraina, ci troviamo all’atto finale di questo scontro. Da tutto ciò si capisce sempre più ciò che avviene oggi in medio oriente (specialmente in Siria), e in Eurasia, con l’operazione di boicottaggio contro le Olimpiadi della Russia di Putin e la rivolta in Ucraina fomentata dagli Usa, dall’Arabia saudita e dall’Unione europea. Fatti che sembrano del tutto contingenti e casuali, ma che affondano la loro radici nel conflitto tra metafisica e anti-metafisica. Questa è la lotta del Nuovo Ordine Mondiale eretto dai suppositi di satana e ispirato dal Maligno contro l’Ordine che regnava ancora parzialmente nei Paesi eredi della tradizione greco/romana e scolastica, della metafisica medievale araba, il quali sono aggrediti dal teo-conservatorismo statunitense, figlio dell’immanentismo moderno, e dal fariseismo saudita, figlio del talmudismo ebraico, per distruggere le reliquie dell’ordine umano, che ci aiuta a risalire all’Ordinatore divino come dall’effetto si risale alla causa.
La questione siriana e ucraina sono l’ultimo atto del declino del mondo moderno e contemporaneo, che si trova oramai in uno stato di coma profondo e irreversibile (economicamente, finanziariamente, politicamente, giuridicamente, filosoficamente, teologicamente, moralmente e bellicamente) (17).
La Misericordia divina ci sta concedendo questi ultimi anni o mesi di tempo per convertirci, dopo di che sarà l’ora della Giustizia come ai tempi di Noè, di Sodoma e Gomorra e di Gerusalemme deicida. “I mali previsti feriscono di meno”, sta a noi far tesoro dello “spatium misericordiae” che Dio ci concede prima di cadere nelle sue mani, poiché “è tremendo cadere nelle mani del Dio vivente” (Ebr., X, 31).
d. Curzio Nitoglia
che affondano la loro radici nel conflitto tra metafisica e anti-metafisica. Questa è la lotta del Nuovo Ordine Mondiale eretto dai suppositi di satana e ispirato dal Maligno contro l’Ordine che regnava ancora parzialmente nei Paesi eredi della tradizione greco/romana e scolastica, della metafisica medievale araba, il quali sono aggrediti dal teo-conservatorismo statunitense, figlio dell’immanentismo moderno, e dal fariseismo saudita, figlio del talmudismo ebraico, per distruggere le reliquie dell’ordine umano, che ci aiuta a risalire all’Ordinatore divino come dall’effetto si risale alla causa.
RispondiEliminaLe radici non sono solo giudaico-cristiane, ma anche greco-romane.
E questo sembra che tutti se lo vogliano dimenticare e, dimenticandolo, cancellarlo dalla storia. Ma non ci riusciranno.
E don Curzio ha fatto il punto, drammatico e senza sconti, della situazione.
Ogni due per tre, da duemila anni, c'è chi dice che il mondo sta per finire etc.etc. Tutti coloro che hanno fatto profezie al riguardo sono stati sconfessati,evitiamo di fare figuracce.
RispondiEliminaCaro Marco P.,
RispondiEliminacredo che tu sappia quante volte ho respinto suggestioni millenariste.
Ma ci sono dei 'segni dei tempi' che qualche dubbio te lo fanno venire. Soprattutto poi quanto ad esprimersi sono persone che conoscono bene scenari, storia e Principi.
E se non altro vengo sfiorata dall'ammettere la possibilità di un redde rationem non so quanto imminente ma piuttosto incombente.
Sempre però in un orizzonte di fiducia nel Signore e quindi nella vita e nella sua storia con noi e diffidando comunque di scelte estreme che vengon fuori da tanti fronti diversi. La mia opzione fondamentale ce l'ho ben salda e non risiede il alcun contesto umano al momento visibile.
Però don Curzio, ad essere sinceri, non sta affatto parlando di "fine del mondo", ma indica la drammatica possibilità, visti i segni terribili dei tempi in corso anche dentro la Chiesa, di pesanti castighi divini (ma salutari, perchè Dio sa sempre ciò che fa). E lo afferma citando esempi biblici, e tra questi aggiungerei pure la deportazione di moltissimi abitanti di Gerusalemme a Babilonia per quasi 70 anni, con distruzione del Tempio e messa a ferro e fuoco della città, come del resto era stato pronosticato dal profeta Geremia nel caso essi non si fossero convertiti di vero cuore al loro Signore, come infatti si rifiutarono di fare... ovviamente rimasto del tutto inascoltato, anzi, ostacolato e perseguitato.
RispondiEliminaIl Marco P. delle 13.17 è un usurpatore di nic, tanto per chiarire, che invito ad darsi un nic proprio per evitare confusione, a meno che sia proprio questo il suo scopo.
RispondiEliminaVenendo al succo del suo intervento, non si capisce cosa c'entra nel contesto. Se poi lui non vuol fare figuracce inizi a non fregare i nic altrui. Grazie.
Purtroppo molte volte le suggestioni millenaristiche trovano eco in noi perchè vediamo lo sfascio intorno a noi e intimamente desideriamo il "redde rationem" del Signore. Anch io come tanti cattolici spesso sono depresso e triste per ciò che ci circonda ma dobbiamo aver fede nel Signore, piccoli come siamo non possiamo intendere i disegni di Dio.
RispondiEliminaÈ vero, una sola fede, che si può pensare non necessariamente alla"fine del mondo", ma sicuramenre siamo alla fine di un'epoca. Per lo meno ad un passaggio epocale decisamente straordinario, nel senso di intensamente denso di fermenti, rischi e opportunità.
RispondiEliminaPer fede, ci affidiamo e andiamo avanti.
Per Marco P. delle 13.48.
RispondiEliminaEvidentemente lei sarà pure cattolico ma è anche maleducato oppure - e voglio pensare bene - solo distratto non essendosi accorto che c'è un altro utente, cioè io, che usa il nick "Marco P."
Allora la invito a prendere atto della cosa, se invece lo fa deliberatamente, è segno che la sua cattolicità espressa nell'intervento delle 13.48 e la sua modestia ed umità ivi espresse sono solo pelose.
E comunque, tanto per commentare anche il suo post, non vedo il motivo di deprimersi ed intristirsi, questo non è un atteggiamento da cattolici pieni di Fede, Speranza e Carità, piuttosto bisogna rafforzare queste nostre armi con la preghiera ed il sacrificio perché il disegno di Dio lo intendiamo benissimo ed è quello che vuole la salvezza della anime e con la depressione non si va da nessuna parte se non verso un quietismo ed un anonimato che fa la gioia dei modernisti e dei nemici di Cristo.
Comunque veda di darsi un altro nick. Grazie.
per Marco P. (quello vero)
RispondiEliminasono tratta in inganno nella moderazione perchè spesso, per rapidità, pubblichiamo i post "certificati" dal nick conosciuto e che leggiamo in un secondo momento.
Ho una soluzione da proporgli, se gentilmente si fa riconoscere a questa mail: neshama@tiscali.it
Per il resto, non introduco la registrazione preventiva per evidenti ragioni di snellezza della comunicazione che questo strumento consente.
Comunque faremo più attenzione ancora nella moderazione...
si mic, ma "quel" Marco P. aveva probabilmente inteso (o voluto intendere) PROPRIO la "fine del mondo" dall'articolo di don Curzio, che, mi permetto ancora di osservare, parlava invece di eventuali possibili imminenti castighi (pur ovviamente senza invocarli) come da sempre ce ne sono stati nella storia biblica (e non solo, a saperli vedere e interpretare, naturalmente); quindi, sì, certamente, sono d'accordo con te perchè è ciò che intendevo pure io: a giudicare appunto dai segni attuali pare affacciarsi una non lontanissima fine piuttosto di UN mondo, di un'epoca. Era evidentemente per questo che mi sono permesso di intervenire in suo appoggio, anche se non ne ha certo bisogno, e ti ringrazio di avermi dato indirettamente l'opportunità di potermi spiegare ancora meglio...
RispondiEliminae' proprio per l'equilibrio di don Curzio che la conclusione mi ha colpito...
RispondiElimina“I mali previsti feriscono di meno”,
RispondiEliminaper questo è venuta la Madonna ad avvertire l'umanità così spesso nei secoli e spec. a Fatima e in tanti luoghi negli ultimi decenni. Ma tanti credono di poter fare a meno della sua protezione celeste e Materna e snobbare i suoi avvertimenti, che provengono da Dio stesso, dati per misericordiosa previdenza (=prevenzione dei mali) ai figli spericolati che seguono strade di rovina, iniziando dai pastori che dovrebbero essere guide responsabili e affidabili del gregge di Cristo.....e che invece vanno, per "prurito di nuove cose" ad abbracciare il mondo e i suoi poteri luciferi, trascinandosi dietro tante pecore ingannate dai lustrini di facile santità:
quella via larga e comoda, dove la Croce è rifiutata e si preferisce restare adagiati in "adamo" fino alle estreme conseguenze.
Era evidentemente per questo che mi sono permesso di intervenire in suo appoggio, anche se non ne ha certo bisogno, e ti ringrazio di avermi dato indirettamente l'opportunità di potermi spiegare ancora meglio...
RispondiEliminaI tuoi contributi servono sempre a chiarire ancor meglio quello che, a volte, nella fretta (naturalmente non posso esser qui a tempo pieno) mi sfugge o dò per scontato.
E, comunque, ogni nuova osservazione serve sempre a darmi l'opportunità di specificare e/o approfondire. :)
Era evidentemente per questo che mi sono permesso di intervenire in suo appoggio, anche se non ne ha certo bisogno, e ti ringrazio di avermi dato indirettamente l'opportunità di potermi spiegare ancora meglio...
RispondiEliminaI tuoi contributi servono sempre a chiarire ancor meglio quello che, a volte, nella fretta (naturalmente non posso esser qui a tempo pieno) mi sfugge o dò per scontato.
E, comunque, anche a me ogni nuova osservazione serve sempre a dare l'opportunità di specificare e/o approfondire. :)