Nell'arco di quattordici anni - tempo brevissimo ma denso di cambiamenti epocali che non vogliamo passino sulla nostra testa - quelli che nel '90 erano avvertiti come i prodromi della crisi, oggi sono segnali di una ingravescente trasformazione, che è deformazione, dapprima insinuata ed ora imposta a ritmi esponenzialmente incalzanti. E qui ci sono tutti gli elementi utili per una riflessione che ci tenga ancorati alla Chiesa così come il Signore l'ha istituita ed è arrivata fino a noi col suo carico millenario di ricchezze e vicissitudini.
§ 3 - Poteri della Chiesa, limiti dei suoi ministri, atteggiamento dei fedeli
La crisi vissuta nella Chiesa dal Vaticano II in poi ha motivato le ben note deplorazioni dei Papi, delusi dai risultati che tutti si attendevano da un Concilio inaugurato all'insegna del più legittimo ottimismo(1). Non sono mancate le reazioni, e passerà certo alla storia l'impennata di mons. R. Lefebvre nei suoi rapporti con la S. Sede: essa ha nutrito una polemica che spesso ha superato certi limiti. L'innegabile zelo del vescovo francese purtroppo non ha favorito un ritorno all'ortodossia di teologi scapigliati, e sembra che abbia anche provocato un loro irrigidimento su posizioni incompatibili con la «sana traditio» e il Magistero. Ora, ciò che dopo la «scomunica» del Lefebvre si è tentato di spiegare in difesa del suo contegno è la discutibile distinzione tra la «persona» e la «funzione» del Papa, tra «l'unità della fede» e «l'unità della comunione». Essa, in situazioni definite «straordinarie» - come appunto l'attuale - autorizzerebbe a sottrarsi alla Gerarchia, a resistere alle disposizioni del Papa.
Tutto ciò suggerisce di riprendere e precisare alcune idee per integrare la precedente trattazione sulla «persona» e i «poteri» del Pontefice.
A) Il Papa è infallibile solo alle condizioni a tutti note
Dunque, non risulta:
- che, come teologo privato, non possa cadere in errore ed essere persino «eretico», anche se l'ipotesi è piuttosto teorica e sembra che non si sia mai verificata.
- È possibile - e storicamente documentabile, essendosi verificato molte volte - che il Papa non sia accorto, preparato, sollecito e intrepido nel reprimere l'errore, permettendo che questo si propaghi. Il carisma dell'infallibilità non gli conferisce affatto, per se stesso, le doti intellettuali e morali necessarie perché la sua condotta sia pastoralmente irreprensibile... Cosa si poteva attendere dai papi del «secolo di ferro», succubi di Teodora e delle figlie Marozia e Teodora la Giovane!...
- Come persona privata, il papa può essere immorale, ambizioso, violento... Di fatto, è stato anche un intruso, eletto per simonia, una creatura del potere laico. Tristissima, al riguardo, la storia del papato dal Medioevo al Rinascimento... Si è arrivati a dubitare della legittimità dell'elezione del pontefice e ignorare quale fosse il vero tra più soggetti che se ne contendevano la cattedra... È accaduto che la sede del Vescovo di Roma è rimasta vacante per interi anni, come per esempio dalla morte di Niccolò IV all'elezione di Celestino V, ecc.
- Il vero Capo della Chiesa è Cristo, capace di supplire a tutte le carenze e riparare tutti gli errori del Clero, come è avvenuto innumerevoli volte, risultando anche solo per questo inconfutabilmente dimostrata la divina origine della Chiesa; la quale, nell'ipotesi contraria, sarebbe uno dei più spaventosi assurdi della storia.
- Anche nei casi più scandalosi e biasimevoli, i poteri conferiti ai membri della Gerarchia restano inalterati, perché distinti e del tutto indipendenti dai medesimi «come persone private», sempre capaci di tradire la propria missione.
- Nelle burrascose vicende del papato e nei periodi di «sede vacante», al bene della Chiesa provvedono i vescovi migliori, legati tra loro dai vincoli di quella «collegialità» che si risolve in solidarietà e zelo per le anime... Molto più che la Chiesa può vivere, in certo senso - provvisoriamente - di rendita, potendosi e dovendosi valere di una Tradizione ricca di tutta la verità precedentemente insegnata e inculcata dai pastori e vissuta dai fedeli, specialmente dai più esemplari, come molti grandi Santi fioriti in periodi tempestosi...
- Nei momenti anche prolungati di crisi provocata da certi membri del Clero, possono essere particolarmente attivi anche i laici più illuminati, e ciò sia col sacrificio, la preghiera, la santità della vita, sia con la predicazione, l'insegnamento, l'umile e franca «ammonizione» rivolta a vescovi e papi, salvando sempre il prestigio dell'Autorità costituita. In ciò S. Caterina ha saputo comportarsi da ammirabile figlia della Chiesa quando scrisse al Papa: «Santità, fate che io non debba lamentarmi di Voi con Gesù Crocifisso. Con nessun altro infatti potrei lamentarmi perché Voi non avete superiore sulla terra!...».
C) L'obbedienza dei fedeli non può spingersi oltre i limiti del potere che la Gerarchia ha ricevuto da Cristo
Così:- non merita fede né ossequio un Papa che, per assurdo, volesse imporre le proprie idee personali contrarie al dogma, o pretendesse indurre al peccato violando un qualsiasi precetto della legge naturale... Può succedere, perché non risulta che Dio lo abbia reso impeccabile e, personalmente, incapace di errare.
- Egli abuserebbe dei suoi poteri, se offendesse la dignità della persona umana, negandole il diritto alla vita, all'integrità delle membra, alla libertà personale, all'onore, alla famiglia, ai beni, ecc., e pretendesse addirittura che l'offeso non reagisse. E sacrilego sarebbe l'uso del potere di cui dispone, se lanciasse scomuniche per i propri interessi personali o familiari, come si permise Alessandro VI contro il Savonarola.
- È anche certo che un Papa non dovrebbe essere obbedito se, nel governo della Chiesa, comandasse qualcosa che in modo evidentissimo (come può risultare ai «pochi» veramente informati di tutto) fosse contrario alla causa di Dio, ai legittimi interessi della S. Sede, al bene delle anime... Stando alla storia, alcuni gravi errori commessi dai Pontefici si sarebbero potuti evitare, se gl'immediati subalterni avessero saputo opporsi, salvando il rispetto sempre dovuto al Vicario di Cristo ed evitando di scandalizzare irrimediabilmente i fedeli.
- Dunque, gli oggettivi e invalicabili limiti del potere concesso alla Gerarchia non permettono di cadere nella «papolatria», eccetto che il servilismo e l'adulazione non inducano a comportarsi in modo indegno di «figli di Dio», chiamati a vivere nella libertà consentita dalla verità: quella verità che - prima o dopo - emerge e fa bene a tutti, superiori e sudditi, contro tutte le «prudenze» di questo mondo.Al riguardo, è degno di particolare riflessione il caso in cui - sempre prescindendo da interventi del Magistero universale in materia di fede e costumi - uno dei membri della Gerarchia enunziasse principi ed emanasse norme apertamente discordi dall'insegnamento tradizionale, ossia tali da offendere l'ortodossia e costituire un grave pericolo per l'unità nella fede e la vita spirituale dei fedeli...Quale in tal caso la reazione del credente che, consapevole di tutto, sentisse di agire contro coscienza se si comportasse secondo le disposizioni ricevute? - La risposta è implicita in quanto abbiamo accennato a proposito dei limiti del potere ecclesiastico, oltre i quali l'obbedienza perde ogni senso. Infatti, anche se a nessuno è lecito agire contro coscienza,
- si suppone che la coscienza non sia erronea, ma vera, cioè fondata su di una dottrina universale e infallibilmente insegnata...
- d'altra parte, non c'è pericolo di «scandalo» peri fedeli, e ciò sia perché la verità non può scandalizzare nessuno, sia perché l'obbedienza non è fine a se stessa, essendo destinata a salvare le anime attraverso la conoscenza e l'amore della verità...;
- inoltre, in momenti particolarmente critici della vita della Chiesa, tutti i membri del Corpo Mistico, essendo animati dallo Spirito e illuminati dal Verbo dipendentemente dalla formazione ricevuta dalla stessa Gerarchia, possono ed anzi devono partecipare attivamente alla sua vita, reagendo contro ogni minaccia di prevaricazione, anche sfidando l'impopolarità e subendo provvedimenti disciplinari. Il bene della Chiesa merita di avere le sue vittime sacrificate da certi uomini della Chiesa, indegni di rappresentarla, incapaci di salvarne l'onore.
- In ogni caso, tutto lo zelo dei pochi generosi che intendono ottenere qualcosa di serio e duraturo al riguardo, deve essere fondato sull'umiltà, illuminato dalla preghiera e dalla prudenza, ispirato ad un'eroica disposizione al sacrificio d'ogni interesse personale. Allora soltanto la reazione è valida quale frutto dello Spirito, scaturito dal seno della Chiesa, sempre capace di ritrovare se stessa nelle risorse soprannaturali degli uomini che la compongono.
Nota di Chiesa e post-concilio:
1. Quanto al "legittimo ottimismo", solo oggi possiamo riconoscere nel papato attuale [un esempio qui] la versione peronista dell' ottimismo "ingenuo" e "aprioristico" di Giovanni XXIII e Paolo VI, senza la mens subtilis di Benedetto XVI, con l'unico effetto positivo di lasciar cadere ogni maschera e di mettere chi è in grado di 'vedere' di fronte ad una allarmante accelerazione della rivoluzione copernicana innescata dalle innovazioni conciliari. Molto ne abbiamo scritto. Cito in proposito da alcune interessanti analisi del prof. Bernard Dumont pubblicate qui: Apertura di un cinquantenario e Il conflitto irrisolto:
a) Sul piano generale : «D'altra parte, l'ottimismo che andava per la maggiore nel Concilio si fondava sia su una stupefacente ignoranza del corso reale del mondo e dei suoi cambiamenti, sia su un rifiuto deliberato di prenderli in considerazione in seguito a scelte prestabilite. Un caso eclatante è stato quello dell'omissione del comunismo malgrado lo scandaloso silenzio sulla sua spaventosa meccanica di distruzione umana ma forse ancor di più quello del silenzio sul sistema globale di cui il comunismo è solamente un ramo» .
b) in ordine ai media e al fenomeno della loro influenza oggi amplificatosi oltre ogni dire : «Ora i media fanno parte integrante del sistema di potere della tarda modernità e l'ignoranza delle sue regole e delle sue finalità interne non fa che riflettere quella dell'insieme più vasto di cui non è che un ingranaggio. Poiché in seno alla Chiesa non manca un indiscutibile spirito di qualità e competenza, sembra che almeno in parte quel poco d'interesse nutrito per queste realtà risulti come l'ottimismo di cinquant'anni fa da un atto di volontà».
Dobbiamo concludere che quell'atto di volontà reca in sé un vizio d'origine, lo stesso del concilio: la mancanza di realismo e di responsabile approfondimento, se non di voluta ambiguità al servizio dell'innovazione in chiave modernista: ci si allontana dai fondamenti e, avendo scelto di adeguare il linguaggio alla fumosità delle rutilanti novità centrate sull'homo positivus, si è persa anche la bussola e dunque le qualità e le competenze non hanno voce, mentre a galla resta il trash.
a) Sul piano generale : «D'altra parte, l'ottimismo che andava per la maggiore nel Concilio si fondava sia su una stupefacente ignoranza del corso reale del mondo e dei suoi cambiamenti, sia su un rifiuto deliberato di prenderli in considerazione in seguito a scelte prestabilite. Un caso eclatante è stato quello dell'omissione del comunismo malgrado lo scandaloso silenzio sulla sua spaventosa meccanica di distruzione umana ma forse ancor di più quello del silenzio sul sistema globale di cui il comunismo è solamente un ramo» .
b) in ordine ai media e al fenomeno della loro influenza oggi amplificatosi oltre ogni dire : «Ora i media fanno parte integrante del sistema di potere della tarda modernità e l'ignoranza delle sue regole e delle sue finalità interne non fa che riflettere quella dell'insieme più vasto di cui non è che un ingranaggio. Poiché in seno alla Chiesa non manca un indiscutibile spirito di qualità e competenza, sembra che almeno in parte quel poco d'interesse nutrito per queste realtà risulti come l'ottimismo di cinquant'anni fa da un atto di volontà».
Dobbiamo concludere che quell'atto di volontà reca in sé un vizio d'origine, lo stesso del concilio: la mancanza di realismo e di responsabile approfondimento, se non di voluta ambiguità al servizio dell'innovazione in chiave modernista: ci si allontana dai fondamenti e, avendo scelto di adeguare il linguaggio alla fumosità delle rutilanti novità centrate sull'homo positivus, si è persa anche la bussola e dunque le qualità e le competenze non hanno voce, mentre a galla resta il trash.
Veramente illuminante!
RispondiEliminaPadre Zoffoli ci ha ricordato chi è il vero Capo della Chiesa e cosa rappresenta la gerarchia e di conseguenza a chi bisogna obbedire e fino a che punto.
RispondiEliminaPiù chiaro di così.........
Non possiamo oltrepassare l'obbedienza alla gerarchia oltre quello che Cristo ha ordinato.
La Chiesa è detta una, santa, cattolica ed apostolica, poiché essa è una e santa, appartiene a tutto il mondo, non è legata ad una determinata località, poiché per mezzo suo sono santificate tutta l’umanità e la terra, non un popolo in particolare o una determinata regione, poiché la sua natura è costituita dall’accordo e dall’unità dello spirito e delle vite di tutti i suoi membri su tutta la terra, i quali la riconoscono, ed infine poiché negli scritti e nella dottrina degli Apostoli è contenuta la totalità della sua fede, della sua speranza e del suo amore. Ne consegue che, quando una qualsiasi comunità ha il nome di una locale Chiesa cristiana, come ad esempio la greca, la russa o la siriaca, un tale nome indica solo l’insieme dei membri di quella Chiesa che vivono in un determinato territorio, la Grecia, la Russia e la Siria, ecc… ma non è ammissibile l’ipotesi che una comunità cristiana possa esprimere una dottrina ecclesiale o dare alla medesima un’interpretazione dogmatica senza il consenso delle altre comunità. Ed è ancor meno ammissibile che una qualsiasi comunità o il suo pastore possano imporre la loro interpretazione alle altre. La grazia della fede è indivisibilmente connessa con la santità della vita e nessuna comunità né alcun pastore possono essere riconosciuti come custodi di tutta la fede, così come nessun pastore, nessuna comunità possono essere ritenuti rappresentanti di tutta la Santità della Chiesa.
RispondiEliminaDa "L'unità della Chiesa" di A.S. Chomjakov
http://tradizione.oodegr.com/tradizione_index/dogmatica/unitadellachiesachomjakov.htm
La grazia della fede è indivisibilmente connessa con la santità della vita e nessuna comunità né alcun pastore possono essere riconosciuti come custodi di tutta la fede, così come nessun pastore, nessuna comunità possono essere ritenuti rappresentanti di tutta la Santità della Chiesa.
RispondiEliminaAnacleto, non siamo stati noi a dire: " e tu quando ti sarai ravveduto conferma i tuoi fratelli".
Il "primato petrino" non l'ha inventato la Catholica, l'ha ereditato...
Anacleto, ma sei già diventato Ortodosso? O stai per diventarlo?
RispondiEliminaAnacleto ma sei diventato Ortodosso? Oppure già lo sei?
RispondiEliminaCerto, non ci facciamo mancare davvero niente!
RispondiEliminaMa d'altra parte lo profetizzava già la Beata Emmerik: dovranno diffondersi le dottrine protestanti e dei greci scismatici
Mi colpiscono molto i seguenti insegnamenti del venerato Padre:
RispondiElimina-..Nei momenti anche prolungati di crisi provocata da certi membri del Clero, possono essere particolarmente attivi anche i laici più illuminati, e ciò sia col sacrificio, la preghiera, la santità della vita, sia con la predicazione, l'insegnamento, l'umile e franca «ammonizione» rivolta a vescovi e papi, salvando sempre il prestigio dell'Autorità costituita...
-...Stando alla storia, alcuni gravi errori commessi dai Pontefici si sarebbero potuti evitare, se gl'immediati subalterni avessero saputo opporsi, salvando il rispetto sempre dovuto al Vicario di Cristo ed evitando di scandalizzare irrimediabilmente i fedeli...
-...inoltre, in momenti particolarmente critici della vita della Chiesa, tutti i membri del Corpo Mistico, essendo animati dallo Spirito e illuminati dal Verbo dipendentemente dalla formazione ricevuta dalla stessa Gerarchia, possono ed anzi devono partecipare attivamente alla sua vita, reagendo contro ogni minaccia di prevaricazione, anche sfidando l'impopolarità e subendo provvedimenti disciplinari. Il bene della Chiesa merita di avere le sue vittime sacrificate da certi uomini della Chiesa, indegni di rappresentarla, incapaci di salvarne l'onore. In ogni caso, tutto lo zelo dei pochi generosi che intendono ottenere qualcosa di serio e duraturo al riguardo, deve essere fondato sull'umiltà, illuminato dalla preghiera e dalla prudenza, ispirato ad un'eroica disposizione al sacrificio d'ogni interesse personale...
Sarei ansioso di conoscere il parere degli appartenenti alla SPX, riguardo questo insegnamento. E lo dico senza NESSUNA ironia.
RispondiEliminaRiguardo a quale insegnamento, esattamente?
RispondiEliminaStefano,
RispondiEliminase, riferito alla Fraternità, per partecipare "attivamente" intendi "canonicamente", penso non dipenda da loro...
ma credo che anche p.Zoffoli, per "partecipazione attiva" alla vita della Chiesa come membra del corpo mistico, non si avesse in mente l'approvazione canonica.
RispondiEliminaIl Papa ha un corpo naturale, capace di peccato e di errore, e un corpo ecclesiale che lo trascende, che non invecchia, che non muore, che non pecca, che non sbaglia: il Papato, il Vicarius Christi, il Princeps Apostolorum, la Dignitas del Papa. Le consiglio di leggere Ernst Kantorowicz, I due corpi del Re.
RispondiEliminaMons. Lefebvre e la Fsspx non hanno mai fatto confusione trai due corpi (il papa e il Papa), come fanno i moderni zerbini, privi di ogni comprensione metafisica della realtà, come ha ben mostrato Gustave Thibon: “Il primato della persona spinto all'esagerazione porta con sè un altro pericolo capitale. Ecco dei realisti i quali non
amano la monarchia che attraverso il volto di un principe che li ha sedotti, dei cattolici che legano la fede nell'autorità
pontificia a una specie di culto infantile della persona del papa, popoli interi sollevati da ridicolo entusiasmo per un
dittatore... Le cose più universali sono divenute "questioni di persone", "affari privati". Non si ha occhi e cuore che per
gli individui. Essi portano da soli tutto il peso delle istituzioni. Queste si edificano e franano con loro. Questo
personalismo stupido è una delle cause delle catastrofi rivoluzionarie dei tempi moderni: di mano in mano che il popolo
si abitua a confondere la persona dei grandi con il principio eterno che essi rappresentano, il suo rancore verso di essi
tende a trasformarsi in una volontà di distruzione universale. Il passato sapeva distinguere le istituzioni dalle persone: si
poteva avere in dispregio un re o un papa (il Medio Evo non vi ha certo rinunciato!) senza mettere per nulla in
discussione il principio della monarchia o del papato (10). Si sapeva che un'istituzione sana - una istituzione venuta da
Dio - si conservava feconda anche attraverso l'uomo meno perfetto. I capi politici e religiosi erano allora come dei traits
d'union tra Dio e gli uomini: si giudicava più importante ciò che essi trasmettevano di ciò che essi erano. L'altare
sosteneva il prete, il trono il re. Oggi si chiede al re di sorreggere il trono, al prete di sorreggere l'altare. Le istituzioni
non si giustificano agli occhi delle folle che attraverso il genio o il magnetismo di qualche individuo. Tale esigenza
porta con sè due rovinose conseguenze: impone ai disgraziati "sostenitori" delle istituzioni un grado di tensione e di
attività del tutto inumano, e, correlativamente, lega la sorte delle istituzioni a miserabili casi individuali.
Antropocentrismo pietoso, che confonde il canale con la sorgente e che tende a fare della persona umana il sostegno
assoluto di ciò che passa attraverso l'uomo e riposa in realtà su Dio solo...”.
Concludo ricordando che il rispetto per l'autorità non va confuso con la ragion di Stato. Lo scandalo è dato da chi insegna dottrine contarie a Cristo, non da chi le denuncia.
...e che poi questa sia importante e auspicabile, non ci piove.
RispondiEliminaDel resto abbiamo da poco concluso una verifica di applicazione "inesorabile" e subdolamente abile nonché arrogante del diritto canonico nei confronti dei FI...
@Mic.
RispondiEliminaMi riferisco principalmente al METODO di cui parla Padre Enrico. Alla accettazione del sacrificio e alla definizione di "prudenza" che da il Padre.
Spesso questa definizione è evaporata. In un senso e nell'altro: per i "normalisti" la prudenza sarebbe il silenzio. Per i "radicalisti" la prudenza viene identificata, per versi opposti, sempre nel silenzio. Quindi chi la invoca è automaticamente "normalista". Invece qui il Padre ne dà una definizione chiara.
@Enrico
RispondiEliminaConcludo ricordando che il rispetto per l'autorità non va confuso con la ragion di Stato. Lo scandalo è dato da chi insegna dottrine contarie a Cristo, non da chi le denuncia.
Ecco cosa intendevo. Enrico, tale denuncia non è senza condizioni. Come ben descritto dal Padre Enrico. Sei d'accordo?
Ognuno secondo le proprie responsabilità davanti a Cristo.
RispondiEliminaLa FSSPX ha al suo capo dei vescovi, e agiscono da vescovi.
Ringraziamo piuttosto la provvidenza se un eveque s'est levé!
E poi, quando è in questione la fede, ogni ipotetica diffamazione è scriminata dalla prova dell'exceptio veritatis.
RispondiEliminaDitemi quali falsità sul conto di Papa Francesco o di altri Papi ha mai sostenuto la FSSPX.
"non è ammissibile l’ipotesi che una comunità cristiana possa esprimere una dottrina ecclesiale o dare alla medesima un’interpretazione dogmatica senza il consenso delle altre comunità".
RispondiEliminaPiù che altro è impossibile che un insieme di comunità cristiane locali possa restare unito senza un'autorità suprema che lo diriga (né è pensabile che per ogni problema che sorga si possa convocare un concilio ecumenico!). Questo è avvenuto anche in oriente, dove il ruolo che in occidente è esercitato dal Papa è stato di fatto esercitato in passato dagli imperatori bizantini e dagli zar, che erano i veri capi delle chiese ortodosse laddove vescovi e patriarchi erano in sostanza i loro cappellani. Questo deve fare riflettere sul fatto che la figura del Papa ha un'importanza immensa, e che la sua eclissi o la sua "distrazione" possono causare danni incalcolabili alla Chiesa.
@Stefano 78
RispondiEliminaSono cattolico, apostolico e romano, però ciò non m'impedisce di constatare, che la Chiesa occidentale ha spesso abusato dei suoi poteri comminando scomuniche a destra e a manca per motivi politici (ultima quella a Mons. Lefèbvre).
Devo anche ammettere, che leggere gli scritti dei Padri e dei teologi ortodossi mi fa molto piacere, perché sono chiari, profondi e toccano l'anima. La loro liturgia è splendida e sono rimasti fedeli a molte usanze, che da noi sono scomparse ben prima del CVII.
Sono convinto, nella mia povera ignoranza, che la crisi della Chiesa sarà superata, solo sanando il Grande Scisma, di cui la Chiesa romana ha una parte importante di responsabilità e ha poi peggiorato la situazione con lo scandalo della "crociata" contro Costantinopoli del 1204. Pure P. Zoffoli mi pare assai critico con i papi del basso medioevo e del rinascimento.
Per questa intenzione dovrebbero pregare tutti i cristiani.
P.S.: siamo sicuri che questo modo di " confermare i fratelli" sia conforme alla volontà di N.S.?
RispondiEliminahttp://magister.blogautore.espresso.repubblica.it
Posso dire che queste continue discettazioni sul papa iniziano a farmi venire giramento di testa? Quand'è che parlate di Cristo e della sua presenza nella Chiesa in un modo almeno pari a quello del papa? Grazie!
RispondiEliminaSinodo sulla famiglia (pro gay)?????????????????????
RispondiEliminahttp://muniatintrantes.blogspot.it/2014/05/sinodo-sulla-famiglia.html
@Enrico
RispondiEliminaEnrico, puoi rispondere alla mia domanda?
@Anacleto
RispondiEliminaAnacleto, quello che dici non lo riconosco per nulla come "Cattolico, apostolico, romano". Ma si sa, oggi questa definizione è diventata relativa.
Mi pareva di avere risposto.
RispondiEliminaLe condizioni sono dire la verità e salvaguardare il Papato.
Apparente regolamento di conti di papa Bergoglio contro i suoi oppositori argentini:
RispondiElimina"Colpito e affondato. Destituzione di un vescovo argentino anti-Bergoglio"
"Mollaghan figura tra i più accaniti, assieme all’arcivescovo di La Plata Héctor Aguer e al nunzio apostolico Adriano Bernardini. Accusavano Bergoglio di non difendere la retta dottrina, di compiere gesti pastorali troppo audaci, di essere cedevole con il governo."
http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/
Frequento la FSSPX da... quasi 30 anni...Penso che P. Zoffoli fosse... geniale. Bellissimo e attualissimo stralcio della sua opera.
RispondiEliminaMi ricorda poi S. Agostino nel "de vera religione", 6. 11.: "...Spesso la divina Provvidenza permette anche che, a causa di alcune rivolte troppo turbolente dei carnali, gli uomini buoni siano espulsi dalla comunità cristiana. Ora essi, se sopporteranno pazientemente l'ingiusto affronto per la pace della Chiesa, senza cercare di dar vita a qualche nuovo scisma o eresia, con ciò insegneranno a tutti con quanta autentica disponibilità e con quanta sincera carità si deve servire Dio. È loro intenzione infatti ritornare, una volta cessata la tempesta; oppure - se ciò non è loro concesso sia per il perdurare della tempesta sia per il timore che, con il loro ritorno, ne sorga una simile o più furiosa - non abbandonano la volontà di aiutare coloro che, con i loro fermenti e disordini, ne provocarono l'allontanamento, difendendo fino alla morte, senza ricorrere a segrete conventicole e mediante la loro testimonianza, quella fede che sanno proclamata dalla Chiesa cattolica. Il Padre, che vede nel segreto, nel segreto li premia 13. Questo caso sembra raro; gli esempi però non mancano, anzi sono più numerosi di quanto si possa credere. Così la divina Provvidenza si serve di ogni genere di uomini e di esempi per guarire le anime e formare spiritualmente il popolo..."
Sant´Agostino pensava probabilmente a S. Atanasio, S. Eusebio da Vercelli e San Cipriano. Essi si smarcarono da quel papa Liberio che, distrutto dall´esilio e dai lavori forzati, firmo´ per debolezza la formula semipelagiana di Sirmio. Essi, seppur esiliati e pure scomunicati, come Atanasio, divennero Santi. Liberio fu invece il primo nella lista dei Papi a mancare la canonizzazione, dopo i Papi tutti santi dei primi 3 secoli.
E qui alcuni estratti del discorso di Bergoglio alla CEI:
RispondiEliminahttp://www.chiesacattolica.it/chiesa_cattolica_italiana/news_e_mediacenter/00057219_Chiesa_italiana___ecco_le_mie_attese.html
Parlando delle tentazioni per la vita dei vescovi, in mezzo alla gelosia, l`invidia, l`accidia, le chiacchiere, l`ambizione, non poteva mancare il
«ripiegamento che va a cercare nelle forme del passato le sicurezze perdute; e la pretesa di quanti vorrebbero difendere l'unità negando le diversità, umiliando così i doni con cui Dio continua a rendere giovane e bella la sua Chiesa"...
"Diversity is our strength" è il mantra del multikulti. Anche nella Chiesa ? ma cosa s'intende per diversità? e chi sono i "diversi" che andrebbero accolti a braccia aperte per non umiliare i doni di Dio alla Sua Chiesa ?
RispondiEliminaRR
Cara Luisa, di fronte a questi provvedimenti a queste frasi sconnesse (ché nient'altro sono questi riferimenti a "sicurezze perdute" al "difendere l'unità negando la diversità") a questi slogan sessantottini, tanto arroganti quanto vuoti e insipidi, cosa dire? propendere per il sedevacantismo? Ma non si rende conto, questo benedetto VdR, che quelle che chiama con disprezzo "sicurezze perdute" sono invece le verità eterne (la verità tutta intera) che lui, come Vicario di Cristo, è OBBLIGATO a conservare e difendere? Ma non crede più che la Chiesa Cattolica possieda la verità tutta intera? e allora che se ne vada, e vada a far danni nelle pampas argentine !!! l'unità in Cristo è da sempre l'obiettivo della Chiesa Cattolica, il che non vuol dire appiattimento,no, il Signore ci lascia le nostre preferenze, il nostro stile personale (è sempre stato così, e i santi lo dimostrano), ma ciò non vuol dire far passare le eresie come difesa delle diversità (farsi benedire dalle pastore protestanti, far cerimonie assieme agli ebrei, riconoscendo loro un primato sulla Chiesa che non hanno, (e che dire di Nsotra Aetate, dove Roncalli, o Agostino Bea, scrissero apertamente che la Chiesa rinunciava a richiedere la conversione degli ebrei? ma hanno deciso anche per me? ebbene, io non sono per niente d'accordo, e non riconosco affatto validità ad una simile affermazione. Cara Luisa, prepariamoci a traghettare nella FSSPX, perché presto non ci sarà più posto per noi nella Chiesa deli Apostati!
RispondiEliminaavevate già letto questa notizia-pronostico ?
RispondiElimina"Bergoglio si dimetterà fra 4 anni"
Ieri Mons. Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea, nel corso della trasmissione radiofonica "Un giorno da pecora" in onda su Radio2, ha dichiarato: "Bergoglio prima farà quel che ha deciso di fare e poi si dimetterà."
Penso che succederà fra quattro o cinque anni." Bettazzi non è nuovo a queste dichiarazioni.
Già nel febbraio del 2012 aveva annunciato l'intenzione di Papa Benedetto di dimettersi, esattamente un anno prima dello sconvolgente annuncio dell'11 febbraio 2013.
http://www.ilquotidianodellapa.it/_contents/news/2014/aprile/1398750279406.html
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Il guaio, (a parte le dimissioni diventate di routine) è che in ogni caso dovrà prima "...fare quel che ha deciso di fare..." :(
"Gli insegnamenti e le leggi divine sono valide per tutti i tempi e applicabili ad ogni periodo". I.P.
RispondiEliminaEh sì l'obbedienza...
RispondiEliminaCredo che questo concetto sia oggi come nel passato sia stato troppo enfatizzato e mal spiegato. Si son formati nel recente passato tanti ligi soldatini e invece c'era maggior bisogno di sentinelle e di comandanti capaci e irreprensibili.
Ben vengano dunque scritti coi quali si ristabilisca una gerarchia dei valori chiara e comprensibile a tutti e che funga da criterio di giudizio per tutte le persone sincere.
Ma chiaramente la base fondamentale e irrinunciabile è la conoscenza del catechismo. Infatti la conoscenza della dottrina è alla base della nostra libertà: la Verità vi farà liberi, sta scritto nel Vangelo.
Altrimenti tutto si riduce a vuote parole.
"a parte le dimissioni [da papa] diventate di routine"
RispondiElimina...a proposito di breccia tragicamente aperta...
Bergoglio est un homme méchant et vindicatif, il le porte sur son visage dès qu'il cesse de se surveiller, et l'espèce de jovialité qu'il lui arrive parfois d'afficher, et qu'il accompagne alors d'une petite voix mielleuse, il la réserve de préférence aux ennemis de notre sainte religion. Etrange pontife !
RispondiElimina"Ma chiaramente la base fondamentale e irrinunciabile è la conoscenza del catechismo. Infatti la conoscenza della dottrina è alla base della nostra libertà: la Verità vi farà liberi, sta scritto nel Vangelo.
RispondiEliminaAltrimenti tutto si riduce a vuote parole."
oh, bravo Viandante, io lo scrivo ogni due post, praticamente, e comunque ad ogni comparazione tra il Catechismo Maggiore o quello Tridentino con ciò che invece è stato combinato in questi decenni...
"Ignorare le Scritture [e aggiungerei: il Catechismo] è ignorare Gesù Cristo". Per questa generale trascuratezza, e anzi incoraggiandola, son riusciti un po' tutti anche dietro facciate più o meno gradite e gradevoli, a darcela a bere...
Mi stupisce ancora che magari chi ha gli strumenti si balocca dietro testi di una raffinatezza, e talvolta di una complessità, notevoli, e poi si va a raschiare e si trova la non conoscenza come uno dovrebbe almeno della base: la Parola di Dio, la sana Dottrina. Prima del companatico, insegnavano le bisnonne, ci vuole il pane!
Non si spiegherebbe altrimenti come può essere sfuggita per anni e anni (io suppongo sempre la buona fede di tutti, naturalmente) a molti di questi fruitori, se non scrittori, di testi tanto difficili la deriva su questioni poi così basilari per la nostra fede. O meglio, di fronte ad atti e dichiarazioni che definire "sviamenti dalla retta dottrina" in questo mezzo secolo è fare una carezza, parrebbe che sia stata privilegiato più di una volta l'amore per una certa forma, un certo "infiocchettamento" che in questi casi era tutt'altro che sostanza, o meglio, era la forma presentata spesso molto bene di una sostanza marcia che invece ormai conosciamo (o, lo voglio sperare con tutto il cuore, dovremmo a questo punto conoscere) dai frutti marci che ha dato, appunto.
Letto sulla Bussola Quotidiana:
RispondiElimina"Chiediamo ai vescovi una moratoria sulle interviste"
di Giuseppe Tires
"I vescovi e i cardinali devono parlare poco, appunto perché poi, quando parlano, quello che dicono abbia un peso."
Mi permetto una piccola modifica:
" Il Papa, i vescovi e i cardinali devono parlare poco, appunto perché poi, quando parlano, quello che dicono abbia un peso."
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-chiediamoai-vescoviuna-moratoriasulle-interviste-9239.htm
Con Augias sono sulla stessa lunghezza d'onda...
RispondiEliminahttp://www.intelligonews.it/i-novantanni-di-mons-bettazzi-e-quel-tradimento-del-concilio-vaticano-ii/
Cara Luisa,
RispondiEliminail problema è che, oltre a parlar troppo, papa cardinali e vescovi parlano a sproposito sia nel senso che dicono anche spropositi che per il fatto che, anziché parlare dalle loro cattedre, lo fanno da tribune mediatiche che strumentalizzano le esternazioni e così sviano una massa (altro che popolo di Dio!) sempre più de-formata.
E la confusione regna sovrana.
Cara Mic ti ho mandato una email con una notiziola ... buona giornata Andrea
RispondiEliminaConcordo cara mic, se si vuole essere ancora più realisti, oggi vediamo non solo una fiumana di parole da parte del Papa, parole che si prestano alle interpretazioni di chi è sicuro della direzione che Bergoglio sta dando(imponendo) alla "sua" Chiesa,
RispondiEliminama osserviamo anche come si son sciolte le lingue di vescovi che prima, non tutti, tacevano o parlavano sottovoce, lo fanno da tribune mediatiche, consapevoli( non possono ignorarlo) dell`impatto che le loro parole avranno sulla massa manipolabile perchè deformata, con un pensiero debole e una coscienza "malleabile".
Solo un esempio, sul tema della Comunone ai divorziati, non temono di fare ricatti del tipo: se non si cambia niente tanto vale non fare il Sinodo, se non è per cambiare è meglio nemmeno cominciare perchè se no si rischia di deludere la gente che ha tante attese!
Sì, parlano molto, e lo fanno su certi temi, tacendone altri.
A dire il vero a parlare sono sopratutto coloro che son sicuri delle aperture che farà Bergoglio, spingono, fanno pressione, manipolano.
La maggioranza si è fatta molto discreta.
È invece deplorabile il silenzio assordante di vescovi e cardinali sui vari scandali che continuano a deturpare il volto della Chiesa, e che non sono spariti per miracolo, sconcertante la loro apparente scelta di "seguire" l`esempio di Bergoglio e di non esprimersi sui temi etici che stanno sconvolgendo le nostre società, o di esprimersi come lo ha fatto Galantino.
RispondiEliminaSempre più voci vogliono imporci la versione secondo laquale non si cambierà la Dottrina ma si adatterà la pastorale, ultimo esempio quello di Scherer, il cardinale brasiliano, ex-papabile che ha detto:
"La Chiesa deve, in qualche modo, sì affermare e confermare la Parola di Gesù sempre e di nuovo, non può rinnegare la Parola di Gesù, ma deve anche andare incontro alle situazioni storiche, concrete, per dare speranza e mostrare la via della misericordia, la via della vita cristiana, anche se con certi limiti che possono esserci."
Questa è la strada che ci stanno indicando vari elementi, quelli che ci dà il Papa stesso e quelli che ci danno i suoi confratelli, insomma in "qualche modo" (!!) bisognerà confermare la Parola di Gesù, ma si DEVE andare incontro alle attese della gente.
Da seguire con attenzione anche quel che scrive...Tornielli, l`addetto stampa privato di Bergoglio, nonchè suo amico, è interessante osservare quel che riprende e sottolinea e quel che ignora, sapendo che Tornielli ha un filo diretto con Bergoglio, potremmo pensare che quel che il Papa non può, ancora, dire direttamente, lo fa dire al suo amico vaticanista.