Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 14 ottobre 2014

Divorziati, le ambigue soluzioni dei "pietisti"

Monsignor Antonio Livi su La bussola quotidiana [qui].
Ora conosciamo anche la Relatio post disceptationem, e le prime reazioni suscitate [qui], le cui tematiche nelle prossime due settimane dovranno essere discusse dai 253 partecipanti al dibattito, nei cosiddetti circuli minores.
L'articolo affronta le questioni generali che, al di là delle particolarità emerse nel vivo del dibattito iniziato, sono tutte sul tappeto.

Si usano le situazioni difficili per proporre cambiamenti pastorali che in realtà cambiano o ignorano la dottrina. E sui media è gioco facile l’annuncio dell’arrivo una nuova Chiesa non più sottomessa ai vincoli del dogma e della morale, aperta alle istanze della “base” e pronta a cancellare gli “storici steccati” che separano i cattolici da protestanti e ortodossi.
A margine delle discussioni che hanno preceduto e tuttora accompagnano il Sinodo straordinario sulla famiglia (5–19 ottobre 2014) va osservato il continuo e crescente avvicendarsi di “cattivi maestri” e di “falsi profeti” che annunciano come già in arrivo una nuova Chiesa non più sottomessa ai vincoli del dogma e della morale, aperta alle istanze della “base” e pronta a cancellare gli “storici steccati” che separano i cattolici dai protestanti e dagli ortodossi.

Molti studiosi italiani hanno messo in evidenza la deriva “anti-dogmatica”, o meglio “a-dogmatica” di questi discorsi, recepiti con entusiasmo (naturalmente!) dai media laicisti, dalla Repubblica al Sole24Ore e alla Stampa (qui scrive tra gli altri Gianni Vattimo, il filosofo del «pensiero debole», che già vent’anni fa chiedeva a gran voce un «cristianesimo senza papa e senza dogmi»). Io ne ho parlato approfonditamente nel mio trattato su Vera e falsa teologia (2012) e più recentemente pubblicando una raccolta di scritti del cardinale Giuseppe Siri che ho intitolato Dogma e liturgia (2014). Ma anche papa Benedetto XVI aveva sapientemente precisato che «pastorale e dogma s’intrecciano in modo indissolubile; è la verità di Colui che è a un tempo “Logos” e “Pastore”, come ha profondamente compreso la primitiva arte cristiana, che raffigurava il Logos come Pastore e nel Pastore scorgeva il Verbo eterno che è per l’uomo la vera indicazione della vita».

Sull’argomento è poi tornato il cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. In un libro-intervista che è uscito un mese fa contemporaneamente in Italia, in Spagna e negli Stati Uniti (l’edizione italiana, a cura dell’Ares, si intitola La speranza della famiglia), il porporato tedesco ha messo molto bene in evidenza il carattere a-dogmatico delle proposte di cambiamento della prassi ecclesiastica a riguardo del matrimonio e della famiglia.

Nel denunciare l’impossibilità di accettare quelle proposte – che, secondo Walter Kasper e tanti altri, sarebbero giustificate dai mutamenti sociali in atto e dall’insofferenza di molti fedeli alla morale cattolica – il cardinale Müller ha detto con grande precisione teologica: «Un semplice “adattamento” della realtà del matrimonio alle attese del mondo non dà alcun frutto, anzi risulta controproducente: la Chiesa non può rispondere alle sfide del mondo attuale con un adattamento pragmatico. Opponendoci a un facile adattamento pragmatico, siamo chiamati a scegliere l’audacia profetica del martirio. Con essa, potremo testimoniare il Vangelo della santità del matrimonio. Un profeta tiepido, mediante un adeguamento allo spirito dell’epoca, cercherebbe la propria salvezza, non la salvezza che solamente Dio può dare».
Sono stati tanti i cardinali (oltre al già citato Gerhard Ludwig Müller, ricordo Carlo Caffarra, Velasio De Paolis, Walter Brandmüller, Thomas Collins e Raymond L. Burke) che hanno voluto pubblicare degli scritti per opporsi, con argomentazioni serene e soprattutto pertinenti, al tentativo di fare pressione sul Sinodo nella speranza di ottenere un pronunciamento della maggioranza dei centonovantuno padri sinodali e addirittura di papa Francesco a favore del cambiamento della prassi pastorale della Chiesa.

Ciò peraltro non è possibile che accada, perché costituirebbe un sostanziale cambiamento della Chiesa stessa, ossia l’avvento di quella nuova Chiesa a-dogmatica che da anni tanti cattivi maestri come Hans Küng e tanti falsi profeti come Enzo Bianchi vanno annunciando e preparando (preparando con l’annunciarla), senza peritarsi di attribuire allo stesso papa Francesco i loro disegni rivoluzionari. L’attuazione di tali disegni, per quanto riguarda la pastorale del matrimonio e della famiglia, comporterebbe l’abolizione dell’enciclica Humane vitae (Paolo VI) e dell’esortazione apostolica Familiaris consortio (Giovanni Paolo II), oltre naturalmente ai canoni del Concilio ecumenico di Trento sui sacramenti del Matrimonio, dell’Eucaristia e della Penitenza.

Insomma, ci sono solide ed evidenti ragioni per rassicurare quei fedeli che possono essere stati turbati da tante estemporanee e imprudenti esternazioni di alcuni teologi, sia veri (come Dionigi Tettamanzi) che presunti (come Gianfranco Ravasi), i quali si sono dichiarati convinti delle argomentazioni di Walter Kasper sulla necessità di riformare la pastorale. Io vado ripetendo a tutti di stare tranquilli, perché la fede e la speranza teologali ci assicurano dell’indefettibilità della Chiesa, garantita da Cristo stesso, e ciò vuol dire che nessuna maggioranza sinodale (e tanto meno una minoranza, per quanto vociante) finirà per imporre al papa l’autodistruzione della Chiesa, che Cristo gli ha affidato per governarla in suo nome, come suo Vicario.

Ma prima, oltre a queste considerazioni propriamente teologiche, ho voluto citare una frase del cardinale Gerhard Ludwig Müller perché serve a integrare il discorso con l’opportuno richiamo alla categoria logico-retorica del “pragmatismo”. Il pragmatismo è infatti la versione “performativa” (ossia, operativa) del relativismo, sotto la cui dittatura viviamo ufficialmente dai tempi di papa Benedetto XVI, che la denunciò vigorosamente. L’«adattamento pragmatico» di cui parla Müller consiste nell’adattare la Chiesa alle (presunte) nuove istanze dei fedeli, e anche degli infedeli, ai quali si vuol apparire dialoganti sempre e a ogni costo. Ciò implica la decisione di mettere in soffitta il dogma, appellandosi alle sole (presunte) esigenze di azione pastorale nella liturgia, nella catechesi, nell’amministrazione dei sacramenti. Si dice infatti e si ripete che «la dottrina non viene toccata ma si affrontano le sfide della società di oggi». In altri termini, la dottrina da una parte e la pastorale dall’altra. Qualcosa come “i commenti separati dalle notizie”, come dicevano i settimanali politici di un tempo.

Ma che cosa vuol dire in concreto, che «la dottrina resta immutata mentre la pastorale deve cambiare per adeguarsi ai tempi»? Prima ancora di discutere se questa affermazione è ortodossa, bisogna chiedersi se ha senso. La risposta che io, come studioso di logica e di filosofia del linguaggio, ritengo che si debba dare è che frasi di questo genere non hanno di per sé alcun senso.

In effetti, la pastorale è un insieme di decisioni, di iniziative, di scelte, insomma di azioni, i cui soggetti sono persone consapevoli e (si spera) responsabili. Ora, qualunque azione umana, sia di un singolo come privato sia di un singolo come rappresentante di un’istituzione, è regolata intrinsecamente – a rigor di logica, e dalla logica non si scappa – da un’intenzione, da un criterio, quindi in definitiva da dei principi, dunque da una dottrina. Di conseguenza, quando certi teologi e anche certi ecclesiastici con autorità episcopale dicono che cercano soluzioni “pastorali” diverse da quelle che la Chiesa ha adottato finora, e aggiungono che però non intendono cambiare la dottrina, dicono una cosa assolutamente illogica, una cosa che essi vorrebbero fosse presa per buona (ossia, come un’ipotesi plausibile) da parte del pubblico al quale si rivolgono, ma che loro per primi sanno che non ha alcun senso. In realtà quelle frasi sono mera retorica, una cortina fumogena che serva a nascondere i veri obiettivi, i fini reali dei cambiamenti che si vogliono attuare.

Non posso certamente sapere che cosa costoro hanno in mente e nella coscienza, ma – stando alla logica dei fatti (e i discorsi sono anch’essi dei fatti) – le possibilità sono solo due: o quelle frasi nascondono l’intenzione di cambiare davvero la dottrina, ma senza dirlo esplicitamente (il che sarebbe proprio da ipocriti, e quindi certamente non è il caso delle persone cui mi riferisco); oppure nascondono un’intenzione che in astratto può apparire meno eterodossa ma in pratica costituisce una minaccia grave per la fede cattolica: l’intenzione di lasciare la dottrina della Chiesa così com’è, senza introdurre cambiamenti formali ma senza nemmeno applicarla alla vita della Chiesa, il che significa cominciare (o continuare) ad agire nella prassi pastorale secondo altri principi e altri criteri: altri principi e altri criteri, che allora sarebbero non-dottrinali, estranei cioè al dogma, quindi indipendenti da quello che Dio ha rivelato come verità salvifiche e che ogni fedele è tenuto a credere nel proprio cuore, a professare esteriormente e a vivere personalmente. Quindi non si tratterebbe di criteri teologici ma di criteri umani, sostanzialmente politici, come si deduce dal linguaggio usato nei loro messaggi e dai mezzi adoperati per diffonderlo nell’opinione pubblica.

Si tratta di un fenomeno (negativo) di comunicazione sociale che sto studiando da anni nel linguaggio di coloro che parlano di filosofia. Anche tra i filosofi la retorica (l’ambiguità del linguaggio, la sollecitazione dei sentimenti più superficiali e degli ideali utopici, la restrizione mentale) sostituisce troppo spesso l’argomentazione razionale, l’onesta manifestazione dei principi dai quali si parte e dei fini che ci si prefigge. E sempre, quando si agisce con fini politici, l’arma della propaganda si basa sulla suggestione delle parole che ipostatizzano concetti astratti (la Storia, il Futuro, il Cambiamento, il Progresso, l’Apertura), nella speranza che il pubblico non si accorga che manca qualsiasi forma di coerenza logica tra questi termini e il “senso comune”, ossia l’esperienza esistenziale, concreta, di tutti gli uomini.

Analogamente, molti all’interno della Chiesa si servono della retorica per attuare i loro fini politici, e così facendo uniscono le loro forze alle forze politiche che dall’esterno combattono la vera Chiesa di Cristo. So benissimo che la retorica può essere anche finalizzata a veicolare idee buone (lo insegnava Aristotele molti secoli or sono), così come può essere buona anche la politica. Ma quando la retorica è l’arma che si adopera per trionfare in una discussione teologica come quella che riguarda i problemi della pastorale che il Sinodo sta affrontando, allora la politica (i fini) non può essere buona, perché la missione che Cristo ha affidato alla sua Chiesa non è di “fare politica” ma di evangelizzare, santificare, governare in nome di Cristo stesso e con la sua grazia. Nemmeno sarà buona la retorica (i mezzi) perché gli insegnamenti della Chiesa non sono efficaci, non evangelizzano veramente, se non sono semplici, chiari e basati più sulla conoscenza (teologale) della volontà salvifica di Dio che sulla conoscenza (sociologica) della volontà di quei fedeli e di quei Pastori che esprimono le loro personali opinioni umane, di minoranza o di maggioranza che siano.

21 commenti:

Maurizio ha detto...

"Io vado ripetendo a tutti di stare tranquilli, perché la fede e la speranza teologali ci assicurano dell’indefettibilità della Chiesa, garantita da Cristo stesso, e ciò vuol dire che nessuna maggioranza sinodale (e tanto meno una minoranza, per quanto vociante) finirà per imporre al papa l’autodistruzione della Chiesa, che Cristo gli ha affidato per governarla in suo nome, come suo Vicario".

Proprio cosi'. Stiamo tranquilli. Preghiamo e pensiamo a quanti milioni nel mondo stanno pregando in questi giorni per la Chiesa.

mic ha detto...

Eccone un altro. Francesco Colafemmina, su Fides et forma:

... Quello in corso non è che un momento nel processo di creazione della nuova anti-chiesa, il migliore fra i tanti possibili, perché si prendono due piccioni con una sola fava: da un lato l’esaltazione della presunta collegialità con l’intento di ammorbidire il primato petrino, dall’altro l’utilizzo di uno strumento di governo della Chiesa divenuto ordinario dopo il Concilio. Dunque in apparenza nessuna rottura.

Nella realtà tornerei volentieri al 2005 e con somma gioia mi piacerebbe osservare cosa sarebbe accaduto con l’elezione già allora dello sconosciuto ed arcigno Bergoglio. Secondo voi costui avrebbe potuto metter su tutta questa pantomima del Sinodo a pochi mesi dalla morte di Giovanni Paolo II? Di sicuro no. I novatores che sedevano in conclave nel 2005 sapevano di non poter contare su una risposta indolore da parte del mondo cattolico che inneggiava alla santità immediata di papa Wojtyla. Serviva tempo. Per questo, quasi all’improvviso, decisero di spostare una parte decisiva dei loro voti su Ratzinger. E magari fecero giungere all’orecchio del Cardinal Prefetto dell’ex Sant’Uffizio il desiderio che raggiunti gli 85 anni desse le dimissioni. Desiderio mai espresso apertamente che tuttavia a ridosso del 2012 si è fatto impellenza. Come se tutti gli ingranaggi dell’orologio mondialista si stessero sincronizzando per far scoccare un’ora precisa, era necessario che Benedetto prima del sopraggiungere di quell’ora si dimettesse....

bernardino ha detto...

Mons. Livi è stato molto chiaro, quindi vediamo fino a che punto son capaci di arrivare; fatto stà che sono molto avanti, e non credo si fermeranno; se hanno aspettato otto anni dalla morte di GPII, ora sanno che possono ottenere il massimo.
La Chiesa rimarrà sempre la Chiesa, ma la gerarchia farà la sua strada, e la gente ci crederà.

mic ha detto...

Proprio cosi'. Stiamo tranquilli. Preghiamo e pensiamo a quanti milioni nel mondo stanno pregando in questi giorni per la Chiesa.

Stiamo tranquilli e in pace - tolto qualche momento di sana indignazione - confidando nel Signore; ma non in silenzio, per stare e mettere in guardia dalle subdole insidie di chi non si occupa più del bene delle anime, ma del dialogo col mondo.

Anonimo ha detto...

Il solo fatto di ammettere la discussione riguardo a questioni già fissate nel Vangelo dalle parole di Nostro Signore Gesù Cristo significa rispondere al mondo e non al Vangelo.

Stanno arrivando all’abolizione del concetto di adulterio ma la cosa più incredibile è che con strumenti ecclesiali si sbarazzino con disinvoltura sia della legge divina che della legge di natura.

Luís Luiz ha detto...

Se il hamletiano Paolo VI ha esitato nelle sue più disastrose scelte (Bugnini, Écône...), Bergoglio non nasconde la sua allegria mentre distrugge le fondazioni della fede. È impressionante un odio così profondo. Ma uno era papa, l'altro...

mic ha detto...

La differenza, caro Luis, è tra un papa amletico e un papa gesuita...

Anonimo ha detto...

Qui da Rorate Coeli le reazioni dalla Polonia:
http://rorate-caeli.blogspot.com/2014/10/the-great-division-wojtya-nation-to.html#more

Qui il testo in italiano:
http://www.iltimone.org/32273,News.html

La Chiesa è di Cristo, continuiamo a pregare e non abbattiamoci troppo...

humilitas

Luís Luiz ha detto...

Grazie, mic. Non conoscevo "amletico". :)

Anonimo ha detto...

http://mundabor.wordpress.com/2014/10/13/synod-francis-and-satan-are-dancing-the-tango/

mic ha detto...

"... la missione che Cristo ha affidato alla sua Chiesa non è di “fare politica” ma di evangelizzare, santificare, governare in nome di Cristo stesso e con la sua grazia.
... gli insegnamenti della Chiesa non sono efficaci, non evangelizzano veramente, se non sono semplici, chiari e basati più sulla conoscenza (teologale) della volontà salvifica di Dio che sulla conoscenza (sociologica) della volontà di quei fedeli e di quei Pastori che esprimono le loro personali opinioni umane, di minoranza o di maggioranza che siano."

Chiaro, no?

lister ha detto...

Mic
L'anti-chiesa, similprotestante, filoislamica e fratelgiudaica non è altro che quella voluta dal NWO per mezzo del soggetto di cui ho scritto ieri e che mi hai censurato :D

Turiferario ha detto...

L'altra sera girando per canali televisivi mi sono imbattuto in un televenditore di quadri il quale proponeva certe orrende croste promettendo che entro un anno avrebbero almeno duplicato il loro valore. Fin troppo facile notare che se questo avesse un minimo di probabilità di avverarsi nessuno si sognerebbe di vendere rinunciando a un investimento con il 100% di rendita... Be', riflettendoci, l'affermazione secondo cui si modifica la pastorale ma non la dottrina appartiene alla stessa famiglia dell'affermazione del televenditore di cui sopra: slogan a effetto, che impressionano l'interlocutore sprovveduto, privi di qualunque fondamento non dirò di logica ma anche di verosimiglianza.

bernardino ha detto...

Se Mic. ci dice che "quello in corso non è che un momento nel processo di creazione della nuova anti-chiesa, il migliore fra i tanti possibili, perchè si prendono due piccioni con una sola fava....(di Francesco Colafemmina), non capisco come invece dice Maurizio che va ripetendo a tutti di stare tranquilli, perchè la fede e la speranza delle virtù teologali ci assicurano l'indefettibilità della Chiesa, garantita da Cristo stesso, e ciò vuol dire che nessuna maggioranza sinodale finirà per imporre al papa l'autodistruzione della Chiesa,....
Vorrei capire da Maurizio, se ha seguito questi 18 mesi del governo Bergogliano e se ha capito quello che ha già stabilito questo sinodo e ciò che ha detto che ha in mente Bergoglio stesso?
Non ho proprio intenzione di fare un riepilogo dei diciotto mesi di questo papato e degli ultimi trenta anni di questa chiesa, e degli ultimi cinquanta.
In fin dei conti si stà portanto a termine l'operazione cominciata con quel concilio (pastorale e di aggiornamento)= distruzione totale.
Ci dobbiamo mettere in testa (e parlo per esperienza diretta dopo aver discusso con decine e decine di persone che una volta chiamavamo cattoliche se non addirittura bigotte) che tutta questa gente ormai parla solo di chiesa misericordiosa, parla come gli parlano i preti modernisti, bisogna avere misericordia per il dolore dei divorziati che non possono ricevere l'Eucarestia, che l'omosessualità è una forza per la Chiesa, che i tempi sono cambiati e bisogna tenere conto dei tempi nuovi, ecc.ecc.
Nessuno parla più della Croce e del sangue versato per i peccati, nessuno parla più che il matrimonio è un Sacramento di NSGC ed è indissolubile, che l'Eucarestia è il Corpo di Cristo e bisogna riceverla dopo aver chiesto perdono a Dio per i peccati commessi.
Questa gente non capisce che la misericordia di Dio è diversa dalla misericordia di Bergoglio e della nuova chiesa.
Proprio così, non stiamo tranquilli. lo saremo solo quando Gesù avrà ripareggiato la Verità dalle bugie di questa gerachia che vuole fondare l'anti-chiesa cattolica. Dopo tutto questo che stà avvenendo e dopo le profezie di fatima (ha parlato la Vergine SS.ma, ci crediamo oppure no?,) della Beata Emmerich ed altro, ci vogliamo credere che questa gerachia sta avvelenando per distruggere, tramite il demonio, Una e santa? Mons. Livi è stato di una chiarezza simile al sole, cosa ci vuole ancora per capire che quella gerarchia non è più Cattolica, ammesso che lo sia mai stata?

Josh ha detto...

@Turiferario

parallelo azzeccato, perchè si tratta di neo"teologia" da imbonitori mundani, spesso esibita anche allo stesso modo: "venite, siore e siori,
adesso la via...è larga"

Anonimo ha detto...

Alla fine di tutto questo ambaradan, letti attentamente tutti i dotti ed esaustivi commenti, un povero imbecille come il sottoscritto, che si limita ad osservare dall'esterno e pensa, pensa, ma è difficile vedere una via d'uscita e premesso che in tempi non sospetti affermavo che siamo al redde rationem, senza essere millenarista, che fare pover'uomo? In concreto, dopo il tana libera tutti, noi preghiamo da soli per conto nostro, perché di dialogare con certuni non se ne parla nemmeno.....ingoiare tutto ed attendere il 2017????Faccio notare che qui da noi diluvi ed alluvioni a gogo, fulmini spaccaterra che quello sul cupolone,pur tremendo e che ancora mi inquieta, era un cerino, pesci morti per asfissia,cetacei compresi,umani morti ammazzati,suicidi, pedofili a carrettate e sottaccio di altri episodi poco edificanti perché in fondo è il posto in cui vivo, che fo? Mi ritiro da solo su di un monte a pregare per la mia animaccia e già sarebbe tanto, ma, sinceramente, perché dovrei pregare per costoro che invece di farmi tornare indietro mi cacciano ancora più lontano? Che Dio mi perdoni, ma io non posso accettare né questa gerarchia né il loro capo, sarò dannato, pazienza, ma almeno lo so cosa mi aspetta seguendo false ideologie e non mi va di essere preso per i fondelli.Lupus et Agnus.

Unknown ha detto...

La fede come esperienza e la tradizione in divenire sono state le due modifiche conciliari che ora si configurano nella prassi e nell'adattamanto al mondo. La messa e' diventata il banchetto, il sacerdote e' diventato presidente dell'assemblea, l'offerta e' diventata il pane e il vino frutto della terra e del lavoro dell'uomo, la comunione e' presa con le mani dai fedeli dell'assemblea e dai ministranti laici.Non sono tutti segni del cambiamento della prassi e dell'allontanamento dalla dottrina?

Josh ha detto...

in uscita il nuovo libro di Maurizio Blondet "Un cuore per la vita eterna"

http://www.effedieffeshop.com/product.php~idx~~~1897~~Un+cuore+per+la+vita+eterna~.html

«A Buenos Aires, in una zona semi-periferica, nella Chiesa di Santa Marìa in Avenida La Plata, ho assistito a quella che è possibile definire una “spaventosa e sconvolgente realtà materiale”: un’Ostia consacrata che diventa un pezzo di cuore palpitante. Un fatto oggettivo, concreto, che richiama – è – la Crocefissione. Un segno pubblico ed universale nel senso cattolico più profondo. Un segno passato totalmente sotto silenzio dall’alto clero, da Sancta Romana Ecclesia e dal suo stesso Pontefice. Per quale motivo?"

mic ha detto...

Grazie Josh,
non vedovo l'ora di conoscere l'esito di quel suo famoso viaggio in Argentina...

Anonimo ha detto...

Stando a quello che hanno riportato siti sudamericani, il 'reperto' fu inviato in università USA per ricerche scientifiche, il referto parlava di : 'tessuto appartenente ad un cuore umano che batteva stranamente come fosse vivo, gruppo sanguigno di popolazioni mediorientali' e chiedeva come fosse possibile strappare dal petto un cuore funzionante,l'allora primate argentino,ordinò di rinchiudere il reperto in luogo sicuro e segreto,proibì lo spargersi della notizia e soprattutto non inviò alcun rapporto a Roma.......intelligenti pauca.

Amicus ha detto...

"l'allora primate argentino,ordinò di rinchiudere il reperto in luogo sicuro e segreto,proibì lo spargersi della notizia e soprattutto non inviò alcun rapporto a Roma.......intelligenti pauca."

Beh, la divulgazione del miracolo non avrebbe fatto certo piacere ai suoi 'fratelli maggiori/padri nella fede', ergo...