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venerdì 18 dicembre 2015

Roma o Gerusalemme? Roma è sede di Pietro per diritto divino o ecclesiastico?

Roma o Gerusalemme?
Roma è sede di Pietro per diritto divino o ecclesiastico?

È disputato se Roma sia sede di Pietro per diritto divino o ecclesiastico: vale a dire se Gesù abbia scelto Roma come Sede della sua Chiesa, oppure la scelta l’abbia fatta Pietro. La prima tesi è sostenuta da S. Roberto Bellarmino, che si fonda su S. Marcello I e S. Ambrogio. Monsignor Piolanti scrive così: «Ci si chiede quale legame esista tra la sede di Roma e il primato di governo nella Chiesa. È insostenibile che tale legame sia dovuto ad un semplice fatto storico e dipenda dall’arbitrio della Chiesa, che potrebbe scioglierlo, riconoscendo il primato ad un altro vescovo, anche contro la volontà del Romano Pontefice. (...) Sembra esagerata l’affermazione di Melchior Cano, Gregorio di Valenza e soprattutto di S. Roberto Bellarmino, secondo cui la scelta della sede di Roma sia stata indicata esplicitamente da Cristo. Con minore probabilità (...) si è pensato (Paludano, Soto, Bañez) che S. Pietro abbia scelto Roma come sede definitiva per pura deliberazione personale, onde, con la stessa libertà, il suo successore potrebbe trasferirsi ad altra sede. Comunemente si ritiene che la scelta di Roma non fu senza una speciale provvidenza divina (...) (Franzelin, Palmieri, Billot ...). Pertanto nessuno può mutare tale scelta, neppure il Papa; in qualunque luogo risieda (ad es. ad Avignone) egli è sempre il Vescovo di Roma» (A. PIOLANTI, Primato di S. Pietro e del Romano Pontefice, in “Enciclopedia Cattolica”, Città del Vaticano, 1953, vol. X, coll. 17-18). In breve Pietro, ispirato da Gesù Cristo, scelse Roma come sede del Papato (questa è la tesi più comune).

T. Zapelena (De Ecclesia Christi, Roma, Gregoriana, 1903, VI ed. 1954, p. 456) riassume la dottrina dei padri e dei Dottori scolastici e afferma che “Pietro ha scelto la Sede romana per disposizione divina, ossia sotto l’influsso o la mozione della grazia di Dio. Quindi questa scelta di Pietro non può essere cambiata né da Pietro stesso contro l’ispirazione divina, né dai suoi successori i Papi. Questa è la sentenza comune anche tra gli autori recenti”.

Il Gaetano, reputato tra i migliori ecclesiologi della seconda Scolastica (v. Vittorio Mondello, La dottrina del Gaetano sul Romano Pontefice, Messina, 1965, pp. 114-116), confutando la tesi di Martin Lutero (Resolutio, Lev 3, 308f in LWW 2, 237) secondo cui la Chiesa madre della Nuova Alleanza dovesse essere Gerusalemme[1], risponde che se è vero che nel Vangelo non si trova nulla di rivelato a riguardo, tuttavia Pietro ha scelto Roma per ispirazione divina. Quindi, stabilito che Pietro ha scelto Roma ispirato da Cristo, come sua Sede, tutti i Vescovi di Roma avranno il supremo Pontificato della Chiesa cattolica istituito da Cristo su Pietro (Cajetanus, De Divina Institutione, ed. Lauchert, 1925, cap. XIII, p. 80).

La Chiesa romana secondo il suo corpo è eguale  a tutte le altre diocesi, hanno infatti come soggetti fedeli battezzati ed esse non son state istituite immediatamente da Cristo ma dagli Apostoli e dai loro successori: i Vescovi cum Petro et sub Petro; ma secondo il suo capo la Chiesa è stata istituita immediatamente da Cristo, che ha scelto direttamente Pietro come suo Vicario. Ne segue che la Chiesa di Roma sarà Madre e Capo di tutte le Chiese particolari, compresa quella di Gerusalemme (Gaetano, De Divina Institutione, ed. Lauchert, 1925, cap. XIV, p. 87-100).


L’importanza teologica delle fonti storiche e archeologiche su Pietro e Roma

La Tradizione della Chiesa vuole che Pietro venisse a Roma e vi morisse martire, durante la persecuzione di Nerone, crocifisso a testa in giù, e fosse sepolto in Vaticano, vicino al luogo del suo glorioso martirio. Sulla sua tomba, divenuta ben presto oggetto di venerazione, nel IV secolo sorse per volere di Costantino, la prima Basilica vaticana.

Questa Tradizione si offre alle indagini della scienza. La professoressa Margherita Guarducci  ha studiato profondamente la questione, lavorando a partire dal 1952 nei sotterranei della Basilica Vaticana, riuscendo a decifrare i reperti archeologici e gli antichi graffiti[2] sotto l’Altare della Confessione nel 1958 ed infine a identificare le reliquie di S. Pietro nel 1964 (cfr. M. GUARDUCCI, La tomba di Pietro. Una straordinaria vicenda, Rusconi, Milano, 1989; Le reliquie di Pietro in Vaticano, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma 1995; Le chiavi sulla pietra, Piemme Casale Monferrato 1995; Il primato della Chiesa romana, Rusconi Milano 1991). Ora «se Roma era il centro della Chiesa universale GUARDUCCI, La tomba di Pietro ..., cit., pag. 10).

Fonti storiche pagane e cristiane del I e II secolo

Vi sono due fonti[3], autorevolissime e assai vicine ai fatti narrati, le quali provano che S. Pietro subì il martirio in Vaticano. Esse sono S. Clemente romano e Tacito.

Alla fine del I secolo S. Clemente papa parlando della persecuzione di Nerone (64 d. C.), attesta che i Cristiani si raccolsero in quella occasione attorno agli Apostoli Pietro e Paolo per attingerne la forza necessaria a superare la prova (Epistola ai Corinzi, I, 5-6).

Il grande storico romano Tacito, verso la fine del II secolo, attesta che Nerone, dopo l’incendio di Roma (64 d. C.), incolpato dalla voce popolare di averlo provocato, volle addossarne la colpa ai Cristiani e scatenò contro di essi una feroce persecuzione. Questa ebbe il suo epilogo, sempre secondo Tacito (Annali, XV, 44), nel Circo degli horti dello stesso Nerone in Vaticano, che era l’unico luogo di spettacoli rimasto a Roma dopo l’incendio del 64. Qui molti cristiani perirono.

Le altre fonti letterarie sulla tomba petrina dal III al V secolo

A Roma, durante il pontificato di papa Zefirino (199-217), un dotto fedele romano di nome Gaio polemizzò con Proclo, capo dei Montanisti romani. Poiché Proclo vantava la presenza in Asia minore di certe tombe famose dell’età apostolica, Gaio oppose a quelle tombe i “trofei” o tombe gloriose degli Apostoli Pietro e Paolo, esistenti rispettivamente in Vaticano e sulla via Ostiense. Le parole di Gaio sono riportate da Eusebio da Cesarea (Storia ecclesiastica, II, 25, 7), il famoso storico della Chiesa, che scriveva nella prima metà del IV secolo.

S. Girolamo nel De viris illustribus, composto nel 392 afferma che Pietro fu sepolto in Vaticano e qui venerato dai fedeli di tutto il mondo.

Inoltre nel Liber Pontificalis del VI secolo si legge che Pietro «fu sepolto sulla via Aurelia (...) presso il luogo ove fu crocefisso (...) in Vaticano».

1939 Pio XII fa iniziare gli scavi per ritrovare le ossa di Pietro

Il 28 giugno 1939, Pio XII impartì l’ordine di abbassare il pavimento delle Grotte vaticane per permettere all’archeologia di studiare la questione della tomba di Pietro. Era l’inizio di una straordinaria impresa. Gli scavi durarono una decina d’anni (1940-1949) e si conclusero alla vigilia dell’Anno Santo del 1950. La relazione ufficiale di essi uscì nel novembre 1951. 

Gli scavi portarono alla scoperta, sotto la Basilica vaticana, di una vasta necropoli di epoca pagana con successivi elementi cristiani. L’estrema zona Ovest della necropoli si trova sotto la cupola di Michelangelo, ossia sotto l’Altare della Confessione. Sotto questo altare, gli scavi rivelarono l’esistenza di una serie di monumenti sovrapposti. Cominciando dall’altare attuale (di Clemente VIII, 1594) e procedendo verso il basso, si trovano: l’altare di Callisto II (1123); l’altare di Gregorio Magno (590-604), che restò incluso nel successivo altare di Callisto; il monumento fatto costruire da Costantino ancor prima della Basilica (circa 321-326); dentro il monumento costantiniano un’edicola funeraria (fine II - inizio III secolo): il cosiddetto “trofeo di Gaio” (M. GUARDUCCI, Le reliquie di Pietro ...,  cit., pp. 15s.). 

Al termine dei lavori (1958/1964) gli scavi ordinati da Pio XII confermarono archeologicamente quanto già la tradizione insegnava: la tomba di S. Pietro esiste ancor oggi sotto l’Altare papale.

Nel “Messaggio natalizio” del 1950, il Pontefice annunziò al mondo: «È stata veramente trovata la tomba di S. Pietro? A tale domanda la conclusione finale dei lavori e degli studi risponde con un chiarissimo: Sì. La tomba del Principe degli Apostoli è stata ritrovata. Una seconda questione, subordinata alla prima, riguarda le reliquie del Santo. Sono state esse rinvenute? Al margine del sepolcro furono trovati resti di ossa umane; dei quali però non è possibile provare con certezza che appartennero alla spoglia mortale dell’Apostolo».

Si era dunque ritrovata con certezza la tomba di Pietro, ma le ossa del Santo sembravano essere scomparse. Il merito del rinvenimento di esse va attribuito principalmente a Margherita Guarducci. La quale cominciando a interessarsi degli scavi vaticani, vi portò il metodo che da lungo tempo aveva adottato e raffinato: vale a dire quello della ricerca scientifica rigorosa, essendo da molti anni studiosa di professione e titolare di una cattedra universitaria. 

Frattanto essendo purtroppo scomparso, nel 1958, Pio XII, Giovanni XXIII prese in mano la questione della tomba e delle reliquie di Pietro. Tutti i dati scientifici fin allora raccolti, unitamente all’epigrafe “Pietro è qui dentro” (del “Muro rosso”), fecero sì che la Guarducci potesse annunciare a Paolo VI il 25 novembre 1963 che, con grande probabilità, le reliquie di S. Pietro erano state finalmente ritrovate.

A conclusione di tali accertamenti e di altri ancora, compiuti negli anni seguenti da altri scienziati, Paolo VI, il 26 giugno 1968, annunciò ai fedeli che le ossa di S. Pietro erano state ritrovate ed identificate. Tuttavia nel discorso di Paolo VI, la Guarducci trovò delle reticenze, inesattezze e contraddizioni, dovute al vecchio pregiudizio anti-romano ed anti-petrino e al nuovo spirito ecumenico del subsistit in. Infatti il testo suona così: «Non saranno esaurite con ciò le ricerche, le verifiche, le discussioni e le polemiche (...) abbiamo ragione di ritenere che siano stati rintracciati i pochi (...) resti mortali del Principe degli Apostoli». E la Guarducci commenta: «La frase (...) è poco aderente al vero. Nel giugno del 1968, le ricerche e le verifiche erano oramai praticamente esaurite. Tutto era stato chiarito (...). Inoltre non era esatto definire le reliquie dell’Apostolo come “pochi ... resti” (...) esse erano, al contrario, relativamente molto abbondanti: in complesso circa metà dello scheletro. Questo (...) fu l’annuncio di Paolo VI: un annuncio se non perfetto, almeno però in quel momento sufficiente, anzi provvidenziale» (Le reliquie …, cit., pag. 118).

Il 27 giugno 1968 le reliquie di S. Pietro furono solennemente riportate con un rogito notarile nel loculo del “Muro g”, dove Costantino le aveva fatte deporre nel IV secolo e donde ventisette anni prima Monsignor Kaas le aveva inconsapevolmente tolte, salvandole dalla probabilissima dispersione.

Con il ritrovamento archeologico della tomba e delle ossa di S. Pietro, la tradizione storica della venuta di Pietro a Roma, della sua permanenza nell’Urbe immortale quale suo Vescovo, del suo martirio e della sua sepoltura, riceve una conferma scientifica irrefutabile e consolantissima per il Cattolicesimo. Inoltre tale rinvenimento conforta ciò che il Magistero della Chiesa ha sempre sostenuto: il primato sugli altri Apostoli che Cristo ha conferito a Pietro si trasmette ai Vescovi di Roma, in forza della successione sulla cattedra di Pietro, a Roma, fino alla fine del mondo. Ed è per questo che gli avversari della Chiesa romana hanno più volte negato la presenza della tomba di Pietro a Roma.

Roma e non Gerusalemme è la Città predestinata della Nuova ed Eterna Alleanza

Gli Atti degli Apostoli (XXIII, 11) narrano che Cristo stesso si presentò in sogno a S. Paolo per annunciargli che, com’egli aveva dato testimonianza su di lui a Gerusalemme, così avrebbe dovuto darla anche a Roma. Ed ancora gli Atti, parlando della tempesta che colse S. Paolo durante il viaggio da Creta in Italia, fanno intervenire un Angelo per rassicurare l’Apostolo che sarebbe uscito illeso dal pericolo, perché era necessario che S. Paolo “si presentasse a Cesare”, cioè arrivasse a Roma (At., XXVII, 23).

Nel VI secolo Giacomo di Sarûg, vissuto in Mesopotamia, accennando agli Apostoli che affidarono alla sorte la scelta del paese in cui ognuno di essi avrebbe dovuto predicare il Vangelo, considera un «divinum (...) opus» la sorte che assegnò Roma a Pietro. Era infatti, secondo lui, volontà di Dio che «il primogenito dei fratelli», cioè il Principe degli Apostoli, portasse il messaggio di Cristo alla «madre delle città», cioè Roma. Roma ha ricevuto dal Cristianesimo un privilegio unico: quello di una perenne vitalità. «Altre città famose del mondo antico erano morte, l’una dopo l’altra, (...) Roma invece rimase, e rimane, grazie (...) al Cristianesimo. In essa, infatti all’Impero caduco fondato da Augusto, subentrò l’impero perenne della Chiesa universale, cioè “cattolica”» (M. GUARDUCCI, Il primato della Chiesa di Roma Rusconi, Milano, 1991, pag. 141).

La conferma della Teologia e del Magistero

Quindi anche la storia (sin dal I secolo d. C.) e l’archeologia (1952/1964) confermano che il Papa è il successore di S. Pietro (morto e sepolto in Vaticano)  nel Primato: che è il supremo potere monarchico su tutta la Chiesa, quale Gesù istituì e affidò a Pietro e che durerà fino alla fine del mondo nella persona dei Papi.

Compiuta l’elezione canonica e l’accettazione, il Pontefice romano ha per diritto divino lo stesso potere supremo di giurisdizione che Gesù diede a Pietro, come suo Vicario e Capo visibile di tutta la Chiesa. Questa è la Fede della Chiesa.

Ultime riflessioni

Il fatto che a Roma esiste la tomba di Pietro, l’Apostolo sul quale Gesù stesso aveva dichiarato di voler fondare la sua Chiesa, è di capitale importanza per il riconoscimento di tale primato. La Chiesa di Cristo è quella fondata su Pietro; ora la tomba e le reliquie di Pietro sono a Roma, nel Vaticano; quindi la vera Chiesa di Cristo è quella Romana.

La Guarducci conclude: «Sarebbe (...) pericoloso, dimenticare (...) che tra la dottrina unica del Cristianesimo e quelle degli altri due monoteismi esistono anche profondi contrasti, sui quali non è lecito passar sopra con indifferenza. Si pensi infatti che dogma fondamentale della Religione cristiana è quello della Trinità divina (...). Ora nulla di simile si ritrova nelle altre due religioni monoteistiche. Si rifletta poi che, mentre per il Cristianesimo fondamento essenziale è l’avvenuta Incarnazione del Figlio di Dio (...) tale Incarnazione è negata dagli Ebrei (...). Quanto poi all’Islamismo, si ricordi che i Musulmani rifuggono (...) dall’idea che Dio abbia un “figlio” e che questo “figlio” abbia potuto subire il supplizio infamante della crocifissione. La prospettiva del Cristianesimo verso il futuro resta quella indicata dallo stesso Cristo. Parlando di se stesso, nel quarto Vangelo (Giov., X, 11) come del Buon Pastore (...), il Redentore afferma di avere altre pecore che non sono ancora del suo ovile, ma che lo diverranno. Egli pensa naturalmente ai discepoli futuri, (...) che verranno (...) nel corso dei secoli, ad ingrossare il gregge da Lui raccolto in Palestina. Alla fine dovrà esservi - Egli afferma - “un solo gregge ed un solo Pastore” (Giov., X, 16). E come avverrà questa felice unione? (...) Essa avverrà grazie all’opera degli Apostoli, ai quali (...) seguiranno i missionari. E dove avrà la sua sede (...) l’unico ovile benedetto che ospiterà fino alla consumazione dei secoli il gregge di Cristo? La risposta è facile, oggi ancora più facile che nel passato: l’avrà a Roma. È infatti accertato (...) che a Roma (...) la Chiesa cattolica (...) è - per miracolosa eccezione - materialmente fondata sulle autentiche reliquie di Pietro. A Roma, dunque, debbono rivolgersi gli sguardi di chi pensa al futuro del mondo cristiano e onestamente lavora per esso» (M. GUARDUCCI, Le chiavi sulla Pietra, Piemme, Casale Monferrato, 1995, pagg. 58-59).

La professoressa Guarducci termina così: «Su queste [reliquie di Pietro, ndr] è materialmente fondata la Chiesa di Roma (...). Cristo, dichiarando a Pietro di voler fondare su di lui la sua Chiesa (...) [ha] voluto profeticamente  alludere proprio alla Chiesa di Roma, ed alla sua continuità lungo il corso dei secoli fino all’ultimo giorno (...). Sotto l’altare della Basilica [vaticana] si trovano ancora, miracolosamente superstiti, i resti mortali di quel Pietro che, per volere di Cristo, è stato, è e sarà fondamento della sua Chiesa» (M. GUARDUCCI, Le reliquie di Pietro in Vaticano, cit., pag. 133). La vera scienza conferma e non contraddice la Fede. 
d. Curzio Nitoglia
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1. Infatti secondo Lutero e i protestanti non vi son prove certe che Pietro abbia scelto Roma per ispirazione divina, poiché non è contenuto nella sola Scriptura. Essi ritengono che tale tesi si basi sulla “leggenda” del “Quo vadis”.
2. I principali strumenti attraverso cui si è conservata la divina Tradizione, ossia la principale fonte della divina Rivelazione assieme alla S. Scrittura (Concilio di Trento, sess. IV, DB 783, Concilio Vaticano I, DB 1787), sono: le Professioni di Fede, la sacra Liturgia, gli scritti dei Padri, gli Atti dei Martiri, la pratica della Chiesa e i monumenti archeologici. L’organo della divina Tradizione è il Magistero vivo della Chiesa nella persona del Pontefice romano regnante. Quindi gli scavi archeologici compiuti dalla Guarducci sono un prezioso strumento in cui si trova la divina Rivelazione e specificatamente la Tradizione apostolica, che ci attesta la presenza e la morte di Pietro a Roma. Il Magistero pontificio, è un luogo teologico che interpreta il significato vero e genuino della Tradizione e della Scrittura. Nel nostro caso il Magistero di Pio XII (Messaggio natalizio del 1950) ha dato il significato esatto del ritrovamento dei resti di San Pietro in Vaticano nel 1952-1958. Cfr. G. B. Franzelin, De Divina Traditione, Roma, Gregoriana, 1887.  
3. Le fonti storiche secondo Melchior Cano (Libri XII de locis theologicis, ed T. Cucchi, Roma, 1900, in 3 volumi) sono un luogo teologico annesso o in senso lato, in cui son contenute le Verità rivelate, la cui interpretazione  esatta spetta al Magistero pontificio. Cfr. A. Lang, Die loci theologici des Melchior Cano und die Methode des dogmatischen beweises, Monaco, 1925. Quindi le fonti storiche antichissime, non solo cristiane ma anche pagane, che ci attestano la presenza di Pietro a Roma sono un luogo teologico in cui si trova la verità Rivelata che Pietro, il Vicario di Cristo, è venuto a Roma, ne è stato suo Vescovo e ivi è morto e le sue ossa riposano sotto l’altare della confessione della Basilica di San Pietro in Vaticano.

22 commenti:

  1. E intanto a Roma, nel 2015, vivono due Successori di Pietro, uno in esercizio passivo e l`altro che si attiva per imporre la sua immagine di chiesa , la sua lettura del Vangelo, la sua volontà.
    Avevamo il papa superstar, il papa popstar, il superpapa, il novello Francesco , il profeta, ora abbiamo anche il papa figo e il papa supercomunicatore.

    Forse consapevoli della povertà monotematica, unidirezionale, orizzontale del linguaggio di Jorge Bergoglio, e dell`abisso che lo separa dai suoi predecessori, non solo nella forma ma nella sostanza, non ignari delle osservazioni critiche sempre più numerose che gli sono rivolte, quale altra mossa se non quella dì esaltare quel linguaggio, di magnificarne la semplicità, le genuinità, l`unicità, la novità?
    E così il linguaggio di Bergoglio diventa oggetto di studio in un`università pontificia e un giovane salesiano scrive un libro con prefazioni di Parolin e Ravasi, e postfazione di Galantino, tutto un programma, e le firme di vaticanisti e scrittori vari.
    Un libro per incensare il linguaggio di Bergoglio dalla A alla V, manca la Z, peccato dice l`autore avrebbero potuto inserire le "zanzare"...per presentarlo il mons. Celli, dal Covolo e l`onnipresente Spadaro che hanno speso tesori di immaginazione per spiegare e magnificare il linguaggio papale, leggere per credere.

    «Il vocabolario di Papa Francesco»: 50 parole per scoprire un "comunicatore straordinario"

    http://www.zenit.org/it/articles/il-vocabolario-di-papa-francesco-50-parole-per-scoprire-un-comunicatore-straordinario

    Così en passant:

    - “quello che dice non nasce da idee preconfezionate ma dalla sua visione della realtà”; c’è “una dimensione creativa - ha annotato Spadaro - parlare a braccio è per lui un parlare creativo che nasce da un’ispirazione”. 

    Idee preconfezionate?
    Non so a quali idee preconfezionate si riferisce Spadaro, forse pensa alla Dottrina, agli scritti dei Padri e Dottori della Chiesa, alla teologia, all`insegnamento della Chiesa che non è nato con Bergoglio, effettivamente quell`ispirazione sembra assente, non lo sono invece le SUE idee confezionate che ci martella giorno dopo giorno.

    -in Bergoglio “è la parola che sprigiona il gesto”. Quel gesto d’impatto che “aiuta i giornalisti a fare il titolo”, egli “sempre dentro l’evento comunicativo, non è l’attore di una parte o un discorso scritto”

    "Aiuta i giornalisti a fare il titolo", questo effettivamente non lo metto in dubbio, il lavoro dei vaticanisti con Bergoglio è grandemente facilitato, non come con Benedetto XVI quando fare titoli a sensazione e "accrocheurs" era difficile se non impossible, con lui quelli in buona fede dovevano lavorare, leggere tutto il testo per poterne farne una sintesi seria e corretta, all`epoca Tornielli era uno dei rari a farlo, gli altri in malafede sappiamo come e quanto abbiano contribuito all`opera denigratoria contro il predecessore di colui che oggi esaltano.

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  2. "Unam sanctam ecclesiam catholicam et ipsam apostolicam urgente fide credere cogimur et tenere, nosque hanc firmiter credimus et simpliciter confitemur, extra quam nec salus est, nec remissio peccatorum, sponso in Canticis (cf. Cant. VI,8) proclamante: ÆUna est columba mea, perfecta mea. Una est matri(s) suæ, electa genetrici suæ;" quæ unum corpus mysticum repræsentat, cuius (corporis) caput Christus Christi vero Deus. In qua unus Dominus, una fides, unum baptisma. Una nempe fuit diluvii tempore arca Noe, unam ecclesiam præfigurans, quæ in uno cubito consummata unum, Noe videlicet, gubernatorem habuit et rectorem, extra quam omnia subsistentia super terram legimus fuisse deleta. (DS 871") Hanc autem veneramur et unicam, dicente Domino in Propheta: ÆErue a framea, Deus, animam meam (cf. Psalm. XXI,21), et de manu canis unicam meam." Pro anima enim, id est pro se ipso, capite simul oravit et corpore, quod corpus unicam scilicet ecclesiam nominavit, propter sponsi, fidei, sacramentorum et caritatis ecclesiæ unitatem. Hæc est tunica illa Domini inconsutilis , quæ scissa non fuit, sed sorte provenit. (DS 872") Igitur ecclesiæ unius et unicæ unum corpus, unum caput, non duo capita, quasi monstrum, Christus videlicet et Christi vicarius Petrus, Petrique successor, dicente Domino ipsi Petro: ÆPasce (Ioa. XXI,17) oves meas." Meas, inquit, et generaliter, non singulariter has vel illas: per quod commisisse sibi intelligitur universas. [...]"
    "Per imperativo della fede noi siamo costretti a credere ed a ritenere, che vi è una sola Santa Chiesa Cattolica ed Apostolica, e noi fermamente la crediamo e professiamo con semplicità, e non c'è né salvezza né remissione dei peccati fuori di lei - come lo Sposo proclama nel Cantico: ÆUna sola è la mia colomba, la mia perfetta; unica alla madre sua, senza pari per la sua genitrice". Essa rappresenta l'unico corpo mistico, il cui capo è Cristo, e (quello) di Cristo è Dio, e in esso c´è un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Una sola infatti fu l'arca di Noè al tempo del diluvio, che prefigurava l'unica Chiesa; ed era stata construita da un solo braccio, ebbe un solo timoniere e un solo comandante, ossia Noè, e noi leggiamo che fuori di essa furono sterminati tutti gli esseri esistenti sulla terra. Questa (Chiesa) noi veneriamo, e questa sola, come dice il Signore per mezzo del Profeta: ÆLibera, o Signore, la mia anima dalla lancia e dal furore del cane, l'unica mia". Egli pregava per l'anima, cioè per Se stesso - per la testa e il corpo nello stesso tempo - il quale corpo precisamente Egli chiamava l'unica Chiesa, a causa dell'unità dello Sposo , della fede, dei sacramenti e della carità ecclesiale. Questa è quella veste senza cuciture del Signore, che non fu tagliata, ma data in sorte. Dunque la Chiesa sola e unica ha un solo corpo, un solo capo, non due teste come se fosse un mostro, cioè Cristo e Pietro, vicario di Cristo e il successore di Pietro, perché il Signore disse a Pietro: ÆPasci le mie pecorelle". ÆLe mie", Egli disse, parlando in generale e non in particolare di queste o quelle, dal che si capisce, che gliele affidò tutte [...]"
    (Unam Sanctam, Bulla Papæ Bonifacii VIII - 18 Novembre 1302)

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  3. Guardando alla tanto travagliata storia d'Italia, forse la nostra storia non è che parte della storia della Chiesa. Non per essere stata coinvolta nella storia della Chiesa, come viene spesso suggerito, ma per esserne parte e specchio.Ed allargando la panoramica lo si può dire dell'Europa e di tutto il mondo. Proprio come il lievito s'impasta rendendo pane la farina, il grano, il seme che attecchisce dove può e dove Dio vuole.

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  4. OT, ma non troppo! Da MiL: C'è da allibire...
    "Dopo aver affittato la Cappella Sistina al Porsche Travel Club (per raccogliere fondi per i poveri, ça va sans dire), dopo aver realizzato il sogno supremo di fare i baffi alla Gioconda proiettando scimpanzé, induisti, deserti e passere sul Tempio Santo della Cattolicità, ora lo Stato della Chiesa "a braccia aperte" si presta ad esser teatro di altri avvenimenti epocali, per altre promettenti aperture nel quadro del Giubileo!

    Il Vaticano ospiterà il Primo (no, dico.. il PRIMO!!!) Congresso Mondiale della Società Europea di Ginecologia estetica! Dal 20 al 21 Aprile 2016, presso l' Institutum Patristicum Augustianianum, si discuterà di argomenti spassosissimi, tipo come amplificare e stimolare al meglio il "punto G" per una vita sessuale più appagante, o "nuovi orizzonti di ricostruzione vaginale", come aumentare piccole e grandi labbra con trasferimento di grasso e tessuti, tecniche per ringiovanimento vaginale, lifting del clitoride e cosmetica vaginoplastica; non ultime, la "nuova frontiera" della sex therapy e tante altre spassosissime pratiche da proporre alle amiche degli amici.
    Questa è l'attenzione al mondo!

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  5. Anonimo 10:22
    Ne avevamo già accennato e commentato nella discussione su un precedente articolo. Non possiamo certo inseguire una cronaca sfiancante. Purtroppo l'ennesimo segnale di degrado. Ma cerchiamo di rimanere in tema.

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  6. Dall'isola dell'accoglienza per tutti e della caritas al potere arrivano brutte notizie.Ed i giornali fan festa.bobo

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  7. @ Roma sede inevitabile del Papato

    Per restare in tema. Non mi e' del tutto chiara l'affermazione che "forse la nostra storia non e' che parte della storia della Chiesa" ed anzi che lo e' la storia d'Europa e del mondo [IRINA]. Affermazione interessante, che vorrei pero' capire meglio. Di quale "storia" si deve intendere? Di quella morale, spirituale, e anche culturale, avendo la Chiesa plasmato alla fine i valori dell'Europa cristiana, o anche di quella politica? In quest'ultima, a mio avviso, ci sono aspetti contrastanti, per quanto riguarda l'Italia. E per quanto riguarda l'Europa, come valutare l'insorgere, ad un certo punto, del mortale contrasto tra papato e impero? Non si comincia qui a vedere una scissione, che porta poi al divergere della "storia" della Chiesa da quella degli Stati europei?
    Anche la religione rivelata ha bisogno di un luogo su cui consistere e questo luogo e' stato ed e' Roma, piaccia o meno. Del resto Gerusalemme non era stata distrutta o semidistrutta in due riprese dai Romani? Del Tempio, poi, non era rimasto piu' niente. Non poteva quindi la nuova religione stabilirsi a Gerusalemme. Che il luogo storico del cristianesimo dovesse essere a Roma, risulta dal fatto che il primo Papa vi fu martirizzato assieme all'Apostolo dei pagani, san Paolo. Se, per dire, fossero stati martirizzati a Lione, allora il luogo storico sarebbe stato Lione (e' una mia opinione, sara' anche sbagliata). Che coincidenza, che la citta' fosse al tempo la capitale di un grande impero. Coincidenza simbolica: il cuore della vera religione rivelata doveva pulsare nella capitale ancora dedita al paganesimo, prenderne spiritualmente il posto e diffondere il Verbo nel corpo dell'ex-impero. Motivi contingenti: nei loro viaggi missionari gli Apostoli si appoggiavano in genere alle comunita' ebraiche, da un lato per convertirle dall'altro per riceverne aiuto. A Roma c'era forse (e da tempo) la piu' vasta e potente comunita' ebraica del Mediterraneo. Era inevitabile che il Beato Pietro vi approdasse tra i primi, a quanto sembra. E che vi sopraggiungesse anche san Paolo. historicus

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  8. L’Italia è l’unico paese – oltre la Palestina e terre finitime – che ha una storia ebraica continua e ininterrotta. La Comunità ebraica di Roma è la più antica d’Europa (potremmo dire della diaspora e d'Occidente): si hanno notizie di Ebrei che abitavano in questa città già nel secondo secolo avanti Cristo; altri sopraggiunsero numerosi, dopo il 63 a.C., venuti con Pompeo, conquistatore della Giudea.
    Tantè che a Roma si conoscono diverse "catacombe ebraiche" che, in quanto luoghi di sepoltura hanno preceduto e affiancato quelle cristiane.

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  9. Si hanno notizie di Ebrei che abitavano in questa città già nel secondo secolo avanti Cristo; altri sopraggiunsero numerosi, dopo il 63 a.C., venuti con Pompeo, conquistatore della Giudea.
    Ci sono miti che accennano ad una presenza ebraica dai tempi di Numa Pompilio.
    A Roma sono presenti sinagoghe sia di rito askhenazita, che di rito sefaradita, che di rito PROPRIO "ROMANO" un po' diverso da entrambi.

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  10. @ historicus
    sicuramente in tutti gli ambiti a ben vedere, senza fare tante storie( la Chiesa non le ha fatte), con due conseguenze perenni:di finir spesso corrotta essa stessa in alcuni e/o molti suoi uomini; nell'essere additata come complice nascosta del potere costituito quando questo veniva rovesciato dall'opposizione e/o rivoluzione.Tutto questo però va verificato dagli storici( cattolici cattolici) di professione. Il mio è il punto di vista di chi cerca di essere/divenire cattolica.Di questi pensieri e simili son debitrice a Romano Guardini per quello che riguarda la visione del mondo cristiana,a Giovanni Paolo II nel considerare il mondo come un unico organismo dove si svolge la storia di Dio con noi e da qualche personale carrellata sintetica nella storia delle Missioni.

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  11. Sul "per restare in tema"...
    ebbene vorrei solo dire che personalmente in questa temperia che ci obbliga a vedere messi in discussione i principi fondamentali della nostra fede, anche da parte di chi dovrebbe confermarci nella fede, certe discussioni, per interessanti possano essere, mi sembrano assomigliare a quelle "sul sesso degli angeli", discussioni per un`élite intellettuale che lasciano per strada coloro che per la loro carenza di formazione, o per tanti altri motivi, da decenni e oggi in modo vertiginoso, stanno subendo una forma di lavaggio del cervello, una sottile e sudbola manipolazione che taluni chiamano abiltà comunicativa.
    Mi sembra che, senza cadere nella povertà di linguaggio e sostanza che hanno oggi corso, senza mettersi al livello di quella triste ignoranza, sia prioritario ripresentare le basi della nostra fede, correggere gli errori dei falsi maestri e cattivi profeti, non con le nostre idee, con dispute di scuole e autori, ma con la Parola del Signore, con la Tradizione, con il Magistero della Chiesa che contrariamente a quel che la corte attuale pretende non è cominciato con il "Concilio" o, peggio ancora, con Bergoglio e la sua E.G..
    È quel che da sempre fa Maria con questo suo blog, basta scorrere la colonna a destra della pagina, la mia non è una critica, ma una semplice osservazione e forse anche la spiegazione, se non giustificazione, dei miei tanti OT...

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  12. Questi sono quegli articoli escogitati da chi ha un visione limitata della storia della salvezza. Roma conserva il suo primato fino a quando rimane tale. Con l'apostasia conclamata le cose cambiano. Questo don Curzio Nitoglia non lo dice. Quale Roma!? Quella che diffonde i motu proprio che mandano al macero più di un sacramento!? P.S.-le catacombe ebraiche, antichissime, stanno in mezza Italia (ad es. Canosa, Venosa, ecc.).

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  13. Con l'apostasia conclamata le cose cambiano. Questo don Curzio Nitoglia non lo dice.

    Don Curzio ha dato motivazioni storiche e teologiche, lei non motiva affatto questa sua affermazione apodittica.
    In ogni caso Roma è e resta Roma e, se c'è apostasia, non è nell'intera Chiesa Romana ma in alcuni (forse troppi ma non tutti) uomini di Chiesa.

    L'esistenza di catacombe ebraiche in altri siti nulla toglie all'affermazione che la comunità ebraica romana sia la più antica e al conseguente impatto 'forte' con l'evangelizzazione di Pietro e Paolo che certo non hanno mancato di operarvi conversioni....

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  14. "In ogni caso Roma è e resta Roma e, se c'è apostasia, non è nell'intera Chiesa Romana ma in alcuni"

    Non motivo, perché non è questo lo spazio adatto. Roma non sarà, per dato rivelato, "eterna". Chiamatela "Babilonia", perché la fede cattolica non è più in essa. E questo - formalmente - dopo l'8 dicembre scorso. Roma cattolica, in quanto Istituzione,non esiste più, il suo primato non è più. L'apostasia è all'interno dell'Istituzione questa volta, cosa che non è mai avvenuta. Dal suo vertice, seppure non chiaramente definito, fino al suo corpo principale: il veleno è penetrato e si sta diffondendo rapidamente.

    Ma ci sarà modo di riparlarne ...

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  15. Ma cos'è? Bergoglio sta pensando di spostare la Santa Sede altrove? Non gli basta aver traslocato a Santa Marta?

    Un mio professore di Seminario diceva - ma parliamo di ere geologiche fa - che il Papa non poteva né cambiare sede (salvo temporaneamente e per gravissimi motivi, tipo persecuzione ecc.), né smettere la veste. Un Papa in clergyman con sede in un monolocale vista tangenziale a Pioltello non sarebbe concepibile.

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  16. Roma, Gerusalemme... ma a lui, che importa tutto ciò?
    Decentralizzare, decentralizzare!
    Augh! Grande Capo ha parlato!
    Also sprach Zarathustra!
    Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole:

    https://www.lifesitenews.com/news/pope-discusses-decentralization-of-the-church-with-top-cardinal-advisors?

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  17. Io mi auguro che a nessuno salti in mente di diminuire il ruolo si Roma nella Chiesa cattolica. Perché i Romani-romani, quelli veri, possono sopportare tutto, incluso sindaci come Marino e VdR come Bergoglio, ma se dopo aver infangato laBasilica, e prima ancora il Colonnato,con i bagni per i barboni, il VdR , o chi per lui, decidesse di spostare la Sede, o di spezzettarla e dexentrarla, è la volta che i Romani, ma non solo, marciano sul Vaticano e lo caricano su un asino e lo cacciano a calci nel deretano.
    Gia' il Giubileo a Roma e' un flop, che vogliono fare ancora ? Ma se aRoma ci stanno cosi male, se la odiano tanto, perche non se ne tornano tutti d dove sono venuti ? Roma è stata benissimo per 2800 anni senza di loro, continuerà ad esistere anche senza di loro.

    Rr

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  18. "una sottile e sudbola manipolazione che taluni chiamano abiltà comunicativa." : cara Luisa, come ho già avuto occasione di commentare, si tratta di "messaggi subliminali", al pari di quelli della pubbicità occulta ed ingannatrice. Così fanno oggi i nostr preti: con la maggiore naturalezza sparano eresie a getto continuo, e guai a chi osa anche solo chiedere spiegazioni: vinee gurdato con sufficienza, compatimento, oppure spocchia livorosa. Così è il nostro clero da 50 anni in qua, ed oggi fa "outing", incoraggiato da Bergoglio. Un solo esempio, da me già citato: nell'omelia dela messa dell'Ascensione, quest'anno, il mio parroco ha detto, con nonchalance, "il raconto evangelico è infantile e non credibile. Non si può credere a un Gesù che sale in Cielo come un missile: semplicemente, ad un certo momento i discepoli non lo videro più, e così si inventarono questa stria, per rafforzare la fede nei fratelli". E' un po' la distinzione che fa Ravasi, nei sui scritti, distinguendo tra il Gesù della storia ed il Gesù della fede: a quest'ultimo attribuisce i miracoli, la Resurrezione e l'Ascensione, che però non ritiene storicamente accertati, e che quindi considera solo miti, utili sì a conservare la fede, ma non dimostrabili con l'esegesi biblica storica (tanto cara ai filoprotestanti, veri "cronolatri", come talvolt vengono etichettati).

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  19. RR, tu hai capacità divinatorie, mi leggi nel pensiero.....fisso dal 13 marzo, infausta data AD 2013, sull'asino no, proprio no, era la cavalcatura di un Altro e non mi pare il caso, già l'ego è smisurato, non contribuiamo ad accrescerlo, sappi che comunque la pancia del cavallo di Marc'Aurelio si sta sbiadendo, intendo la statua vera, e non pare un buon auspicio.....i tuoi interventi sono sempre una cioia, mai una joya ;D. Anonymous.

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  20. Dopo la lunga pausa-caffè...

    Purtroppo a me tocca smontare le false certezze: che Roma sia stata una città, incomparabile per ruolo, nessuno lo può ragionevolmente negare. Ma ora le cose cambiano. Ci sono fin troppi passi della Scrittura che negano l'eternità del ruolo di Roma nella storia della salvezza. Lo stesso passo evangelico (Mt 16) non lega il "non praevalebunt" semplicemente al ministero petrino. E' scritto "Tu sei Pietro ... e le porte degli inferi non prevarranno", non è detto "e PERCIO' le porte degli inferi non prevarranno". La Chiesa si è retta per due millenni sull'ISTITUZIONE del Papato Romano, ma Essa è PRIORITARIAMENTE fondata dal SANGUE DI CRISTO: questa è la vera essenza - il "sacramentum" - della Chiesa Cattolica. E' questo l'estremo baluardo sopra il quale si fonda, in ultimo, il "non praevalebunt", la vera difesa, l'ostacolo insormontabile per satana, la quintessenza della vittoria dell'Immacolata.

    Potrei inoltre citare il passo paolino della Seconda lettera ai Tessalonicesi e le interpretazioni di molti Padri della Chiesa, i quali fanno coincidere il "potere frenante", che impedisce la manifestazione del mistero dell'iniquità col "ministero petrino". Se questo ministero è tolto, è tolto una volta e per sempre. Da qui, vediamo subito, deriva la non veridicità dell'affermazione secondo cui Roma, in quanto Sede, è eterna: la Chiesa è sì eterna, Roma no. Mi astengo dal prendere in considerazione le profezie e le Apparizione della Vergine (La Salette, Fatima ecc.), che pure contengono la loro innegabile conformità alla Sacra Scrittura.

    Non si scandalizzino gli altri commentatori: a Roma abitano tanti fedeli cattolici, membri del clero che vivono la propria fede rettamente, ma l'Istituzione è marcia, il veleno è oramai inoculato: esso si diffonde rapidamente, e sarà sempre peggio. La Chiesa Cattolica può continuare a dirsi "Romana", anche facendo a meno di Roma, in quanto Sede del Papato.

    Non so se questo appunto verrà pubblicato integro, a brandelli o per nulla. Mi riserverò, in ogni caso, di rispondere a don Curzio Nitoglia in un altro spazio, in modo più articolato.

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  21. Anonymous, il Signore montava un'asina, non un asino. Mi riferivo a quanto successo nel Medioevo, non ricordo dove, forse proprio a Milano, quando il popolo caccio', mettendolo su un asino, un vescovo, e ne volle un altro. Forse Ambrogio, ma potrei sbagliarmi. Comunque va ben anche un mulo.

    Ad altri che non ai firmano, ma discettano su Roma. Roma è città sacra ed "eterna" ab origine. E' stata violata tante volte, è stata saccheggiata tante volte, ma mai distrutta. E per farlo ci bogliono attibuti che in Curia ormai mancano da un pezzo. E non la distruggera' neanche una banda di sudamericani cocaleri e di italiani leccapiedi. Non glielo permetteremo.
    Rr

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  22. @ Perche' Roma

    L'Istituzione e' marcia? INdubbiamente in parte notevole sembra esserlo, purtroppo; pero' in tutto l'orbe cattolico non solo "a Roma". Togliendo il papato da Roma,sua sede naturale consacrata dalla Tradizione, non si risolverebbe nulla, anzi le cose peggiorerebbero perche' in realta' la religione cattolica resterebbe senza un visibile ubi consistam, un centro istitutionale solido e visibile, riconosciuto. Avremmo un Papa che itinera ecumenicamente.
    O succube dello Stato dove andrebbe ad abitare, come al tempo della "cattivita' avignonese" del papato, un periodo estremamente funesto, che sfocio' poi nel Grande Scisma d'Occidente, altra esperienza devastante e negativa.
    Roma e' stata saccheggiata tante volte? Considerando l'arco di tempo, 28 secoli, non sembrano tante. Sotto i Romani antichi resto' intatta per quasi otto secoli (dal quarto a.C., distrutta dai Galli tranne il Campidoglio, sino ai saccheggi di Alarico nel 410 d.C. e dei Vandali, 455 d.C., operazioni banditesche contro una citta' disarmata. Cambio' di mano un paio di volte e subi' distruzioni durante la Guerra Gotica. Gli Arabi, nel IX sec. non riuscirono a prenderla, devastarono le Basiliche fuori le Mura ma l'assalto fu respinto dalla popolazione in armi. Ci furono poi a volte distruzioni interne provocate da lotte civili e da quelle tra impero e papato. Venne poi un esercito normanno come alleato del Papa e le sue truppe saccheggiarono a tradimento una parte della citta', begli alleati. Si ebbe poi il famoso Sacco nel 1527, che duro' un mese, mi pare. Salto fino al 1870, ho dimenticato qualcosa? Nel 1870 ci fu l'occupazione da parte del Re d'Italia, ci furono dei disordini ma limitati, non si puo' parlare di saccheggio. Ne' di saccheggio per le ultime due occupazioni straniere nel 1943-1944). Questa carrellata a memoria, solo per ricordare che tutto sommato la Provvidenza ha alquanto protetto Roma, come citta', mi sembra. Almeno sino ad ora. Vedremo nel prossimo futuro, se continuera' l'apostasia della Chiesa e la corruzione della societa'. historicus

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