Inserisco il secondo testo per proseguire nell'analisi di Nostra Aetate. Ho fatto un rapido copia incolla dal cellulare
per consentire la prosecuzione della discussione. Interverrò appena riuscirò ad essere operativa dalla mia postazione. Intanto un grosso grazie a Esistenzialmente Periferico!
Le diverse religioni
2. Dai tempi più antichi fino ad oggi presso i vari popoli si trova una certa sensibilità a quella forza arcana che è presente al corso delle cose e agli avvenimenti della vita umana, ed anzi talvolta vi riconosce la Divinità suprema o il Padre. Questa sensibilità e questa conoscenza compenetrano la vita in un intimo senso religioso.
Quanto alle religioni legate al progresso della cultura, esse si sforzano di rispondere alle stesse questioni con nozioni più raffinate e con un linguaggio più elaborato. Così, nell'induismo gli uomini scrutano il mistero divino e lo esprimono con la inesauribile fecondità dei miti e con i penetranti tentativi della filosofia; cercano la liberazione dalle angosce della nostra condizione sia attraverso forme di vita ascetica, sia nella meditazione profonda, sia nel rifugio in Dio con amore e confidenza. Nel buddismo, secondo le sue varie scuole, viene riconosciuta la radicale insufficienza di questo mondo mutevole e si insegna una via per la quale gli uomini, con cuore devoto e confidente, siano capaci di acquistare lo stato di liberazione perfetta o di pervenire allo stato di illuminazione suprema per mezzo dei propri sforzi o con l'aiuto venuto dall'alto. Ugualmente anche le altre religioni che si trovano nel mondo intero si sforzano di superare, in vari modi, l'inquietudine del cuore umano proponendo delle vie, cioè dottrine, precetti di vita e riti sacri.
La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini.
Tuttavia essa annuncia, ed è tenuta ad annunciare, il Cristo che è « via, verità e vita » (Gv 14,6), in cui gli uomini devono trovare la pienezza della vita religiosa e in cui Dio ha riconciliato con se stesso tutte le cose (Cf. 2 Cor 5,18-19).
Essa perciò esorta i suoi figli affinché, con prudenza e carità, per mezzo del dialogo e della collaborazione con i seguaci delle altre religioni, sempre rendendo testimonianza alla fede e alla vita cristiana, riconoscano, conservino e facciano progredire i valori spirituali, morali e socio-culturali che si trovano in essi.
Adamo era Cattolico.
RispondiEliminaAdamo aveva ricevuto la Rivelazione e la ha trasmessa ai suoi figli. Però, dopo il peccato originale, l'influsso diabolico e la superbia umana vi si sono mescolate in parti più o meno grandi. I frutti di tale mescolanza, sono state le religioni. Gesù è oltre, prima e più che il grande "rivoluzionario" di cui si parla negli ultimi decenni, il grande RESTAURATORE, venuto a restaurare in primis il rapporto dell'Uomo con Dio, per dargli la chance di salvarsi, e poi anche i frammenti di rivelazione presenti nelle varie culture. Per questo la Chiesa è CATTOLICA, cioè universale. Per questo è l'unica vera società multi-etnica e multi-culturale che esiste al mondo.
"...conservino e facciano progredire i valori spirituali, morali e socio-culturali che si trovano in essi."
RispondiEliminaQuesto è compito loro.
Nostro compito è conservare e far progredire i valori spirituali, morali e socio- culturali che discendono dalla Fede in Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo.
Tralascio:"...per mezzo del dialogo e della collaborazione con i seguaci delle altre religioni...". Chi vuole può fare di questa citazione un quadruccio. Ci deve essere stato un corto circuito. Il disco si incantò.
Segue:
RispondiEliminaQualcuno ricorda quando la maestra invitava a ripetere con le proprie parole?
Forse fu solo la mia maestra ad essere così avanti. O indietro?
Ripetere con le proprie parole è un valido esercizio per imparare ada esprimersi costruendo un discorso di senso compiuto, dati determinati contenuti. E in questo atto soggettivo può capitare di tralasciare elementi importanti. Ma questo non può appartenere alla Chiesa docens et regens.
RispondiEliminaDOMINUS JESUS
RispondiEliminahttp://www.maranatha.it/annodellafede/adf34.htm
@Anonimo 11:16
RispondiEliminaSe uno ha capito tutta l'argomentazione e l'ha fatta sua, non tralascia nessun elemento importante. Cosa significano i massimi voti? Che in quell'argomento ci si muove come a casa propria e si è in grado di collegarlo col mondo intero. Si è in grado di insegnare, autorevolmente governando.
Dio è uno (e trino): fin qui ci siamo.
RispondiEliminaDio si è rivelato un amorevole Padre: non è un giocatore di dati o un orologiaio (con tutto il rispetto...).
Dato che Dio è comunque Dio e le creature no, fare la Sua volontà fa la differenza.
Il peccato originale è un peccato di autonomia da Dio (=disobbedienza).
La prima ribellione è avvenuta tra le creature solo spirituali (angeli ribelli).
Poi da questi è stata solleticata all'uomo, in Adamo: ecco il peccato originale.
Da lì, non come "punizione", ma come naturale conseguenza di una libera scelta (per quanto sbagliata), il peccato ha provocato pena: la valle di lacrime!
Dato che Dio è davvero buono, ecco l'Incarnazione del Verbo. Per guarirci dal male insinuatosi nella natura umana e in tutta la creazione, ora soggetta al principe del mondo.
Non a caso Gesù di dichiara re, ma "non di questo mondo"!
L'Incarnazione è la modalità scelta da Dio per l'assunzione dell'umanità in seno alla Trinità: ecco qui il ruolo di Maria Santissima, preservata dal peccato originale, assunta in cielo e (Tre Fontane) "colei che è nella Trinità divina"!
Umile serva del Signore: la salvezza sta nell'obbedienza alla volontà di Dio.
Non è accaduto principalmente "a motivo del peccato", ma innanzitutto per la bontà di Dio! Quest'intenzione riguardo l'uomo suscitò l'invidia di Lucifero che da allora cerca di ingannare l'uomo sulle intenzioni di Dio.
Dio giudice, Dio inflessibile, Dio addirittura responsabile del peccato e del male (perché non l'ha impedito). O al contrario l'idea di un Dio che perdona persino Satana (apocatastasi) e altre eresie. L'eresia è religiosa, ma non ogni religione è vera!
La verità è una, universale. Giustamente è stato detto che "Adamo era cattolico".
Adamo ha dilapidato l'eredità: Gesù ci permette l'adozione a figli, da coeredi!
La guarigione è trasformazione di un'umanità malata. E' rinascita dall'alto.
La misericordia non "copre" il peccato di un umanità corrotta, ma salva l'umanità corrotta riportandola alla sua dignità originaria. In Gesù la natura transustanzia, non si limita a simboleggiare... L'insipiente costruisce sulla sabbia.
Il dogma non è uno schema logico, ma l'esperienza della verità rivelata, tenendo aperta la porta (stretta) sul mistero. La porta è Cristo. E da questa porta aperta, la scala su cui stanno gli angeli che salgono e scendono dal Cielo, si sta in rapporto con Dio presente e non con un'idea di Dio, filosofica, religiosa o socio-politica. E' l'esperienza di San Francesco con Maria e gli angeli alla porziuncola. E' il perdono che viene esteso da quella fede a tutti, l'indulgenza che guarda all'eterno e che trasforma l'oggi.
Ovviamente gli estensori di N.A., alla storicità dei primi dodici capitoli della Genesi ed all'inerranza della Sacra Scrittura, non ci credevano
RispondiEliminaIl testo fotografa un situazione delle altre religioni tenendo come filo conduttore il concetto che l'uomo è "capax Dei" e che quindi tutte le religioni cercano di rispondere al bisogno di infinito del cuore umano. Viene ribadito giustamente che la Chiesa "annuncia, ed è tenuta ad annunciare, il Cristo che è « via, verità e vita » (Gv 14,6), in cui gli uomini devono trovare la pienezza della vita religiosa e in cui Dio ha riconciliato con se stesso tutte le cose" E subito dopo si afferma che "esorta i suoi figli affinché, con prudenza e carità, per mezzo del dialogo e della collaborazione con i seguaci delle altre religioni, sempre rendendo testimonianza alla fede e alla vita cristiana". A mio avviso tutto questo testo è ineccepibile, non c'è nulla di sbagliato o erroneo in esso.
RispondiEliminaSegretario
Sarà forse formalmente ineccepibile, esimio Segretario, però ha ragione Anonimo 13:06
RispondiElimina
RispondiElimina# Non c'è nulla di sbagliato nell'esortare (N Aet, 2) i cattolici a far progredire i valori spirituali, morali e socio-culturali in cui credono i seguaci delle altre religioni?
Vediamo. Facciamo un esempio concreto. In quali valori spirituali, morali etc. credono i musulmani? Per ciò che riguarda il valore rappresentato dal matrimonio credono nella poligamia, nel concubinaggio legale (con le schiave), nel matrimonio temporaneo (sciiti), nel ripudio, nel divorzio. Il "valore socio-culturale" matrimonio esprime a sua volta la fede religiosa dei musulmani, credendo essi che tutte queste forme siano giustificate nel Corano, loro libro sacro, addirittura archetipo celeste di un Libro che esisterebbe presso Allah dall'eternità.
Domanda: come fa un cattolico degno di questo nome a dialogare con costoro per mantenerli e rafforzarli nei loro "valori", quando questi "valori" sono l'esatto opposto di quanto insegnato da Nostro Signore, nel caso di specie a proposito del matrimonio e della famiglia?
Non si invitano qui i cattolici a snaturarsi, a tradire se stessi, perché ora dovrebbero prodigarsi non per convertire i non cristiani alla vera fede, ma a mantenere e progredire i non cristiani nella loro, non rivelata, fonte di concezioni erronee e anche immorali?
Non rappresenta ciò un rovesciamento completo, un vero tradimento, di quello che Nostro Signore ha comandato di fare ai suoi Discepoli, comando che vale per tutti, sacedoti e laici?
E se, restando nell'esempio di un istituto essenziale come il matrimonio, passiamo a protestanti e "ortodossi", non ci imbattiamo comunque in una concezione sbagliata del matrimonio, ridotto a contratto che ammette ovviamente il divorzio? Dobbiamo allora, seguendo N Aet 2 impegnarci a mantenere i protestanti e gli altri eretici nelle loro convinzioni? E se, invece, non dobbiamo allora la direttiva di N Aet 2, par. finale, è del tutto priva di senso.
Questa esortazione del par. finale di N Aet 2 è anche un insulto all'intelligenza, oltre che alla fede.
PP
Oltre alle altre questioni già menzionate, rispondo a 'segretario' che NA è largamente omissiva, in quanto dipinge un quadro idilliaco che non esiste.
RispondiEliminaOggi Socci ha rilanciato questa intervista:
http://www.culturacattolica.it/attualit%C3%A0/in-rilievo/ultime-news/2017/07/25/il-j-accuse-di-padre-henri-boulad-gesuita-egiziano
Padre Boulad non mi pare un tradizionalista e neanche un conservatore: anzi. Anni fa scrisse a Ratzinger auspicando un "Vaticano III", per "recuperare quattro (sic) secoli di ritardo", eccetera. Oggi dice:
TVL: père Boulad, il vostro J’accuse! è rivolto anche alle gerarchie cattoliche, tanto francesi quanto vaticane. Perché?
HB: perché i vertici della Chiesa sono troppo compiacenti nei confronti dell’islam radicale! Dal 1965, dal concilio vaticano II, la Chiesa ha deciso di iniziare un cammino di dialogo con l’islam. Quali sono i risultati di questo mezzo secolo di dialogo? Che quei paesi che un tempo erano le roccaforti della cristianità sono pieni di moschee mentre il mondo musulmano non conosce altro che discriminazioni, minacce e persecuzioni ai danni dei cristiani! Uccisi, cacciati! Che bel dialogo…
Perlomeno è capace di guardare alla realtà, mentre altri vivono in una bolla.
"# Non c'è nulla di sbagliato nell'esortare (N Aet, 2) i cattolici a far progredire i valori spirituali, morali e socio-culturali in cui credono i seguaci delle altre religioni?
RispondiEliminaVediamo. Facciamo un esempio concreto (...)"
La sua argomentazione è fallace e preconcetta, perchè NA non dice quanto sostiene lei. Innanzitutto va tenuta presenta la frase importantissima "sempre rendendo testimonianza alla fede e alla vita cristiana" che NA inserisce nel suo discorso. Poi NA non parla di valori spirituali, morali e socio-culturali in cui credono i seguaci delle altre religioni, ma di valori spirituali, morali e socio-culturali punto e basta, quindi di valori oggettivi, che non corrispondono a tutti quei valori che sono tali per le altre religioni, ma solo ad alcuni di quei valori. Tale frase va letta alla luce delle precedenti affermazioni di NA, quindi ci si riferisce a "quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini". Cioè di quei valori "naturali"che sono infissi nel cuore dell'uomo in quanto creatura di Dio, anche se questi uomini di altre religioni non hanno ancora "scoperto" la Rivelazione e incontrato Cristo. Ma attraverso la maturazione in quei valori che riflettono quelli della Rivelazione, possono a poco a poco essere illuminati anche loro, senza magari rimanere subito abbagliati e finire per non vedere niente.
Segretario
un esempio di logica elementare. Se Gesù è Dio, Maometto non è un profeta perché nel Corano viene negata la divinità di Cristo. Quindi se la Chiesa volesse veramente fare un favore ai musulmani cercherebbe di convertirli per la salvezza della loro anima. Questo è stato insegnato prima di NA.
RispondiEliminaUna cosa che andrebbe sottolineata è la mancanza di ragionamenti rigorosi in questo documento. Si potrebbero fare altri esempi.
RispondiElimina[Commento di PP a N Aet 2-II] L'art. 2 della N Aet è un concentrato di contraddizioni e false rappresentaziobni
1. Esso, tanto per comincare, attribuisce una patente di verità e di santità a tutte le religioni non cristiane sebbene esse non contengano la verità rivelata ma siano parto della mente umana e come tali non redimano e non salvino nessuno. Dice infatti: "la Chiesa cattolica non rigetta nulla di quanto è vero e santo [vera et sancta] in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini".
Ora, si noti la contraddizione: se queste religioni differiscono "in molti punti"'dall'insegnamento della Chiesa cattolica, come fanno a "riflettere non raramente" e quindi abbastanza di frequente, "un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini"? Ciò significa che, per il Concilio, la verità "che illumina tutti gli uomini" può riflettersi in precetti e dottrine che differiscono "in molti punti"'dall'insegnamento della Chiesa!
Ma questo è privo di senso, dal punto di vista cattolico: verità che differiscono "in molti punti" da quelle, rivelate, insegnate dalla Chiesa, non possono evidentemente riflettere "la verità che illumina tutti gli uomini", se questa verità è solamente quella di origine divina, rivelataci da Nostro Signore. Stiamo sempre parlando della verità che riguarda la fede e i costumi.
In questa contraddittoria proposizione di N Aet, non appare una nozione deistica della religione?
Si vorrebbe anche un esempio pratico di queste dottrine delle altre religioni e sette eretiche contenenti "un raggio"[?] di questa "verità che illumina tutti gli uomini"? Un
r a g g i o è poi immagine evanescente. Dove sono questi "raggi" nei politeismi, negli animismi, nell'islam, nelle religioni orientali? Sulle loro concezioni del matrimonio e della famiglia è bene stendere un velo pietoso. Il "raggio" proviene forse dalla loro concezione della Divinità? Lo troviamo forse nell'entità che parla nel Corano come un padrone di schiavi? Nel politeismo indù? Nei culti vodoo? (Sembra che i Gesuiti il "raggio"siano andati a pescarlo nella dottrina della Reincarnazione, pensa te che goduria).
Non lo troviamo da nessuna parte questo "raggio", ecco perché il discorso conciliare resta nel vago.
PP
Da http://www.sanpiox.it/articoli/crisi-nella-chiesa/1230-l-ecumenismo domande e risposte semplici, sul tema. Riporto:
RispondiEliminaDove possiamo trovare la posizione cattolica tradizionale sull’ecumenismo?
La posizione cattolica tradizionale sull’ecumenismo è espressa nell’enciclica Mortalium animos (1928). Il suo autore, papa Pio XI, vi descriveva gli sforzi degli «ecumenici» in un modo che resta molto attuale: «Persuasi che rarissimamente si trovano uomini privi di qualsiasi sentimento religioso, sembrano trarne motivo a sperare che i popoli, per quanto dissenzienti gli uni dagli altri in materia di religione, pure siano per convenire senza difficoltà nella professione di alcune dottrine, come su un comune fondamento di vita spirituale. Perciò sono soliti indire congressi, riunioni, conferenze, con largo intervento di pubblico, ai quali sono invitati promiscuamente tutti a discutere: infedeli di ogni gradazione, cristiani, e persino coloro che miseramente apostatarono da Cristo o che con ostinata pertinacia negano la divinità della sua Persona e della sua missione»[3].
Che valutazione dava Pio XI di queste attività ecumeniche?
«Non possono certo ottenere l’approvazione dei cattolici tali tentativi fondati sulla falsa teoria che suppone buone e lodevoli tutte le religioni, in quanto tutte, sebbene in maniera diversa, manifestano e significano egualmente quel sentimento a tutti congenito per il quale ci sentiamo portati a Dio e all’ossequente riconoscimento del suo dominio. Orbene, i seguaci di siffatta teoria, non soltanto sono nell’inganno e nell’errore, ma ripudiano la vera religione depravandone il concetto e svoltano passo passo verso il naturalismo e l’ateismo»…«Chiaramente consegue che quanti aderiscono ai fautori di tali teorie e tentativi si allontanano del tutto dalla religione rivelata da Dio».
Qual è la nuova concezione dell’ecumenismo?
Col Vaticano II, gli uomini di Chiesa hanno adottato un nuovo atteggiamento, che corrisponde ad una nuova dottrina. La Chiesa cattolica non viene più presentata come l’unica società religiosa che conduce alla salvezza; le altre confessioni cristiane, e perfino le religioni non cristiane, sono considerate come altre espressioni (senza dubbio meno perfette, ma comunque valide) della religione divina, come vie che conducono realmente a Dio e alla salvezza eterna. Non si parla più di conversione dei non cattolici alla Chiesa cattolica, ma di dialogo e di pluralismo religioso
…Anche verso le religioni non cristiane il Vaticano II cerca di avere la visione più accomodante possibile. La dichiarazione conciliare Nostra aetate si sforza di vedere in ogni modo valori positivi nell’induismo, nel buddismo, nell’islam e nel giudaismo, tralasciando invece gli errori che li caratterizzano. Non si può non registrare in questo atteggiamento un netto cambiamento rispetto al passato."
Anna (1 - segue)
Questo cambiamento di atteggiamento è riconosciuto pubblicamente?
RispondiEliminaIl documento Dialogo e Missione del Segretariato pontificio per i non cristiani del 4 settembre 1984 (dunque un documento ufficiale di un organo della Santa Sede) afferma esplicitamente, fin dalle prime righe: «Il Concilio Vaticano II ha segnato una tappa nuova nelle relazioni della Chiesa con i seguaci delle altre religioni. […] Questo nuovo atteggiamento ha preso il nome di dialogo» (nn. 1 e 3).
Che significa la parola «dialogo» nel linguaggio conciliare?
Il documento Dialogo e Missione, riguardo alla parola «dialogo», dice: «Indica non solo il colloquio, ma anche l’insieme dei rapporti interreligiosi, positivi e costruttivi, con persone e comunità di altre fedi per una mutua conoscenza e un reciproco arricchimento» (n. 3). E lo stesso documento fornisce, al n. 13, queste ulteriori precisazioni: «Vi è il dialogo nel quale i cristiani incontrano i seguaci di altre tradizioni religiose per camminare insieme verso la verità e collaborare in opere di interesse comune».
Cosa si può desumere da queste affermazioni?
Se si pensa che i cattolici lavorano con i non cristiani alla ricerca della verità e che si tratta di un arricchimento reciproco, si deve presupporre, a rigor di logica, che la Chiesa cattolica non è la sola a possedere la verità.
Le confessioni cristiane non cattoliche e le religioni non cristiane sono dei mezzi di salvezza?
Le confessioni cristiane non cattoliche e le religioni non cristiane non sono, in sé stesse, mezzi di salvezza, ma piuttosto di perdizione. Ciò non significa che nessuno dei loro seguaci potrà salvarsi: anche un protestante, un islamico o un buddista può salvarsi, se, vivendo secondo la propria coscienza e sforzandosi di compiere la volontà di Dio per quanto la conosce, riceve da Dio le virtù teologali; ma, anche in tal caso, non si salva attraverso la religione a cui materialmente appartiene, bensì malgrado gli errori che essa insegna e solo Dio sa quando ciò avviene. Noi possiamo solo dire che – senza poter in alcun modo sapere chi concretamente si salva e chi no – ci si può salvare anche nelle false religioni e nonostante esse, ma non attraverso di esse."
Anna (2 - segue)
E invece le comunità separate dalla Chiesa e le religioni non cristiane non possono essere mezzi di salvezza?
RispondiEliminaLe comunità separate dalla Chiesa cattolica e le religioni non cristiane non possono ad alcun titolo essere dei mezzi di salvezza; di per sé, a rigor di termini, esse sono piuttosto degli ostacoli alla salvezza, e in certe circostanze possono tutt’al più essere delle occasioni di salvezza. Se, infatti, alcuni dei loro membri sono in stato di grazia, è unicamente perché sono nell’ignoranza invincibile e quindi non sono colpevoli della loro separazione dal corpo della Chiesa. Secondo l’insegnamento tradizionale, essi possono appartenere alla comunione dei santi e, in questo modo, ottenere la salvezza eterna: ma vi appartengono individualmente e non attraverso la loro comunità. Le comunità dissidenti, di per sé stesse, lungi dal condurre alla Chiesa cattolica, allontanano da essa, e perciò non rientrano nell’ordine dei mezzi scelti da Dio nell’economia della salvezza.
Cosa dobbiamo pensare dei giudizi positivi che il Concilio Vaticano II formula sull’induismo, il buddismo, l’islam e il giudaismo nel suo testo Nostra ætate (il documento sulle religioni non cristiane)?
La dichiarazione conciliare Nostra ætate, su questo punto, manifesta chiaramente di non essere imparziale. Il suo relatore ufficiale dichiarò pubblicamente, presentando il testo nel corso del Concilio, che essa non aveva per scopo di dire la verità intera su quelle religioni, ma di menzionare esclusivamente gli aspetti che le potessero avvicinare al cristianesimo[22].
La dichiarazione Nostra aetate, però, non riprende la dottrina tradizionale affermando anche che la Chiesa «annuncia ed è tenuta ad annunciare il Cristo, che è “la via, la verità, la vita” (Gv 14,6) in cui gli uomini devono trovare la pienezza della vita religiosa e in cui Dio ha riconciliato con sé stesso tutte le cose» (n. 2)?
Alla luce di tutto il resto del testo e di quanto è detto negli altri documenti conciliari, dire che gli uomini devono trovare in Cristo «la pienezza della vita religiosa» non è affatto incompatibile con l’idea che anche le altre religioni siano mezzi salvifici, perché lascia intendere che, se la verità si trova pienamente solo nella Chiesa di Cristo, suoi elementi si trovano anche – parzialmente ma realmente – al di fuori di essa. La Sacra Scrittura, invece, insegna che Gesù Cristo è «l’unico mediatore tra Dio e gli uomini» (1Tm 2,5), l’unico ambasciatore gradito a Dio, «così da poter intercedere in loro favore» (Eb 7,25). «Chi è il mentitore, se non chi nega che Gesù è il Cristo? Colui che nega il Padre e il Figlio è l’anticristo. Chiunque nega il Figlio, non ha neanche il Padre» (1Gv 2,22-23). E ancora: «Non c’è sotto il cielo alcun altro nome dato agli uomini dal quale possiamo aspettarci di essere salvati» (At 4,12). Ogni religione che rifiuta questa mediazione è intrinsecamente cattiva: è perciò contraddittorio pretendere di annunciare Cristo e nello stesso tempo di fare l’elogio, anche solo parziale, delle religioni che vi si oppongono.
Anna (segue)
Non tutto ciò che le religioni non cristiane affermano è falso. Ci sono quindi degli elementi positivi anche in esse: ciò non obbliga almeno ad una certa apertura verso questi valori positivi?
RispondiEliminaPer capire meglio il problema possiamo servirci di un esempio tratto dalla realtà materiale. Un alimento è giudicato buono o cattivo non soltanto in funzione degli elementi che contiene, ma nel suo complesso; infatti, la cattiva ripartizione di ingredienti che in sé, presi isolatamente, sarebbero ottimi, può bastare a danneggiare l’insieme. L’introduzione, poi, di un solo ingrediente avariato basta a rendere immangiabile tutto l’alimento; e l’aggiunta di una sola goccia di veleno può essere letale: anche il dolce più buono, nessuno si arrischierebbe a mangiarlo selezionando le parti che presuppone non avvelenate. Tutto questo, fuor di metafora, vale anche nell’ordine spirituale. Una religione non è soltanto la somma aritmetica di una serie di elementi: essa forma un insieme (così come un sistema scientifico o filosofico, una dimostrazione, ecc.). Ciò che conta è che sia buono l’insieme nel complesso, nella sua interezza. Se l’insieme non è buono perché viziato da qualche elemento negativo, tutti gli elementi buoni che eventualmente persistono in esso non potranno in alcun modo renderlo intrinsecamente buono.
Si può fare un esempio?
L’islam si presenta come una religione monoteista e questo aspetto, perfettamente vero, costituisce una parte importante della sua dottrina. Ma questo monoteismo si presenta anche come radicalmente antitrinitario. Perciò, anche se vero in sé, il monoteismo islamico viene ad essere viziato dal sistema nel quale si trova inserito.
Tuttavia, ci sono delle gradazioni nell’errore: non si può dire almeno che una religione che, benché falsa, riconosce l’esistenza di un Dio unico e impone una certa morale, sia meglio dell’ateismo e dell’immoralità assoluta?
Certamente ci sono delle gradazioni nell’errore. Ma, di per sé, non è la somma materiale degli elementi positivi che un errore contiene ancora a determinare la sua vicinanza alla verità, proprio come non è la somma aritmetica di verità su cui si è d’accordo che favorisce una conversione (se ciò fosse vero, ad esempio, un ortodosso dovrebbe convertirsi al cattolicesimo con molta più facilità di un ateo, perché ha nella sua comunità molti più “elementi di verità” dell’ateo: e invece nella maggior parte dei casi l’esperienza insegna che un ateo si converte più facilmente, perché quegli elementi veri, inseriti in un contesto acattolico, possono diventare perfino un ostacolo al ritorno alla verità).
Si può affermare, come tendenza generale, che un sistema che, nel separarsi dalla verità, ne conserva un maggior numero di elementi, può essere perfino più pericoloso di un altro che ne ha meno, perché non c’è errore più pericoloso di quello che più somiglia alla verità. Si trovano esempi di questo principio anche nell’ordine naturale: una sedia con tre gambe, che sta più o meno in piedi, è più pericolosa di una sedia con due gambe su cui a nessuno verrebbe l’idea di sedersi; una banconota falsa imitata benissimo è più pericolosa di una imitata meno bene e quindi facilmente riconoscibile.
Anna (segue)
Cosa si deve pensare del ragionamento che afferma che Dio «è operante» nelle religioni non cristiane, dato che vi si può trovare del bene che non può provenire se non da Dio?
RispondiEliminaQuesto ragionamento, quando dice che Dio «è operante» nelle religioni non cristiane, non distingue sufficientemente tra l’ordine naturale e quello soprannaturale: è evidente, infatti, che quando si parla di un’azione di Dio in una religione, ci si riferisce ordinariamente ad un’operazione salvifica, si vuole dire cioè che Dio salva con la sua grazia soprannaturale. Gli elementi buoni che si trovano nelle religioni non cristiane sono solo di ordine naturale, mentre non ci sono in esse veri beni soprannaturali; Dio, quindi, senz’altro «è operante» in esse, ma a titolo di creatore (e a questo titolo, del resto, Dio «è operante» in qualsiasi cosa), in quanto cioè dà l’essere ad ogni cosa, ma non in quanto salvatore.
L’induismo allontana dalla salvezza eterna?
L’induismo, predicando la reincarnazione, toglie serietà alla vita terrena. Essa non è più la prova decisiva da cui dipende tutta l’eternità, ma una semplice tappa, dato che l’anima deve reincarnarsi – anche in un animale – altrettante volte quanto risulti necessario all’espiazione delle sue colpe. Per questa stessa ragione, l’induismo non conosce la misericordia: passa con freddezza davanti ai poveri e quelli che soffrono, ritenendo che portino giustamente il peso dei loro peccati.
Il buddismo allontana dalla salvezza eterna?
Il buddismo è una religione senza Dio. L’uomo crede di potersi salvare da solo e questa salvezza consiste nel penetrare nel «nulla», il nirvana. Il buddismo non aspetta una vita eterna di unione con Dio, ma solo la fine delle sofferenze nella dissoluzione della propria esistenza.
L’islam allontana dalla salvezza eterna?
L’islam respinge come una bestemmia la Santissima Trinità e, di conseguenza, la divinità di Cristo. Incoraggia la crudeltà (lodando l’omicidio di un cristiano come un’opera buona) e la sensualità (incoraggiando la poligamia e promettendo agli uomini un paradiso di gioie sensuali). Citiamo come esempio qualche suradel Corano: «I cristiani hanno detto: “Il Messia è figlio di Dio!”. Questo verbo gli scappa di bocca; essi imitano il verbo di coloro che non avevano creduto già prima di loro. E li annienti Dio, li annienti! Quanto sono imbecilli!»[23]. «Quando incontrate gli increduli, colpiteli alla nuca fino a domarli, poi serrate bene i ceppi, in seguito delibererete se gli dovete concedere la grazia o se dovete esigere il riscatto, fino a che la guerra non abbia deposto il suo carico d’armi»[24]. Quanto al paradiso, oltre alle «urì dagli occhi grandi, somiglianti alle perle di uno scrigno», secondo il Corano ci saranno anche dei conturbanti «immortali» efebi che «sembreranno perle disperse» e che «porteranno coppe e tazze di bevanda fresca e pura»[25].
Anna (segue
Il giudaismo allontana dalla salvezza eterna?
RispondiEliminaGli ebrei attuali rifiutano Gesù Cristo. Prima della venuta di Cristo, il giudaismo era la vera religione, ma ora non lo è più, poiché ha disconosciuto la sua vocazione e non ha voluto accogliere il suo salvatore. I veri ebrei si sono convertiti a Cristo, perché, alla sua venuta, la religione giudaica dell’Antico Testamento ha perduto il suo significato e la sua giustificazione. Di conseguenza è inaccettabile che un vescovo cattolico possa dire: «La Chiesa non può essere il nuovo Popolo di Dio se non mantenendo la continuità e la parentela con Israele. La rottura tra la Sinagoga e la Chiesa fu infatti la prima divisione nella Chiesa. Lo scopo dell’ecumenismo è la riconciliazione tra la Chiesa e la Sinagoga»[26].
In definitiva, cosa possiamo dire a proposito delle religioni non cristiane?
Non si può che ripetere le parole di san Pietro: «Non c’è sotto il cielo alcun altro nome [rispetto a quello di Gesù] dato agli uomini dal quale possiamo aspettarci di esser salvati» (At 4,12).
Non si deve almeno sperare che, in qualche modo, i non cristiani possano salvarsi anche senza entrare a far parte della Chiesa?
La Chiesa ha sempre ammesso che, in via di principio, dei non cristiani possono salvarsi quando hanno il battesimo di desiderio implicito (cioè se sono nell’errore senza colpa da parte loro, ricercano onestamente la verità e accettano la grazia di Dio)[27]. Ma le condizioni del battesimo di desiderio implicito sono inverificabili individualmente: non possiamo mai sapere se tale o talaltro non cristiano si salva oppure no. D’altronde, c’è invece motivo di temere che, a causa degli errori diffusi nelle religioni non cristiane e delle seduzioni del mondo, il numero di non cristiani che ricercano in modo così disinteressato la verità non sia molto elevato. È questo che spinse papa Pio IX a denunciare come un errore la seguente proposizione: «Almeno si deve bene sperare della eterna salvezza di tutti coloro che non sono nella vera Chiesa di Cristo»[28].
Le religioni non cristiane adorano il vero Dio?
Le religioni non cristiane non adorano il vero Dio. Il vero Dio, infatti, è il Dio trinitario che si è rivelato nell’Antico Testamento e, soprattutto, nel Nuovo, tramite suo Figlio Gesù Cristo. «Chiunque nega il Figlio non ha neanche il Padre» (1Gv 2,23); «nessuno viene al Padre, se non per mezzo mio», ha detto Gesù (Gv 14,6).
Non possiamo dire che gli ebrei e i musulmani hanno un’idea giusta ma incompleta di Dio, e che di conseguenza adorano il vero Dio?
Non conoscere una verità e respingerla sono due cose ben diverse. Sarebbe corretto applicare questo concetto di un’idea giusta ma incompleta di Dio agli ebrei del’Antico Testamento: ad essi, infatti, la Santissima Trinità non era stata ancora rivelata, e quindi non ci credevano esplicitamente, ma neppure la respingevano. Gli islamici (e gli ebrei di oggi) negano espressamente la Santissima Trinità rivelata da Gesù Cristo. Pregano un Dio che sarebbe una persona sola: ma un Dio del genere non esiste."
Anna (segue)
Quali sono le conseguenze pratiche dell’ecumenismo?
RispondiEliminaLe conseguenze dell’ecumenismo sono l’indifferenza religiosa e la rovina delle missioni. Oggi è opinione comunemente diffusa tra i cattolici che ci si possa salvare grazie a qualsiasi religione. L’apostolato missionario quindi non ha più alcun senso, e succede anche abbastanza spesso che, in nome dell’ecumenismo, si rifiuti di accogliere nella Chiesa dei membri di altre religioni, che, invece, lo domandano. L’attività missionaria diventa semplicemente un sussidio allo sviluppo umano. Ciò è in flagrante opposizione con l’ordine di Gesù: «Andate, dunque, ammaestrate tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto quanto vi ho comandato» (Mt 28,19).
L’ecumenismo e il dialogo interreligioso non sono un’esigenza della carità fraterna?
L’ecumenismo e il dialogo interreligioso, per come sono predicati dal Vaticano II, non sono un’esigenza della carità fraterna, ma al contrario si oppongono alla carità: il vero amore, infatti, esige che si desideri e che si faccia del bene al prossimo. E, in materia religiosa, fare del bene al prossimo significa aiutarlo ad indirizzarsi verso la verità. È quindi un segno di vero amore quello che davano i missionari che lasciavano patria e amici per andare a predicare Gesù Cristo in terre lontane, in mezzo a pericoli e fatiche indicibili; molti vi persero la vita, uccisi dalla malattia o dalla violenza. L’ecumenismo e il dialogo interreligioso, al contrario, lasciano gli uomini nei loro errori. Se questo atteggiamento è più comodo rispetto all’apostolato missionario, non è certo un segno di carità, ma piuttosto di indolenza e di mancanza di coraggio evangelico.
Pur opponendosi alle interpretazioni eccessivamente sincretiste della dottrina sull’ecumenismo e sul dialogo interreligioso, non se ne possono conservare almeno le espressioni e sviluppare così una teologia cattolica dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso?
Una «teologia cattolica dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso», di fatto, verrebbe a coincidere con ciò che la Chiesa ha sempre insegnato sulla necessità del ritorno all’unità cattolica dei membri delle comunità separate da Roma e la conversione dei non cristiani. È vero che prima del Concilio alcuni teologi parlavano, in questo senso, di un «ecumenismo cattolico» per contrapporlo al «falso ecumenismo»; ma l’origine acattolica di queste espressioni e l’impiego in senso eterodosso che ne è fatto oggi su larga scala ne sconsigliano l’impiego da parte dei cattolici, perché, come insegna san Tommaso, «le nostre espressioni non devono avere niente in comune con quelle degli eretici, in modo che non sembrino favorire il loro errore»[45].
(Anna: é una sintesi, il link sopra per chi vuole leggere le altre domande/risposte
Leggendo questa seconda parte, sono ancora più convinto che il problema sia di linguaggio, troppo sofisticato. Sembra di guardare un circense che cammina su una corda, tanto è sottile il tentativo di non cadere...
RispondiEliminaEbbene si usano termini "cercano... si sforzano... raggi di verità..." nel tentativo di trovare una base comune. Forse questa base c'è, ma un conto è "provarci" ed un altro è "riuscirci".
Nella parte finale si rinuncia di fatto alla evangelizzazione, che può portare solo al Battesimo. Senza quello non vi è Salvezza. Quindi a che serve farli progredire in sti valori morali se poi non si salvano?
Nostra aetate = volemose bene, preferisco abbracciarti che salvarti.
Anonimo Negare il battesimo di desiderio ed il battesimo di sangue
RispondiEliminaChe SONO ESPLICITAMENTE previsti dal Catechismo di San Pio X e dal Concilio di Trento è ERESIA.
Leonard Fenney S.J. (+R.I.P.) fu condannato da Cardinale Ottaviani (1949).
La pietra dello scandalo fu che lui insegnava come SENTENTIA CERTA che, prima di Colombo, dal continente americano si erano salvati in ben pochissimi.
I VESCOVI americani reputavano che ERA LECITO PENSARLO, CHE *PRESUMIBILMENTE* i fatti erano davvero andati così, MA CHE NON è LECITO insegnarlo come certezza. Insegnarlo come certezza, infatti, vuol dire:
1) Sostituirsi a Dio. Solo Dio può conoscere il vero stato di un'anima. Noi possiamo solo elaborare prudenti congetture;
2) La Chiesa ha un canone dei santi. Cioè un elenco di persone che CERTAMENTE stanno in Cielo. Non ha MAI stilato un elenco di dannati. Si può ritenere che la maggior parte dell'Umanità andrà all'inferno, il (relativamente) "PICCOLO NUMERO DEGLI ELETTI" è stato uno dei temi di predicazioni preferiti da tanti santi. Ma circa il "nome & cognome" di chi sta all'inferno, l'unica certezza al riguardo la abbiamo verso Giuda, poiché il Signore al riguardo parla chiaro ("Sarebbe stato meglio per lui non essere mai nato"). Ora insegnare ciò che insegnava Feenney, equivarrebbe a sentenziare circa la dannazione. E' dubbio se la Chiesa abbia tale potere. Certo è che NON lo ha MAI fatto. Il Sant'uffizio diede ragione ai vescovi americani. Fenney è morto nel 1972, riconciliato ed assolto dalla scomunica del 1949, anche se (all'uso moderno) non ci sono segni di una sua ammenda circa ciò che aveva insegnato.
26 luglio 2017 10:06.
Gli insegnamenti di Fenney hanno influenzato l'Antipapa di Palmar, che, infatti, lo ha canonizzato e sono stati fatti propri dalla setta americana, nata intorno ad una apparizione non riconosciuta :"FOR MY GOD AND MY COUNTRY". I seguaci di tlae gruppo vanno in giro, gli uomini sempre in giacca e cravatta, come i mormoni, e le donne avvolte in CAMICIONI e gonnelloni tali che non sarebbero distinguIbili dalle islamiche, se non fosse per gli enormi crocifissi al collo.
# Replica a Segretario su N Aet 2
RispondiElimina-- Non ho tenuto conto della frase importantissima "sempre rendendo testimonianza alla fede e alla vita cristiana"? Questa frase è certamente dovuta, nel contesto. Ma, se si guarda bene, essa appare pleonastica e inefficace. Infatti, dobbiamo supporre che, nell'entrare in dialogo con quelli delle altre religioni, il fedele cessi di "render testimonianza alla fede e alla vita cristiana"? No, ovviamente. E allora perché precisarlo? Non è forse scontato? Forse che un fedele in buona fede si mette a dialogare per diventare buddista, indu, maomettano etc.?
Ma la frase appare contraddittoria: il fatto è che proprio la testimonianza aperta, frontale dei valori cristiani, esposti e fatti valere di contro a quelli delle altre religioni, fanno cessare il dialogo ancor prima che esso inizi. Se di dialogo serio si tratta, vertente cioè sulle verità di fede e della morale. Con un ebreo e un musulmano convinti della loro religione, non si vede come possa esserci "dialogo": solo il ribadire che Cristo è Figlio di Dio per loro è una bestemmia che merita la morte. E difatti il "dialogo" condotto dalla Chiesa con queste due religioni verte sempre su cose non attinenti la religione, messa tra parentesi: su come attuare la pace nel mondo e roba del genere. Una burletta, una presa in giro, per dirla tutta. Sicuramente ci ridono dietro e fanno bene.
--Lei mi deve perdonare, ma non ho compreso bene il suo ragionar sui valori. I valori degli altri, cui fa cenno N Aet 2, non sarebbero quelli in cui loro credono, ma valori (spirituali, socioculturali etc.) punto e basta, quindi valori "oggettivi", che "non corrispondono a tutti quei valori che sono tali per le altre religioni ma solo ad alcuni di quei valori". Forse si potrebbe fare, una volta tanto, un esempio concreto? Quali sarebbero questi valori "oggettivi" che non corrispondono a tutti i valori che sono tali per le altre religioni, ma solo ad alcuni di essi? Per i musulmani, p.e., non credo esistano valori indipendenti dalla religione ossia dal Corano. Per il musulmano non esistono valori "naturali" posti da Dio nel cuore dell'uomo, non credono in una legge naturale che parla alla nostra coscienza. L'unica legge che conoscono è il decreto imperscrutabile di Allah. E nelle religioni orientali c'è posto per questi valori naturali?
Lei invoca poi un altro passo di N Aet, sulla cui contraddittorietà ho già fatto un intervento.
PP
RispondiEliminaInterv. su N Aet - Pace con il giudaismo, come? Una pace ambigua
Ci si riempie continuamente la bocca con questa parola PACE. Ma in che senso dobbiamo
intenderla? Si tratta naturalmente di una pace religiosa, che riguarda le due religioni.
Sono forse venuti meno le rispettive credenze, per quanto riguarda il modo di concepire l'altra religione? Si sono fatte delle concessioni al credo dell'avversario?
Mi sembra di poter dire questo:
1. Le concessioni le ha fatte la Chiesa cattolica non l'ebraismo, rimasto a quanto è dato di vedere tetragono nel suo rifiuto di Cristo. Forse che dal Talmud sono stati tolti certi insulti blasfemi nei confronti di Nostro Signore e della S.ma Vergine?
2. Concessioni inconcepibili al messianesimo giudaico, oscurando il limpido dogma che va sotto il nome di "teologia della sostituzione": se Nostro Signore è il vero Messia, la missione di Israele si è compiuta, all'Antico Testamento si sostituisce appunto il Nuovo, la Nuova Alleanza, nella quale sono venute a compimento le promesse fatte agli Israeliti, inizialmente unico popolo eletto: il messaggio di salvezza ora è per tutta l'umanità, non c'è più differenza tra Ebrei e Greci, come spiega san Paolo.
3. La concessione appare in un ambiguo passaggio di N Aet 4, ove si dice: "E se è vero che la Chiesa è il nuovo popolo di Dio, gli Ebrei tuttavia non devono esser presentati come rigettati da Dio né come maledetti, quasi che ciò scaturisse dalla S. SCrittura". Come "maledetti" da Dio, la Chiesa giustamente non li ha mai rappresentati, caso mai gli antisemiti, ma questo è un altro discorso. Se Dio li avesse maledetti tutti quanti per il deicidio commesso dai loro capi (a maggioranza), nessun ebreo si sarebbe mai convertito a Cristo, nei secoli.
Ma in quanto "giudaismo", culto al Dio unico antitrinitario, tale culto è stato sicuramente "rigettato". Insinuare che non lo sia stato, significa solo creare confusione e rendere incerto il significato della Nuova Alleanza ossia il fondamento stesso della nostra fede. Il testo avrebbe dovuto chiarire la differenza tra giudaismo e ebrei come singoli individui.
PP
"Essa [la Chiesa] considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini."
RispondiEliminaNon si possono considerare "con sincero rispetto" precetti e dottrine falsi, che sviano gli uomini dal loro anelito verso il vero Dio e li distolgono, il più delle volte, dalla conversione alla Chiesa Cattolica.
Infatti è ovvio che anche le false religioni - come anche le false ideologie - contengano alcune verità ("un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini").
Ma è altrettanto ovvio che, in un sistema dottrinale fondamentalmente falso, le verità ivi presenti servono solo come copertura agli errori ed alle immoralità, per mimetizzarli e farli trangugiare agli sventurati adepti.
"Tuttavia essa [la Chiesa] annuncia, ed è tenuta ad annunciare, il Cristo che è « via, verità e vita » (Gv 14,6), in cui gli uomini devono trovare la pienezza della vita religiosa e in cui Dio ha riconciliato con se stesso tutte le cose."
RispondiEliminaEcco, appunto: il Cattolicesimo, ossia l'unica vera Religione divinamente rivelata, viene ridotto da Nostra aetate ad una mera "pienezza della vita religiosa": quasi sia il naturale sbocco in cui debbano confluire le false religioni, che a questo scopo erano già state 'imbellettate' nelle frasi precedenti in vista di questo escamotage finale.
Le false religioni, per Nostra aetate, sarebbero sostanzialmente buone ed efficaci ai fini della salvezza delle anime.
Per quei loro membri che lo desiderassero, sarebbe comunque disponibile, come semplice 'optional', una maggiore "pienezza".
Ma niente di obbligatorio, per carità: solo un'offerta amichevole di Nostra aetate per alzare un po' di più la già ottima votazione finale...
E' ovvio che, una volta adottata questa visione prettamente modernista della religione, Nostra aetate abbia contribuito pesantemente alla distruzione dello spirito missionario.
RispondiElimina# Ancora sul N Aet 2, capoverso finale: i valori che i cattolici dovrebbero mantenere e conservare nei non-cristiani sono quelli loro propri, dei non-cristiani, storicamente attuali! Altro che conversione a Cristo! Altro che Missione!
Rileggendo ancora una volta il testo si nota che, in ogni caso, è impossibile che il testo si riferisca a "valori spirituali etc." cosiddetti "obiettivi"[Segretario], indipendenti cioè dalle credenze della rispettiva religione positiva e quindi riconducibili alla morale naturale e/o alla c.d. religione naturale. Infatti, il testo recita, togliendo gli incisi sul modo di agire prudente e sempre testimoniante la fede e la vita cristiana, così è più chiaro:
"[La Chiesa] perciò esorta i suoi figli [...] affinché riconoscano, conservino e facciano progredire i valori spirituali, morali e socio-culturali che si trovano in essi [in essi non-cristiani, nessuno escluso]". TESTO LATINO :
"[Ecclesia] filios suos igitur hortatur [...] ut illa bona spiritualia et moralia necnon illos valores socio-culturales, quae apud eos inveniuntur, agnoscant, servent et promoveant"
I "valori" in cui credono le altre religioni, che ora i cattolici vengono incitati a riconoscere, conservare e far progredire (si noti la precisione e progressione di questi tre verbi) sono quelli " che si trovano concretamente, storicamente, in atto presso di loro", "quae apud eos inveniuntur". Non si tratta di supposti valori nuovi da far risvegliare col "dialogo"!
E quali valori si trovano presso i seguaci delle altri religioni che non siano quelli professati dalle loro stesse religioni? Si capisce, in maniera diretta ed indiretta?
Si noti che il testo non lascia fuori nulla, di questi valori: parla di valori spirituali (dove la religione recita un ruolo di primo piano, ovviamente), morali (le concezioni etiche, incluso il matrimonio, sempre a base religiosa), socio-culturali (politica, diritto, vita civile, matrimonio etc.).
E questi valori, a noi cattolici viene dal Concilio ordinato (perchè di fatto vuole essere un ordine) di "riconoscerli, mantenerli e [ addirittura ] farli progredire"! Più realisti del re! come si suol dire.
E non è forse stata recepita e attuata in questo modo, l'incredibile direttiva di cui stiamo discutendo? Solo in questo modo, del resto, con una direttiva del genere, si poteva aprire la strada all'adozione di un concetto, anche questo non cattolico, di "libertà religiosa", che appare un calco della concezione laica della stessa, concezione il cui presupposto è il rigetto della Verità Rivelata. E con direttive del genere si è distrutto lo spirito missionario: ora i missionari devono innanzutto capire, mantenere e sviluppare i "valori" di quelli che dovrebbero convertire alla vera religione! Certo sbagliavano, allora, i missionari della generazione di mons. Lefebvre quando in Africa incitavano gli africani ad abbandonare i loro culti animisti, perchè intrisi di magia, stregoneria, superstizione, pratiche immorali, idolatria, in una parola ispirati dal Demonio!
PP
RispondiElimina# Un testo di Romano Amerio utile a questa discussione su N Aet. La Chiosa n. 49 di Amerio, sull'odierno ripudio di fatto della "teologia della sostituzione".
Voglio qui ricordare il testo di Romano Amerio, "Stat Veritas. Seguito a Iota Unum", Ricciardi ed., 1997, pp. 172 (ristampato, credo, da altri edit.). Si tratta di 55 chiose, con postilla alla 55ma e Appendice, alla Enciclica "Tertio Millennio Adveniente" di Giov. Paolo II. Chiose piuttosto critiche. Diverse di esse sottolineano le contraddizioni dell'ecumenismo. La n. 49 è dedicata all'oscuramento della Teologia della Sostituzione. Questa chiosa critica il par. 53 dell'Enciclica, che propugna incontri comuni fra cattolici, ebrei e musulmani, da tenersi "in luoghi significativi per le grandi religioni monoteiste".
Amerio ricorda che, nei confronti degli Ebrei vale Matteo 3, 9, quando s. Giovanni Battista disse agli ebrei: "Non vogliate dire tra voi stessi - Noi abbiamo Abramo per padre. Perché io vi dico che Dio può da queste medesime pietre suscitare figli ad Abramo". Commento di mons. Garofalo, sempre in Amerio: "Non è la discendenza carnale da Abramo che fa eredi delle promesse a lui fatte, ma l'imitazione della sua fede (Il S. Vangelo, vers. uff. CEI, Ed. Paoline, p. 16).
"Se gli ebrei (e i musulmani) fossero figli di Abramo, per questa figliolanza subito riconoscerebbero il Cristo: non sono vane le parole appena lette di san Giovanni Batt., che vedono la figliolanza dove c'è la somiglianza spirituale e non dove c'è la mera somiglianza carnale". La "sostituzione"dei Gentili agli Ebrei, a causa del loro rigetto del Messia, fu preannunciata da Nostro Signore nella parabola dei vignaioli malvagi, Matteo 21, 40-44, il cui significato (quello della punizione dei vignaioli perfidi) è spiegato dal Signore stesso: "Perciò io vi dico che il Regno di Dio vi sarà tolto e sarà dato ad un popolo [i pagani convertiti, la Chiesa] che lo farà fruttificare"(Mt, ivi).
Questa dottrina della sostituzione, sempre sostenuta dalla Tradizione della Chiesa, oggi, conclude Amerio, "è velata e anzi ripudiata. Ma, se si tocca la dottrina, anche in un senso 'ecumenico' che qui risulta tutto vano, non solo si distrugge la verità ma anche non si soccorre l'infedele a cui la velatura della verità nasconde la gravità del suo stato e cancella l'unica strada da percorrere per salvarsi dalla morte eterna. Quando si abbandona la verità si perde tutta la giustizia del giudizio e si smarrisce la radice da cui nasce la carità". Infatti, conclude A., "La carità si compiace della verità"(1 Cor 13, 6b)( Stat Veritas, pp. 116-118).
La vera carità cristiana, non quella falsa di certi ben noti passaggi di Amoris Laetitia, tanto per chiarire.
PP
Vi inviterei ad attenervi alla porzione di testo di volta in volta affrontata. E' evidente che la parte va letta anche in ragione del tutto già noto (non mi riferisco ad esempi o risposte, dovuti nel contesto, di PP)... Ma se vogliamo cogliere, come ci siamo riproposti, i punti (e il linguaggio) innovativi e strumentali al 'nuovo corso', è meglio che focalizziamo quelli e rimaniamo sulle generali senza anticipare il discorso sulle singole religioni che affronteremo e approfondiremo nei punti specifici.
RispondiEliminaAvviso che non pubblico gli anonimi 'normalizzatori' e i 'duri e puri' in tutte le salse perché non fanno altro che interrompere il filo della discussione.
@ sacerdos
RispondiElimina--"Non si possono considerare "con sincero rispetto" precetti e dottrine falsi,"
Mi pare esagerato. Li si possono considerare con rispetto, in quanto tentativi di risposta alla domanda di senso dell'uomo e in quanto credenze intime di molte persone. Questo non significa che siano "vere" o che non si debba convertire queste persone. Ma incitare a non avere sincero rispetto, reputo sia una cosa che rasenta l'inciviltà.
--"quasi sia il naturale sbocco in cui debbano confluire le false religioni,"
In che senso, scusi? Se tutti devono (dovrebbero) convertirsi a Cristo, perchè le altre religioni non possono confluire (nel senso che i loro credenti si convertano) nel Cattolicesimo??
Mi pare qui che la difficoltà, non solo sua ma di molti, sia cercare di capire le mentalità di persone cresciute in civiltà millenarie che non hanno mai incontrato il cristianesimo. Noi ragioniamo e viviamo immersi totalmente non solo in una religione, ma in una cultura che è il prodotto di un millennio di ebraismo e due millenni di cristianesimo. Noi diamo per scontate delle cose senza neanche pensarci, che per cinesi, indiani, arabi, etc. scontate non lo sono per nulla. N aet cerca di venire incontro a questi credenti di religioni plurimillenarie e spine dorsali di importanti civiltà umane.
--"Le false religioni, per Nostra aetate, sarebbero sostanzialmente buone ed efficaci ai fini della salvezza delle anime. "
Questa è una sua congettura, non suffragata da nessuna delle frasi di N aet che fino ad ora abbiamo analizzato
Segretario
i pare esagerato. Li si possono considerare con rispetto, in quanto tentativi di risposta alla domanda di senso dell'uomo e in quanto credenze intime di molte persone.
RispondiEliminaLei crede al Peccato Originale?
Se lei ci crede, non può trascurare l'influsso diabolico e la superbia umana che Guastano i "tentativi di risposta alla domanda di senso dell'uomo".
Lei la considera con rispetto, in quanto tentativi di risposta alla domanda di senso dell'uomo e in quanto credenze intime di molte persone, anche una eventuale religione che insegni che 2+2 fa cinque? Se i seguaci di tale religione, in base a questo assunto, vogliono costruire ponti? Chi ha più rispetto (forse non per le idee, ma certamente per le persone), chi gli ricorda che, così facendo vanno incontro almeno a gravi pericoli, o chi in nome del "rispetto" si sta zitto? Infine, se, un giorno, almeno all'altro mondo, le persone che sono morte o si poste in pericolo, perchè hanno seguito i dettami di quella religione vi incontreranno, pensate che saranno contente di tale rispetto? L'ecumenismo è, oltre ad un peccato contro il Primo Comandamento, anche un peccato contro il Quinto. "NON AMMAZZARE" vuol dire anche "non confermare nell'errore".
@ segretario
RispondiElimina1) Il rispetto va dato a chi e a ciò che è rispettabile. Una falsa religione, cioè una menzogna che idonea di per sé ad allontanare chi vi aderisce dalla Verità, non va rispettata, va combattuta. Sempre il male va combattuto, sotto ogni forma, soprattutto quel male che colpisce le anime e le pone a rischio serissimo di eterna dannazione. Altro è la persona che professa la religione falsa. Ma nemmeno per questa è giusto portare “rispetto”: chi è rispettabile è esempio per gli altri e non necessita di aiuto, di correzione. E’ giusto, invece, e comandato da Dio, nutrire amore cristiano, carità, per l’errante. Che è molto più dell’indifferente rispetto. E la carità impone di pregare per lui, perché trovi la Via giusta e di tentare di correggerlo (opera di misericordia spirituale), libero l’errante di tenersi stretto il suo errore.
2) La Chiesa non ha mai avuto difficoltà, prima del CVII, a “capire le mentalità di persone cresciute in civiltà millenarie che non hanno mai incontrato il cristianesimo”. Le missioni infatti davano frutto, mentre qual’ è il frutto di questo “rispetto” (concetto tipicamente massonico, applicato alle diverse religioni) ?
3) La bontà delle false religioni è suffragata già dal “rispetto” che esse, secondo NA, meriterebbero (se “cattive” non sarebbero rispettabili). E’ suffragata anche dal “finale”, come ha spiegato PP sopra: “I "valori" in cui credono le altre religioni, che ora i cattolici vengono incitati a riconoscere, conservare e far progredire (si noti la precisione e progressione di questi tre verbi) sono quelli " che si trovano concretamente, storicamente, in atto presso di loro", "quae apud eos inveniuntur". Se custodiscono propri valori, che i cattolici devono aiutare a conservare e far progredire, allora sono buone e anche salvifiche (altrimenti i cattolici aiutando tale “progresso” opererebbero per la dannazione di queste anime).
P.S. Le eterodossie non sono mai pronunciate espressamente nei documenti conciliari. Come è stato ripetuto fino alla nausea, il linguaggio conciliare è intenzionalmente ambiguo.
Anna
@Segretario
RispondiEliminaAlcune sue considerazioni, specialmente quella sull'"inciviltà", mi suonano più massoniche che cattoliche. Sarà che le ho intese male.
In ogni caso, mi pare che c'è un equivoco di fondo: una cosa è il rispetto che si deve per i fedeli di quelle religioni (s'intende, quelli che cercano Dio in buona fede), mentre sacerdos parla dei precetti. Sono due cose molto diverse. E la considerazione è banale: non credere nel Dio Trinitario è peccato, sempre e comunque (vedasi CCC). L'imputabilità di questo peccato può essere sensibilmente ridotta o totalmente assente in caso di ignoranza più o meno invincibile, eccetera, e questo è collegato al rispetto per i fedeli di quelle religioni. Ma i falsi precetti sono proprio ciò che li mette in stato di peccato mortale, e io dovrei rispettare una cosa che fa peccare il prossimo e rischiare l'Inferno?
Qui è evidente che si sta ragionando male, perché quando si parla di quei "precetti" si parla di religioni, per l'appunto, che - nei casi migliori! - predicano la salvezza per mezzo della precettistica. Quindi, le considerazioni sulla "civiltà" possono portarmi a dire che, p.es., un buon ebreo rispetta il Decalogo; e va benissimo, perché p.es. non ruba e non ammazza, e possiamo convivere in una società che ha princìpi che possiamo comprendere entrambi, come "non uccidere"; ma questo, per l'appunto, può essere utile per la convivenza civile, non per la salvezza delle anime: è Cristo che salva, e noi accettiamo la salvezza amando Cristo. Quando c'è da tirare fuori la misericordia ci ripetiamo ogni momento che la specificità della nostra fede è proprio questa, ma poi in altri contesti ce lo dimentichiamo subito.
Ora, sono perfettamente consapevole che non tutti gli ebrei si fermano alla precettistica, e hanno un concetto di amore per Dio attraverso la Legge. E questo è un modo per mezzo del quale si salvano. Ma ciò avviene _nonostante_ i loro precetti; perché nel loro cuore si sentono di andare oltre; non grazie a quei precetti, che non gli indicano il vero Bene supremo. E comunque, nel caso migliore, non vedono il Dio Trinitario, per cui vale quello che ho scritto prima. Ho scritto ebreo, ovviamente potevo parlare di islamici, ma già lì il Decalogo non c'è e francamente mi sono stufato di discutere sulla violenza o non violenza del Corano. Per quanto riguarda poi le altre religioni, come quelle orientali, andiamo molto più lontano.
(segue)
La considerazione di "vicinanza", poi, per cui uno può sostenere che la "visione del mondo" di un ebreo, o di un islamico, è più vicina a quella di un cattolico rispetto un ateo positivista e materialista è vera; ma questo non dice niente sulle probabilità di conversione; in realtà è perfettamente possibile che un ateo si converta "di botto", ovvero arrivando direttamente al cristianesimo senza passaggi intermedi, che non altrimenti. Lo si vede in pratica. Di fatto mi pare si convertano più atei al cattolicesimo che non fedeli di altre religioni.
RispondiEliminaL'ultima frase di sacerdos non è affatto una congettura: tant'è che la CdF dovette pubblicare la sopra citata Dominus Jesus per correggere, almeno in parte, le "interpretazioni errate" della NA. E siccome non pochi reagirono in modo scomposto, considerando la DJ "un passo indietro" rispetto alla NA, l'asserzione di sacerdos è pienamente fondata. Quanto siano "interpretazioni errate" o "errori pieni e inevitabili" non so dirlo, ma devo dire che più tempo passa meno la cosa mi interessa: mi interessa constatare il danno, grave, che quel documento ha creato, in un modo o nell'altro.
"La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini".
RispondiEliminaIn questo punto il passo di N.A. applica la dottrina del semi del Verbo di S. Giustino alle false religione. Cosa che mai S. Giustino ha fatto...
La considerazione di altri religioni cristiani meritebbe un'analisi. Se può dire che la riforma protestante ha introdoto nell'occidente una sorta di politeismo che usa il nome di Gesù. Voglio dire che già nei tempi apostolici se apresentava un'altro Gesù. In questo senso S. Paolo dice ai Galati e a noi:
RispondiElimina"Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema!"
Tutto ciò che è natto della riforma protestante, e altre eresie, non vi sono più considerate anàtema, sono adesso altri religioni cristiane dove se possono trovare "elementi di santificazioni...". Nei 500 anni di riforma non sono natti appena migliaia di chiesa, ma anche migliaia di Gesù.
La Chiesa con il Concilio è diventata incapace di riconoscere un'anàtema. Il "chi sono il per giudicare?" di Papa Francesco se può benissimo applicare alla Chiesa conciliare. Questo me ricorda i Papi, prima del Concilio, che hanno condannato l'indiferenza dello Stato in materia di religione. Lo Stato Laico, può dire benissimo, in materia di religione, come dice il Papa Francesco:"chi sono io per giudicare?".
@'Segretario':
RispondiEliminaLe hanno già risposto esaurientemente. Aggiungerò solo che Lei ha una visione naturalistica o più precisamente modernistica dell'origine delle false religioni, come se non ci fosse mai stato il Peccato originale con tutte le sue conseguenze: prima fra tutte la perdita della grazia e dell'amicizia con Dio, seguita dall'oscuramento dell'intelletto e dallo scatenarsi della concupiscenza, con il conseguente sviluppo dei vari falsi culti, sotto ispirazione di Satana che con essi ha tentato di sviare gli uomini dal culto al vero Dio tenendoli sotto il suo potere (cfr. Atti 26, 17 ss).
Mi sono un po' perso fra commenti sinceramente un po' lunghi e complessi.
RispondiEliminaMa una cosa l'ho capita.
Nostra Aetate ha costituito una evidente resa della Chiesa Cattolica nel portare il messaggio evangelico, sostituito da una più mite testimonianza sulla morale, su cui trovare una base comune decisamente al ribasso con tutti gli altri.
Mi sono chiesto che reazione avrebbero avuto San Paolo e gli altri Apostoli di fronte a questo testo, e me li sono immaginati con le mani fra i capelli.
Se tutti i testi del Concilio hanno questo linguaggio e sono nati sotto lo stesso auspicio falsamente misericordioso, capisco molto meglio cosa sia stato il post-concilio, e ritengo che il problema non sia di interpretazione degli stessi.
RispondiElimina"Me li sono immaginati con le mani nei capelli"
Io penso invece che avrebbero preso a pedate gli autori delle scempiaggini e delle falsità contenute nella Nostra Aetate. Con rispetto parlando, si capisce.
"Nostra Aetate ha costituito una evidente resa della Chiesa Cattolica nel portare il messaggio evangelico... Mi sono chiesto che reazione avrebbero avuto San Paolo e gli altri Apostoli di fronte a questo testo, e me li sono immaginati con le mani fra i capelli."
RispondiElimina"Io penso invece che avrebbero preso a pedate gli autori delle scempiaggini e delle falsità contenute nella Nostra Aetate. Con rispetto parlando, si capisce."
Ritengo che questi, anche se non troppo teologici, siano i commenti migliori, nella loro spiccata plasticità figurativa...
Comunque non c'è contraddizione tra i due asserti, si tratta solo di successione cronologica degli avvenimenti: nel senso che, dopo essersi messi le mani nei capelli, avrebbero anche preso a pedate gli autori di Nostra aetate (e chi la difende). :-)