Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 12 settembre 2018

Attenzione: parla Gaenswein. E si sente l’eco di Benedetto - Aldo Maria Valli

Secondo Gänswein, il lamento di Benedetto XVI nel 2008 ai vescovi statunitensi sulla «profonda vergogna» causata dagli abusi sessuali sui minori è stato pronunciato «evidentemente invano, come vediamo oggi». E che dire della dichiarazione riportata da La Stampa: 《Vorrei confidarvi che Benedetto XVI dal momento della sua rinuncia si concepisce come un vecchio monaco che, dopo il 28 febbraio 2013, sente come suo dovere dedicarsi soprattutto alla preghiera per la Madre Chiesa, per il Suo successore Francesco e per il Ministero petrino istituito da Cristo stesso》.

Meritano attenzione le parole pronunciate dall’arcivescovo Georg Gaenswein, prefetto della Casa pontificia e segretario particolare di Benedetto XVI, durante la presentazione alla Camera dei deputati del libro di Rod Dreher L’opzione Benedetto [qui - qui].

Con la crisi degli abusi sessuali, ha detto Gaenswein, la Chiesa sta vivendo il suo 11 settembre. Non abbiamo avuto aerei contro la basilica di San Pietro e non ci sono state vittime, ma la Chiesa è profondamente scossa e ferita.

Nel libro di Dreher c’è la proposta, per uscire dalla crisi della Chiesa, di seguire l’esperienza delle comunità benedettine, secondo una formula tanto semplice quanto radicale: quaerere Deum, cercare Dio nella preghiera, proprio come fecero i monaci che in questo modo, alzando lo sguardo verso l’assoluto e ponendosi seriamente la questione della verità, riuscirono a gettare le basi della civiltà occidentale. La stessa proposta fatta da Benedetto XVI a Parigi, in un famoso discorso [qui]: una scelta che ovviamente implica l’abbandono del tentativo di piacere al mondo adottandone il pensiero intriso di soggettivismo, relativismo morale e indifferenza verso la questione della verità.

Il paragone tra la crisi degli abusi e l’11 settembre 2011, il crollo delle Torri gemelle di New York, è forte, ma Gaenswein non ha esitato a proporlo. Sono stati il rapporto del Gran Giurì della Pennsylvania e il caso McCarrick, ha spiegato l’arcivescovo, a fargli venire in mente il parallelo.  Certo, non abbiamo avuto chiese crollate, ma il messaggio insito negli scandali è «ancor più terribile di quanto avrebbe potuto essere la notizia del crollo di tutte le chiese della Pennsylvania insieme alla basilica del santuario nazionale dell’Immacolata Concezione a Washington».

Fu proprio lì, nel santuario, che Benedetto XVI nel 2008 parlò di «profonda vergogna” per gli abusi, un lamento che tuttavia «non riuscì a contenere il male».

Certamente Joseph Ratzinger aveva ben chiara la questione. Nel 2010, nel viaggio verso Fatima, disse che la persecuzione più pericolosa per la Chiesa non è quella che viene da fuori, ma quella che viene dall’interno della Chiesa stessa, e nel 2005, poco prima di diventare papa, nelle meditazioni per la Via Crucis parlò esplicitamente della «sporcizia» che c’è nella Chiesa e dell’autocelebrazione dei chierici, che ignorano Dio.
Allora Dio ha abbandonato la Chiesa?
Gaenswein nella sua analisi non fa sconti. Da tedesco, conosce bene la devastante realtà della Chiesa cattolica nel suo paese. Una Chiesa «morta da tempo», segnata dalle drammatiche cifre relative agli abbandoni e dal fatto che, tra coloro che ancora restano, meno del dieci per cento va a messa ogni domenica.

Che Chiesa è mai questa? E pensare che i primi cristiani sfidarono l’imperatore e accettarono la morte pur di rivendicare il diritto alla messa domenicale.

«Prima della venuta di Cristo – disse tempo fa l’arcivescovo di Utrecht, il cardinale Willem Jacobus Ejik – la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti. La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra svelerà il “mistero di iniquità” sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell’apostasia dalla verità».

Il fatto che Gaenswein abbia ricordato queste parole di Ejik sembra piuttosto eloquente.

Quelle di Rod Dreher, in un quadro simile, assomigliano dunque alle istruzioni per costruire una specie di arca. L’alluvione non può essere arginata in alcun modo. L’Occidente cristiano sarà invaso dalle acque di altre filosofie, altre culture, altre fedi, altre visioni. Anche la Chiesa ne sarà travolta, ma un piccolo resto si salverà, e la sua salvezza non sarà dovuta a chissà quali manovre, ma alla preghiera umile, sincera, costante, fiduciosa. Proprio come si fa in tanti monasteri nascosti e proprio come sta facendo Benedetto XVI da quando ha rinunciato all’esercizio attivo del  pontificato.

Quanto c’è di Ratzinger nelle parole di Gaenswein?  Probabilmente molto, considerando la vicinanza e la consuetudine fra il papa emerito e il suo segretario. D’altra parte, l’arcivescovo non si esprimerebbe in un certo modo se non sentisse di avere l’avallo di Benedetto. E l’eco della voce di Benedetto è percepibile piuttosto chiaramente quando l’arcivescovo dice: «Per molti, tutto porta a credere già oggi che la Chiesa di Gesù Cristo non potrà più riprendersi dalla catastrofe dei suoi peccati che rischia quasi di inghiottirla». Ma la Chiesa non è morta e questo è un tempo di grazia, perché «alla fine a renderci liberi non sarà un particolare sforzo qualsiasi, ma la verità, come il Signore ci ha assicurato».
Aldo Maria Valli

51 commenti:

viandante ha detto...

il messaggio insito negli scandali (riguardanti gli abusi sessuali) è «ancor più terribile di quanto avrebbe potuto essere la notizia del crollo di tutte le chiese della Pennsylvania ...

Invece papa Francesco (proprio il giorno 11 settembre) afferma che in questi tempi, sembra che il 'Grande Accusatore' si sia scatenato all'attacco dei vescovi. Secondo Bergoglio, certamente anche i vescovi sono peccatori, ma ha aggiunto che il diavolo cerca di scoprire i peccatori, per renderli visibili al fine di scandalizzare le persone, come se il diavolo fosse responsabile degli scandali causati dai peccati dei vescovi.(vedi articolo di Gloria TV).


Ecco, qui c'è la vera rottura di mons. Gänswein (e probabilmente Benedetto) con papa Francesco. Il primo mette l'accento sul messaggio insito negli scandali, l'altro mette l'accento su coloro che denunciano tali scandali. È tipico di chi non vuol capire le cose guardare il dito indice e non ciò che esso indica.

Anonimo ha detto...

Per la verita' io ricordo che il diavolo incita a compiere lo scandalo salvo poi ridere di colui che ha commesso lo scandalo rendendolo pubblico .

tralcio ha detto...

Indubbiamente la Chiesa è profondamente scossa e ferita dallo scandalo dato da tanti consacrati. Alcuni di loro sono diretti collaboratori del successore di Pietro, cardinali di Santa Romana Chiesa, vestiti di rosso porpora, disponibili persino al martirio.

Proprio mentre c'è chi propone, come via di uscita dalla crisi, l’esperienza semplice e radicale del quaerere Deum, alzando lo sguardo verso l’assoluto e ponendosi seriamente la questione della verità, a quanto pare c'è chi vorrebbe snaturare definitivamente il monachesimo e la vita religiosa (vedi il recente tris di articoli di A. M. Valli).

Intanto (vedi i Met Gala modaioli a New York o l'ossequio più serioso ai mantra del politically correct, ambientalista, mondialista e omofilio) nella neochiesa impazza il tentativo di piacere al mondo adottandone il pensiero soggettivista, accettandone il relativismo morale e mostrando una smaccata indifferenza verso la questione della verità.

Gli scandali sono tali che l'eco è «ancor più terribile di quanto avrebbe potuto essere la notizia del crollo di tutte le chiese della Pennsylvania insieme alla basilica del santuario nazionale dell’Immacolata Concezione a Washington».

Dobbiamo tutti riconoscenza a Benedetto XVI: fu lui, quasi da solo, a metterci la faccia e a ricevere tutto il letame di un'opinione pubblica tanto ipocrita quanto in malafede.
Riconoscenti dovremmo esserlo ancor più quanti ci riteniamo "ab intra" nostra madre Chiesa, Sposa di Cristo dato che senza mezzi termini disse che la persecuzione più pericolosa per la Chiesa non è quella che viene da fuori, ma quella che viene dall’interno della Chiesa, fatta di «sporcizia» e dell’autocelebrazione dei chierici, che ignorano Dio.

Una Chiesa «morta da tempo» ha preteso di prendere in mano il potere e trascinare il resto sulle proprie ricette, soluzioni e falsamente misericordiose concessioni al peccato.

Gaenswein ha citato le parole durissime del cardinale Willem Jacobus Ejik, sulla prova finale che scuoterà la fede di molti credenti e che svelerà il “mistero di iniquità” sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell’apostasia dalla verità.

Già il Card. Caffarra parlò di uno scontro finale attorno all'idea di matrimonio e si odono minacciosi gli echi dell'eresia e qualche strano progetto su sacerdozio ed eucaristia.

Significativo parlare di arca. Il diluvio incombe, inarginabile dai mezzucci di quaqquaraquà illusi di potersi ritagliare l'orticello nei deliri di onnipotenza di chi è colluso con il principe di questo mondo, sciogliendo il cristianesimo in qualche assemblea onusiana di religiosità utile, facendo di Dio una proiezione (mutevole) dell'io.

Se un piccolo resto si salverà, non ci riuscirà sconfiggendo il mondo con le sue armi, ma con la fede di chi STA nella preghiera umile, sincera, costante, fiduciosa, quasi come tanti certosini e tante certosine, che vivono disseminati nelle faccende alle quali li chiama il mondo, ognuno nel proprio stato di vita, ma come in tanti monasteri nascosti.

La Chiesa non è morta e questo è un tempo di grazia, perché «alla fine a renderci liberi non sarà un particolare sforzo qualsiasi, ma la verità, come il Signore ci ha assicurato».

marius ha detto...

Chi è già mons. Gänswein?
Ah sì, quello che su Vanity Fair insegna che essere bello non è peccato...

https://www.google.com/search?hl=it-IT&oe=utf-8&client=ms-android-om-lge&q=georg+g%C3%A4nswein+vanity+fair&qsubts=1536750588998&source=browser-suggest&action=devloc#imgrc=cac5wGp4pZaGiM:

https://www.vanityfair.it/news/italia/13/01/15/padre-georg-papa-ratzinger-cover-vanity-fair-foto

mic ha detto...

Ciò non toglie che in questa circostanza, attendibilmente mentore Benedetto, si sia espresso in termini significativi.

Maurizio ha detto...

Gänswein ha parlato solo di "abusi sessuali sui minori", cioè di pedofilia del clero. Non ha parlato dell'omosessualità largamente diffusa nel clero stesso, né più in generale della mancanza di castità degli uomini di Chiesa.
Il suo intervento è largamente insufficiente, troppo comodo parlare così.
Non mi incanta.

Anonimo ha detto...

https://www.ilfoglio.it/chiesa/2018/09/12/news/l11-settembre-della-chiesa-213228/

Ampi stralci del testo

Anonimo ha detto...

Per mic:
....la crisi della Chiesa, nel suo nocciolo, è una crisi del clero. E che dunque è scoccata l’ora dei laici forti e decisi, soprattutto nei nuovi mezzi di comunicazione cattolici indipendenti, esattamente come incarnati da Rod Dreher....

irina ha detto...

Anch'io non sono incantata da Vanity Fair.
Non è tempo di brioches.

Anonimo ha detto...

Leggere 'ampi stralci' non è leggere tutto l'intervento, peraltro uscito integralmente solo in tedesco, prima di esprimere giudizi bisognerebbe avere l'onestà di leggere attentamente e poi dire la propria opinione.

Anonimo ha detto...

Perché se qualcuno é di bell aspetto deve coprirsi? Un burka magari..

Anonimo ha detto...

Dreher é un cristiano ortodosso..

Anonimo ha detto...

Rod Dreher si è convertito alla Chiesa ortodossa.
https://en.wikipedia.org/wiki/Rod_Dreher

marius ha detto...

bellezza = vanità?

marius ha detto...

@ Mic

Talvolta per comprendere appieno un testo è meglio non sapere chi l'ha scritto: si evitano eventuali pregiudizi (positivi o negativi).

Talvolta per comprendere appieno un testo è meglio sapere chi l'ha scritto: aiuta a far emergere eventuali pieghe nascoste del testo (in positivo o in negativo)

viandante ha detto...

Se l'intento di Marius era quello di evitare di entrare nel merito di discussioni più serie, fin'ora ci è riuscito! Un articolo interessante e valido di Aldo Maria Valli viene semplicemente cestinato per la sparata di uno che rimane ancora a discettare su bellezza e vanità in rapportoi a mons. Gänswein, quando nella Chiesa incombono problemi ben maggiori. Ovvia, ognuno su questo blog è libero di parlare di ciò che vuole, ma qui stiamo rasentando il ridicolo.

Anonimo ha detto...

Purtroppo chi è arrabbiato pensa che il bello sia vanitoso, mentre il bello è bello e basta.
La Madonna è bella, anche a vedersi, senza essere affatto vanitosa. Molto bello era Gesù, secondo i mistici.
Chi cova rabbia e rancore ha bisogno di vedere un mondo platealmente penitente e in lutto per poter cercare se stesso negli altri.

Gesù aveva idee meno spendibili sul mercato delle apparenze: "Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati... E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.Tu invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto.

La penitenza, la sobrietà e ogni altra virtù deve innanzitutto appassionare noi nell'intimo e nel profondo, senza diventare un (pre)giudizio sull'aspetto nostro e degli altri. Nella chiesa c'è già fin troppa gente che guarda soprattutto alle apparenze senza aggiungere noi.

Anonimo ha detto...

Certo puo' portare a vanità. Ma se una persona nasce di bell'aspetto e riceve dei complimenti o dei commenti su questo come una bella ragazza deve imbruttirsi per non cadere in vanità? O non é meglio accettarlo e scherzarci sopra? Chiedo..

irina ha detto...

Nè burqa, nè rotocalco.
La bellezza dell'asino trova il tempo che trova.
Dell'eco, degli spifferi, basta.
Siamo nella prova da anni, la prosa con i riccioli non sostituisce il sì sì, no no.
Marius non sbaglia un colpo, forse lo sa. Questo il suo errore, non che manca il bersaglio. Più umiltà, forse.
Se qualcuno ha da dire qualcosa la dica apertamente senza pizzini, altrimenti taccia.
Non siamo, nè vogliamo essere un'agenzia investigativa. Anche se finiamo con l'esserlo tutti i giorni. Non siamo la compagnia dei decoders terrestri-satellitari delle potenze dell'aria.

Mazzarino ha detto...

Se guardiamo dal foro interno Ganswain ha detto molto se guardiamo dal foro esterno poco. I fedeli che ormai non si fidano più e non sono più fedeli vedono la casa in fiamme. I religiosi (lo si era capito da almeno sei mesi, ma che tristezza mons.Negri!) da dentro credono si tratti solo un pò di fumo che alcuni credono sia di Satana altri che provenga da qualche fumogeno rimasto da capodanno. Il problema è che storditi obbediscono a chi dice loro di restare dentro la casa, poveretti.

Anonimo ha detto...

Forse vi faro' sorridere, ma a me mons. Ganswein e' sempre sembrato kalòs kagathòs, cioe' una persona che incarna bene il detto, bello fuori e soprattutto bello dentro, una persona pulita in mezzo a tanti ipocriti o peggio...
Anzi, gia' che ci siamo, penso che come prossimo Papa, alla morte di Benedetto XVI, e alla scomparsa dalla scena di Bergoglio, ci starebbe benissimo, alla faccia di tutti quei sedicenti cattolici che vorrebbero un bello scisma, cioe' proprio quello per cui lavora alacremente il Nemico da dietro le quinte.

Anonimo ha detto...


Filtrano le prime indiscrezioni dal rapporto sugli abusi del clero in Germania
dal 1945 al 2014 (LifeSiteNews).

Lo scenario è simile a quello apparso negli Stati Uniti, da ultimo nell'inchiesta fatta in Pennsylvania: pochi i preti condannati, coperture varie e insufficiente difesa contro il fenomeno, maggioranza degli abusi nei confronti di ragazzi (abusi omosessuali). La percentuale dei preti deviati sarebbe verso il 7-8% del totale.
Un limite di questi documenti è che non ci fanno sapere l'andamento degli abusi nel tempo, la sua maggior o minor intensità. Così la gente può pensare che siano equamente distribuiti nel tempo. Ma in Irlanda, p.e., non è stato così: il picco si è avuto dalla fine degli anni Sessanta (Vaticano II) agli anni Ottanta. Comunque, bisogna aspettare la presentazione del documento, il 25 settembre prossimo.
(C'è un fatto: i grandi media finora non hanno calcato la mano sulle dichiarazioni di mons. Viganò perché per loro insistono sul registro sbagliato, cioè sull'omosessualità nel clero quale problema ormai essenziale della Chiesa, che la Chiesa deve affrontare alla radice. Con ciò, mons. Viganò incita la Chiesa a tornare ad esser "segno di contraddizione" verso il mondo, costi quello che costi. Iniziando la ripulitura della Chiesa dall'omosessualità, al momento punta dell'iceberg della corruzione dei costumi, la Chiesa si pone oggettivamente contro il mondo attuale, corrottissimo, che ha i suoi corifei nei media che appunto vezzeggiano e promuovono il vizio contro natura in tutti i modi. Bisogna evitare che l'etichetta "pedofilia" torni a formare il coperchio coprente invece l'omoeresia che sta affliggendo la Chiesa. Anche il rapporto citato sulle malefatte del clero tedesco, finisce con il dare alla Chiesa i consigli perversi di chi la vorrebbe azzerata ai vizi del mondo: riconsiderare, dice, il celibato ecclesiastico, ripensare al divieto di ordinare gli omosessuali [sic] etc.! - Vedi LifeSiteNews, ultimo articolo).
Z.

Anonimo ha detto...

Partiamo da una pagina drammatica del Vangelo: il tradimento di Pietro. Lo leggiamo nella versione marciana [cfr.Mc.14,66-76].
In che consiste il tradimento di Pietro? La domanda della serva lo mette davanti una scelta, una scelta che riguarda se stesso e la sua identità in relazione a Gesù. Due possibilità si aprono davanti alla libertà di Pietro: affermare o negare la verità di se stesso. Pietro sceglie di negare la verità: "Non so e non capisco quello che vuoi dire" [69]. Pietro prevarica la verità.
http://www.lanuovabq.it/it/caffarra-chiesa-metti-fine-al-silenzio-sul-soprannaturale

Anonimo ha detto...

Ricordiamoci della parabola dei talenti e della moglie di Lot

La c.d. "opzione Benedetto" è una manifestazione di debolezza.
La situazione storica attuale non è paragonabile a
quella dell'epoca di san Benedetto. Allora la Chiesa era sana,
aveva superato bene la grave crisi ariana e le altre eresie
cristologiche, era piena di forza per l'avvenire. Oggi, il
problema forse principale è proprio la Chiesa.

Sulla Chiesa, in tutto il mondo, si sta abbattendo una tempesta che
non lascerà pietra su pietra, se non verrà affrontata a viso aperto,
come stanno tentando di fare i cattolici americani, forse i più provati
dagli scandali. Si è arrivati a questo punto anche perché nessuno, negli
anni passati, si è alzato in piedi a contestare il marcio pastorale dottrinale e nei costumi,
per paura di esser considerato nemico del Papa o promotore di scismi.

Occorre un movimento popolare, dei fedeli, che imponga una
radicale inversione di rotta al clero pavido o
colluso comunque recalcitrante. PP

Anonimo ha detto...

http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/?topic=03/04/09/3080386

Dunque un dodecaedro ?

marius ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anonimo ha detto...

Alquanto singolare, dice poi il teologo riferendosi in particolare alla Germania, è che adesso tanti vescovi tedeschi scoprano all’improvviso l’importanza della fedeltà al papa, mentre sotto Giovanni Paolo II e Benedetto XVI non si sentì mai nulla di simile. Parlano così perché l’agenda Bergoglio favorisce l’affermarsi della loro agenda: una Chiesa che non giudica (l’autore la definisce “la Chiesa dell’arbitrarietà”), amica del mondo, una Chiesa che finalmente può meritarsi l’elogio di tutti e non la disapprovazione. E questo è anche il motivo per cui tanti mass media, espressione della cultura secolarizzata, restano per lo più silenziosi sulle responsabilità delle gerarchie negli scandali, mentre i loro attacchi erano tambureggianti sotto il pontificato di Benedetto XVI.
https://www.aldomariavalli.it/2018/09/12/lex-seminarista-e-il-teologo-messaggi-per-ricostruire-partendo-dalla-verita/

Anonimo ha detto...

No Viandante, parlare di Vanityfair non è affatto secondario, è l'altra faccia della crisi della Chiesa. Il riferimento di Marius non credo si riferisse alla bellezza in se, ma al vero e proprio culto che se ne fa.
Concentrare concetti importanti in poche righe è difficile e spesso si è equivocati. Ne so qualcosa.
Antonio

viandante ha detto...

La percentuale dei preti deviati sarebbe verso il 7-8% del totale.

C'è da rabbrivideire per queste cifre, anche perché non sono comprensive di tutte le altre deviazioni ereticali!
Io all'inizio, forse ingenuamente, credevo che si trattasse solo di casi isolati, seppur numerosi, legati ad uno stile di vita aperto al mondo e troppo superficiale moralmente e dottrinalmente. Oggi, alla luce di tutte queste rivelazioni, mi accorgo che questa situazione era pianificata dettagliatamente. Questa rete di coperture e di promozioni pilotate "ideologicamente" non ha altra spiegazione. Comunque sia queste dolorose scoperte sono una grazia. Conoscere la verità può far male, ma ci rende liberi.

Anonimo ha detto...

Notizia di ieri sera: Viganò ha attivato il "death switch", ovvero il codice secondo il quale, se viene trovato morto, tutti i documenti riservati e i dati segreti vengono pubblicati da più fonti immediatamente

Fonte: ChurchMilitant

Anonimo ha detto...

Interessantissimo articolo sulla Chiesa del prof. De Mattei.
In un periodo come questo andrebbe fatto leggere ovunque, a mio modestissimo parere.

https://www.corrispondenzaromana.it/chiesa-e-uomini-di-chiesa/

Anonimo ha detto...

per Mazzarino delle 17.10
se il Negri che le arreca tristezza è riferito alla missiva scritta dal medesimo in sottomissione al Papa, sappia che la medesima lettera è del 2010...ne tragga le conclusioni.

Ringrazio Tralcio per la consolazione che mi ha instillato riferendosi ai fedeli che pregano e non possono fare altro...almeno così sembra. Mariano

Anonimo ha detto...

Ha fatto bene. Viva la verità. Bisognava già attivare il codice 40 anni fa...

Anonimo ha detto...

Signore , castigaci ma salvaci !

Anonimo ha detto...

Cioé si aspetta una morte improvvisa come i Dubia?

viandante ha detto...

Se qualcuno ha da dire qualcosa la dica apertamente senza pizzini, altrimenti taccia.

Ho sempre detto quel che devo dire senza peli sulla lingua, con chiarezza e senza ambiguità, cercando di combattere le opinioni altrui sulla base di argomenti e senza attaccare la persona (il che oltretutto logicamente rappresenta una fallacia ad personam). Può darsi che indirettamente pretenda altrettanto dagli altri e questo, su un sito che non mi appartiene, io non lo posso imporre. Questo lo riconosco. Ma al tempo stesso, nessuno, se non la signora che gestisce il sito, mi può impedire di far notare che certi interventi sono più mirati a screditare una persona, piuttosto che a confutarne le idee. Infatti qui il discorso sulla vanità era innanzitutto finalizzato a screditare mons. Gänswein (Chi è già mons. Gänswein?
Ah sì, quello che su Vanity Fair insegna che essere bello non è peccato...)

Detto questo, alla signora che come me desidera che il nostro parlare sia sì, sì, no, no faccio notare che questa espressione a volte è usata impropriamente, quasi a voler significare aut, aut (o..., o...).
Invece... (lascio la parola ad un altro scritto di Aldo Maria Valli)"Noi cristiani lo sappiamo, o dovremmo saperlo: la nostra fede è all’insegna dell’et et, non dell’aut aut. Non siamo esclusivisti. Dio è uno e trino. È Padre e Figlio e Spirito Santo. Gesù è Dio e uomo, vero Dio e vero uomo. Per il cristiano, l’uomo è carne e spirito, corpo e anima. Al cristiano piace integrare, includere, non ergere barriere. Con l’incarnazione Dio si è fatto uomo. La Chiesa stessa vive all’insegna dell’et et. È Chiesa di preghiera e di azione, di grandi asceti e grandi lavoratori, di contemplazione e di missione. Ora et labora, non ora aut labora. La Chiesa ha i predicatori e i confessori, i monaci e le monache di clausura e i preti di strada. La Chiesa accoglie tutti: poveri e ricchi, colti e incolti, giovani e vecchi".

Il parlar chiaro a noi tanto caro (sì, sì, no, no) non deve impedirci di sapere cogliere la profonda sagezza della parola divina che, se ci stimola a combattere con vigore il peccato, allo stesso tempo ci invita a fare di tutto per amare il nostro prossimo, anche lui (come tutti) peccatore. Invece, spesso, si ha l'impressione (speriamo sia solo tale) che si vogliano condannare (giudicare) entrambi.

irina ha detto...

Se stiamo fraternamente accapigliandoci è perchè, implicitamente, ognuno di noi un qualche errore o sfumatura di errore o incompletezza o indelicatezza l'ha commessa; dirò quello che, ritengo, mi riguarda, per evitare di esemplificare errori, semi errori, incompletezze, indelicatezze altrui, con il prossimo attivo nella discussione o sul quale la discussione verte.
1)questo impegno di commentatrice è per me, egoisticamente, esercizio, sforzo, impegno quotidiano di giudizio equanime, analitico o sintetico che sia;
2)altruisticamente, è esercizio di semplicità e chiarezza, usando i mezzi di cui dispongo e che ritengo opportuni alla situazione data.
3)in questo momento di grande confusione ritengo che, per venire a capo del caos, sia più necessario come strumento il sì sì, no no;
4) et..et, validissimo e praticato a piene mani, in tempi tonici di dottrina e costumi, è rischiosissimo in tempi rilassati, in tempi di amebe, di gelatine, in tempi senza principi, senza costumi, amorfi, con fini chiaramente infernali.
5)Personalmente non mi aspetto nulla da molti ormai e, benchè mi sia più volte ripromessa di non commentare più su certi argomenti, spesso purtroppo ancora commento; commento perchè il brodo si è talmente allungato che ormai, a parer mio, è solo acqua tiepida da buttare nel lavatoio.

mic ha detto...

Personalmente ho pensato tante volte di gettare la spugna di fronte a difficoltà e limiti di ogni ordine e grado, personali e non. Poi, ogni volta, mi ritrovo a rialzarmi e ripartire con energie insperatamente rinnovate. Per arrivare dove e come, nel nostro piccolo, il Signore vorrà. Tutto in Cordibus Iesu et Mariae.

viandante ha detto...

@irina
Io capisco che ci possono essere molti motivi per cui uno scrive e commenta. Capisco che i tempi aiutano anche a far perdere le staffe. Capita a tutti noi.
Però l'amarezza, la delusione, la rabbia che spesso esprimiamo o lasciamo intendere, non sono propriamente frutti dello Spirito Santo, anche se umanamente li possiamo capire. Non è facile, ma il primo combattimento che dobbiamo fare in questi tempi, è contro noi stessi. E questo vale per tutti.
I veri frutti dello Spirito Santo, lo ripeto per ripassarli anch'io, sono altri: la Carità, la Gioia, la Pace, la Pazienza, la Benevolenza, la Bontà, la Longanimità, la Mitezza, la Fede, la Modestia, la Continenza e la Castità.
E non sono legati ad un particolare momento storico.

Anonimo ha detto...

Caro viandante, ti ricordo che per dire la verità non sono stati graditi in tanti, a partire dai profeti alla testa mozzata al Battista, che diceva una spiacevole verità forse meno peggiore della nostra avendo questa a che fare con minori. Lo stesso Nostro Signore per dire la verità è finito in croce,come bestemmiatore indemoniato. Quindi non ci si aspettano onori nel cercare la verità, neppure si cerca di fare piacere agli altri rendendo la pillola diluita.

gianlub ha detto...

Bergoglio è il "problema", non serve a nulla convocare gli episcopati mondiali, è solo una misura di "diversivo" per continuare a diffondere l'omoeresia, è una "finta lotta" quella di Bergoglio contro l'omosessualismo nel clero

viandante ha detto...

@Anonimo delle 10.52

Io ho forse detto che non si debba dire la verità? Ho detto che si deve diluire o addolcire la pillola?
Carissimo anonimo, le ricordo comunque che la verità non è mai da servire sola, perché potrebbe risultare indigesta: va sempre accompagnata con una buona dose di carità...

Aloisius ha detto...

Bella mossa Monsignore, evidentemente ispirato a dovere.
Ogni tanto qualcuno, per sinistra casualità, va a morire proprio quando denuncia qualcosa di molto scandaloso o gente molto potente.
Rammento Giovanni Paolo I, morto casualmente poco prima di convocare e punire gli alti prelati risultati iscritti in logge massoniche...

Anonimo ha detto...

@ Viandante

"la verità non è mai da servire sola, perché potrebbe risultare indigesta: va sempre accompagnata con una buona dose di carità..."

Correzione fraterna:
... dal tono che lei usa quando comunica con i commentatori non sembra proprio che lei ne tenga conto, non le pare?

Elle ha detto...

Al contrario io trovo i commenti di Viandante corretti educati equilibrati giustamente indulgenti mai offensivi dell'altrui persona mai orticanti sempre cristianocattolici come dovrebbe essere in un blog cattolico tradizionale nel senso buono e vero e autentico del termine .

Grazie Viandante , grazie Tralcio , Grazie Mic

marius ha detto...

@ anonimo 16.24

D'accordissimo sulla bella ragazza che non dovrebbe imbruttirsi, perbacco ci mancherebbe! Ma se la medesima ragazza si mettesse sulla copertina di Vanity Fair sarebbe già caduta volontariamente in vanità. O no?

Ma mons. Gänswein non è una bella ragazza, è un alto prelato con altissime responsabilità, che si espone bellamente nientemeno che sul top della fiera delle vanità.

Cosa è? Il solito dialogo vaticansecondista col mondo che si risolve in assimilazione al mondo?

A me sembra surreale che vi siano persone che non si accorgono di simili enormità, le considerano addirittura normali, del tutto innocenti, dettagli da non prendere neppure in considerazione.
Secondo me invece c'è da domandarsi seriamente come possano conciliarsi vanità e credibilità.

mic ha detto...

Marius,
francamente non me ne cale niente se don Georg ha avuto la copertina su Vanity Fair quando sto esaminando un suo discorso importante e i suoi contenuti in un modo o nell'altro significativi.
Tra l'altro non sono in grado di giudicare l'entità della sua vanità, ammesso che - bello è bello - sia anche vanitoso. E non vedo perché far discendere la credibilità dalla perfezione (e comunque non mi pare che nel suo caso possiamo parlare di vizio serio), che non appartiene a nessuno.
Altrimenti mi comporterei esattamente come quei turiferari che screditano Mons. Viganò evidenziando alcune sue pecche invece di esaminare ciò che ha detto nella sua testimonianza...

marius ha detto...

Cara Mic,
è questione di diversità di vedute.
Consideriamo bene cosa significa avere una copertina su Vanity Fair: non è come quando qualcuno selvaggiamente ti mette una tua foto su facebook a tua insaputa.
Anzitutto Vanity Fair non è Famiglia Cristiana o il Timone.
Poi Vanity Fair significa letteralmente "fiera della vanità". Vanity ha diversi significati: vanagloria; boria; presunzione. In quella rivista penso tutti i significati siano adeguatamente rappresentati.
Per avere la tua foto su Vanity significa che dovrai sottoporti a tutta una serie di accordi preliminari, di contrattazioni anche economiche, e a tutta una serie di lunghe sedute fotografiche in sedi specializzate con ore e ore di trucchi e pose. La medesima trafila l'ha seguita certamente pure Bergoglio per essere pubblicato su Rolling Stones.

Mi tocca purtroppo precisare (lo pensavo scontato) che a noi non tocca di certo giudicare l'entità della vanità di Gänswein come di chiunque altro: questa è una cosa che compete solo al Padre Eterno. A noi deve bastare quanto emerge pubblicamente. E allora, della sua perfezione o imperfezione personale o se sia un suo vizio serio o meno non ci deve fregare un accidente.
Peraltro non mi resta che ribadire quanto già accennato sopra ma che sembra non ti interessi molto, cosa che non capisco e che mi dispiace. Non mi immagino un S.Pio X a prestarsi per simili vacuità.
Se io avessi un figlio seminarista di bell'aspetto che si fa mettere su Vanity Fair mi farei grosse preoccupazioni sull'autenticità della sua vocazione.

(continua)

marius ha detto...

(continuazione)

Ma mons. Gänswein chi è? forse un intoccabile? Dall'enfasi esultante dei titoli che annunciano il suo intervento si direbbe proprio di sì. Ne ho avuto qui la conferma: guai ad aggiungere una minuzia (vera e pubblica) su di lui che subito si scatena la cordata dei suoi fans!
E che? gliel'ho detto forse io di mettersi su quella copertina? No. Allora non bisogna prendersela con me, ma tutt'al più con lui, anche se può essere sconfortante. Ambasciator non porta pena.
Ecco, è proprio a questa ostentazione del personaggio e alla conseguente venerazione che io ho voluto contrapporre un'altra faccia (vera e pubblica) della medaglia.

Poi, per carità, si può tranquillamente analizzare i testi di chiunque. È il lavoro intellettuale meritorio da fare appunto su un blog come questo. L'ho forse negato? L'ho forse impedito? Ho forse la facoltà di impedirlo?

Tuttavia non dobbiamo dimenticare che dietro alle parole e ai discorsi vi è la persona in carne ed ossa. E qui non stiamo parlando di un ricercatore scientifico che può essere settorialmente un genio nella sua materia e contemporaneamente un vanesio nella sua vita privata o pubblica. Stiamo parlando di un uomo di Chiesa che vuol farsi ascoltare su gravissimi argomenti di fede con risvolti apocalittici.

Chiunque legge ed ascolta non si limita a fare un'analisi astratta e asettica dei concetti, ma è portato a seguire e a prendere come modello o maestro o ispiratore l'autore di quei concetti e il suo entourage (oppure a seconda del caso, a rigettarlo). È la natura umana ad imporlo. Noi possiamo sì sforzarci in un impegno di obiettività, ma non illudiamoci, la natura dietro spinge comunque. Figuriamoci: già soltanto il fatto di dare visibilità ad un personaggio pubblicandone un lavoro per molti significa già parteggiare per lui! Ma in fondo è normale. Non raramente mi è capitato di voler dialogare a suon di argomenti razionali sui testi pubblicati ma di rimanere osteggiato ricevendo in risposta soltanto espressioni irrazionali di sentimenti di partigianeria. Stavolta contrariamente al solito, inizialmente, invece di proporre impegnative riflessioni, mi ero limitato ad introdurre soltanto un elemento diverso peraltro vero e pubblico, con le conseguenti reazioni stizzite irruenti e denigratorie che tutti hanno potuto ben vedere.

Concludendo:
analizzare un testo? certamente sì, ma senza isolarlo dal contesto della persona dell'autore, e considerandolo come testimonianza della persona nel suo complesso, senza voler isolare aspetti diversi anche controversi che formano la complessità inscindibile della persona umana.

mic ha detto...

L'enfasi sull'intervento di mons. Ganswein deriva non dalla sua persona cbe nessuno ritiene intoccabile ma dalla sua particolare dimestichezza con Benedetto in virtù della quale si cerca di cogliere l'eco dei pensieri del papa dimissionario, con tutte le loro luci e le loro ombre, in questa temperie inedita e oscura. Ed è quello che sto cercando di fare da qualche giorno e che mi sarebbe piaciuto approfondire anche con te senza sfiancarmi in discussioni cavillose che non ci portano da nessuna parte.

Anonimo ha detto...

O Maria, quale dolore provi ancora oggi nel constatare che tante volte il sepolcro di Gesù sta nei nostri cuori.

Vieni, o Madre e con la Tua tenerezza visita il nostro cuore nel quale, a causa del peccato, spesso seppelliamo l’amore divino.

E quando abbiamo l’impressione di avere la morte nel cuore, donaci la grazia di volgere prontamente il nostro sguardo a Gesù Misericordioso e di riconoscere in Lui la Risurrezione e la Vita. Amen.