Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 27 settembre 2018

Il Primato Romano sfigurato dal Successore di Pietro - Roberto De Mattei

L’impressionante rapidità con cui si susseguono gli eventi all’interno della Chiesa lascia pensare che ciò sia dovuto non solo a una dinamica di accelerazione storica, ma a una deliberata scelta degli agenti del caos per aumentare il disorientamento e paralizzare le forze di chi cerca di resistere alla marea che avanza.

Il 22 settembre la Santa Sede e la Repubblica popolare cinese, in un comunicato congiunto, hanno reso noto di avere firmato un accordo “provvisorio” sulle modalità di nomina dei vescovi cattolici cinesi. Il testo però non è stato pubblicato e se ne ignora il contenuto.

Il vescovo emerito di Hong Kong, card. Joseph Zen, ha fatto pervenire ad AsiaNews la seguente dichiarazione:
«Il comunicato, tanto atteso, della Santa Sede è un capolavoro di creatività nel dire niente con tante parole. Dice che l’accordo è provvisorio, senza dire la durata della sua validità; dice che prevede valutazioni periodiche, senza dire quando sarà la prima scadenza. Del resto qualunque accordo può dirsi provvisorio, perché una delle due parti può sempre aver ragione per chiedere una modifica od anche l’annullamento dell’accordo. Ma la cosa importante è che se nessuno chiede di modificare od annullare l’accordo, questo, anche se provvisorio, è un accordo in vigore. La parola “provvisorio” non dice niente. “L’accordo tratta della nomina dei Vescovi”. Questo la Santa Sede ha già detto tante volte, da tanto tempo. Allora qual è il risultato della lunga fatica. Qual è la risposta alla nostra lunga attesa? Non si dice niente! È segreto!? Tutto il comunicato si reduce a queste parole “C’è stata la firma di un accordo tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese sulla nomina dei Vescovi”. Tutto il resto sono parole senza senso. Allora quale messaggio la Santa Sede intende mandare ai fedeli in Cina con questo comunicato? “Abbiate fiducia in noi, accettate quel che abbiamo deciso”(?) E che cosa dirà il governo ai cattolici in Cina? “Obbedite a noi, la Santa Sede è già d’accordo con noi”(?) Accettare ed obbedire senza sapere che cosa si deve accettare, in che cosa si deve obbedire?»
La sostanza dell’accordo dovrebbe essere questa: i candidati all’episcopato sono scelti dalla chiesa ufficiale cinese, che è controllata dalla Associazione Patriottica, emanazione diretta del Partito Comunista. Gli uffici cinesi proporranno alla Santa Sede un candidato gradito al Partito Comunista.

Ma cosa accadrà se il Papa non fosse d’accordo? Su Asia News del 24 settembre, padre Bernardo Cervellera commenta così questa ipotesi. «Fino ad ora si era parlato di un potere di veto temporaneo del pontefice: il Papa, cioè doveva dare le motivazioni del suo rifiuto entro tre mesi, ma se il governo valutava inconsistenti le motivazioni papali, avrebbe continuato con la nomina e l’ordinazione del suo candidato. Non avendo il testo dell’accordo, non sappiamo se questa clausola è stata mantenuta, se davvero il pontefice avrà l’ultima parola sulle nomine e ordinazioni, o se invece si riconosce la sua autorità solo in modo formale».

Nel caso il veto fosse temporaneo e l’ultima parola spettasse al governo cinese, si cadrebbe in un grave errore condannato dalla Chiesa. Pio VII, ad esempio, rinnegò il Concordato di Fontainebleau stipulato con Napoleone il 25 gennaio 1813 proprio perché esso prevedeva che, se entro sei mesi non fosse giunta la ratifica pontificia, il candidato dell’Impero francese sarebbe stato confermato di autorità vescovo.

Ma anche nel caso che il veto fosse permanente, il ruolo del Papa si riduce comunque a quello di un semplice notaio. Egli si limita a ratificare la nomina e, se vorrà evitare un braccio di ferro con quelle autorità politiche con cui ha spasmodicamente cercato l’accordo, il “veto” potrà rappresentare un’eccezione, non certo la regola. In ogni caso ci troviamo fronte a una ripetizione della Ostpolitik di Paolo VI che tanti danni ha fatto ai cattolici dei Paesi dell’Est europeo.

C’è purtroppo una stretta coerenza tra il funesto accordo con la Cina e la Costituzione Apostolica Episcopalis communio, sulla struttura del Sinodo dei Vescovi, firmata da papa Francesco il 15 settembre e resa nota il 18. Con questo documento, spiega Stefania Falasca su Avvenire del 18 settembre, «viene ora resa normativamente stabile la pratica della sinodalità come forma di cammino della Chiesa e con essa il principio che regola le tappe di questo processo: l’ascolto. Popolo di Dio, Collegio episcopale, Vescovo di Roma: l’uno in ascolto degli altri e tutti in ascolto dello Spirito santo».

In che modo si conclude questo processo di carismatico ascolto? Gli articoli 17 e 18 della costituzione apostolica lo spiegano. Le conclusioni dell’Assemblea sono raccolte in un Documento finale, che, dopo essere approvato da un’apposita commissione, «è offerto al Romano Pontefice, che decide della sua pubblicazione. Se approvato espressamente dal Romano Pontefice, il Documento finale partecipa del Magistero ordinario del Successore di Pietro (art. 18, § 2). Qualora poi il Romano Pontefice abbia concesso all’Assemblea del Sinodo potestà deliberativa, a norma del can. 343 del Codice di diritto canonico, il Documento finale partecipa del Magistero ordinario del Successore di Pietro una volta da lui ratificato e promulgato. In questo caso il Documento finale viene pubblicato con la firma del Romano Pontefice insieme a quella dei Membri (art. 18, § 3)».

Il documento sinodale, in ogni caso, «partecipa del Magistero ordinario del Successore di Pietro».  La portata magisteriale di documenti come la Amoris laetitia e le conclusioni dei prossimi sinodi sui giovani e sull’Amazzonia viene confermata. Ma qual è il ruolo di Pietro nella elaborazione dei documenti sinodali? E’ il ruolo, come nel caso della nomina dei vescovi cinesi, di un semplice notaio, la cui firma è necessaria per dare esecuzione all’atto, senza che dei contenuti di quest’atto egli sia l’autore.

La Chiesa si appresta a divenire un Repubblica, non presidenziale, ma parlamentare, in cui il Capo dello Stato ha un puro ruolo di garanzia delle parti politiche e di rappresentante dell’unità nazionale, rinunciando alla missione di monarca assoluto e di legislatore supremo del Romano Pontefice. Per realizzare questo progetto “democratico”, il Successore di Pietro usa però poteri dittatoriali, che nulla hanno a che fare con la tradizione di governo della Chiesa.

Nel corso di una conferenza stampa per la presentazione del documento papale, il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei Vescovi, ha affermato che «la Costituzione apostolica Episcopalis communio di Papa Francesco segna una vera e propria “rifondazione” dell’organismo sinodale» e che,«in una Chiesa sinodale, anche l’esercizio del primato petrino potrà ricevere maggiore luce. Il Papa non sta, da solo, al di sopra della Chiesa; ma dentro di essa come Battezzato tra i Battezzati e dentro il Collegio episcopale come Vescovo tra i Vescovi, chiamato al contempo – come Successore dell’apostolo Pietro – a guidare la Chiesa di Roma che presiede nell’amore tutte le Chiese» (Vatican Insider, 18 settembre 2018). 

I teologi ortodossi possono valutare la gravità di queste affermazioni che pretendono “rifondare” e “riformare” il munus petrino. Mai come in questo momento il Primato Romano viene negato e sfigurato, soprattutto in un momento in cui un’onda di fango sembra sommergere la Sposa di Cristo.

Chi ama veramente il Papato avrebbe il dovere di gridarlo sui tetti. Ma sembra che la consegna del silenzio non riguardi solo papa Francesco. Anche i vescovi e i cardinali che guidano la Chiesa, di fronte agli scandali e agli errori che oggi la percuotono, sembrano ripetere: «Io non dirò una parola su questo». (Roberto de Mattei)

17 commenti:

Mazzarino ha detto...

Dedicato a chi aveva capito che Bergoglio avrebbe distrutto Santa Romana Chiesa ma ha scelto di lasciarlo lì e non dichiararlo eretico per "rispetto" della figura del Papa. Anche un bambino di cinque anni avrebbe capito che se si lascia occupare una sedia da un traditore è la sedia stessa che ne seguirà il destino. Non c'è che dire, veramente dei "grandi" vescovi e cardinali. Verrebbe da condurre uno studio scientifico per riuscire a capire come chi li ha scelti sia riuscito a ridurre a zero la possibilità di indicarne, per sbaglio, anche solo uno buono.

Anonimo ha detto...


"l’uno in ascolto degli altri e tutti in ascolto dello Spirito santo"…

E nella Cina, il Spirito santo é il Partito Comunista… Mah…

Catholicus ha detto...

Caro Mazzarino, mi sa tanto che quelli buoni non li abbiano lasciati arrivare nemmeno all'ordinazione sacerdotale; è ben diverso il tipo umano che il clero modernista sta plasmando da 60 anni a questa parte : basta profeti di sventura, il "popolo in cammino" vuole solo far festa (magari con l'alleluia delle lampadine!), ed i pastori vogliono avere l'odore delle pecore (pardon, dei capri), e che nessuno si azzardi a rimproverar loro qualche innocente marachella (vedasi mons. Charasma, mons. Capozzi, card. McCarrick, ecc), perché verrebbe castigato a dovere. Pensino piuttosto a non cadere nei peccati contro l'ecumenismo, l'inclusione, l'accoglienza indiscriminata di fiumane di migranti islamici afroasiatici, l'ecologia, l'animalismo, la raccolta differenziata, ecc.

Anonimo ha detto...

Se per il partito comunista cinese il nr di figli massimo é due, quindi promuove le contraccezioni ed i taluni casi gli aborti forzati, sarà mai possibile che venga nominato da loro un vescovo che dica cose cattoliche e cioé che condanni una simile politica scellerata?
Ovviamente NO.
Nerone sceglierà i pastori favorevoli ai giochi in cui in palio c é la vita e favorevoli all incensatura dell imperatore.

Anonimo ha detto...

Siamo diventati una provincia sudamericana... quest' ultima disgrazia mancava all'Italia.

Anonimo ha detto...

https://benedettoxviblog.wordpress.com/2018/09/27/abusi-sessuali-herder-korrespondenz-il-papa-ha-bloccato-la-creazione-del-tribunale-per-i-vescovi-responsabili-e-il-cardinale-coccopalmerio-alla-congregazione-per-la-dottrina-della-fede-ha-promosso-u/

Sacerdos quidam ha detto...

Il tradimento del recente accordo Vaticano-Cina comunista è la riproduzione, in scala più ampia, del tradimento effettuato con la famigerata ostpolitik sotto i Papi Giovanni XXIII e Paolo VI con i Paesi comunisti europei di quel tempo. Un déjà vu, purtroppo.
D'altra parte, il 'la' d'inizio lo diede la volutamente mancata condanna del comunismo da parte del Concilio Vaticano II (con petizione in proposito di oltre 400 Padri conciliari regolarmente insabbiata), in ottemperanza dell''accordo di Metz' avvenuto 1l 13 agosto 1962 in quella città tra il cardinale Tisserant e il vescovo ortodosso Nicodemo inviato dal governo sovietico di Mosca.
Il famigerato accordo prevedeva la presenza al futuro Concilio Vaticano II di prelati del patriarcato scismatico di Mosca come 'osservatori', in cambio del silenzio del Concilio medesimo sul comunismo. E il patto scellerato fu mantenuto. Insomma si ritorna sempre lì, al nefasto Vaticano II, al suo falso ecumenismo e alla sua suicidaria 'apertura al mondo'...

irina ha detto...

OT
/www.riscossacristiana.it/fate-scendere-salvini-dal-pillon-di-elisabetta-frezza-e-roberto-dal-bosco/

Fate scendere Salvini dal Pillon – di Elisabetta Frezza e Roberto Dal Bosco

irina ha detto...

/www.aldomariavalli.it/2018/09/27/vigano-papa-francesco-perche-non-rispondi-chi-tace-acconsente//

Anonimo ha detto...

Agghiacciante. Non passa giorno che non ci sia un'accelerazione verso il baratro.

Anonimo ha detto...

Né il papa, né alcuno dei cardinali a Roma hanno negato i fatti che io ho affermato nella mia testimonianza. Il detto ‘Qui tacet consentit’ si applica sicuramente in questo caso, perché se volessero negare la mia testimonianza, non hanno che farlo, e fornire i documenti in supporto della loro negazione. Come è possibile non concludere che la ragione per cui non forniscono i documenti è perché essi sanno che i documenti confermerebbero la mia testimonianza?”.

Mentre una risposta da parte del Vaticano sembra essere vicina, è la voce dell’ex diplomatico vaticano a tornare a farsi sentire. Viganò dice che “come ogni battezzato, come sacerdote e vescovo della santa Chiesa, sposa di Cristo, sono chiamato a rendere testimonianza alla verità”. E che “per il dono dello Spirito che mi sostiene con gioia nella strada che sono chiamato a percorrere, intendo farlo fino alla fine dei miei giorni”. E ancora: “Il nostro unico Signore ha rivolto anche a me l’invito: ‘Seguimi!’, ed intendo seguirlo con l’aiuto della sua grazia fino alla fine dei miei giorni”.
Carlo Maria Viganò

Catholicus-Rieti ha detto...

"Nella Lettera ai cattolici cinesi, seguita all'accordo con il regime di Pechino, il papa esorta i cattolici cinesi a pregare, ad aprirsi, ad accogliere, a riconciliarsi, ma senza che l'oggetto sia conosciuto. Ci si deve solo fidare del papa. Chiede loro di muoversi al buio, cosa che sta diventando una costante di questo pontificato."
Stefano Fontana

Anonimo ha detto...

Sono davvero nauseato per il tradimento vaticano sulla Cina e per come tanti vaticanisti, dalla Stampa a La Repubblica, questi tirapiedi, hanno imperlato e lucidato questo accordo senza precedenti. Ora penso a Jia Zhiguo, vescovo sotterraneo che ha trascorso quindici anni in prigione, una delle persone che ha ricevuto più arresti al mondo. Penso a Tan Tiande, che ha trascorso trent’anni (dal 1953 al 1983) in un campo di concentramento. Penso a Liao Shouji, giovane catechista internato per 22 anni nei gulag cinesi. Una delle interviste che ho fatto e di cui serbo il ricordo più limpido fu con Harry Wu, il più noto dei dissidenti cinesi fuggiti all’estero, il Solzenicyn cinese che ha trascorso diciannove anni in quei lager comunisti fra torture, delazioni e vessazioni. Il Partito comunista gli aveva torturato il padre e spinto al suicidio la madre. Ma il tradimento di Papa Francesco sulla Cina va oltre quel paese. Perchè nel 2018 i cristiani dovrebbero tenero duro in tante terre di missione e persecuzione, come Iraq e Siria, se poi la curia di Roma abbandona quei martiri e resistenti in nome della realpolitik? A cosa è valso il lungo fiume di sangue e lacrime se doveva passare cosí in cavalleria? Se il Vaticano ha ceduto cosí sul comunismo cinese, strano mostro ibrido scampato alla Guerra fredda, perchè dovremmo aspettarci da lui coraggio e combattimento di fronte all’Islam radicale, che domina tutta la top ten dei paesi che più perseguitano i cristiani nel mondo? Perché non scendere a patti anche con il Califfato dell’Isis? Che scoramento!
Giulio Meotti

viandante ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
viandante ha detto...

"Ci si deve solo fidare del papa"

A presto anche una revisione del Credo?

Anonimo ha detto...

http://www.lanuovabq.it/it/bandiera-arcobaleno-a-fuoco-il-prete-vittima-due-volte#.W625iJf3BqI.facebook

Anonimo ha detto...

USA
Bandiera arcobaleno a fuoco, il prete vittima due volte
di Marco Tosatti
La vera storia del prete che ha bruciato la bandiera arcobaleno con la croce in parrocchia. Il cardinal Cupich lo ha minacciato di sospensione, in realtà aveva effettuato un esorcismo sulla nuova parrocchia affidatagli: il suo predecessore infatti, venne trovato morto dopo un festino gay ed era solito utilizzare a messa quel vessillo per ribadire la causa omoeretica. Ma ora a rischiare il posto è lui, che tra l'altro, da piccolo fu vittima di abusi.