Pagine fisse in evidenza

venerdì 3 maggio 2019

Abbiamo due Ratzinger: uno da seguire, l'altro da respingere. Lui quale sceglie? E, specialmente: lui, quale è?

Il testo integrale delle Riflessioni di Enrico Maria Radaelli a margine degli Appunti del cardinale Ratzinger pubblicati sulla rivista Klerusblatt è leggibile e/o scaricabile qui.
Di Enrico Maria Radaelli ricordiamo Al cuore di Ratzinger. Al cuore del mondo, Aurea Domus, Milano 2017, pp. 370, è disponibile nelle librerie Àncora (Milano e Roma), Coletti (Roma), Hoepli (Milano), Leoniana (Roma).
Oppure : http://enricomriaradaelli.it/emr/aureadomus/aureadomus.html.

[...] ...uno dei risultati più negativi che raggiunse il Vaticano II col suo equivoco, pomposo e del tutto sconveniente Sacrosanctum Concilium, e più ancora con la successiva simil-protestante istituzione del Novus Ordo Missæ, dispoticamente imposta da Paolo VI malgrado fosse del tutto disallineata persino con le già fuorvianti indicazioni conciliari, fu proprio la più potente caduta di adorazione di Dio mai avvenuta nella storia.
Questa disadorazione fu condotta con metodi subdoli, per i quali le Messe celebrate col nuovo Rito non possono non essere riconosciute sia valide sul piano liturgico che legittime su quello giuridico, come dovettero convenire anche i cardinali Bacci e Ottaviani nel loro rigoroso e molto sfavorevole Breve esame critico del Novus Ordo Missæ [qui], pur mostrando in se stesse però « un impressionante allontanamento dalla teologia cattolica della Santa Messa ».

Ma fu lo stesso cardinale Ratzinger a dare alla Riforma liturgica, con taglienti e ben assestate parole, una meritata e sanguinante staffilata.

Merita riportarne tutta la pur lunga ma esauriente pericope.
Il Porporato infatti, redigendo la Prefazione a un saggio di mons. Klaus Gamber, rilevava: « La riforma liturgica nella sua realizzazione concreta, si è allontanata sempre di più da questa origine (della liturgia gregoriana). Il risultato non è stato una rianimazione ma una devastazione. Da una parte si ha una liturgia degenerata in show, nella quale si tenta di rendere la religione interessante con l’aiuto della stupidità, della moda e di massime morali provocanti, con successi momentanei nel gruppo dei fabbricatori liturgici. Ciò che è accaduto dopo il Concilio significa tutt’altra cosa; al posto della liturgia, frutto di uno sviluppo continuo, è stata messa una liturgia fabbricata. Si è usciti dal processo vivente di crescita e di sviluppo per entrare nella fabbricazione. Non si è più voluto il divenire e la maturazione organica di Dio che vive attraverso i secoli e lo si è sostituito a mo’ della produzione tecnica, con una fabbricazione banale del momento » (Joseph Ratzinger, Prefazione a Klaus Gamber, La réforme liturgique en question, ed. Sainte Madeleine, Le Barroux, 1992).
È necessario a questo punto che si prenda visione di quattro fatti, di cui i secondi tre sono strettamente attinenti tra loro:

- primo), che quest’importante presa di posizione di colui che già allora, ricoprendo la carica di Prefetto del più importante Dicastero vaticano, per autorità era secondo solo al Papa, fu riportata per intero dal sottoscritto nel suo saggio critico sulla conformazione liturgica da Dio alla Chiesa nel suo sviluppo storico, Ingresso alla bellezza (Aurea Domus, Milano 2011). Questo per dire che sono stato sempre ben felice di rilevare, anche in personalità, come il cardinale Ratzinger, segnate per altri versi da pericolosi sviamenti filosofici e dottrinali, ogni loro pensiero che, come quello qui riportato, per la sua esattezza, veridicità e chiarezza potesse far risplendere come merita il Logos divino, Cristo Gesù, di tutti Signore e Re;

- secondo), che la stessa persona che nel ’92 scriveva quelle righe sferzanti, vere sciabolate che infilzavano senza pietà il cuore del cuore della Chiesa nella sua realizzazione teoretica e pratica più nociva, sconveniente e indegna di Dio, allorché poi, come Papa, esercitando il munus sanctificandi, ebbe a sua volta la possibilità potente e reale di riportare la Chiesa e il mondo nella realtà, cosa fece? Non diede i colpi finali al liturgico fantoccio! Non ne sotterrò il carapace o cadavere sotto sette metri di terra salata! Non riportò trionfante la Regina sul Trono da cui era stata così vilmente, villanamente e astutamente spodestata! Ma si limitò a permetterle di mettersi, piangente e ginocchioni, a chiedere l’elemosina di un qualche Rito al buon cuore di un qualche vescovino del luogo, che or qui or là potesse esser preso da un minimo di lacrimosa compassione per la miserella, forse e non sempre, anzi quasi mai; una vergogna! Ma come può un Papa che prima accusa la Riforma liturgica di Paolo VI di « devastazione » e di artificiosa « fabbricazione banale del momento », poi però, al momento di poter dare egli stesso le direttive sante, si tira indietro, si rimangia tutto?
Il fatto è che il vecchio professor Ratzinger, anche da Papa, si lasciò frenare dalla sua ecclesiologia deviata, e lasciò, per motivi che sarebbe troppo lungo spiegare qui, ma che si possono leggere nel mio Al cuore di Ratzinger, che la devastazione continuasse a devastare come e più di prima, solo permettendo che, a discrezione degli ordinari locali, si potesse celebrare una qualche Messa pubblica nel Rito prima vietato, e ciò dispose però con ulteriore falsificazione della realtà e commutando l’ordine corretto dei fattori, così denominando Straordinario il Rito universale e santo di sempre, e invece Ordinario il Rito che semplicemente non dovrebbe neppure esistere, cioè proprio quello che lui per primo aveva chiamato “devastatore”; una falsificazione della realtà dopo l’altra, una soperchieria verso Dio dopo l’altra (e fra poco si vedrà anche da cosa è causato tutto ciò);

- terzo), che nel frattempo, ossia in un arco di anni spropositato, cioè dal 30 novembre 1969, giusto cinquant’anni fa, nessuno dei diecimila Pastori che si sono avvicendati nella Chiesa in questo mezzo secolo ha voluto giungere alle gravi conclusioni cui pur avrebbero dovuto giungere, nemmeno i sunnominati cardinali Bacci e Ottaviani, tutti comunque, anche questi, genuflessi all’idolo d’oro del Vaticano II, e le gravi conclusioni che avrebbero dovuto compiere sono: tutto questo scempio liturgico di cui con termini appropriati parla anche il cardinale Ratzinger non hanno solo trasformato la Chiesa nel miserabile sarcofago vuoto di se stessa, saccheggiato com’è in un abbrutimento che l’ha avvizzita e incartapecorita che nemmeno la strega con la mela, no, ma hanno causato di più in più, e in primissimo luogo, da cui saccheggio e abbrutimento dipendono, lo sdegno di Dio Padre, la sua ira, la sua più che giusta e santa collera.
Sdegno, ira e collera ben riconosciuti e identificati dagli Apostoli come causa prima della discesa del Figlio di Dio sulla terra: Gv 3,36: « Chi rifiuta di credere nel Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui »; quale ira? L’ira del Creatore per il peccato dell’uomo sua creatura; Rm 5,10: « Quando eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del suo Figlio »; nemici per il peccato che solo la morte per Olocausto di Cristo riscatta; Ef 2,3: « Anche noi tutti, immersi nelle nostre concupiscenze carnali, … eravamo per natura figli dell’ira »; “per natura” a causa del peccato originale trasfuso in noi da Adamo; vale anche qui, da ciò, lo stesso commento a Gv 3,36; Col 1,21-2: « E voi, che già eravate estranei e nemici nella vostra mente e nelle vostre opere malvagie, ora Dio vi ha riconciliati nel corpo di carne di Lui, per mezzo della Sua morte »; vale quanto detto per Ef 2,3; I Gv 4,9-10: « In questo si è manifestato l’amore di Dio verso di noi: che Dio [Padre] ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo, affinché noi vivessimo per mezzo di Lui. In questo è l’amore: non che noi abbiamo amato Dio, ma che Dio ha amato noi e ha inviato il suo Figlio per essere l’espiazione per i nostri peccati »;
- quarto), che questi sdegno, ira e collera di Dio sono esattamente il punto della dottrina cattolica che Joseph Ratzinger rigetta dal fondo del cuore fin dai tempi in cui preparò il saggio che lo rese famoso dopo le lezioni di Tubinga nel ’68, quel Introduzione al cristianesimo di cui si è detto, rigetto ribadito poi nell’Intervista al Servais del 2016, e, come si è visto, se pur implicitamente, rigetto confermato dal rifiuto che si legge in questi suoi Appunti di riconoscere giusto e necessario il diniego dei suoi colleghi d’università che il suo saggio girasse tra gli studenti e le sue pagine « letteratura dannosa ».
[...]

Vale qui ciò che si è detto sopra: finché il cardinale Ratzinger non ribadirà le importanti e corrette prese di posizione esposte nella Prefazione al libro del Gamber, abbiamo due Ratzinger: uno da seguire, l’altro da respingere. Lui quale sceglie? E, specialmente: Lui, quale è?

12 commenti:

  1. Ricordo qui tanti post e tantissimi commenti volti proprio a cercare, senza mai esserci riusciti, un risposta definitiva all'ultima domanda che Radaelli pone e si pone: lui, qual'è? E' ambiguo, unico vocabolo che trovo per definire quello a cui non riusciamo a trovar risposta.

    RispondiElimina
  2. Con tutte le riserve possibili, appartenevo anch'io al partito ratzingeriano, e ho amato e sostenuto quel Ratzinger che di tanto in tanto ci elargiva qualche briciola.

    La domanda (retorica) posta da Radaelli è più che legittima, specialmente alla luce del grossissimo rospo che da dodici anni stiamo inutilmente tentando di mandar giù: il fatto che papa Ratzinger, autore del Summorum Pontificum, non abbia mai celebrato pubblicamente la Messa tridentina.

    Ora, onestamente, sono stufo. Quando Ratzinger scrive che per lui la figura «decisiva» è Mosè mentre per i cristiani la figura «centrale» è Gesù Cristo (chiaro il punto? colui che è «centrale» per i cristiani, per Ratzinger non è «decisivo»: capite? avrà pure il posto "centrale", ma non ha valore "decisivo"), io mi chiedo quanto siano state sincere le altre belle parole di prima e durante e dopo il suo pontificato.

    Mi spiace (ironicamente) per l'autoincensante partito dei ratzingeriani, il cui grossissimo errore fondamentale è stato ridurre sottilmente la fede a una tifoseria papista, come se il custode della verità valesse più della verità stessa, come se la genuina e interminabile riconoscenza per il Summorum Pontificum non potesse essere intaccata da certe uscitacce discutibili (quanta inutile fanfara sul "dialogo con gli ebrei", per esempio...), che più ci sforziamo di ignorare e più tornano inesorabilmente a galla. C'è voluto un impresentabile Bergoglione per presentare timidamente le proprie rimostranze. Ma il castigo divino è ormai imminente.

    RispondiElimina
  3. Il NO è artificioso, un prodotto da laboratorio. Il VO andava comunque sviluppato (preferisco questo termine al termine equivoco "aggiornato"). Credo che sul momento Ratzinger non potesse fare di più che riabilitare il VO con l'intenzione di riaprire il dibattito sulla liturgia. Ció che possiamo fare oggi, è contribuire a promuovere la riforma della riforma, o meglio il definitivo sviluppo e compimento della liturgia.

    RispondiElimina
  4. «Personalmente penso che le riforme liturgiche siano irritanti. Ero solito andare a Londra in una piccola chiesa dove la messa iniziò a essere celebrata in spagnolo, che non parlo. Con il vecchio rito uno poteva capire il latino, perché nel messalino vi era la traduzione, così fui molto infastidito dal fatto di non poter seguire una messa che veniva celebrata in una lingua che non era la mia».

    (Graham Greene sul "Novus Ordo" montiniano)

    RispondiElimina
  5. Grazie a Dio l'argomento "Ratzinger", stando anche al numero estremamente esiguo dei commenti a questo post, non suscita più grande appeal. Era ora. La gente ha aperto gli occhi da un bel po', a parte i soliti irriducibili nostalgici aficionados.
    Grazie "mic" per averlo - seppure indirettamente e magari forse a malincuore - dimostrato.

    RispondiElimina
  6. O pubblico o non pubblico. A malincuore? E perché? Mi pare che molti "bachi" li abbia riconosciuti da tempo anch'io....

    RispondiElimina
  7. È probabile che lo scarso appeal (che non è identificabile solo dai commenti) dipenda da tutto quel che bolle in pentola in questi giorni!

    RispondiElimina
  8. "A malincuore? E perché? Mi pare che molti "bachi" li abbia riconosciuti da tempo anch'io...."

    E' vero, devo ammetterlo. Rispetto a soli 5/6 anni fa il tuo atteggiamento è mutato Maria, nel senso di una sempre più obiettiva e serena disamina dell'intero operato ratzingeriano, non solo in qualità di pontefice, ma a partire dal suo ruolo di consulente del CVII e di strenuo difensore, successivamente, di quel Concilio. E di "papa emerito".

    RispondiElimina
  9. Secondo Danilo Quinto l"iniziativa è inutile e dannosa. Rischio scisma.

    RispondiElimina
  10. Dovrei leggere per intero lo scritto di Danilo Quinto. In ogni caso ritengo dannoso piuttosto il tacere. Quanto al rischio di scisma, nello spirito e nella forma del documento non c'è alcun elemento scismatico. Lo scisma, semmai, è rintracciabile altrove....

    RispondiElimina
  11. Il rischio scisma è reale e doveroso. Tuttavia sarebbe ingenuo chi prevedesse la Chiesa divisa in due parti:la Chiesa del Vaticano II e quella dei "novatores". Rischieremmo purtroppo di avere molte chiese. Quando la "Tradizione" viene abbandonata a lungo se ne perde il senso e ci si trova di fronte a molte tradizioni. In fondo l'interrogativo che non possiamo evitare è questo : E' il Vaticano II che interpreta la Tradizione o è la Tradizione che interpreta il Vaticano II ? Ratzinger si era schierato per la prima del corno e la conseguenza è stata la perdita della Tradizione con lo spettacolo che abbiamo sotto i nostri occhi. Condivido quindi la conclusione di Radelli : abbiamo due Ratzinger e quale è quello vero? IVS

    RispondiElimina
  12. Io da cattolico cerco di avere sempre un filiale rispetto per il Papa, qualunque sia, anche se avvolte compie gesti di cui non comprendo l'opportunità.
    Detto questo ho amato sin da subito Ratzinger, per le ragione per le quali il 99% dei lettori di questo blog lo ama e lo stima.
    Ma adesso se volgo lo sguardo alla situazione ecclesiale, credo che l'abbandono davanti ai lupi di Ratzinger sia stato un abbandono a tutto ciò per cui lottava.
    Posso comprendere la fragilità ma non riuscirò mai a condividerne la fondatezza e correttezza spirituale di tale gesto.
    Ratzinger su certe cose è davvero incomprensibile
    1 l'abbandono del ruolo offertogli da Cristo
    2 la sua debolezza, che assomiglia a quella di Paolo IV davanti a tanti errori e soprusi
    3 certe scelte, tipo l'opportunità di proclamare un giorno l'abbandono della dottrina del limbo
    4 Mantenere pervicacemente in carica il segretario di stato colui che è stato la vera rovina del suo pontificato il card. Bertone.
    Tutto questo per me è un mistero, che fa comprendere ancora di più la limitatezza delle forze umane e la forza del Signore nel sostenere nonostante tutto la sua Chiesa

    RispondiElimina

I commenti vengono pubblicati solo dopo l'approvazione di uno dei moderatori del blog.