Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

lunedì 15 giugno 2020

Lettera di Mons. Viganò in seguito alle osservazioni del Prof. Pasqualucci

Chiara e fruttuosa replica di Mons. Viganò alle osservazioni, che trovate in calce alla Lettera, vergate dal Prof. Pasqualucci nel corso della discussione relativa all'intervento dell'Arcivescovo: Excursus sul Vaticano II e conseguenze [qui] mosso dal saggio di S.E. Athanasius Schneider: Non vi è volontà divina positiva né diritto naturale per la diversità delle religioni [qui].
Il punto nodale, la possibilità di sottoporre a correzione gli atti del Concilio Vaticano II e il nostro corretto atteggiamento al riguardo. Uniti ai nostri pastori, vigilando e pregando per il ripristino delle verità cattoliche senza compromessi e cedimenti, contro le profonde erosioni provocate da ambiguità distorsioni e verità dimezzate, ormai riconosciute nei documenti conciliari. Esprimo a mons. Viganò tutta la mia gratitudine per questi ulteriori preziosi chiarimenti e indicazioni, mentre proseguiamo corroborati dalla sua benedizione. (M.G.)

14 Giugno 2020
Domenica fra l’Ottava del Corpus Domini

Gentile dottoressa Guarini,
ho ricevuto le note del prof. Pasqualucci, che ha voluto gentilmente trasmettermi e a cui cercherò di rispondere, per quanto possibile, in modo conciso.
Sulla possibilità di sottoporre gli atti del Concilio Vaticano II a correzione, penso che ci si possa trovare concordi: le proposizioni eretiche o che favoriscono l’eresia devono essere oggetto di condanna, e possiamo solo auspicare che ciò avvenga quanto prima.
La mia obiezione a Mons. Schneider verte piuttosto sulla opportunità di conservare tra gli atti ufficiali della Chiesa un hapax che, aldilà delle formulazioni ambigue e in discontinuità, esso è stato voluto e concepito per la sua valenza eversiva, e che in quanto tale ha causato tanti mali. Sotto un profilo giuridico, si potrà forse trovare la soluzione più idonea; ma sotto quello pastorale – ossia per quanto concerne la sua utilità nell’edificazione dei fedeli – è preferibile lasciarlo cadere in toto e dimenticarlo. E se è ben vero, come afferma il prof. Pasqualucci, che l’errore non fa dottrina, è altrettanto vero che una condanna delle proposizioni eterodosse non toglie le ombre che gravano sull’Assise nel suo complesso, e che ne pregiudicano l’intero corpus, né le conseguenze che ne sono derivate. È bene inoltre ricordare che l’evento conciliare supera di gran lunga i Documenti da esso prodotti.

Il solo fatto che il Vaticano II sia suscettibile di correzione dovrebbe essere sufficiente a decretarne l’oblio, una volta fatta chiarezza sugli errori più evidenti. Non a caso il prof. Pasqualucci lo definisce conciliabolo, al pari di quello di Pistoia, il quale meritò una condanna globale, oltre alla confutazione dei singoli errori in esso formulati. Faccio mia questa sua frase: «Dopo averne messo bene in evidenza le nefandezze procedurali e gli errori contro la fede sparsi nei documenti, un Papa può benissimo cassare l’intero Concilio, “confermando così nella fede i suoi fratelli”, finalmente. Ciò rientrerebbe perfettamente nella sua summa potestas iurisdictionis su tutta la Chiesa, iure divino. Il Concilio non è superiore al Papa. Se il Concilio ha deviato dalla fede, il Papa ha il potere di invalidarlo. Anzi, è un suo dovere».

Mi permetto di aggiungere che, a fronte della situazione disastrosa in cui verte la Chiesa e dei tanti mali che l’affliggono, disquisizioni fra “specialisti” appaiono inadeguate ed inconcludenti. Occorre restituire urgentemente la Sposa di Cristo alla sua bimillenaria Tradizione e ripristinare i tesori che sono stati saccheggiati e dispersi, permettendo così al gregge disorientato e disperso di fruirne di nuovo a piene mani.

Ogni discussione, nelle legittime divergenze di opinioni, non deve avere come scopo il compromesso ai danni della Verità, ma il suo trionfo. La virtù è giusto mezzo tra due vizi, come una vetta tra due avvallamenti: quella dev’essere la nostra meta.

Mi pare che da questo proficuo confronto con il mio Confratello, il vescovo Athanasius, sia emerso quanto entrambi abbiamo unicamente a cuore il ristabilimento della Fede Cattolica come base imprescindibile all’unione nella Carità. Non vi è nessun conflitto, nessuna opposizione: il nostro zelo nasce e cresce nel Cuore Eucaristico di Nostro Signore e in esso ritorna, per consumarsi nell’amore di Lui.

Mi permetta, cara dottoressa Guarini, di invitare i Suoi lettori a pregare assiduamente per i Pastori, ed in particolare per quanti vivono con travaglio e sofferenza la crisi presente e si adoperano per compiere con fedeltà il mandato ricevuto dal divin Maestro. In un momento in cui siamo tutti sotto attacco, assediati da più parti, è più che mai necessario stringerci con fiducia e umiltà sotto il manto della nostra Condottiera: l’amore per la Regina delle Vittorie che accomuna i Suoi figli è la più evidente prova che tra noi non possono e non devono esistere divisioni, le quali sono marchio distintivo del Nemico.

A Lei e ai Lettori va la mia Benedizione.
+ Carlo Maria Viganò
* * *
Le osservazioni del Prof. Paolo Pasqualucci, che hanno suscitato la Lettera, estratte dalla discussione.

Ringraziamo dunque mons. Viganò per questo suo ulteriore intervento chiarificatore.
Di grande lucidità e onestà intellettuale, come sempre del resto. Ringraziamo anche mons. Schneider, che pure di continuo ci illumina e conforta con i suoi preziosi interventi. Speriamo che altri ecclesiastici si aggiungano a loro e presto.
Sulla critica che mons. Viganò sembra aver rivolto a mons. Schneider, mi sembra di poter dire questo: mons. Schneider sembra enunciare un principio avente una portata generale e cioè che sia possibile mutare una precedente dottrina della Chiesa, dottrina perché contenuta in "atti magisteriali". Ma poi egli fa degli esempi che non riguardano atti magisteriali veri e propri; vale a dire non riguardano rettifiche di parti di dottrina, non hanno rilevanza dal punto di vista dottrinale. Quindi: il principio enunciato da mons. Schneider va respinto, se lo si vuol applicare alla dottrina. La Chiesa nei secoli ha mutato opinione su alcune poche questioni, p.e. sul prestito ad interesse (prima proibito perché usura poi ammesso a certe condizioni) e sulla potestà di governo del Papa nel temporale, prima intesa come diretta su tutto l'Orbe, anche se non direttamente esercitata, poi (Bellarmino) come indiretta. Ma queste questioni non riguardano il dogma e quindi la dottrina vera e propria, la salvezza delle anime. Tutto a posto, allora, in relazione al Concilio? No.
Ora, come ha ben ricordato Mic, mons. Schneider ha sempre sostenuto la necessità di un nuovo Sillabo [vedi] per rettificare certi aspetti del Vaticano II e non solo. Un Sillabo ha rilevanza dottrinale e in effetti gli errori contenuti nel Concilio, anche se pastorale, hanno rilevanza dottrinale. Impossibile negarlo.
Allora qui, con il supposto nuovo Sillabo, non si tratta di mutare la dottrina validamente insegnata dai Papi in passato ma solo di estirpare gli errori che in essa sono penetrati. L'errore non fa dottrina, la nega in tutto e per tutto. Ed è un errore propalato da una Assise solo pastorale, peraltro macchiatasi di gravi e ripetute illegalità.
In tutta onestà, non vedo il problema sollevato qui da mons. Viganò nei confronti di un intervento specifico del magistero futuro sugli errori del Conciliabolo che è stato il Vaticano II. La sua tesi, se l'abbiamo correttamente capita, è valida ovviamente in relazione alla vera dottrina della Chiesa ma non mi sembra applicabile nei confronti di una falsa dottrina, messa su, con la complicità dei papi allora regnanti, da un Concilio tumultuoso e svoltosi in un clima di continua confusione e illegalità.
Ragiono da laico, ma secondo me, dopo averne messo bene in evidenza le nefandezze procedurali e gli errori contro la fede sparsi nei documenti, un Papa può benissimo cassare l'intero Concilio, "confermando così nella fede i suoi fratelli", finalmente. Ciò rientrerebbe perfettamente nella sua summa potestas iurisdictionis su tutta la Chiesa, iure divino. Il Concilio non è superiore al Papa. Se il Concilio ha deviato dalla fede, il Papa ha il potere di invalidarlo. Anzi, è un suo dovere.

Inoltre, il prof. Pasqualucci replica all'osservazione di un lettore: "Caso mai sta a mons. Viganò di ritrattare"

A ben vedere, qui non c'è niente da "ritrattare". Caso mai da spiegare ulteriormente, se lo ritiene opportuno, in modo da farci capire meglio il suo pensiero, anche perché da laici appunto non abbiamo tutti gli strumenti teologici e canonistici in mano. E non siamo a laici contro ecclesiastici. Ho detto che "ragiono da laico" non per far polemica ma semplicemente per indicare che non sono un teologo, un esperto della materia e quindi "ragiono da laico", avendo avuto in passato una preparazione da giurista e filosofo.
Mons. Viganò e mons. Schneider non sono due nemici da confutare! I problemi teologici e canonistici posti da questa incredibile crisi della Chiesa sono molto grandi e di difficile soluzione, si cerca di orizzontarsi servendosi della guida offertaci per grazia di Dio da questi due coraggiosi e validissimi vescovi, gli unici finora ad aver affrontato il nemico in combattimento frontale.

102 commenti:

Da La Stampa ha detto...

La dimostrazione di come ormai ci siano due schieramenti. Si tratta solo di decidere da che parte stare. Quando si perde il discernimento e le riaffermazioni della verità a fronte di parole e fatti inauditi vengono fatte passare per "attacchi"...
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Il cardinale Scola: “Contro il Papa attacchi insolenti da uomini di Chiesa. Ora basta, sono sbagliati”

L’Arcivescovo emerito di Milano pubblica una nuova edizione della sua autobiografia. Nelle Sacre Stanze e tra i cattolici «è riesplosa la lotta tra conservatori e progressisti: purtroppo è un ritorno indietro»

DOMENICO AGASSO JR
PUBBLICATO IL13 Giugno 2020

CITTÀ DEL VATICANO. Il pontefice è il pontefice. E il credente «gli deve affetto, rispetto e obbedienza in quanto segno visibile e garanzia dell’unità della Chiesa». Per questo gli attacchi «sempre più insolenti contro papa Francesco», soprattutto «quelli che nascono all’interno della Chiesa, sono sbagliati». Parole dure indirizzate al fronte ostile a Bergoglio. Il mittente è il cardinale Angelo Scola, che le scrive nelle prime pagine dell’edizione aggiornata dell’autobiografia, «Ho scommesso sulla Libertà», realizzata con Luigi Geninazzi (Solferino, 304 pagine, 12 euro). Il libro, in uscita in questi giorni, è introdotto da «un nuovo saggio sul “futuro del cristianesimo”», in cui l’Arcivescovo emerito di Milano dice di non essere preoccupato per le minacce di uno scisma ecclesiastico, ma esprime il suo rammarico perché è riesplosa la «lotta tra conservatori e progressisti» nei Sacri Palazzi e tra i cattolici: è un «ritorno indietro», afferma con amarezza.

https://www.lastampa.it/vatican-insider/it/2020/06/13/news/il-cardinale-scola-contro-il-papa-attacchi-insolenti-da-uomini-di-chiesa-ora-basta-sono-sbagliati-1.38960519

mic ha detto...

Tenendo conto che Scola era un papabile e che la maggior parte della gerarchia è allo stesso livello, riesce difficile pensare ad una restaurazione. Umanamente parlando. Ma è proprio della speranza cristiana continuare la buona battaglia dei milites Christi. Sapendo che Lui ha già vinto... E che comunque la storia e la nostra vita è nelle Sue mani.

Anonimo ha detto...

https://www.vaticannews.va/it/chiesa/news/2019-06/milioni-polacchi-processioni-corpus-domini.html

In Polonia ci sono dei vescovi ancora cattolici...

Aloisius ha detto...

Non mi sembra vero leggere una presa di posizione messa per iscritto contro gli errori del CVII, da parte di altri prelati della Chiesa.
Fino a qualche mese fa era impensabile, ci giravano attorno, si affrontavano i sintomi.
Finalmente questi coraggiosi Pastori affrontano le vere cause a viso aperto, riconoscendo con umiltà i loro errori passati nel seguire gli errori altri, inseriti ad arte nella Chiiesa.
Ci vuole coraggio, molto coraggio, e loro, Mons Viganò e Mons. Shneider, lo hanno avuto.
Mi associo quindi ai ringraziamenti di Mic e nel mio piccolo assicuro i miei Rosari a protezione Vostra e di coloro che Vi seguono, con umilta', amore e gratitudine.

Il Card. Scola fa il finto paciere, non entra nel merito, come al solito, ma si limita a dire, in sostanza, che "il Papa è il Papa" e che ogni critica al CVII non è altro che una "sterile polemica" tra conservatori e progressisti, ormai superata.
Ci dice che bisogna trovare unità sotto la nuova dottrina di Francesco, che si batte per i poveri, anche se 'alza l'asticella e crea turbamenti'ai fedeli.

Il sottoscritto fedele risponde:"allora si prostra Lei, S.E. Card. Scola, davanti alla Pachamama. Io non lo farò mai e la butterò anche io nel Tevere, se me la troverò davanti.
Il Papa Bergoglio, che rinnega la carica di Vicario di Cristo, non è più tale a miei miseri occhi di piccolo fedele, se crea un conflitto tra lui e Gesù Cristo. Ovvio che seguirò il Sigbore.
Non vi seguirò ma se manipolate il Vangelo e denigrate sempre più la Madonna per far piacere ai protestanti e per rendere onore a Lutero, 'che non sbagliava sulla Giustificazione'.

Non vi seguirò mai negli errori già solennemente condannati dalla Chiesa.
Non vi seguirò mai nel rinnegamento di Gesù Cristo come UNICA via, verità e vita, in favore di una nuova chiesa asservita ai poteri del momento, che la disprezza sempre più.
Onori Lei Allah e si inginocchi Lei ai piedi dei mussulmani, baci Lei i loro piedi, come fece Bergoglio, baci Lei mani dei Rabbini, come fece Bergoglio, prostrando così tutta la Chiesa e Gesù Cristo stesso ai piedi dei suoi nemici.
Perché essi sono stati e saranno sempre nemici di Gesù Cristo.
E infatti non hanno mai spostato di un solo millimetro le loro false dottrine per avvicinarsi alla Chiesa cattolica, come invece ha fatto e continua a fare quest'ultima per onorare lo 'spirito del Ckncilio' e sentirsi al passo con i tempi.

Gli scismatici siete voi, eminente card. Scola, disposti a tollerare e sostenere eresie subdole che serpeggiano nella Chiesa pur di piacere al mondo.

Io rimango nel Corpo Mistico di Cristo e della Santa Romana Chiesa, seguirò i Santi e la sana Dottrina che li ha forgiati e che voi modernisti avete avvelenato e rinnegato.
E seguirò i pochi Pastori degni di questo nome, umili e coraggiosi, che vi sino rimasti.
Aloisius

Anonimo ha detto...

In Vaticano la pensano molti come Viganò, ma tacciono per viltà.

anelante ha detto...

Monsignor Viganò parla come Pietro. Si faccia verità.

alessandro da Roma ha detto...

E’ magistrale, cristallino, semplice quest’ultimo intervento di Monsignor Viganò. Non penso ci siano più dubbi, bisogna che guardiamo a Lui come il pastore che può unire le innumerevoli e frastagliate forze, in grado di contrastare l’impero delle tenebre. Monsignor Viganò deplora la divisione, la timidezza e il compromesso di tanti pastori e laici che ancora sprecano le proprie energie in sterili polemiche. Ora tocca a noi chiedere a Lui di mettersi a capo di questa resistenza, per smussare e armonizzare noi tutti che ci identifichiamo nella TRADIZIONE. Spero proprio tutti: dai singoli Vescovi ai Sacerdoti, che in modo nascosto o in modo più tosto manifesto hanno a cuore il bene della Chiesa, alle varie Fraternità o ordini religiosi che soffrono sotto la repressione.

gianlub ha detto...

l'Arcivescovo Viganò è un vero pastore "successore" di Benedetto XVI

Da Stilum Curiae ha detto...

Appello all’Arcivescovo Carlo Maria Viganò.

Eccellenza Reverendissima, mi riferisco al suo – Appello per la Chiesa e per il Mondo – dell’8 maggio. Vorrei fare una sola considerazione e quindi un filiale appello per chiedere suggerimenti.

La considerazione è riferita alla sua dichiarazione nell’appello: “Queste modalità di imposizione illiberali preludono in modo inquietante alla realizzazione di un Governo Mondiale fuori da ogni controllo”.

Il fatto è Eccellenza che questo Governo Mondiale è da decenni fuori controllo. Probabilmente da quasi 50anni. E chi lo ha portato fuori controllo è chi pretende oggi di gestirlo. Ma oggi, in realtà da alcuni anni, si evidenzia un fatto nuovo ed inatteso: è venuta a mancare l’Autorità morale che spieghi ciò che accade.

Ciò premesso, eccomi all’appello: Eccellenza cosa dobbiamo fare oggi di concreto noi cattolici di criterio, sufficientemente maturi da aver capito cosa sta accadendo e non troppo contemplativi per limitarci a pregare, piangere e cercare di non affannarci?
Condivido totalmente il suo pensiero, ma non ho inteso o intuito la conclusione: che dobbiamo fare?
Probabilmente ho agito come un bambino impaziente che salta le pagine del libro che sta leggendo per sapere come finisce la storia, ma speravo di leggere il “che fare”.
Ho vissuto negli ultimi 30 anni lo scempio creato ovunque grazie al degrado morale.
Ho verificato la verità della profezia di San Giovanni Paolo II, quando in Sollecitudo Rei socialis predice che l’uomo di questo secolo, che ha investito tutto in scienza e tecnica e nulla in sapienza, vedrà scienza e tecnica sfuggirgli di mano.
Anche Benedetto XVI, in Caritas in Veritate, spiega che in un mondo impregnato di cultura nichilista gli strumenti così avanzati creati dall’uomo prenderanno – autonomia morale – e si ritorceranno contro di lui.
Nessuno ha ascoltato il richiamo di questi due papi a noi contemporanei; anzi all’interno stesso della Chiesa abbiamo notato sordità e cecità.
Ma le persone come me mature, consapevoli e capaci di vedere in prospettiva; abituate ad affidarsi completamente e filialmente a Dio; senza però esimersi da responsabilità personale o esser troppo esageratamente “prudenti “, si stanno chiedendo che fare, e chi ci spiegherà che fare.
C’è una bellissima preghiera, la preghiera universale di papa Clemente XI che dice, rivolto al Signore: “Voglio tutto ciò che vuoi tu, perché lo vuoi tu, come lo vuoi tu, finché lo vuoi tu”. Allora avremo gaudium cum pace.

Io oggi non ho gaudium cum pace, Eccellenza. Sento pertanto il bisogno di capire cosa vuole oggi il Signore, e sento il bisogno di attuarlo, il bisogno di fare, smettendo di dirmi che non è il momento e che si deve pregare e pazientare.
Nel libro Ecclesiaste (11.4) c’è quel famosissimo monito “Chi bada al vento non semina mai e chi osserva le nuvole non miete”.
Non esiste il momento propizio, questo è HIC ET NUNC, qui e ora.
Ci spieghi Eccellenza che significa oggi, in queste circostanze che lei ha perfettamente capito, cosa fare. Lei ha fede, visione e il coraggio per poter esser ascoltato.
Grazie, con devozione, stima ed affetto.
Suo Pezzo Grosso.

Anonimo ha detto...

Questa è senza dubbio la più chiara ed energica presa di posizione, in merito al Concilio Vaticano II, che sia mai stata fatta da un Pastore di Santa Madre Chiesa.
Speriamo che la sua parresia (autentica) ed il suo coraggio spingano tanti altri ad uscire allo scoperto.
Deo Gratias
Antonio

Catacumbulus ha detto...

Il Card. Scola viene dalla scuola di pensiero (del compromesso) eretta in Cattolica a Milano da Gustavo Bontadini, il quale sosteneva di avere operato una sintesi tra Aristotele-San Tommaso e l'attualismo gentiliano. Si trattò in realtà di un risultato sincretistico, superficiale e teoreticamente fragilissimo da addebitarsi in grossa parte a compromessi politici e culturali, ben più che a valide ragioni teoriche in senso stretto. Dal punto di vista teorico, infatti, l'impalcatura bontadiniana, a mio modesto avviso, non riesce a slanciarsi nemmeno all'altezza di un primo piano. Fondamentalmente contò l'alleanza più o meno tacita che si ebbe tra cattolici e idealisti gentiliani in funzione anti-positivista. C'è poi da tenere presente che Gentile aiutò non poco Padre Gemelli nell'impresa di creare la Cattolica di Milano e credo fu molto probabilmente questo il motivo per cui Bontadini fu tollerato e preferito addirittura a Cornelio Fabro. Errore notevole, che lasciò come vero sottofondo teoretico perdurante in Cattolica la filosofia moderna e non certo il tomismo, nonostante la presenza solo in parte riequilibrante di Sofia Vanni Rovighi...

marius ha detto...

Cosa sostengono mons. Schneider e mons. Viganò? da questa lettera non risulta ancora chiaro. Lo sarà se e quando vorranno produrre, a mo’ di compendio, una presa di posizione comune, superando così in modo inequivocabile di fronte ai fedeli le diversità di opinioni finora espresse.

La sostanza della questione è che il CVII è fortemente problematico per la Chiesa. Cosa farne è un problema che attiene agli addetti, i quali non potranno di certo soltanto attendere i decenni e i secoli successivi per far sì che venga semplicemente dimenticato: cosa impossibile da ipotizzare, perché, similmente ad un cancro, se non viene contrastato e corretto l’errore tende per sua natura ad espandere “pastoralmente" le sue metastasi.

C’è di più: i testi e i concetti del Concilio li si ritrovano applicati nel Codice di Diritto Canonico e "copioincollati" nel moderno Catechismo: anche questi, anzi soprattutto questi dovranno venire emendati o ancor meglio cassati e sostituiti, perché se i documenti del Concilio al limite potrebbero essere abbandonati alla polvere e alle tarme, lo stesso non si può sostenere per queste due sue emanazioni che hanno un legame diretto con la vita di fede dei fedeli.

Dal punto di vista pratico pastorale, già fin d'ora i laici ed il clero veramente fedeli, per rimanere davvero cattolici, dovrebbero semplicemente vivere e fare come se il Concilio non fosse mai esistito. Quindi Lex Orandi (Messa Tridentina) e Lex Credendi (Catechismo) esclusivamente tradizionali.
Le vie di mezzo di stampo conservatore non sono altro che incoerenti percorsi provvisori soggettivi e non devono assolutamente diventare obiettivi da perseguire, pena la confusione totale.

Padre Brown ha detto...

Ma questo quante lettere scrive?

berni /exodus ha detto...

Cara Mic... proprio a seguito di quanto dice l'Arc. Vigano, porto alla tua attenzione e del blog che dirigi un articolo di oggi di INTER MULTIPLICES UNA VOX la ""RINUNCIA"" SCRITTA MALE DA RATXINGHER PER FAR SALTARE IL BANCO, di Andrea Cionci... --- se possibile farlo conoscere e averne dei commenti.

mic ha detto...

questo quante lettere scrive?
Questo è un arcivescovo di Santa romana Chiesa e scrive quanto e quando serve alla Sposa di Cristo e al suo corpo mistico.

mic ha detto...

Berni, conosco quell'articolo e di quanto afferma abbiamo dibattuto ripetutamente, a lungo e con molti approfondimenti.
Vedi:
https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2018/01/indice-degli-articoli-riguardanti-i-due.html

Oggi ci sono ben altre priorità cui dare spazio...

Anonimo ha detto...

"... ha investito tutto in scienza e tecnica e nulla in sapienza, vedrà scienza e tecnica sfuggirgli di mano..."

Una delle grandi scissioni è stata quella tra sapienza e scienza e a seguire tra sapienza e tecnica ed allargando l'orizzonte tra sapienza ed ogni altro sapere. Oggi non si viene introdotti alla sapienza neanche nei seminari, men che meno nella scuola, in poche poche famiglie qualcosa si è salvato, neanche la filosofia oggi insegna la sapienza. Nella Chiesa Cattolica avevamo la sapienza quella dei Vangeli, dei Padri, dei Profeti, della cultura greca e latina, quella dei popoli consapevolmente e/o inconsapevolmente nutriti e vissuti in essa. Questo amato, inestinguibile patrimonio è stato custodito, aumentato, distribuito a piene mani in nome di Gesù Cristo ad ogni gente senza mai perdere in qualità né in quantità. Questa mattina al risveglio, pensando alla vita di Gesù che per noi è l'esempio da seguire, senza se e senza ma, fin sulla Croce, mi è tornata così alla mente la cacciata dei mercanti del tempio. Ma questo è stato scritto proprio per noi, per la nostra generazione! La cacciata dei mercanti dal tempio è stata descritta da San Giovanni nel cap.2, da San Matteo nel cap.21, da San Marco nel cap.11, da San Luca nel cap.19. Oggi noi viviamo proprio a mollo nel mercato, ad esso la chiesa si è venduta...questa è la nostra battaglia! Con una fava prendiamo due piccioni. Nostro compito è far tornare la Chiesa Chiesa per essere Casa di Preghiera. Casa del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Casa della Santissima Vergine Madre. Casa di San Giuseppe.

Anonimo ha detto...

Caro marius.La Chiesa non è abituata a fare sintesi tra una tesi ed un' antitesi. Chi parla come un Apostolo nel caso è solo uno.Gli altri devono decidersi se mettersi con lui o contro di lui con Bergoglio, un esempio citato è Scola che prende posizione netta a favore di un falso Vangelo. Io seguo VIGANO'

mic ha detto...

Ma Viganò e Schneider non sono in antitesi!

Anonimo ha detto...

L'università (ex) Cattolica di Milano ha scelto un illustre cantante sodomita quale sponsor per i suoi corsi.
Non me ne stupisco affatto, visto che l'illustre ha affermato di credere in "un dio simpatico". Non è forse questo dio (volutamente con la minuscola) "simpatico" lo stesso dio della "misericordina" vaticana? Non è forse quel "dio simpatico" che non mette becco, non si immischia nei tuoi comportamenti, ti lascia fare tutto quello che vuoi, non distingue il bene dal male e ti asseconda sempre qualunque scelta di vita tu faccia? Se non lo facesse, infatti, sarebbe "antipatico". Come è antipatico ogni genitore o insegnante non sempre accondiscendente. E' quindi del tutto conseguente che l'università Cattolica (ormai solo di nome e non di fatto) fondata da padre Gemelli scelga come sponsor un credente nel "dio simpatico". Ormai siamo alla teologia del "così è se vi pare". E del dio simpatico.
Martino Mora

marius ha detto...

"Ma Viganò e Schneider non sono in antitesi!"

mic, io non ho parlato di "antitesi", ma di diversità di opinioni, per la precisione espresse spontaneamente da mons. Viganò rispetto a mons. Schneider.
Ebbene, assodato e certo che ambedue sono critici sul CVII, sulla scorta di quest'ultima lettera io non sono ancora in chiaro sulle loro particolari rispettive posizioni, su come l'uno e l'altro intenderebbero affrontare concretamente il problema.

Come già evocato precedentemente, piuttosto che mettere in mostra le differenze sarebbe più proficua una previa armonizzazione tra i due, in modo che all'occorrenza possano esprimersi in modo coordinato, insieme o eventualmente per motivi di opportunità in interventi separati come giudicano meglio loro, a seconda delle esigenze del momento.

fabrizio giudici ha detto...

Ma il card. Scola, che è tanto preoccupato per uno scisma, ha detto una parola su quello che sta accadendo nel Sinodo tedesco?

Anonimo ha detto...

Se noi unendoci, sotto guida di Fede Cattolica certa, riuscissimo a fare scoglio, a fare barriera, dobbiamo essere interiormente pronti ad essere investiti da venti e tempeste, da soverchianti marosi rabbiosi. Pronti alla morte. In nome del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo. Raccogliamoci in preghiera.

Anonimo ha detto...

Strano che chi si preoccupa tanto per le troppe lettere, a suo dire, di Viganò, non si preoccui del diluvio cartaceo di tanti prolissi quanto insulsi documenti vaticani.
Riguardo a Viganò e Schneider non c'è dubbio che non siano in antitesi, ma neanche sul fatto che abbiano espresso alcune diversità di pensiero.
Viganò non può dirlo apertamente ma, implicitamente, lo si evince chiaramente dalle ultime sue lettere.
Antonio

Catholicus ha detto...

"Io seguo VIGANO'": anch'io, ovviamene, ma mi sento anche in dovere di ammonire, o condannare pubblicamente a voce alta, le menzogne spudorate sparate dal clero modernista ogni volta che lorsignori aprono bocca; e non si tratta solo di Bergoglio, Parolin, Scola, Paglia, e tanti, tanti altri, ma ormai tutta la gerarchia parla ad una sola voce, o tace pavidamente. Imposibile non vedere come essi costituiscano la falsa chiesa delle visioni della Emmerich, la chiesa che ha eclissato la vera Chiesa di Cristo, come da messaggi di La Salette, Fatima, Garabandal, Akita, ecc. A tutti loro non può che andare il nostro più forte e deciso ANATEMA!, come ci ordina di fare San Paolo.

mic ha detto...

Viganò non può dirlo apertamente ma, implicitamente, lo si evince chiaramente dalle ultime sue lettere.

Ma cos'è questa ostinazione di voler spaccare il capello in quarantaquattro? Non basta quello che è già stato chiarito?

Anonimo ha detto...

"... una previa armonizzazione tra i due..."

L'armonizzazione è cosa buona in sè se nasce spontaneamente nel tempo, fatta a priori sa più di un accordo pre/elettorale.
Personalmente, nulla togliendo a nessuno, se guida dei naufraghi ha da esserci che sia uno solo. Della dualità, del fuori scena ed in scena, del doppio senso e di tutte le varietà duali sinceramente basta. Viganò è passato in mezzo al fuoco indenne. Ha riconosciuto il suo sbandamento tra ubbidienza e fedeltà che meglio di così non si poteva definire su due piedi se non ci fosse stato alle spalle un attento ed abituale, cioè fine, esame della propria coscienza. Ognuno ha i suoi tempi e la sua storia. La storia di Viganò mi rassicura.

Rr ha detto...

L’ironia della Storia:
l’ Universitá Cattolica, anti positivista, anti fascista, anticomunista, forse, finisce in mano ad un omosessuale dichiarato, per giunta cantante!

Anonimo ha detto...

https://infovaticana.com/2020/06/15/el-cardenal-sarah-presenta-su-renuncia-al-papa/

mic ha detto...

sarebbe più proficua una previa armonizzazione tra i due

I due, cioè l'arcivescovo Viganò e il vescovo Schneider, non hanno bisogno di "armonizzazione" perché, come cristiani, sono in "comunione" e testimoniano la stessa fedeltà che li unisce nel Signore. 
"Armonizzazione" sa tanto di iniziativa umana, di conio antropocentrico conciliare, come la tanto sbandierata unità che si vuole costruire con iniziative umane dimenticando che è il Signore a realizzarla tra chi "rimane" in Lui...

marius ha detto...

"Armonizzazione" sa tanto di iniziativa umana, di conio antropocentrico conciliare,...

Ammesso che sia lecito esprimere un parere, non sta certo a noi decidere, ma sta alla coscienza ecclesiale dei due di procedere uniti secondo verità, senza cedere a tipici compromessi di conio conservatore che raccolgono sempre così vasti consensi a livello delle idee e della prassi.

Anonimo ha detto...

"... senza cedere a tipici compromessi di conio conservatore..."

Caro Marius, cosa intende con compromessi di conio conservatore? Grazie.

mic ha detto...

sta alla coscienza ecclesiale dei due di procedere uniti secondo verità,

Punto. Sono pastori fedeli. Non vedo rischi di compromessi.

Anonimo ha detto...

Ho letto le pregevolissime parole di Monsignor Viganò in risposta al Prof. Pasqualucci, parole più che pregevoli, perché la sua è la vera posizione da prendere. Monsignor Viganò è il primo, tra tutti i Vescovi cattolici, a prendere la posizione giusta sulla questione ed è anche più utile alla Chiesa di quanto sia stato Mons. Lefebvre, che non arrivò mai a dire tanto e malgrado ciò riuscì a farsi scomunicare, mettendo in difficoltà tutti gli altri Vescovi che magari avrebbero preso la stessa posizione ma senza arrivare alla disobbedienza alla Santa Sede con la storia delle Ordinazioni Vescovili.

E intanto un Vescovo dalla nostra ora c’è: abbiamo un nuovo Atanasio, non ne avevo alcun dubbio. Mons. Livi, prima di morire, mi urlò due volte, a distanza di una settimana una dall’altra: 

“Vaticano I sì! Vaticano II no, no, no! Vaticano II via via via! Vaticano I sì: dogma, dogma dogma!”

Mi felicito con Monsignor Viganò per la nettezza della scelta, uguale a quella di Mons. Livi: il Vaticano II va censurato tutto in generale come conciliabolo equivoco e subdolo con grave e colpevole dolo dei suoi Maggiorenti che lo vollero “pastorale” e non dogmatico come era loro preciso, divino e indifferibile dovere, e va censurato in particolare in quei sette capisaldi ereticali che ne contraddistinguono esplicitamente la peccaminosa ereticalità: 1), regalità di Cristo e derivante diritto pubblico della Chiesa; 2), sui diritti dell’unica verità eguagliati a quelli delle mille falsità (dialogo e non insegnamento); 3), sull’ecumenismo spurio, ipocrita e origine di tutti gli altri errori; 4), sulla libertà religiosa; 5), sulla ecclesiologia; 6), sulla morale matrimoniale e genericamente sessuale; 7), sulla manchevole nozione di Messa e sugli atroci atti derivanti, in primis l’Institutio dell’annientante e super atroce Novus Ordo Missae (v. il mio All’attacco! Cristo vince, pp. 17 e 121).  
Pregare, pregare, pregare! Xto vince!

Prof. Enrico Maria Radaelli

mic ha detto...

mettendo in difficoltà tutti gli altri Vescovi che magari avrebbero preso la stessa posizione ma senza arrivare alla disobbedienza alla Santa Sede con la storia delle Ordinazioni Vescovili.

Trovo ingenerosa questa osservazione nei confronti di mons. Lefebvre, che ha agito in stato di necessità. Chi conosce la vicenda sa in che strettoie era stato costretto dalla curia sotto la gestione Ratzinger il quale, peraltro tardivamente, ha revocato una scomunica che suscita tanti interrogativi...
Lefebvre è stato l'unico a non cadere nelle pastoie di una falsa obbedienza
E tra l'altro neppure ha operato uno scisma, non avendo assegnato la giurisdizione ai vescovi da lui ordinati quasi in punto di morte, quella che il Vaticano aspettava perché desistesse...

È vero che mons. Lefebvre non ha rigettato in toto il concilio ma ne ha messo in discussione i punti controversi da noi più volte analizzati condividendo. E aveva visto lontano e bene, senza il senno di poi. Lo stesso sguardo di Romano Amerio e di altri pastori e studiosi fedeli, purtroppo sottoposti ad una severa damnatio memoriae impedita completamente solo dall'appassionato infaticabile impegno di chi, come anche Radaelli, non ha taciuto e non ha mancato di approfondire...

La mia grande stima per lui non mi impedisce di dissentire su questo punto e di rammaricarmi, anzi di soffrire per tutte le pastoie nelle quali puntualmente rischiamo di incappare!

Anonimo ha detto...


Ringrazio vivamente mons. Viganò per le sue chiarificatrici spiegazioni.

Sono grato a mons. Viganò per aver voluto rispondere alle mie osservazioni, scaturite nel dibattito su una delle sue importanti Lettere, per noi veramente "pastorali", e lo ringrazio di cuore.
Nel merito, mi sembra che mons. Viganò approfondisca il punto sul quale si era aperto un dibattito, chiarendolo, per quanto mi riguarda, in maniera definitiva. Se mi è consentito, mi esprimerei con una serie di proposizioni.

1. Mons. Viganò concorda con mons. Schneider sul fatto che le "proposizioni eretiche o che favoriscono l'eresia devono essere oggetto di condanna".

2. Però mons. Viganò solleva una questione di opportunità, cioè se sia opportuno "conservare tra gli atti ufficiali della Chiesa un hapax [un unicum] che...è stato voluto e concepito per la sua valenza eversiva etc". Dove affermava mons. Schneider la necessità di conservare il Concilio (emendato) negli Atti ufficiali della Chiesa? Risposta: non direttamente ma indirettamente quando ribadiva la sua idea di un nuovo Sillabo che, accanto ad errori provenienti da altre fonti, condannasse anche gli errori di varia gradazione che si trovano nei testi del Concilio.

3.Riflettiamo: un nuovo Sillabo condannerebbe gli errori n e l Concilio ma non i l Concilio, che pertanto resterebbe, emendato dei suoi errori dal futuro Sillabo, agli Atti. Ma proprio questo ritiene giustamente deleterio mons. Viganò. In questo punto e solo in questo la sua posizione differisce da quella di mons. Schneider, come finora espressa, sull'opportunità o meno di conservare il Concilio, anche emendato, come valido Concilio della Santa Chiesa.

4. In effetti, un Sillabo che, tra altri, condannasse gli errori n e l Concilio sarebbe una cosa inusitata nella storia della Chiesa, visto che in passato, come appunto nel Sillabo di Pio IX, gli errori condannati erano tutti di provenienza profana, giammai da precedenti documenti pontifici: erano gli errori del Secolo che si condannavano! Un Sillabo del genere costituirebbe un precedente pericoloso per la coerenza del Magistero, potrebbe introdurre il principio che ci possono essere errori nei dettati ufficiali della Chiesa, che questi dettati devono ritenersi sempre riformandi.

5.Cosa fare, allora? Semplicemente, cassare l'intero Concilio, dimostratosi ad abundantiam un vero e proprio "conciliabolo". Una cosa che può fare un Concilio Ecumenico ma anche il Romano Pontefice uti singulus, visto che il suo potere di giurisdizione su t u t t a la Chiesa viene a lui direttamente da Dio (iure divino). Sono grato a Mons. Viganò di aver voluto generosamente far proprio questo concetto, da me espresso nell'ambito della discussione sulla sua precedente Lettera. Il suo autorevolissimo apprezzamento mi rafforza nell'idea che l'ipotesi di una deletio pontificia del diabolico Vaticano II, quale unica effettiva misura per liberare la Chiesa della sua nefasta presenza, sia l'unica giusta e percorribile, anche se al momento essa può apparire addirittura fantastica.

6. Ultima notazione: il fatto è (inoltre) che il Vaticano II non è emendabile. Stop. Mi sembra che mons. Viganò vi accenni, se non mi sbaglio. Toglietegli le innovazioni dottrinali, con le loro caratteristiche ambiguità, e non vi resterà nulla in mano.
PP

fabrizio giudici ha detto...

Domanda da ignorante: ma cassare un intero Concilio non espone allo stesso rischio per il futuro? C'è qualcosa che evidentemente non capisco: perché, se questo rischio è insito nel cassare singole proposizioni, non dovrebbe esserci a maggior ragione nel cassarle tutte? Grazie.

Anonimo ha detto...

Décevante, très décevante, cette intervention d’Enrico Maria Radaelli (19:14).

Et plutôt inopportun, ce nouveau coup de patte à Mgr Lefebvre.

Où était Radaelli, il y a cinquante cinq ans, quand Mgr Lefebvre, seul ou presque, engageait son combat pour la survie du catholicisme et de la chrétienté ?

Il préparait gentiment ses diplômes, sa carrière universitaire, ménageant les grands prêtres du Sanhédrin.

La vocation de paria n’est pas à la portée de tout le monde.

Mgr Viganò, que j’admire, en sait, lui, quelque chose.

Anonimo ha detto...


Ma cassare un intero Concilio non espone allo stesso rischio per il futuro?

Osservazione del tutto legittima. Una risposta potrebbe essere la seguente :
Un futuro Concilio che fosse un "conciliabolo" come il Vaticano II si esporrebbe sicuramente allo stesso rischio ma questo non rappresenterebbe un problema, evidentemente.
Un tumore va estirpato completamente. Ora, emendando il Vaticano ma mantenendolo come Concilio valido nel suo insieme, il tumore rimane.
PP

Anonimo ha detto...

"Mons. Schneider cita alcuni canoni dei Concili Ecumenici che propongono, a Suo dire, dottrine oggi difficilmente accettabili, come ad esempio l’obbligo di riconoscimento dei Giudei nel vestiario, o il divieto per i Cristiani di esser servi di padroni maomettani o ebrei".
Già l'espressione "a suo dire" mi sembra indicativa.
Ho la sensazione che non si rifletta sul fatto che tutti i Concili, benché dogmatici, hanno affrontato questioni di carattere pastorale che, per la loro stessa natura, sono soggette al tempo, altra cosa sono le questioni dottrinali.
Il Vaticano II é stato, invece, per la prima volta nella storia, un Concilio a carattere pastorale e questo fa, a mio avviso, la differenza.
Non ricordo chi in un commento ha detto che il Concilio non è superiore al Papa, il che è vero, forse dimenticandosi, però, che lo stesso (Concilio) é stato approvato da un Papa.
Se questo é spaccare il capello in 4 me ne assumo la responsabilità ma, allora, tutta la discussione è stata alquanto superflua.
P. S. Gli errori del conciliabolo di Pistoia non erano di natura profana...

Anonimo ha detto...

Il fatto è che il Vaticano II non è emendabile.

A questo proposito mons. Lefebvre affermava: "debbo ammettere che non siamo riusciti a purificare il Concilio dallo spirito liberale e modernista che impegnava la maggior parte degli schemi [...] Ma che volete, quando un documento, nel suo complesso, ė redatto con uno spirito falso è praticamente impossibile purgarlo di questo spirito; sarebbe necessario tornare completamente a redigerlo per dargli uno spirito cattolico".

fabrizio giudici ha detto...

Ho la sensazione che non si rifletta sul fatto che tutti i Concili, benché dogmatici, hanno affrontato questioni di carattere pastorale che, per la loro stessa natura, sono soggette al tempo, altra cosa sono le questioni dottrinali.

Altra domanda: c'è un criterio formale per distinguere gli ambiti? Le disposizioni citate prima (vestiario, rapporto di servitù) furono dotate di "anathema sit"? L'assenza di questa formula può essere una discriminante valida?

Anonimo ha detto...

La limpida, netta, presa di posizione di mons. Viganò (che Dio lo benedica), ricorda moltissimo la dichiarazione di mons. Lefebvre del 21 novembre 1974 (dichiarazione ribadita nel capitolo generale della fsspx del 2018):

Noi aderiamo con tutto il cuore e con tutta l'anima alla Roma cattolica custode della fede cattolica e delle tradizioni necessarie al mantenimento della stessa fede, alla Roma eterna, maestra di saggezza e di verità.
Noi rifiutiamo, invece, e abbiamo sempre rifiutato di seguire la Roma di tendenza neo-modernista e neo-protestante che si è manifestata chiaramente nel Concilio Vaticano II e dopo il Concilio, in tutte le riforme che ne sono scaturite….

Questa riforma, essendo uscita dal liberalismo e dal modernismo, è tutta e interamente avvelenata; essa nasce dall'eresia e finisce nell'eresia, anche se non tutti i suoi atti sono formalmente ereticali. E' dunque impossibile per ogni cattolico cosciente e fedele adottare questa riforma e sottomettersi ad essa in qualsiasi maniera.

L'unico atteggiamento di fedeltà alla Chiesa e alla dottrina cattolica, per la nostra salvezza, è il rifiuto categorico di accettazione della riforma. Per questo, senza alcuna ribellione, alcuna amarezza, alcun risentimento, proseguiamo l'opera di formazione sacerdotale sotto la stella del magistero di sempre, persuasi come siamo di non poter rendere servizio più grande alla Santa Chiesa Cattolica, al Sommo Pontefice e alle generazioni future.

Per questo ci atteniamo fermamente a tutto ciò che è stato creduto e praticato nella fede, i costumi, il culto, l'insegnamento del catechismo, la formazione del sacerdote, l'istituzione della Chiesa, della Chiesa di sempre e codificato nei libri apparsi prima dell'influenza modernista del Concilio, attendendo che la vera luce della Tradizione dissipi le tenebre che oscurano il cielo della Roma eterna.

Così facendo siamo convinti, con la grazia di Dio, l'aiuto della Vergine Maria, di San Giuseppe, di San Pio X, di rimanere fedeli alla Chiesa Cattolica e Romana, a tutti i successori di Pietro e di essere i fideles dispensatores mysteriorum Domini Nostri Jesu Christi in Spiritu Sancto. Amen.

+ Marcel Lefèbvre,
21 novembre 1974, nella festa della Presentazione di Maria SS.ma”

Anna

Aloisius ha detto...

Condivido i dubbi di Fabrizio.

Ma il problema non è certo urgente.
Torniamo con i piedi per terra.

Bergoglio è ancora Papa, rimarrà tale per molto tempo ancora, ha piazzato cardinali, vescovi e suoi fedelissimi nei posti chiave.
Alle brutte, visto il precedente di BXVI, si dimetterà.
Il nuovo conclave colonizzato dai modernisti e massoni eleggerà un nuovo papa modernista e si sa che 'al peggio non c'è mai fine.

Qualcuno sopra chiedeva a Mons. Viganò cosa dobbiamo fare noi fedeli.
Ma lui, se non sbaglio, lo ha scritto e comunque da cattolici lo sappiamo, perché ce lo ha insegnato il Signore e lo ha ribadito la Sua Santissima Madre innumerevoli volte:
pregare, pregare e ancora pregare, tanto, bene e insieme, guidati da Lei "terribilis ut castrorum acies ordinata".
Rosari quotidiani, Coroncine della divina Misericordia, Novene, confessioni, penitenze, digiuni, sforzo quotidiano nella lotta spirituale, ognuno a tenere la sua piccola e grande postazione di battaglia.

Solo così interviene il Signore, e quando lo fa, non c'è mafia di San Gallo che regga.

Dobbiamo MERITARCI il Suo intervento divino.

In tal caso, come disse il grande San Giovanni Bosco:
"Se Dio è con noi, siamo la maggioranza!!!"
Aloisius

Anonimo ha detto...

Aver piazzato vescovi e cardinali fedelissimi nei posti chiave a volte serve a poco."Ogni testa è un tribunale" si diceva una volta ,e quando il capo non ci sarà più tutto potrà cambiare in fretta perché ognuno deciderà per sé. Io non credo alla continuità di cordate costruite sulla paura e sull'interesse.Nel 2013 il card Scola veniva pronosticato da tutti come il successore di Benedetto XVI e tutto lasciava prevedere che lo sarebbe diventato.Invece….

Anonimo ha detto...


Precisazioni

-- Il Vaticano II è stato per la prima vola nella storia un Concilio a carattere pastorale.
Ma nel Medio Evo non ci sono stati forse dei Concili "a carattere pastorale", dedicati a risolvere gravi questioni pratiche, religioso-politiche?

-- Gli errori del Conciliabolo di Pistoia non erano di natura profana.
Appunto, il conciliabolo se non erro fu dissolto, posto nel nulla dalla sentenza papale, non fu emendato. La cassazione ("reprobamus et damnamus") avvenne mediante la condanna di ben 85 proposizioni di quel sinodo, organizzato per impulso di Leopoldo II arciduca di Toscana, da quegli Asburgo-Lorena che avevano importato la Massoneria in Italia, a Firenze.
PP

Anonimo ha detto...

@Mic
A questo bisogna replicare!
https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2020-06/nostra-aetate-concilio-via-al-dialogo-con-le-religioni.html

Catholicus ha detto...

"https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2020-06/nostra-aetate-concilio-via-al-dialogo-con-le-religioni.html": dal Concilio Vaticano II ad Abu Dhabi? ma certo, e chi lo nega? però bisogna avere il coraggio d indicare anche la tappa successiva,a la vera meta di questo viaggio intrapreso da oltre 60 anni (dal 28 ottobre 2958, inizio dell'era Roncalli)e quella meta è il Regno Sociale di Satana, la Chiesa di Lucifero, (il NWO) la schiavitù dell'umanità intera soggiogata dai suoi "illuminati", che vogliono ridurci come un branco di bestie da soma, con le App, con i vaccini manipolati, con il microchip. L'ecumenismo, il filoprotestantesimo, il filoislamismo, il cattocomunismo, sono tutte tappe intermedie, specchietti per le allodole per giungere a quella meta. Ma non ci riusciranno, sbatteranno il capo contro la Pietra Angolare, e se lo romperanno, tutti loro, nessuno escluso. Il Trionfo del Cuore Immacolato di Maria SS.ma sarà il loro De Profundis.

Catacumbulus ha detto...

PP ha scritto:
4. In effetti, un Sillabo che, tra altri, condannasse gli errori n e l Concilio sarebbe una cosa inusitata nella storia della Chiesa [...]
5.Cosa fare, allora? Semplicemente, cassare l'intero Concilio [...]

Concordo, il concilio v.ii va cassato in toto e in aggiunta io vedrei come assolutamente necessaria una ripresa e un approfondimento della questione del modernismo, che ne costituisce l'essenza.

1) In questo senso un documento magisteriale avente massimo grado di autorità (se possibile impegnante l'infallibilità) dovrebbe riguardare il modernismo come "metodologia" euristica, poiché l'essenza dell'atto originario di ribellione, il "non serviam", è un'essenza più metodologica che contenutistica, dato che sostanziandosi sempre nella volontà individualistica di "fare quello che si vuole", corrisponde al principio puro del relativismo.

2) E il relativismo è per definizione privo di contenuti stabili, proprio perché il "che cosa ogni singolo decide di fare" muta relativamente alla singola volontà stessa. Va dunque ben chiarita la condanna contro il "principio di coscienza" che non va mai assolutizzato, sganciandolo dalla propria subordinazione alla verità.

3) E tutto ciò ha a che fare con lo strumento principe che tutti i relativisti usano: il linguaggio e la logica necessariamente ambigui, in quanto, costituendo il relativismo stesso una contraddizione, necessariamente chi lo difende, deve farlo in modo ambiguo, nell'ombra, al riparo e in opposizione alla luce della logica basata sul principio di non contraddizione di origine aristotelica.

4) Ecco perché, infine, il caso delle moderne "logiche della paracosistenza" va analizzato in termini storiografici (e tracce evidenti sono visibili anche solo ad un primo approccio) in riferimento diretto ai pensatori come Cusano o Bruno e a tutta la genealogia del loro modello epistemologico paraconsistente, che ha un'estensione vastissima e che è connesso al mare magnum della gnosi e delle sapienze esoteriche (di cui lo gnosticismo è solo una parte), nonchè alla tradizione neoplatonica (che rispetto a quella aristotelica rappresenta l'aspetto dionisiaco in confronto a quello apollineo).

L'ambiguità che contraddistingue l'attuale "teologia pastorale", intrinsecamente anti-teoretica, ha queste origini ed esse vanno adeguatamente indagate.

Anonimo ha detto...

Convergenze

Ora un Papa non può togliere una canonizzazione. Il Papa può fare un nuovo rito [sic!] ma non può togliere una canonizzazione. Non può interdire una Messa che è stata canonizzata.

- Mons. Marcel Lefebvre, La Chiesa di sempre, Thule, Palermo 1976, p. 15

Ma rimasi sbigottito per il divieto del Messale antico, dal momento che una cosa simile non si era mai verificata in tutta la storia della liturgia. [...] Ora, invece, la promulgazione del divieto del Messale che si era sviluppato nel corso dei secoli, fin dal tempo dei sacramentali della Chiesa antica, comportò una rottura nella storia della liturgia, le cui conseguenze poterono essere soltanto tragiche tragiche.

- Card. Joseph Ratzinger, Aus meinem Leben. Erinnerungen, DVA, München 1998, p. 173

Anonimo ha detto...

Da quel che so i 20 Concili Ecumenici che hanno preceduto il Vaticano II, pur trattando anche di questioni pastorali, hanno avuto un carattere dogmatico.
Don Baget Bozzo si chiedeva se, con il CVII, non fosse cambiata la natura stessa dei concili.
Quello di Pistoia non è stato approvato dal Papa e questo taglia la testa al toro.
Detto ciò, a scanso di ulteriori equivochi, io sono favorevole alla cassazione del conciliabolo Vaticano II.
Penso semplicemente che un Concilio ecumenico convocato e approvato nei suoi decreti dal Papa non possa contenere errori dottrinali, altrimenti sarebbe in discussione l'indefettibilità della Chiesa stessa.
Antonio

Orsa minore ha detto...

@Catacumbulus 16 giugno 2020 12:47
Ha centrato in pieno il problema e descritto in modo magistrale le sue sfaccettature.
In particolare i punt1 1) e 2) sono raramente messi nella dovuta luce: il Modernismo è un movimento della volontà, privo di contenuti e la cui essenza è la spinta a demolire tutto ciò che è cattolico.
OS

Unam Sanctam ha detto...

Trovo molto interessante che la lettera di mons. Viganò sia datata alla "Domenica fra l'Ottava del Corpus Domini", Ottava che non esiste più nel Messale del 1962. Può essere un buon segnale per il ritorno auspicato all'autentica tradizione liturgica (che in molti luoghi, grazie a Dio, è già praticata).

marius ha detto...

"Monsignor Viganò è il primo, tra tutti i Vescovi cattolici, a prendere la posizione giusta sulla questione ed è anche più utile alla Chiesa di quanto sia stato Mons. Lefebvre, che non arrivò mai a dire tanto e malgrado ciò riuscì a farsi scomunicare, mettendo in difficoltà tutti gli altri Vescovi che magari avrebbero preso la stessa posizione ma senza arrivare alla disobbedienza alla Santa Sede con la storia delle Ordinazioni Vescovili."

Mi unisco a MIC per confermare anche da parte mia lo sconcerto per le parole del professor Radaelli, che ripropongono pedissequamente la ben nota universalmente diffusa distorsione di quanto accadde tra mons. Lefebvre e Paolo VI.

Quali vescovi mons. Lefebvre mise in difficoltà? Chi li ha visti, chi li ha sentiti? Se ve ne fossero stati avrebbero potuto benissimo agire autonomamente o confluire tutti quanti nell'alveo dell'area Ecclesia Dei, che fu istituita proprio per tutti coloro che volevano evitare la scomunica, inflitta a chi aveva agito e parlato in modo chiaro contro le novità conciliari.

Sì, agito e parlato. Mons. Lefebvre infatti non solo parlò o scrisse articoli o libri, ma agì concretamente per la conservazione del sacerdozio cattolico, la S.Messa e la Dottrina cattoliche, fondando un seminario e una Fraternità secondo la Tradizione, realtà cui coerentemente si trattava di dare continuità tramite la consacrazione di vescovi secondo la Tradizione (non secondo lo spirito conciliare o una via di mezzo). Facendo ciò conferì ai vescovi solo il potere di Ordine, non quello di giurisdizione, proprio per sottolineare la sua fedeltà alla Chiesa istituzionale.

Mons. Lefebvre rimane un faro soprattutto al giorno d'oggi, in cui capita spesso di constatare disparate e perlopiù scomposte reazioni di simpatia per il sedevacantismo. Egli fu sempre molto chiaro al riguardo allontanando coloro che già allora formulavano tesi a cui oggi molti aderiscono come fosse cosa accettabilmente normale.

La storia si ripete. Historia magistra vitae. Prendiamo spunto dalla storia per considerare che, nel caso si passasse dalle parole ai fatti, potrebbe risuccedere quanto vi è di più grave nella Chiesa: la pena della scomunica. Di fronte a ciò bisogna essere pronti e attrezzati. Come esserlo se non studiando attentamente la storia recente, non secondo gli schemi che ci hanno propinato per mezzo secolo, ma con gli occhi della retta fede senza compromessi di cui, oggi più che mai, sentiamo l'urgente necessità.



mic ha detto...

Per Antonio 14:13 riprendo mons. Gherardini

.... A loro interessa una sola cosa: che il Vaticano II sia detto un Concilio “infallibile anche se non dogmatico”, solo perché è un Concilio ed in quanto tale è garantito dall’assistenza dello Spirito Santo; donde l’infallibilità conciliare, anche in assenza di definizioni dogmatiche. ..... Proprio il modo con cui parlano d’infallibilità lo dimostra. Intendo l’infallibilità della Chiesa, del Magistero, dei Concili, delle dottrine anche non definite. A parte il fatto che qualcuno dovrebbe spiegar loro la differenza fra infallibilità, impeccabilità, inerranza ed indefettibilità, non si rendono o non vogliono rendersi conto delle condizioni alle quali soggiace “per divina disposizione” il carisma dell’infallibilità.
.... il chiaro limite posto al Magistero dal quarto capitolo della costituzione dogmatica “Pastor æternus” del Vaticano I. Per esser più esatti, il limite è posto al Magistero papale; ma poiché oggetto del Magistero insieme papale ed ecclesiale è “Fede e Morale” e poiché solo in materia di Fede e Morale – la verità rivelata in cui lo Spirito Santo aiuta a penetrare – il Magistero può sicuramente contare sull’assistenza dello Spirito Santo, ne consegue che il limite entro il quale si definisce l’infallibilità del Magistero papale è quello stesso del Magistero ecclesiale. Non a caso la medesima “Pastor æternus”, al medesimo capitolo quarto, dichiara che il successore di Pietro, in materia di Fede e Morale, “gode di quella stessa infallibilità della quale il divin Redentore volle dotare la sua Chiesa nel definire dottrine di Fede e di Morale”. Il Magistero, pertanto, non può contare sulla divina assistenza sempre, in assoluto, ad ogni suo intervento, ma solamente quando, direttamente o no, si colleghi con l’avvenuta Rivelazione e con quanto in essa riguarda la Fede e la Morale. Entro codesto ambito, il condizionamento assume, inoltre, i connotati della straordinarietà. L’intervento magisteriale è, in effetti, coperto dal carisma dell’infallibilità, solo se “il Romano Pontefice
1. parla ex cathedra, ovvero come pastore e dottore di tutt’i cristiani;
2. in forza della sua suprema autorità apostolica,
3. per definir un dottrina di Fede o di Morale
4. rendendola obbligatoria per la Chiesa universale”.
Poiché l’infallibilità è una ed indivisibile, tale condizionamento riguarda il Magistero supremo e solenne in quanto tale, sia che venga esercitato personalmente dal Papa loquens ex cathedra, sia che ad esercitarlo provveda collegialmente un Concilio ecumenico. Ma riguarda pure il Magistero ordinario, quello cioè del Papa e dei vescovi dislocati nel mondo intero ed in totale comunione col Papa stesso, qualora riproponga dottrine dogmaticamente già definite, o da queste derivanti – non importa se direttamente o no – così che anche il Magistero ordinario venga in tal modo ricollegato con la divina rivelazione.

Anonimo ha detto...



La puntata velenosa del prof. Radaelli contro mons. Lefebvre non solo è "ingenerosa", è anche incomprensibile.

Anonimo ha detto...

Trump, Putin, Viganò sono attualmente i leader nella battaglia decisiva dalla quale uscirà il mondo in cui vivranno i nostri figli: quello legato alla tradizione cristiana o quello, satanico, del N.W.O. Se non vogliamo essere passivi spettatori e, domani, sudditi inermi, dobbiamo decidere con chi stare. O con Dio, la patria e la famiglia, perciò con la vera chiesa e il vero stato, o coi diabolici poteri occulti.
Francesco Lamendola

Anonimo ha detto...

Grazie Mic, ho anche qualche libro di Mons. Gherardini. È sempre interessante e istruttivo leggerlo. Un grande.
Antonio

Anonimo ha detto...

Se il Concilio ha deviato dalla fede, il Papa ha il potere di invalidarlo.

Occorre cassare il Concilio. Concordo. E spero che ciò avvenga quanto prima.

Tuttavia il Concilio è stato indetto, approvato e applicato sotto l'autorità dei Romani Pontefici. Il Concilio è oggettivamente opera dei Papi. E questo pone un problema che occorre affrontare. Si può sostenere che il Concilio (pastorale) non contiene definizioni che implicano l'infallibilità ai sensi della Pastor Aeternus. Che ci sono stati Papi caduti in eresia (ad es. Giovanni XXII sulla dottrina del purgatorio, poi ritrattata in punto di morte). Ma potrebbe non essere sufficiente. E' possibile condannare il Concilio senza condannare anche tutti i Papi del Concilio (da Roncalli a Bergoglio) per eresia o per aver favorito l'eresia?

Infatti se questi Papi non hanno errato come può essere errato il Concilio?

Potrà un futuro Papa (e forse un futuro Concilio Ecumenico, anche se composto da un ridotto numero di padri conciliari, come avvenne nel Concilio di Trento) condannare il Concilio Vaticano II, senza condannare i suoi predecessori e il loro magistero che del Vaticano II è espressione e sviluppo?

In sintesi, è possibile separare la condanna del Concilio da quella dei "suoi" Papi?

Anonimo ha detto...

Condividendo con dolore e sconcerto i commenti, 15 giugno 2020 19:41; 15 giugno 2020 21:51; 15 giugno 2020 23:00; 16 giugno 2020 15:22; 16 giugno 2020 20:30, mi chiedo cosa possiamo e dobbiamo fare per E.M.Radaelli. Preghiamo!

Anonimo ha detto...

Interessante osservazione dell'anonimo delle 23,53.
In effetti è difficile escludere la responsabilità dei vari papi conciliari e post, giacché hanno fatto proprio il dettame conciliare.
Senza contare la ciliegina sulla torta della loro canonizzazione che apre un altra bella questione, anch'essa analizzata da mons. Gherardini.
Antonio

Viator ha detto...

Una Chiesa più povera di dottrina non è più pastorale, è solo più ignorante, e quindi più soggetta alle pressioni del potente di turno

Anonimo ha detto...

Avendo reso la chiesa a macchia di leopardo con simil/dogmi di fratellanza, cosi come a macchia di leopardo, con la scusa del multiculturalismo, hanno reso il mondo, nei fatti hanno depotenziato ogni identità mischiandola ed accaparrandosi loro tutto il potere che era quello identitario degli altri. Tralasciando di parlare delle infiltrazioni occhiute in ogni organismo ancora caratterizzato da una vaga e lontana identità. Ora non vedo altra soluzione che stringere un'alleanza con tutti i 'mischiati' contro i mischiatori allo scopo di riprendersi la propria identità e di esercitare nel proprio paese e nella propria cultura la libera volontà di governare la propria gente e di essere governati dalla propria gente per il bene del popolo di appartenenza. Occorre finalmente un vero autentico complotto dei mischiati contro i mischiatori, che abbia come scopo combattere con le armi della conoscenza della propria autentica storia, della conoscenza della propria economia, dei suoi punti di forza e debolezza, per il riscatto del proprio essere persona, del proprio essere popolo,del proprio essere stato guidato da un buon governo,cioè della propria vera autentica identità. Invece di lottare tra noi mischiati dobbiamo lottare con le armi della conoscenza di noi stessi stessi, contro i mischiatori per riprenderci il nostro essere persone di quel paese, di quella nazione, di quello stato.

Anonimo ha detto...


Gli ostacoli ad un'eventuale condanna papale del Vaticano II

Sono state fatte giuste osservazioni. La cosa in effetti si presenta di difficile attuazione.
Più che auspicarla, noi laici, che altro possiamo fare? Ci penseranno i teologi e i canonisti di buona dottrina al momento opportuno, a trovare le formulazioni adatte. Ci rimettiamo, come nel resto, alla Provvidenza. Quello che possiamo dire, anzi che posso dire, ragionando sempre da "laico", è il seguente:

-- un modello può esser costituito dalla condanna del Sinodo di Pistoia, già ricordata, con la Cost. Apost. "Auctorem fidei" del 28.8.1794 da parte di Pio VI, papa vissuto in tempi assai difficili, come sappiamo. Un testo molto articolato, suddiviso in sei parti: Errori sulla costituzione e autorità della Chiesa; Errori sulla condizione naturale e sovrannaturale dell'uomo; etc. (vedi Denzinger/Schoenmetzer, 1501-1599//2600-2700). Le proposizioni estratte e condannate sono 85. Alla fine si condanna ("reprobamus et damnamus") il documento in blocco, ispirandosi al precedente della condanna nel 1682 e nel 1690 degli Atti dei "Conventus Gallicani" (D 1598-9).

-- Certo, qui la cosa è ben più difficile, trattandosi di un concilio ecum. regolarmente indetto e convocato: tuttavia, non regolarmente svoltosi, come dovrebbe esser noto, sin dalle battute iniziali. Il concilio "preparato" (Amerio) secondo la dottrina ortodossa in tre anni di duro lavoro da parte della Curia (il vero Vaticano II) fu buttato a mare dai colpi di mano dei Novatori, con l'avallo del papa, ed iniziò l'atipico "evento" Concilio (Amerio), all'insegna della confusione, l' Assise dominata dal "contro-Spirito" della nouvelle théologie, insomma dal formicolare di errori inoculati nei testi nelle Commissioni che preparavano i testi, alle quali Giovanni XXIII aveva aggregato quasi tutti i teologi censurati e silenziati da Pio XII, senza richiedere nessuna preventiva abiura dei loro errori. I testi li si voleva comunque già orientati in senso "roncalliano-ecumenico".
-- Il papa è in pratica un sovrano assoluto visto che non deve render conto a nessuno su questa terra, però non può usare la sua potestas in modo da danneggiare il dogma della fede, nella fattispecie favorendo l'azione di notori facitori di eresie, in senso sostanziale (de Lubac, Rahner etc) e approvando documenti che contengono evidenti errori (LG, 8; UR 3; LG 1; LG 16 ("i musulmani adorano con noi un Dio unico, misericordioso etc"); LG 22; GS 22; il decreto sulla libertà religiosa;la Dichiarz. Nostra aetate, etc). Atti suoi in questa direzione, se non nulli ex sese, non dovrebbero ritenersi comunque annullabili da un'autorità pari alla sua, da un altro papa? E quindi, ecco il punto, annullabili da un successivo papa documenti approvati da un papa (anche se papa "in concilio" con tutti i vescovi) che contenessero errori di vario tipo contro la fede.
Secondo me, questa sarebbe una via da battere, quella dell'illegalità del Vaticano II, per impostare il discorso sulla sua possibile cancellazione: un conciliabolo innanzitutto illegale, che solo grazie ai colpi di mano procedurali è riuscito ad infilare errori nei testi. E l'illegalità ha qui risvolti teologici evidenti, essendosi dimostrata funzionale alla penetrazione dell' Errore.
Circa le questioni su come considerare allora tutti i papi postconciliari: secondo me, questo non è un problema da riconnettere alla deletio del Conciliabulum Deuterovaticanum.
PP

Catacumbulus ha detto...

@Orsa Minore
La mia tesi (che per ora costituisce solo un'ipotesi di lavoro) è che il relativismo, così come i vari tipi di gnosi (di cui il relativismo stesso costituisce la forma secolarizzata estrema e non superabile), abbia essenza metodologica. Mi permetto di rimandarla a questo mio articolo (scritto in inglese), che, pur essendo declinato su temi bioetici, costituisce il primo della serie che intenderei dedicare ad un approfondimento del relativismo secondo i punti brevemente accennati sopra: http://www.medicjournalcampus.it/fileadmin/MEDICS/archivio/vol_1_2_2019/vol_1_2019/11_Sammarchi.pdf

Catholicus ha detto...

@ Mic: "è possibile separare la condanna del Concilio da quella dei "suoi" Papi?": richiamo ancora il pensiero di Anonimo 23:53 per ribadire il mio punto di vista in proposito, che però sembra non incontrare il suo gradimento, cara dottoressa Guarini, tanto da essere oscurato, nonostante non sia offensivo per nessuno, ma semplicemente espressione di una lunga indagine, di anni di studi e riflessioni, in piena onestà intellettuale e militanza cattolica tradizionale. E' così difficile accogliere punti di vista in totale dissenso dalla chiesa conciliare e dai pontefici che hanno indetto, gestito e poi attuato le direttive uscite da un conciliabolo in rotta di collisione con due millenni di Cristianesimo?

anelante ha detto...

Mi risulta che sia stato il card.Linares a chiedere di causare i documenti preparatori del concilio v.II. Mi risulta che sia il Magistero di venti secoli a giudicare un co culiabolo...il concilio vaticano ultimo.

anelante ha detto...

Lienart

Anonimo ha detto...

Mi sembra un'ottima intuizione quella di seguire il tracciato di Romano Amerio dal Concilio 'preparato' al concilio Confuso, la cui Assise fu guidata dal Contro-spirito, cioè da quello spirito proprio della confusione, del ribaltamento, della rivoluzione, fino alla sua conclusione. Il primo Papa vecchio e ormai malato non si accorse che il Contro-Spirito aveva sostituito la Spirito Santo nel CVII, né se ne accorse il Papa che concluse il Concilio Confuso essendo, ormai da anni, l'Assise dominata, quasi per intero, dal Contro-spirito e dalle sue schiere.

Quindi il Papa Papa che verrà non avrà che da cassare il 'Concilio CONFUSO Vaticano II' da ora in poi detto CCVII. In quanto essendo Papa Papa, quindi Papa scelto dallo Spirito Santo, è in grado di discernere gli spiriti. Nei fatti il Contro-spirito ha messo mano in tutti i documenti con l'aiuto delle sue schiere ed del suo braccio destro il Media-spirito alleato del Complotto-spirito e del Gruppo-spirito, ognuno con le sue schiere. Un Papa Papa è in grado, a colpo d'occhio, di riconoscere tutti gli spiriti del Caos e da qui alla sua elezione troppi altri ne individuerà di spiriti del Caos!

Aloisius ha detto...

Interessante come sempre quest'ultima osservazione del prof. Ma Le chiedo lumi:
per dimostrare l'illegalità, sorgerebbe il problema delle prove.
Dalle Sue osservazioni si desume che sarebbe sufficiente dimostrare il colpo di mano dei novatori, in particolare quella sostituzione illegittima del vero lavoro della Commissione.
Una volta trovate, però, si presenterebbero altri problemi.
Il primo sarebbe quello, già evidenziato, dell'approvazione espressa e tacita di tutti i papi,
nessuno dei quali ha mai osato anche lontanamente criticare quelle innovazioni errate.
Sarebbe un gesto che screditerebbe inevitabilmente tutti i papi, perché che non solo non si accorsero, ma si resero spesso sostenitori di quegli errori, scambiando le tenebre per la luce.
La massa dei fedeli, ormai cresciuta e lasciata con quegli errori, nemmeno capirebbe di cosa si parla.

È vero che molti fatti sono accertati, pubblici e mai contestati, come la presenza e opera "innovativa" dei protestanti e di rabbini ebraici nei lavori delle Commissioni, la presenza del card. Bugnini e di altri alti prelati iscritti alla massoneria, fatto documentato dalla lista di Pecorelli e da don Luigi Villa.
E altri che io non conosco.

Ma pur superando queste difficoltà, ci viorrebbe un vero e grande Papa, un "Magno" che volesse veramente cassare il CVII perché convinto nel profondo dell'anima di ciò e ispirato e guidato dal Signore.
Oltre ad avere la grazia divina della vera santità e una overdose di tutti e 7 i doni dello Spirito Santo (immaginamo per un attimo il violento pandemonio di giornali e ultrà modernisti vari dovrebbe affrontare, oltre ai rischi per la vita....), dovrebbe essere ferratissimo come teologo e giurista canonico.
Oltre a una gigantesca personalità, infatti, dovrebbe "blindare" la sua decisione preparando in anticipo una difesa inattaccabile di questa santa iniziativa.
E comunque, secondo me, pur potendo agire da solo, dovrebbe essere comunque sostenuto da alcuni validi, decisi e soprattutto fedeli cardinali e vescovi.
Poi dovrebbe avere grande carisma, unito a una grande capacità e semplicità di comunicazione, per far capire ai fedeli l'importanza e la necessità di tale "cassazione"...

Che dire...."nulla è impossibile a Dio"!

Anonimo ha detto...

Tutti i papi dopo i CCVII sono stati unti dal Contro-spirito ormai di casa in vaticano, è come se fossero stati incantati, sedotti da questo Contro-spirito, chi più chi meno, alcuni hanno avuto momenti di risveglio, altri nessuno.

Catacumbulus ha detto...

@Aloisius
Tutto ciò che lei giustamente indica come ardue difficoltà, è parametrato sul tempo presente. Ma senza doversi, purtroppo, sforzare in elucubrazioni astratte o del tutto irrealistiche, si può immaginare nel medio periodo qualche bella catastrofe socio-politico-economica o perfino bellica, dopo la quale i più saranno riportati alla ragione. Se le cose restano come ora (e in assenza di eventi traumatici semmai peggioreranno), infatti, anche io penso sia praticamente impossibile quello che noi ci auguriamo, ossia un sincero, convinto e allargato ritorno alla vera fede. Tale ritorno costituisce una premessa necessaria affinché sia realistico ritenere attuabile da parte di un qualsiasi pontefice una riforma così profonda.

fabrizio giudici ha detto...

Penso anch'io che la "controriforma" avverrà dopo una catastrofe (non necessariamente una cosa "puntuale"). A quel punto nella Chiesa rimarranno solo quelli che sono sempre stati fedeli, gli altri se ne saranno andati; e la severità del castigo servirà più di mille trattati per far comprendere gli errori. Dunque l'unica cosa veramente importante è trovare un modo formalmente e sostanzialmente "pulito" per la correzione; non credo che il consenso sarà un problema.

mic ha detto...

ribadire il mio punto di vista in proposito, che però sembra non incontrare il suo gradimento, cara dottoressa Guarini, tanto da essere oscurato, 

È stato escluso perché tirava in ballo il caso Siri che - ho detto una miriade di volte - non abbiamo elementi concreti per prendere in considerazione....

Anonimo ha detto...

Qualche avvisaglia dell'insediamento del Contro-spirito l'abbiamo già nella definizione confusa di 'profeti di sventura', i profeti o sono veri o sono falsi qualsiasi sia quello che profetizzano. Parimenti il 'fumo di satana' fu annusato, ma subito dopo ci fu un rafforzamento dell'incantamento e non si indagò da dove provenisse il fumo né si capì che cosa satana stesse bruciando. Il torpore instaurato dal Contro-spirito è tutto un alternarsi di assopimenti e risvegli, di sonno profondo, di confusi dormiveglia, di veglie drogate.

Catholicus ha detto...

@ Mic: "È stato escluso perché tirava in ballo il caso Siri": capisco, accolgo il suo punto di vista e non insisto. Grazie per la precisazione.

fabrizio giudici ha detto...

Non dimentichiamo neanche "ciò che ci unisce è più di quanto ci divida", "non si scomunica più nessuno", "ponti non muri", eccetera...

Anonimo ha detto...

Che Siri sia stato eletto papa non ci sono elementi probanti.

In una tarda intervista a Benny Lai, Siri disse: «Nei primi due conclavi cui ho partecipato ho avuto offerta la candidatura da un autorevole cardinale. Egli stesso mi diceva che dietro a lui andavano tutti i francesi. Gli altri, allora, andavano dietro ai francesi. Fuori stavano i tedeschi che, alle volte, strada facendo, si univano. Dissi no, e se mi eleggerete dirò no. Ho fatto male, oggi lo capisco. Oggi? Da qualche anno. Ho fatto male perché avrei evitato di compiere certe azioni. Vorrei dire, ma ho timore a dirlo, certi errori. Quindi ho avuto un grande rimorso e ho chiesto perdono a Dio. Spero che Dio mi perdoni» (Wikipedia)

Nel 1958 il Cardinal Siri aveva 51 anni, ed è morto nel 1989. Rimane un grande punto interrogativo e, alla luce di come son andati i fatti, un sincero rimpianto. Certamente anche lui ora prega per noi ed è al nostro fianco.

Anonimo ha detto...


Ulteriori elementi utili per la discussione sul tema dell'illegalità nel Concilio.

-- Romano Amerio mostra la differenza tra il Concilio "preparato" e quello "autogenetico, atipico, improvviso", pertanto confuso, che lo sostituì, nei primi paragrafi di Iota Unum, un libro che credo oggi abbastanza diffuso, nel cap. IV (parr. 41-43). Egli parla apertamente di "reiezione del Concilio preparato, rottura della legalità conciliare", fatta da Giovanni XXIII quando impose unilateralmente il 22 nov. di far rifondere lo schema De Fontibus Revelationis in un nuovo schema ad opera di una nuova Commissione, che avrebbe avuto una natura ibrida. Roncalli superimpose la sua autorità a quella del Concilio, contro il regolamento, perché non seguì le procedure che avrebbe dovuto seguire nel caso. Una rottura c'era già stata il 13 ottobre con l'iniziativa (preparata a tavolino) del card. Liénart, membro della Presidenza. Si dovevano votare i membri delle Commissioni, sui nomi preparati dalla Curia. L. non poteva quindi parlare, ma si prese il microfono da solo per dire che non si poteva votare senza aver prima consultato le Conferenze epscopali nazionali. Una parte dei vescovi applaudì. L. chiedeva illegittimamente il rinvio del voto, che fu concesso dalla Presidenza dopo accanita discussione tra i nove cardinali che la componevano. Quella fu l'alba tempestosa del Vaticano II. Siri scrisse nel suo diario che era difficile immaginare lo sconcerto della gran maggioranza di fronte ad un episodio così grave. Molti avrano capito che qualcosa non quadrava, i più però stavano sempre attenti ad uniformarsi alle mosse del Papa.

-- Su questo tema dell'illegalità nel Vaticano II, dato che se ne è venuti a parlare, approfitto dell'ospitalità di Mic, chiedendo venia se parlo di me stesso, per ricordare a chi abbia interesse l'esistenza di un mio specifico lavoro in proposito, rimasto in pratica sconosciuto, credo: P. Pasqualucci, "Il Concilio parallelo. L'inizio anomalo del Vaticano II", Fede & Cultura, Verona, maggio 2014, pp. 123, € 12,00. Il Concilio "parallelo" a quello preparato dalla Curia è appunto quello organizzato da Giovanni XXIII con una tattica sapiente e imposto all'Assemblea con lo spostare il centro del lavoro di preparazione dei testi dalla Commissione Teologica di Ottaviani (cui spettava ratione materiae) al Segretariato per l'Unità dei cristiani di Bea, gesuita di modesta caratura, promosso da Giov. XXIII ad eminenza grigia del Concilio.
Ma sulla Allocuzione inaugurale di Giovanni XXIII e sugli inizi del Concilio, ci sarebbero ancora diverse cose da dire. Ancora oggi, le riflessioni più importanti a mio avviso sono quelle di Amerio, che ho cercato di approfondire nel saggio appena citato.
PP

Anonimo ha detto...


Ancora sulla fase iniziale del Concilio, la sconcertante decisione di Giovani XXIII di non procedere più alla condanna degli errori.

Un atteggiamento che questo Papa tenne sin dall'inizio del suo pontificato e che ribadì nella sua straordinaria Allocuzione di apertura del Concilio. Anche qui Amerio colse lucidamente il punto, nel par. 40 di Iota Unum. Giov. XXIII disse che la Chiesa "preferiva ora far uso della medicina della misericordia piuttosto che delle armi della severità", anche perché, disse, sembrava che gli uomini stessero condannando da se stessi certi errori (dal 1961 la pillola anticoncezionale era in commercio nelle farmacie USA, la letteratura femminista già inneggiava alla riv. sessuale; stava cominciando l'edonismo di massa nell'Occidente, tutte tendenze condannate (assieme ad altre) in uno dei venti schemi del vero Vaticano II fatti buttare alle ortiche). Ma il Papa sembrava condividere l'utopia secondo la quale la verità si impone sempre da se stessa, cosa che vale in genere solo per una minoranza e (nota Amerio), per gli errori teoretici quasi mai per quelli di comportamento.
Amerio obiettava alla rinuncia alle condanne: - "nella mente stessa della Chiesa la condanna stessa dell'errore è opera di misericordia, poiché, trafiggendo l'errore, si corregge l'errante e si preserva altrui dall'errore". - la misericordia non si applica all'errore, che è atto logico e giudizio errato, ma solo all'errante, che si soccorre proponendo la verità e confutando l'errore. Amerio poi ricordava che i fatti smentivano ampiamente le parole di Giov. XXIII, sull' errore che gli uomini stavano condannando da se stessi. Lo si sarebbe visto nel decennio successivo. "Gli uomini non si ricredettero da quegli errori, ma anzi vi si confermarono e diedero loro vigore di legge. La pubblica e universale adozione di questi errori morali divenne palese con l'adozione del divorzio e dell'aborto. Il costume dei popoli cristiani ne fu interamente mutato..." (par. 40).

AGGIUNTA MIA : la rinuncia espressa alla condanna degli errori viola la costituzione divina della Chiesa perché tale condanna è ricompresa evidentemente nell'ordine di "confermare nella fede i fratelli" impartito da Gesù a Pietro e da sempre ricompreso nella potestà di governo e insegnamento di Pietro. Non si possono "confermare" nelle fede i fratelli senza condannare gli errori che sempre la insidiano. Tale rinuncia è tuttora praticata dalla Gerarchia e ne vediamo le disastrose conseguenze. Non mi stupirei se un giorno fosse condannata come opinione scandalosa e favorevole alle eresie, se non addirittura eretica.
PP

Anonimo ha detto...

Il card.Bea fu un massone, lessi. Quanto al video su YouTube "Non habemus papam" mostra 2 fumate bianche. Non esiste solo Malachi Martin ma altre fonti in merito al 1958, la voce era piuttosto viva all'epoca. Che un Papa abbia presieduto un conciliabolo peraltro imponendolo cozza col Magistero che dichiara questo impossibile, quindi si tratta di cassare il conciliabolo ed il presunto papa, che tale si è dimostrato non essere. Se serve seppi dal fratello di un sacerdote tale notizia, detta a lui dal sacerdote. Può essere sentito in merito.

Anonimo ha detto...

Questa è veramente la strada giusta, la nascita sana del CVII era già avvenuta per mano del Cardinale Ottaviani, è nella presentazione al tempio che il CVII è stato invalidato, reso invalido, facendolo diventare un CCVII demenziale. Nel prosieguo la follia del CCVII ha contagiato il mondo intero, trascinando la chiesa nel fango, disperdendo i fedeli, facendo perdere ad entrambi l'onore davanti a Dio e davanti agli uomini.

mic ha detto...

In riferimento all'ultimo commento di PP, vi invito a cercare dal motore di ricerca interno i numerosi articoli sul vietato vietare e sull'ingenuo ottimismo di Giovanni XXIII e ricordo questo interessante articolo
https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2012/10/il-conflitto-irrisolto.html

mic ha detto...

E la testimonianza di mons. Gheradini sul microfono chiuso al card. Ottaviani ed altro
https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2012/04/nel-suo-articolo-di-oggi-rorate-caeli.html

Anonimo ha detto...

Volevo sottolineare la stravaganza del papa/buono di assumere il nome dell'antipapa Giovanni XXIII, nato Baldassarre Cossa (Ischia, 1370 circa – Firenze, 22 dicembre 1419)nel turbolento periodo che precedette la Riforma. Strano che nessun Cardinale nulla sembra aver detto in merito.

Aloisius ha detto...

Grazie prof., la disturbero' di nuovo su questo blog dopo aver letto volentieri il Suo libro sopra indicato.

Ma concordo con Catacumbulus e Fabrizio Giudici sullo "sganassone" del Signore. Sono stato sempre convinto che il Lui vuole farci toccare con mano il disastro di quegli errori.
E sono convinto che il peggio deve ancora venire, anche se dal 2013 ne abbiamo viste tante di atrocità contro la vera fede.

Solo con lo sganassone i superbi modernisti avranno, forse, la stessa umiltà che ha spinto Mons. Viganò a prendere la coraggiosa posizione che ha preso:
RICONOSCERE DI AVER SBAGLIATO.
Solo allora la soluzione del CVII arriverà naturalmente, e con la benedizione divina.
Nasce tutto da un gesto di umiltà, come quello che ebbe Maria Santissima.
Mons. Viganò lo ha fatto e ora è sulla via della Verità, da servo fedele e coraggioso.
Ha saputo cambiare direzione.

Ognuno ricevera'il suo sacro sganassone e saranno dolori, ma solo chi segue il Signore avrà da Lui la forza di resistere.
Solo allora i fautori di quegli errori potranno ricredersi e la Chiesa tornare unita e forte.
Noi figli di Adamo dobbiamo spesso farci male per capire e di fronte al Padre Onnipotente siamo come bambini cattivi, superbi e ribelli, che l'hanno fatta veramente grossa e hanno bisogno di una punizione esemplare.

I tempi sono maturi, troppi segni coincidono con le rivelazioni della Santissima Vergine Maria e dei Santi.
Mi sembra evidente che la prova è proproo quella di tirar fuori tutta la fede e devozione possibili per avere il Suo onnipotente e benevolo aiuto.
Aloisius

Anonimo ha detto...


I tempi sono maturi, troppi segni coincidono...
Lo sganassone divino raddrizzerà la testa a molti..
La Chiesa solo così potrà tornare grande e forte..

Prego. Lo speriamo vivamente, che i tempi siano maturi. Quanto alla "percossa" divina, questa è salutare, per l'anima, dei privilegiati cui tocca.
Ma si ha anche l'impressione di una persecuzione assai dura contro i cristiani e in particolare i cattolici e proprio in Occidente. In Italia potrebbe scatenarla la nefanda proposta di legge contro l'omofobia c.d., se viene tramutata in legge. Mi rileggo ogni tanto queste parole della Lettera agli Ebrei, che inquadra la percossa divina nella sua giusta prospettiva:
"Voi non avete ancora resistito fino al sangue nella lotta contro il peccato e vi siete dimenticati dell'esortazione diretta a voi, come a dei figli: Figlio mio, non disprezzare la disciplina del Signore e non ti scoraggiare quand'Egli ti riprende, perché il Signore corregge colui che egli ama, percuote di verga chiunque riceve per figlio" (Ebr 12, 4-6).

La verga ci percuote per educarci e salvarci, in modo che possiamo umiliare il nostro orgoglio. La verga di Dio, una prova morale accompagnata a volte da una o più fisiche. Ma il sangue? Le torture, una morte crudele, l'ignominia...Chi non trema di fronte a questo?
Eppure, lo sappiamo bene, senza la testimonianza del sangue la Chiesa non può rinascere. È inutile illudersi. E l'ora di questa testimonianza si sta avvicinando, sempre di più. Ci sono appunto troppi segni..
Sarò io capace nell'ora della prova di esser fedele, per l'onore di Cristo e la mia salvezza? "Sii fedele sino alla morte e ti darò la corona della vita" (Ap 2, 10).
Ma come pensare a queste cose, senza esserne sopraffatti? Non pensarci, questo bisogna fare. Vale a dire: non soffermarsi più di tanto su questi pensieri e affidarsi sempre di più, nella devozione privata, a Nostro Signore, che ci aiuterà di sicuro nel momento decisivo, come ha aiutato Santo Stefano Protomartire e tutti i martiri allo stesso modo, inviando loro lo Spirito Santo - così come ci aiuterà la Santissima Vergine, che preghiamo sempre nel Rosario quotidiano e con la devozione delle Tre Ave Maria, al mattino e alla sera.
PP

Catholicus ha detto...

Se posso, Mic, con il suo permesso, fare una postilla (senza entrare nel campo minato “siriano”, cioè della vicenda Siri), vorrei esprimere il mio assist ad Anonimo 22:17: “ il video su YouTube "Non habemus papam" mostra 2 fumate bianche”; quelle due fumate bianche le vidi io stesso, con i miei occhi di fanciullo adolescente, ed erano bianche tutte e due, come confermò il conduttore televisivo, rimanendo in attesa di vedere il nuovo papa affacciarsi al balcone del palazzo apostolico, il 26 ottobre; una buona mezz’ora dopo la prima fumata bianca, però, ecco arrivare la fumata nera. Il 28 ottobre (data infausta dalle mie parti, essendo considerata “la festa dei cornuti”), poi, la seconda fumata bianca. Mi fermo qui, solo per deporre la mia testimonianza, per quanto poco può valere. Quanto poi ad anonimo 22:58(lo stesso blogger?), che denuncia “la stravaganza del papa/buono di assumere il nome dell'antipapa Giovanni XXIII, nato Baldassarre Cossa” e il fatto “che nessun Cardinale nulla sembra aver detto in merito”, vorrei solo richiamare l’ultima intervista rilasciata dal card. Siri a proposito del Conclave 1958; le sue testuali parole “in quel Conclave sono successe cose tremende, ma non posso parlare, sono legato dal segreto”. Anche il rapporto FBI diffuso nel 1989 parlava di un giuramento che fu richiesto ai cardinali presenti in quel conclave, ad avvenuta elezione di Roncalli. Anche qui non mi spingo oltre, non prendo alcuna posizione, mi limito a riferire, come un testimone in aula.

Anonimo ha detto...

Ho ripreso in mano il libro 'Il Concilio parallelo', primissime pagine e lettura lentissima. Mi confermo che è dall'inizio inizio che bisogna scandagliare per capire se e come l'intera creatura CVII concepita, nata, torta, deformata, sia stata figlia dello spirito dell'inganno, malgrado tanti santi sacerdoti abbiano cercato fino allo stremo di condurla entro lo spirito di Verità, e figlia dello spirito della rivoluzione. Quindi grazie al Prof. P.Pasqualucci per aver dissodato tra i primi questo sentiero l'unico che può portare, a mio parere, a cassare l'intero CCVII come mentitore, assassino, ipocrita intruso nella Casa del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo con lo scopo di distruggerla. Grazie a Romano Amerio che ha lasciato a noi la mappa sulla quale orientarci, nella certezza che sono loro dal Cielo che ci sostengono e ci ispirano nella presente battaglia.

Anonimo ha detto...

Siccome il compito, nostro e di ognuno di noi, è quello di aiutare la Chiesa a liberarsi dai lacci dell'errore, vorrei soffermarmi sul discernimento degli spiriti.
Copio ed incollo da Wikipedia:

"L'espressione neotestamentaria discernimento degli spiriti (διακρισεις πνευματων, "diakriseis pneumaton") indica la facoltà (o carisma, dono della grazia di Dio) posseduta da una persona nel contesto della comunità cristiana, di discernere gli spiriti maligni dall'autentico Spirito di Dio, la verità dall'errore, la buona fede dalla malafede, la trasparenza dall'inganno...

Nel quadro concettuale della Bibbia, gli spiriti malvagi sono tanto più pericolosi, in quanto possono cercare intenzionalmente di ingannare le persone. L'Apostolo Paolo parla infatti di "spiriti seduttori" (“Or lo Spirito dice espressamente che negli ultimi tempi alcuni apostateranno dalla fede, dando ascolto a spiriti seduttori e a dottrine di demoni” 1 Timoteo 4:1)..."

Quindi il discernimento degli spiriti è essenziale nella vita, nella missione della Chiesa Cattolica il cui compito supremo, ricevuto dal Signore Gesù Cristo, è la salvezza delle anime.

Quindi il primissimo passo che noi dobbiamo fare è discernere se fu lo Spirito Santo l'ispiratore del CVII.

Personalmente ho la certezza, alla sola luce debolissima della mia ragione, che uno spirito lo ispirò, che fosse santo non lo credo assolutamente.

Anonimo ha detto...

La certezza che non si tratta di uno spirito santo la ricavo oltre che dall'acuto esame di PP ne 'Il Concilio parallelo' da due particolari della biografia del papa/buono che ricordavo. Il primo, quello di essere stato compagno di Ernesto Buonaiuti nel Pontificio Seminario Romano dell'Apollinare di Roma , il secondo riguardava una sua conoscenza dell'ambiente massonico avvenuta durante la sua carriera diplomatica a Parigi e/o in Bulgaria. Premetto che questi due particolari non risultano nella biografia di A.R. su Wikipedia, Sulla biografia di Ernesto Buonaiuti il particolare, pur tra parentesi, è ancora citato. Di questo particolare qualcosa scriverò. Entrambi i giovani, di umili origini, per cronologia biografica sono nati entro il modernismo, A.R.bergamasco, fu certamente mansueto; E.B. romano, fu certamente riflessivo, investigativo, amante della verità. Credo che l'ammirazione, tra i due compagni di seminario andasse gagliarda da A.R. verso E.B.

Mentre rileggevo la biografia di E.B. su Wikipedia mi è tornato in mente un particolare letto su uno degli ultimi post qui. Il particolare riguardava la scissione tra sapienza e la tecno/scienza. Così ho ripensato a questi giovani nati a fine '800 secolo ebbro di scienza e di tecnica, tanto da porle sugli altari. L'errore di molte generazioni cattoliche fu dunque quello di portare il loro patrimonio di sapienza cattolica sull'altare della scienza e della tecnica per metterlo al loro vaglio. Mentre invece il loro compito sarebbe stato di togliere scienza e tecnica dagli altari per arricchirle della sapienza cattolica che non possedevano e/o non possedevano più.

Dunque A.R. pur ammirando il suo compagno di seminario continuò con bonomia la sua strada ma, certe passioni giovanili, se non comprese e giudicate alla luce della Verità, non invecchiano mai. La vita travagliata, povera, fuori dalla Chiesa ma pur sempre 'a modo suo' dentro la Chiesa di E.B., suppongo che sia stata per A.R. una spina nel fianco della sua intera esistenza.

Ed ecco che ormai vecchio, a causa proprio della sua vecchiaia, fu portato ad avere il potere di fare quello che la sua bonomia prima inconsapevole, ormai professionale, non gli aveva consentito di fare nei suoi anni verdi. Quindi raccolse il suggerimento degli spiriti per un concilio riparatore. Chi erano questi spiriti?
A senso direi: lo spirito malinconico del tempo che fu; lo spirito del suo personale riscatto davanti a quell'amico, tanto colto, di gioventù morto povero sulla soglia della vecchiaia; lo spirito della confusione che aveva inteso la Pascendi come eco di un passato non più al passo dei tempi; lo spirito del mondo che, lui che ormai aveva tanto viaggiato, dalla sua posizione privilegiata non aveva percepito così satanico; uno spirito di pretesa giustizia umana davanti a tanti confratelli dei più diversi ordini religiosi, allontanati da cattedre ed uffici a causa del loro modernismo... e molti altri spiriti.

%

Anonimo ha detto...

Ancora sulla scissione tra sapienza cattolica e tecno/scienza.

Questa scissione malefica va saldata. Come ho scritto poco sopra è anch'essa, a mio parere, una delle cause dello Scientismo prima, del Modernismo poi. Entrambi figli della superbia. La Chiesa ha combattuto sempre come leonessa contro la superbia, il mondo mai, anzi ha sempre coltivato la superbia fin dalla più tenera età di generazione in generazione, coprendola con l'ipocrisia e tutto il guardaroba con cui questa si veste e si traveste. A questo fine occorre che la chiesa prostituta del mondo torni ad essere Chiesa Cattolica. Riprenda in mano, senza falsi sensi indotti di inferiorità post/Galileo, con fermezza la scienza materialista, omicida, portatrice di morte, mortifera, per infonderle una visione vera, un vigore naturale della vita, dell'anima, dello spirito. E' tra l'altro una battaglia che la politica contemporanea porta sotto il naso di tutti con la gestione del covid. Ma bisogna tornar Cattolici nei fatti, cioè essere certi che siamo creature, create dal Creatore, di anima spirituale e corpo. Dobbiamo riprenderci con le unghie e coni denti la nostra VERA identità di Cattolici che ci è stata sottratta, avvelenata, manipolata e/o che noi stessi per fare i mondani abbiamo buttato nella mondezza. Cattolici a 360 gradi,cioè accettare di convertirsi ogni giorno meglio al Signore Gesù Cristo con tutta la nostra anima spirituale ed il nostro corpo, con tutti le nostre potenzialità spirituali e corporali a Sua Immagine. Allora noi stessi torneremo a vedere, a comprendere, a gestire la scienza in modo diverso, sempre più completo, sempre più vicino alla Verità e la tecnologia riprenderà il posto che le compete al servizio dell'essere umano. Essere umano allora sempre più vicino ai grandi santi modello della Creazione redenta, come Padre Pio.

mic ha detto...

Su Giovanni XXIII, nel blog, richiamo:
https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2012/10/jean-madiran-lanniversario-del-concilio.html
https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2015/02/giovanni-xxiii-e-i-prodromi-delle.html
https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2012/12/lallocuzione-di-giovanni-xxiiii-in.html
https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2012/10/il-conflitto-irrisolto.html
(interessante anche per gli approfondimenti sul testo dell'allocuzione)
https://chiesaepostconcilio.blogspot.com/2012/10/tutto-e-diventato-cosi-avvizzito-il.html


Catacumbulus ha detto...

@Anonimo 18 giugno 2020 12:40 e seguenti

Lei accenna ad Ernesto Buonaiuti, uno degli esponenti più noti del modernismo. Assolutamente da rilevarsi l'interesse profondo del Buonaiuti per la gnosi. Abbastanza recentemente l'editore Mimesis (pessimo editore) ha ripubblicato "Lo gnosticismo. Storia di antiche lotte religiose". Ma egli scrisse anche "La gnosi cristiana". Sono studi interessanti non privi di valore scientifico, al di là della visione del B., che amava in particolare il ben più tardo Gioacchino da Fiore. Ecco dunque, ancora una volta, riaffiorare il mondo gnostico-esoterico, che a mio avviso costituisce la vera essenza della modernità, quasi totalmente ignorata nei programmi di studio universitari. Ricordo una discussione con il prof. PP a questo proposito. Di fatto non pochi filosofi moderni (e non solo, ovviamente) e non pochi persino degli scienziati moderni (su tutti si noti l'alchimista Newton), sembrano avere avuto una natura intellettuale schizofrenica, divisa tra studi o interessi essoterici (con due "s") e studi esoterici (con una "s"). Sarebbe ora che questi due versanti, apparentemente opposti, venissero spiegati nelle relazioni che sicuramente hanno avuto nella mente dei singoli studiosi.

Dunque, riguardo al modernismo tenderei a sottolineare, al contrario di quanto pare indicare lei, queste ascendenze gnostico-esoteriche più che le possibili influenze del positivismo ateo alla Comte.

Anonimo ha detto...

Don Ennio Innocenti ha fatto una distinzione tra gnosi cristiana pura e gnosi spuria; come Emanuele Samek Lodovici scrisse 'Metamorfosi della gnosi, quadri della dissoluzione contemporanea' libro questo da non perdere insieme a quelli di don Ennio Innocenti.

Le sottolineature vanno benissimo, una volta entrate nella cultura viva è difficile separarle col bisturi.

Se posso permettermi la diversità tra gnosi esoterica e gnosi essoterica è più o meno uguale all'autodidatta,faccio da me per diventare come dio e allo studente, ho fede in Te che Ti sei rivelato a me ed ai fratelli nella carne e mi impegno a fare la Tua Volontà.

L'esoterismo porta ad incontrare consapevolmente gli spiriti, rischi di errore sono grandissimi ad ogni livello e non solo a livello intellettuale, ma anche a livello morale.

L'essoterismo cattolico ha meno rischi e più aiuti tangibili nella Chiesa fondata da Gesù Cristo, un santo può essere trasportato ad altezze inimmaginabili per l'esoterista più avanzato.

Pochi giorni fa stavo sfogliando il Catechismo essenziale di San Pio X e notavo come in quelle formule fisse è racchiuso l'insegnamento eterno essoterico ed esoterico, basta scioglier quelle formule con la buona volontà del cuore, con il sudore della fronte e con tanta umiltà e costanza.

Giova, come diceva la maestra alle elementari, ripetere la lezione con le proprie parole, le proprie parole le si trovano quando la lezione si è ben capita, ben assimilata e verificata nella nostra esperienza personale o in quella di chi conosciamo.

Le aggiungo un commento più sopra di un Anonimo che trovo calzante:
"I più grandi eretici erano persone colte e geniali, e a volte pure, per brevi periodi della loro vita, vicino alla santità e a una profonda vita mistica ... ma nulla è importante quanto la fedeltà alla verità ...e quel che manca agli eretici è proprio questo amore alla verità.=

Anonimo ha detto...

Mi permetto di aggiungere una mia recente ipotesi assurda, certamente fantasiosa:
Credo che la chiesa sia scivolata sulla buccia di banana dell'esoterismo diabolico facile facile e così pure quelli del governo mondiale. Altrimenti non si spiega questa loro alterigia nel trattarci tutti come tarati mentali. Non solo, ma anche questa manica larghissima e stracciata sul sesto comandamento è indice che sono sotto la potestà del Nemico, il sesto infatti richiede purezza totale dal capo fino ai piedi 'abituale'. In realtà i tarati dissoluti sono loro che in cambio del potere a loro concesso dal Nemico devono consegnare a lui milioni e milioni di anime. Evidentemente il tempo concesso al Nemico sta scadendo.
Gloria la Padre, al Figlio, allo Spirito Santo come era nel principio ed ora e sempre e nei secoli dei secoli. Così sia.
Virgo potens, ora pro nobis.
Protector Sanctae Ecclesiae, ora pro nobis.

Anonimo ha detto...


Scienza e religione cattolica, un rapporto difficile.

Molteplici spunti dagli interventi precedenti. Al momento, essendo oberato da un lavoro che non riesco a finire, mi limito ad alcune considerazioni veloci, spero meritevoli di interesse.

1. La rottura tra religione cattolica e scienza non è dovuta solo alla "superbia" degli uomini di scienza, che pure c'entra in parte. Da un lato, c'era la formazione personale di ognuno di loro, filosofico-religiosa, che poteva incidere sul loro atteggiamento nella scienza; dall'altro, c'erano questioni strettamente scientifiche che inesorabilmente portavano verso le soluzioni poi impostesi, grazie ai nuovi strumenti di osservazione. Nella "precomprensione" personale possiamo mettere, forse, l'antitrinitarismo di Newton o lo spinozismo di Einstein. Di Galileo, non saprei cosa mettere: è stato accusato sia di platonismo che di atomismo... Ma questi sono elementi secondari. I suddetti affrontavano problemi scientifici con metodo scientifico. Il modello aristotelico-tolemaico dell'universo fu criticato anche nell'antichità ed era da tempo in crisi. Allora Copernico provò a cambiare impostazione. Non posso qui dilungarmi, ma liquidare Newton come un "alchimista" per me è semplicemente assurdo.
La scienza al tempo ancora non si era districata da astrologia e alchimia e un po' tutti gli scienziati si dilettavano anche di queste cose. Comincia a districarsi proprio con Galileo e Newton e altri.
Ma non bisogna scambiare ciò che è secondario per ciò che è principale.
Negli Elementi di Newton, per quelle (poche) parti che sono riuscito a leggere, o nei suoi scritti sull'Ottica (esposizione della sua teoria, Lettere a Oldenburg, parti delle Lezioni sull'Ottica e Questioni e Osservazioni accluse) di "alchemico" non ho riscontrato proprio nulla, per quanto mi riguarda.
2. Le scoperte geografiche e astronomiche hanno distrutto l'autorità della S. SCrittura, interpretata in modo da sembrare in contraddizione con esse. Si è di fatto affermata questa idea, anche perché la Chiesa mise subito all'Indice le nuove scoperte, a partire dal testo di Copernico. DA ciò è nato l'avversario più temibile per il cristianesimo: la scienza intesa alla fine come se fosse il vero Vangelo (illuministi, positivisti, socialisti, marxisti etc. = scientismo dilagante ancor più oggi, e in forme degenerate). Secondo me, bisognerebbe analizzare quest'aspetto, invece di cercare di liquidare Galileo o Newton quali supposti cultori di pseduoscienze esoteriche o calunniandoli sul piano personale.
Certo, non erano perfetti, come uomini. Ma questo, niente dimostra quanto alla validità delle loro idee scientifiche.
PP

Anonimo ha detto...

Questa sarebbe una via da battere, quella dell'illegalità del Vaticano II, per impostare il discorso sulla sua possibile cancellazione: un conciliabolo innanzitutto illegale, che solo grazie ai colpi di mano procedurali è riuscito ad infilare errori nei testi

Interessanti gli spunti offerti dal Prof. Pasqualucci per la discussione sul tema dell'illegalità nel Concilio che si basano sulla illegalità delle procedure seguite nel Concilio (i colpi di mano che ci sono stati).

Ritengo tuttavia che la via giuridica per cassare il Concilio - applicata al solo Concilio - porterebbe al massimo a dichiarare illecite le sue procedure, ma non a dichiarare invalidi i suoi atti.

Il Concilio trae la sua validità (e autorità), non dalla regolarità delle procedure, ma dall'approvazione del Papa. È l'approvazione pontificia che rende intoccabile il Concilio. Senza l'approvazione del Papa tutto sarebbe possibile.

Per dichiarare invalidi gli atti conciliari occorrerebbe dichiarare l'invalidità dell'approvazione del Papa. Per far questo occorrerebbe dichiarare (e dimostrare) che i Papi hanno agito con vizio della volontà (fattori esterni: per errore, violenza o dolo); oppure che hanno liberamente pervertito la loro volontà (fattori interni: papa eretico) e hanno agito al di fuori e contro il loro divino mandato. In quest'ultimo caso i loro atti sarebbero invalidi per mancanza del potere di agire (privi di mandato).

Questa tesi dovrebbe poi estendersi anche ai Papi del post Concilio, i quali hanno fondato il loro atti e il loro insegnamento sul Concilio.

Resterebbe forse la possibilità di fondare la dichiarazione di invalidità degli atti del Concilio sulla illiceità del loro oggetto (le eresie contenute nei documenti conciliari) e del loro fine (pervertire la fede e i costumi). Tuttavia il Papa che dovesse pronunciare una tale dichiarazione avrebbe comunque la stessa autorità - e non superiore - rispetto ai Papi che invece hanno approvato ed applicato gli atti conciliari. Per cassare gli atti del Concilio, anche in questo caso, occorrerebbe far venire meno l'autorità dei Papi che li hanno approvati e applicati. E di nuovo occorrerebbe dimostrare il vizio della loro volontà (per fattori interni o esterni).

In sostanza sembra chiaro che il principale ostacolo alla condanna del Vaticano II è l'autorità del Pontefice.

Anonimo ha detto...

@ PP
Nel leggere il suo libro 'Il Concilio Parallelo' ho conferma che A.R si è piegato volutamente alla corrente rivoluzionaria sempre. Come ho letto in nota è da quei primissimi momenti che esce fuori il parallelo col 1789.

Il rapporto religione scienza va curato con attenzione. Ho sempre inteso l'aver proposto Santa Ildegarda Dottore della Chiesa sia stato da parte di BXVI anche un tentativo di mostrare possibili correttivi al baratro formatosi tra le due.
Allungando un po' il giro bisognerebbe forse ripartire dalla letteratura G. K. Chesterton, J. R. R. Tolkien, C.S. Lewis...Forse.

@ Anonimo
Il vizio della volontà dei Papi seguenti si è mostrato in maniera intermittente nella misura in cui nel loro cuore e nella loro mente la rivoluzione si alternava alla Tradizione.

Forse una figura come Viganò, che ha recitato il mea culpa sul conflitto tutto interiore tra 'ubbidienza e fedeltà' potrebbe essere l'unico futuro Papa in grado di riconoscere questo conflitto, che in maniera diversa si è mostrato in tutti i pontefici dal 1958 in poi, ed esemplificarlo nei fatti anche negli altri pontefici e pacatamente iniziare a tutti i livelli un ritorno alla Fede di sempre con l'impegno di viverla tutti più coerentemente che mai prima senza più buttarsi a mare al canto delle sirene alla moda.

Anonimo ha detto...


Ulteriori note sulla cancellazione del Concilio

L'illegalità nelle procedure, l'evidente malafede di Giovanni XXIII, che ha appoggiato in tutti i modi l'eversione dell'ordine del giorno da lui prima approvato, tutto questo non costituirebbe la causa della condanna del Concilio ma il suo presupposto: la causa sarebbe sempre teologica, sarebbero gli errori contenuti a iosa nei documenti conciliari. Le illegalità tollerate e approvate dal Papa, sanate con ciò sul piano formale, sono state funzionali all'introduzione dei noti errori, strumentali ad essi. Connessione tra illegalità ed errori nella dottrina, che solo in quel modo avrebbero potuto entrare nei documenti. Significato "teologico" di queste illegalità.
Una consacrazione nella Messa è valida quando è fatta secondo le intenzioni della Chiesa. E un Concilio Ec. non deve agire secondo le intenzioni della Chiesa, quella di sempre? Già rinunciando ad esser docente per "mettersi in ascolto del mondo", per farsi discepolo del mondo, il Concilio non agiva secondo le intenzioni della Chiesa e proponeva, come poi ha fatto, un insegnamento falso, inquinato, pertanto annullabile da un Papa o da un altro Concilio ec. (da un Papa in Concilio con tutti i suoi vescovi) già per la mala intenzione, per difetto d'intenzione.
Il problema di cosa fare dell'insegnamento, della pastorale inquinati tutti e due dei papi successivi, viene dopo. Un papa che annullasse il Concilio può sempre fare una sanatoria, salvando l'ordinaria amminsitrazione della Chiesa dalla perenzione.
Intanto bisogna svellere la catena dall'anello che la tiene fissa al muro: il Conciliabolo vaticano, il mostro partoriato da Satana per la nostra dannazione.

Anonimo ha detto...

La strada della "illegalità" del Concilio é interessante e, probabilmente, anche fondata, tuttavia da sola potrebbe essere insufficiente.
Se non fosse possibile affermarne l'illegalità o che alcuni singoli atti non fossero sufficienti per procedere verso la sua "cancellazione" che succederebbe?
Perciò ritengo che, senza trascurare questi aspetti, la via maestra sia quella della pastoralità.
Antonio

Anonimo ha detto...

Per mettere a fuoco il problema credo sia meglio iniziare a parlare:

1) di come il buono si può trasformare in buonista;
2) degli spiriti angelici e di quelli demoniaci;
3) della differenza tra dogma e pastorale;
4) della pastorale, che non rispecchia il dogma, come chiacchiera da bar;
5) dei nostri pensieri, desideri, intenzioni come suscettibili di errore e di tentazione;
6) del rischio dell'essere umano, in particolare cattolico, di farsi portavoce del suo tempo invece che dell'Eterno;
7) del fatto che la Santa Trinità ha capacità superiori all'essere umano più dotato.