Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 11 febbraio 2021

L’ 11 febbraio 1929 i Patti Lateranensi, che realizzarono la “Conciliazione” tra la Chiesa cattolica e lo Stato italiano unitario, nato dal Risorgimento.

Questo articolo può esser utile a tanti lettori per orientarsi ed avere un'idea obiettiva dei fatti storici coinvolti, nel quale l'Autore ha appunto cercato di far parlare i fatti. Precedente, sul blog: A 150 anni da Porta Pia, non è stato ancora risolto in Italia il nodo Chiesa-Stato e lo Stato italiano deve ritenersi ancora “illegittimo”? Una tesi che non convince [qui].

L’ 11 febbraio 1929 i Patti Lateranensi, che realizzarono la “Conciliazione” tra la Chiesa cattolica e lo Stato italiano unitario, nato dal Risorgimento.
di Paolo Pasqualucci 

Fino agli anni Sessanta del XX secolo l’11 febbraio era festa nazionale. Poi la festività scomparve. Oggi il fatto storico stesso sembra esser caduto in oblío, anche (e forse soprattutto) da parte dei cattolici “fedeli alla Tradizione della Chiesa”, che sembrano ritenerlo come mai avvenuto, quasi fossimo rimasti ancora e sempre alle scomuniche di Pio IX, come se quelle scomuniche non fossero state “archiviate” dai Patti e la “Questione romana” non fosse stata risolta.[1] Eppure, il rapporto tra Stato e Chiesa, da sempre complesso e difficile in Italia, si regge ancora su quei dimenticati Patti, il cui impianto è sempre quello del 1929 nonostante la sopravvenuta, liberale e latitudinaria Costituzione repubblicana (che li ha incorporati nell’art. 7.2) e le modifiche consensuali del solo Concordato intervenute nel 1984, ai tempi del Centro-sinistra guidato dall’on. Bettino Craxi, rispondenti al laicismo sempre più radicale affermantesi nella nostra democratica Repubblica e allo spirito di c.d. “apertura” ai valori profani inopinatamente diffuso nella Chiesa dal Concilio Vaticano II.

Trattandosi di un evento di importanza capitale per la nostra storia recente e presente ma oggi in sostanza ignorato dai più, credo che il miglior modo di celebrarne la ricorrenza sia quello di presentarne sinteticamente le circostanze e il significato complessivo, come a suo tempo delineati nel testo di un Maestro del diritto ecclesiastico italiano, da tempo scomparso: Pietro Agostino d’Avack.

“Come abbiamo detto, sotto il nome di Patti Lateranensi si comprendono due atti diversi, seppure tra loro collegati e interdipendenti, contemporaneamente stipulati tra la S. Sede e lo Stato italiano: il Trattato e il Concordato
Col primo si è determinata e stabilita di comune accordo la posizione e il regime giuridico speciale della S. Sede stessa quale ente sovrano della Chiesa cattolica in Italia e nei confronti dell’ordinamento statale e si è composta la cosiddetta cruciale Questione romana vertente fra le due autorità.
Col secondo si è fissata e disciplinata la posizione e il regime giuridico della religione e della Chiesa cattolica in Italia.

I due protocolli, firmati dai rispettivi plenipotenziari (il card. Pietro Gasparri e l’on. Benito Mussolini) l’11 febbraio 1929 nel palazzo pontificio di S. Giovanni in Laterano in Roma e ratificati il successivo 7 giugno in Vaticano, furono lo stesso giorno pubblicati dalla S. Sede negli Acta Apostolicae Sedis e resi esecutivi in Italia con la legge 27 maggio 1929 n. 810, entrata in vigore con lo scambio stesso delle ratifiche (legge cit. art. 4), e sono oggi solennemente riconosciuti in vigore nella nostra stessa Carta costituzionale repubblicana all’art. 7. [2]

Per comprendere la ragione di essere di questi due protocolli distinti, occorre richiamarsi a quella che era la situazione anteriore esistente in Italia nei confronti della Chiesa cattolica e alle peculiarità che la caratterizzavano rispetto a quella degli altri Stati.

Come ho accennato, il problema, che si presentava per la soluzione dei rapporti fra Stato e Chiesa in Italia, era duplice: l’uno rifletteva la situazione giuridica della Chiesa cattolica italiana, che il nostro Stato aveva preteso regolare sovranamente con norme proprie, quale istituzione ad esso soggetta, ed era un problema comune, dal più al meno, a tutti gli Stati moderni come conseguenza della loro pretesa di disciplinare a proprio arbitrio la materia ecclesiastica e della pretesa opposta dalla Chiesa a escludere viceversa ogni ingerenza e competenza dell’autorità laica al riguardo.

L’altro invece rifletteva la posizione giuridica dell’ente centrale della Chiesa, cioè della S. Sede, che il nostro Stato, dopo averla spodestata del potere temporale, aveva regolato unilateralmente con la famosa legge delle guarentigie [o garanzie, per il Sommo Pontefice e il clero, del 13 maggio 1871 n. 214, abrogata dall’art. 26 e penultimo del Trattato Lateranense], ed era un problema esclusivamente proprio e specifico dell’Italia, privo di ogni riscontro per gli Stati esteri, in quanto esso non era che una conseguenza del fatto della residenza della S. Sede stessa sul territorio italiano.

Di per sé i due problemi erano indipendenti l’uno dall’altro e potevano essere risolti separatamente […] Di fatto però i due problemi finivano per essere strettamente connessi e interdipendenti fra loro e non risolubili quindi che contemporaneamente, in quanto la S. Sede si rifiutava di discutere il problema religioso finché non fosse stata sistemata la sua stessa posizione personale in modo soddisfacente, affermando di mancare altrimenti della necessaria libertà e indipendenza di fronte allo Stato italiano per poter trattare un qualunque accordo con lui. E si rifiutava insieme di sistemare la propria posizione indipendentemente dalla soluzione del problema religioso, sostenendo di non poter entrare in rapporti con uno Stato che informava il suo comportamento e la sua legislazione religiosa a presupposti e indirizzi condannati dalla Chiesa e contrari ai suoi dogmi.”[3]

La posizione della Chiesa era ineccepibile. Nel “problema religioso”, ricordo, rientrava anche l’istituto matrimoniale. Il codice civile del 1865 aveva istituito il matrimonio civile quale unico riconosciuto dallo Stato, pur se senza divorzio, che si tentò invano di introdurre per tre volte (oltre alla Chiesa, mobilitatasi con tutte le sue forze contro l’iniquo progetto, anche la monarchia era contraria). E difatti lo Stato italiano, come sappiamo, pur mantenendo il matrimonio civile, “consegnò” (o riconsegnò) praticamente alla Chiesa l’istituto matrimoniale, con il riconoscere piena validità nel suo ordinamento al matrimonio celebrato in chiesa, la cui registrazione civile poteva esser fatta dallo stesso parroco celebrante. L’art. 34 del Concordato così esordiva: “Lo Stato italiano, volendo ridonare all’istituto del matrimonio, che è base della famiglia, dignità conforme alle tradizioni cattoliche del suo popolo, riconosce al sacramento del matrimonio, disciplinato dal diritto canonico, gli effetti civili.” [4]

Le trattative che portarono agli Accordi furono condotte con il massimo riserbo e la loro improvvisa, pubblica conclusione colse un po’ tutti di sorpresa: amara sorpresa per praticamente tutto l’antifascismo militante e per la componente anticlericale dello stesso movimento fascista. Le trattative, iniziate per volontà di Mussolini e successivamente autorizzate dal Re, Vittorio Emanuele III, anticlericale notorio e inizialmente assai diffidente, non furono semplici, come si può immaginare. Il più serio ostacolo, osserva giustamente d’Avack, era rappresentato proprio dalla “ connessione ed interdipendenza attribuita dalla Chiesa ai due problemi”.

Infatti, gli Accordi lateranensi non scaturirono dal nulla. C’erano stati in passato ripetuti tentativi per giungere ad una “conciliazione” tra Chiesa e Stato in Italia, già con lo stesso Cavour. Ma tutti fallirono, in primo luogo perché non si voleva attribuire al Pontefice una sovranità temporale piena e completa, quella di un vero e proprio Capo di Stato. Tale sovranità, nota d’Avack, era riconosciuta solo nel progetto elaborato da Erzberger, capo del Centro Cattolico tedesco, durante la Grande Guerra, nel caso di vittoria degli Imperi Centrali; i quali, unitamente ad altri Stati, l’avrebbero imposto ad un’Italia vinta. Esso prevedeva la sovranità temporale del Papa “su un territorio comprensivo del colle Vaticano e di una striscia di terreno che lo congiungeva con il Tevere e con la ferrovia di Viterbo (art. 1)”. Inoltre, “la perpetua indipendenza e neutralità di tale sovranità sarebbe stata garantita da parte di tutti gli Stati firmatari (art. 3)”. Sembra che tale progetto “avesse carattere ufficiale in quanto approvato sia dal governo tedesco che dall’imperatore d’Austria e visto di buon occhio dalle stesse sfere vaticane.” Naturalmente, si trattava di un semplice progetto, la cui proposta appare comunque simile a quanto poi stabilito nel Trattato Lateranense.[5]

Fu comunque solo con il fascismo al potere che le cose cambiarono in meglio per la Chiesa. Nell’ambito di tutta una serie di iniziative a favore della Chiesa e della religione (tra le quali: restituzione al culto di luoghi ed edifici sacri; accoglimento di festività religiose in quelle civili; ricollocazione del Crocifisso negli edifici pubblici; imposizione dell’insegnamento della religione alle elementari; riconoscimento dell’Università Cattolica e dell’Istituto Superiore di Magistero ‘Maria Immacolata’ di Milano), si stabilì nel 1925 una Commissione ministeriale italiana, cui parteciparono tre ecclesiastici espressamente autorizzati dalla Santa Sede, per elaborare un disegno di legge sulla riforma della legislazione ecclesiastica. Ma quanto i lavori erano al loro termine, ricorda d’Avack, la Santa Sede disapprovò il metodo seguito, affermando pubblicamente che nessuna trattativa si poteva fare e nessun accordo si poteva raggiungere finché durava l’iniqua condizione fatta al Pontefice dallo Stato italiano. L’ Osservatore Romano dell’ 11 gennaio 1926 pubblicò un duro articolo, nel quale si affermava che l’unico modo giusto per provvedere alla pace religiosa era “provvedere alla S. Sede quella situazione di piena libertà e indipendenza, sia reale che apparente agli occhi di tutto il mondo, alla quale ha imprescindibilmente diritto, e poi procedere alla riforma di tutte le leggi ingiuste d’accordo tra le due Autorità.”[6]

La legittimità della pretesa della Santa Sede fu riconosciuta da Mussolini, Capo del Governo, in una famosa lettera al Guardasigilli Alfredo Rocco, del 4 maggio 1926: “[…] Il regime fascista, superando in questo, come in ogni altro campo, le pregiudiziali del liberalismo, ha ripudiato cosí il principio dell’agnosticismo religioso dello Stato, come quello di una separazione tra Chiesa e Stato, altrettanto assurda quanto la separazione tra spirito e materia… È logico pertanto che il Governo Fascista giudichi con piena serenità le attuali manifestazioni della Santa Sede, e le reputi degne della più attenta considerazione…”.[7]

Pertanto – riprendo d’Avack – “ i due problemi dovevano essere di necessità insieme affrontati e risolti e il mutamento di politica ecclesiastica adottato dal fascismo dopo l’avvento al potere con l’abbandono dei principi laici e separatisti fino a quel momento imperanti e con la graduale cosiddetta riconfessionalizzazione dello Stato italiano, accentuano le condizioni fin da allora favorevoli all’accordo, creando i veri presupposti politici e giuridici per la loro soluzione; soluzione, che fu infatti raggiunta l’11 febbraio 1929 con i Patti lateranensi per ambedue questi problemi contemporaneamente.

Al primo di essi, infatti, e cioè alla posizione d’indipendenza e libertà della S. Sede, si provvide con il Trattato; al secondo, cioè alla situazione della religione e della Chiesa cattolica in Italia, col Concordato

Le trattative, iniziate prima officiosamente e poi ufficialmente nel 1926 tra il Cons. Di Stato Domenico Barone per il Governo italiano e l’Avv. Francesco Pacelli per la S. Sede [fratello del futuro Pio XII] e temporaneamente interrotte nel 1927 in seguito al dissidio sorto riguardo all’educazione della gioventù [il Regime voleva che le organizzazioni della gioventù cattolica si occupassero soprattutto dell’aspetto religioso, senza immischiarsi con la politica e l’attività sindacale], furono riprese negli anni successivi e continuate da ultimo personalmente dall’On. Mussolini, concludendosi infine l’11 febbraio 1929 con la conclusione di tali Patti, i quali, come già abbiamo accennato, mentre valsero a risolvere la famosa Questione romana [quella del potere temporale da riconoscere nuovamente alla Chiesa], segnarono insieme un completo mutamento nell’indirizzo della politica ecclesiastica dello Stato italiano e della sua stessa legislazione positiva, restando la base e il nucleo centrale del diritto ecclesiastico italiano oggi vigente.”[8]

* * *
Il Trattato è di 27 articoli, ai quali sono annessi Quattro Allegati concernenti : 1. Il territorio dello Stato della Città del Vaticano (SCV), soggetto di diritto internazionale, Stato sovrano a tutti gli effetti; 2. Gli immobili con privilegio di extraterritorialità e con esenzione da espropriazioni e da tributi; 3. Gli immobili con esenzione da espropriazioni e da tributi; 4. La Convenzione finanziaria, costituita da 750 milioni di lire in contanti e un miliardo in titoli al portatore, versati al Vaticano.

Il Trattato stabilisce l’esistenza della Città del Vaticano come vero e proprio Stato sovrano, soggetto indipendente dotato di giurisdizione esclusiva, illustrandone le caratteristiche territoriali, patrimoniali, amministrative, organizzative in generale, con i relativi obblighi dello Stato italiano nei suoi confronti e tutte le garanzie di carattere nazionale e internazionale che devono riconoscersi allo Stato del Papa, ai suoi collaboratori (cardinali, nunzi apostolici), ai suoi cittadini e residenti.
Voglio ricordare, in particolare:
  • l’art. 1, che ribadiva la piena adesione del Regno d’Italia (dell’Italia fascista) all’art. 1 dello Statuto Albertino, mai abrogato ma contraddetto dalla politica anticlericale dei governi liberali: “L’Italia riconosce e riafferma il principio consacrato nell’art. 1 dello Statuto del Regno 4 marzo 1848, nel quale la religione cattolica, apostolica e romana è la sola religione dello Stato.” Le altre religioni si consideravano “culti ammessi”, purché non contrari alla morale e all’ordine pubblico. Quest’impostazione, che conservò il matrimonio concordatario, fu mantenuta anche dal Fascismo Repubblicano, durante il periodo sanguinoso e tragico della Repubblica Sociale Italiana, nel biennio apocalittico 1943-1945;[9]
  • l’art. 2, che stabiliva la natura sovrana della Santa Sede dal punto di vista giuridico: “L’Italia riconosce la sovranità della Santa Sede nel campo internazionale come attributo inerente alla sua natura, in conformità alla sua tradizione ed alle esigenze della sua missione nel mondo.” Non quindi, come attributo creato dal riconoscimento statale bensì come “attributo inerente alla natura stessa della Santa Sede”, del quale lo Stato si limita a prendere atto, riconoscendolo nel Trattato. Dal punto di vista del diritto, bisogna dire che la Santa Sede e quindi la Chiesa, in quanto istituzione visibile, è ex sese sovrana ed indipendente;
  • l’art. 8 che considera “sovrana ed inviolabile la persona del Sommo Pontefice” dichiarando punibile l’attentato contro di essa, anche se solo progettato, nonché “le offese e le ingiurie pubbliche commesse sul territorio italiano” nei suoi confronti, con le stesse pene stabilite per analoghi reati commessi contro la persona del Re – oggi sostituita da quella del Presidente della Repubblica – Vedi artt. 276-278 cod. pen;
  • l’art. 26, con il quale si archivia finalmente la “Questione Romana”, liberandosi definitivamente delle scorie velenose del Risorgimento:
“La Santa Sede ritiene che con gli accordi, i quali sono oggi sottoscritti, Le viene assicurato adeguatamente quanto Le occorre per provvedere con la dovuta libertà ed indipendenza al governo pastorale della Diocesi di Roma e della Chiesa Cattolica in Italia e nel mondo; dichiara definitivamente ed irrevocabilmente composta e quindi eliminata la “questione romana” e riconosce il Regno d’Italia sotto la dinastia di Casa Savoia con Roma capitale dello Stato italiano.”
* * *

Nel 1984 c’è stato tra lo Stato italiano e la Santa Sede un “Accordo con protocollo addizionale”, per chiarire bene il significato di certi articoli, firmato a Roma il 18 febbraio e composto di 14 articoli, mentre solo 7 sono quelli del “protocollo addizionale”. Esso ha apportato alcune modifiche al Concordato, senza toccare direttamente il Trattato, che tuttavia non ne è uscito indenne. La Chiesa ha ottenuto alcuni miglioramenti rispetto al passato ed ugualmente lo Stato italiano, ognuno nelle rispettive materie di interesse. Questo Accordo ha come è ovvio reintrodotto nei rapporti con la Chiesa una prospettiva più “laica” rispetto a quella “confessionista” del passato regime. Al contrario di quanto avveniva ai tempi del Duce, i vescovi non devono più giurare fedeltà al Capo dello Stato né più occorre una comunicazione preventiva al Capo del Governo per assicurarsi che non vi siano “ragioni di carattere politico da sollevare contro la nomina”, sia di vescovi che di parroci: la nomina è ora del tutto libera da parte dell’ autorità ecclesiastica, che si limita ad informare quella civile.[10] Ma accanto a indubbi vantaggi di questo tipo o nell’ambito patrimoniale, la Chiesa, pervasa dello spirito del Vaticano II, quello della Dignitatis humanae e della Gaudium et spes, ha accettato di buon grado e persino con soddisfazione, a quanto pare, che venisse abrogato l’art. 1 del Trattato, ossia che il Cattolicesimo cessasse di essere l’unica religione ufficiale dello Stato italiano: un passo indietro non da poco.

Recita, infatti, l’art. 1 del Protocollo addizionale nel suo art. 1 : “Si considera non più in vigore il principio, originariamente richiamato dai Patti Lateranensi, della religione cattolica come sola religione dello Stato italiano.” Il principio, come si è visto, era racchiuso nell’art. 1 del Trattato. Correlativamente, è venuta a cadere il riconoscimento del “carattere sacro” di Roma in quanto Capitale della Cattolicità, rispettato e difeso nel Concordato mussoliniano. Infatti, l’art. 2 dell’Accordo del 1984 afferma: “La Repubblica italiana riconosce il particolare significato che Roma, sede vescovile del Sommo Pontefice, ha per la cattolicità.” Questo “particolare significato” è termine vago e generico, che non impegna nessuno. Ben diverso, chiaro e assai più impegnativo il tenore dell’art. 1.2 del Concordato lateranense: “In considerazione del carattere sacro della Città Eterna, sede vescovile del Sommo Pontefice, centro del mondo cattolico e meta di pellegrinaggi, il Governo italiano avrà cura di impedire in Roma tutto ciò che possa essere in contrasto col detto carattere.”
Paolo Pasqualucci
Giovedì 11 febbraio 2021, Nostra Signora di Lourdes,
Giorno Anniversario della Conciliazione.
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1. Vedi il mio articolo: A 150 anni da Porta Pia, non è stato ancora risolto in Italia il nodo Chiesa-Stato e lo Stato italiano deve ritenersi ancora “illegittimo”? Una tesi che non convince,. apparso su questo stesso blog il 31 dicembre 2020.
2. Per comodità del lettore, riporto l’art. 7: “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti, accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.”
3. Pietro Agostino D’Avack, Lezioni di diritto ecclesiastico italiano. Le fonti, Giuffré, Milano, 1963, pp. 147-148.
4. Citato in Giovanni Barberini (a cura di), Raccolta di fonti normative di diritto ecclesiastico, 4a ed. riveduta ed ampliata, G. Giappichelli editore, Torino, 1997, p. 49, nota n. 19. Tutti i riferimenti ai Testi dei Patti Lateranensi e all’Accordo di modifica del 1984 provengono da questa Raccolta, pp. 31-59. Oltre al riconoscimento del matrimonio religioso, la Chiesa ottenne altre importanti concessioni. Scrisse Arturo Carlo Jemolo, illustre ecclesiasticista e antifascista del Partito d’Azione, paragonando il concordato italiano con quello negoziato con Hitler nel 1934: “Nessuna speranza per la Chiesa, in regime nazista, di vedersi consegnare dallo Stato la legislazione matrimoniale, di avere illimitata libertà scolastica, di ottenere libertà completa per la predicazione del clero, di mantenere un clero che dipendesse effettivamente da Roma e che non fosse più fortemente legato al potere politico.” (A.C. Jemolo, Chiesa e Stato in Italia. Dall’Unificazione a Giovanni XXIII, Einaudi, Torino, 1965, p. 269.) I nazisti al potere si rivelarono assai presto ostili nei confronti della Chiesa cattolica mentre i rapporti tra regime fascista e Chiesa vista nel suo complesso (Santa sede, episcopato, clero) furono “cordiali, improntati ad uno spirito di collaborazione, di concessioni reciproche.” (Jemolo, op. cit., p. 277).
5. D’Avack, op. cit., pp. 148-149.
6. Op. cit., pp. 149-150.
7 Renzo De Felice, Mussolini il fascista. II. L’organizzazione dello Stato fascista. 1925-1929, Einaudi, Torino, p. 390. Il passo si trova nel cap. V, La Conciliazione, op. cit., pp. 382-436.
8. D.Avack, op. cit., pp. 150-151.
9. Punto n. 6 del Manifesto di Verona (novembre 1943) contenente i 18 punti programmatici per la Costituente, che ovviamente mai ebbe luogo, dello Stato fascista repubblicano: “La religione della Repubblica è la cattolica, apostolica, romana. Ogni altro culto che non contrasti alle leggi è rispettato.”
10. Accordo e protocollo addizionale, art. 2 dell’ Accordo, ed. cit., p. 44, con la nota n. 5.

26 commenti:

Anonimo ha detto...

MARTIROLOGIO ROMANO SECONDO IL CALENDARIO DEL VETUS ORDO

CONOSCIAMO IL SANTO DEL GIORNO: APPARIZIONE A LOURDES DELLA BEATA VERGINE MARIA IMMACOLATA

Oggi 11 febbraio 2021 si festeggia a Lourdes, in Francia, l'Apparizione della beata Vergine Maria Immacolata. In un secolo tutto incredulità, in una nazione pervasa di ateismo, quale era la Francia nel secolo XIX. Maria si proclama Immacolata, e inizia una serie di miracoli che sono la più eloquente apologia del soprannaturale.
Il dogma dell'Immacolata Concezione di Maria SS. era stato proclamato da appena quattro anni, ma le discussioni in pro ed in contro continuavano tuttavia: Maria pone loro termine, confermando il dogma pontificio.
La Vergine apparve ad un'umile pastorella, la giovane Bernardetta Soubirous, avverandosi anche in questo caso quanto Gesù diceva, pregando il Padre suo: « Ti ringrazio, o Padre, che hai nascoste queste cose ai prudenti e ai sapienti e le hai rivelate ai pargoli, cioè agli umili ».
Era l'alba dell'11 febbraio 1858 e Bernardetta si era recata in prossimità della grotta di Massabielle. sulle sponde del torrente Gave. Su una rupe di questa grotta la Madonna le apparve biancovestita, col capo coperto di un velo scendente sulle spalle, i fianchi cinti d'una fascia azzurra, i piedi nudi, baciati da rose olezzanti, un volto celestiale. « Era la più bella fra tutte le donne ».
Nella prima apparizione la Madonna insegnò alla pia fanciulla a far bene il segno di croce e a recitare il Rosario ed Ella stessa per prima prese la corona che aveva penzoloni al braccio e cominciò.
Il secondo giorno Bernardetta, temendo un inganno del demonio, gettò acqua santa in direzione della Signora. Ma questa le sorrise con volto ancor più benigno.
Il terzo giorno le ordinò di ritornare alla grotta altre quindici volte, dopo le quali si manifestò dicendo: « Io sono l'Immacolata Concezione ».
Intanto avvenivano anche miracoli e la fama delle apparizioni si estendeva per tutta la Francia e anche all'estero, destando un concorso straordinario di devoti e curiosi.
Per accertarsi che Bernardetta non fosse una visionaria o malata di mente, si ebbero più sopralluoghi da parte dell'autorità ecclesiastica e di quella civile; i medici constatarono la normalità e la sincerità della fanciulla, e la Madonna provava la verità dell'apparizione coi miracoli.
In breve tempo i numerosissimi devoti edificarono una chiesa che fu dai Sommi Pontefici arricchita di titoli e privilegi. L'acqua scaturita nell'interno della grotta continua anche ai nostri giorni a operare prodigi; in questa vengono immersi gli ammalati e molti vengono miracolosamente sanati.

Anonimo ha detto...

11 febbraio 1929
L'Italia e la Chiesa firmano i Patti Lateranensi.

Lo stato italiano viene ufficialmente riconosciuto come legittimo. Fino ad allora, nonostante la legge delle guarentigie varata dopo la presa di Roma garantisse un forte sostegno economico al Vaticano (3 milioni di lire, ovvero circa 14 milioni di euro attuali), l'ex Stato Pontificio continuava a considerare l'annessione italiana del Lazio e di Roma come un'occupazione militare.

Oggi è un giorno di festa (o triste?). E pensare che fino al 1977 non si andava neppure a scuola...

Anonimo ha detto...

Non si tenne conto, in modo adeguato, del ruolo che stava assumendo la stampa ed i media in generale sulla cultura nazionale abbandonata, sempre più indiscriminatamente, alla legge dei mercati ed alle intenzioni di chi i mercati pur sempre controlla.

Anonimo ha detto...


Giorno di festa o giorno triste?

Per la gran maggioranza del popolo italiano, sinceramente cattolico, fu un giorno di festa. Nel suo libro, "La conversione religiosa di Benito Mussolini", Fede & Cultura, 2005, X ediz., don Ennio Innocenti, recentemente scomparso, ricorda che a Roma ci furono manifestazioni popolari spontanee a favore dell'operato del governo, non appena si sparse la voce della firma dei Patti del Laterano. Alle pp. 84 e 85 egli pubblica le foto della folla che gremiva piazza Colonna e Piazza del Quirinale, il 12 febbraio del 29.
Per i massoni di ogni obbedienza, fu sì un giorno triste. E lo fu per tutto lo schieramento laico anticlericale, sia liberale che marxista. Non piacquero i Patti nemmeno alla componente anticlericale del movimento fascista, che comunque si adeguò prontamente. E nemmeno alla minoranza cattolica ultramontana e legittimista.
La via della "conversione" personale di Mussolini, fu lunga e accidentata, come documenta il libro di don Innocenti. Sappiamo che il Signore, a volte, si compiace di scriver dritto sulle righe storte, rappresentate qui dall'ex rivoluzionario romagnolo, in gioventù mangiapreti acceso e "quasi eretico" (era stato battezzato), come disse egli stesso a uno dei sei sacerdoti che attestano di averlo confessato e comunicato in tempi diversi negli ultimi mesi della sua vita. Nel 29 agiva per motivi prevalentemente politici, anche se il rispetto che mostrava per la religione cattolica sembrava autentico, a mio avviso. Dopo gli errori, le disfatte, la caduta dagli altari alla polvere, le tragedie personali, negli ultimi mesi della sua tormentata vicenda umana, disse di esser diventato religioso anche sul piano individuale, sempre ad uno dei sacerdoti, citati nel libro di don Innocenti (p. 313). Sembra anche che i rapporti con Clara Petacci da tempo fossero solo di amicizia. Egli l'aveva congedata, quando essa riapparve inopinatamente nella colonna di fascisti in fuga verso la Valtellina.
Forse il Signore gli ha fatto la Grazia della fede alla fine della sua vita proprio per il merito dei famosi Patti, che ancora costituiscono (nonostante tutto) la base del rapporto tra Stato e Chiesa in Italia, fatto non da poco, direi.
PP

mic ha detto...

Tutti acclamano il governo Draghi; ma un governo pseudo tecnico nelle mani di un curatore fallimentare, in un ambiente senza valori umani, dove l'efficientismo più estremo pilotante trasformazioni epocali (scelte da chi?) è di casa, non promette nulla di buono...

Anonimo ha detto...

I Patti Lateranensi furono sottoscritti dall’allora capo del Governo del Regno d’Italia, Benito Mussolini, e dal Cardinale Pietro Gasparri, in rappresentanza del Pontefice Pio XI.

Le firme vennero apposte nel Palazzo di San Giovanni in Laterano, da cui presero appunto il nome.

Anche la data di sottoscrizione non fu casuale: l’11 febbraio 1929 ricorreva infatti il settantunesimo anniversario della prima apparizione di Nostra Signora di Lourdes, a conferma dell’apprezzamento della Santa Sede per la conclusione dell’accordo.

Da ilpost.it ha detto...

Con un misto di lusinghe e minacce, alla fine Mussolini ottenne tutto quello che voleva. Le organizzazioni giovanili cattoliche furono spazzate via per fare posto all’unica associazione consentita, l’Opera Nazionale Balilla sostenuta dal regime. L’Azione Cattolica fu sottoposta al controllo dei vescovi locali, invece che a una struttura centralizzata, e le sue attività furono limitate a quelle ricreative e spirituali. In cambio, il Papa accettò di riconoscere lo Stato italiano con Roma come sua capitale e fu a sua volta riconosciuto dall’Italia come legittimo sovrano della Città del Vaticano (questa parte era contenuta nel cosiddetto “Trattato”). Con la “Convenzione finanziaria” vennero regolati i rapporti economici tra stato e chiesa (cioè la quantità di denaro che il primo avrebbe versato alla seconda). Il “Concordato”, infine, regolava i rapporti tra stato e religione cattolica, assegnando a quest’ultima una serie di vantaggi, tra cui quello di essere riconosciuta come “religione di stato”.

Con questi tre documenti e quasi sessant’anni dopo il suo inizio la cosiddetta “Questione romana”, l’ambigua situazione nella quale pontefici e governo italiano si erano trovati fino a quel momento, era stata risolta. Per Mussolini fu un successo celebrato non solo in Italia, ma in tutto il mondo. Considerato che tutte le parti dell’accordo sfavorevoli alla chiesa (cioè le limitazioni imposte alle organizzazioni cattoliche) erano “esterne” ai Patti Lateranensi, non stupisce che dopo la guerra la Democrazia Cristiana, cioè il grande partito cattolico antifascista, spinse con forza affinché i patti venissero riconosciuti nell’ordinamento del nuovo stato repubblicano, cosa che puntualmente avvenne (i patti furono riconosciuti all’articolo 7 della Costituzione).

L’importanza dei Patti Lateranensi è testimoniata dal fatto che il Concordato tra regime fascista e chiesa cattolica ha continuato a regolare i rapporti tra lo Stato italiano per quasi 40 anni dopo la caduta del regime. Soltanto nel 1984, dopo lunghi e difficili negoziati, il governo Craxi si accordò con la chiesa per una serie di modifiche: la più importante fu la rimozione della clausola che definiva la religione cattolica la “religione di stato” dell’Italia.

Gli antecedenti ha detto...

La ritrosia del Papa a qualsiasi accordo e la nascita del Partito Popolare

Addirittura, Pio IX, pe’ quanto se l’era presa, chiese a tutti i cristiani di non partecipare alla vita pubblica italiana, cercando così di mandare in tilt il sistema politico. Questa decisione con il tempo venne sempre più alleggerita, fino a scomparire nel 1919, quando addirittura nacque il Partito Popolare Italiano (il soggetto politico antenato della Democrazia Cristiana del secondo dopoguerra), che cercava di riunire tutti i cattolici in un unico luogo.

Anonimo ha detto...

11 febbraio 2013 la chiesa cattolica cessa di esistere con la rinuncia del pontefice regnante.

Anonimo ha detto...

Tra i prelati che dicono un sacco di corbellerie, Bergoglio in testa, ve ne sono pochi che dicono le cose così come sono in realtà. Uno di questi è il vescovo polacco Taddeusz Pieronek, deceduto nel 2018 ; in poche parole ha detto l'essenziale.
E' impossibile dialogare con l'islam, i suoi "valori" sono incompatibili con i nostri. L'islam, per sua natura, vuole imporre la sua cultura ed eliminare le altre e cerca, da sempre, di sottomettere il mondo intero all'islam. Islam vuol dire sottomissione, a Dio, ora tutti devono essere sottomessi a Dio ergo, islamizzati. Non dimentichiamo che l'Islam è l'ultima rivelazione di Dio, Allah, la più completa, la più perfetta, quindi tutte le altre devono sottomettersi a essa. La storia ce lo insegna ed oggi stiamo veramente assistendo ad una vera e propria offensiva islamica. Ad ogni offensiva, si può aggiungere, deve corrispondere una controffensiva, ma oggi siamo troppo deboli per farla, risultato; siamo fregati ! a meno che qualcuno non si levi per guidare questa controffensiva. Dov'è questo nuovo san Pio V papa o questo nuovo Jan Sobieski, re di Polonia ?

Anonimo ha detto...


Le livre de don Ennio Innocenti, "La conversione religiosa di Benito Mussolini", signalé plus haut par Paolo Pasqualucci, est absolument passionnant. J'en recommande vivement la lecture à tous ceux qu'intéresse la vraie histoire du Duce. Il est accessible on line :

https://www.donennioinnocenti.it/wp-content/uploads/2017/libri%20storia/la%20conversione%20religiosa%20di%20Benito%20Mussolini%20(2005)%20%20pp.331.pdf

Anonimo ha detto...


ilpost.it sui Patti Lateranensi

Rappresentazione alquanto riduttiva della portata dei Patti, a mio avviso.
Lusinghe e minacce di Mussolini al Papa? Non esageriamo. M. non mancò mai di rispetto al Papa. Ci furono alcuni scambi accesi (ma sempre nei limiti) e nemmeno Pio XI si tirò indietro, principalmente sulla questione dell'educazione della gioventù. Mussolini soppresse i boyscouts cattolici ma non certo l'Azione Cattolica, che aveva, se non erro, le sue organizzazioni giovanili. Il regime non voleva che i giovani cattolici facessero politica, spesso contro il regime. Di fatto, sembra che nelle loro organizzazioni si riciclassero esponenti del disciolto Partito Popolare,in modo surrettizio (c'era di mezzo un certo mons. Montini?).
Non dimentichiamo che Pio XI aveva un vasto piano di educazione cattolica da impartire alla gioventù mediante "la pupilla dei suoi occhi" che era appunto l'Azione Cattolica, nata nel 1926 se non erro. In Francia, egli fece naufragare l'Action Française (in modo, bisogna dire, abbastanza cinico) per portare i tanti giovani cattolici che vi militavano verso la neo costituita AC. In Italia, ovviamente, doveva abbozzare, su questo punto, non poteva certo "scomunicare" l'Opera Nazionale Balilla. Che i giovani cattolici si occupassero soprattutto di questioni "culturali, morali, religiose", come concetto, non era poi del tutto sbagliato, direi.
Ma si trascurano i molti vantaggi del Concordato. P.e. la libertà concessa alla scuola e all'Università cattoliche. L'università cattolica divenne poi un centro di antifascismo o no, grazie alla FUCI?
L'insegnamento universitario anche durante il fascismo rimase libero, lo riconobbe persino Norberto Bobbio, nel senso che i docenti potevano organizzarsi come volevano il loro corso.
Bastava che fossero prudenti nei loro atteggiamenti pubblici, che non facessero critiche aperte al Governo e al Capo. O che stessero attenti agli eventuali delatori, nel caso di caustici commenti privati. Ma gli antifascisti nella scuola e università erano tutti noti e catalogati: venivano lasciati in pace purché tenessero un atteggiamento "prudente".
Non si tratta di difendere la dittatura ma semplicemente di ristabilire le giuste proporzioni del "fenomeno fascista", sia nel bene che nel male.

Il cattolicesimo era già "religione di Stato", sin dal 1848 (Statuto Albertino). Solo che la politica anticlericale dei liberali, da Cavour in poi, appariva in aperto contrasto con il considerarlo il cattolicesimo religione di Stato. Il fascismo, come si disse, "diede [di nuovo] piena attuazione allo Statuto Albertino", cessando la lotta contro la Chiesa, abolendo l'anticlericalismo di Stato, risolvendo la questione romana etc. Fece in sostanza venir meno la contraddizione di uno Stato formalmente cattolico che tuttavia avversava la Chiesa per questioni temporali gravi accanto al tradizionale "giurisdizionalismo", pencolando anche ad attaccarne l'insegnamento morale, per esempio con l'introduzione del matrimonio civile.
PP

Anonimo ha detto...

In Cile negli ultimi mesi, a causa delle misure anti-covid, i luoghi di culto sono rimasti chiusi ai fedeli. Ora le porte della Cattedrale di Osorno sono state spalancate per somministrare i vaccini. Una rappresentazione chiara dell'adorare l'uomo piuttosto che Dio...

Anonimo ha detto...

Fin quando a parlare di "Patriarcato", recependo teorie storiche e sociologiche fandoniche ed erronee, è un* femminist* dai capelli fucsia di qualche collettivo universitario o extrauniversitario la cosa infastidisce ma è una delle tante cose vane e negative che si trovano in giro; la cosa diventa problematica quando a parlare di ciò sono docenti universitari; la cosa diventa infine estremamente problematica quando a fare proprio questo concetto sono dei giudici e soprattutto giudici di altissime corti come la Cassazione e la Consulta, per di più slegati da qualsiasi aspetto democratico e di dibattito.
I giudici militanti impongono per sentenza (che di per sè non è appunto un atto democratico nè lo deve essere) ciò che alla maggioranza non piace e non vuole; ma sono proprio i giudici militanti, tutti di una certa parte politica, a oltrepassare il loro ruolo, a svilire il loro lavoro e istituzione, e, come si è visto di recente, ad essere i più corrotti e potenti...

https://www.huffingtonpost.it/entry/corte-costituzionale-il-cognome-del-padre-e-un-retaggio-patriarcale_it_60256ac4c5b6d667582b5d1f 

Da Fb ha detto...

0,1234874089%

Questa è la percentuale della popolazione italiana che ha votato su Rousseau se 'autorizzare' il M5S ad appoggiare il tentativo di Draghi di formare il nuovo Governo.

È lo 0,1468749662% dei votanti alle elezioni del 2018.

È lo 0,449433801% di coloro che hanno votato il M5S nel 2018.

E contano, stasera, più dei 190 deputati e 92 senatori che ancora fanno parte di quel movimento.

Definire questo 'democrazia diretta', al netto dei rinvii, delle moine di Grillo e dei dubbi sul sistema di voto è una vera e propria offesa all'intelligenza.

Almeno di quella dei 60.285.413 di italiani, neonati inclusi, che non hanno 'votato' su quella piattaforma.

Anonimo ha detto...

@ 11 febbraio 2021 21:17

L'errore è stato tutto di Mattarella che ha chiamato subito Draghi come da programma aum aum. Esponendo ora Draghi anche al ridicolo. Sono mesi che si dice che il paese è ormai altrove, per lo meno verificare con due o tre sondaggisti accreditati chi oggi rappresenta Grillo, in realtà.

Qui la testa è in confusione. Draghi, dovrebbe andare da Mattarella ringraziarlo del gentil pensiero e tornarsene a casetta sua, tagliando i ponti con tutto il circo illuminato. Molto meglio la luce di una candela tremula.

Eppoi Grillo che c'azzecca con il M5S? Sono tutti grandi e vaccinati ed hanno bisogno di un tutore? Hanno dei problemi? Parliamone. Uno ad uno vadano in uno studio tivvù, si stendano su un lettino e noi da remoto li ascoltiamo con piacere mentre si raccontano, durante il lockdown. Facciamo lo psicovid di gregge.

Basaglia, Basaglia una cosa è pensarle tutte, un'altra viverne una!

Anonimo ha detto...

Grandi rievocazioni RAI dei Patti Lateranensi, rievocazioni (per esempio a "Wikiradio" con Alfonso Botti) le quali lasciano credere che essi siano ancora in vigore. Solo un rapido cenno viene fatto alla loro "revisione" del 1984. Che li ha invece completamente stravolti, equiparando l'unica religione a una qualsiasi setta eretica, scismatica o idolatrica. Per volontà dello Stato, certo, ma anche e soprattutto della Chiesa neomodernista, come spiega meravigliosamente Monsignor Lefebvre nella sua omelia torinese di quell'anno.

Anonimo ha detto...

https://m.soundcloud.com/fsspx-audiofile/sets/mons-lefebvre-conferenze-e-prediche-in-italiano-italia

Anonimo ha detto...


Ancora sul Concordato del 29 e i "vantaggi" che esso riconobbe alla Chiesa: l' Azione Cattolica, art. 43 del Concordato.

Per parlare con cognizione di causa mi riferisco ai commenti di una altro Maestro del diritto ecclesiastico, Arturo Carlo Jemolo.
Il Concordato riconobbe il laicato cattolico in quanto organizzato nell'Azione Cattolica, all'art. 43.
"Lo Stato italiano riconosce le organizzazioni dipendenti dall'Azione Cattolica italiana, in quanto esse, siccome la Santa Sede ha disposto, svolgano la loro attività al di fuori di ogni partito politico e sotto l'immediata dipendenza della gerarchia della Chiesa per la diffusione e l'attuazione dei principi cattolici."

Commento di ACJ: "Il valore delle disposizione era in gran parte contingente; in un periodo in cui la libertà di associazione era praticamente ridotta al minimo ed in cui le organizzazioni del laicato erano considerate come sospette di voler continuare occultamente il Partito popolare e di voler assumere compiti che il Partito fascista voleva riservare a sè od allo Stato, quell'articolo era una garanzia di libertà, di distacco della sorte di quelle organizzazioni dalla sorte delle altre organizzazioni a base politica od economica o culturale [...] Da questo articolo si vede che la S. Sede e lo Stato sono d'accordo in ciò, che sfera politica e sfera religiosa sono sfere diverse (pur non avendo la possibilità di scoprire la formula che ne tracci con sicurezza i limiti, e quindi essendo fatale che si trovino talora discordi nel fissare se una certa attività sia religiosa o politica: la questione potrebbe ad es. sorgere rispetto ai comitati civici)." (AC Jemolo, Lezioni di diritto ecclesiastico, 3a ed., Giuffré, MIlano, 1959, pp. 265-267).

Un accordo ufficioso ma valido ci fu nel 1931 sull'interpretazione e applicazione dell'art. 43: "Conformemente ai suoi fini di ordine religioso e soprannaturale l'AC non si occupa affatto di politica e nelle sue forme esteriori organizzative si astiene da tutto quanto è proprio e tradizionale dei partiti politici...L'AC non si propone compiti di ordine sindacale...Le associazioni locali giovanili si asterranno dallo svolgimento di qualsiasi attività di tipo atletico e sportivo, limitandosi soltanto a trattenimenti di indole ricreativa ed educativa con finalità religiose." (ivi, p. 267).

Nell'immediato dopoguerra l'AC ebbe un grande sviluppo, giovandosi del prestigio con il quale Pio XII e la Chiesa erano uscite, in sostanza indenni e moralmente solide, dalla catastrofe nazionale.
Ma non si politicizzò e sindacalizzò essa a partire già dagli anni Cinquanta e all'insegna dei valori "democratici" cristiani propugnati da un Maritain? E politicizzandosi non iniziò a diventare una forza di sinistra, finendo in pratica con lo scomparire o quasi?
PP

Mala tempora per i conservatori ha detto...

OT
Da settimane è in corso una vera e propria campagna di censura e oscuramento dei conservatori da parte dei giganti della Rete. L'ultima con YouTube che ha bandito il sito Web LifeSiteNews dalla sua piattaforma e rimosso tutti i suoi video pro-life.

Anonimo ha detto...

bellissimo articolo, probabilmente del miglior pensatore cattolico italiano oggi in circolazione
Rosario Del Vecchio

Anonimo ha detto...


Un'ultima notazione sui vantaggi apportati alla Chiesa dal Concordato.

Riprendo AC Jemolo. "La più importante delle innovazioni del Concordato, dopo quella consistente nel nuovo regime matrimoniale, fu la riconoscibilità delle associazioni religiose.

Queste erano state soppresse, con divieto di nuovi riconoscimenti [come persone giuridiche] dalla legislazione risorgimentale, con varie leggi [...] unificate poi con una legge 7 luglio 1866, estesa anche alla provincia di Roma nel 1873 (non era invece stata estesa alle regioni annesse all'Italia dopo la I gm, che erano così le sole dove esistessero conventi riconosciuti quali persone giuridiche). Per la legge del 1866 non poteva essere riconosciuta la personalità né delle associazioni religiose né delle loro ciroscrizioni territoriali, nè delle singole case (abbazie, monasteri, conventi); i cosiddetti generalati degli Ordini religiosi esistenti nel 1873 avevano un certo riconoscimento [...]. Le associazioni religiose pertanto sopravvivevano attraverso espedienti giuridici, la cui ammissibilità occupa grande posto nella letteratura della nostra disciplina e nella giurisprudenza, all'incirca tra il 1870 e il 1910." (AC Jemolo, Lezioni di dir. ecclesiastico, cit., p. 287).
Conventi e monasteri venivano ricostituendosi come semplici associazioni private, in omaggio al principio del "libera Chiesa in libero Stato", diventato ideologia ufficiale. La Chiesa era libera di organizzarsi come meglio credeva, come se fosse una qualsiasi organizzazione privata, agendo nell'ambito delle leggi dello Stato, che alcuni controlli tuttavia li pretendevano, p.e. sui benefici ecclesiastici. Lo Stato non finanziava nessun culto, la religione doveva considerarsi affare della coscienza privata dell'individuo.
Questo modo di concepire il rapporto tra Stato e religione veniva dal protestantesimo. Cavour fu influenzato da protestanti ginevrini (anche se Ginevra era stata in realtà un modello di intolleranza calvinista) e da certe tesi di un Lamennais. Ma il vero teorico di questo tipo di rapporto fu John Locke, nella sua celebre "Lettera sulla tolleranza", scritta in Olanda nel 1689. Era il risultato finale delle guerre civili inglesi, che furono anche di religione, tra sette protestanti: si devono tollerare religioni diverse perché nessuna è la vera, quale sia la vera lo stabilisce la coscienza dell'individuo, essendo la Chiesa, nell'ottica di Locke, nient'altro che una "associazione libera e volontaria" di persone che credono nello stesso Dio.
Ma la Chiesa cattolica non poteva evidentemente esser considerata una semplice organizzazione privata, sottoposta al diritto comune, anche se con qualche strappo a suo favore, qua e là, come nel caso delle missioni, i cui istituti ottennero la personalità giuridica, "fingendo di non accorgersi che si trattava d'istituzioni di associazioni religiose" (AC Jemolo, p. 288).
"L'art. 29, lett. b, del Concordato dispose il riconoscimento della personalità delle associazioni religiose, con o senza voti, approvate dalla S. Sede, che avessero in Italia la loro sede principale e fossero qui rappresentate, giuridicamente e di fatto, da persone aventi la cittadinanza italiana e domiciliate in Italia." ((ivi, p. 288, cit.).
PP

Anonimo ha detto...


L'integrità del territorio nazionale e i Patti Lateranensi, l'effettiva "distanza" tra Stato italiano e Città del Vaticano: confini e grandezze materiali e spirituali sovrastanti...

Dal discorso tenuto da Mussolini alla Camera il 13 maggio 1929, nell'illustrare i Patti:

"È dall'8 novembre 1928 che le trattative volgono, si può dire, a compimento, perché il Papa mi fa sapere che rinuncia a Villa Doria Pahmphilj e al territorio intermedio. Infatti, mentre la cessione avrebbe ferito la nostra coscienza di italiani, a che cosa avrebbe giovato all'altra parte? La Città del Vaticano è grande per quello che è, per quello che rappresenta,non per un chilometro quadrato in più o in meno. Bisogna riconoscere che, da questo punto di vista, il Santo Padre è venuto egregiamente incontro al desiderio del Governo italiano. Voglio dire di più, che all'ultimo minuto, il 10 febbraio, alla vigilia della firma degli accordi, quando si trattava di cedere 500 metri quadrati perchè sorgesse una cancellata di fronte al Santo Uffizio quando il Santo Padre seppe che questo turbava la mia coscienza di geloso custode dell'integrità territoriale dello Stato, che non può pensare se non ad accrescere questo territorio, giammai a diminuirlo, il Santo Padre andava ancora oltre i miei desideri, e poichè sarebbe stato un po' grottesco che la facciata di un edificio fosse stata posta a confine di uno Stato, rinunciava all'intero edificio e annessi e lo passava nel novero degli altri che godono soltanto dell'immunità diplomatica."

"Un conto è la Città del Vaticano, un conto è il Regno d'Italia, che è lo stato italiano. Bisogna persuadersi che tra lo Stato italiano e la Città del Vaticano c'è una distanza che si può valutare a migliaia di chilometri, anche se per avventura bastano cinque minuti per andare a vedere questo Stato e dieci per percorrerne i confini."

[PP]

Anonimo ha detto...

Lo "stato" italiano è superato.
I globalisti sono passati al livello successivo.
Siamo pochi, è tempo sprecato.

Anonimo ha detto...

E come ha intenzione di occupare il tempo che resta?

Anonimo ha detto...


E come ha intenzione di occupare il tempo che resta?

Giusta domanda. Vuol esser così gentile da
illuminarci in proposito?