Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 4 febbraio 2021

Sulla perdita dei saperi – per paura e conformismo (con un elogio del liceo)

Ottimo Blondet. Da riprendere e approfondire. Mi è piaciuto l'elogio del liceo. Lo dice una che non ha mai preso 4 in greco; ma perché prendeva 8.... Sembra che il potere totalitario degli incivili “barbari verticali” sia quanto meno messo in discussione dalla caduta del Conte2. Il momento resta problematico e la via d'uscita che si profila ha le sue incognite. Siamo in vigile e orante attesa e staremo a vedere.

Il fatto che l’Ivermectina sia stata di nuovo scoperta, e ritenuta degna di uno stupefatto articolo sul Financial Times, una delle bibbie del liberismo totalitario vigente, mostra il fattore fondamentale, benché complesso, della decadenza che ci fa arretrare di (in)civiltà e perdere le conoscenze già acquisite.

Anzitutto, l’ignoranza; resa invincibile dal pensare a compartimenti stagni, senza curiosità per le conoscenze che escono dal proprio stretto campo, anzi timore di sconfinare, particolarmente colpevole in giornalisti: “Mi occupo di economia, non oso cercare nozioni di farmacologa e medicina, altrimenti..” (altrimenti i superiori mi penalizzano come negazionista, è il vero motivo). Timore vinto grazie al medievale appello all’autorità: è stato il National Health Institute a raccomandare l’ivermectina, quindi si può parlarne, il divieto è stato tolto.

Meno male. Altrimenti l’Occidente liberal rischiava di “perdere di vista” – e di conoscenza – un vermifugo che esiste da oltre 30 anni, ampiamente somministrato in tutti i paesi caldi e persino dai veterinari, e che il vostro redattore vi aveva segnalato – copiando da un testo francese – per il solo fatto che ce ne freghiamo di essere bollati – come fanno – di negazionisti, antisemiti, nazisti, fanatici religiosi, oscurantisti, che non credono ne “La Scienza” gestita da Pfizer – e delle punizioni che certo arriveranno.

Il processo è analogo a quello epocale per cui l’Europa perse la conoscenza del greco classico, e perciò di tutti i progressi filosofici e tecnologico-scientifici, chimici, farmacologici, medici compresi, generati da quel prodigioso fiorire di curiosità insaziabili nel libero pensare durato almeno mille anni. La perse per secoli – i secoli bui – e ne recuperò verso il 1200 solo in parte dalle traduzioni arabe dei testi greci scientifici (ai musulmani non interessavano né Platone né Erodoto e Tucidide), ritradotti in latino da ebrei.

Allora l’Europa perse il greco (e il pezzo di civiltà più importante) per il collasso economico provocato dalle invasioni barbariche, ciò che gli storici chiamano “la scomparsa del benessere” romano, e peggio dalla convivenza nella concreta realtà come subalterni coi barbari, estranei al diritto e al bene comune.

Oggi siamo sotto il potere totalitario dei “barbari verticali” – 5Stelle ministri, Conte, Zingaretti, Salvini – bambini nati da noi e divenuti adulti senza che la società abbia saputo civilizzarli, ed inevitabile che l’effetto sia la perdita di saperi acquisiti dai padri.
Già il fatto che un avvocato professionale come Giuseppi abbia detto “fragranza” di reato invece che “flagranza” è sintomo della perdita assoluta del latino, ossia delle stesse ragioni filosofiche del diritto. O un Enrico Letta, gratificato di cattedra universitaria a Parigi, che crede che Claudio (della Gens Claudia) fosse un immigrato che fece fortuna diventando imperatore: un abisso vertiginoso di incultura. Un secolo buio fatto persona.

Ancor più grave è che questa assenza di Conte dal latino e dal diritto sia condivisa dai magistrati, barbari verticali che usano il potere punitivo contro chiunque percepiscano come avversari ideologici, senza il minimo scrupolo. Ma da Mattarella in giù, dai giornalisti “virologi da tv” ai NewsGuard per arrivare alle masse mascherinate e covidiote, salta all’occhio la perdita delle nozioni dei propri doveri (il Colle) e diritti secondo la civiltà che vigeva fino a un anno fa.

La “scomparsa del benessere” indotta da costoro compirà l’opera: piombiamo nei secoli bui. L’oscurantismo dogmatico, l’adesione cieca al principio di autorità tributato alle autorità fasulle, l’obbligo di attenersi a “protocolli” del politicamente corretto diventati compartimenti stagni, imperativi salvaguardati da leggi penali – in medicina, negli ospedali come nel giornalismo e nel dibattito pubblico – e dove l’ignoranza di enormi porzioni di saperi è condita dall’intolleranza vendicativa contro chi ha idee, perché non avendole ascoltate in tv, le idee che gli ignoranti ignorano suonano alle loro orecchie come inaudite enormità, paradossi inammissibili ed offensivi, che i loro suggeritori sono lesti a calunniare come “ negazionismo, populismo, sovranismi, antisemitismi da vietare”.

Questa censura preventiva e penale è ovviamente la morte definitiva della cultura.

Perché “non c’è cultura dove non ci sia un profondo rispetto per certe estreme posizioni intellettuali a cui riferirsi nella disputa”; ricorda Ortega y Gasset: “Non c’è cultura dove non ci siano norme a cui il nostro prossimo possa ricorrere. Non c’è cultura dove non ci siano principi di legalità civile a cui appellarsi. Non c’è cultura dove non presieda alle norme economiche un regime di traffico sotto il quale garantirsi [le “sanzionicontro Iran, Damasco, Venezuela, Putin]. Non c’è cultura dove le polemiche estetiche non riconoscano la necessità di giustificare l’opera d’arte. Allorché mancano tutte queste cose non c’è cultura; c’è, nel senso più rigoroso della parola, barbarie. Il viaggiatore che arriva in un paese “barbaro” sa che in quel territorio non vigono principi a cui si possa ricorrere. Non ci sono norme barbare. La barbarie è assenza di norme e del loro possibile appello”

Giudichi il lettore se questo non sia lo stato vigente in Italia, nella UE, negli Stai Uniti di Biden dove cominciano le “purghe” staliniane contro chiunque, nelle forze armate come nei media ed altrove, si sia esposto come simpatizzante di Trump.

Grazie, professor Gentile
Ma torniamo al discorso iniziale: per spiegare come mai il vostro cronista, non laureato in medicina né in farmacologia, vi ha parlato dell’Ivermectina prima del Financial Times, come è stato in grado di osar informare che l’articolo di Lancet che condannava l’idrossiclorochina era una porcheria e falsità, e che avevano ragione i medici che fecero le autopsie contrariamente alle direttive del ministero, e in genere vi comunica cose su cui non ha una competenza consacrata dal diploma.

Come mai? È stato il liceo classico di Giovanni Gentile che ho fatto in tempo a godere prima della distruzione barbarica. Questo sforzo del magari discutibile come filosofo, ma genio della didattica e pedagogia, aveva lo scopo di preparare intellettualmente una classe dirigente la cui mancanza in Italia gli era ben presente.

Se guardo indietro, cosa mi è rimasto di quelle cavalcate fra i 4 i greco e i 5 in latino, zero in matematica e 7 in fisica e passione per la chimica, perché non ero affatto un alunno di successo? Ebbene: il fatto che so come si fa ad imparare.

Di fronte a cose ignote, scienze, filosofie, sistemi organizzati e codificati, è ovvio che chi non le conosce provi un senso di timore ad affrontarle, si senta inadeguato e – quindi – accetti il (medievale) principio d’autorità degli “Esperti” e tecnocrati. Con ciò riducendo sempre più il proprio repertorio di curiosità, che è uno dei fattori decisivi dello scadimento nella barbarie.

Gentile mirò a formare una classe dirigente che, dovendo decidere, fosse libera da quel senso umano di timore; e davanti a un sapere sconosciuto, fosse addirittura eccitata ad apprenderlo.

Per uscire dal teorico, pensate a Enrico Mattei: cosa volete che sapesse lui ex capo partigiano, di petrolio, estrazione di gas, problema nazionale dell’energia quando gli fu data l’Agip per liquidarla come volevano gli americani. Imparò dai fascisti tecnici dell’azienda, seppe giudicare la loro buona fede, e lui incompetente, la loro competenza.

Mattei, il più bel fiore del liceo classico.
Oggi i barbari al potere totalitario non imparano niente dai “negazionisti” , anti-europeisti (da cui avrebbero bisogno di imparare alcune cose) sovranisti (che hanno argomenti che vale la pena ascoltare), “antisemiti” – perché hanno il terrore del giudizio dei loro pari grado. Pari grado in ignoranza…

Non hanno mai preso il 4 in greco per il quale noi intuiamo il senso di qualunque termine scientifico, da “malattie iatrogene” a “asteroide”, sappiamo che “galassia” ha a che fare col latte, che Idrogeno significa un componente dell’acqua, e che “Cupruria” significa che – per enorme che sia – hai rame nella pipì.

Sono altrettante porte semi-aperte verso saperi che non ho imparato a scuola, e che ti danno la voglia di aprirle, senza attenersi alle “autorità”. Pensare fuori dai compartimenti stagni, dai repertori ammessi di curiosità e dalle loro caste di mandarini, bramini e rabbini che le sorvegliano e proteggono dalle curiosità indiscrete, perché a loro danno stipendi e cattedre.

Ma l’ho fatta troppo lunga e non ho finito l’argomento. Spero di poter farvi una seconda puntata sul liceo di Gentile. (Fonte)

18 commenti:

Anonimo ha detto...

Ripropongo questo intelligente e acuto articolo di Piero Vassallo, certo non un denigratore di Gentile, che mette in luce alcuni limiti della sua pur valida riforma.
Questo breve saggio mi ha fatto molto riflettere. Spero Mic che tu abbia tempo di leggerlo.
http://pierovassallo.blogspot.com/2014/09/il-male-oscuro-della-riforma-gentile.html

Anonimo ha detto...

Ho letto velocemente l'articolo di Piero Vassallo, lo spunto e lo sviluppo del quale condivido ampiamente. Sono una sostenitrice del liceo classico, non so però se quello che io ho frequentato fosse compiutamente gentiliano. Col tempo tuttavia mi è stato sempre più chiaro che qualcosa non funzionava a dovere, questo qualcosa l'ho sempre attribuito allo scadimento vertiginoso dei programmi che hanno finito con l'ignorare la letteratura medievale, la filosofia medievale, quel ponte cioè che va dalla Classicità al Rinascimento. Questo scadimento l'ho prima attribuito al '68, poi all'assenza della Religione come materia formativa, culturale, imprescindibile. Ormai si può arrivare alla maturità classica senza saper nulla di San Tommaso e della Commedia di Dante Alighieri. Nella mia mente avevo dato un'aggiustatina al liceo classico e scientifico con l'introduzione della Religione Cattolica, come materia obbligatoria con tre ore settimanali, durante le quali si sarebbero tradotti, in maniera antologica la Bibbia dei LXX, I Vangeli, la Vulgata e le Confessioni di Sant'Agostino, sullo sfondo di queste letture la Storia della Chiesa,in particolare, dei primi secoli quando si presentano le prime eresie, che poi si ripresenteranno più o meno identiche a se stese durante tutta la storia medievale, moderna e contemporanea. Questo insegnamento della Religione Cattolica come materia curricolare obbligatoria, avrebbe dovuto fare da sponda alle altre materie, proponendo di tempo in tempo la figura di un santo, un letterato, un artista, un filosofo,uno scienziato, un industriale veramente cattolico. Questa un po' la sintesi di quello che ritenevo essere un completamento del liceo classico e del liceo scientifico come l'ho vissuto e come li ho visti naufragare.

Lucignolo ha detto...

Sì, in fondo i due articoli (Blondet & Vassallo) si completano e si integrano. Da noi (anni '80) quello che non si faceva in Lettere, Latino, Greco e Filosofia lo integrava per fortuna un ottimo insegnante di Religione, un prete con la tonaca laureato anche in Lettere. Fu lui a spiegarci bene la Commedia, Platone per Agostino, Aristotele per Tommaso, Agostino e la Vulgata. Ma penso sia ormai una fortuna estinta, perché non so (anzi, purtroppo lo so perfettamente) che diamine insegnino oggidì i professori di Religione...

Anonimo ha detto...

"Siamo nel 1871,il libro è Frammenti di un giornale intimo, di Henri-Frédéric Amiel" aggiunge il bibliotecario mostrandomi un altro testo. E prosegue: "Con intuito lungimirante Amiel afferma che le masse scenderanno sempre più al di sotto della media. La maggiore età si abbasserà, la barriera del sesso cadrà e la democrazia arriverà all'assurdo di lasciare che siano i più incapaci a prendere le decisioni più importanti. Ciò sarà il risultato punitivo di quel principio astratto di uguaglianza, che dispensa l'ignorante dall'istruirsi, l'imbecille dal giudicarsi, il bambino dall'essere uomo e il delinquente dal correggersi. Il diritto pubblico fondato sull'uguaglianza andrà in pezzi a causa delle conseguenze. Perché esso non riconosce la disuguaglianza di valore, di merito, di esperienza, cioè la fatica individuale. Ciò che trionferà saranno la feccia e l'appiattimento. E il prezzo che si deve pagare per l'adorazione delle apparenze".

Cit. Se ne ride chi abita i cieli di Don Giulio Dellavite

Anonimo ha detto...

La scuola pre-unitaria (la chiamo così per semplificare) si fondava sull'insegnamento delle arti liberali.

Lo storico della lingua italiana Bruno Migliorini fece notare che le discipline del trivio (Grammatica, Retorica [l'arte del bello scrivere] e Logica) erano state sostituite dalla letteratura critica nelle scuole pubbliche gradatamente e proprio negli anni in cui si compiva il processo di unità nazionale.

Fa tenerezza e piangere il cuore vedere che su Google Libri sono disponibili, per lo scaricamento, manuali 'con esempj di bello scrivere' ancora del 1865-70.

Maledetti, ecco perché m'indigno come una bestia quando sento 'vecchi tromboni' che se la prendono coi giovani che... 'non sanno più scrivere'. Grazie al cavolo, nessuno glielo insegna più.

Anonimo ha detto...


Io sono andato a scuola nell'Italia unitaria di tanti anni fa e mi ricordo che alle Elementari ci insegnavano il bello scrivere.
Si scrivevano lettere e vocali in diversi formati con penne che avevano il pennino, l'inchiostro e il calamaio.
Oggi con l'elettronica, i tablets etc nessuno sa più scrivere, non solo in Italia.
Negli Stati Uniti è anche peggio.

Arabella ha detto...

Totalmente d'accordo con il panegirico di Blondet. A margine aggiungo che l'unica seria pecca del classico è la totale assenza della musica dal piano di studi. Mi riferisco, ovviamente, alla musica colta, quella che ha diretta attinenza con lo sviluppo della cultura. Per il resto quella del classico è una formula pressoché perfetta, di gran lunga la migliore d'Europa.

Poi, se come scrive qui un anonimo (ma a me non consta), oggi ci sono licei classici che portano alla maturità gente ignara di Dante o Tommaso, si tratterà tuttalpiù di sedicenti licei, che con la formula di Gentile non hanno nulla a che fare.

Anonimo ha detto...

1
Rettorica come bello scrivere nel senso dello stile e non della calligrafia.

Venivano studiati (per davvero) gli antichi (i 'classici'), attraverso l'imitazione dell'uso e modo che tennero nel comporre e nello scrivere, senza però trattar quelli come pezzi da museo come si fa con la letteratura critica oggi (e quest'ultimo, è cosa nota, è il miglior modo per far odiare Dante, Boccaccio e compagnia bella).

Anonimo ha detto...

2
Ah, il classico è riuscito nell'impresa (ovviamente) di far odiare anche il latino e il greco a generazioni di ragazzi; il prof. Miraglia ci spiega perché ----> http://www.studioinmappa.it/attachments/047_COME_NON_SI_INSEGNA_IL_LATINO.pdf

''Come si studia ancora oggi il latino? Si parte dalla morfologia [...]; si comincia a studiare così, ex abrupto, il sistema dei casi, come se si trattasse della cosa più facile del mondo, e li si studia tutti insieme...

(Si parte dalla) prima declinazione — questa cosa strana, che il ragazzo non aveva mai sentito prima, e che gli risulta completamente estranea — gli si assegna sei, sette, massimo dieci frasi di grande interesse contenutistico, del tipo “La sapienza e l’operosità degli abitanti sono la gloria della Grecia” , tutte slegate tra di loro, poi si passa a studiare le “eccezioni”

A questo punto il ragazzo ha già ceduto le armi, e si è convinto che il latino non è, né è mai stata una lingua:

si tratta di un mero esercizio senza senso, disperante e frustrante, nel quale si sta ore ad imparare a memoria schemi e tavole grammaticali, per poi giocare ad un rompicapo da Settimana enigmistica, con la lieve differenza che, se non si riesce a risolvere la sciarada ci si becca un bel due e la patente da imbecille nel distribuire la quale in genere gli insegnanti non lesinano.''

(Quant'è vera quest'ultima cosa: è vero che voi insegnanti distribuite con istrabocchevole e soverchia leggerezza la patente di imbecille a ragazzini di 14/15/16 anni, secondo me...)

Anonimo ha detto...

Insegnare dovrebbe essere arte e scienza insieme, come la medicina, un sapere intellettuale che viene applicato, detto, secondo lo stato in cui quel paziente e/o quel gruppo di allievi necessitano. Cioè l'insegnante dovrebbe essere ad un tempo competente della sua materia e dello sviluppo umano e parimenti avere le capacità intuitive dell'artista che riesce a fare del materiale che ha a disposizione un'opera d'arte. Come il medico che cura in scienza e coscienza ma, con quell'intuito dell'artista in rapporto costante con parole, suoni, colori, forme che il sentimento più puro gli mostra e gli detta a beneficio dell'altro. Come tutte le professioni si arriva a conoscerle meglio quando si è alla fine del proprio compito, nello stesso modo in cui si arriva a capire il significato più profondo dell'essere genitori quando si è diventati nonni.Le suore Orsoline, un tempo, tra i loro doveri di insegnanti avevano quello della preghiera e della meditazione serale su ciascuna delle loro allieve, capite che un tale dovere giovava alla crescita spirituale della insegnante e delle allieve quindi spianava la strada alla santità comune. Oggi che tutto si è intellettualizzato non si è più capaci di insegnare, di educare, di curare e si sbanda o nel sentimentalismo o nell'astrattezza dei concetti senza essere più capaci di vedere, di trasmettere e di portare sulla strada della vita con parole e gesti autentici, semplici, adatti proprio e solo a quello o quelli di cui ci stiamo occupando e senza cadere mai nell'abitudine, nella routine, che impedisce di conoscere e riconoscere chi si ha davanti.

Anonimo ha detto...


Rettorica non come calligrafia..

Certamente. Eppure oggi non si sa nemmeno scrivere in senso proprio, tecnico. I giovani crescono col tablet in mano, molti di loro, e usano un linguaggio fabbricato sugli SMS dei cellulari. Si sono disabituati proprio a scrivere in senso fisico, direi.
E trovano difficoltà a leggere un testo manoscritto cioè scritto a mano. Non tutti i giovani, ovviamente. Ma siamo di fronte ad una nuova forma di analfabetismo.
In un paese come gli Stati Uniti, il fenomeno è stato ampiamente notato.
Non credo che l'Italia si sottragga.
INcapacità a scrivere manualmente, se non a stampatello, difficoltà a leggere i caratteri manoscritti.
Bisognerebbe tornare ad insegnare la calligrafia.

Anonimo ha detto...

@ 6 febbraio 2021 20:04

NON bisognerebbe mettere in mano ai bambini tutte queste schifezze tecnologiche almeno fino a 12 anni. Sono sempre gli adulti a sbagliare per primi.

Anonimo ha detto...

Università inglese sostituisce la letteratura medievale con i corsi su razza e gender. Due prof si dimettono per protesta. Brave!
L'Università di Leicester rimuove “I racconti di Canterbury” di Chaucer e il "Paradiso perduto" di Milton per insegnare razza e gender. Questo orrendo politicamente corretto è un Isis di carta

Anonimo ha detto...

"...Questo orrendo politicamente corretto è un Isis di carta"

Bravissimo/a! Complimenti.

Anonimo ha detto...


L'abolizione di Chaucer e Milton dal piano di studi per insegnare "razza e gender"..

Cose allucinanti. Quest'offensiva contro la vera cultura non fa che aumentare.
Bisogna resistere. Controbattere.
Bisogna anche cominciare ad incitare i popoli a ribellarsi.
Quelli che vogliono distruggere la nostra cultura sono gli stessi che promuovono
l'abortismo, l'omosessualismo, il genderismo, il femminismo più spinto...
Vogliono distruggere la nostra società dalle fondamenta, in tutti i sensi.
Distruggere le basi stesse della nostra civiltà.

Anonimo ha detto...

In questa conferenza di 10 anni fa (ricordate il 150° anniversario dell'unificazione nazionale? e chi se lo scorda), questo accademico si mostra molto critico nei riguardi della scuola dell'obbligo.

https://www.youtube.com/watch?v=N4_WfyX_-N0


Tra le altre cose, all'inizio di essa conferenza dice queste che seguitano:

1. quella italiana ha un impianto gnostico/esoterico (interessante, mi piacerebbe approfondire)

2. è ridicolo far studiare la storia alle elementari perché il bambino non ha il senso del tempo (non lo sapevo, ma in effetti, ripensando a quando ero un citolino e guardavo il quadrante degli orologi...)

3. la scuola pubblica appare quando c'è un regime totalitario (eh eh, ci sarebbe molto da dire per quel che a ciò si pertiene...)

Anonimo ha detto...


Che la scuola pubblica italiana avesse un impianto "gnostico/esoterico" è a mio avviso affermazione incomprensibile.

Che significa? Io ha fatto la media, il ginnasio e il liceo classico negli anni Cinquanta, pensa un po'. Ma quale esoterismo nei programmi? Non diciamo cavolate. Adesso è di moda mettere lo gnostico e l'esoterico dappertutto.
Mi ricordo perfettamente: c'era il professore comunista, dal taglio marxista e anche polemico; c'era quello cattolico, che correggeva il tiro; c'erano insomma (ancora) diversi indirizzi didattici e ideologici, piuttosto evidenti, che gli alunni erano in grado di cogliere perfettamente. I programmi erano vasti, non racchiudibili in formule, forse anche troppo vasti. Ma c'era la libertà di insegnamento, i docenti si organizzavano la materia come meglio credevano. Questa libertà c'era anche sotto il fascismo.
Poi le cose cominciarono a peggiorare con il prevalere dell'elemento di sinistra fra i docenti, che cominciò ad indottrinare pesantemente i ragazzi, finché non si arrivò al famigerato 68, peraltro nell'aria da tempo. Pur manipolati e in parte eterodiretti, "i ragazzi", col Movimento Studentesco, si misero in proprio, imponendo con la violenza una riforma degli studi che rappresentò il trionfo dell'ignoranza in salsa vulgar-marxista.
E da allora è andata sempre peggio. Adesso siamo ai fescennini della "cancel culture" e del folklore popolare al posto dei classici.
Ma lo "gnostico-esoterismo" non c'entra un fico secco. In tutto questo non c'è stato nulla di esoterico.

Anonimo ha detto...

"Che la scuola pubblica italiana avesse un impianto "gnostico/esoterico" è a mio avviso affermazione incomprensibile..."

Potrebbe diventare più comprensibile se al posto di gnostico/esoterico ponessimo 'impianto massonico' e se vedessimo nella Massoneria, cioè nel gruppo molto eterogeneo di quelli 'scappati di casa' come si dice oggi, la fucina di tutte le ribellioni, Massoneria che pretende di costruire il mondo a sua immagine e somiglianza. Lo scappato di casa, rifiuta l'ordine della sua casa, l'ordine che la famiglia di provenienza rappresenta, a cominciare dall'ordine insito nella religione cattolica, che significa anche educazione cattolica e frequentazione di amici e conoscenti cattolici. Meglio per lo scappato di casa la trasgressione che il mondo sostiene poichè è più sveglia e varia del Cattolicesimo assopito e monotono.

Quindi questo coacervo di ribellanti a Dio e alla Sua Legge, si distacca da ogni ordine dandosi un 'suo' ordine. Bene o male per tutti coloro che si ergono chiesa tra loro, si ergono chiesa perché la Chiesa è fondamentalmente la sintesi santa del potere di NSGC, quindi se una religione ha da esserci la gnosi ben si presta a questa sostituzione in quanto' si realizza come accesso diretto al divino, mediante una sorta di illuminazione interiore, al termine di un cammino, spesso misterico, che garantisce il raggiungimento della salvezza spirituale agli iniziati...la gnosi non va confusa con lo gnosticismo, termine che, nello specifico, designa un complesso fenomeno di movimenti religiosi ereticali del cristianesimo dei primi secoli, dei quale la gnosi costituiva una componente fondamentale.(Wikipedia)'

Quindi la gnosi promette e permette un accesso diretto al divino, attraverso un cammino misterico, che significa tra l'altro silenzio assoluto su quanto l'iniziando viene a conoscere. L'accesso diretto al divino è certamente una grande tentazione anarchica frenata dalle conseguenze spesso gravissime se si infrange il silenzio su quanto si è conosciuto.

Nella storia che noi studiammo certamente l'eroe ribelle fu uno dei modelli privilegiati, specie nel Rinascimento, nella Rivoluzione, nel Risorgimento, nella Resistenza, periodi storici che furono tutti presentati come battaglie sacrosante contro l'oscurantismo principalmente della Chiesa Cattolica Oscurantista, Retriva, Reazionaria, Medievale e via sputacchiandola in volto.

Eravamo ragazzini e non capivamo, così crescemmo eroici, individualisti, fai da te, anche in religione si sarebbe potuto far da soli. Col diffondersi degli eroi di carta capimmo il valore del limite; capimmo che molti venivano stritolati da chi non rispettava il vero; capimmo che il fare ha senso solo nella volontà di Dio, Uno e Trino.

Questo credo che sia stato, più o meno, il percorso dei bambini nati, poco prima poco dopo la II guerra mondiale.

Personalmente l'impianto gnostico/esoterico lo vedo nella scuola che frequentai temperato da quel libretto del Catechismo Cattolico di San Pio X e da una famiglia dove tutte le eresie religiose e politiche erano presenti e che implicitamente, ma chiarissimamente, mi insegnò che tutto è vanità.