Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 19 marzo 2021

«Lo stato non aiuta chi fa figli? Ci penso io»

Ci rinfranchiamo con comportamenti e situazioni positive. Penso che non manchino persone e situazioni esemplari; ma non fanno scalpore...

Premi ai dipendenti che diventano genitori, «6mila euro alla nascita, 300 al mese in busta paga. E sono già nati più di venti bambini». Così il barone Vitantonio Colucci riempie le culle della sua Plastic-Puglia
«Se non li aiuta lo Stato, li aiuto io. Anzi li premio: nel 2019 col bonus di 6 mila euro alla nascita, nel 2020 ho aggiunto 300 euro al mese in busta paga per i neopapà. E nel 2021 rilancio in pianta stabile le iniziative». Stiamo parlando di circa diecimila euro, e quanti bambini sono nati dal 2019? «Più di venti. Ho oltre duecento dipendenti, quasi tutti giovani, aiutarli a proiettare le proprie speranze nel mondo era il minimo che potessi fare».
Dateci cento, mille, un milione di Vitantonio Colucci. Lo diciamo ogni volta che incontriamo un imprenditore col fegato di investire sulla famiglia (Dio benedica Roberto Brazzale e Vinicio Bulla, solo per citarne un paio); lo diciamo anche oggi che il barone, Grand’Ufficiale della Repubblica Italiana, fondatore e titolare dal 1967 del Gruppo industriale Plastic-Puglia di Monopoli, in piena pandemia ha deciso di rimettere mano al welfare aziendale e dare una sterzata all’“effetto Chernobyl” (dopo l’arrivo della nube tossica la natalità calò in Italia del 10 per cento): «Qui si deve stare dalla parte di padri, madri, famiglie altrimenti non si salva nessuno».

«Io penso ai miei uomini e lo stato che fa?»
Cresciuto a mare, rispetto e lealtà, navigando fin da giovanissimo come ufficiale marconista e capitano di lungo corso, intraprendente e affezionato ai suoi uomini come solo chi ha gestito una compagnia, un equipaggio, un piccolo reggimento sa fare, Colucci ricorda i costi della rottura del giocattolo del rimpiazzo generazionale, dei record di denatalità battuti ogni anno mentre stiamo raggiungendo l’1 a 1 tra pensionati e lavoratori, «e lo Stato che fa? Pensa di riempire le culle di un paese sempre più vecchio con le mancette, i bonus o altri surrogati del reddito di cittadinanza? Io ora penso ai miei uomini, così come ogni imprenditore che può ha il dovere di farlo, ma lo Stato, che ci vuole tutti suoi figli, invece degli slogan paternalisti, s’inventi la professione mamma regolarmente retribuita».

«Qui ogni nato ha già il posto fisso»
Non è un’intemerata, il patron del gruppo leader nel settore dell’irrigazione di precisione ha fatto i conti e lavora a una proposta, nel frattempo si gode i frutti dei suoi incentivi: «Da noi si dice che ogni bimbo nato ha già il posto fisso. Ed è così, qui il ricambio generazionale esiste, molti figli dei miei dipendenti lavorano già nella nostra azienda e molti altri accoglieremo a braccia aperte. Non dovrebbe ragionare così qualunque imprenditore, qualunque paese cosciente che non c’è sviluppo economico senza sviluppo demografico?».

Il contrattacco prima dei Dpcm
In scala aziendale a lui rende moltissimo: «I dipendenti contraccambiano con attenzione, rispetto, impegno, un buonissimo lavoro e il bilancio ringrazia». Per capirci, nell’anno della pandemia la Plastic-Puglia ha fatturato più di prima: «Il presidente del Consiglio Conte è comparso in tv a febbraio proclamando “non allarmiamoci”, e io allora mi sono veramente allarmato»: in capo a pochi giorni il grand’ufficiale Colucci, senza attendere il carnevale dei dpcm, passava al contrattacco in azienda: «Abbiamo davanti un nemico insidioso, occulto e letale, non abbiamo armi se non la nostra sola responsabilità: questo ho detto ai miei dipendenti introducendo ferree regole di distanziamento e per la messa in sicurezza della Plastic-Puglia. E il virus qui non è arrivato».

«Zero contagi e zero slogan»
Zero contagi «e non ci siamo fermati un solo giorno e una sola notte. Diceva mia nonna, “ogni impedimento diventi un giovamento”, e alla fine abbiamo chiuso l’anno in bellezza, festeggiando nuovi bambini». E senza chiedere un soldo allo Stato, «semmai sono io a portarli, ma non mi faccia parlare di tasse: io non chiedo soldi a nessuno, mi sentirei umiliato all’idea di ricevere del denaro per non fare nulla se posso invece lavorare. Ho tenuto aperto senza perdere nessuno, ho la responsabilità e vivaddio la capacità finanziaria di arrivare dove lo Stato non arriva. Non è uno slogan, dovrebbe essere responsabilità di ogni imprenditore incapace di rassegnarsi al confortevole e letale inverno demografico». Ma anche la questione capitale di un paese incapace di vedere bambini e lavoratori oltre la pandemia. (Caterina Giojelli, Fonte)

6 commenti:

Elle ha detto...

Questi sono "padri" alla stregua di S.Giuseppe , silenziosi e pratici .
Grazie Mic .

Anonimo ha detto...

A questo uomo , vero uomo , darei volentieri le redini del ministero dell'economìa e delle entrate ed uscite dello Stato Italia . Mi ha sempre meravigliato la corte dei conti che arriva sempre dopo, dopo che il patrimonio di tutti e' stato sperperato .

Anonimo ha detto...

Così si fa! Dio, Uno e Trino, benedica il barone Colucci, la sua famiglia, i suoi uomini, le loro famiglie e Monopoli tutta.

E gli usurai schiattino!

Anonimo ha detto...

Questo e' l'Uomo/il Vir latino , in quanto valoroso e forte, portatore dei princìpi antichi.

Anonimo ha detto...

Evviva! La vera Carità cristiana, purtroppo rara.

Bannato e risarcito. Facebook deve pagare un utente cancellato ha detto...

Come hanno chiarito i giudici bolognesi, "la rimozione di contenuti e la sospensione o cancellazione di account è prevista soltanto per le giuste cause indicate nel regolamento contrattuale, con obbligazione per il gestore di informare l’utente delle ragioni della rimozione". Inoltre, a causa della distruzione di tutti i dati contrattuali, si riscontra "un’evidente condotta contrattuale profondamente scorretta, che impedisce di ricostruire il rapporto". "Facebook – si legge nella ordinanza di Bologna - non è solo una occasione ludica, di intrattenimento, ma anche un luogo, seppure virtuale, di proiezione della propria identità, di intessitura di rapporti personali, di espressione e comunicazione del proprio pensiero". Creare nuove pagine e nuovi profili non cancella, dunque, il danno perché non garantisce il totale recupero dei contatti accumulati nel tempo dal titolare dei profili e delle pagine.

L’ordinanza ricorda che l’esclusione dal social network, con la distruzione della rete di relazioni frutto di un lavoro di costruzione durato, in questo caso, dieci anni "è suscettibile dunque di cagionare un danno grave, anche irreparabile, alla vita di relazione, alla possibilità di continuare a manifestare il proprio pensiero utilizzando la rete di contatti sociali costruita sulla piattaforma e, in ultima analisi, persino alla stessa identità personale dell’utente, la quale come noto viene oggi costruita e rinforzata anche sulle reti sociali".

Naturalmente, la stessa questione può presentarsi per qualsiasi altro social: come chiedere i danni a Instagram se banna un profilo? E come comportarsi se lo stesso provvedimento viene preso da altre piattaforme popolari?
https://lanuovabq.it/it/bannato-e-risarcito-facebook-deve-pagare-un-utente-cancellato