Giovedì 14 ottobre, alle ore 21, inizia la Scuola Nazionale di Dottrina sociale della Chiesa organizzata dall'Osservatorio Cardinale Van Thuân. Per segnalarvi la sua importanza e per invitarvi ad iscrivervi, pubblichiamo questo articolo di Stefano Fontana, apparso sul numero di settembre de Il Timone, nel quale si sostiene che di politici cattolici sul fronte non ce ne sono più. Per partecipare alla scuola vedete qui il programma e le modalità di iscrizione.
Sulla linea del Piave in politica non c’è più nessuno
Dato che ormai i cattolici accettano leggi disumane senza colpo ferire, si avverte che il rapporto loro e della Chiesa con la politica è arrivato ad un punto morto e che occorre un recupero dei principi di fondo. O si rinasce o si muore. Tornare ai principi non vuol dire tornare agli inizi, ossia indietro, ma significa recuperare le luci fondamentali. Nuova formazione di base urge.
Ddl Zan, il punto zero del rapporto tra cattolici e politica
L’ultimo segnale lo abbiamo avuto con il dibattito sul disegno di legge Zan. I sociologi dicono che in Occidente per il cristianesimo c’è posto solo in un recondito cantuccio, dato che ormai la società è essenzialmente irreligiosa. Questo riconoscimento però non giustifica un atteggiamento remissivo della Chiesa e dei cattolici e tantomeno ci consola. Sul ddl Zan, dalla Chiesa ufficiale italiana è giunto solo un invito al dialogo, nella prospettiva che il testo del disegno di legge fosse emendabile e non da rigettare. La Chiesa universale, nella persona del Segretario di Stato Pietro Parolin, ha confermato questa linea. I singoli vescovi per lo più sono rimasti in silenzio. La gran parte dell’associazionismo cattolico istituzionale si è dichiarato per il compromesso, come pure la galassia della stampa cattolica, da Avvenire ai Settimanali diocesani. Per compromesso si intende in questo caso la posizione di chi dà il proprio assenso al cuore ingiusto della legge ma chiede di ridurre le possibili limitazioni alla libertà di espressione, prima di tutto per se stesso. La posizione ufficiale cattolica, quella trasmessa al e percepita dal grande pubblico – a parte aree di pensiero e di azione alternative – è sembrata appagata da avere ancora la possibilità di leggere in pubblico i brani della Scrittura che condannano l’omosessualità: che l’omosessualità e la transessualità e la bisessualità diventino pure “di Stato”, basta che a noi sia riconosciuta la libertà di dire la “nostra”! (tra l’altro ben sapendo di aver da tempo smesso di dire la propria su questi temi). In questo quadro i parlamentari cattolici avevano ben poca possibilità di essere protagonisti di una vera e propria azione politica.
Se i cattolici accettano l’innaturalità fatta sistema
L’atteggiamento cattolico ufficiale nei confronti del testo di legge Zan segna la fine del rapporto tra il cattolicesimo e la politica. Il motivo è che questa legge fa della negazione dell’ordine naturale un vero e proprio sistema. Essa pretende che il potere politico trasformi un torto in un diritto – un “diritto al disonore” direbbe Dostoevskij, un “diritto all’empietà” direbbe Rosmini – non solo da difendere ma anche da proporre e imporre da parte della pubblica autorità. In questo modo l’innaturalità – ossia l’organizzazione della vita comunitaria non sui fondamenti di senso che emanano dalla natura umana ma sul non-senso innaturale – diverrebbe naturale.
L’innaturalità come sistema era già presente nelle leggi che permettono il divorzio, l’aborto, la fecondazione artificiale e l’eutanasia. Soprattutto quando il potere politico ne fa dei diritti “naturali” e impedisce l’obiezione di coscienza. Ora, a questo mira appunto il ddl Zan, il quale assume come giusta una relazione tra persone profondamente ingiusta e la impone. Così l’innaturalità diventa sistema totalitario.
Il depotenziamento politico dell’obiezione di coscienza
Come è stato possibile – ci si chiede – che politici cattolici, giornalisti cattolici, vescovi cattolici … fossero disposti ad accettare il cuore del ddl Zan, ossia l’equiparazione politica in ordine al bene comune tra eterosessualità da una parte e omosessualità, transessualità, bisessualità e così via dall’altra, limitandosi a chiedere libertà di manifestare una diversa opinione? Chiesa e cattolici hanno qui dichiarato di avere un obiettivo finale solo nella società pluralista. Ma da quando lo scopo della Chiesa e dei cattolici è di garantire la libertà di opinione delle democrazie procedurali? Si dimentica che anche in politica c’è una verità da difendere e che il dovere/diritto all’obiezione di coscienza trova fondamento solo se è fatto a servizio di questa verità indisponibile. Invece la nuova visione di libertà di coscienza è di garantire ad ogni opinione di potersi esprimere. Precisamente in questo punto entra in crisi il rapporto tra religione cattolica e politica e se ci siamo arrivati vuol proprio dire che bisogna ricominciare dai fondamentali.
Il diritto a fare obiezione di coscienza al ddl Zan andava certamente difeso, ma come obiezione al cuore profondamente ingiusto della legge e non alla limitazione della libertà di espressione, che ne è solo una conseguenza. Un testo di legge che mantenesse il nucleo centrale del testo e aprisse a possibili manifestazioni di opinioni diverse sarebbe ugualmente da rifiutare. Dopo aver combattuto per decenni la moderna libertà di opinione, la Chiesa oggi se ne proclama tutrice suprema? Ciò che è venuta meno è l’idea che nell’agire politico ci sia qualcosa che non si possa mai fare, a nessuna condizione. L’arcivescovo Giampaolo Crepaldi, in un suo libro, la chiamava “la linea del Piave in politica”. Se in politica non c’è nessun NO (non possumus) moralmente obbligante, non c’è nemmeno nessun caso in cui il politico cattolico, o il giornalista cattolico, o il vescovo cattolico possa dire: questo mai! Se non c’è questo limite invalicabile, si liquefa anche la libertà di coscienza in politica, perché ogni legge potrebbe essere accolta se nelle righe del suo testo ammette la libertà di pensarla diversamente.
Ricominciare dall’indisponibile
Il declino della Chiesa e dei cattolici in politica – nessuno più ascolta quello che dicono! – dipende dal fatto che non dicono più niente di assoluto, ma solo cose contingenti, possibili, opinabili, discutibili. Pensano che in politica il valore delle idee dipenda dal consenso, che il consenso dipenda dal dialogo e che il dialogo sia la sola cosa da garantire e per cui impegnarsi. Questa è la Chiesa del come e non più del cosa. E il fatto che non dicono più niente di assoluto accade perché hanno perso l’idea della linea del Piave dell’indisponibile, cadendo nella visione modernista della politica. Si comprende che la politica li tenga nel loro recondito cantuccio, la colpa non è della politica ma dei cattolici ufficiali e ufficializzati che vi si sono rinchiusi da soli.
C’è qualcosa su cui la politica non può mettere le mani perché si tratta di qualcosa che fonda la politica stessa. Questa non può voltarsi indietro e decidere sulle sue premesse. In questo caso demolirebbe se stessa, negando di avere delle premesse. La politica che mette ai voti le proprie premesse di senso si annulla nel puro potere senza senso. Il compito della Chiesa e dei cattolici è, alla fine, solo questo: pensare e agire in politica per difendere e promuovere l’indisponibilità delle Premesse Ultime e, così facendo, non solo difendere il proprio insostituibile ruolo in politica ma anche restituire la politica a se stessa. Leggi come la Zan non sono emendabili, perché rendono naturale l’innaturale: questo dovrebbe dire la Chiesa e questo dovrebbero promuovere concretamente i cattolici. Se non lo fanno vuol dire che bisogna ricominciare dal principio. (Stefano Fontana - Fonte)
https://m.youtube.com/watch?v=d1SQpTxfM-k&feature=youtu.be
RispondiEliminaPer una vera politica cattolica
A scuola di dottrina sociale
Iniziative ottime. Sappiamo però che ormai si vive entro un analfabetismo religioso profondo. Quante sono le famiglie cattoliche di fatto? Quelle famiglie dove genitori e figli sono e sono rimasti cattolici coerenti lungo tutta la loro vita? In alcune zone dell'anima, piuttosto ristrette, certamente esiste ancora un vago cattolicesimo mentre l'anima ed il corpo respirano a pieni polmoni lo spirito del loro tempo certi che sia il migliore di tutti i tempi precedenti. Bisognerebbe che per partecipare ad ogni Sacramento fosse richiesto un esame catenaccio che verifichi la sostanza della fede a cui si pensa e si dice di credere. In estrema sintesi bisogna ricominciare in contemporanea anche dall'abbicci del Cattolicesimo per tutte le fasce d'età.
RispondiEliminaPeccato che adesso il fulcro della 'catechesi moderna' non sia più la dottrina, ma l''incontro' e la 'testimonianza'
EliminaCon il risultato che i cattolici sono spesso ignoranti della fede a cui dicono di appartenere e lasciano la comunità cristiana perché non riescono a trovare vere testimonianze di persone innamorate del Vangelo (la testimonianza è difficile...)
L'Auctoritas per il cattolico deriva dal Re dei Re e non dal popolo. Quindi per un cattolico la costituzione italiana già dai primissimi articoli è inconsistente. Come faccio io come cattolico a riconoscere il popolo come fonte dell'autorità?!? È il Pastore che io riconosco come Re non le pecore! Perciò il cattolico non si deve MAI e poi MAI impegnare in politica in una terra che non riconosca la vera Suprema Fonte dell'Auctoritas. Pena l’apostasia, non ci deve essere alcuna discussione su questo punto. Un cattolico non riconosce alcuno stato laico, se lo fa ne risponderà davanti al Giudice dopo la morte. Ora in Italia state pagando il prezzo della scelta di seguire Leone XIII ad oltranza. E le altre terre, che un tempo furono cattoliche, non navigano in acque migliori. All'epoca fu un'ottima scelta e i primi cristiani impegnati erano eccellenti. Col tempo la qualità dei cattolici venne meno: ora, senza contare che i cattolici sono pochissimi, non c’è ne sono più di impegnati, ma si sentono ovunque i richiami ad un rinnovato impegno. Ma nessuno risponde. Vi siete mai chiesti il perché perché? Perché in cuor loro sanno che non hanno più nulla a che spartire con questo mondo, come dice il passo del Vangelo di Giovanni 15, 18-21. Solo chi ancora desidera perversamente mescolarsi ad esso non sente il bisogno di separarsi.
RispondiEliminaC’è un modo per salvarvi, utilizzo volutamente una metafora letteraria tratta da Tolkien: dovete fare come i Fedeli, capeggiati da Elendil, cioè levare le ancore da Numenor che sta affondando e ribadire con parole e fatti la separazione dei cattolici da questo mondo. Numenor stava andando incontro alla sua distruzione: oramai corrotta da Sauron, essi non veneravano più il dio Eru Iluvatar ma Morgoth, il Valar ribelle e si apprestavano ad invadere militarmente Valinor. Cosa che portera Eru a distruggere l’isola ed il suo popolo che tempo prima erano stati premiati proprio da lui, con una lunga vita terrena e una terra promessa lontano dalle insidie della Terra di Mezzo, per il loro impegno a combattere il maligno Morgoth. Vedetela pure come la fine dell’Impero Romano: il Cristianesimo trionfo ed il mondo che rifiutò Gesù Cristo morì.
Non sia mai che il Re dei Re quando darà ai suoi messi la facoltà di mietere il grano con l'erbaccia trovi delle spighe così tanto fuse con l'erbaccia da gettarle nel fuoco perché oramai sono in tutto e per tutto uguali agli scarti. Che quando Numenor affonderà del tutto, perché sta già affondando, i Fedeli facciano bene a non farsi trovare più in quel luogo maledetto. Davanti a noi abbiamo tempi difficili, qualche decennio di deserto lo dovremmo affrontarlo: abbiamo peccato in maniera veramente grave contro il Re dei Re e dovremmo scontare i peccati nostri e quelli dei nostri padri. Questa espiazione sarà la salvezza nostra, di chi ci ha preceduto e di molti altri che, anche solo per ammirazione del nostro coraggio, si convertiranno e si uniranno a noi. Questo è il tempo della grande apostasia, non della fine dei tempi. Nei secoli Cristo è arrivato in ogni angolo del mondo ma l’umanità non lo ha rifiutato.
Siamo come la barca del sogno di Don Bosco, abbandonate le navi nemiche e salite su quella: abbiamo le due Colonne che ci sostengono. Fate sì che siano lo strumento per riavvicinarvi a Dio; riconoscete la Regalità di Gesù Cristo e pregatelo affinché il Re dei Re investa un uomo di buona volontà come vostro timoniere per questi tempi difficili.
Il Grande Monarca
Il Kgb faceva esattamente come Lerner: Esercitava la legge del sospetto sulle frasi più semplici e innocenti del nemico da abbattere, le scopriva incriminanti anzi criminali – le faceva risalire alle “radici culturali” da demonizzare di avversari da poi eliminare con il colpo alla nuca.
RispondiEliminahttps://www.maurizioblondet.it/media-italiani/
Sono ignorante e quindi come si suol dire "vado a naso" e decido chi ascoltare e chi no. Ricordo che in programma tv ormai datato di questo signore una reduce da Auschwitz affermava che fosse necessario rafforzare la sinistra per evitare che tornasse il fascismo.Eccola accontentata signora, la sinistra e' fin nel biberon dei lattanti (quelli che riescono a nascere) e lavora per essi..
Per l'abbicci del Cattolicesimo ci sono i bravi sacerdoti .Sono pochi?ringraziamo Dio per quei pochi. L'importante che la fiamma resti accesa,poi il Signore raggiungerà i molti nei modi che Lui sceglierà.
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RispondiEliminaOrmai i cattolici, dopo decenni di Novus Ordo e relativo contorno pastoral-dottrinale nello spirito e nella lettera del Vaticano II,
credono che ogni S. Messa sia "una Pasqua" perché la S. Messa è in
se stessa la celebrazione della Risurrezione del Signore (così l'intendono).
Un banchetto di lode e di gioia, in attesa della Venuta del Signore, cui tutti possono partecipare, senza bisogno di confessare i propri peccati, visto che il sacramento della Confessione è in pratica scomparso e tutti si comunicano senza confessarsi e prendendo la Sacra Ostia nelle loro mani. Questa deformazione ereticale, protestantica, della S. Messa va inquadrata sullo sfondo dell'errore della Salvezza garantita a tutti.
Che questa sia l'idea dominante lo si evince anche dal fatto che, sempre, quando una persona muore, sentiamo dire: "È andato/a alla casa del Padre", come se non esistesse più il Purgatorio, oltre ovviamente all'Inferno, e nemmeno il Giudizio individuale dell'anima di ognuno di noi (tutte verità di fede da secoli, scomparse dall'orizzonte). Pensare che tutti quelli che muoiono vadano alla Casa del Padre è come minimo da arroganti. Oltre che da ignoranti della vera fede, della vera dottrina.
Una volta che ho criticato la sostituzione del pro multis col per tutti, il mio amico sacerdote ottantenne mi ha fatto una tirata che non vi dico, come se avessi bestemmiato: come osare mettere in dubbio che Gesù voglia "tutti" salvi? e giù una solfa di citazioni del CV II. Come per la pace agli uomini di buona volontà, cestinata da questi eretici: Dio è solo misericordia, non condanna nessuno, quindi la giustizia divina non esiste, è solo un retaggio dei secoli bui, di quella che padre Ermes Ronchi chiama la Chiesa della paura. e si dicono cattolici! Ciechi che guidano altri ciechi portandoseli dietro nel fosso...
EliminaOltre a quello che credono sulla Santa Messa i cattolici dovranno purificarsi e depurarsi della sbornia di mondo che passa da ogni velleità politica. Un conto è essere madre, padre, infermiere, artigiano, coltivatore, allevatore, conducente di autobus, pilota d'aereo, magistrato, musicista, poeta, artista, medico, banchiere, notaio, amministratore, imprenditore, possidente... Ognuno ha un ruolo e in quello può esercitare la carità e cercare la santità.
RispondiEliminaAltra cosa è "l'impegno politico", la "politica come più alta forma di carità" ed altre amenità simili, soggiacendo, già all'interno del proprio sedicente "partito" a mille e più ricatti e compromessi, per finire in una vera e propria centrifuga dovendo gestire alleanze e coalizioni, senza più nè il voto di preferenza, nè il vincolo di mandato e di fatto senza più una sovranità da servire. Da' l'idea di servire una visibilità, un soddisfare il dirsi, forse anche una testimonianza, ma di fatto incapaci di rappresentare veramente qualcosa e qualcuno, salvo deludere e deludersi. Personalmente ho molto rivalutato il non expedit del 1868, purtroppo revocata nel 1919, alla vigilia di un peggio che non si è ancora concluso. Le peggiori leggi esistenti in Italia portano la firma di battezzati e praticanti.
Comunque che i portuali di Trieste ed i Camalli di Genova, storici picchiatori, pardon, "servizio d'ordine", del PCI degli anni di piombo, siano divenuti una bandiera di libertà, mentre chi dovrebbe rappresentarli, si accuccia, piccolo piccolo ed in favore di telecamera, fra le braccia del simbolo del potere capitalista ed antiumano, fa riflettere.
RispondiEliminaRingraziamo tutti i portuali di Trieste e tutta Trieste, unica città italiana che si è dimostrata coesa e solidale.
RispondiEliminaQuesto video è dedicato in primis ai Portuali di Trieste e a tutti quelli che lottano e lotteranno per uscire da questa dittatura
Come mai se il 20/30% dei lavoratori rischia di rimanere senza stipendio, medici e forze dell'ordine comprese, non interessa a nessuno e invece 950 portuali di Trieste fanno tremare il governo?
Si preoccupano che rimaniamo con i supermercati vuoti?
https://gloria.tv/post/AqXet1M28SaF2eURLFFXH8uKj
RispondiEliminaIl fatto è che i portuali "menano".
Non si tratterebbe della protesta dei soliti "sfigati", sparuti residui più o meno pittoreschi del fascismo che fu o gioventù freak, mestierante della protesta "antifascista", con relativa teppa autorizzata.
I portuali erano un tempo una delle categorie più comuniste d'Italia.
Fornivano anche, si diceva, ampia manovalanza ai picchiatori del PCI.
Stupisce che questa categoria abbia impostato uno scontro così frontale con il governo Draghi, se è vero che lo si vuole frontale.
E sembra che lo sia. E per una causa giusta, che ha anche un importante significato morale, al di là del crudele significato economico immediato.
Sarebbe bello se un domani si bloccassero i porti per protestare contro l'aborto di Stato e le altre leggi inique, distruttrici del popolo italiano.
"Lo Stato è a servizio della nazione, è uno strumento della comunità politica, la quale lo precede e lo fonda. Il legame tra la nazione e la comunità politica precede quello con lo Stato. Essendo questo lo strumento della comunità politica e della nazione, fa bene la Polonia a sostenere che le leggi da esso emanate prevalgono su quelle emanate da altri organi giuridici sovranazionali. Invertire i termini vorrebbe dire sostituire l’artificio alla natura."
RispondiEliminaStefano Fontana
Ci sono i portuali di Trieste, il granello negli ingranaggi di un potere che oramai si è palesato completamente, grazie al tradimento dei parlamentari. Costoro, per mantenere il più possibile la poltrona che gli assicura uno stipendio rubato ai cittadini e al Paese si sono definitivamente compromessi. Non si torna indietro.
RispondiEliminaSaranno anche di sinistra, ma come mai i caciucchi livornesi non si associano? Pare che la quota sbandierata dell'80% di vaccinati non basti, si vuole arrivare al 90%, forse allora si allenterà il gp, forse, ma io non ci credo, cmnq. in altri paesi con quote di vaccinati molto più basse, intorno al 60/70% è tutto aperto in UK e in Spagna manco se lo sognano il gp, come mai solo da noi?
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RispondiEliminaRivalutare il non expedit del 1868?
Per chi non lo sapesse fu l'espressione (non expedit, non conviene, non si addice) con la quale Pio IX proibì ai cattolici di partecipare alla vita politica del nuovo Stato unitario. La latitanza dai cattolici dalla vita politica e il loro rinchiudersi in una sorta di astioso ghetto culturale e anti-italiano ebbe come conseguenza l'avanzata massiccia di socialisti e massoni in tutti i posti di comando e nella cultura... L'impasse cominciò a superarlo san Pio X, autorizzando tacitamente il c.d. Patto Gentiloni, iniziativa del conte Ottorino Gentiloni, antenato del presente ministro italiano in Europa, che organizzò la partecipazione di cattolici alle elezioni politiche nel 1913-14. E san Pio X non era certamente un papa di tendenze liberali. Ma capiva certe cose meglio di Pio IX e Leone XIII, evidentemente.
Pio IX inizialmente era per alcune riforme di struttura tant'è vero che concesse una costituzione adatta alla natura dello Stato papale. Nel Preambolo scrisse: "Ebbero in antico i nostri comuni il privilegio di governarsi ciascuno con leggi scelte da loro medesimi sotto la sanzione sovrana. Ora non consentono certamente le condizioni della nuova civiltà, che si rinnovi sotto le medesime forme un ordinamento per il quale la differenza delle leggi e delle consuetudini separava sovente l'un comune dal consorzio dell'altro."
Insomma, non si poteva continuare con il particolarismo di tipo medievale.
Ma gli eventi traumatici del 1848-49 a Roma lo fecero ricadere in una concezione arcaica dei diritti della Chiesa nel temporale. Ritornato al potere grazie all'intervento francese, fu moderato nella repressione ma non volle mantenere la costituzione da lui stesso concessa, come gli consigliava di fare il Rosmini.