Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

venerdì 8 luglio 2022

Francesco scrive una lettera apostolica sulla liturgia

Di seguito il commento della FSSPX sulla Desiderio desideravi. Il successo del rito antico esaspera il regnante pontefice: "Per favore, non cadiamo nel 'ritorno all'indietro', in questo arretramento della Chiesa che va di moda oggi". Qui l'indice dei precedenti.

Francesco scrive una lettera apostolica sulla liturgia

29 giugno 2022, festa dei Santi Pietro e Paolo, il Vaticano ha pubblicato una lettera apostolica di papa Francesco, intitolata Desiderio desideravi, "sulla formazione liturgica del popolo di Dio". Questa lettera è destinata a Vescovi, sacerdoti e diaconi, persone consacrate e fedeli laici.

Questa lettera è piuttosto lunga: ha 16 pagine senza le note. Il testo si inserisce risolutamente nel dibattito introdotto dal motu proprio Traditionis custodes, che è citato dal primo numero, ma con lo scopo di concluderlo, emarginando definitivamente la messa tradizionale.

Si tratta infatti di una lunga difesa del rito riformato che parte da una certa distanza, proponendo un'analisi della liturgia come "luogo di incontro con Cristo". Ciò implica una riscoperta quotidiana della "bellezza della verità della celebrazione cristiana".

Si tratta dello "stupore per il mistero pasquale" (vedi) che viene descritto come l'elemento essenziale dell'atto liturgico. Ciò richiede l'appropriazione dei simboli della liturgia, compito arduo oggi, secondo Francesco, a causa di una generalizzata perdita del significato stesso del simbolo.

Al n. 31, il Papa pone un dilemma alle società "Ecclesia Dei" affermando: "non vedo come si possa dire di riconoscere la validità del Concilio (…) e non accogliere la riforma liturgica". Nello stesso numero sostiene che "la problematica è anzitutto ecclesiologica", perché il nuovo rito è l'espressione della nuova ecclesiologia del Concilio.

Questo punto è facile da ammettere, ma è proprio il nocciolo della questione. Il Papa afferma ancora – sempre nello stesso numero – di essere sorpreso che "un cattolico possa presumere" di non riconoscere la validità del Concilio. Se si tratta di dire che il Concilio Vaticano II è stato legittimamente convocato, non c'è problema, ma se si tratta di ammettere, come affermava papa Paolo VI in una lettera indirizzata a mons. Marcel Lefebvre, il 29 giugno 1975, che questo Concilio "non è meno autorevole ed è anche per certi aspetti più importante di quello di Nicea", è impossibile.

Come può un Concilio "pastorale", che ha rifiutato ogni insegnamento infallibile e insegnato novità incompatibili con la Tradizione, avere una simile pretesa? Qui sta la questione.

Un riconoscimento del fallimento
Il testo di Francesco continua a fornire vie sull'arte del celebrare, che richiede una rinnovata e approfondita formazione della liturgia per dare tutto il suo splendore al rito riformato. E il Papa chiede a tutti i responsabili di aiutare in questa educazione "del popolo santo di Dio" perché possa attingere alla "prima e indispensabile fonte dalla quale i fedeli possono attingere il genuino spirito cristiano".

Non è la prima volta che la macchina viene rimessa in funzione: la questione della formazione liturgica occupa da decenni il centro della scena nel movimento liturgico. Per quale risultato? Una crescente desertificazione delle "assemblee domenicali" e una sempre più profonda ignoranza dell'essenza stessa della liturgia. Per non parlare delle deviazioni che non mancano mai.

Questa lettera suona come un riconoscimento del fallimento che deve sembrare amarissimo in quanto la Messa tradizionale occupa sempre più spazio ed è diventata essenziale, il che esaspera il Papa regnante, come ha lamentato nell'omelia della messa del 29 giugno: "per favore, non cadiamo nel 'ritorno all'indietro', in questo arretramento della Chiesa che va di moda oggi".

Un errore di fondo
Ciò che è più notevole nel testo di Francesco è l'attaccamento ai principi equivoci del Concilio, in particolare per quanto riguarda la partecipazione attiva (vedi). Si deve comprendere chiaramente che "partecipazione attiva" per un fedele significa unirsi a Cristo che celebra attraverso l'azione del sacerdote, qualunque cosa si faccia: sia che si serva la messa, si canti o si legga certi testi – nel rito riformato. È necessario fare una piccola spiegazione sulla nozione di potenza.

Bisogna distinguere la potenza attiva, che da sola può raggiungere un risultato: forza muscolare, volontaria, artistica, ecc. E la potenza passiva, che consiste nel ricevere qualcosa dalla prima: l'oggetto sollevato dai muscoli, le membra mosse dalla volontà, o la statua scolpita dall'artista.

È vero, come dice il Papa nel suo testo, che i fedeli hanno un'attività, ma questa attività è passiva nel senso precedente: è Cristo che celebra attraverso il sacerdote che unisce i fedeli a Cristo con la potenza attiva che solo lui possiede. Diecimila fedeli senza sacerdote non sono niente nell'ordine liturgico, a parte il caso del matrimonio. Ma un solo sacerdote celebra con tutta la Chiesa.

La nuova ecclesiologia, particolarmente nella sua forma più avanzata che Francesco ha promosso, la sinodalità (vedi), significa disperdere il potere sacro del sacerdozio – e con questo dobbiamo intendere il potere della Chiesa – e distribuirlo tra clero e fedeli. E per potere sacro si intende sia il potere d'ordine che il potere di giurisdizione.

Ora, è per diritto divino che solo colui che ha ricevuto una partecipazione al sacerdozio di Cristo mediante il sacramento dell'ordine può esercitare l'uno o l'altro potere. Ecco perché sia la sinodalità [qui - qui] che il rito riformato possono solo portare al fallimento. Usquequo Domine? "Fino a quando, Signore?"
(Fonte : Saint-Siège – FSSPX.Actualités)

11 commenti:

Anonimo ha detto...

Suggerisco la lettura del libro di Grillo “oltre Pio V”. Comunque la si pensi, è una lettura interessante e ineludibile sulla questione liturgica attuale.

Da Lo spigolatore romano ha detto...

"Non possiamo tornare a quella forma rituale che i Padri conciliari, cum Petro e sub Petro, hanno sentito la necessità di riformare" (Desiderio desideravi, n. 61)--------Più i modernisti ribadiscono questo concetto più significa che esso è vivo e vitale. Dopo oltre cinquant'anni dal novus ordo ancora un papa sente il bisogno di dire che non si può tornare al rito antico. E' il segnale che indica tutta la potenza della liturgia preconciliare, che fa dunque sempre paura ai modernisti. Oggi più di ieri. Se un "rito morto e sepolto" fa dunque così paura significa solo che non è né morto né sepolto. Ma vivo e vitale. Avete mai visto un cadavere far paura a qualcuno? Ecco, se il rito antico fa paura significa che è tutto. Tranne che morto. Nella foto un piccolo libro interessante da leggere. Giustino.

Anonimo ha detto...

Che strano!! Un concilio pastorale (il Vaticano II) secondo Bergoglio va seguito necessariamente, i precedenti concilio, tutti dogmatici, invece no!! E poi, aggiungo, ma il Concilio non aveva detto che il latino nella Messa andava conservato? Come mai è invece stato eliminato? Bergoglio e i modernisti vogliono rispettare il Concilio? Devono ripristinare il latino!!!

Anonimo ha detto...

Si arrampicano sui vetri. Alla Messa di sempre si accompagna la Morale di sempre della quale NSGC si è fatto banditore ed esempio. Seppellire, una volta per tutte la Messa Cattolica, significa far propria la morale(???) mondana del momento. Questo punto non esce mai fuori, questi personaggi della Messa Cattolica poco sanno e poco capiscono, ma sanno benissimo che la morale di cui loro parlano è il ribaltamento esatto della Morale che vive in simbiosi mutualistica con la Messa Cattolica. E' proprio qui che casca l'asino! Come la spiegano a tutti i dissoluti mondiali la Morale Cattolica, con i catto/preti che fanno outing? Come? E alla Pelosi...? Infatti nulla ha detto misterdio, anzi l'ha rassicurata che lei poteva comunicarsi!??? La Messa Cattolica non ha il problema del latino, né quello dei pizzi e merletti, ha il problema, per niente politicamente corretto, della Morale Cattolica, che loro hanno già piegato alla licenza ad oltranza ed è in forza di questa piegatura che riscuotono il benestare di debosciati del mondo.

Anonimo ha detto...

In questi giorni si è consumato l'ultimo attacco frontale dell'attuale pontefice contro la Messa cosiddetta "in Rito Antico" o "in latino" per i più, e ciò in aperto contrasto con il suo immediato predecessore che pure aveva riaperto una porta a favore di tale rito e soprattutto andando contro i pontefici del passato che avevano infallibilmente dichiarato intoccabile tale rito.
Questo attacco, comunque, parte da lontano e Francesco non fa altro che proseguire l'azione di coloro che lo hanno preceduto, almeno dal Concilio Vaticano II.
Se oggi è ancora possibile assistere ad una Messa celebrata in Rito Antico lo dobbiamo unicamente a Mons. Marcel Lefebvre che in anni recenti ebbe il coraggio, quando tale attacco fu portato alla luce del sole, di far nascere una fraternità sacerdotale che mantenesse in vita ciò che la Chiesa Cattolica, fondata da Gesù Cristo e diffusa nel mondo dagli Apostoli, aveva fatto per i quasi 20 secoli precedenti.

Temo che ai molti che vivono nelle parrocchie, nati e cresciuti come me in quanto fedeli dopo il 1969 di questo scontro interessi ben poco. Sarebbe invece opportuno che si domandassero perché gli ultimi documenti prodotti da Papa Francesco affrontino proprio questo tema.

Prego affinché oggi in tanti aprano gli occhi, approfondiscano la questione e giungano alla consapevolezza che qui non è in gioco solo la forma con cui si dice la Messa, il latino e i merletti, che pure hanno la loro importanza.
Qui è in gioco molto di più: è in gioco la sostanza con cui si intende la Messa, il sacerdozio e la grazia sacramentale. È in gioco la fede che si professa, e dalla fede che si professa discende la salvezza eterna della propria anima.

Anonimo ha detto...

"in aperto contrasto con il suo immediato predecessore "
Il suo immediato predecessore non c'e',non esiste,non e' mai esistito, e' stato cancellato ovunque.
Faccio un esempio: a mezzanotte a Radiomaria c'era il Rosario registrato in latino con la bella pronuncia del Papa Benedetto XVI: non c'e' piu' da tempo. E' stato reintrodotto ovunque il precedente predecessore : Giovanni Paolo II. La stessa cosa e' avvenuta a Radiomater e in tutte le altre radio cosiddette religiose collegate a Sat 2000.Va benissimo così.

Anonimo ha detto...

"Vi è dunque per ogni circostanza importante della vita, per ogni dovere individuale o sociale, un mirabile aumento di grazia santificante che ci viene dato; e affinché questa grazia sia posta in opera, ogni sacramento ci dà diritto a certe grazie attuali, che verranno a sollecitarci all’esercizio delle virtù che dobbiamo praticare, e a somministrarci soprannaturali energie per riuscirvi. Sta a noi il corrispondervi con disposizioni le più perfette possibili."

http://itresentieri.it/come-dio-fa-tutto-per-bene-per-ogni-situazione-e-momento-di-vita-un-sacramento-con-la-sua-grazia-particolare/

Anonimo ha detto...

Quando un Papa dice una cosa, e il suo immediato predecessore o immediati predecessori (per favore nessuna discussione su questo particolare, non è il punto essenziale del discorso) hanno detto l'esatto contrario, allora c'è un problema, e bisogna domandarsi se il successore è guidato dallo Spirito Santo e parla a nome della Chiesa, o esprime opinioni sue personali e porta a espressione sue ataviche antipatie e inguaribili paranoie.

Quando poi tale successore con assiduità e un'insistenza quasi patologica dice peste e corna di ciò che ha detto e fatto l'immediato predecessore o hanno detto e fatto gli immediati predecessori, e perseguita chi segue ciò che ha detto il predecessore o i predecessori, non si tratta della normale evoluzione del pensiero teologico, ma si tratta dell'introduzione forzata di elementi spuri che nulla hanno a che fare con la fede cattolica.
L'unica conclusione cui si arriva è che per questo motivo dobbiamo non solo non ascoltare tale successore che inquina la fede cattolica, ma stare lontano il più possibile da lui e da chi ne attua gli pseudo-insegnamenti.
"Quanto a me e alla mia casa, serviremo il Signore" (Gs, 24,15)
Guido Villa su Fb

Anonimo ha detto...

PROFEZIA DI SAN FRANCESCO D'ASSISI

Dopo aver convocato i suoi fratelli poco prima della sua morte (1226), Francesco ha avvertito su tribolazioni future, dicendo: “Fratelli agite con forza e fermezza in attesa del Signore. Un periodo di grandi tribolazioni e afflizioni in cui grandi pericoli e imbarazzi temporali e spirituali accadranno; la carità di molti si raffredderà e l’iniquità dei malvagi abbonderà. Il potere dei demoni sarà più grande del solito, la purezza immacolata della nostra comunità religiosa e altri saranno appassiti al punto che ben pochi fra i cristiani vorranno obbedire al vero sommo Pontefice e alla Chiesa Romana con un cuore sincero e perfetta carità.
“Nel momento decisivo di questa crisi, un personaggio non canonicamente eletto, elevato al soglio pontificio, si adopererà a propinare sagacemente a molti il veleno mortale del suo errore. Mentre gli scandali si moltiplicheranno, la nostra congregazione religiosa sarà divisa tra altre che saranno completamente distrutte, perché i loro membri non si opporranno, ma consentiranno all’errore. Ci saranno così tante e tali opinioni e divisioni tra la gente, e tra i religiosi e i chierici che, se quei giorni malefici non fossero abbreviati, come annunciato dal Vangelo, anche gli eletti cadrebbero nell’errore (se fosse possibile), se in tale uragano non fossero protetti dall’immensa misericordia di Dio. Così la nostra Regola e il nostro modo di vita saranno violentemente attaccati da alcuni. Delle tentazioni terribili sorgeranno. Coloro che supereranno la grande prova riceveranno la corona della vita. Guai a quelli tiepidi che metteranno ogni loro speranza nella vita religiosa, senza resistere saldamente alle tentazioni consentite per provare gli eletti. Coloro che nel fervore spirituale abbracceranno la pietà con la carità e zelo per la verità, subiranno persecuzioni e insulti come se fossero scismatici e disobbedienti. Perché i loro persecutori, spronati da spiriti maligni, diranno che in questo modo prestano grande onore a Dio nell’uccidere e rimuovere dalla terra degli uomini tanto cattivi. Allora il Signore sarà il rifugio degli afflitti e lui li salverà, perché hanno sperato in Lui. E poi per rispettare il loro Capo, agiranno secondo la Fede e sceglieranno di obbedire a Dio piuttosto che agli uomini, acquistando con la morte dalla vita eterna, non volendo conformarsi all’errore e alla perfidia, per assolutamente non temere la morte. Così alcuni predicatori terranno la verità in silenzio e negandola la calpesteranno.
“La santità di vita sarà derisa da coloro che la professano solo esteriormente e per questa ragione Nostro Signore Gesù Cristo invierà loro non un degno pastore, ma uno sterminatore“.

Opera Omnia S. FRANCISCI ASSISIATIS, col. 430 Paris Imp. Bibliothèque écclésiastique 1880 (dalle annotations de Louis-Hubert Remy)

Anonimo ha detto...

Non è vero che sia stato cancellato il rosario in latino recitato da Benedetto XVI, il mercoledì a mezzanotte c'è ancora e lo seguo sempre, una notizia presa su blog spagnolo, durante una processione a Pamplona, a cui partecipava anche il vescovo, i fedeli sono stati aggrediti dapprima verbalmente con insulti molto offensivi, poi si è passati alle vie di fatto risultato : 3 poliziotti pestati e molti contusi, i contestatori erano membri del partito Izquierda, il che la dice lunga, in Spagna si ritorna ai tempi pre Franco e in Francia non va affatto meglio, mala tempora currunt.

Da Lo spigolatore romano ha detto...

I vescovi sono i custodi delle tradizioni, afferma il papa. Però se ci si guarda intorno di custodi si vedono solo quelli dei musei. I vescovi sembrano più che altro i demolitori delle tradizioni. E' un nostro impietoso giudizio di tradizionalisti arrabbiati? No, lo ha scritto poco fa un vescovo in un commento su una pagina facebook: "non dobbiamo essere custodi delle tradizioni, ma del Vangelo e la Tradizione nella misura in cui ci aiuta a rimanere fedeli al Vangelo".
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Avete letto bene? "non dobbiamo essere custodi delle tradizioni". Lo ha detto un "custode delle tradizioni". A dire di questo presule, la stessa "Tradizione" (con la maiuscola, quindi il riferimento è a una delle due fonti della rivelazione) va sottoposta al Vangelo. Questa tendenza, questa vera e propria tentazione modernistica di relativizzare la Tradizione (sempre quella con la maiuscola, da non confondere con le tradizioni), e di sottometterla alla Scrittura è uno degli errori ingeneratisi dopo il concilio e pure a causa di esso. Mons. Gherardini ha scritto molto sulla "reductio ad unum" scaturita da Dei Verbum. I "custodi delle tradizioni" custodiscono pure questa vera e propria eresia dei nostri tempi, che però non è altro che la minestra riscaldata di Lutero e della "sola Scriptura". Questi sono i "custodi delle tradizioni"......