Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

lunedì 18 luglio 2022

No, quarta dose, dice la vox populi

Qui l'indice degli degli articoli su Covid e dittatura sanitaria.
“Ora basta, la quarta dose non la faccio”. È il passaparola spontaneo che sento ripetere dappertutto. Non riguarda solo il popolo dei no vax o di quanti cercarono di sottrarsi al vaccino anti-covid sin dagli inizi, scettici sugli effetti salvifici e preoccupati sugli effetti collaterali. Ma è il diffuso pensiero espresso da chi i vaccini li ha fatti. Molti precisano di aver fatto convintamente la prima dose, per disciplina e senso civico la seconda, e di aver fatto pur recalcitranti pure la terza per accedere al green pass e non avere problemi nella vita e sul lavoro. Ma la quarta no, dicono in tanti, che mi capita di ascoltare. Non è una posizione ideologica o politica, i terrapiattisti non c’entrano; ma gli argomenti che sostengono questo rifiuto di massa sono di tipo pratico, attinti dall’osservazione della realtà e dall’esperienza comune. Il vaccino, sostengono ormai in tanti, è inefficace contro le varianti, lo vediamo ogni giorno, e in modo obliquo lo confermano pure gli esperti, salvo ripiegare quasi tutti su un fideismo finale sul dogma-vaccino, che è poi un cieco allinearsi per non avere problemi e subire ritorsioni. Tanti tra i colpiti dal covid, o ricaduti nel contagio, sono pluri-vaccinati. E dopo aver sostenuto a lungo la tesi che il vaccino comunque attenua gli effetti e diminuisce le probabilità di contagio, ora si arriva a dire – davanti a troppe smentite della realtà- che il vaccino resta l’unica risposta (seppur poco efficace o del tutto inefficace) alla circolazione del covid. Se abbiamo senso civico dobbiamo farlo, come se fosse un imperativo morale di tipo kantiano. La scienza non ci è più di aiuto, resta la morale assoluta.

L’inoculazione ripetuta del vaccino, nota la gente dopo tre anni di pandemia, non ha dato i frutti sperati, anzi rischia di abbassare ulteriormente le difese del sistema immunitario mentre si allarga sempre più la platea di chi ha vissuto o ha visto esiti tragici seguiti al vaccino. Anche in questo caso, come fu già per il covid, post hoc non vuol dire propter hoc, ovvero non c’è alcuna certezza scientifica che si sia un nesso tra il vaccino e le varie patologie che sono seguite. Ma il racconto di molti, si ripete con insistenza: casi direttamente conosciuti, anche di familiari, che a due settimane o comunque dopo la terza dose hanno avuto problemi cardiaci importanti o fatali, aneurismi e altre patologie gravi e a volte letali. E non sono quasi mai persone anziane o cagionevoli, con precedenti sanitari.

È facile attribuire alle dosi reiterate di vaccino tutti i mali possibili e immaginabili che sono accaduti; ma quando si verificano casi frequenti e inspiegati, il minimo dubbio che il vaccino sia stato almeno la causa scatenante di patologie latenti, insorge. Non ci sono basi per affermarlo scientificamente, ma tantomeno per escluderlo. Non ci sono studi in materia di qualche rilevanza scientifica, anzi si evita la questione, sicché i dubbi restano.

Persone del tutto ragionevoli, che non soffrono di complottismo o dietrologia, escludono di farsi propinare la quarta (e poi la quinta) dose che viene ogni giorno annunciata, caldeggiata, se non prescritta, a partire dalle categorie a rischio, dai fragili agli anziani. Non avendo alcuna certezza, vedendo il fronte dei virologi e dei medici molto diviso, disorientato e spesso con pareri privati molto critici anche se pubblicamente temono ritorsioni a esprimere la propria divergenza, non ci sentiamo di dare consigli a nessuno. Certo non alzeremo steccati e barricate tra frenatori e oltranzisti del vaccino. Però in tutta onestà, per quel che mi riguarda, cercherò di sottrarmi alla quarta dose.

Quella vox populi, probabilmente, col passare dei giorni e il tambureggiare della campagna mediatica, istituzionale e sanitaria, con le misure restrittive che presto seguiranno per imporre l’ulteriore richiamo, si ridimensionerà. Qualcuno ci ripenserà, qualcuno chinerà la testa ai diktat e ai divieti; anche se non è impossibile immaginare una diffusa obiezione di coscienza e “di realtà” che magari costringerà la cupola mediatico-sanitaria-istituzionale a fare passi indietro. Il tema non può essere liquidato come un riemergere del populismo, altrimenti si potrebbe affermare anche il contrario: che si vuole imporre un vaccino periodico contro il populismo, non contro il covid, di cui è palese l’inefficacia, almeno rispetto alle sue ultime varianti.

L’atteggiamento dogmatico sul vaccino, nonostante i risultati, rischia anzi di sfociare in chiave di ribellione sociale e politica combinandosi con le altre emergenze che si intrecciano in questo brutto momento per l’Italia e per l’Europa. Per esempio quando sentiamo gli effetti enormi sulla situazione economica, energetica e sociale che stanno avendo le posizioni italo-europee sul conflitto russo-ucraino, a fronte di modestissimi risultati: tanti sacrifici prescritti, tante restrizioni, una crisi galoppante d’inflazione, energia e lavoro, ma la guerra non viene frenata, la Russia nemmeno e i governi occidentali vacillano più che il Cremlino. A cosa servono tutti questi sacrifici, si chiede la gente? E ancora una volta si tratta di una considerazione di puro buon senso, non discesa da letture faziose o ideologiche. Si può essere fermamente contro Putin e l’invasione in Ucraina, e trovarsi a dire: ma noi che ci stiamo martellando i nostri organi vitali e riproduttivi ogni giorno, che effetto abbiamo prodotto sulla guerra? Zero. Volevamo tagliare il gas russo e ora temiamo che lo facciano loro e li denunciamo per questo…

Se il disagio davanti all’obbligo della quarta dose, dovesse intrecciarsi alla serie di restrizioni e sacrifici a fronte di nessun risultato, allora sì, la vox populi potrà esplodere, anche sul piano della rivolta sociale. Fatevi una dose di senno, ogni tanto. (Marcello Veneziani - Fonte)

22 commenti:

Anonimo ha detto...

https://www.maurizioblondet.it/idra-a-fianco-della-magistratura-inaccettabile-attacco-del-ministro-speranza-alla-giudice-zanda/
Idra a fianco della magistratura: inaccettabile attacco del ministro Speranza alla giudice Zanda

I figli dell'idra corroborati dalle iniezioni di odio verso l'umanita'si scagliano al galoppo, lancia in resta, per caricare il nemico della mamma idra.

Anonimo ha detto...

Ma non solo il vaccino...sto osservando da lontano alcune amiche che prima del covid ebbero gravi patologie, ospedale, ritorno a casa 'guarite' ed inizio di lunghe terapie, in pillole, a vita.

Son passati ormai anni, alcune comunque si son anche vaccinate, ma in tutte qualcosa è cambiato e questo qualcosa riguarda il loro pensiero, che manifesta un indurimento, pregiudizi che non sono e non erano loro, strozzature del pensiero, un regresso nel pensare, che non è istupidimento senile, no, è altro...

Pensa e ripensa i miei dubbi si sono concentrati sulle medicine che loro stanno assumendo e come loro chissà quanti anziani e non ancora anziani assumono regolarmente da anni ed anni.

Quindi il problema si allargherebbe ai contenuti dei farmaci, legati alla ricerca ed al commercio, che girano intorno al capitale. Se voi ricordate, già A. J. Cronin (Cardross, 19 luglio 1896 – Montreux, 6 gennaio 1981), medico e scrittore, denunciò le trappole che si aprivano davanti al medico condotto, povero, infaticabile ed esposto ad ogni fallimento, la più grande di queste trappole/illusioni era finire in una tranquilla casa farmaceutica, ben pagato, con orari d'ufficio, diventando forse il genero del padrone della casa farmaceutica!!! Con la 'vocazione medica' in dissolvimento accelerato. Sono tematiche sempre attuali, ma ogni volta si deve ripartire da zero, perché si dimentica, si vuole dimenticare per non dover pensare, perché il pensare come il lavorare stanca,... ma migliora l'intelligenza. Silenzio.

Anonimo ha detto...

Non mi stupisco che il convivere con gravo patologie, in tempi di covid peraltro, indurisca il carattere. Non demonizziamo le cure. Preferiva avere amiche morte giovani come le eroine di Leopardi? Con caratteri dolcissimi, immagino. È con osservazioni come queste che non ci facciamo prendere sul serio quando protestiamo.

Anonimo ha detto...

Quando si solleva il tema della crisi della democrazia in Occidente, con fastidiosa frequenza l'eventuale interlocutore ostile, quanto più si approssima alla fine dei propri argomenti, tanto più è incline a sbottare con un "Ma allora perché non te ne vai in... (segue nome di una qualche proverbiale 'dittatura'; Russia, Cina, Iran, ecc.).
Questo è uno di quei casi in cui la stupidità della replica è talmente robusta che c'è il serio rischio ci lasci tramortiti.
Affinché il tramortimento non sia preso per efficacia dell'argomentazione, è utile replicare con calma per iscritto.
1) Innanzitutto, e a futura memoria: tutti gli stati che proverbialmente vengono definiti dal mainstream come dittature - in quanto estranei al blocco dei protettorati americani in occidente - sono formalmente democrazie non meno di quanto lo siano la Francia o gli USA o l'Italia: ci sono governi eletti dal popolo in Iran non meno che in Russia o in Cina.
Poi certo, a questo carattere formalmente democratico non fa riscontro una realtà DAVVERO democratica, e ciò accade per vari motivi, e specificamente: a) per lo strapotere di alcune oligarchie politiche o economiche o teocratiche; b) per i severi limiti di cui soffre la libertà di stampa; c) per il condizionamento politico della magistratura.
Solo che a questo punto, chiunque ritenga di condannare quegli stati come autoritari (e personalmente io li considero tali) dovrebbe avviare qualche seria riflessione sull'eventualità che oligarchie, stampa e magistratura non siano ESATTAMENTE ALTRETTANTO COMPROMESSE nei maggiori stati occidentali di quanto lo siano nelle proverbiali 'dittature'. (Quanto all'Italia solo un cieco potrebbe nutrire dubbi).
2) L'argomento "se non ti piace qui te ne puoi sempre andare" è una classica applicazione della logica liberale di mercato alla politica. L'idea dei liberali è che i paesi sono come compagnie aeree: se non ti piace il catering o il servizio bagagli cambia compagnia. Così come l'elettrodomestico guasto non si ripara, si butta, così vale anche per la patria inadempiente.
Questo è uno di quei punti su cui purtroppo gli argomenti arrivano ad un termine. Per chi vive le proprie relazioni con il mondo come se esso fosse un servizio a noleggio, la forma di vita di chi ha con il proprio mondo delle relazioni di appartenenza non può che risultare incomprensibile. Qui si è posti di fronte ad una differenza antropologica e chi si pensa come un turista del mondo è per chi desidera coltivare e migliorare il proprio mondo sempre semplicemente una minaccia e un pericolo.

Anonimo ha detto...

... segue
3) Il terzo e ultimo argomento è forse quello decisivo. Premesso che governi autoritari sono frequenti e ubiqui tanto nei confini dell'impero americano che al di fuori di esso, c'è tuttavia un punto di discrimine che va ben compreso. Spesso chi difende il modello liberaldemocratico, anche quando manifesta tratti pesantemente autoritari, lo fa immaginando che comunque nelle liberaldemocrazie si è molto distanti dal modello personalistico tipico delle dittature, dove l'esercizio della forza autoritaria si incarna spesso in figure specifiche, in personalità. Non ci sono un Putin o uno Xi Jinping o un Fidel Castro in Europa o in America. In occidente il potere sembra liquido, impersonale e perciò sembra meno oppressivo.
E questo è un errore profondo, un errore che deriva da un atavismo psicologico, ma che inverte il senso degli eventi.
L'atavismo psicologico qui è l'identificazione dell'esercizio del potere subordinante nella forma di una personalità autoritaria (il "padre padrone"), verso cui si possono concentrare l'odio e il timore. Quando, come avviene in occidente, il potere non presenta questo aspetto, psicologicamente in molti hanno l'impressione di una ridotta oppressione. Dopo tutto un Draghi o un Biden non hanno certo un potere personale comparabile ad un Putin.
E questo è vero, e a comprenderlo bene, è un elemento latore di profonda angoscia.
Noi infatti possiamo immaginare che ad un autocrate "cattivo" subentrerà un autocrate "buono", ad uno guerrafondaio uno pacifista, ad uno rozzo uno colto, ecc., ma nel nostro sistema sappiamo che il sistema oppressivo è immensamente resiliente, flessibile, e perciò stabile come solo i muri di gomma sanno essere.
La Russia dipende dalla salute e dalla lucidità di Putin, gli USA non dipendono da quella di Biden, né noi da quella di Draghi. Qui nessuno è indispensabile, anzi nessuno è importante, perché il sistema procede con un pilota automatico che nessuno domina, e che può perseverare nell'errore, qualunque errore, all'infinito.
Il carattere anonimo delle oligarchie tecnocratico-finanziarie le rende immensamente più pericolose di qualunque autocrazia classica (O'Brian non è malvagio quando porta Winston alla stanza 101: O'Brian è semplicemente fungente, ed è sostituibile da qualunque funzionario del Ministero dell'Amore).
Un tempo la promessa del sistema era che buone istituzioni sarebbero state capaci di riprodurre la virtù senza bisogno di personalismi.
La realtà odierna del sistema è che cattive istituzioni (il blocco tecnocratico e finanziario a guida americana) è in grado di riprodurre il male ed il vizio senza che il venir meno di questo o quel volto faccia la benché minima differenza.
Cit. Andrea Zhok

Anonimo ha detto...

Il Giornale parla di ombre russe sulla crisi.
Credo non ci sia nulla di vero.
Però Minzolini finge di dimenticare che il Conticidio fu auspicato e favorito proprio dagli Usa per disfarsi di Giuseppi" ( vicino a Trump in politica estera) subito dopo elezione di Biden, per tramite di Matteo Renzi

Una domandina semplice ha detto...

Un aereo cargo ucraino diretto in Bangladesh, si è schiantato al suolo in Grecia. Trasportava 11 tonnellate di armamento.
I Signori del governo italiano non avvertono il bisogno di farsi qualche domanda?

Anonimo ha detto...

@18 luglio 2022 17:54
Domanda: Esportavano democrazia?

Anonimo ha detto...

sono formalmente democrazie non meno di quanto lo siano la Francia o gli USA o l'Italia: ci sono governi eletti dal popolo in Iran non meno che in Russia o in Cina.
Faccio presente che la Costituzione iraniana GARANTISCE alle minoranze RELIGIOSE (e non meno a quelle etnico-linguistiche) un numero minimo di seggi in Parlamento. Numero minimo che difficilmente ptrebber ottenere se le elezioni si svolgessero secondo le regole formali delle nostre parti .

Anonimo ha detto...

Fra la terza rivoluzione (social-comunista) e la quarta (antropologica) i marxisti svilupparono un prototipo di quest'ultima, scatenando il loro tradizionale odio anti-cristiano, nel Messico degli anni Venti e nella Spagna repubblicana. Popoli cattolici li fermarono, obbligandoli, poi, a cambiare strategie. Il 18 luglio iniziò l'insorgenza spagnola.

Anonimo ha detto...

Filosofo e professore universitario, Giorgio Agamben si è esposto in prima persona in difesa delle libertà individuali minacciate dall'emergenza perenne e dalla scienza interpretata come religione.

"Una società che vive in un perenne stato di emergenza non può essere una società libera. Noi di fatto viviamo in una società che ha sacrificato la libertà alle cosiddette 'ragioni di sicurezza' e si è condannata per questo a vivere in un perenne stato di paura e di insicurezza"
Giorgio Agamben

Anonimo ha detto...

https://www.lavocedeltrentino.it/2022/07/17/pensieri-domenicali-il-genetista-francis-collins-e-il-linguaggio-di-dio/

Anonimo ha detto...

https://www.radioradio.it/2022/07/puzzer-vince-in-tribunale-lancia-la-scossa-in-piazza-%e2%96%b7-stop-chiacchiere-ora-bisogna-agire/

Anonimo ha detto...

Fissato ne l’idea de l’uguajanza
un Gallo scrisse all’Aquila: - Compagna,
siccome te ne stai su la montagna
bisogna che abbolimo ‘sta distanza:
perché nun è né giusto né civile
ch’io stia fra la monnezza d’un cortile,
ma sarebbe più commodo e più bello
de vive ner medesimo livello.-

L’Aquila je rispose: - Caro mio,
accetto volentieri la proposta:
volemo fa’ amicizzia? So’ disposta:
ma nun pretenne che m’abbassi io.
Se te senti la forza necessaria
spalanca l’ale e viettene per aria:
se nun t’abbasta l’anima de fallo
io seguito a fa’ l’Aquila e tu er Gallo.

Trilussa

Anonimo ha detto...

I classici sono quegli scrittori che trascendono il loro tempo e sanno sempre offrire qualcosa all'attualità. La metafora di Trilussa ci ricorda che "uno non vale uno". Non è difficile, nella disputa politica di questi giorni, scoprire chi è L'Aquila e chi il Gallo.

Viator ha detto...

Saggezza e arguzia: divertire facendo pensare. Ogni poesia di Trilussa è una scoperta sorprendente, un ammonimento sorridente.

Anonimo ha detto...

https://www.radioradio.it/2022/07/quarta-dose-protesta-a-montecitorio-varvara-battaglia-liberazione-popolo/

Anonimo ha detto...

CRONACHE DAL DRAGHISTAN
Anche i senzatetto invocano il cielo affinché resti: "Prima di lui eravamo soli, adesso siamo così tanti e possiamo farci compagnia".

Anonimo ha detto...

Continuerà tutto come prima, peggio di prima.

Anonimo ha detto...

La maggior parte dell’umanità è predisposta alla sottomissione. Gente inconsapevole, gestita completamente. Chi ha capito, ha capito, non ha bisogno di consigli. Chi non ha capito, non capirà mai. Io non biasimo queste persone perché loro sono strutturate per vivere e basta. Casa vuol dire vivere e basta? Mangiare, bere, respirare, partorire, lavorare, guardare la televisione, mangiare la pizza il sabato sera, andare a vedere la partita. Il loro mondo finisce lì. Non sono in grado di percepire altro. C’è invece un piccolissimo gruppo di esseri umani che sono “difetti di fabbricazione”: sono sfuggiti al controllo qualità della linea di produzione. Sono pochi, sono eretici, sono guerrieri.
Cit. Giovanni Cianti

Anonimo ha detto...

Apprendo che l'algerina Sonatrach, azienda con la quale Draghi ha firmato ieri accordi per acquisti crescenti di gas, ha dato vita ad un consorzio per lo sfruttamento di numerosi nuovi pozzi con Gazprom, che parteciperà al consorzio con il 49%.
In altre parole, a breve compreremo gas algerino e, pagandolo, finanzieremo algerini e russi, spendendo di più rispetto a quanto avremmo speso comprando solo da Gazprom.
Altro grande successo dello statista che tutto il mondo ci invidia.
Cit.

Anonimo ha detto...

Draghi si dimette, per poi chiedere la fiducia a un popolo "made in PD", per realizzare la riforma del catasto e il massacro fiscale che, c'è da giurarlo, tutto il "popolo" reclama. Chi gli dà la fiducia merita l'ostracismo.
Andrea Sandri