Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

martedì 5 luglio 2022

Papa Francesco, cosa dice Desiderio desideravi

Nella nostra traduzione da Monday Vatican un articolo di Andrea Gagliarducci sulla Lettera Apostolica Desiderio desideravi. Qui l'indice dei precedenti.
Papa Francesco, cosa dice Desiderio desideravi

La Lettera apostolica numero 83 di Papa Francesco è la risposta del Papa alla questione della Messa tradizionale. Uscita il 29 giugno e formalmente firmata a San Giovanni in Laterano perché il Papa ha preferito questa formula per sottolineare il suo ruolo di Vescovo di Roma, Desiderio desideravi si compone di 65 paragrafi e, in pratica, è un piccolo riassunto del pensiero del Papa. Formalmente si riferisce alla liturgia. Tuttavia, la lettera dice molto di più.

La prima cosa a evidenziarsi è che Papa Francesco usa la forma di una Lettera apostolica dopo averlo già fatto 82 volte. Papa Francesco preferisce rivolgersi direttamente al popolo di Dio [non più visto come corpo mistico di Cristo -ndT]. Se le sue posizioni ufficiali sono Lettere apostoliche, altre questioni più informali sono accompagnate da Lettere indirizzate direttamente al popolo.

Per Papa Francesco la Lettera apostolica è un metodo di governo e un modo di esercitare il potere. Ma, come sempre, la forma è anche sostanza. E chi vedesse una mancanza di forma in questa informalità di Papa Francesco sbaglierebbe.

Papa Francesco intende rivolgersi direttamente al popolo di Dio, senza filtri. Lo testimonia il fatto che la Lettera è in prima persona e non manca di esprimere il suo pensiero personale. La lettera contiene, è vero, molte citazioni, anche dotte; ma tutte riconducibili al piano di Papa Francesco atto a giustificare il suo pensiero. Del resto egli costruisce tesi e non apre dibattiti [ha più volte detto che apre processi... e ne ha aperti parecchi, tutti rivoluzionari -ndT].

Questa Lettera apostolica vuole chiudere ogni discussione.

In secondo luogo è da considerare lo stile molto personale della Lettera. Anche se altri Papi hanno usato stili personali o si sono rivolti direttamente, con toni accorati, ai vescovi e al popolo di Dio. Per citare un esempio recente, Benedetto XVI lo ha fatto in almeno due occasioni cruciali: quando ha scritto ai vescovi e al popolo d’Irlanda scosso dal caso degli abusi, e quando ha scritto ai suoi confratelli nell’episcopato a seguito delle polemiche intorno alla revoca della scomunica ai quattro vescovi lefebvriani.

Quella sui lefebvriani è stata definita semplicemente come una Lettera; quella ai cattolici d’Irlanda, come Lettera pastorale. La Lettera apostolica è senza dubbio meno importante di una Costituzione apostolica, di un’Enciclica o di un’Esortazione apostolica, ma resta espressione del magistero papale.

Quindi, con Papa Francesco, un punto di vista personale diventa magistero. Lo stesso è avvenuto in altri casi durante questo pontificato. Il caso più noto è quando ha deciso che una Lettera da lui inviata ai vescovi argentini [vedi] in merito all’applicazione dell’Esortazione apostolica Amoris laetitia fosse inserita negli Acta Apostolicae Sedis, i documenti ufficiali della Santa Sede.

Da questi approcci, possiamo notare che Papa Francesco è un Papa più accentratore di quanto voglia mostrare. Si parla molto di sinodalità e parresia, ma abbiamo un Papa che legifera attraverso Motu proprio e ufficializza le sue opinioni con Lettere apostoliche. È spunto di riflessione.

Da qui il terzo punto cui prestare attenzione: l’idea di unità di Papa Francesco.

Al numero 61 della Lettera apostolica, il Papa scrive che «siamo chiamati continuamente a riscoprire la ricchezza dei principi generali esposti nei primi numeri della Sacrosanctum Concilium comprendendo l’intimo legame tra la prima delle Costituzioni conciliari e tutte le altre». «Per questo motivo – aggiunge – non possiamo tornare a quella forma rituale che i Padri conciliari, cum Petro e sub Petro, hanno sentito la necessità di riformare, approvando, sotto la guida dello Spirito e secondo la loro coscienza di pastori, i principi da cui è nata la riforma».

Papa Francesco descrive la Traditionis custodes, che ha abolito la liberalizzazione del rito antico, come un gesto di continuità con le decisioni di Paolo VI e Giovanni Paolo II. Spiega di averlo scritto «perché la Chiesa possa elevare, nella varietà delle lingue, una sola e identica preghiera capace di esprimere la sua unità. Questa unità, come già ho scritto, intendo che sia ristabilita in tutta la Chiesa di Rito Romano».

In pratica, il Papa impone l’unità con la forza. È esclusivo invece di essere inclusivo; il che è paradossale, visto che l’intero pontificato è stato improntato alla inclusività.

In precedenza, la Chiesa ha cercato di includere coloro che uscivano da intese generali, purché mostrassero di voler rimanere in comunione con la Chiesa. Giovanni Paolo II ha cercato fino all'ultimo di sanare la frattura con i lefebvriani e ha subìto solo la consacrazione illecita di quattro vescovi.

Benedetto XVI ha risolto il problema consentendo la liberalizzazione del rito antico ma chiedendo ai lefebvriani di firmare un documento preliminare in cui accettavano il Concilio Vaticano II per la comunione con Roma. [1]

Papa Francesco adotta un approccio diverso. Tratta coloro che sono al di fuori della Chiesa con il massimo rispetto, e i lefebvriani hanno visto convalidare confessioni e matrimoni durante questo pontificato. Allo stesso tempo Fellay, l’ex capo della Fraternità Sacerdotale San Pio X, è stato anche giudice in alcuni procedimenti rotali.

Tuttavia, chi resta all’interno della Chiesa e ha punti di vista diversi è subito costretto a fare marcia indietro perché Papa Francesco ha un’opinione precisa su cosa dovrebbe essere la pluralità. Alla fine, anche in questo, Francesco è un Papa che esercita il comando da solo.

Non c’è dubbio: Desiderio desideravi ha anche passaggi affascinanti e belli sulla formazione dei sacerdoti nella liturgia e sulla stessa liturgia e un invito puntuale al recupero dei simboli. Eppure Desiderio desideravi è anche una fantastica immersione nella mente di Papa Francesco. Fino alla prossima puntata.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
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Nota di Chiesa e post-concilio
1. È vero, invece, che l'intenzione di Benedetto XVI, attraverso il Summorum pontificum non era affatto quella di favorire l'accordo con i lefebvriani (lo ha negato esplicitamente), ma di dare il suo posto al tesoro della tradizione della Chiesa e, se possibile, il famoso "arricchimento reciproco" per infondere un po' di tradizione nel nuovo rito (la presto tramontata 'Riforma della riforma').

21 commenti:

Comportamento in chiesa ha detto...

Entra in Chiesa in silenzio e con gran rispetto, tenendoti e reputandoti indegna di comparire davanti alla Maestà del Signore

Tra le altre devote considerazioni, pensa che l’Anima nostra è tempio di Dio, e come tale dobbiamo conservarla pura e monda davanti a Dio e agli angioli Suoi.

Prendi poi l’acqua benedetta e fa bene e con lentezza il segno della nostra redenzione: il segno della Croce.

Appena sei in vista del Dio Sacramentato (c’è un Altare dove si conserva l’Eucaristia, è segnalato da una lampada accesa), fa devotamente la genuflessione piegando il ginocchio fino a terra; saluta prima Lui, il tuo Signore – vivo e vero nel Tabernacolo – poi vengono la Madonna e i Santi.

Trovato il posto, inginocchiati e rendi a Gesù Sacramentato il tributo della tua preghiera e della tua adorazione.
Confida a Lui tutti i tuoi e gli altrui bisogni, parlaGli con abbandono filiale, dà sfogo libero al tuo cuore e lascia piena libertà a Lui di operare in te come meglio Gli piace.Nell’uscire di chiesa abbi un contegno raccolto e calmo: saluta per primo Gesù sacramentato, domandagli perdono delle mancanze commesse alla Sua divina presenza e non partire da Lui se prima non Gli hai chiesto e da Lui non ne hai ottenuta la paterna benedizione.

Uscita che sei di Chiesa, mostrati tale quale ogni seguace del Nazareno dovrebbe essere."-

Dagli Scritti di Padre Pio da Pietrelcina
(cfr. lettera a Anita Rodote)

Anonimo ha detto...

Bergoglio è un impostore, non vuole nè la maggior gloria di Dio, nè la salvezza delle anime. Mi sembra inutile continuare a perdere tempo nell'analisi dei suoi documenti. Peraltro, c'è poco da fare: se si riconosce Bergoglio, bisogna obbedirgli. Non si può, ogni volta che scrive due righe, analizzarle e poi decidere se obbedirgli o meno. È uno sforzo che può fare qualche teologo, qualche sacerdote e qualche fedele più o meno erudito in certe materie, ma non di certo ogni fedele. Tuttavia, i semplici fedeli che conoscono i dieci comandamenti, il S. Vangelo e il catechismo di S. Pio X, guidati dal buon senso, sono in grado, se vogliono, di capire che Bergoglio non è cattolico, che non può essere il Buon Pastore, che la SUA chiesa non è la Chiesa Cattolica Apostolica Romana. Ci siamo ben lontani! Il problema non riguarda solo Bergoglio, bensì tuti i papi conciliari, da Roncalli fino ad oggi. I tentativi di leggere il Concilio "alla luce della Tradizione" sono stati e sono inutili. Il Concilio è stato il 1979 della Chiesa, come disse il card. Suenens: è impossibile conciliare la Rivoluzione con la Tradizione! Impossibile! Di conseguenza, senza perdere tempo, bisogna RIGETTARE in blocco il veleno, per seguire e amare Gesù, con la ferma speranza di meritare la vita eterna. Scordiamoci di andare in Cielo con i compromessi, le mezze verità, le astuzie!

mic ha detto...

Mi sembra inutile continuare a perdere tempo nell'analisi dei suoi documenti

Non lo vedo come una perdita di tempo, ma come un monitoraggio per non perdere il polso della situazione. Anche perché ogni virgola di questa rivoluzione si porta dietro continue evoluzioni negative che alla distanza non sarebbero più decifrabili. Invece noi le talloniamo passo passo e le consegnamo a chi ha orecchi per intendere, con l'aiuto del Signore e la protezione della Sua e nostra Madre.
Tra l'altro, poiché fino a prova contraria parla da quella Sede, molti lo ascoltano come un oracolo ed è bene che ci sia chi suona la sveglia.
Non abbiamo né ci diamo l'autorità per non riconoscerlo come papa, ma non per questo lo seguiamo dove deraglia del Depositum Fidei che è la nostra ancora...

Anonimo ha detto...

Il pastore prima di avere l'odore delle pecore deve avere l'odore di Dio e deve difendere le pecore dal lupo. Denunciare l'errore! Diceva San Carlo Borromeo: «da nessun'altra colpa è Dio più gravemente offeso, da nessuna provocato a maggiore sdegno quanto dal vizio delle eresie".

Catholicus ha detto...

@ Anonimo 12:11 : concordo pienamente cpon lei, caro amico, su tutto, ma proprio TUTTO;in effetti quella di Bergoglio è una falsa " chiesa". con a capo un falso papa: c'è chi la definisce Sinagoga di Satana, chi braccio ecclesiastico del Nuovo Ordine Mondiale ( notoriamente omosex, vaccinista, dittatoriale), con un capo messo lì da cardinali massoni ( mafia di San Gallo), in combutta con Obama, Clinton, clud di Davos, ecc., facendo sloggiare papa Ratzinger, che, peraltro, era in perfetta linea vaticansecondista, secondo lo stile adottato dalla gerarchia e poi dal basso clero a partir dal nefatso CV II; concordo poi sul fatto che tutto sia iniziato con il colpo di mano dei massoni al Conclave del 1958 : Roncalli sapeva già che sarebbe stato eletto lui (lo confessò giorni prima ad un caro amico, che poi lo ha rivelato), così come diceva Nancy Pelosi : sia quel che sia, Biden deve essere il nuovo Presidente Usa; i massoni satanisti voglio conquistare il mondo, in nome e per conto di Satana, hanno già vinto diverse battaglie, ma non vinceranno mai la guerra, l'ultima parola l'avranno Lassù, e sarà la sconfirtta totale di tutto l'ambaradan clericalmasso-progressista, politifo ed ecclesiastico, e di tutti i lrooo lacché. Pace e ebne

Anonimo ha detto...

2 notizie al volo, morto il card.Hummes, l'intervista di JMB in Argentina non ha avuto alcuna risonanza mediatica, leggere l'impietoso ma lucido articolo a firma Jack Toller su wanderercaminante.

Anonimo ha detto...

Mons. Viganò: "Deep state e deep church sono unite dall'odio contro Cristo"

https://www.youtube.com/watch?v=T61fjfQ8pIk

Anonimo ha detto...

Il fatto che il Novus ordo sia la lex orandi (e quindi anche la lex credendi) di Bergoglio è un motivo in più per evitarlo!
Quanto sia acattolica (anzi ferocemente anticattolica!) la lex credendi bergogliana è stato ulteriormente dimostrato dalle cattiverie che ha detto contro l'arcivescovo Cordileone per avere (doverosamente e diligentemente) negato la sacrilega Comunione all'abortista Pelosi.
A Bergoglio la salvezza delle anime non interessa e probabilmente nemmeno crede all'esistenza dell'Inferno: il Novus Ordo è la messa adatta affinché persone poco formate arrivino ad avere una "fede" come la sua ed è per questo che sta cercando di imporcela.
Ma è una fatica sprecata: di sacerdoti che Officiano in Vetus Ordo ce ne saranno sempre: disobbedienti al tiranno Bergoglio per obbedire a Dio.

Catholicus ha detto...

Per la serie "quanno ce vo' ce vo'" : perdonate l'autocitazione, ma ne valeva proprio la pena. In un mio articolo dell'altro ieri, su Una Vox, così mi esprimevo : "Onestamente, vien da pensare che tutto questo battage sul dialogo, l’inclusione, la non discriminazione, la valorizzazione delle diversità e l’identità mutevole di genere o, per meglio dire, degenere, sia solo una scusa, un utile paravento, per nascondere il vero obiettivo di tutta questa animosità : l’odio per Cristo, per la Sua Santa Chiesa bimillenaria, per la dottrina e la liturgia preconciliari, per la vera fede cattolica, che nel loro intento è destinata a scomparire per lasciare il posto alla religione unica mondiale, braccio ecclesiastico del Nuovo Ordine Mondiale massonico, di origine ed ispirazione diabolica." http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV4601_Catholicus_Inclusione_e_valorizzazione.html

Catholicus ha detto...

"amici dei nemici di Cristo, e nemici dei Suoi amici" : così sono i modernisti, da quando hanno conquistato la giusta della Chiesa Cattolica, con Bergoglio sono giunti al parossismo, al delirio di onnipotenza. Ci consola però il sapere che questa fase ossessivo-compulsiva precede il crollo finale, la debacle, l' autoannientamento, proprio come in manicomio. Avendo sostituito la fede in Cristo con la fiducia negli strizzacervelli ( psicanalisi, Freud, Jung, Adler, ecc), questo è il logico epilogo...

Anonimo ha detto...

In Desiderio desideravi è completamente assente, come molti commentatori hanno già osservato, Benedetto XVI. Uno storico della chiesa che in un lontano futuro prendesse in mano questo documento non sospetterebbe mai che sia esistito Benedetto XVI, oppure, se ne avesse notizia da altre fonti, penserebbe che egli non si sia mai occupato di liturgia!
[...] Per dirla in termini molto semplici e popolari, adatti a noi soldati semplici: uno dei due pensa che la messa vetus ordo sia viva, l’altro pensa che sia morta.
Questa antitesi è oggettivamente uno scandalo, nel senso etimologico di “inciampo”. E come tale andrebbe affrontata. Non si può far finta di niente, girarci attorno come se il problema non esistesse.
Se la chiesa cattolica cambia dottrina, le si apre un problema. Io direi una voragine. Se il papa dice: la messa vetus ordo – che pure alcuni, anche giovani, si ostinano a chiedere, dopo cinquant’anni! (il che vorrà pur dire qualcosa) – va estirpata perché non corrisponde alla fede della chiesa, delle due l’una: o non corrisponde più alla fede della chiesa perché tale fede è cambiata (!?!?!?!?!?), oppure era sbagliata anche prima (!?!?!?!?!?!?!?!?). L’unico tertum che si dà, per scampare a questi due disastri, è sostenere che anche la “messa vecchia” corrisponde ed esprime la fede della chiesa (quindi è buona!), ma che, pur di fronte alla richiesta di tanti suoi figli che chiedono di nutrirsi di un cibo spirituale che essi in coscienza riconoscono come il più adatto al loro bene spirituale, la madre chiesa rifiuta di darglielo semplicemente perché ha deciso così.
Ma che madre sarebbe mai questa? Benedetto XVI, il quale per tutta la sua vita ha posto la liturgia al centro della sua riflessione teologica e cura pastorale (e che forse sarebbe stato anche solo per questo meritevole di una qualche attenzione da parte degli estensori di Desiderio desideravi), da papa ha ritenuto di doverlo dare, quel pane che i fedeli chiedevano. Francesco, almeno da un anno a questa parte, ha deciso esattamente il contrario: gliene lascia solo un pochino in attesa che muoiano e poi non ce n’è per nessuno. Non possono avere ragione tutti e due. Se Benedetto aveva torto, Francesco dovrebbe dirlo e, possibilmente, dimostrarlo. Far finta che non sia così è contro la verità. E se non c’è verità non ci può essere neanche la tanto auspicata bellezza.
Per questo motivo il silenzio su Benedetto XVI in questa lettera apostolica a mio modesto avviso è incomprensibile e inaccettabile.“

https://leonardolugaresi.wordpress.com/2022/07/06/benedetto-xvi-chi-era-costui/

Bah! ha detto...

"non corrisponde più alla fede della chiesa" oppure "non corrisponde piu' alla sua visione di chiesa?"

Totus tuus ha detto...

Trovo la sua riflessione profonda e condivisibile. Aggiungerei che dietro a Traditionis Custodes e Desiderio Desideravi, non credo ci sia davvero una apologia del Vaticano II - distorto a piacimento - quanto un dileggio mal camuffato della persona e delle scelte di Benedetto XVI, apprezzato pubblicamente solo per la sua "rinuncia".
E' da troppe decadi che ai Papi non si obbedisce più, nè "pubblicamente" nè interiormente. Ed a tanto siamo infine approdati...

Da Lo spigolatore romano ha detto...

"non possiamo tornare a quella forma rituale che i Padri conciliari, cum Petro e sub Petro, hanno sentito la necessità di riformare, approvando, sotto la guida dello Spirito e secondo la loro coscienza di pastori, i principi da cui è nata la riforma. I santi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II approvando i libri liturgici riformati ... hanno garantito la fedeltà della riforma al Concilio" (Desiderio desideravi, n. 61).
Queste parole di papa Francesco inducono ad una breve riflessione. Per prima cosa dimostrano una mentalità clericale e clericocentrica diffusissima prima del concilio ma oramai inaccettabile: i vescovi cioè stabiliscono come deve essere la liturgia, e la impongono ai fedeli laici senza neppure consultarli. I quali devono accettarla e tacere. Anche se gli fa orrore e li disgusta. La sinodalità..... Il popolo di Dio..... il ruolo dei laici..... la loro compartecipazione al governo della Chiesa: tutte belle parole e nulla più. Aria fritta insomma.
Altra riflessione: ma se i vescovi sono "custodi delle tradizioni" come è possibile che essi possano manomettere le tradizioni che devono conservare? Se il custode di una cantina piena di pregiati vini adulterasse ciò che deve custodire, sarebbe un custode o un delinquente? Se il custode a cui è stata lasciata una casa in custodia la prendesse a martellate dentro e fuori, ne strappasse i tendaggi, li sostituisse con altri, buttasse via tutto l'arredamento in legno massello, finemente intagliato e decorato da pregevoli ebanisti e lo sostituisse con mobili di formica e di melaminico anziché limitarsi a fare la manutenzione ordinaria sarebbe un custode o un delinquente? Ecco, i vescovi-custodi riuniti in concilio hanno cambiato la liturgia che dovevano custodire buttando via quella avuta in custodia e sostituendola con una totalmente nuova. Sono custodi o delinquenti? Ma poi, basta che un papa dica che una riforma è l'esatta applicazione dei testi conciliari perché sia realmente così, anche se quei testi dicono il contrario di ciò che si è fatto? Nel 1967 un sinodo dei vescovi, in pratica bocciò la prospettata riforma presentata da Paolo VI...... Quali vescovi dunque l'avrebbero voluta ed approvata tale riforma? Ma, soprattutto, in tutto il cammino di progettazione della riforma, il popolo di Dio dov'è?????? La riforma liturgica è totalmente ed esclusivamente frutto del clericalismo perché fatta dal clero senza neppure chiedere un parere ai fedeli laici. Questo è il punto più debole di tutta la riforma. Una liturgia costruita per i laici.... realizzata senza chiedere il pare dei laici! Il massimo del clericalismo.
Romano Canonico.

Anonimo ha detto...

Non ho letto la lettera bergogliana né ho intenzione di farlo, un po' perché non ho strumenti atti ad interpretarla, né studi specifici in materia, una cosa però mi preme dirla, sono 9 anni che JMB e la sua corte dei miracoli offendono e denigrano la persona di Benedetto XVI in ogni modo, lo si ignora volutamente come non fosse mai esistito o stato Papa, lo si tira per la tonaca quando si vorrebbe coinvolgerlo in inutili diatribe, ormai è chiaro, almeno per me, JMB non è cattolico, anzi nemmeno religioso in senso stretto, è un panteista arruffone che oggi dice A e domani Z, ama solo il potere personale, e soprattutto detesta il predecessore, o per malcelata invidia, o per manifesto complesso di inferiorità, altro io non vedo, mi limito ad osservare, ormai ho finito di rodermi il fegato.

Catholicus ha detto...

Si accapigliano tra di loro, ma sono l' uno la logica conseguenza dell' altro, pur se portata all' esasperazione, e il motivo c' è : sanno di avere poco tempo per portare a termine l' incarico loro affidato dal loro nuovo capi ( indovinate chi?) e così han fatto fare un passo indietro al mite ( ma pur sempre modernista doc, duro e puro : gli ebrei non devono convertirsi, e te pareva?) Ratzinger, che non dava più affidamento di centrare velocemente l' obiettivo assegnato al braccio ecclesiastico del NWO, pace e bene

Anonimo ha detto...

# Romano Canonico

Che per la riforma della liturgia si debba chiedere democraticamente il parere del c.d. "popolo di Dio", questa è una tesi che fa a pugni con la vera tradizione cattolica. NOn è una tesi cattolica.
Il rito bimillenario non è nato democraticamente ad opera del popolo di Dio. Il Canone della Messa ha origini apostoliche. Lo attestano lettere di Papi nei primi secoli della Chiesa.
Della presente "riforma" non c'era alcun bisogno se non nella mente malata dei teologi "novatori", come li chiamava Amerio.
T.

Quanto al canto ha detto...

Affermare che il canto è parte integrante della liturgia è una precisazione che sento ripetere da decenni come un mantra, perché nella Messa Novus Ordo è un concetto estraneo, e va quindi ribadito a ogni piè sospinto.
Se osserviamo la liturgia di Sempre (basta prendere un Liber Usualis) la linea di demarcazione tra canto e liturgia è inesistente; la controprova la troviamo nel testo delle Antifone, che viene sempre proferito (cantato o letto).
Quando non si ricorreva al canto gregoriano le composizioni polifoniche erano plasmate sul testo del "proprio" della Messa.
La libertà nella scelta dei canti, se non è attuata cum grano salis, porta a paradossi agghiaccianti: quando va bene il testo non è "in linea" con il momento o la festa liturgica , quando va male non c'entra per niente (ad essere ottimisti).

Anonimo ha detto...

"La Chiesa che nasce con il Concilio Vaticano II ha commesso un grosso errore, sostituendo la plurisecolare liturgia gregoriana con schitarrate e canzonette popolari. Non mi piace per niente. Il canto gregoriano è una tradizione vitale e importante della Chiesa, e sprecare questo facendo mescolare parole religiose con canzoni occidentali profane è enormemente grave". (Ennio Morricone)

Ecco ha detto...

Quando fai bene cio' per cui sei nato, per cui hai ricevuto da Dio il talento, allora senti di aver fatto il tuo dovere e, cascasse il mondo, ti senti in pace!!
Quindi decisivo è conoscere e attuare il proprio talento
"La cosa più triste della vita è il talento sprecato"

Sempre quanto al canto ha detto...

È la naturale conseguenza di una semplice norma inserita nell'ordinamento generale del messale romano novus ordo, quella per cui i canti del Proprio possono essere sempre sostituiti con un canto "adatto". Vedi come il diavolo si annida nei dettagli? È bastata questa piccola aggiunta nella spiegazione dei tipi di canto per distruggere millenni di intima unione della liturgia in tutte le sue componenti. D'altra parte, se pensi che il canto riguarda oggi l'"animazione" della liturgia, vuol dire che è considerato qualcosa di esterno alla liturgia, mentre dovrebbe costituirne parte integrante, anzi essere esso stesso liturgia.