Le parole dell' Introito della Messa di oggi formano la preghiera introduttiva alle Ore dei Breviari romani, ambrosiani e monastici, recitata mentre si fa il segno della Croce. Ad esclusione del Triduo Pasquale e nell’Ufficio dei Defunti. Secondo la tradizione è stata introdotta nell'ufficio monastico da san Benedetto da Norcia, fortemente influenzato dagli scritti di san Giovanni Cassiano. San Gregorio Magno l'ha estesa a tutte le chiese romane. Nell'immagine: il Buon Samaritano della parabola evangelica di oggi (miniatura dal Codex purpureus rossanensis sec. VI). Secondo un'interpretazione allegorica, il samaritano è Cristo, l'uomo mezzo morto è l'umanità caduta, e la locanda è la Santa Madre Chiesa, LA Catholica, luogo di rifugio e di guarigione, di salvezza. Abbandonare la Chiesa, turbati dalla terribile crisi che stiamo attraversando, esporrebbe al rischio della morte spirituale...
Messa
La gloria dei due ministeri.
La contemplazione.
Il prossimo.
Preghiamo
[1] Dom Delatte, Epitres de saint Paul, I, p. 422-424.
Domenica XII dopo la Pentecoste
(“Deus, in adiutorium”)Intróitus Ps. 69, 2-3 - Deus, in adiutórium meum inténde: Dómine, ad adiuvándum me festína: confundántur et revereántur inimíci mei, qui quǽrunt ánimam meam. Ps. 69, 4 - Avertántur retrórsum, et erubéscant: qui cógitant mihi mala. Glória Patri… Ps. 69, 2-3 - Deus, in adiutórium meum inténde… |
Introito Sal. 69, 2-3 - O Dio, vieni in mio aiuto: o Signore, affrettati ad aiutarmi: siano confusi e svergognati i miei nemici, che attentano alla mia vita. Sal. 69, 4 - Vadano delusi e scornati coloro che tramano contro di me. Gloria al Padre… Sal. 69, 2-3 - O Dio, vieni in mio aiuto… |
Messa
L'Introito inizia con il magnifico versetto del Salmo 69: O Dio vieni in mio aiuto; Signore, affrettati a soccorrermi! Nella sua decima Conferenza, Cassiano mostra come questo grido dell'anima si addica a tutti gli stati e risponda a tutti i sentimenti (Collat. 10,10). Durando di Mende lo applica nella presente circostanza a Giobbe, poiché le lezioni dell'Ufficio della notte tratte dal Libro in cui sono narrate le sue prove combinano talvolta, benché di rado, con questa Domenica (Razionale 6,126). Ruperto vi vede di preferenza gli accenti del sordomuto la cui misteriosa guarigione formava otto giorni fa l'oggetto delle nostre meditazioni. "Il genere umano nella persona dei nostri progenitori - egli dice - era divenuto sordo per ascoltare i comandamenti del Creatore, e muto per cantare le sue lodi; il primo moto della sua lingua sciolta dal Signore è per invocare Dio" (Dei Divini Uffici 12,12). È pure ogni mattina il primo slancio della Chiesa, come la sua prima parola ad ognuna delle Ore del giorno e della notte.
EPISTOLA (2Cor 3,4-8). - Fratelli: Tale fiducia noi abbiamo per Cristo davanti a Dio. Non perché siam capaci di pensare qualche cosa da noi, come venisse proprio da noi, ma la nostra capacità vien da Dio, il quale ci ha anche resi capaci di essere ministri del nuovo testamento, non della lettera, ma dello spirito, che la lettera uccide mentre lo Spirito da vita. Or se il ministero della morte, scolpito per mezzo di lettere nelle pietre, fu circondato di tal gloria che i figlioli d'Israele non potevano fissare lo sguardo nel volto di Mosè, a motivo del momentaneo splendore della faccia di lui, di quanta maggior gloria non sarà circondato il ministero dello Spirito? Se infatti il ministero della condanna è glorioso, lo sorpassa di molto nella gloria rii ministero della giustizia.Il ministero nuovo è superiore all'antico.
Avendo san Paolo fatto l'apologia del ministero cristiano, i suoi nemici l'avevano subito accusato di aver orgogliosamente fatto la propria apologia. Egli si difende da tale accusa. Non rivendica per se stesso altro merito che quello di essere stato il docile strumento di Dio. Ed è quanto vorranno essere sempre i predicatori e i missionari del Vangelo, i quali sanno bene che il successo del loro apostolato dipende dall'umile obbedienza con cui lasceranno agire Dio in essi e mediante essi. Non pensano alla propria gloria, ma alla sua.
Tuttavia, proclamata così la loro umiltà, non rimane men vero che il ministero di cui Dio ha investito gli Apostoli è per essi un grandissimo onore. Questo ministero infatti, checché ne dicano certi fedeli di Corinto troppo impressionati dai cavilli dei Giudei, è più grande e più glorioso di quello dello stesso Mosè. Esso reca infatti la legge nuova, tutta ripiena dello Spirito di Cristo, vivificante e santificante, che ottiene a ciascun fedele l'ingresso nella famiglia delle tre divine Persone. Il messaggio di Mosè invece, per quanto apportasse al mondo un'immensa speranza, non era tuttavia che una lettera senza vita. Mosè ha promulgato solo riti materiali, interdetti e condanne, che non potevano aprire il cielo a nessuno.
Senza dubbio, Mosè è stato un fedele strumento di Dio, e per accreditare l'autorità divina del suo ministero, Dio non l'aveva lasciato senza un segno visibile: ogni volta che Mosè entrava nel tabernacolo per conversarvi faccia a faccia con Dio e riceverne le ordinanze dell'antica legge, ne usciva con il volto risplendente di luce, tanto che dopo aver trasmesso il messaggio divino doveva coprirsi con un velo per non abbagliare il popolo (cfr. Es 34,29-35). Ma non si potrebbe trarre argomento da questo miracolo per esaltare il ministero di Mosè al disopra di quello degli Apostoli. Non vi è infatti una comune misura fra le due Alleanze: la nuova supera infinitamente l'antica, e se la gloria del ministero apostolico è diversa da quella del ministero mosaico, sarà necessariamente molto maggiore.
La gloria dei due ministeri.
Del resto, la gloria che risplendeva sul volto di Mosè era di natura tale che, lungi dal provocare la superiorità del suo ministero su quello degli Apostoli, mostra al contrario la sua assoluta inferiorità. San Paolo ci tiene a dirlo, per non lasciar adito alla minima obiezione. E lo fa nei versetti che seguono immediatamente quelli dell'Epistola di questa dodicesima Domenica dopo la Pentecoste.
È vero, il ministero di Mosè era onorato di una luce divina così potente che Mosè doveva coprirla d'un velo per non ferire gli occhi del popolo. Ma quel velo - ricorda san Paolo - ha anche un altro significato. Mosè lo lasciava sul suo volto "perché i figli d'Israele non vedessero la fine di quello splendore effimero"! Come la stessa legge che egli promulgava, la gloria che serviva ad accreditarlo era effimera: era un'irradiazione instabile e momentanea. Era soltanto una figura della gloria vera, duratura, sostanziale ed eterna di coloro i quali avranno annunciato un'alleanza che non deve mai finire, una legge di carità che non passerà mai. Il ministero cristiano non fruisce in questo mondo d'uno splendore visibile, ma imita e continua il ministero di Cristo, nelle prove, nelle persecuzioni, nelle umiliazioni, per ottenere alfine la conversione del mondo. Non basta forse questo per assicurare, a dispetto delle apparenze, che è sovrabbondantemente ed eternamente glorioso?
Grave lezione per i fedeli, i quali non devono mai dimenticare di circondare di rispetto e di onore coloro che Dio ha scelti perché portassero ad essi in suo nome le parole della salvezza. Molto spesso essi fanno poca figura in questo mondo, ma agli occhi della fede sono più splendenti di luce dello stesso volto di Mosè.
La contemplazione.
Vi è forse un'altra lezione da ricavare da questa bella epistola. Mosè è qui l'immagine della preghiera contemplativa e dei suoi mirabili effetti. Il semplice fedele della nuova alleanza può godere tutti i giorni del privilegio di cui egli fu l'unico a beneficiare nell'antica alleanza, di poter conversare con Dio faccia a faccia e di imbeversi della sua luce. Noi siamo infatti, se lo vogliamo, "come Mosè che si intratteneva con il Signore e viveva vicino a lui. Noi tutti leggiamo liberamente nello specchio del Vangelo la gloria e le perfezioni del Signore, e manteniamo assiduamente nella contemplazione di quella magnificenza tutta l'anima nostra! O dolce meraviglia! A misura che si acconsente alle rinunce preliminari, questa soprannaturale beltà del Signore, che è attraente, è anche attiva e, attraverso l'assiduità del nostro sguardo interiore, ci penetra e ci trasfigura. Si dice che alcune specie di marmi arrivino, a lungo andare, a fissare in sé la luce e diventino fosforescenti sotto l'azione del sole. L'anima nostra è meno dura del marmo; e infatti, mentre la legge è impotente, ecco che guardando il Signore la nostra vita si unisce maggiormente a lui; si immerge nella sua luce, subisce la sua azione segreta; di giorno in giorno, di gradino in gradino, sale più vicino, sempre più vicino alla sua beltà, come portata verso Cristo dal soffio dello Spirito di Cristo" [1].
VANGELO (Lc 10,23-37). - In quel tempo: Gesù disse ai suoi discepoli: Beati gli occhi che vedono quanto vedete voi; perché vi assicuro che molti profeti e re bramarono vedere quello che vedete voi e non lo videro; ed ascoltare quello che voi udite e non lo poterono ascoltare. Allora, alzatesi un certo dottore in legge, gli disse per tentarlo: Maestro, che debbo fare per ottenere la vita eterna? E Gesù a lui. Nella legge che c'è scritto? Come leggi? L'altro rispose: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore e con tutta l'anima tua e con tutte le tue forze e con tutta la tua intelligenza ed il prossimo tuo come te stesso. E Gesù gli disse: Hai risposto bene: fa' questo e vivrai. Ma quello, volendo giustificarsi, disse: E chi è il mio prossimo? E Gesù prese a dire: Un uomo, scendendo da Gerusalemme a Gerico, incappò nei ladroni, che, spogliatoio, lo caricarono di ferite, e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Or per caso scendeva per la medesima strada un sacerdote, il quale, guardatelo, passò oltre. Così pure un levita, arrivato lì vicino, guardò e tirò di lungo. Ma un Samaritano che era in viaggio e passò di li, vedutolo n'ebbe pietà; e, accostatesi, gli fasciò le ferite versandovi su dell'olio e del vino, e, adagiatelo sul giumento, lo condusse all'albergo e ne ebbe cura. Ed il giorno dopo, tratti fuori due danari, li diede all'oste, dicendogli: Abbine cura, e quanto spenderai di più te lo renderò al mio ritorno. Or quale di questi tre ti sembra che sia stato il prossimo per colui il quale incappò nei ladroni? E quello rispose: Chi gli usò misericordia. E Gesù gli disse: Va' e fa' anche tu lo stesso.Il comandamento dell'amore.
Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutte le tue forse e con tutta la tua mente, e il prossimo tuo come te stesso. La Chiesa, nell'Omelia che propone oggi, come di consueto ai suoi figli sul testo sacro (Ufficio della notte), non estende la sua interpretazione al di là della interrogazione del dottore della legge: e questo dimostra chiaramente che, nel suo pensiero, l'ultima parte del Vangelo, per quanto più lunga, non è altro che la conclusione pratica della prima, secondo le parole dell'Apostolo: La fede opera mediante la carità (Gal 5,6). E infatti la parabola del buon Samaritano la quale, d'altronde, si presta a tante applicazioni del più alto simbolismo, è portata, nel senso letterale, sulle labbra del Salvatore solo per distruggere perentoriamente le restrizioni poste dai Giudei al grande precetto dell'amore.
Se ogni perfezione è racchiusa nell'amore, se senza l'amore nessuna virtù produce frutti per il ciclo, l'amore stesso non è perfetto se non si estende al prossimo; ed è soprattutto in quest'ultimo senso - nota san Paolo - che l'amore soddisfa tutta la legge (Rm 13,8) e ne è la pienezza (ivi, 10). È il prossimo, infatti, che hanno di mira direttamente la maggior parte dei precetti del Decalogo (ibid. 9), e la carità verso Dio non è completa se non quando si ama insieme con Dio ciò che egli ama, ciò che egli ha fatto a sua immagine (1Gv 4,20). Cosicché l'Apostolo, non facendo nemmeno la distinzione - come fa il Vangelo - fra i due precetti dell'amore, giunge a dire: "Tutta la legge è contenuta in queste sole parole: Amerai il prossimo tuo come te stesso" (Gal 5,14).
Il prossimo.
Ma più è grande l'importanza di un tale amore, più si impone la necessità di non ingannarsi sul significato e sull'estensione del termine prossimo. I Giudei non vi comprendevano se non quelli della loro razza, seguendo in ciò i costumi delle genti pagane per le quali lo straniero era soltanto un nemico. Ma ecco che, interrogato da un rappresentante di quella legge imperfetta, il Verbo divino, autore della legge, la ristabilisce nella sua pienezza. Egli ci presenta un uomo uscito dalla città santa e un Samaritano, di tutti gli stranieri nemici il più disprezzato e il più odioso per un abitante di Gerusalemme (Gv 4,9). E tuttavia, dall'ammissione del dottore che lo interroga, come senza dubbio di tutti quelli che lo ascoltano, il prossimo, per l'infelice caduto nelle mani dei ladri, è qui molto meno il sacerdote o il levita della sua razza che lo straniero Samaritano. Questi, dimenticando i rancori nazionalistici davanti alla miseria, non vede in lui se non un uomo suo simile. Era quanto dire che nessuna eccezione poteva prevalere contro la legge suprema dell'amore, sulla terra come in cielo; che ci è prossimo ogni uomo al quale possiamo fare o augurare del bene, e che ci è prossimo ogni uomo che esercita la misericordia, fosse anche un Samaritano.
Preghiamo
O Dio onnipotente e misericordioso, il cui aiuto ci è necessario anche per servirti e onorarti degnamente, concedici di correre senza indugio verso i beni che tu hai promesso.
________________________[1] Dom Delatte, Epitres de saint Paul, I, p. 422-424.
(da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 473-478)
"... Amerai il prossimo tuo come te stesso" (Gal 5,14)...."
RispondiEliminaBisognerebbe informarne Mattarella, Draghi, Speranza, Lamorgese e la loro compagnia di giro.
SANT'AGOSTINO
RispondiEliminaDIO È VICINO AL NOSTRO CUORE, ALLA NOSTRA RAGIONE
Benedetto XVI - dalla "Udienza Generale del 30 gennaio 2008" -
L'armonia fra fede e ragione significa soprattutto che Dio non è lontano: non è lontano dalla nostra ragione e dalla nostra vita; è vicino ad ogni essere umano, vicino al nostro cuore e vicino alla nostra ragione, se realmente ci mettiamo in cammino. Proprio questa vicinanza di Dio all'uomo fu avvertita con straordinaria intensità da Agostino. La presenza di Dio nell'uomo è profonda e nello stesso tempo misteriosa, ma può essere riconosciuta e scoperta nel proprio intimo: non andare fuori - afferma il convertito - ma "torna in te stesso; nell'uomo interiore abita la verità"...La lontananza di Dio equivale allora alla lontananza da se stessi...
"La Chiesa cattolica è la sola capace di salvare l'uomo dallo stato di schiavitù in cui si troverebbe se fosse soltanto figlio del suo tempo" (G.K. Chesterton - 1927)
RispondiEliminaOggi si festeggia la ricorrenza della morte di Agostino da Ippona, filosofo e santo per la chiesa cattolica. Se la gente sapesse cosa scriveva farebbe la rivoluzione e i potenti direbbero che è un criminale pericolosissimo a distanza di 1500 anni dalla morte.
RispondiElimina"Senza la giustizia, che cosa sono gli Stati se non delle grandi bande di ladri? Perché anche le bande dei briganti che cosa sono se non dei piccoli Stati? È pur sempre un gruppo di individui che è retto dal comando di un capo, è vincolato da un patto sociale e il bottino si divide secondo la legge della convenzione. Se la banda malvagia aumenta con l’aggiungersi di uomini perversi tanto che possiede territori, stabilisce residenze, occupa città, sottomette popoli, assume più apertamente il nome di Stato che gli è accordato ormai nella realtà dei fatti non dalla diminuzione dell’ambizione di possedere ma da una maggiore sicurezza nell’impunità. Con finezza e verità a un tempo rispose in questo senso ad Alessandro il Grande un pirata catturato. Il re gli chiese che idea gli era venuta in testa per infestare il mare. E quegli con franca spavalderia: “La stessa che a te per infestare il mondo intero; ma io sono considerato un pirata perché lo faccio con un piccolo naviglio, tu un condottiero perché lo fai con una grande flotta”
(De Civitate Dei IV)
Agosti' sei un grande
ELEZIONI, votare o non votare?
RispondiEliminaLuxAlibi
In tantissimi mi avete chiesto come la penso, rispondo con questo video che non è un secco si o no, ma il percorso che mi ha portato a fare la mia scelta, con lo scopo, spero, di arricchire il dibattito sulla questione.
https://www.youtube.com/watch?v=M007pBqi-SM
Alla domanda :"che cosa e' il parlamento" rispondo io :
"Un club"
DOMENICA XII DOPO PENTECOSTE
RispondiEliminaPROPRIO DELLA S.MESSA
INTROITUS
Ps 69:2-3.- Deus, in adiutórium meum inténde: Dómine, ad adiuvándum me festína: confundántur et revereántur inimíci mei, qui quærunt ánimam meam. ~~ Ps 69:4.- Avertántur retrórsum et erubéscant: qui cógitant mihi mala. ~~ Glória ~~ Deus, in adiutórium meum inténde: Dómine, ad adiuvándum me festína: confundántur et revereántur inimíci mei, qui quærunt ánimam meam.
Ps 69:2-3.- O Dio, vieni in mio aiuto: o Signore, affrettati ad aiutarmi: siano confusi e svergognati i miei nemici, che attentano alla mia vita. ~~ Ps 69:4.- Vadano delusi e scornati coloro che tramano contro di me. ~~ Gloria ~~ O Dio, vieni in mio aiuto: o Signore, affrettati ad aiutarmi: siano confusi e svergognati i miei nemici, che attentano alla mia vita.
Gloria
ORATIO
Orémus.
Omnípotens et miséricors Deus, de cuius múnere venit, ut tibi a fidélibus tuis digne et laudabíliter serviátur: tríbue, quaesumus, nobis; ut ad promissiónes tuas sine offensióne currámus. Per Dominum nostrum Iesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Preghiamo.
Onnipotente e misericordioso Iddio, poiché dalla tua grazia proviene che i tuoi fedeli Ti servano degnamente e lodevolmente, concedici, Te ne preghiamo, di correre, senza ostacoli, verso i beni da Te promessi.Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
LECTIO
Léctio Epístolæ beáti Pauli Apóstoli ad Corinthios.
2 Cor 3:4-9.
Fratres: Fidúciam talem habémus per Christum ad Deum: non quod sufficiéntes simus cogitáre áliquid a nobis, quasi ex nobis: sed sufficiéntia nostra ex Deo est: qui et idóneos nos fecit minístros novi testaménti: non líttera, sed spíritu: líttera enim occídit, spíritus autem vivíficat. Quod si ministrátio mortis, lítteris deformáta in lapídibus, fuit in glória; ita ut non possent inténdere fili Israël in fáciem Moysi, propter glóriam vultus eius, quæ evacuátur: quómodo non magis ministrátio Spíritus erit in glória? Nam si ministrátio damnátionis glória est multo magis abúndat ministérium iustítiæ in glória.
Fratelli: Una tale fiducia verso Dio noi l’abbiamo in virtù di Cristo. Non che da noi stessi siamo atti a concepire alcunché, come se derivasse da noi stessi: ma la nostra attitudine viene da Dio, il quale ci ha resi idonei ad essere ministri della nuova alleanza: non mediante la lettera, ma mediante lo spirito: poiché la lettera uccide, lo spirito vivifica. Per il che, se il ministero di morte, scolpito in lettere su pietra, fu tanto circondato di gloria che i figli di Israele non potevano fissare i loro occhi in Mosè per lo splendore del suo volto, sebbene transitorio, con quanta maggiore ragione il ministero dello Spirito non sarà sorgente di gloria? Poiché se è glorioso il ministero della condanna, molto più lo è il ministero della giustizia.
GRADUALE
Ps 33:2-3.
Benedícam Dóminum in omni témpore: semper laus eius in ore meo.
V. In Dómino laudábitur ánima mea: áudiant mansuéti, et læténtur.
Benedirò il Signore in ogni tempo: la sua lode sarà sempre sulle mie labbra.
V. La mia anima sarà esaltata nel Signore: lo ascoltino i mansueti e siano rallegrati.
ALLELUIA
Allelúia, allelúia
Ps 87:2
Dómine, Deus salútis meæ, in die clamávi et nocte coram te. Allelúia.
Alleluia, alleluia
O Signore Iddio, mia salvezza: ho gridato a Te giorno e notte. Alleluia.
... segue/1
RispondiEliminaEVANGELIUM
Sequéntia ☩ sancti Evangélii secúndum Lucam.
Luc 10:23-37
In illo témpore: Dixit Iesus discípulis suis: Beáti óculi, qui vident quæ vos videtis. Dico enim vobis, quod multi prophétæ et reges voluérunt vidére quæ vos videtis, et non vidérunt: et audire quæ audítis, et non audiérunt. Et ecce, quidam legisperítus surréxit, tentans illum, et dicens: Magister, quid faciéndo vitam ætérnam possidébo? At ille dixit ad eum: In lege quid scriptum est? quómodo legis? Ille respóndens, dixit: Díliges Dóminum, Deum tuum, ex toto corde tuo, et ex tota ánima tua, et ex ómnibus víribus tuis; et ex omni mente tua: et próximum tuum sicut teípsum. Dixítque illi: Recte respondísti: hoc fac, et vives. Ille autem volens iustificáre seípsum, dixit ad Iesum: Et quis est meus próximus? Suscípiens autem Iesus, dixit: Homo quidam descendébat ab Ierúsalem in Iéricho, et íncidit in latrónes, qui étiam despoliavérunt eum: et plagis impósitis abiérunt, semivívo relícto. Accidit autem, ut sacerdos quidam descénderet eádem via: et viso illo præterívit. Simíliter et levíta, cum esset secus locum et vidéret eum, pertránsiit. Samaritánus autem quidam iter fáciens, venit secus eum: et videns eum, misericórdia motus est. Et apprópians, alligávit vulnera eius, infúndens óleum et vinum: et impónens illum in iuméntum suum, duxit in stábulum, et curam eius egit. Et áltera die prótulit duos denários et dedit stabulário, et ait: Curam illíus habe: et quodcúmque supererogáveris, ego cum redíero, reddam tibi. Quis horum trium vidétur tibi próximus fuísse illi, qui íncidit in latrónes? At lle dixit: Qui fecit misericórdiam in illum. Et ait illi Iesus: Vade, et tu fac simíliter
In quel tempo: Disse Gesù ai suoi discepoli: Beati gli occhi che vedono quello che voi vedete. Vi dico, infatti, che molti profeti e re vollero vedere le cose che vedete voi e non le videro, e udire le cose che udite voi e non le udirono. Ed ecco che un dottore della legge si alzò per tentare il Signore, e disse: Maestro, che debbo fare per ottenere la vita eterna? Gesù rispose: Che cosa è scritto nella legge? che cosa vi leggi? E quello: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutte le tue forze, con tutta la tua mente: e il prossimo tuo come te stesso. E Gesù: Hai detto bene: fa questo e vivrai. Ma quegli, volendo giustificarsi, chiese a Gesù: E il prossimo mio chi è? Allora Gesù prese a dire: Un uomo, mentre discendeva da Gerusalemme a Gerico, si imbatté nei ladroni, che lo spogliarono e, feritolo, se ne andarono lasciandolo semivivo. Avvenne allora che un sacerdote discendesse per la stessa via: visto quell’uomo passò oltre. Similmente un levita, passato vicino e avendolo visto, si allontanò. Ma un samaritano, che era in viaggio, arrivò vicino a lui e, vistolo, ne ebbe compassione. Accostatosi, fasciò le ferite versandovi l’olio e il vino e, postolo sulla propria cavalcatura, lo condusse in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tratti fuori due denari, li dette all’albergatore, dicendo: Abbi cura di questi, e quanto spenderai in più te lo rimborserò al mio ritorno. Chi di quei tre ti sembra che sia stato prossimo dell’uomo caduto nelle mani dei ladroni? Il dottore rispose: Colui che ebbe compassione. E Gesù gli disse: Vai e fai lo stesso anche tu.
Credo
OFFERTORIUM
Exod 32:11 32:13; 32:14
Precátus est Moyses in conspéctu Dómini, Dei sui, et dixit: Quare, Dómine, irascéris in pópulo tuo? Parce iræ ánimæ tuæ: meménto Abraham, Isaac et Iacob, quibus iurásti dare terram fluéntem lac et mel. Et placátus factus est Dóminus de malignitáte, quam dixit fácere pópulo suo.
Mosè pregò in presenza del Signore Dio suo, e disse: Perché, o Signore, sei adirato col tuo popolo? Calma la tua ira, ricordati di Abramo, Isacco e Giacobbe, ai quali hai giurato di dare la terra ove scorre latte e miele. E, placato, il Signore si astenne dai castighi che aveva minacciato al popolo suo
...segue/2
RispondiEliminaSECRETA
Hóstias, quaesumus, Dómine, propítius inténde, quas sacris altáribus exhibémus: ut, nobis indulgéntiam largiéndo, tuo nómini dent honórem.Per Dominum nostrum Iesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
O Signore, Te ne preghiamo, guarda propizio alle oblazioni che Ti presentiamo sul sacro altare, affinché a noi ottengano il tuo perdono, e al tuo nome diano gloria. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
COMMUNIO
Ps 103:13; 103:14-15 De fructu óperum tuórum, Dómine, satiábitur terra: ut edúcas panem de terra, et vinum lætíficet cor hóminis: ut exhílaret fáciem in oleo, et panis cor hóminis confírmet.
Mediante la tua potenza, impingua, o Signore, la terra, affinché produca il pane, e il vino che rallegra il cuore dell’uomo: cosí che abbia olio con che ungersi la faccia e pane che sostenti il suo vigore.
POSTCOMMUNIO
Orémus.
Vivíficet nos, quaesumus, Dómine, huius participátio sancta mystérii: et páriter nobis expiatiónem tríbuat et múnimen. Per Dominum nostrum Iesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. Amen.
Preghiamo.
O Signore, Te ne preghiamo, fa che la santa partecipazione di questo mistero ci vivifichi, e al tempo stesso ci perdoni e protegga.Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Tardi ti amai, bellezza così antica e così nuova, tardi ti amai.
RispondiEliminaTu eri dentro di me ed io ero fuori. Lì ti cercavo.
Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature.
Tu eri con me, ma io non ero con te.
Mi tenevano lontano da te le tue creature, inesistenti se non esistessero in te.
Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la mia sordità; balenasti, e il tuo splendore dissipò la mia cecità;
diffondesti la tua fragranza, e respirai e anelo verso di te, gustai e ho fame e sete; mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace (Sant'Agostino nelle Confessioni)
RECITA OGNI GIORNO QUESTA PREGHIERA SE NON VUOI ANDARE IN PURGATORIO
RispondiEliminaSi narra di una Suora Clarissa che comparve dopo la sua morte e disse: «Sono salva!!! e non ho toccato le fiamme del purgatorio, perché ogni sera ho recitato questa offerta. Giorno per giorno ho così pagati i miei debiti con la Divina Giustizia».
«Eterno Divin Padre, io vi offro il Sacro Cuore di Gesù con tutto il suo amore e con tutti i suoi meriti:
1* per espiare tutti i miei peccati che ho commesso in questo giorno ed in tutto il tempo della mia vita. Gloria Patri, ecc.
2* per purificare il bene che ho fatto malamente in questo giorno ed in tutto il tempo della mia vita. Gloria Patri, ecc.
3* per supplire alle opere che dovevo fare e che ho trascurato in questo giorno ed in tutto il tempo della mia vita. Gloria Patri, ecc.
- Beato Giacomo Alberione
E scusate, ma questa non è una formula magica? Dici due parole e vai dritto in Paradiso?
EliminaQuale "magia"? La magia la lasciamo a Bergoglio e alla sua Pachamama, a Speranza e ai suoi sieri miracolosi!
Elimina@per l'anonimo delle 0,29.
RispondiEliminaContinuate a disprezzare le grazie.
La salvezza eterna è il risultato di un "gioco di squadra", che vede impegnati insieme Dio e l'uomo. Noi ci dobbiamo mettere la nostra parte, ma ci dobbiamo ricordare che il più lo opera Dio, tramite la Grazia (Singolare e con la Maiuscola) e le "grazie" (al plurale e con la minuscola). Questa preghiera ed altre similari rientrano tra le "gRAZIE". Ovvio che ciò che è valso per la Clarissa di cui parla Alberione, potrebbe non valere necessariamente sic &t simpliciter per altri, ma certamente: a) male non fa; b non lo disprezzerei; c) COSA COSTA? Se tre paroline possono risparmiare non dico tutto il purgatorio, ma anche solo un po' PERCHé SIETE COSì Orgogliosi da disprezzarlo? Perché non provare?
Questo è la conseguenza dell'abolizione della determinazioni di tempo circa le indulgenze.
Kiakiar
RispondiEliminaLe passioni son il materiale grezzo della santità perché si oppongono all' indifferenza, all' accidia, alla tiepidezza. Sono incandescenti di desiderio, che Dio volge al vero bene. Il santo non rimane indifferente davanti ad un anima in peccato, soprattutto se mortale, ma la vuol riempire di Dio , levandovi il marcio che vi abita per sostituirlo, consumarlo totalmente col fuoco celeste della carità.
Comunicandogli quel desiderio bruciante della Sua presenza che l' Onnipotente ha acceso in lui. Per tale ragione dobbiamo guardare a questi fratelli maggiori che ci guidano dal cielo, non per voler convertire gli altri, e renderli come noi vorremmo, ma per riempirci di Dio noi, per primi, perche Lui, Lui solo, anche (non solo) attraverso di noi, li renda Egli come vuole. Maria che per prima portò Dio in sé, per poi donarlo agli altri, aiuti noi, secondo le nostre capacità, a fare altrettanto.
Sant' Agostino dalla Sua alta dimora in Paradiso interceda affinche i piani del Signore si realizzino in pienezza in noi.
A San Giovanni Battista non fu ingiunto di rinnegare Gesù Cristo, ma solo di tacere la verità. Tuttavia morì per Cristo.
RispondiElimina(San Beda)
Da anni, quasi tutte le sere, al momento di entrare nel letto, recito una prece similare a quella della Clarissa. Ieri ho trascurato di farlo.
RispondiEliminaSarò più che mai attento a non trascuralo ancora .