Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

domenica 12 marzo 2023

Dominica III in Quadragesima ("Óculi mei")

Per meglio conoscere l'anno liturgico e le sue gemme spirituali. Vedi Meditazione sulla Quaresima [qui]. Prima Domenica di Quaresima qui; Seconda Domenica di Quaresima qui.

Terza Domenica di Quaresima
Intróitus
Ps. 24, 15-16 - Óculi mei semper ad Dóminum, quia ipse evéllet de láqueo pedes meos: réspice in me, et miserére mei, quóniam únicus et páuper sum ego.
Ps. 24, 1-2 - Ad te, Dómine, levávi ánimam meam, Deus meus, in te confído, non erubéscam. Glória Patri…
Ps. 24, 15-16 - Óculi mei semper ad Dóminum
Introito
Sal. 24, 15-16 - I miei occhi sono rivolti sempre al Signore, poiché Egli libererà i miei piedi dal laccio: guardami e abbi pietà di me, poiché sono solo e povero. Sal. 24, 1-2 - A Te, o Signore, ho levato l’anima mia, in Te confido, o mio Dio, ch’io non resti confuso. Gloria al Padre…
Sal. 24, 15-16 - I miei occhi sono rivolti sempre al Signore …

La Quaresima: tempo di riflessione.
La santa Chiesa che nella prima Domenica di Quaresima, ci propose la tentazione di Gesù a soggetto delle nostre meditazioni, per illuminarci sulla natura delle nostre tentazioni ed insegnarci la maniera per trionfarne, oggi ci fa leggere un passo del Vangelo di san Luca, la cui dottrina viene a completare la nostra istruzione circa la potenza e le manovre dei nostri invisibili nemici. Durante la Quaresima il cristiano deve riparare il passato e garantirsi l'avvenire, poiché non potrebbe fare assegnamento sul primo né difendere efficacemente il secondo, senza avere delle sane idee sull'entità dei pericoli che lo fecero soccombere e su quelli che ancora lo minacciano. Ben a ragione quindi gli antichi liturgisti riconobbero un tratto di materna saggezza nel discernimento con cui oggi la Chiesa presenta ai suoi figli questa nuova lettura, la quale costituisce il fulcro degli odierni insegnamenti.

L'esistenza del demonio.
Noi certo saremmo gli uomini più ciechi e più infelici, se, circondati come siamo da nemici così accaniti della nostra perdizione e molto superiori a noi in forza e in destrezza, non pensassimo di frequente alla loro esistenza, o non ci riflettessimo mai. Purtroppo è la condizione in cui vive un numero stragrande di cristiani dei giorni nostri: talmente "le verità son venute meno tra i figli degli uomini" (Sal 11,2). È talmente diffuso questo stato d'apatia e di smemoratezza sopra una verità che le sante Scritture ci ricordano ad ogni pagina, che non è raro incontrare persone, agli occhi delle quali l'incessante attività dei demoni che ci circondano non è altro che una medievale e popolana credenza, la quale non ha nulla a che vedere coi dogmi della religione; di modo che, secondo loro, tutto ciò che si narra nella storia della Chiesa e nella vita dei santi è come non esistesse; secondo loro, Satana non è che una pura astrazione che personifica il male.
Quando si vuol spiegare il peccato in essi o negli altri, mettono avanti la tendenza che abbiamo al male ed il cattivo uso che facciamo della libertà, senza voler osservare che l'insegnamento cristiano, nella nostra prevaricazione, ci rivela oltre a questo, l'intervento d'un agente malefico, la cui potenza è pari all'odio che ci porta. Eppure sanno che fu il diavolo a trascinare i nostri progenitori al peccato; credono ch'egli tentò il Figlio di Dio incarnato e lo trasportò in aria fin sul pinnacolo del tempio, e di là sopra un'alta montagna. Leggono anche nel Vangelo, e credono che uno degl'infelici indemoniati liberato da Gesù era assediato da un'intera legione di spiriti infernali, i quali, avutone il permesso. furono visti assalire una mandria di porci e precipitarli nel lago di Genezaret. Questi e mille altri fatti sono pure l'oggetto della loro fede; tuttavia, ciò che sentono dire dell'esistenza delle operazioni e della scaltrezza dei demoni a sedurre le anime, tutto loro sembra una favola. Sono cristiani, o hanno perduto il senno? Veramente non sappiamo che dire, specialmente quando si vedono persone che ai nostri giorni si dedicano a sacrileghe consultazioni del demonio, ricorrendo a mezzi mutuati dai secoli pagani, senza dar segno di ricordarsi, e nemmeno di sapere che così facendo commettono un reato che nell'antica legge Dio castigava con la morte, e la legislazione di tutti i popoli cristiani di moltissimi secoli soleva colpire col massimo dei supplizi.

L'ossessione diabolica.
Ma se c'è un periodo dell'anno in cui i fedeli devono meditare ciò che la fede e l'esperienza insegna intorno all'esistenza ed alle operazioni degli spiriti delle tenebre, questo è certamente il tempo in cui siamo, nel quale dobbiamo riflettere sulle cause dei nostri peccati, sui pericoli dell'anima e sui mezzi per premunirla contro nuove cadute e nuovi assalti. Ascoltiamo dunque il santo Vangelo. Esso anzi tutto c'informa che il demonio si era impossessato d'un uomo, che a causa di questa ossessione era diventato muto. Gesù lo libera, e subito l'infelice riprende l'uso della parola, toltagli dal nemico. Apprendiamo da ciò, che l'ossessione diabolica non è soltanto un segno eloquente dell'impenetrabile giustizia di Dio, ma può anche produrre effetti fisici in coloro che ne sono le vittime. L'espulsione dello spirito maligno restituisce l'uso della lingua a chi gemeva nella rete dei suoi lacci. Non intendiamo qui insistere sulla malignità dei nemici di Gesù, i quali volevano attribuire il suo potere sui demoni all'intervento di un principe della milizia infernale: vogliamo solamente costatare il potere degli spiriti delle tenebre sui corpi, e confondere col sacro testo il razionalismo di certi cristiani. Ch'essi dunque imparino a conoscere la potenza dei nostri avversari ed a guardarsi dal divenire loro esca per la superbia della ragione.
Dopo la promulgazione del Vangelo, il potere di Satana sui corpi, per virtù della Croce, è stato molto ridotto nei paesi cristiani; ma ciò non toglie che si possa di nuovo estendere, se verranno a diminuire la fede e le opere della pietà cristiana. Per questo, tutti quei diabolici orrori che si commettono, specie nell'ombra, sotto diversi nomi più o meno scientifici, sono accettati in qualche maniera da gente onesta, e porterebbero al capovolgimento della società, se Dio e la sua Chiesa non vi mettessero un argine. Ricordatevi, o cristiani dei nostri giorni, che rinunciaste a Satana: attenti dunque, che la vostra colpevole ignoranza non vi trascini all'apostasia. Non rinunciaste, al fonte battesimale ad un essere astratto; ma ad un essere reale e formidabile, del quale Gesù Cristo affermò che fu omicida fin da principio (Gv 8,44).

La lotta contro Satana.
Ma se dobbiamo spaventarci del terribile potere che può esercitare sui corpi, ed evitare ogni rapporto col demonio, mediante pratiche alle quali egli presiede, e che sono il culto al quale aspira, dobbiamo anche temere il suo influsso sulle nostre anime. Considerate la lotta che ha dovuto sostenere la grazia di Dio per strappargli la vostra anima ! In questi giorni la Chiesa ci offre tutti i mezzi a sua disposizione per trionfare di lui: il digiuno unito alla preghiera ed all'elemosina. Arriverete alla pace; i vostri cuori, i vostri petti purificati torneranno ad essere il tempio di Dio; ma non crediate che il vostro nemico sia annientato: egli è irritato, perché la penitenza lo ha cacciato dal suo dominio, ed ha giurato che farà di tutto per rientrarvi. Quindi, temete di ricadere nel peccato mortale; e per rafforzare in voi questo salutare timore, meditate le parole che seguono nel Vangelo.
Il Salvatore ci dice che, quando lo spirito immondo è cacciato da un'anima, va errando per luoghi aridi e deserti, dove divora la sua umiliazione e più risente le torture dell'inferno che ovunque porta con sé; se lo potesse, vorrebbe affogarle nell'uccisione delle anime che Gesù Cristo ha riscattate. Fin nell'Antico Testamento vediamo i demoni sconfitti e costretti a fuggire in lontane solitudini; è così che l'Arcangelo san Raffaele relegò nei deserti dell'Egitto superiore lo spirito infernale che aveva fatto morire i sette mariti di Sara (Tb 8,3). Ma il nemico dell'uomo non si può rassegnare a restare sempre così lontano dalla preda che brama fare sua. Spinto dall'odio che ci porta fin dal principio del mondo, egli dice a se stesso: "Bisogna che ritorni a casa mia da cui sono uscito". Ma non tornerà solo; vuole trionfare e perciò condurrà seco, se sarà necessario, altri sette demoni più perversi di lui. Quale conflitto si prepara allora per la povera anima, se non la troverà vigilante ed agguerrita, e se le pace che Dio le ha ridata non sarà una pace armata! Il nemico ne saggia il terreno; nella sua perspicacia, esamina i mutamenti che si sono operati durante la sua assenza: e che cosa scorge nell'anima dove fino a poco fa si era assuefatto ad abitare? Nostro Signore ce lo dice: il demonio la trova indifesa e a disposta riceverlo ancora senz'armi spianate; pare quasi che l'anima stia di nuovo ad aspettarlo. Allora il nemico, per essere più sicuro della sua conquista, va a cercare rinforzi. Movendo all'assalto, non incontra resistenza alcuna; e la povera anima, invece d'ospitare un solo abitatore infernale, ben presto ne albergherà un esercito: "E, aggiunge Gesù, l'ultima condizione di quell'uomo è peggiore della prima".
Cerchiamo di ben comprendere l'avvertimento che oggi ci dà la santa Chiesa, facendoci leggere questo brano evangelico. Dappertutto si preparano ritorni a Dio; in molte coscienze si va operando la riconciliazione; e il Signore è sempre disposto a perdonare: ma persevereranno tutti? Quando fra un anno la Quaresima tornerà a chiamare i cristiani alla penitenza, tutti quelli che in questi giorni saranno strappati alla potenza di Satana, avranno custodita la loro anima libera dal suo giogo? Una triste esperienza non permette alla Chiesa di sperarlo. Molti ricadranno nei lacci del peccato, anche poco tempo dopo la loro liberazione: oh, se in questa condizione fossero colpiti dalla giustizia di Dio! Tuttavia, questa sarà la sorte di molti, e forse di moltissimi. Temiamo quindi ogni ricaduta, e, per garantirci la perseveranza, senza la quale ci sarebbe valso poco rientrare solo per qualche giorno nella grazia di Dio, vegliamo, preghiamo e difendiamo sempre le trincee dell'anima nostra, resistendo nel combattimento; e così il nemico, sconcertato dalla nostra risolutezza, se ne andrà altrove a sfogare la sua vergogna e la sua rabbia.

La Domenica degli Scrutini.
La terza Domenica di Quaresima è chiamata Oculi, dalla prima parola dell'Introito della Messa; ma la Chiesa dei primi tempi la chiamava Domenica degli scrutini, perché in questo giorno si cominciava l'esame dei Catecumeni, che dovevano essere ammessi al santo Battesimo la notte di Pasqua. Tutti i fedeli erano invitati a presentarsi in chiesa per testimoniare della vita e dei costumi di coloro che aspiravano alla milizia cristiana. A Roma tali esami, cui si dava il nome di Scrutini, si svolgevano in sette sessioni, a causa della moltitudine degli aspiranti al Battesimo; ma lo scrutinio più importante avveniva il Mercoledì della quarta settimana. Ne riparleremo più avanti.
Il Sacramentario Romano di san Gelasio riporta la formula della convocazione dei fedeli per tali assemblee, concepita in questi termini: "Fratelli carissimi, voi sapete che s'avvicina il giorno dello Scrutinio, nel quale i nostri eletti dovranno ricevere la divina istruzione; vogliate perciò riunirvi con zelo in quel giorno della settimana, all'ora di Sesta, affinché siamo in grado, con l'aiuto di Dio, d'adempire rettamente il mistero celeste che apre la porta del regno dei cieli ed annienta il diavolo con tutte le sue pompe". Tale invito era ripetuto, all'occorrenza, anche nelle Domeniche seguenti. In quella che oggi celebriamo, se lo Scrutinio aveva già fatta l'ammissione d'un certo numero di candidati, i loro nomi s'inserivano nei dittici dell'altare, insieme a quelli dei padrini e delle madrine, e si recitavano nel Canone della Messa.

Messa
La Stazione aveva luogo, come anche adesso, nella Basilica di S. Lorenzo fuori le Mura, volendosi con ciò risvegliare il ricordo del più celebre Martire di Roma, e far presente ai Catecumeni quali sacrifici potrebbe richiedere da loro la fede che stavano per abbracciare.
Nella Chiesa greca questa Domenica è famosa per la solenne adorazione della Croce che precede la settimana chiamata Mesonestima, cioè metà del digiuno.
EPISTOLA (Ef 5,1-9). - Fratelli: Siate imitatori di Dio come figlioli eletti, e vivete nell'amore, come Cristo che ci ha amati e ha dato per noi se stesso a Dio in olocausto come ostia di soave odore. La fornicazione, l'impurità di qualsiasi sorta, l'avarizia non si senta neppur nominare tra voi, come a santi si conviene. Non oscenità, non discorsi sciocchi, non buffonerie, tutte cose indecenti; ma piuttosto il rendimento di grazie. Perché, sappiatelo bene, nessuno che sia fornicatore, o impudico, o avaro (che è un idolatra) ha l'eredità nel regno di Cristo e di Dio. Nessuno vi seduca con vani discorsi, perché a causa di questi viene l'ira di Dio sugl'increduli. Dunque non vi associate con loro. Una volta eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore. Vivete come figli della luce. Or frutto della luce è tutto ciò ch'è buono, giusto e vero.
Imitare Dio.
Indirizzandosi ai fedeli di Efeso, l'Apostolo ricorda che una volta erano tenebre, ed ora sono divenuti luce nel Signore. Che gioia, saper che la medesima sorte è riservata ai nostri Catecumeni! Fino a questo momento essi sono vissuti nella depravazione del paganesimo, ma ora con l'ammissione al Battesimo hanno nelle loro mani la caparra della santità. Fino a poco fa erano asserviti ai falsi dèi, che ne alimentavano il culto del vizio; oggi sentono dalla Chiesa esortare i suoi figli ad imitare la santità del Dio dei cristiani; e la grazia che li renderà capaci d'aspirare a riprodurre in sé le perfezioni divine sta per essere loro comunicata. Ma dovranno combattere per mantenersi in questa elevazione. Due nemici, soprattutto, cercheranno di rivalersi: l'impurità e l'avarizia. Il primo di questi vizi, l'Apostolo non vuole che neppure più si nomini; il secondo lo bolla paragonandolo al culto degl'idoli che gli eletti stanno per rinnegare. Questi gl'insegnamenti che prodiga la Chiesa ai suoi futuri figli. E noi, santificati fin dall'entrata in questo mondo, siamo rimasti fedeli al nostro Battesimo? Eravamo luce: perché ora siamo tenebre? dove sono i segni della rassomiglianza divina ch'era stata impressa in noi? Premuriamoci di farli rivivere, tornando a rinunziare a Satana ed ai suoi idoli, e facendo in modo che la penitenza ci riporti nello stato di luce, il cui frutto consiste in ogni sorta di bontà, di giustizia e di verità.
VANGELO (Lc 11,14-28). - In quel tempo: Gesù stava scacciando un demonio ch'era muto. E, cacciato il demonio, il muto parlò, e ne stupirono le turbe. Ma alcuni dissero: Egli scaccia i demoni in nome di Beelzebub, principe dei demoni. Ed altri, per metterlo alla prova, gli chiedevano un segno dal cielo. Ma egli, conosciuti i loro pensieri, disse loro: Ogni regno in se stesso diviso andrà in rovina e una casa cadrà sull'altra. Or, siccome dite che scaccio i demoni in nome di Beelzebub, se anche Satana è discorde in se stesso, come reggerà il suo regno? E se io scaccio i demoni per Beelzebub, in nome di chi li scacciano i vostri figli? Per questo i medesimi saranno i vostri giudici. Ma se col dito di Dio io scaccio i demoni, certo il regno di Dio è giunto fino a voi. Quando il forte guarda in armi l'atrio, è in sicuro tutto quanto possiede. Ma se viene uno più forte di lui e lo vince, gli toglie tutte le armi nelle quali confidava e ne divide le spoglie. Chi non è con me è contro di me e chi non raccoglie meco disperde. Quando lo spirito immondo, è uscito da un uomo, va per luoghi aridi cercando riposo, e, non trovandolo, dice: Ritornerò a casa mia da cui sono uscito. Quando vi giunge, la trova spazzata e adorna. Allora va e prende seco altri sette spiriti peggiori di lui, ed entrati, ci si stabiliscono. E l'ultima condizione di quell'uomo è peggiore della prima. Or avvenne che, mentre egli diceva queste cose, una donna, alzando la voce, in mezzo alla folla, gli disse: Beato il seno che t'ha portato e il petto che hai succhiato. Ed egli aggiunse: Beati piuttosto quelli che ascoltano e mettono in pratica la parola di Dio.
Demoni muti.
Il demonio dal quale Gesù liberò l'ossesso del Vangelo rendeva quest'uomo muto; ma appena ne uscì lo spirito delle tenebre, che lo vessava, la lingua di quel poveretto si sciolse. È un fatto che ci dà l'immagine del peccatore divenuto schiavo del terribile vincitore che lo rese muto. Se questo peccatore parlasse per confessare le sue colpe e domandare la grazia, sarebbe salvo. Quanti demoni muti, sparsi ovunque, impediscono gli uomini di fare questa salutare confessione che li salverebbe ! La santa Quarantena procede e i giorni della grazia passano: approfittiamo del tempo favorevole, e, se siamo nell'amicizia di Dio, preghiamo insistentemente per i peccatori, affinché muovano la lingua, si accusino e siano perdonati.

Potenza dei demoni.
Ascoltiamo ora ciò che il Salvatore ci dice sui nostri invisibili nemici. Con la loro potenza e scaltrezza, coi loro mezzi di nuocerci, chi potrebbe resistere loro, se Dio non ci sostenesse e non avesse incaricato i suoi Angeli a vegliare su di noi e a combattere a nostro fianco? Ma intanto col peccato, noi c'eravamo consegnati nelle mani di quest'immondi e odiosi spinti, ed avevamo preferito il loro tirannico dominio al giogo tanto soave e leggero del nostro compassionevole Redentore. Ora che ce ne siamo liberati, o stiamo per farlo, ringraziamo il nostro liberatore, e stiamo ben attenti a non ricadere mai più in mano a questi abitatori infernali. Gesù ci avverte del pericolo che incombe. Essi torneranno a forzare la dimora dell'anima nostra santificata dall'Agnello della Pasqua: se saremo vigilanti e fedeli, si ritireranno confusi; ma se saremo tiepidi e fiacchi, e perderemo di vista il dono della grazia e gli obblighi che ci legano a colui che ci ha salvati, la nostra rovina sarà certa; e, secondo la terribile parola di Gesù, "l'ultima condizione sarà peggiore della prima".

Essere con Cristo.
Vogliamo evitare una sì grande disgrazia? meditiamo quell'altra parola di Gesù nel Vangelo: "Chi non è con me è contro di me". Ciò che ci fa ricadere nei lacci del demonio, facendoci dimenticare tutto ciò che dobbiamo al nostro liberatore, è che non ci schieriamo sinceramente da parte di Gesù Cristo, di fronte alle occasioni nelle quali il cristiano deve saper pronunciarsi con fermezza. Si nicchia, si temporeggia: e intanto l'energia dell'anima s'affievolisce; Dio non elargisce più con l'abbondanza di prima le sue grazie, e la ricaduta è imminente. Camminiamo dunque con passo fermo e sicuro, e ricordiamoci che il soldato di Gesù Cristo deve sempre onorarsi del suo Capo.

Preghiamo
Accogli, te ne preghiamo, o Dio onnipotente, i voti degli umili e stendi la potenza della tua maestà a nostra difesa.
(da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, pp. 557-565)

11 commenti:

Anonimo ha detto...

L'ESPULSIONE DELLO SPIRITO MALIGNO RESTITUISCE L'USO DELLA LINGUA A CHI GEMEVA NELLA RETE DEI SUOI LACCI ( S. BEDA IL VENERABILE)

In Matteo(Mt.12,22) si narra che questo indemoniato fosse non solo muto ma anche cieco; si dice che egli fosse stato curato dal Signore cosicché egli potesse parlare e vedere. Tre quindi sono i miracoli che sono mostrati contemporaneamente in un solo uomo: il cieco vede, il muto parla, l’ossesso viene liberato dal demonio. Ciò che allora si fece in modo visibile, si compie visibilmente oggi giorno nella conversione di quelli che divengono credenti, affinché dapprima scacciato il demonio, essi scorgano poi il lume della fede, indi la loro bocca, prima muta, si apra per lodare Dio. Alcuni di loro dissero: Egli scaccia i demoni per mezzo di Beelzebul , il principe dei demoni. Ciò non lo dicevano di loro ma riportavano le calunnie dei farisei e degli scribi, così come attestato dagli altri evangelisti.

Ora mentre la folla che sembrava avere meno istruzione, non poteva vedere senza ammirazione le opere del Signore, gli Scribi e i Farisei cercavano di negarle o di darne una falsa interpretazione come se esse avessero per autore non Dio ma lo spirito immondo. E altri, volendolo mettere alla prova, chiedevano un segno dal cielo o, come per Elia, bramavano di veder scendere il fuoco dal cielo o, a somiglianza di Samuele, come in tempo d’estate, ascoltar rimbombare tuoni, veder balenare fulmini, far precipitare tempeste, quasi che queste cose non potesse essere per essi nuova occasione di calunnia e impedisse di dire che il verificarsi di tali fatti era dovuto a mutevoli ed occulte perturbazioni dell’atmosfera. Ma tu che critichi quelle cose che l’occhio vede, la mano tocca, i sensi appagano in che conto terrai di quelle che verranno dal cielo? E così risponderai che anche gli incantatori in Egitto facevano in cielo molti prodigi.

Ma egli, avendo scorto i loro pensieri, disse loro: Ogni regno diviso contra se stesso va in rovina e una casa crolla sull’altra. Non risponde alle loro parole ma alle loro intenzioni affinché in tal modo fossero costretti a credere alla sua potenza, che leggeva gli occulti pensieri del loro cuore. Se ogni regno diviso in sé stesso è reso deserto, il regno del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo non è diviso, poiché non patisce divisione alcuna né è turbato da altro impulso perché è fondato sul’immutabilità eterna. Ora se Satana è diviso in se stesso come potrà sussistere il suo regno? Poiché voi dite che scaccio i demoni per mezzo di Beelzebul. Dicendo ciò voleva che per mezzo della loro stessa confessione fosse conosciuto che non credendo in Lui preferivano piuttosto essere nel regno del demonio perché in ogni caso esso non può essere diviso in se stesso.

III DOMENICA DI QUARESIMA

Lc. 11-14,28 [L’ossesso liberato]

S.BEDA IL VENERABILE
Liber 4, cap. 48 in cap.11 Lucae

Breviario Romano, Mattutino, Lezioni del III Notturno

Anonimo ha detto...

...segue
Vangelo (Lc.11,14-28) La liberazione dell’ossesso

Satana è un usurpatore ma l’uomo ha aderito a lui e gli uomini sono rimasti senza parola, cioè privi di ragione e della capacità di esprimere sé stessi. Cristo ha vinto la battaglia per noi cacciando il nemico nel deserto ma in attesa della nostra decisione la battaglia continua. Anche nelle file di chi ha aderito al Signore, Satana tenta un ritorno con forze maggiore e se riesce nel suo intento la condizione di coloro che ricadono in suo potere è assai peggiore di prima. Cum inmundus spiritus exierit de homine perambulat per loca inaquosa quaerens requiem et non inveniens dicit: revertar in domum meam unde exivi. Et cum venerit invenit scopis mundatam et tunc vadit et adsumit septem alios spiritus nequiores se et ingressi habitant ibi et sunt novissima hominis illius peiora prioribus.

L'immagine agostiniana delle due Città, e la meditazione dei due Stendardi degli Esercizi spirituali di Ignazio. Qui non est mecum adversum me est et qui non colligit mecum dispergit.

Quell’umanità che era muta è divenuta così capace di parlare eloquentemente, dopo essere stata liberata da Gesù che chiama beati quelli che ascoltano la sua parola e la mettono in pratica.

Gesù libera l'ossesso muto.

Anonimo ha detto...

Papa Francesco e i preti sposati in una 5recente intervista: "Il celibato è una prescrizione temporanea, può essere rivisto"

"Il celibato sacerdotale è scandalo per gli edonisti e follia per il demone. Farebbero di tutto per finirlo, perché non ha senso una vita donata totalmente a Dio rinunciando ai piaceri venerei. L'attacco sarà sempre più duro.
Non è vero che il celibato sacerdotale è solo una questione disciplinare, che può facilmente cambiare. Viene dall'inizio della Chiesa. Nei primi secoli in cui venivano ordinati sacerdoti uomini sposati, questi lasciavano le loro donne (con il permesso di queste perché avevano con loro un legame di vita) e vivevano nella castita'. Questo era giustificato dal servizio all'altare, qualcosa che proveniva già dall'Antico Testamento.
Ma non credetemi solo perché lo dico io, c'è molta letteratura in giro che lo conferma, compresi gli scritti di Papa Benedetto XVI:
«La capacità di rinunciare al matrimonio per mettersi completamente a disposizione del Signore è un criterio per il ministero sacerdotale.
Quanto alla forma concreta di celibato nell'antica Chiesa, va sottolineato che gli uomini sposati avrebbero potuto ricevere il sacramento degli Ordini Sacri solo se si fossero impegnati nell'astinenza sessuale, cioè con un matrimonio Josefino. Questa situazione sembra essere stata piuttosto normale nei primi secoli. »
Papa Benedetto XVI nel libro 'Dal profondo dei nostri cuori' "

Anonimo ha detto...

Non se ne può più di tutte le interviste che rilascia, in cui parla o straparla dicendo una volta A e l'altra Z, leggo su Specola che il X anniversario dell'elezione, per il sottoscritto il giorno più brutto e triste che mai ricordi, verrà celebrato a porte chiuse con pochissimi invitati, la frase malignetta dice che, dati i numeri sconcertanti alle udienze, per non parlare di una piazza sempre deserta, si è scelto di farlo fra mura amiche con 4 gatti, un tempo si sarebbe svolto in Basilica, ma anche lì riempire diventa difficile, sarà un caso, ma per vedere vere folle, si è dovuto attendere il funerale di Benedetto XVI, infatti JMB ha dichiarato che pensa di rivedere (cancellare) i riti funebri dei pontefici, giustissimo, non è lui che si dichiara solo Vescovo di Roma? Nonostante tutto buona Domenica a tutti gli amici del blog.

Anonimo ha detto...

Il Papa Francesco contraddice il Magistero di Giovanni Paolo II (e non solo) sul celibato dei preti. Le perplessità avevano un fondamento.

Anonimo ha detto...

(Gian Guido Vecchi) «Sono disposto ad andare a Kiev. Voglio andare a Kiev. Ma a condizione che io vada a Mosca. Andrò in entrambi i posti o in nessuno dei due».

Papa Francesco parla con alcuni media argentini - il quotidiano La Nación e il sito Infobae - in occasione dei dieci anni del suo pontificato, e interviene su vari argomenti, dall’Ucraina al celibato sacerdotale.

Permettere ai preti di sposarsi favorirebbe le vocazioni? «Credo di no», dice a Infobae il Papa, che però ricorda come il celibato sacerdotale sia «una prescrizione temporanea», una «disciplina» che «non è eterna come l’ordinazione sacerdotale» e tra l’altro vale solo «per la Chiesa occidentale», ovvero la Chiesa latina, mentre nelle chiese cattoliche orientali esistono i preti sposati, «anche in Curia ne abbiamo uno, l’ho incrociato oggi stesso, ha la moglie, il figlio…».

Della questione si parla del resto da anni, nel 2013 anche il Segretario di Stato Pietro Parolin ricordò che il celibato «non è un dogma» e «se ne può discutere».

In futuro si potrebbe andare verso una «doppia disciplina» come nelle Chiese orientali, se ne è parlato anche durante il Sinodo tedesco ma finora non si è mai andati oltre le riflessioni.

Anonimo ha detto...

Molte volte ho avuto la sensazione che Bergoglio in questi suoi 10 anni di rivoluzionario, disorientato e disorientante pontificato governasse la Chiesa come il capo di un partito politico progressista umanitario inclusivo anticattolico ed ateo e non come il vicario di Cristo, come colui che deve confermare i fratelli nella fede cattolica di sempre

Anonimo ha detto...


Il celibato ecclesiastico è attestato sin dai primi secoli della Chiesa come tradizione che risale agli Apostoli, oltre che ovviamente a Gesù.
Credo debba considerarsi tradizione di origine divina non semplicemente ecclesiastica e che appartenga quindi all'infallibilità del magistero ordinario, come altre verità di fede.
Il fatto che non sia praticato nella Chiesa orientale non è un argomento valido. I greco-scismatici sono eretici. Dobbiamo prendere esempio da loro? Allora ammettiamo anche il divorzio.
Sugli Uniati non saprei. Le affermazioni di questo Papa vanno comunque verificate.
Stante l'odierna proclamata uguaglianza dei sessi, perché allora non dare marito anche alle suore? Non devono mica potersi sposare solo i preti.
Un clero di gente sposata con moglie e figli a carico diventa alla fine comico. Come è successo agli Anglicani eretici, finiti ora nel gorgo del matrimonio omosessuale e delle pastore lesbiche.
Ma ci fosse una volta che questo Papa chiude una questione con una parola netta e definitiva riaffermante la verità di fede!
Mai lo fa.
T.

Anonimo ha detto...

Fu il popolo (Ebreo) che primo formò la Chiesa, ma per far posto a un altro popolo composto di nazioni straniere. Questo popolo era lebbroso e pieno di macchie prima d'essere immerso nel mistico fiume: ma esso, dopo il sacramento del battesimo, è stato mondato dalle macchie corporali e spirituali, e senza più lebbra, è divenuto una vergine immacolata e senza ruga.
(Sant'Ambrogio vescovo)

Anonimo ha detto...

Io, da cattolico, non mi sento per niente disorientato da Papa Francesco.
E vorrei che questo commento, non offensivo per nessuno, venisse pubblicato.

Anonimo ha detto...


Non si sente disorientato dal "magistero" di Papa Francesco?

Un papa che ha ordinato di considerare legge della Chiesa la concessione ai divorziati risposati conviventi di poter fare la S. Comunione, rifiutandosi di rispondere ai più che legittimi dubbi manifestati pubblicamente in proposito da ben 4 autorevoli cardinali? Con questa sua decisione scandalosa questo papa ha autorizzato persone consapevolmente in peccato mortale (adulterio e concubinaggio) di poter compiere un atto sacrilego.
Un papa che ha elogiato Lutero (come del resto i suoi predecessori) affermando tra l'altro che sulla dottrina della giustificazione non si sarebbe sbagliato?
Che incoraggia continuamente sacerdoti e suore deviati, propagandisti del peccato contro natura, a proseguire nella loro opera, che sarebbe di suppposta "misericordia" nei confronti degli omosessuali?
Che sta partecipando alla costruzione di una nuova religione di tipo deistico, con il tempio interreligioso di Abu Dahbi, in violazione aperta del I comandamento, in applicazione comunque dell'ecumenismo di Assisi, inaugurato da GP II?
Che promuove a tutto spiano l'invasione mussulmana dell'Italia, quella dei falsi migranti?
Che infine perseguita in tutti i modi la vera Messa cattolica, l'Ordo vetus?
Che vuole imporre alla Chiesa una struttura "sinodale" oltre che un "volto amazzonico"?
E che dire del culto osceno della Pachamama celebrato in pieno S. Pietro?
Forse lei dovrebbe riflettere bene sul suo cattolicesimo, su cosa intende per "cattolicesimo".
T.