Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

mercoledì 15 marzo 2023

Il Timore e la Fortezza - Seconda parte

Il Timore e la Fortezza
Seconda parte
di Don Curzio Nitoglia

Parte prima
Parte  seconda 

Prologo 

San Tommaso d’Aquino nella Somma Teologica (Parte II – Sezione II, questione 123, articoli 1-12) ci illumina e inoltre dà pure dei consigli molto utili riguardo alla Virtù di Fortezza, che ci rende fermi nel fare il bene e nel sopportare il male; cosa divenuta molto ardua oggi e, dunque, necessarissima per poter raggiungere il nostro Fine ultimo.

La Fortezza è una Virtù cardinale, infusa da Dio nella nostra anima con la Grazia santificante, che spinge l’appetito sensibile/irascibile (in cui risiedono il timore che ci fa fuggire davanti alle difficoltà, e l’audacia che ci porta agli eccessi irrazionali) e anche la libera volontà/razionale (essendo la Fortezza una Virtù razionale) a non arrendersi e a non mollare, nel conseguimento del bene arduo (l’oggetto dell’appetito irascibile, che viene irrobustito dalla Fortezza), di fronte a qualsiasi pericolo, fosse pure la morte, che è il più grande dei mali e dei pericoli naturali.

Essa esige la fermezza nell’operare (“firmitas in agendo”). La Fortezza scaccia la paura e modera l’audacia, i due peccati per eccesso e per difetto contro la Forza d’animo (1).

IL “DONO DI FORTEZZA” DELLO SPIRITO SANTO
Presento ora al lettore, i dodici articoli della Somma Teologica sulla VIRTÙ DI FORZA in pochi brevi punti, affinché ognuno possa far tesoro dell’insegnamento tomistico e poi, soprattutto, metterlo in pratica (2) con l’aiuto del DONO DI FORTEZZA DELLO SPIRITO SANTO (Somma Teologica, Parte II – Sezione II, questione 139, articoli 1-2), il quale perfeziona la Virtù rendendola soprannaturale anche quanto al modo di agire; irrobustisce l’anima nella pratica istintiva, diretta e immediata della Virtù di Fortezza, la quale invece deve ragionare e capire come regolarsi prima di poter agire; esso consiste in una “speciale Fiducia o super-Speranza, che sorpassa le forze della natura umana, infusa dal Paraclito nell’animo umano, la quale esclude ogni timore anche minimo […], facendo sì che l’uomo abbia la Confidenza invincibile di arrivare al termine dell’opera intrapresa, sormontando ogni difficoltà, ostacolo, pericolo e male” (questione 139, articolo 1).

Il Dono dello Spirito Santo, perciò, dà alla Virtù l’energia, la prontezza e l’irremovibile perseveranza nell’esercizio di essa.

I VIZI CONTRARI ALLA VIRTÙ DI FORTEZZA
Oggi, in questo mondo così ostile al Bene e al Vero, noi uomini moderni siamo tentati soprattutto dai Vizi contrari alla Virtù di Fortezza, essi sono “la Mollezza (3) e l’Arrendevolezza, che ci portano a non resistere alle difficoltà, e ci espongono a ritirarci sùbito e facilmente dal fare il bene difronte al minimo inciampo e ostacolo” (Somma Teologica, Parte II – Sezione II, questione 138, articolo 1).

Mollezza, timore disordinato e arrendevolezza sono accompagnate spesso da una certa debolezza naturale, che nasce dall’ amore delle proprie comodità e ci fa fuggire davanti al nemico, come il “delicatus miles” per timore dell’abiezione, dell’umiliazione e della sconfitta. Mentre, si può essere sconfitti, umiliati e annichilati anche avendo ragione e mantenendo la propria dignità, come avvenne a Gesù durante la Sua Passione. Perciò, non bisogna temere la sconfitta o ricevere il male quanto il poter fare il male.

NATURA DELLA VIRTÙ DI FORTEZZA
La Fortezza è una Virtù poiché rende buono e virtuoso l’uomo, facendone, come dice appunto il nome, un Vir (da Virtus). Essa rimuove gli ostacoli e le difficoltà che impedirebbero alla retta ragione e alla libera volontà di fare il bene ed evitare il male (Somma Teologica, Parte II – Sezione II, questione 123, articolo 1).

Il Vir è l’uomo virtuoso, il quale possiede la Forza che è una Virtù spirituale, ossia una capacità di agire moralmente bene e non è la sola forza fisica e muscolare, la quale non è cattiva in sé, ma presuppone la Fortezza spirituale, senza la quale sfocerebbe facilmente in violenza bruta o in ostentazione di un uomo vanesio e palestrato “tutto muscoli e niente cervello”.

Il piccolo pastore David quando le belve feroci assalirono il suo gregge le affrontò mani nude e le uccise, spaccando loro la mandibola (I Re, XVII, 34-49), così pure Sansone ancora bambino (Giudici, XIV, 1 ss.). La forza fisica al servizio del bene è ottima cosa (“vim vi repellitur / la forza si ricaccia con la forza”, in breve è la “legittima difesa”, che non solo è lecita, ma in certi casi è persino doverosa), però, voluta per se stessa come fosse una specie di “Divinità” diventerebbe una specie d’idolatria.

La Fortezza in generale è condizione esclusiva per esercitare ogni altra Virtù; inoltre la Fortezza in maniera specifica 1°) ci dà la forza per allontanare - con potenza e senza spaventarci - gli ostacoli, i pericoli e i mali, che c’impedirebbero di vivere virtuosamente, aggredendoli o assalendoli (ardua aggredi) coraggiosamente; 2°) ci aiuta a sopportare con pazienza e costanza (ardua sustinere) le fatiche, i mali e le sofferenze inevitabili in questa vita terrena (questione 123, articolo 2).

Se, a) la paura volesse impedirci di affrontare le difficoltà, oppure se, b) l’audacia, (imprudenza, avventatezza, spavalderia o spericolatezza scervellata) volesse spingerci - con totale assenza di ogni timore ragionevole - a fare cose sconsiderate ed esagerate; la Fortezza ci aiuterebbe a vincere il timore e a moderare l’audacia sconsiderata (questione 123, articolo 3).

Tuttavia, nell’esercizio della Fortezza, è più importante e più difficile vincere la paura che moderare l’audacia, per cui l’essenziale nella Fortezza consiste maggiormente 1°) nel sopportare con pazienza il male e restare a piè fermo difronte al pericolo che 2°) nell’assaltare gli ostacoli che noi incontriamo sulla nostra via, “difficilius est ardua sustinere quam aggredi” (questione 123, articolo 6).

La Fortezza rafforza la volontà umana nel fare il bene e nel fuggire il male anche a costo dei più gravi mali e sacrifici e persino della morte, che è il maggior male nell’ordine naturale (questione 123, articolo 4).

LA TIMIDEZZA: IL CONTRARIO DELLA FORTEZZA
La timidezza, ossia il timore disordinato ed esagerato, ci fa fuggire a) ciò che bisogna sopportare per fare il bene e b) ciò che dobbiamo intraprendere per assalire gli ostacoli; essa è un disordine morale e può arrivare anche al peccato mortale (Somma Teologica, Parte II – Sezione II, questione 125, articolo 1).

Il timore disordinato, che ci fa fuggire davanti al male, all’ostacolo o al compimento del nostro dovere, se è pienamente libero e avvertito è peccato grave; invece se si trova soltanto nella sensibilità e viene poi vinto dalla volontà è solamente veniale (questione 125, articolo 3).


“ABBECEDARIO” SULLA VIRTÙ DI FORTEZZA
  1. La condicio sine qua non della Santità risiede nella Fortezza: “Sine Fortitudine nulla Sanctitas”.
  2. La Fortezza consiste a) nel sopportare, per lungo tempo e con pazienza, un male che non possiamo allontanare da noi; ma anche b) nell’assalire ά) l’ostacolo che incontriamo; β) il male che ci si para innanzi.
  3. L’essenza della Fortezza “per se” è a) il sopportare (sustinere) con pazienza; però ciò non significa che b) l’assalire (aggredi) in sé sia assolutamente sempre inferiore al sopportare, ma solo che relativamente ad un caso estremo (“per accidens”), in cui il male è inevitabile, la situazione è disperata e non si può evitare di essere “feriti” da esso (per esempio il Cristiano nel Colosseo davanti ai leoni), è con la sopportazione che si mostra la Fortezza di subire un male transitorio (essere sbranati) per non perdere il Bene infinito; senza escludere necessariamente il combattimento e l’assalto qualora siano possibili e utili (come Ursus che abbatté un toro “prendendolo per le corna”).
  4. Le premesse per avere ed esercitare la Virtù di Fortezza sono: la disposizione all’assalto, la fiducia in sé, il coraggio e la speranza di riuscire. Infatti “la Grazia presuppone la natura, la perfeziona e non la distrugge” (Somma Teologica, Parte I, questione 1, articolo 8 ad 2). Un buon temperamento naturale gagliardo e deciso è un terreno propizio a far nascere la Virtù infusa di Fortezza.
  5. Una sana proporzionata aggressività è necessaria alla Fortezza: “Fortis assumit Iram ad actum suum / Il vero forte nel compiere un atto di Fortezza può eccitarsi all’uso della Santa Ira moderata e non disordinata o eccessiva”. Per esempio, Gesù che nel Tempio di Gerusalemme cacciò i mercanti a frustate e rovesciò con forza fisica sovrumana i banconi dei cambiavalute, i quali pesavano svariati quintali come spiega Giuseppe Ricciotti nella sua Vita di Gesù Cristo.
ALTRE CINQUE REGOLE PER FORTIFICARE IL TEMPERAMENTO
Il Temperamento è diverso dal Carattere. Infatti, il primo riguarda piuttosto la costituzione fisiologica/organica dell’individuo; mentre, il secondo è l’insieme delle disposizioni psicologiche, che nascono dal Temperamento in quanto, viene modificato dall’educazione della volontà e dalle circostanze della vita (4).

La Forza in quanto significa una certa “forza d’animo” o “energia di carattere” non è la Virtù di Fortezza, ma una condizione naturale fisiologico/psicologica, assolutamente necessaria per avere ed esercitare ogni Virtù, la quale presuppone la fermezza e l’energia e particolarmente la Virtù di Fortezza, che si fonda essenzialmente su queste due qualità.

LE CINQUE REGOLE PRATICHE
  1. Accetta con coraggio ciò che fa paura: la possibilità di essere “ferito” o sconfitto (soprattutto di morire), la possibilità di non farcela e di non essere all’altezza in alcune situazioni difficili. La paura ragionevole (il leone al Colosseo) non ti distolga dal Bene (Martirio) e non t’induca al male (Apostasia). Bisogna sapersi accettare con tutti i nostri limiti e qualità e non prendere malamente, rivoltandoci, ciò che ci capita di spiacevole. Giobbe diceva: “Dio ha dato, Dio ha tolto, sia benedetto il Nome del Signore” (Job, I, 21).
  2. Donati senza egocentrismo, senza desiderio eccessivo di sicurezza. Non proteggerti eccessivamente. Non guardare costantemente a te. Evita la preoccupazione di custodirti tranquillo in una vita neghittosa.
  3. Dimenticati di te. Buttati in Dio e verso le necessità del prossimo amato propter Deum; lasciala presa”, che - per essere protetto al massimo - ti rende troppo preoccupato della tua sicurezza e quindi indeterminato; inizia a camminare con le tue gambe.
  4. Non ripiegarti su di te, con ansia di super/sicurezza.
  5. Quanto più vuoi proteggere il tuo Ego, tanto più ti metti in pericolo di smarrirti.
Se faremo queste cose e pregheremo Dio, sicuramente Egli ci darà il Dono di Fortezza. ________________________________
1 - Cfr. PLATONE, Repubblica 442b; ARISTOTELE, Etica a Nicomaco, 1115a, 6; S. TOMMASO D’AQUINO, Somma Teologica Parte II – Sezione II, questione 123, aa. 2-3.
2 - «Non chi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel Regno dei Cieli, ma chi fa la Volontà del Padre Mio”» (Mt., VII, 21).
3 - La “Mollezza” è la mancanza di decisione, di forza di energia, di nerbo ed è sinonimo di debolezza, fiacchezza, effeminatezza.
4 - Si può leggere con profitto a questo soggetto ANTONIO ROYO MARÌN, Teologia della Perfezione cristiana, Roma, Paoline, 1960, “L’energia del Carattere”, pp. 924-931; “Miglioramento del proprio Temperamento”, pp. 957-966.
 
Continua

9 commenti:

mic ha detto...

NON SOLO LA NATO. MA L'UE DIRETTAMENTE ADDESTRA E PAGA PER LA "SUA GUERRA"
(Ovviamente i soldi vengono dalle nostre tasse: di fatto siamo i più grandi finanziatori insieme ai cittadini USA di nazisti in Europa)

La mafia internazionale che presiede a questa guerra, e che ha sul libro paga con giuramento di fedeltà assoluta e cieca i vertici della UE da Ursula e marito a Borrell e figli, scaricherà tutta la guerra in mano all'Europa. Infatti nella riunione dei ministri della difesa dell'UE, il socialista Borrell ha annunciato che l'UE in persona, non la Nato (anche, ma per conto suo), addestrerà 30mila "ucraini" (in realtà soldati dell'UE spacciati per ucraini) e presto saranno 100 mila. L'UE ha stanziato la cifra monster (coi nostri soldi) di 18 miliardi di euro per finanziare le armi in Ucraina e finanziare i battaglioni neonazisti (non che fa piovere soldi dal cielo, no: proprio ha selezionato i battaglioni apertamente nazisti) per "distruggere la Russia".
Inoltre, Borrell annuncia che nella riunione dei ministri degli esteri UE sarà imposto l'inviio di UN MILIONE DI PROIETTILI di grosso calibro da tutti i paesi: 1 prelevandoli dai loro depositi nazionali, 2 operazione di miliardi di euro per produrre come UE in modo "intensificato" quel tipo di proiettili, 3 stabilire con contratti con l'industria bellica UE e USA una produzione bellica intensificata, contratti della durata di ben 7 anni [quindi prospettano una o - più probabile - diverse guerre per 7 anni come minimo].
Per "distruggere" la Russia e "smembrarla".

Ovviamente non riusciranno a distruggere un cazzo, salvo la sovranità nazionale degli europei, e infine cadrà l'UE stessa, dopo che saranno seccati tutti i suoi soldatini, come è successo ai polacchi che se ne sono scappati nascondensi i caduti sotto i pastrani per non farsi vedere dai compatrioti e svergognare in giro.
Mi auguro che nessun nazista resti sopra la terra, ma nell'unico posto per loro adeguato: sotto. Tutti, nessuno escluso. E se qualcuno scampa alla guerra, dovranno essere cercati casa casa e piantati nella terra come patate.

BORRELL: "SIAMO IN GUERRA, BISOGNA AVERE UNA MENTALITà DI GUERRA".
Io credo faremo prima ad abituarci alla povertà, e poi a parlare il russo. Ma potremmo far prima e meglio a cominciare a ribellarci ai governi sempre più polizieschi
Da Fb

Anonimo ha detto...

Ne aveva dato notizia anche Blondet. Tra qualche settimana dovrebbero essere pronti i banchetti per il referendum contro guerra, munizioni, addestramenti vari. Speriamo che il popolo esca dall incantesimo e firmi.

Anonimo ha detto...

Non pensate di dover essere in contatto personale con un mondo peccaminoso per potergli fare del bene. Le influenze più potenti sono quelle invisibili.

Puoi salvare un peccatore in India, dare coraggio a un lebbroso in Africa, consolare chi è in lutto in Vietnam, offrendo la tua croce.

Si può essere come le nuvole che raccolgono l'umidità da uno specchio d'acqua, per poi trasportarla sulle alture delle montagne, lasciandola cadere come una dolce rugiada su terre lontane e aride.

Quando una difficoltà, un dolore o una croce entrano nella vostra vita, ricordate che siete come un bambino che pratica una nuova lezione.

Come il bambino in prima elementare è sulla strada per diventare un grande musicista, un linguista, uno scienziato, così tu, sotto la guida del Divino Maestro, sei sulla strada per diventare un santo, ed allora sarai inondato dalla gioia che nessuno potrà portarti via.

(Beato Fulton J. Sheen, da "Ispirazioni quaresimali e pasquali")

Anonimo ha detto...

NON TUTTI SANNO CHE

Oggi ricorre l'anniversario dell'assassinio di Gaio Giulio Cesare, una delle figure politiche più luminose della Repubblica Romana.
Come avvenne anche ad altri, Cesare trasse le proprie fortune a Roma grazie anche alle sue imprese militari, fra cui le più famose sono quelle che compì in Gallia.

Quello che è meno noto è che Cesare avesse in mente altre campagne militari dopo la sua ascesa al massimo ruolo nella repubblica.
In particolare, una campagna che sarebbe dovuta iniziare da lì a poco era quella contro il Regno dei Parti in Oriente.
I Parti erano una popolazione delle steppe che, guidata da Re Arsace I, quasi duecento anni prima aveva iniziato ad erodere il potere dei successori di Alessandro Magno arrivando, all'epoca di Cesare, alla ricostruzione dell'impero persiano (con l'esclusione dell'Egitto, del Levante e della Turchia).
Il primo incontro coi romani, avvenuto nel 53 avanti Cristo, era stato un disastro coi romani che avevano perso sia la battaglia che le insegne delle legioni.

Cesare aveva pianificato una spedizione in oriente contro questo popolo ma fu fermato dall'assassinio.
Ciò che è curioso è che i Parti (cui subentrò la dinastia sasanide) da quegli anni fino all'avvento dell'islam rappresentarono il nemico più stabile contro cui Roma ebbe a combattere. Da quel lontano 53 avanti Cristo fino all'ultimo scontro, nel dicembre del 626 dopo Cristo.
Una rivalità lunga sette secoli che sarebbe potuta finire subito.

Anonimo ha detto...

LA VANA OSSERVANZA DI TRADIZIONI UMANE E L'OSSEQUIO FARISAICO DI PRECETTI DIVINI E' SUPERSTIZIONE CHE GESU' CONDANNA (S. GIROLAMO)

Considera la follia dei farisei e degli scribi. Essi rimproverano al Figlio di Dio di non osservare le tradizioni e i precetti degli uomini. Essi infatti non si lavano le mani quando mangiano il pane, ci si deve lavare le mani, cioè purificare le opere non del corpo ma dell’anima perché in esse possano trovare compimento le parole di Dio.
Ma egli, rispondendo, disse loro: E voi, ancora perché trasgredite il comando di Dio in grazia della vostra tradizione? Con una verace risposta confuta una falsa calunnia. Come voi violate i comandamenti di Dio per una tradizione tutta umana e rimproverate i miei discepoli di annettere poca importanza alle prescrizioni degli antichi per osservare i comandamenti di Dio?

Dio infatti ha detto: Onora il padre e la madre; e chi maledirà il padre o la madre sia messo a morte. Voi invece dite: Chi dice al padre o alla madre sia offerto a Dio ciò he potresti avere d’utile da me, costui non sarà tenuto ad onorare il padre suo o la madre sua. Questo onore di cui parla la Scrittura consiste non tanto in segni di deferenza e di rispetto quanto nell'assistenza e nel soccorso effettivo che si dona loro. Onorate le vedove che sono veramente vedove - dice San Paolo( 1 Tim.,5,3) - questo onore si chiama dono. E in altro passo (1 Tim.5,17-18) I presbiteri sono degni di un doppio onore soprattutto coloro che si affaticano nella predicazione e nell'insegnamento. dice infatti la Scrittura: Non mettere la museruola al bue che trebbia (Deut.25,4) come pure: L’operaio è degno della sua ricompensa (Lc.10,7).

Dio, dando questo comandamento, aveva avuto riguardo alle infermità, all'età avanzata o all'indigenza dei genitori, e voleva che i figli onorassero i loro genitori procurando loro le cose necessarie alla vita (cfr. Es,20; Dt.5; Eccl.3). I farisei sconvolgendo questa legge piena di sapienza, insegnavano ai figli iniqui che se qualcuno voleva offrire a Dio, che è il vero padre, quelle cose che si devono ai genitori, l’offerta fatta a Dio dovrebbe essere giudicata assai migliore che non l’assistenza dovuta ai genitori. Ora molto probabilmente gli stessi genitori, nel timore di incorrere nel crimine di sacrilegio, non osavano richiedere quello che vedevano consacrato a Dio e si riducevano in povertà estrema. Accadeva così che l’offerta fatta dai figli sotto forma di offerta a Dio e al tempio tornava a vantaggio dei sacerdoti.

Mercoledì della III Settimana di Quaresima

Mt.15,1-20 La vana osservanza di precetti umani

S.GEROLAMO

Liber 2 Comment. in cap.15 Matthaei

Breviario Romano, Letture dal Mattutino

Anonimo ha detto...

... segue
Letture della Messa

Lezione (Es.20,12-24) La legge antica

La Legge era come una siepe scavata attorno alla vigna di Israele, difesa contro l’idolatria e costante richiamo a Dio ma dalla sua defezione il popolo messianico doveva capire il significato dell’umana debolezza: così a poco a poco sarebbe maturato, per la pienezza dei tempi e si sarebbe disposto per la venuta di Cristo a invocare l’aiuto che poteva venire solo da Dio(cfr. lettera ai Romani). Ma lungi dal suscitare il desiderio di un Messia come liberatore spirituale la legge fu minata dall’osservanza legalistica ed ipocrita e piegata all’ambizione e all’egoismo nazionale.

Vangelo( Mt.15,1-20) La Legge nuova

Gesù e i farisei

Gesù, Verbo di Dio, Autore della Legge e Guida del popolo dell’antica alleanza, insegna che non è la purezza legale ed esterna che può dare all’uomo la giustificazione davanti a Dio ma la purezza interiore che solo Dio può dare all’uomo contaminato dal peccato. Egli stesso abitando nell'uomo con il suo Spirito divenne la nuova legge dell’uomo redento e la forza per osservare i comandamenti. Per mezzo di Lui e della nostra partecipazione al Suo sacrificio la Legge, tributo di servitù al padrone, diventa obbedienza di figli al Padre, il suo giogo diviene soave e lieve. Osservare la legge significa per il cristiano essere e vivere in Cristo e, naturalmente, passare attraverso alla Sua Passione e Morte per essere una manifestazione vivente della Sua Risurrezione. Senza l’animo del sacrificio e dell’amore necessario all’osservanza dei comandamenti la religione diviene ipocrisia, formalismo, superstizione, diventa la religione che Isaia stigmatizza, che Gesù condanna.

Anonimo ha detto...

“Ma è venuto il Redentore, e se noi abbiamo la semplicità del bambino, tutto rimane nella sua drammaticità e tragedia, ma tutto viene investito dal vento della speranza.
(L. Giussani, da “La convenienza umana della fede”)

E a quel “ma”
possiamo premettere tutto ciò che ci manca o vien meno.

Tutte le brutte possibilità della storia.
Le tragedie del presente.

Le nostre solitudini, le passioni insoddisfatte,
le illusioni vagheggiate, le delusioni inevitabili.

Tutto il male nostro e altrui.
E il dolore che lo accompagna.

Ma niente sarà così implacabile da soffocare
la piccola speranza.

Ora vediamo chiaro,
ora non vediamo più.

Restano allora memoria e attesa.

E frammenti di tempo buono, e volti amici,
e insospettata consolazione.

In ogni passo, faticoso e incerto,
la pazienza della meta.

E, aspro o dolce,
il sapore del presente.

Catholicus.2 ha detto...

« ... oggi – 230 anni fa esatti – iniziava la prima guerra di Vandea, che vide non aristocrazia o nobiltà bensì il popolo della Francia nordoccidentale insorgere contro il governo rivoluzionario, dopo averne subito per anni i soprusi. Infernale la risposta dei giacobini, che fra l’agosto e il novembre 1793 vararono – cosa che neppure i nazisti giunsero a fare – ben tre leggi per programmare lo sterminio dei vandeani.
Così, da fine gennaio (a guerra vandeana conclusa nel dicembre 1793) fino a luglio 1794, furono eliminate 117.000 persone, oltre il 70% delle quali donne. In quello sterminio, i giacobini inventarono le camere a gas sigillando alcuni edifici riempiti di esalazioni tossiche e infierirono sui cadaveri utilizzando poi il grasso dei corpi per ungere le ruote dei carri. Eppure, di quei massacri si preferisce non fare memoria. Anzi, il termine «Vandea», grazie alla storiografia dominante, è divenuto sinonimo di rivolta reazionaria e di resistenza contro il progresso ... » ...

Anonimo ha detto...

Disse Gesù a santa Caterina da Siena : “Tu dunque e gli altri miei servi, traete dalla fontana della mia carità le vostre lacrime e i vostri sudori; prendeteli e lavate con essi la faccia della mia Sposa (la Chiesa), poiché io ti prometto che le sarà resa la sua bellezza con questo mezzo, non con coltello, né con guerra, né con crudeltà, ma con la pace, con umili e continue orazioni, con sudori e lacrime, sparse dai miei servi con infuocato desiderio. E così adempirò il tuo desiderio, unito alle molte sofferenze, poiché il vostro patire getterà luce nelle tenebre degli uomini iniqui, che sono nel mondo. E non temete se il mondo vi perseguita, perché io sarò con voi, e giammai vi mancherà la mia provvidenza.”

(Santa Caterina da Siena , Il dialogo della divina Provvidenza, capitolo 15)