Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

sabato 18 marzo 2023

Rifondare la Chiesa? - don Elia

Leva manus tuas in superbias eorum in finem (Alza le tue mani contro i loro atti di superbia in eterno; Sal 73, 3).
Il proposito del silenzio continua ad esser messo a dura prova, nell’attuale congiuntura ecclesiale. Il raccoglimento, d’altra parte, favorisce la riflessione contemplativa, che a lungo andare diventa una disposizione stabile dell’anima: Meditatio cordis mei in conspectu tuo semper (La meditazione del mio cuore è sempre alla tua presenza; Sal 18, 15). Qualora il cuore, suo malgrado, sia raggiunto da notizie allarmanti, il suo interno scrutare si infiamma: In meditatione mea exardescet ignis (Nella mia meditazione divamperà il fuoco; Sal 38, 4). Proprio l’accrescersi dell’intimità con Dio rende lo sguardo più acuto e le reazioni più ardenti, benché più pacate in quanto non più viziate dalle passioni peccaminose. Pur preferendo di gran lunga astenerci da ogni commento, dunque, non riusciamo proprio a trattenerci dal riportare le vive impressioni suscitate dalla presentazione al clero del nuovo statuto giuridico del Vicariato di Roma [qui - qui], la cui analisi sarà condensata in sei parole-chiave miranti alla chiarezza e all’incisività.

1. Esautoramento (dei vescovi)
I lettori non romani si domanderanno giustamente quale interesse dovrebbe mai rivestire per loro la questione della radicale ristrutturazione dell’organo di governo della diocesi del Papa. A prima vista avrebbero senz’altro ragione, se non fosse che, nelle parole dell’eminentissimo relatore, il cardinal Ghirlanda, la nuova configurazione del Vicariato assume i contorni di un progetto-pilota per tutte le altre diocesi. Infatti, dopo una lunga disquisizione sulla sinodalità [vedi], che ha occupato una buona metà dell’esposizione, il porporato ha affermato in modo perentorio l’esemplarità della diocesi di Roma, la cui curia deve rappresentare un modello universale, nonostante la singolarità dell’avere per capo il Sommo Pastore di tutta la Chiesa. Il fatto è che, secondo la struttura pastorale testé imposta alla Città Eterna, il Cardinale Vicario non gode più di alcun potere né autonomia decisionale, dato che ogni suo atto deve ottenere il consenso del consiglio episcopale e, in ultima istanza, del Papa stesso. Se questo è il destino degli altri vescovi, già di fatto pesantemente limitati nell’esercizio della loro autorità, traete voi le conseguenze per la Chiesa di Cristo.

2. Confusione (tra diritto e morale)
Prima di considerare, a conferma di quanto asserito, gli altri aspetti della rivoluzionaria “riforma” romana, vale la pena accennare a un problema non secondario che, a nostro avviso, vizia alla radice l’approccio alla questione nella sua interezza, ossia l’illegittima tendenza a confondere i piani del diritto e della morale, i quali, pur non essendo completamente separati, vanno tuttavia distinti sia nel metodo che nella sostanza. Tale inclinazione non è nuova, ma risale almeno agli anni Settanta del secolo scorso; nel frattempo, però, essa pare divenuta un habitus mentale e operativo – sebbene abusivo – dei superiori ecclesiastici. Ci riferiamo qui all’abitudine, invalsa in molte curie diocesane, di valutare i sacerdoti non in base a fatti oggettivi e documentabili, bensì a partire da loro presunte disposizioni interiori; detto in termini tecnici, si mescola allegramente il foro esterno con il foro interno, cosa che dà luogo, appunto, a frequenti e inevitabili abusi. Nell’esposizione dell’insigne canonista, analogamente, si confonde il discernimento spirituale, che riguarda lo stato dell’anima, con il discernimento di governo, che verte sulle giuste decisioni da prendere.

3. Soffocamento (della vita ecclesiale)
La moltiplicazione delle istanze consultive, motivata con la necessità di attuare uno stile sinodale nella guida pastorale delle Chiese particolari, poggia su un evidente errore dogmatico, a causa del quale si misconosce la differenza non solo di funzione, ma anche di dignità, esistente tra chi è insignito del sacramento dell’Ordine e chi non lo è. Non tenere dovutamente in conto tale salto ontologico tra i membri della Chiesa docente e quelli della Chiesa discente è sintomo di un accecamento ideologico, quello di chi pretende che le sue idee prevalgano sulla realtà. La recente costituzione apostolica In Ecclesiarum communione accentua ancor più l’obbligo di consultare i cosiddetti organismi di partecipazione, che sono una delle principali cause dell’indebolimento del ruolo episcopale e, il più delle volte, rendono le diocesi semplicemente ingovernabili. A ciò si aggiunga che le spire di tali multiformi piovre burocratiche, oltre a inceppare l’esercizio del governo da parte del vescovo, soffocano la vita cristiana e la pastorale delle parrocchie, piuttosto che favorirle.

4. Accentramento (vaticano)
In realtà, dietro la cortina fumogena del verboso discorrere sulla sinodalità (termine inventato ad hoc pochissimi anni fa, così come la dottrina che sottende), traspare uno sforzo di centralizzazione senza precedenti. A Roma non si potrà più muovere un dito senza il Papa – oppure senza qualche suo uomo di fiducia, dato che non potrà certo presenziare alle riunioni ogni settimana. Anche in altre diocesi, però, l’ingerenza dei dicasteri della Santa Sede sta diventando ogni giorno più pesante, a grave discapito dell’autorità che i vescovi, in qualità di Pastori propri delle loro rispettive diocesi, detengono per diritto divino. La contraddizione, ben lungi dall’essere proscritta, è ormai assurta a modalità normale del pensiero, con la quale si giustifica tutto e il contrario di tutto. A questo punto è perfettamente inutile avanzare obiezioni, dato che manca una base logica comune su cui intavolare un confronto ragionevole. Sembra che l’unico criterio del pensare e dell’agire sia l’affermazione di una tirannica autocrazia, ansiosa unicamente di acquisire e conservare un potere sempre maggiore.

5. Ribaltamento (ecclesiologico)
Questa instaurazione di un regime illegittimo camuffata da un’apparente promozione dei “proletari” e dal loro nominale coinvolgimento nelle decisioni sa tanto di marxismo. Come in ogni rivoluzione comunista che si rispetti, l’ordine naturale è capovolto con l’assunzione di ogni potere da parte di una ghenga di cospiratori che comandano senza vera autorità e senza i necessari requisiti. In molte diocesi, come pure nella conferenza episcopale e perfino nella Curia Romana, spadroneggiano individui di un’ignoranza e incompetenza quanto meno imbarazzanti, come dimostra, fra i tanti, il caso del monastero di Pienza. Proprio tale rovesciamento, d’altronde, evoca l’immagine della piramide rovesciata, che Sua Eminenza avrebbe fatto meglio ad omettere, se non altro per salvare almeno la decenza. A parte il rispetto delle leggi della fisica e del buon senso di chi ascolta, si tratta di un inquietante simbolo massonico di distruzione, vero obiettivo, probabilmente, di tutta questa penosa messinscena: nei deliri gnostici il mondo deve prima annientarsi per poter rinascere, entrando così in una nuova èra. Vogliono forse questo anche per la Chiesa?

6. Controllo (alla cinese)
Per non farsi mancare proprio nulla, il testo pontificio prevede l’istituzione di una commissione di vigilanza che sorvegli tutto l’andamento del Vicariato di Roma e riferisca regolarmente al Papa. Al minimo motivo di disgusto, ogni suo esponente, dal Cardinal Vicario in giù, potrà esser rimosso con un cenno della mano. Quest’ultimo dettaglio fornisce un elemento decisivo al nostro discernimento (ebbene sì, anche noi lo pratichiamo): lo spirito dell’intera operazione è il delirio di onnipotenza, a causa del quale questi mistificatori credono di poter cambiare la Chiesa di Cristo trasformandola in organismo mondano. Proprio questo suggerisce l’ossessiva preoccupazione per gli aspetti meramente sociologici del Corpo Mistico nella totale assenza della prospettiva soprannaturale, l’unica da cui si possa adeguatamente valutare l’essenza e la vita della Chiesa stessa. Quei signori sembrano proprio accecati dalla protervia che il diavolo instillò nell’animo dei Progenitori: Eritis sicut dii (Gen 3, 5). Superfluo ricordare quale fu il risultato della loro acquiescenza, come già la sorte degli angeli ribelli: ogni prometeico tentativo di autodivinizzazione finisce con la cacciata. Per designare l’intervento divino che noi tutti invochiamo ardentemente, basta allora una sola parola-chiave: evacuazione.
Exsurge, Deus, iudica causam tuam. Zelus domus tuae comedit me (Sal 73, 22; 68, 10 / Gv 2, 17).

13 commenti:

Anonimo ha detto...

Rifondare la Chiesa è la tipica tentazione protestante.

Video di formazione a cura del Rev.Don Giorgio Lenzi IBP ha detto...

Cattolicesimo, religione del libro?
Casa San Clemente IBP - Roma
https://www.youtube.com/watch?v=c_rDLGaWLKQ

tralcio ha detto...

Tra la Chiesa e Gesù (vero uomo e vero Dio) il rapporto è sponsale e si tratta di nozze che non contemplano il divorzio. Da parte di Dio la fedeltà è assoluta e la Chiesa, nel suo essere ben altro d'una semplice istituzione umana, il vincolo nuziale -di carità- è uguale.

La Chiesa, cattolicamente, è il corpo mistico di Cristo, che ne è il capo spirituale. La Chiesa misticamente e spiritualmente è unita indissolubilmente a Cristo. Diversamente i singoli uomini, che possono essere buoni o cattivi.
In questa varietà umana, chi vedesse la Chiesa come congregazione può ritenere di procedere per "adeguarla ai tempi", attraverso deliberazioni assembleari, maggioranze, riforme, occupazione di ruoli, di cariche, di potere. Ma questa chiesa non è la Chiesa.
Come Bergoglio non è un papa, ma detentore di potere di cui fa uso secondo i suoi progetti.
Progetti sponsorizzati e finanziati da uomini, che detestano la Chiesa corpo mistico, soprattutto perchè detestano il Cristo sposo vero Dio. Per loro l'umanità basta e avanza.

Come tra la Chiesa-sposa e la chiesa-congregazione c'è la differenza che passa tra il matrimonio voluto da Dio e quello trasformato dalla "durezza di cuore" degli uomini, allo stesso modo c'è tra il Vicario di Cristo e un facente funzioni secondo un tal ministerium.

La "riforma" è nelle corde di chi ammette anche il divorzio. Riforma significa stare insieme, ma senza essere più così fedeli come prima. E dato che il Cristo lo è (e lo resta) è automatico che sarebbe questa pseudo-chiesa (con i suoi gerarchi) a prendersi le libertà.


Che cosa farà invece chi si sente parte della Chiesa-sposa? Che ce l'ha per madre? Dovrà continuare ad amarla, restandoci anche se al momento pare abbruttita e fuori di sé. Una chiesa in uscita di casa, che sta molto al mercato, che frequenta il mondo, è una pena per chi la ricorda tutta presa dalla cura dei figli e devota nel pregare-onorare Lo Sposo.
Dio attende un ritorno in sé di chi è stato condotto fuori dai cattivi consigli, da vicari inadeguati e probabilmente abusivi e illegittimi. Chi lo stabilirà? E quando? Non sta al figlio addolorato stabilirlo, che invece deve consolare innanzitutto Lo Sposo, restando lì.

tralcio ha detto...

Nella chiesa riformata si fa in fretta ad uscire non sodi casa, ma di senno.
Così per certi "vicari" essere battezzati o meno non fa nemmeno differenza.
Essere chiesa è automatico, come essere di Cristo.
Il peccato originale è una barzelletta e probabilmente lo è anche la redenzione.
Quel che conta è l'assemblea, specialmente se parla secondo il mondo.
Un'assemblea politicamente corretta, tutta ambiente, migranti, vaccinazioni e pacifismo.
Che non conosce pace, perchè odia chiunque non la pensi come lei.
Che non accoglie nessuno che osi riparlarle di Verità, dogmi, miracoli e soprattutto peccati.
Una chiesa sostanzialmente ipocrita, perchè non sa che farsene dello Sposo.
Anzi no: gli chiede gli alimenti... Occupandone, ogni tanto, la casa per fare comunella.

Catholicus ha detto...

Complimenti, caro Tralcio, chapeau!!! solo una cosa : non chiamiola più chiesa quest' accozzaglia di empi e traditori, soni solo un' armata di rivoluzionari incalliti e incartapecoriti, ormai, diretti verso il loro redde rationem, lasciamoceli andare, si accorgeranno che Deis non irridetur, e sarà troppo tardi per loro, per tornare indietro. La vera Chiesa e oggi il piccolo resto, disperso nella diaspora, emarginato, deriso e perseguitato, e il suo leader spirituale è indubbiamente mons. Viganò, come fu per S. Anastasio, ai tempi della crisi ariana.

BrotherBeowulf ha detto...

Francis the False

Saturday of the Third Week of Lent
18 March 2023 A. D.

Destroying the Church is the aim of Francis the False.

He was not the true pope when Benedict lived, as he himself knew and his despicable (and psychotic) treatment of Benedict in death showed the world. Nor is he a true pope now that Benedict has died.

We now have a False Pope with his signature "apostasy at the highest ranks of the Church" reigning. Does anyone living today remember the true core message of our Lady of Fatima.

In a word, we have an Anti-Pope and a false pope in "Francis" XL, fortieth antipope in Church history. This should surprise no man. The powers forced Benedict's abdication (cf. Viganò); hence his abdication and retirement was invalid to resign the Petrine Office. (See Canon 188.) Further, Benedict very carefully and precisely gave up only the active ministry of the office (read the Declaratio!), but never the office or Petrine Charge and Mandate itself--the munus--as canon law requires for a valid resignation. (See Canon 332.2.). Regarding retaining the office and munus, Benedict said "the always is a forever" and "I remain in the enclosure of St. Peter(!)."

We would do well to recognize this unpleasant truth, the essential falseness of 'pope' 'Francis,' rather than supinely wallow in the pleasant fiction that Francis the False is either Catholic or Pope.

The Church is Christ's. We should take it back from Francis and his minions. Declaring the truth about them and their illegitimacy is a good place to start.

C. P. Benischek
New York, N. Y.

Anonimo ha detto...

Dopo essere stato elevato al secondo cielo al fianco dei serafini e con i cherubini che mi illuminavano il cuore, mi sono ricordato di queste parole:
Lc 10,15: “Chi ascolta voi ascolta me”.
Gv 10,27: “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono”.
Gv 10,4-5: “lo seguono, perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei”.

Anonimo ha detto...

Fabrizio Fabbri
In Italia la sinistra anticristiana continua la sua pubblica lotta di fatto per l'utero in affitto e per diritti per nuove tipologie di famiglia e la Chiesa, Vaticano e Cei, è assente, completamente assente.
Ricordo negli anni 70 e 80 e 90 gli interventi pubblici continui, precisi e coraggiosi della coppia Woitila-Ratzinger e del card.Ruini per la Cei a difesa della vita umana e della famiglia tradizionale
Ora il nulla
La Chiesa, Vaticano e Cei, sembrano inesistenti, allo sbando.
Come durante il Covid
Questa gerarchia cattolica ha perso completamente la fede .
Occorre una nuova gerarchia vaticana!!!
Questa non sa che fare sia all'interno della Chiesa sia con i nemici esterni

Anonimo ha detto...

Questa chiesa è già stata resettato, la Chiesa Cattolica è a spezzatino qui e là.

tralcio ha detto...

Caro Fabrizio, nella drammaticità del momento e delle tue parole mi è sfuggito un sorriso amaro quando hai nominato due volte la Cei. L'esistenza di queste deleterie conferenze episcopali è quanto di più emblematicamente inutile. Sanno solo sinodaleggiare, eterodirette.
Servono unicamente a ricevere ordini dal mondo. Sono nel mondo e del mondo.

Caro Catholicus, c'è la Chiesa e c'è la chiesa. La seconda è un aggregazione di persone riunite nel nome dell'uomo. La prima è la Sposa di Cristo, per la salvezza delle anime umane.

Anonimo ha detto...

Bergoglio ha negato un'altra volta l'esistenza dell'Inferno, ovvero un dogma di fede di un'importanza FONDAMENTALE: crederci o non crederci cambia TUTTO: ammissione ai Sacramenti, necessità dei Sacramenti, necessità di santificare le feste, di evitare il peccato...e anche la stessa necessità di essere cattolici!
Bergoglio si riconferma un eretico e uno scandalizzatore pubblico e inoltre dimostra che aveva pronunciato veramente l'eresia che gli aveva attribuito Scalfari.
Dal momento che non ha mai smentito il fatto è verosimile che non creda neppure alla divinità di Cristo, non si spiegherebbe altrimenti il perché continui ad attaccare i fedeli a Lui più devoti e perché cerchi di minimizzare il più possibile le leggi divine.
Inoltre si tratta di un personaggio che parla fin troppo e, se credesse veramente alla divinità di Cristo, avrebbe smentito la frase attribuitagli da Scalfari.
Se gli avessero attribuito di aver detto che è lecito affondare i barconi dei migranti non avrebbe forse smentito?
E non si è sempre difeso (anche molto ferocemente) dagli "attacchi" di Viganò e dei tradizionalisti?
Il fatto che non si degni neppure di rispondere ai dubia ci conferma che non si ritiene neppure in dovere di confermare i fratelli nella fede.
Il fatto che si sia inventato il "peccato di indietrismo" significa che considera un peccato quello che dovrebbe essere il suo primo dovere: CUSTODIRE e DIFENDERE IL DEPOSITO DELLA FEDE.
Ci vorrebbe un vescovo o un cardinale che lo ammonisce formalmente chiedendogli di ritrattare: è vero che nell'attuale diritto canonico non esistono procedure per deporlo formalmente ma, nel caso di non risposta o di risposta eretica, la sua eresia diventerebbe FORMALE ed evidente agli occhi di tutti.
I fedeli e i singoli vescovi e sacerdoti avrebbero un grande aiuto nel regolarsi in fatto di obbedienza e di accettazione del suo "magistero" : non sarà possibile deporlo ma un eretico formale decade automaticamente dal papato in quanto non più membro della Chiesa Cattolica.
Riuscirebbe ugualmente ad occupare il Vaticano fino alla fine dei suoi giorni ma almeno i papolatri e i conservatori non potranno più negare l'evidenza e molte più persone capirebbero che quella predicata da Bergoglio è una religione non cattolica (e neppure cristiana).

Anonimo ha detto...


# 01:00

I due cardinali rimasti dei quattro che sottoposero al papa i famosi 4 Dubia (S.Em. Burke e Brandmueller) sono praticamente scomparsi.
Il card. Mueller, che non sollevò alcun dubium, critica apertamente le deviazioni correnti. Ma sono quelle dei vescovi tedeschi, soprattutto.
Non va a fondo, non richiama papa Francesco alle sue responsabilità, in modo diretto.
È infatti questo che bisognerebbe fare. Il materiale per accusarlo di negligenza oltre che di eresia in senso materiale è ampio.

Perché continua a tacere di fronte a quello che stanno combinando i vescovi tedeschi?
Perché continua ad incoraggiare preti e suore americani che propagandano senza sosta il peccato contro natura e persino chiedono che la Chiesa cambi i suoi insegnamenti in materia sessuale?
Perché continua a rilasciare dichiarazioni ambigue su dogmi fondamentali, l'ultima sull'Inferno?

Perché insomma questi principi della Chiesa, cosiddetti, non chiamano papa Francesco ad un più che necessario "redde rationem"?

Il fatto è, credo, che su certi dogmi anche questi principi della Chiesa non si sa che idee abbiano. La riduzione dell'INferno ad uno status (forse interiore) da luogo sovrannaturale ed eterno che deve essere, la troviamo forse in modo confuso anche in qualche passo di Ratzinger. Così come l'elogio scandaloso di Lutero da parte di papa Francesco fu largamente anticipato dagli apprezzamenti positivi rivolti all'eresiarca da GP II e da Ratzinger-Benedetto XVI, che hanno seguito entrambi per anni la famosa, dogmaticamente inaccettabile, ambigua Dichiarazione congiunta tra cattolici e luterani sulla Giustificazione.

T.

tralcio ha detto...

La Chiesa è l'Ovile Santo, la corte celeste in terra.
Se la chiesa abbandona lo Sposo, Dio accetta questa scelta a modo Suo: lasciandola vedova.
Eh già: la condizione di chi rifiuta lo Sposo è di rimanerne senza.
Non c'è un castigo peggiore, soprattutto pensando che lo Sposo in questione è Il Vivente.
La chiesa mondana è in un certo senso una vedova, anche se non lo ha nemmeno capito.
La Chiesa di sempre lo capisce e soffre di una condizione tremenda, di cui conosce il motivo.
Con uno Sposo che è la Vita (nonché la Verità e la Via), questa morte è una prova.
Sono i tre giorni di Giona nel ventre del pesce. Il sabato santo che non risparmiò Maria.
E' un tempo di mea culpa e di conversione, che la chiesa mondana spreca credendosi "a posto".