Peregrinatio Summorum Pontificum 2022

giovedì 9 marzo 2023

Umiltà del Verbo Incarnato modello della nostra

L’amor proprio
Terza parte

Umiltà del Verbo Incarnato
modello della nostra

di Don Curzio Nitoglia

Prima parte
Seconda parte
Terza parte
Quarta parte
Quinta parte
Sesta parte

Il Verbo Incarnato è l’esempio pratico della somma e infinita grandezza che ha voluto chinarsi sino all’infima bassezza. Infatti, in Gesù si trova l’unione più perfetta di questi due estremi (la Divinità infinita con l’umanità non solo creata, ma umiliata e sofferente), eppure l’unione di questi estremi, di per sé incompatibili, in Gesù risulta essere addirittura meravigliosa.

In san Paolo (Fil., II, 5) è divinamente rivelato: «Gesù, benché sussistesse nell’Essenza di Dio, non ritenne per Sé avidamente quest’eguaglianza con Dio, ma annientò Se stesso prendendo la forma di schiavo e facendosi simile all’uomo […]; Egli ha umiliato Se stesso, facendosi ubbidiente sino alla morte di croce».

L’attitudine del Verbo Incarnato, che unisce nella Persona divina del Figlio due nature infinitamente distanti: quella divina e quella umana, è l’esatto opposto di quella di Lucifero e dei Trans/umanisti, i quali, pur essendo semplici creature, vorrebbero eguagliarsi a Dio. Invece, al contrario, Gesù si è realmente annichilato.

Certamente il Verbo Incarnato è rimasto Dio consustanziale al Padre e allo Spirito Santo, tuttavia ha pure assunto realmente la nostra povera, finita, creata natura umana.
In questo senso Egli si è annichilito, annientato, umiliato.

Infatti, prendendo la natura umana si è fatto “schiavo”, proprio perché l’uomo, creatura di Dio, è servo del suo Padrone e Signore. Perciò, il Verbo divino ha assunto nella propria Persona infinita la natura di servo.

Così Egli ha umiliato Se stesso per darci un esempio, infatti, Gesù ci ha insegnato esplicitamente: “Imparate da Me che sono mite e umile di cuore” (Mt., XI, 29).

L’umiltà consiste nella dipendenza da Dio e dall’Autorità alla quale Egli ci confida; invece, l’orgoglio mira all’indipendenza assoluta da ogni superiore sia umano sia divino. Ora, il Verbo s’è incarnato per guarire il nostro orgoglio e s’è abbassato sino a farsi uomo, a nascere in una stalla e a morire sulla croce.

L’umiliazione, perciò, rende meritorie le nostre azioni, anche le più basse, a tal punto che queste, per quanto naturalmente sembrano inutili possono diventare fecondissime di meriti soprannaturali.

Il Verbo divino, con la sua Incarnazione, Passione e Morte ha reso utilissima la cosa più orripilante e naturalmente inutile: il dolore e la sua manifestazione estrema, la morte!
La morte di Gesù, a uno sguardo puramente umano e naturale, è stata la più vergognosa. Egli, con ciò, ha voluto farci capire che per entrare nel Regno dei Cieli è necessario l’abbassamento della morte.

Gesù ci sprona a tendere alle cose più grandi (il Cielo), ma a farlo umilmente, con la totale sottomissione alla volontà (anche se crocifiggente) del Padre, conciliando umiltà e magnanimità.

E’ l’insegnamento del Vangelo, ripreso da santa Teresina del Bambino Gesù, la maestra della piccola via dell’infanzia spirituale: “Chi si farà umile come questo bambino, sarà il più grande nel Regno dei Cieli” (Mt., XVIII, 1).

In san Giacomo (IV, 10) è divinamente rivelato: “Umiliatevi davanti al Signore, ed Egli vi solleverà”.

San Tommaso d’Aquino (In Epist. II ad Cor., XII, 7) spiega che «come la Carità è la radice di tutte le Virtù, così l’orgoglio è la radice di tutti i vizi, poiché esso è il desiderio disordinato della propria eccellenza; infatti, la si vuole, senza subordinarla a Dio. Così ci allontaniamo da Dio: ecco il principio di ogni colpa ed ecco il motivo per cui “Dio resiste ai superbi mentre dà la sua grazia agli umili” (Gc., IV, 6). Ora, essendovi negli uomini virtuosi il bene per il quale possono inorgoglirsi, Dio permette talvolta che i suoi eletti abbiano in sé qualche infermità, qualche difetto, e talvolta persino un peccato mortale che impedisca loro d’insuperbirsi, che li umili veramente, e faccia loro conoscere che con le proprie forze non possono reggersi e ancor meno perseverare».

Ecco come nei grandi santi si conciliano l’umiltà e la magnanimità: essi tendono verso opere grandi in mezzo alle prove e alle umiliazioni più cocenti.

Nella Madonna Santissima vi è qualcosa di simile. Ella è Immacolata, ma nel Magnificat canta che la sua anima glorifica il Signore perché Egli ha guardato la bassezza o l’umiltà della sua schiava, tuttavia Egli ha fatto in lei grandi cose.

Continua

11 commenti:

Anonimo ha detto...

Chiedo un consiglio: come imparare a fare l’orazione mentale? C’è qualche libro che può essermi utile? Ringrazio in anticipo chi mi risponderà.

Ave Maria! ha detto...

Online trova il breve, utilissimo testo di S. Alfonso Maria de' Liguori "Ristretto del modo di fare orazione mentale". Le opere del quale sono una manna per l'anima che vuole intrattenersi con il Signore. Le ricordo innanzitutto: "Pratica di amar Gesù Cristo" e "Apparecchio alla morte", che dovrebbero essere disponibili presso le Edizioni Paoline, in edizione non alterata; poi "Le glorie di Maria" e tutte le altre opere ascetiche del grande Santo.

"Tutti i santi si son fatti santi coll'orazione mentale: e si vede coll'esperienza che quelli che fan l'orazione difficilmente cadono in peccato mortale; e, se mai per disgrazia vi cadono qualche volta, seguitando l'orazione, subito si ravvedono e tornano a Dio. Non possono stare insieme orazione mentale e peccato. Diceva un servo di Dio che molti dicono il rosario, l'officio della Madonna, fanno digiuno, e seguitano a stare in peccato, ma chi seguita l'orazione, è impossibile che seguiti a stare in disgrazia di Dio: o lascerà l'orazione o lascerà il peccato. Ma se non lascerà l'orazione, non solamente lascerà il peccato, ma toglierà l'amore alle creature e lo darà a Dio. In meditatione mea exardescet ignis (Ps. 38,4). L'orazione è la fornace dove l'anime si accendono nel divino amore".

Le ho trascritto un passo dal testo di Sant'Alfonso Maria de' Liguori intitolato "Pratica del confessore".

Due esempi: ha detto...

don Elia
LA VIA DELLA PACE
La meditazione:
come trovare Gesù, sempre e dovunque
Edizioni Solfanelli
https://www.edizionisolfanelli.it/laviadellapace.htm

Alla Scuola del Silenzio
Un itinerario di contemplazione
Antologia di autori certosini
RUbbettino

Anonimo ha detto...

«Prima di dare la benedizione, voglio richiamare l’attenzione fra la differenza tra uno spettacolo e la processione di Gesù Eucarestia: i telefonini non si usano! Volontari, persone dell’UNITALSI, non spettacolarizziamo tutto: davanti a Gesù ci si inginocchia e si prega. Scusate, ma questo è l’abicì del culto eucaristico. Abbiamo reso tutto passabile attraverso un telefonino. Mi dispiace dover concludere così questa celebrazione, però lo faccio davanti al Signore. Adesso rimaniamo cinque minuti in silenzio in ginocchio: se volete, impariamo il gusto della preghiera davanti al Signore, che non ha bisogno di telefonini.»
http://blog.messainlatino.it/2023/03/mons-renna-i-telefonini-non-si-usano.html#more

Finalmente!
Era da tanto che desideravamo sentire queste parole di richiamo

Il valore del Digiuno, perchè e quando farlo. Padre Serafino Tognetti ce lo spiega in pochi minuti... da non perdere. ha detto...

Il DIGIUNO spiegato in pochi minuti da P. Serafino Tognetti
Federica Picchi
https://www.youtube.com/watch?v=YLwcArvG-U8

Digiunare e': astenersi dal cibo .
"That's all"

Anonimo ha detto...


L'orazione mentale e il peccato, la tentazione

L'orazione mentale è un pregare nella nostra mente, senza bisogno di articolare le labbra. Non tutti ci riescono. Si possono anche articolare le labbra, se aiuta.
Per farla, basta volerlo e chiedere l'aiuto della Madonna, dei Santi, di Nostro Signore per riuscirci. INsomma, l'aiuto che chiediamo nelle nostre devozioni quotidiane.
L'orazione mentale scaccia da noi la tentazione e anche il peccato se si tratta di un peccato di desiderio o di un pensiero di vendetta, d'odio etc.
Per natura, non possiamo pensare a due cose diverse contemporaneamente. Pertanto, quando siamo tentati, cosa che dipende in parte da noi in parte dal demonio, se cominciamo a pregare nella nostra testa (Pater, Ave, Gloria, Angelo Custode, non occorrono preghiere speciali, basta una di queste, in genere si scelgono le più corte), allora al pensiero della tentazione sostituiamo lo sgranarsi della preghiera. E il pensiero cattivo per forza di cose scompare.
Poi ritorna. E noi di nuovo preghiamo.
La battaglia è di tutti i giorni. Sino alla fine dei nostri giorni.
S. Alfonso Maria de Liguori subì tentazioni sin sul letto di morte, ho letto.
Ma lui sempre le respingeva con la silente preghiera, che si interponeva di continuo.

Il fatto che le tentazioni si rinnovino di continuo non deve scoraggiarsi. Questa è la condizione umana, anche grandi santi l'hanno dovuta subire sino alla fine (vedi supra).
Chi non è mai tentato potrebbe esser stato abbandonato a Satana: cioè, chi non lotta contro la tentazione, dopo essersi reso conto che si tratta di una tentazione, che lo vuole indurre al peccato.
Molti oggi non capiscono il concetto stesso di tentazione, non hanno più la distinzione tra il bene e il male. Tutti costoro difficilmente si salveranno.
Come disse la Madonna a Fatima, bisogna pregare molto per i poveri peccatori, perché si rendano conto della loro grave condizione - che la divina Misericordia conceda loro la conversione, anche all'ultimo momento.

T.

Anonimo ha detto...

Sull’umiltà avete ancora tanta strada da fare, lasciatevelo dire.

mic ha detto...

Solo noi abbiamo tanta strada da fare?

mic ha detto...

... almeno noi ne siamo consapevoli!

Anonimo ha detto...


# Sull'umiltà avete ancora tanta strada da fare...

Certamente. Ma chi sei tu che ci accusi, con un'accusa formulata in modo assai poco umile...?

Anonimo ha detto...

Ringrazio di cuore coloro che mi hanno risposto.