Aggiornamento: Addio tiara!
L'illusione è durata poco.
L'illusione è durata poco.
Ecco, a lato, l'immagine dello stemma e della firma ufficiali del neoeletto Leone XIV.
(cliccare sull'immagine per ingrandire)Leone XIV: la Tiara nello stemma...
Sbaglio o nel suo stemma messo in circolazione, al posto della Mitra il nuovo Papa appena eletto, Leone IV, ha rimesso la Tiara, a suo tempo deposta da Paolo VI? [vedi]. E bello il motto: la riaffermazione della vera unità proprio in Cristo Signore.
A proposito della Tiara stralcio qui: La Tiara o Triregno, indossata dai Papi al momento dell'incoronazione fin quando non fu deposta da Paolo VI, reca tre corone a significare le tre potestà: coelestium, terrestrium, et infernorum. Veniva imposta dal proto-diacono, proferendo a voce alta e vibrata le famose parole: Accipe Tiaram tribus coronis ornatam, et scias Te esse Patrem Principum et Regum, Rectorem Orbis, in terra Vicarium Salvatoris N. J. C. cui est honor et gloria in saecula saeculorum (Ricevi la Tiara ornata di tre corone, e sappi che Tu sei Padre dei Principi e dei Re, Reggitore del mondo, Vicario in terra del Salvator Nostro Gesù Cristo, cui è onore e gloria nei secoli dei secoli). Detta alle origini semplicemente Regno, risulta consegnata da Costantino a Papa Silvestro, a significare la signoria della Chiesa alla fine delle persecuzioni cui erano stati fino allora sottoposti i cristiani. La seconda corona fu aggiunta da Bonifacio VIII e la terza da Benedetto XII.
La deposizione della Tiara da parte di Paolo VI, fu attuata solo nella prassi e mai codificata se non con un cambiamento, sempre di prassi, sancito da Giovanni Paolo II.
Sono a conoscenza di un dato storico proveniente da una testimonianza dell'allora protodiacono, card. Di Jorio. Quando Paolo VI manifestò l'intenzione di deporre la Tiara, non gli fu possibile farlo con una cerimonia come avrebbe voluto perché i cardinali-diaconi gli dissero: « Noi gliel'abbiamo imposta, noi non gliela leveremo ». E dunque egli entrò in Basilica portandola in mano e andò a deporla sotto l'Altare della Confessione... Ma fino oggi, di fatto la Tiara non c'era più, se non nei simboli custoditi dalle pietre e dalle vestigia storiche che ci tramandano il respiro di una fede millenaria [vedi].
Ricordavo bene la Tiara nello stemma: mi era parso di riconoscerla già ieri prima dalla sua uscita dalla Loggia delle benedizioni. Ma mi dicono che è lo stemma della Santa Sede, posto che evidentemente non si può disporre di quello del neoeletto e che normalmente si espone quello del predecessore.
La cosa molto strana è stata che Bergoglio alla sua presentazione avesse uno stendardo bianco, mentre questo Leone ha avuto il solo emblema della Santa Sede. Tutto un po' irrituale...
Mamma mia, quanto ho pregato per questo : perche' tornasse il Triregno!
RispondiEliminaOremus pro novo Pontifice nostro Leone! Dominus conservet eum et vivificet eum et beatum faciat eum in terra et non tradat eum in animam inimicorum suorum.
RispondiEliminaEius, non suorum..
EliminaNon so da dove provenga quest'immagine. Però mi sembra spuria, ovvero fatta col copia e incolla. Scudo pontificio con tiara e chiavi, a cui è stato incollato lo stemma cardinalizio e il motto cardinalizio di Prevost. Questi ultimi due potrebbero anche essere diversi. Bisogna attendere per saperlo l'incoronazione.
RispondiEliminaA me era parso di riconoscere il triregno già nello stendardo esposto dalla Loggia delle benedizioni fin dalla prima uscita...
EliminaSi , qualcuno l'ha fatto chiaramente copia incolla partendo dal suo vescovile
EliminaPapa Leone XIV incontra la gente
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/shorts/LQ8wzG4osPY
No,la Croce umile di ferro..per favore, no!
Il triregno nello stendardo esposto dalla loggia era l'emblema della Santa Sede, la Tiara con le chiavi decussate. Non c'è mai stato un Papa neoletto che esponesse subito il proprio stemma, non farebbero a tempo a prepararlo. Tradizionalmente il neoeletto si presenta con lo stendardo recante lo stemma del suo Predecessore.
RispondiEliminaLa cosa molto strana è stata che Berghy alla sua presentazione avesse uno stendardo bianco, mentre questo Leone ha avuto il solo emblema della Santa Sede. Tutto un po' irrituale...
Ambrosianus
Se mi e' permesso, come irrituale e' stata l'annullamento dell'anello e del sigillo del Papa defunto , avvenuto dopo xy giorni dal decesso. Nel frattempo troppi documenti si sarebbero potuti siglare..
EliminaCi sono due possibilità:
RispondiEliminaLa prima é che se non era Papa Bergoglio non lo é neppure Prevost.
La seconda è che sia veramente Papa ed allora hanno senso certo ragionamenti. Aggiungo, senza farsi troppe illusioni. Pensate davvero che, al netto di differenze personali ovvie, possa essere in rottura col precedente pontificato? Anzi, con i precedenti pontificati, a meno di non voler continuare a mettere la testa sotto la sabbia...
Antonio
Punti interrogativi e qualche nuvola grigia stanno impedendo la vista di tutto il panorama.In verità pochissimi qui lo conoscevano e tutti abbiamo iniziato da ieri a cercare materiale sulla sua vita. Pesa certamente la stima che Bergie aveva per lui e questa stima oggi, per noi, non depone a vantaggio di Leone. Ho anche ipotizzato che Bergie nel tempo si sia un po' pentito di aver assecondato la finanza internazionale e scientemente abbia scelto di dire e disdire, in modo che ogni fazione lo considerasse della sua parte. Verso la fine della sua vita i rimorsi forse sono aumentati ed ecco la possibilità di accelerare la carriera di questo americano/peruviano, studioso, capace di guidare ed amministrare. Sì, forse le cose sono andate proprio così. In questo periodo ho constato, attraverso storie di amici, che proprio vicini alla morte si cerca, volutamente e materialmente, di riparare alle proprie negligenze. Forse Leone XIV è stato lo sforzo di Francesco per farsi perdonare da Dio e dagli uomini.
RispondiEliminaLe prime impressioni del contesto in cui viviamo sono buone. La sua prima omelia è una rottura con la linea bergogliana.
RispondiEliminaQualcuno ha fatto una "profezia":
IL ROMANZO "IL SIGILLO DEL LEONE" SULL'IMMAGINARIA ELEZIONE DI LEONE XIV, PUBBLICATO IL 4 MAGGIO SCORSO, OGGI È PRESENTATO SUL SEGUITISSIMO BLOG CATTOLICO DI SABINO PACIOLLA
https://www.sabinopaciolla.com/il-sigillo-del-leone/
"Tutto un po' irrituale" sul presupposto erroneo che la gente non gradisca le tradizioni, prospettate come anacronismi "autoreferenziali" di una Chiesa chiusa in sé stessa con chincaglierie,, orpelli, gabbie dottrinali e simboliche e altre stupidaggini che ci ripetono allo sfinimento, sentite anche ieri in tutti i media come "linea di Francesco".
RispondiEliminaSi sono convinti di questo, sin da Paolo VI.
E hanno creato una "nuova tradizione", in cui ognuno fa un po' come gli pare, anche con il Rito liturgico.
Aloisius
UNUM
RispondiEliminaIl motto scelto da Leone XIV, "In illo uno unum", è veramente straordinario per il suo valore ontologico: ”in quell’uno, siamo uno”.
Il motto è tratto dalle dalle Enarrationes in Psalmos di Agostino: “non ille unus et nos multi, sed et nos multi in illo uno unum”, “non lui (Cristo) uno e noi molti, ma anche noi molti in quell'uno siamo uno”.
Cioè Agostino presenta una teosi così radicale da ricordare Plotino o addirittura Parmenide.
Ovviamente è quindi sbagliata la traduzione corrente di Agostino che rende 'unum' con 'una sola cosa' perché entifica l'uno, superando erroneamente la differenza ontologica.
Potente prima omelia di Leone XIV durante la Messa in Cappella Sistiana.
RispondiEliminaPassaggi chiave:
1. “Anche oggi non sono pochi i contesti in cui la fede cristiana è ritenuta una cosa assurda, per persone deboli e poco intelligenti; contesti in cui ad essa si preferiscono altre sicurezze, come la tecnologia, il denaro, il successo, il potere, il piacere. Si tratta di ambienti in cui non è facile testimoniare e annunciare il Vangelo e dove chi crede è deriso, osteggiato, disprezzato, o al massimo sopportato e compatito. Eppure, proprio per questo, sono luoghi in cui urge la missione, perché la mancanza di fede porta spesso con sé drammi quali la perdita del senso della vita, l’oblio della misericordia, la violazione della dignità della persona nelle sue forme più drammatiche, la crisi della famiglia e tante altre ferite di cui la nostra società soffre e non poco.”
amarlo".
2. “Anche oggi non mancano poi i contesti in cui Gesù, pur apprezzato come uomo, è ridotto solamente a una specie di leader carismatico o di superuomo, e ciò non solo tra i non credenti, ma anche tra molti battezzati, che finiscono così col vivere, a questo livello, in un ateismo di fatto.”
3. “Un impegno irrinunciabile per chiunque nella Chiesa eserciti un ministero di autorità: sparire perché rimanga Cristo, farsi piccolo perché Lui sia conosciuto e glorificato, spendersi fino in fondo perché a nessuno manchi l’opportunità di conoscerlo e amarlo".
LEONE XIV NEL SOLCO (ANCHE) DI LEONE XII
RispondiEliminaL’elezione di Leone XIV (08 maggio 2025 - ad multos annos), che avviene in un contesto ecclesiale e culturale segnato da forti tensioni tra tradizione e innovazione causate dalle gravi ambiguità del pontificato bergogliano, sembra evocare, non senza significato, non solo il grande Papa Leone XIII (1878-1903, ma anche la figura di Leone XII (Annibale della Genga), pontefice della Chiesa universale dal 1823 al 1829. Sebbene separati da due secoli, entrambi i pontificati si collocano all’indomani di fasi storiche segnate da rivoluzioni, in un caso quella francese e napoleonica, nell’altro quella antropologica e morale dell’Occidente post-cristiano, che hanno profondamente inciso sulla struttura e sulla coscienza della Chiesa. È proprio in questa dialettica tra crisi e restaurazione che si possono intravedersi alcune corrispondenze significative. Leone XII, espressione di una Chiesa impegnata nel recupero dell’autorità morale dopo gli sconvolgimenti rivoluzionari, orientò il suo pontificato a una rigorosa restaurazione dei valori religiosi e del primato spirituale romano. In analogia, Leone XIV, pur provenendo da una traiettoria biografica differente e maturata nell’esperienza missionaria agostiniana, ha già dato segnali di voler riaffermare con vigore la centralità della fede cattolica come criterio interpretativo dell’umano (la pace di Cristo), della giustizia e dell’ordine sociale, sebbene alcuni punti restino da chiarire (sinodalitá, migranti, ecologismo etc.). Significativo, da questo punto di vista, è il ritorno alle forme tradizionali della presentazione papale da parte di Leone XIV: la mozzetta rossa, la stola riccamente ornata, il tono ieratico della benedizione urbi et orbi. Tali elementi, ben lungi dall’essere semplici nostalgie estetiche, sembrano voler riaffermare una teologia del segno che fu cara anche a Leone XII, il quale comprese quanto il linguaggio simbolico della Chiesa fosse parte integrante della sua missione salvifica e pedagogica. La solennità dei gesti, infatti, non si oppone alla carità evangelica (vero Papa Francesco?), ma ne costituisce il veicolo nella misura in cui rinvia a una realtà invisibile, ontologicamente fondata. È, dunque, possibile leggere in Leone XIV una rinnovata coscienza della missione universale della Chiesa, fondata sulla testimonianza integra del Vangelo in un’epoca di smarrimento. In questo senso, il parallelo con Leone XII non si riduce a un’allusione onomastica, ma esprime un legame più profondo: l’idea che solo una Chiesa interiormente ricompattata intorno alla sua fede possa offrire una parola significativa al mondo. Entrambi i Papi, in epoche diverse, si sono trovati davanti al compito di ricostruire la visibilità della Chiesa come segno di contraddizione e di verità, non come semplice presenza sociale. E in ciò, forse, si intravede una continuità che la storia del papato è chiamata ora a confermare. Nella sua prima omelia pronunciata nella Cappella Sistina in occasione della Santa Messa per il collegio cardinalizio, Leone XIV ha posto l’accento sulla centralità di Cristo come fondamento della missione della Chiesa, sottolineando l’urgenza di riportare il messaggio evangelico al centro della vita ecclesiale e sociale. Questo richiamo alla figura di Cristo come punto di riferimento imprescindibile trova un’eco nel magistero di Leone XII che, nella sua Lettera Enciclica "Ubi Primum" del 1824, enfatizzava la necessità di un ritorno ai principi cristiani come guida per la società e la Chiesa. Entrambi i pontefici, sebbene in contesti storici differenti, evidenziano la costante necessità di ancorare la vita ecclesiale e l’azione pastorale alla persona e all’insegnamento di Cristo, riconoscendolo come centro e fulcro della fede cattolica.
Daniele Trabucco
Qui si sostiene che in privato abbia celebrato la Messa tradizionale: https://www.ccwatershed.org/2025/05/08/robert-cardinal-prevost-pope-leo-xiv-privately-offered-the-tlm-in-his-private-chapel/
RispondiElimina"Tornare a Cristo", "rimettere Cristo al centro della pastorale cattolica"...Queste e altre simili espressioni si ritrovano di frequente.
RispondiEliminaMa cosa significano, esattamente? Restano nel vago e nel generico.
Non lo diceva anche Lutero che bisognava "tornare a Cristo"?
Sarebbe opportuno chiarire. Tanto per fare un esempio: "tornare a Cristo" con la Messa Novus Ordo o quella Ordo Vetus, di rito romano antico? Come si risolve la crisi liturgica con il "ritorno a Cristo"?
L'effettivo "ritorno a Cristo" è compatibile con l'insegnamento del Vaticano II? Non è stato proprio quell'insegnamento ad allontanarci da Cristo?
Insomma, bisognerebbe entrare nel merito della questione.
Qualcuno può conffermare questo:
RispondiEliminaIl Santo Padre Leone XIV indossava la croce pettorale con le reliquie di alcuni Santi e Beati dell'Ordine Agostiniano. Questa croce fu commissionata dal Postulatore Generale P. Josef Sciberras quando l'allora vescovo Robert Prevost fu nominato cardinale da papa Francesco. La croce interna è ornata da una doppia croce in tessuto moiré, da una decorazione Paperoles e dalle reliquie di Sant'Agostino, Santa Monica e di alcuni beati dell'ordine. Al Papa Leone XIV porgo i miei migliori auguri per un Pontificato alla luce di Dio, della Beata Vergine del Buon Consiglio e del Santo Padre Agostino.
https://www.facebook.com/share/p/16dQzdo9xb/
Caro Gederson, ecco la conferma :
Eliminahttps://www.vaticannews.va/it/papa/news/2025-05/reliquie-santo-agostino-monica-croce-pettorale-papa-leone-xiv.html
https://www.veritatemincaritate.com/wp/2025/05/conclave-2025-riflessioni-e-prospettive/
RispondiEliminaAncora con queste teorie?
EliminaCon tutto il rispetto per la dovizia della ricerca, ma vi rendete conto che si tratta di un vicolo cieco?
Sia lodato Gesù Cristo, i 70 anni di esilio in Babilonia a Roma possano concludersi... lo aspetta la persecuzione di sinistra e destra , dice Henri dell' Ordine di Maria di Francia, che a dicembre ne profetizzó la morte. E giá se nenotanoni prodromi. La persecuzione é carattere della vera Chiesa, e riguarderá magari anche noi.. ben venga per la vittoria di Cristo.
RispondiEliminaPapa Leone XIV... santo subito!!!
RispondiEliminaL'entusiasmo è comprensibile, arrivando dopo Bergoglio. Però mi sembra che tutto quanto sta facendo sia quello che dovrebbe fare qualunque Papa e dunque non cose straordinarie ma normali.
Per un giudizio più ponderato bisognerà aspettare qualcosa di più sostanzioso. Senza pregiudizi e con onesta', ma neanche abbassando troppo la guardia.
Francamente, io sono disgustato da tutto questo entusiasmo e ne risento sia psicologicamente che fisicamente. Che differenza con la lettura degli interventi di Mons. C. M. Viganò, che sempre mi hanno infuso gaudio spirituale in abbondanza!
EliminaTi devi riprendere: non è indice di fede vedere tutto nero.
EliminaLa scure di Elia
EliminaPreghiamo per Leone XIV
Trascrivo un passaggio dell'ottimo articolo:
A livello psicologico è ben comprensibile, dopo questi anni di tensione, il bisogno di veder tutto rosa, sminuendo o togliendo dal campo visivo gli elementi dissonanti; questo non è però uno sguardo obiettivo, bensì un’espressione della maniera emotiva, tipicamente postmoderna, di porsi nei confronti del reale.
Quanto a me, sto benissimo. Grazie al celeste dono di un animo allegro, non ho mai visto tutto nero, nemmeno durante i quindici anni in cui ho avuto l'onore di assistere personalmente mia madre ammalata di demenza senile di Alzheimer.
VIVA GESÙ NOSTRO AMORE. E MARIA NOSTRA SPERANZA.
Nella foto pubblicata da mic, sembra la controfigura di Wojtyla. Stessa posa e da lontano stessa silhouette.
RispondiElimina@ Laurentius : "Che differenza con la lettura degli interventi di Mons. C. M. Viganò"...altroché se c'è differenza, non siamo algli antipodi, come con Bergoglio, ovviamente, ma l'endorsment che ne ha fatto appena affacciatosi al balcone non promette niente di buono (solo omaggio di circostanza? speriamolo). Poi la sua storia vaticansecondista, l'elogiol alla sinodalità...bè stridono un po' con la standing ovation a cuia abbiamo assistito in questi giorni. Speriamo che lo Spirito Santo lo guidi sui sentieri della Tradizione e della vera Chiesa Cattolica, quella preconciliare, perché umanamente non ci sono grandi speranze, essendo circondato da prelati modernisti incalliti e ostinati nel cammino verso l'abisso (Zuppi, Tagle, Tucho Fernandez, ecc. ecc.)
RispondiEliminaA proposito: come si pronuncia? Il cognome è d'origine francese, ma il papa è americano. Chi porta questo cognome nei paesi di lingua inglese lo pronuncia in modi diversi, secondo le famiglie (non basta quindi chiedere a qualche inglese o americano che conosciamo!) Il protodiacono ha detto [prevòst], ma questo dipenderà dal fatto che il cardinal Mamberti è francese. Per fortuna, ci viene in soccorso la Wikipedia inglese, la quale ci fa sapere che, nel caso del papa, il cognome si pronuncia [prìivoust]: così dice infatti lui stesso in un video: https://www.youtube.com/watch?v=YKDP4e0ekvc&t=5s (0:06). Quindi: accento sulla prima sillaba, che si legge come un "i".
RispondiEliminahttps://www.leggo.it/schede/papa_leone_visita_santuario_madonna_gennezzano_stemma_ufficiale_oggi_10_5_2025-lo_stemma_papale_di_leone_xiv-5-8827752.html
RispondiEliminaCome volevasi dimostrare, la tiara non c'è...
Chi, nell'attuale tempo presente, si occupa dell'Araldica nella Chiesa?
RispondiEliminaPersonalmente trovo moltto piu' bello lo stemma con la tiara. Qualcuno saprebbe dirci
chi l'ha composto?
Il cuore trafitto sul libro dello stemma papale è quello dello stemma agostiniano, che ha un alto significato teologico e pastorale.
RispondiEliminaEd inoltre richiama alla mente la preghiera di San Bonaventura:
EliminaTransfige, dulcissime Domine Iesu, medullas et viscera animæ meæ suavissimo ac saluberrimo amoris tui vulnere,vera serenaque et apostolica sanctissima caritate, ut langueat et liquefiat anima mea solo semper amore et desiderio tui; te concupiscat et deficiat in atria tua, cupiat dissolvi et esse tecum.
Trafiggi, o dolcissimo Gesù, la parte più intima dell’anima mia con la soavissima e salutare ferita del tuo amore, con vera, pura, santissima, apostolica carità, affinché continuamente languisca e si strugga l’anima mia per amore e il desiderio solo di Te; che io brami te, che io mi consumi presso i tuoi tabernacoli, non cerchi altro che essere e
fondermi in Te. Fa’ che l’anima mia sia assetata di Te, pane degli angeli, ristoro delle anime sante, pane nostro quotidiano, pane soprannaturale, che hai ogni dolcezza e ogni sapore e procuri la gioia più dolce. Di te, che gli angeli desiderano contemplare incessantemente, abbia fame e si sazi il mio cuore, e la parte più intima dell’anima mia siano ricolmati dalla dolcezza della tuo sapore: abbia sempre sete di te, fonte della vita, fonte della sapienza e della scienza, fonte della eterna luce, torrente della letizia, delizia della casa di Dio. Che io ambisca sempre Te, Te cerchi, Te trovi, e mi prefigga solo te come meta, a te giunga, a te pensi, di te parli e faccia tutte le cose a onore e gloria del tuo nome, con umiltà e discrezione, con amore e con piacere, con facilità e con affetto, con perseveranza che duri sino alla fine. Perché Tu solo sei sempre la mia speranza, la mia fiducia, la mia ricchezza, il mio diletto, la mia allegrezza, la mia gioia, il mio riposo e la mia tranquillità, la mia pace, la mia soavità, il mio profumo, la mia dolcezza, il mio cibo, il mio ristoro, il mio rifugio, il mio aiuto, la mia sapienza, la mia parte di eredità, il mio possesso, il mio tesoro, nel quale rimangono sempre fissi e fermi, con salde radici, la mia mente e il mio cuore. Amen.