E lo ha fatto non con la spavalderia del riformatore, ma con la delicatezza di chi conosce, di chi ha ascoltato, di chi ha visto da vicino. E qui, per me che non appartengo alla diocesi di Roma, si accende una luce: non sta parlando solo di Roma. Sta parlando della Chiesa intera.
Le parole rivolte al clero romano sono lo specchio di una comprensione maturata in anni di servizio alla Chiesa universale. Papa Leone XIV è stato Prefetto del Dicastero per i Vescovi. Ha visitato, ascoltato, accompagnato. Ha visto le fatiche della comunione, la solitudine dei parroci, il peso della burocrazia ecclesiastica, le fratture tra pastori e gregge. E ora, da Vescovo di Roma, ne parla a nome di tutti.
Non ha taciuto il dolore. Ma non ha nemmeno ceduto al disincanto. Ha ricordato che la comunione si costruisce, che la fedeltà si custodisce, che la profezia si esercita. Ha citato don Mazzolari, don Milani, don Di Liegro: segno che non serve un nuovo modello pastorale, ma cuori vivi capaci di incarnare il Vangelo nella storia. [Stenderei un velo pietoso sulla citazione di don Milani, esemplare per l'impegno ma non esente da ideologia sinistrorsa et alia e su quella di don Mazzolari, noto precursore delle deviazioni conciliari. Don Di Liegro, invece, l'ho conosciuto personalmente e posso testimoniare che, ogni volta che c'era bisogno del suo aiuto per progetti Caritas, non si è mai tirato indietro -ndr].
E soprattutto, ha concluso con una parola che non si può dimenticare: “Amate questa Chiesa. Siate questa Chiesa.”
Non c’è un “fuori” in cui rifugiarsi. Non ci sono soluzioni preconfezionate. Ma c’è un dentro da abitare, una realtà concreta, visibile, spesso ferita, che ha bisogno non di chi la commenta da lontano, ma di chi la ama da vicino.
Perché questo discorso è una speranza per tutti? Perché significa che il Papa vede. Vede davvero.
Non si accontenta di fotografie ufficiali, non si rifugia in spiritualismi o statistiche. Parla da pastore che ha vissuto le contraddizioni del governo della Chiesa, e ora chiede a tutti di fare un passo dentro, non fuori.
È questa la speranza: un Papa che conosce le ferite, e non fugge davanti ad esse.
Se Roma, la Chiesa che presiede nella carità, viene curata, ascoltata, rigenerata, è segno che lo Spirito non ha smesso di parlare, e che la Chiesa può ancora ritrovare la sua forma più vera.
E noi, anche se non romani, ne facciamo parte.
Mario Proietti
Don Liegro non era un profeta dell'immigrazionismo selvaggio? Un nemico anche dichiarato dell'Italia? Forse mi sbaglio con qualcun altro.
RispondiEliminaQuesto di lui non lo ricordo. Ricordo solo la sua fattiva disponibilità in alcuni progetti del grppo Caritas della mia parrocchia.
EliminaNon è così facile e scontato armonizzare pensiero e azione, preghiera e aiuto al prossimo e/o lavoro. San Benedetto ha dato una regola per attuare ed equilibrare questa alternanza quotidiana che deve diventare come un regolare respiro: inspirare ed espirare.Il Breviario spartisce già sapientemente la giornata e su questa impalcatura della preghiera bisognerebbe incastonare il lavoro e la nostra vita privata e sociale.Facile a dirsi difficilissimo a farsi senza cadere nell'automatismo della alternanza, ogni nostro atto e/o preghiera richiedono concentrazione e presenza di spirito e se si cade nell'automatismo si perde l'una e l'altra. Forse tante lagnanze dei sentimental/modernisti nascevano proprio dall'essere caduti nell'automatismo delle preghiere, dei riti, delle azioni quotidiane e cercavano il nuovo per rivitalizzare ciò a cui il loro intimo non partecipava più. In verità, il più delle volte quello che realmente a loro mancava era la concentrazione e la presenza di spirito che fioriscono nella ripetizione attiva che offre scoperte sempre nuove, approfondimenti improvvisi, paralleli mai intravisti, soluzioni a vecchi problemi irrisolti. La ripetizione stufa solo colui che non è capace di comprendere che ripetendo nel lavoro migliora la sua manualità, nello studio la sua cultura, nella preghiera la sua spiritualità. Occorre ovviamente l'umiltà, difficile trovarla per coloro che sono certi di essere nati imparati.
RispondiEliminaIn Emilia, don Lorenzo Milani e don Primo Mazzolari sono due idoli intoccabili della sinistra e dei cattocomunisti.
RispondiEliminaSembra che papa Leone non abbia ancora riconfermato il cardinale Hernández a Prefetto del Dicastero della Dottrina. Possibile che non lo voglia mantenere. Ma chi ci mette? Dobbiamo sempre ricordare che Bergoglio ha riempito la Curia di suoi elementi, anche di sesso femminile,
RispondiEliminafedele sino alla fine ai metodi dei rivoluzionari che devono occupare tutti i posti di potere con loro uomini, a prescindere. Anche se si tratta del cavallo di Caligola, come si suol dire.
Se davvero papa Leone avrà il coraggio di modificare le impostazioni del prredecessore, deve prma crearsi una "squadra" sua nei posti di potere. Il che non sarà facile. E richiederà comunque tempo.