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lunedì 8 dicembre 2025

Vi dico con l'urgenza di un Pastore: RESISTETE! (Mons. Strickland)

Qui l'indice dei precedenti.

Vi dico con l'urgenza di un Pastore: RESISTETE!
(Mons. Strickland)

Miei cari fratelli e sorelle,
Stasera, come una sentinella sulle mura, non guardo alle tempeste della politica o ai tremori delle nazioni ma all'orizzonte della Chiesa stessa. Qualcosa di decisivo sta prendendo forma. Qualcosa di eterno. E lo Spirito Santo ci esorta a vederlo chiaramente.

Il Santo Padre ha pubblicato una nuova lettera apostolica in occasione del 1700° anniversario del Concilio di Nicea. E come vescovo della Chiesa cattolica, figlio della Chiesa e amante della Chiesa, ne parlo con riverenza, con fedeltà e con un profondo desiderio di verità. Perché la fedeltà richiede chiarezza. E la chiarezza inizia con una domanda, una domanda che potrebbe ben definire questa epoca della Chiesa: La Chiesa cattolica è di origine divina... o è semplicemente un'istituzione umana?

Se è divina, allora la sua dottrina è divina, data da Dio, vincolante per sempre e non soggetta a revisione. Ma se è semplicemente umana, allora la dottrina può essere rimodellata, ammorbidita, negoziata o messa da parte per amore dell'unità o dell'approvazione culturale. Questa è la domanda che sta alla base di tutto oggi ed è la lente attraverso la quale dobbiamo leggere il nuovo documento su Nicea.

La lettera inizia in modo splendido. Ricorda la divinità di Cristo, il coraggio di Sant'Atanasio, la gloria dell'Incarnazione e il potere del Credo. E per questo rendiamo grazie. Questa è la fede che professiamo e gioiamo ogni volta che viene difesa.

Ma man mano che il testo procede, l'enfasi cambia. Quello che inizia come una forte proclamazione della dottrina diventa lentamente un invito a un diverso tipo di unità: un'unità non radicata nella conversione ma nella coesistenza; non radicata nella verità ma in un linguaggio condiviso; non radicata nella dottrina ma nel dialogo. Ed è qui che dobbiamo tornare a Nicea stessa.

I vescovi di Nicea si riunirono non per negoziare con l'errore, non per cercare un terreno comune con l'eresia, non per preservare l'armonia ammorbidendo la verità. Si riunirono perché la fede cattolica, la fede che salva, era stata attaccata nel suo cuore stesso. E sapevano qualcosa che la nostra epoca rischia di dimenticare: la Chiesa è di origine divina.

Essa non è un progetto della saggezza umana. Non è il frutto di un'esigenza sociale. È stata fondata da Gesù Cristo, le è stata affidata la verità rivelata ed è custodita dallo Spirito Santo. Poiché la Chiesa è divina, la verità deve essere difesa, non diluita.

A Nicea, la domanda era semplice: Gesù Cristo è veramente Dio? È «generato, non creato, della stessa sostanza del Padre»? La risposta era, ed è, sì e Nicea lo proclamò con forza. E poi Nicea fece qualcosa che la Chiesa moderna esita a fare: condannò il contrario. Denunciò l'errore. Rifiutò la falsità. Tracciò una linea netta.

Ma se siamo onesti, dobbiamo ammettere che il nostro movimento moderno è pieno di nuove eresie, eresie altrettanto gravi dell'arianesimo e, per certi versi, ancora più invasive. Vediamo teologi che negano la resurrezione corporale. Vediamo insegnanti che affermano che Cristo è solo «una via tra tante». Vediamo studiosi che ridefiniscono la Trinità in termini che la privano di significato. Vediamo negazioni della nascita verginale, distorsioni dell'unione ipostatica e interpretazioni dell'Incarnazione che lacerano l'identità stessa di Cristo. Non si tratta di questioni di poco conto. Esse colpiscono le fondamenta della salvezza. E gli errori non si fermano qui.

Vediamo ideologie che negano la natura data da Dio alla persona umana, dichiarando che si può cambiare il proprio sesso come se la creazione fosse argilla nelle nostre mani. Vediamo movimenti che spingono la Chiesa a benedire relazioni che la Scrittura definisce peccato, come se la compassione significasse contraddire la Parola di Dio. Vediamo il clero trattare la castità come un ideale facoltativo piuttosto che come un comando sacro. Vediamo tentativi di ridefinire il matrimonio, la sessualità e l'identità secondo lo spirito del tempo. Queste sono ferite al Corpo di Cristo. Sono menzogne sulla persona umana.

E come se questa crisi non bastasse, ora vediamo che gli antichi privilegi e titoli della Beata Vergine Maria vengono messi in discussione o minimizzati. Ci sono voci che negano che lei sia Mediatrice di tutte le grazie. Voci che respingono i secoli di insegnamento secondo cui lei intercede per frenare la giusta ira di Dio. Voci che suggeriscono che la sua missione materna possa essere “aggiornata”, ammorbidita o messa da parte per sensibilità ecumeniche. Queste non sono questioni secondarie. Non si tratta di dibattiti pii. Si tratta di un rifiuto di verità custodite per secoli, verità affidate alla Chiesa dallo Spirito Santo.

Eppure, invece di affrontare questi errori con la chiarezza di Atanasio, siamo esortati a «camminare insieme», a perseguire l'unità senza conversione, ad abbracciare un'armonia senza accordo dottrinale. Ma l'unità senza verità non è unità. È una facciata. È una fragile illusione. La vera unità deriva dall'accettazione della verità rivelata, non dal suo rifiuto. Ecco perché i santi e i papi nel corso della storia hanno parlato in modo così chiaro. Papa Pio XI ha dichiarato: «L'unione dei cristiani può essere promossa solo favorendo il ritorno alla vera Chiesa di Cristo di coloro che ne sono separati». San Cipriano proclamò: «Non può avere Dio come Padre chi non ha la Chiesa come madre». E il Credo Atanasiano – nato dallo spirito di Nicea – afferma: «Chiunque voglia essere salvato, prima di ogni altra cosa è necessario che abbia la fede cattolica».

La Chiesa non ha parlato in questo modo per 1900 anni perché era severa ma perché amava le anime. La verità è un atto d'amore. L'errore è una ferita. Questo nuovo approccio – presentare il Credo come uno stendardo cristiano condiviso piuttosto che come un confine cattolico – rivela la crisi più profonda della nostra epoca. A Nicea, la domanda era: chi è Cristo? Oggi, la crisi è: che cos'è la Chiesa? Se la Chiesa è divina, custodisce la dottrina. Se la Chiesa è umana, gestisce il dialogo. Se la Chiesa è divina, chiama il mondo alla conversione. Se la Chiesa è umana, chiama la Chiesa ad adattarsi.

Pertanto, molti cattolici oggi avvertono il tremore spirituale che indica che la Chiesa sta tornando alle CATACOMBE, non necessariamente alle caverne di pietra ma a quell'atteggiamento interiore di fedeltà che sorge quando il rifiuto più profondo della verità non proviene dal mondo esterno ma dalle voci all'interno della stessa famiglia della Chiesa. Quando i pastori tacciono, quando si evita la chiarezza, quando la dottrina è trattata come negoziabile, i fedeli cercano istintivamente rifugio nello stesso luogo in cui lo facevano i primi cristiani: nella semplicità, nella purezza e nel coraggio della fede pura. Questo non è un movimento dettato dalla paura. È un movimento dettato dalla fedeltà. I primi cristiani non sono entrati nella clandestinità perché mancavano di amore. Sono entrati nella clandestinità perché si sono rifiutati di rinnegare Cristo, anche quando sono stati messi sotto pressione da coloro che avrebbero dovuto difenderli.

E così vi dico con l'amore e l'urgenza di un pastore: RESISTETE. Resistete con Atanasio che ha difeso la verità quasi da solo. Tenete duro con i Padri di Nicea che erano disposti a soffrire per una sola frase del Credo. Tenete duro con i martiri che hanno scelto la fedeltà piuttosto che il favore. Tenete duro con i santi che hanno preferito la verità alla comodità. Tenete duro con gli apostoli che hanno proclamato Cristo con il loro sangue. Tenete duro con Cristo stesso che è lo stesso ieri, oggi e per sempre. L'oscurità non ha mai conquistato la luce. Non nell'Impero Romano. Non nei secoli di confusione e corruzione. Non nei periodi di persecuzione. Non nei periodi di scandalo. Non ora. Mai. Cristo è la Verità. Cristo è il Signore. Cristo è il Re. E la Sua Chiesa – divina nella sua origine, divina nella sua missione, divina nel suo destino – prevarrà, anche se dovrà passare di nuovo nelle catacombe spirituali. Perché è spesso lì, nella fedeltà nascosta e nella preghiera costante, che la Chiesa ritrova la sua forza.

Rimanete forti. Rimanete fedeli. Rimanete radicati nel Credo. E ricordate: l'unità senza la verità non è affatto unità. Ma la verità, sostenuta dall'amore, conduce all'unità eterna del cielo.

Che Dio vi benedica e vi protegga. E che la luce di Cristo nostro Re vi guidi nella notte.
Vescovo Joseph E. Strickland 

11 commenti:

  1. Il pontificato di Bergoglio si riassume in quattro pilastri che ne supportano l'impianto ideologico in una costruzione poderosa, tutt'altro che casuale e confusa:
    -la MISERICORDIA, ma nell'accettazione dell'errore e senza bisogno di conversione.
    -la FRATELLANZA UNIVERSALE, todos, todos, todos, proprio todos, senza se ne' ma.
    -l'ECOLOGIA INTEGRALE, per lasciare che ci si rivolga al creato e non al Creatore.
    -la SINODALITA' come affermazione di un contenitore, dove contenuti oscillano.

    La strategia bergogliana è intessuta di astuzie e di forzature e si sta abbattendo come una valanga sulla cattolicità: inutile attendersi dal successore di poterla schivare.

    Il problema allora è uno solo: dato che nei quattro pilastri ci sono altrettante eresie:
    -il sofismo di una medicina-misericordia che si contrappone alla dottrina-arma: conformare qualcuno al male è odio, non misericordia! Ammonire i peccatori lo è.
    -il sofismo che o Dio è Uno e Trino o non lo è e si è figli di Dio in Cristo oppure no:
    il poliedro con tante facce piace a Bergoglio, ma la Verità ha solo il volto di Cristo.
    -il sofismo della casa comune per concentrare ogni religione sull'al di qua: la conversione ecologica è fuorviante perchè distoglie dai peccati dello spirito.
    -il sofismo della piramide rovesciata per togliere il munus docendi ai vescovi: se bisogna ascoltare, saranno i discepoli a insegnare ai maestri, un problema teologico.

    Si può pensare che un vero Papa sia palesemente eretico?
    Non è più semplice che Bergoglio non sia mai stato il Papa?
    Così tutti i quattro pilastri saranno dichiarati abusivi e ne resteranno solo macerie.

    Se Benedetto XVI era in sede impedita, non è escluso che anche Leone XIV possa esserlo e non ha terze vie: o asseconda il dodicennio bergogliano o lo cassa.
    Per cassarlo fingendolo buono bisogna ingannare i semplici, ma per cassare tutta l'operazione di occupazione della Chiesa vanno sfidati i cattivi e sarà molto doloroso.

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    1. Quello di Bergoglio non è stato un pontificato, ma un impostorato.

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  2. Ma il suo compito in primis non sarebbe quello di richiamare ESPLICITAMENTE ED IN MANIERA DIRETTA i sui confratelli ed in particolare la somma autorità? Lui dice: i soggetti devono resistere all'autorità. Ma quali sono le conseguenze che lui trae da questo invito? Se non ci offre chiarezza, questi inviti restano (a mio parere) inefficaci.

    Roberto

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    1. il problema è che sanno di essere in netta minoranza rispetto ai confratelli e che a, qualsiasi azione "eclatante" visibile dalla maggioranza dei fedeli, scattano sospensioni, espulsioni, accuse di scisma ed altro

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    2. Ma questo è il suo compito. Lui è il pastore, lui deve andara avanti, lui deve resistere in maniera chiara. Le sospensioni, le esplusioni ed anche le false accuse di scisma devono essere accettate se la situazione è così drammatica come dice. Anche Atanasio era in minoranza.
      Roberto

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  3. Condivido tutto, ovviamente. Solo che mons. Strickland dovrebbe ancora fare un piccolo-grande passo, quello di riconoscere che questa palude maleodorante ed asfissiante ha origine dal CVII e dai sui documenti, tutti, nei quali intenzionalmente sono stati inseriti, in qualità di detonatori, atomi di arsenico per il "drogaggio" che poi ha originato tutto il resto.
    C. Gazzoli

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    1. Questo piccolo-grade passo significherebbe un autentico "resistere, resistere, resistere".
      Roberto

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  4. "Resistete, Resistete, Resistete" : questo l’imperativo, questa la consegna affidataci da Mons. Strickland; ricercare l’unità a scapito della Verità, come fa papa Leone, e come hanno fatto prima di lui i papi e la gerarchia, da Roncalli in poi, è tradire Cristo, il Suo Vangelo, la Verità tutta intera. Ma probabilmente non lo capiranno o non lo accetteranno mai, né papa Leone ( che tutto è fuorché un leone, un fiero difensore di Cristo e del Cattolicesimo) né la gerarchia, ormai corrotta, collusa, collaborazionista con i poteri forti mondialisti e satanisti. Massoneria politica e massoneria ecclesiastica, come rivelò la Madonna a don Gobbi, entrambe lavorano per spedire le anime allinferno, o ridurle in schiavitù già in questa vita ( cfr Agenda 2030). LJC Catholicus




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  5. Piccolo off-topic sul presidente Trump.

    Anche oggi potete trollare i forum sedicenti cattolici facendo notare che Trump ha rilasciato un messaggio per la festa dell'Immacolata Concezione ([link qui] al sito della Casa Bianca). Il messaggio ovviamente termina col testo dell'Ave Maria.

    A settembre aveva rilasciato un messaggio per la festa di san Michele arcangelo (testo che terminava con la preghiera composta da Leone XIII; [link qui] sempre sul sito ufficiale della Casa Bianca).

    Tutto questo alla faccia dello storico plurisecolare protestantesimo americano.

    I "presidenti" di queste parti, invece, si guardano bene dall'onorare il cattolicesimo (che, almeno sulle loro stesse statistiche, costituirebbe ancora l'anima di questo paese).

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  6. Una rosa con un altro nome
    https://pillarsoffaith.net/podcasts/a-rose-by-any-other-name/
    E dobbiamo pregare – pregare con fervore – affinché lo Spirito Santo purifichi la Chiesa dall'interno verso l'esterno.Oggi, l'avvertimento è semplice: non tutte le rose che vedi sono rose. Esamina ogni cosa. Aggrappati a ciò che è buono. Non respirare il profumo di qualcosa che sembra solo una rosa. E soprattutto, rimanete fedeli a Cristo, fedeli alla sua Chiesa, fedeli alla verità che non cambia e fedeli al Vangelo che nessuna immagine, nessun indumento e nessuna retorica possono sostituire.

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  7. 60 ANNI FA SI CHIUDEVA IL CONCILIO VATICANO II Sessant'anni fa, l'8 dicembre 1965, si chiudeva formalmente il Concilio vaticano II, l'unico Concilio "pastorale" della storia della Chiesa, l'unico che scelse di rinunciare a definire e a insegnare solennemente e formalmente, rinunciando così all'infallibilità "in docendo", e producendo così un profluvio di parole che, attraverso un'abile dialettica fra (falsa) volontà di mantenersi fedeli alla Tradizione e (autentica) volontà di aprirsi al mondo moderno modificando insegnamenti in sé immutabili, gettò nel caos e in una sorta di lucida follia l'episcopato, il clero, i religiosi, tutti i fedeli. Abbandonando il linguaggio esatto e rigoroso della Scolastica ed adottando il linguaggio e i concetti erronei o equivoci del pensiero moderno il Concilio fece passare un solo , chiaro messaggio: la Chiesa prima sbagliava, adesso finalmente si adattava al mondo. Un pugno di vescovi novatori, modernisti, massoni, senza fede, con l'appoggio e la copertura dei Papi, prese il controllo del Concilio e lo guidò tirannicamente verso la folle e ridicola "apertura al mondo". "Dai frutti li riconoscerete": in sessant'anni sono crollate le vocazioni, praticamente scomparsa la frequenza alla Messa, disertati i sacramenti, chiusi conventi, monasteri, scuole cattoliche; il clero ormai è in larga misura composto da vecchi prossimi alla pensione, i matrimoni civili hanno superato quelli religiosi, la natalità è crollata a picco, l'economia, la morale, l'economia sono in rovina. Solo il ritorno alla santa Tradizione e alla santa Messa di sempre potranno porre un argine all'attuale rovina. A noi resta il compito più importante: santificarci, amare la Chiesa, pregare perché questa crisi spaventosa finisca al più presto, per la gloria di Dio e il bene delle anime.
    Matteo D'Amico

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